Risoluzione del Parlamento europeo del 14 marzo 2013 sull'Iraq: il dramma delle minoranze, in particolare dei turkmeni (2013/2562(RSP))
Il Parlamento europeo,
– viste le sue precedenti risoluzioni sull'Iraq, segnatamente la risoluzione sulla comunità assira del 6 aprile 2006(1) e quella sugli attacchi nei confronti delle comunità cristiane del 25 novembre 2010(2),
– visti l'accordo di partenariato e cooperazione tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica dell'Iraq, dall'altra, e la sua risoluzione del 17 gennaio 2013 sull'accordo di partenariato e cooperazione tra l'Unione europea e l'Iraq(3),
– visto il documento di strategia comune per l'Iraq (2011-2013) della Commissione,
– vista la dichiarazione in data 25 gennaio 2013 del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Catherine Ashton, concernente la recente ondata di attentati terroristici in Iraq,
– vista la dichiarazione in data 24 gennaio 2013 del VP/AR, Catherine Ashton, concernente la strage perpetrata durante il funerale a Tuz Khurmatu,
– visto l'accordo internazionale con l'Iraq, varato nel 2007 dal Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, e dal primo ministro iracheno, Nouri al-Maliki, recante l'impegno a «proteggere i gruppi di persone indigenti e vulnerabili dalla privazione e dalla fame»,
– vista la relazione sui diritti umani in Iraq per il periodo da gennaio a giugno 2012, presentata congiuntamente dalla Missione di assistenza dell'ONU per l'Iraq (UNAMI) e dalla Commissione il 19 dicembre 2012,
– visto il comunicato stampa di accompagnamento dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR), Navi Pillay, secondo la quale il numero di esecuzioni nel 2012 nonché il modo in cui sono state perpetrate, ovvero in gruppi numerosi, è estremamente pericoloso, non può essere giustificato e rischia seriamente di compromettere i progressi parziali e incerti dello Stato di diritto in Iraq,
– vista la dichiarazione in data 25 gennaio 2013 del Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, che condanna fermamente la recente ondata di attentati terroristici in tutto l'Iraq, che hanno ucciso centinaia di persone e provocato un numero molto maggiore di feriti,
– vista la dichiarazione delle Nazioni Unite del 1981 sull'eliminazione di ogni forma di intolleranza e di discriminazione basata sulla religione o il credo,
– visto il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici del 1966, di cui l'Iraq è parte,
– visti l'articolo 122, paragrafo 5, e l'articolo 110, paragrafo 4, del suo regolamento,
A. considerando che l'Iraq continua ad affrontare gravi sfide politiche, di sicurezza e socio-economiche, e che il panorama politico del paese è estremamente frammentato e segnato dalla violenza, il che va gravemente a scapito delle legittime aspirazioni del popolo iracheno alla pace, alla prosperità e a un'effettiva transizione verso la democrazia;
B. considerando che la Costituzione irachena garantisce l'uguaglianza davanti alla legge a tutti i cittadini e in particolare, all'articolo 125, i «diritti amministrativi, politici, culturali e all'istruzione delle varie nazionalità, come i turkmeni, i caldei, gli assiri e tutte le altre nazionalità», e che l'articolo 31 della Costituzione della regione del Kurdistan, in vigore dal 2009, garantisce «autonomia nazionale, culturale e amministrativa a turkmeni, arabi e assiro-caldeo-siriaci, armeni e altri cittadini del Kurdistan quando rappresentano la maggioranza del popolazione»;
C. considerando che il 9 aprile 2012 il parlamento iracheno ha approvato l'istituzione dell'Alta commissione per i diritti umani, la quale, seppur non ancora del tutto operativa, costituisce la prima commissione indipendente in materia di diritti umani nella storia del paese;
D. considerando che, nell'ambito del dialogo politico con le sue controparti irachene, il Parlamento si concentra sulla situazione dei diritti umani in Iraq, la quale continua a rappresentare un motivo di grave preoccupazione data la condizione insoddisfacente in cui versano i gruppi vulnerabili, ivi comprese le minoranze;
E. considerando che l'accordo UE-Iraq, e in particolare la sua clausola sui diritti umani, evidenzia che il dialogo politico tra l'UE e l'Iraq dovrebbe concentrarsi sui diritti umani e sul rafforzamento delle istituzioni democratiche;
F. considerando che l'Iraq da tempo ospita vari gruppi di minoranze etniche e religiose, tra cui turkmeni, cristiani, curdi, shabak, mandei, armeni, yezidi, baha'i, iracheni neri, assiri, ebrei, palestinesi e altri;
G. considerando che le minoranze in Iraq sono state oggetto di misure di assimilazione e sono sottorappresentate nel governo iracheno e presso gli enti associati; che, di conseguenza, le rispettive popolazioni delle minoranze in Iraq hanno subito un forte calo negli ultimi anni, in quanto molte persone hanno abbandonato il paese, mentre altre sono state costrette a trasferirsi altrove in Iraq;
H. considerando che i turkmeni sono, secondo quanto si asserisce, il terzo gruppo etnico più numeroso dell'Iraq; considerando che vi è una disputa in corso tra i turkmeni e i curdi riguardo alla regione di Kirkuk, ricca di petrolio e di altre risorse naturali, dove i turkmeni sono oggetto di attacchi e rapimenti da parte di forze curde e di gruppi estremisti arabi; che i turkmeni sunniti e quelli sciiti sono stati presi come bersaglio per ragioni settarie;
I. considerando che la disputa in corso tra il governo centrale dell'Iraq e il governo regionale del Kurdistan si è inasprita di recente, il che incide negativamente sulla situazione della sicurezza nella regione e compromette la coesistenza pacifica di diversi gruppi etnici, in particolare di curdi, arabi e turkmeni;
J. considerando che il nord dell'Iraq, oltre a conoscere tensioni territoriali, è altresì oggetto di attacchi apparentemente settari in cui la popolazione sciita viene spesso presa di mira da gruppi sunniti; che il 31 dicembre 2012 39 pellegrini sono stati uccisi durante la celebrazione della festività sciita di Arbain; considerando che il 23 gennaio 2013 un attentato contro una moschea sciita a Tuz Khurmatu, una città della provincia di Ninawa, nel nord dell'Iraq, territorio conteso tra il governo iracheno e il governo regionale del Kurdistan che ha una significativa popolazione di turkmeni, ha provocato almeno 42 morti e 117 feriti;
K. considerando che, nonostante un considerevole miglioramento della situazione della sicurezza, il livello di violenza cui è esposta la popolazione irachena rimane inaccettabilmente alto, con segnalazioni quotidiane di attentati dinamitardi e sparatorie; che le tensioni e violenze incessanti lasciano la maggior parte degli iracheni incerti sul loro futuro e rendono impossibile promuovere l'integrazione economica e sociale della popolazione irachena in generale;
1. è profondamente preoccupato per i crescenti atti di violenza che la popolazione civile subisce in Iraq, compiuti specialmente tra sunniti e sciiti ma anche in aggressioni ai danni di collettività particolarmente vulnerabili, ad esempio minoranze religiose, etniche e culturali, e invita le autorità irachene a migliorare la sicurezza e l'ordine pubblico e a combattere il terrorismo e la violenza settaria in tutto il paese;
2. condanna l'attentato del 23 gennaio 2013 contro il funerale turkmeno, che si svolgeva a Tuz Khurmatu, di un funzionario pubblico assassinato il giorno precedente, in cui sono morte almeno 42 persone e altre 117 sono rimaste ferite, quello del 3 febbraio 2013, in cui un'esplosione suicida all'esterno di una stazione di polizia a Kirkuk ha ucciso 30 persone e ne ha ferite 70, e quello del 16 dicembre 2012, in cui due insegnanti turkmeni sono stati rapiti, torturati e bruciati vivi;
3. condanna fermamente tutti gli attentati terroristici e manifesta il suo cordoglio alle famiglie e agli amici delle persone decedute e ferite;
4. esprime il grave timore che la nuova ondata di instabilità e di violenza settaria in Iraq possa mettere a rischio le prossime elezioni provinciali del 20 aprile 2013, il cui annullamento comprometterebbe le possibilità di una struttura di governance più democratica e inclusiva;
5. si duole del fatto che, malgrado il riferimento nella Costituzione ai diritti dei turkmeni e delle altre minoranze, queste continuino a subire la violenza etnica e settaria e a essere vittime di discriminazioni;
6. invita il governo dell'Iraq e il governo regionale del Kurdistan a condannare gli attentati e a svolgere indagini complete e rapide sugli atti di terrorismo recentemente compiuti nella regione, il più sanguinoso dei quali è stato il recente attacco dinamitardo alla moschea sciita di Tuz Khurmatu, e a consegnare i responsabili alla giustizia;
7. invita il governo dell'Iraq e il governo regionale del Kurdistan ad assumere iniziative immediate per ridurre le tensioni legate alla disputa territoriale nella piana di Ninawa (Ninive), a riconoscere la diversità multiculturale, multietnica e multireligiosa della provincia e a consentire ai suoi cittadini di scegliere liberamente la propria identità, comprese lingua, religione e cultura;
8. invita le forze politiche rappresentate nel Consiglio dei Rappresentanti iracheno ad impegnarsi in un vero dialogo nazionale inclusivo allo scopo di assicurare un reale governo democratico dell'Iraq e il rispetto dei diritti individuali e collettivi di tutti i cittadini iracheni; sollecita il governo iracheno a effettuare il censimento nazionale che è stato rinviato sine die, per accertare l'entità della popolazione turkmena e di altre popolazioni minoritarie;
9. invita il governo iracheno e tutti i leader politici ad adottare i provvedimenti necessari per dare sicurezza e protezione a tutti i cittadini iracheni in generale e in particolare ai membri delle minoranze etniche e religiose vulnerabili; invita il governo a dare istruzioni alle forze di sicurezza affinché mostrino moderazione nel mantenere l'ordine pubblico, secondo i principi dello Stato di diritto e le norme internazionali;
10. si rallegra, in tale contesto, del recente avvio di un programma di riorganizzazione e riabilitazione per i centri di detenzione e le carceri, sotto l'autorità del ministro della Giustizia iracheno, e auspica che ciò contribuisca a porre fine all'uso endemico della tortura e all'impunità, ampiamente diffusa in Iraq, fenomeni che sono oggetto del biasimo delle organizzazioni per i diritti umani;
11. si duole profondamente dell'alto numero di esecuzioni in Iraq, con sentenze capitali spesso pronunciate dopo processi iniqui e sulla base di confessioni ottenute con la costrizione; rivolge al governo iracheno un appello urgente affinché dichiari una moratoria di tutte le esecuzioni, in vista di un'abolizione della pena di morte nel prossimo futuro;
12. sottolinea la necessità di garantire un'azione coordinata tra autorità irachene e organizzazioni internazionali di aiuto al fine di fornire assistenza ai gruppi vulnerabili e di creare condizioni atte a garantirne la sicurezza e la dignità, in particolare mediante iniziative volte a promuovere il dialogo e il rispetto reciproco fra tutte le comunità religiose ed etniche presenti in Iraq;
13. sottolinea l'importanza di dare ove possibile sufficiente rilievo, nell'ambito delle iniziative di EUJUST LEX, ai diritti dei turkmeni e ai diritti delle minoranze in generale, e plaude ai successi conseguiti dalla missione EUJUST LEX e alla sua attuazione in Iraq;
14. chiede vivamente che il Consiglio di cooperazione istituito dall'accordo di partenariato e di cooperazione fra l'UE e l'Iraq sia utilizzato come canale per trasmettere alla parte irachena le preoccupazioni per la situazione delle minoranze etniche e religiose nel paese;
15. invita la comunità internazionale e l'UE a sostenere il governo iracheno nell'organizzazione, nell'aprile 2013, di elezioni regionali pacifiche, libere e regolari;
16. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Consiglio, alla Commissione, al rappresentante speciale dell'UE per i diritti umani, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al governo e al Consiglio dei Rappresentanti iracheno, al governo regionale del Kurdistan, al Segretario generale delle Nazioni Unite e al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite.