Risoluzione del Parlamento europeo del 4 luglio 2013 sulla situazione in Nigeria (2013/2691(RSP))
Il Parlamento europeo,
– viste le sue risoluzioni del 13 giugno 2013 sulla libertà di stampa e dei media nel mondo(1), dell'11 dicembre 2012 su una strategia di libertà digitale nella politica estera dell'UE(2), del 5 luglio 2012 sulla violenza contro le lesbiche e i diritti degli LGBT in Africa(3) e del 15 marzo 2012 sulla situazione in Nigeria(4),
– viste le dichiarazioni del vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Catherine Ashton, del 22 gennaio 2012 sugli attentati di Kano, dell'11 marzo 2013 sull'uccisione di ostaggi, del 2 giugno 2013 sul disegno di legge che criminalizza il matrimonio e le relazioni tra persone dello stesso sesso e del 25 giugno 2013 sulle esecuzioni in Nigeria,
– visto il dialogo in materia di diritti umani tra l'UE e la Nigeria tenutosi ad Abuja nel marzo 2013 e alla riunione ministeriale Nigeria-UE del 16 maggio 2013 a Bruxelles, che ha stabilito l'esigenza di equilibrio tra le misure antiterrorismo e la morte di civili e la distruzione di infrastrutture pubbliche,
– vista la risoluzione dell'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE, riunitasi nel maggio 2013 a Horsens (Danimarca), sulla situazione in Nigeria,
– visti gli orientamenti del Consiglio per la promozione e la tutela dell'esercizio di tutti i diritti umani da parte di lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuali (LGBTI),
– visto l'accordo di Cotonou del 2000 e le sue revisioni del 2005 e del 2010 (quest'ultima ratificata dalla Nigeria il 27 settembre 2010), e in particolare gli articoli 8 e 9 riguardanti il dialogo politico e i diritti umani, la democrazia e lo Stato di diritto,
– viste le dichiarazioni del Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, del 16 maggio 2013, sul persistere delle violenze e il deteriorarsi delle condizioni di sicurezza nella Nigeria nordoccidentale, e del 22 aprile 2013, sull'elevato numero di civili uccisi e di abitazioni distrutte in Nigeria a causa degli scontri tra le forze militari e il gruppo ribelle Boko Haram,
– viste le dichiarazioni dell'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Navi Pillay, del 3 maggio 2013, in risposta ai violenti scontri di aprile 2013, in cui ricorda agli agenti di sicurezza in Nigeria di rispettare i diritti umani e di evitare un uso eccessivo della forza nelle loro operazioni, e del 17 maggio 2013, sulla possibilità che i membri di Boko Haram possano essere accusati di crimini di guerra,
– vista la dichiarazione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite del 27 dicembre 2011 sugli attacchi della setta terroristica Boko Haram in Nigeria,
– vista la dichiarazione delle Nazioni Unite del 1981 sull'eliminazione di tutte le forme di intolleranza e discriminazione fondate sulla religione o il credo,
– vista la dichiarazione dei ministri degli Affari esteri del G8, del 12 aprile 2012, sulle continue violenze in Nigeria,
– visti la Convenzione dell'Unione africana per la prevenzione e la lotta al terrorismo, ratificata dalla Nigeria il 16 maggio 2003, e il suo protocollo aggiuntivo, ratificato dalla Nigeria il 22 dicembre 2008,
– vista la dichiarazione del commissario dell'Unione africana per la pace e la sicurezza, Lamamra Ramtane, del 14 luglio 2012, che condanna le attività e le violazioni dei diritti umani di Boko Haram, esortando la comunità internazionale ad aiutare la Nigeria a resistere alla setta terroristica e sottolineando la minaccia che tale gruppo rappresenta per la sicurezza regionale e internazionale,
– visto il vertice dei capi di Stato e di governo del golfo di Guinea sulla sicurezza marittima, tenutosi a Yaoundé (Camerun), il 24 giugno 2013,
– vista la Costituzione della Repubblica federale della Nigeria, adottata il 29 maggio 1999, e in particolare le disposizioni del Titolo IV sulla tutela dei diritti fondamentali, compreso il diritto alla vita, il diritto a un processo equo, il diritto alla dignità delle persone e la tutela della libertà di espressione, della libertà di stampa e della libertà di pensiero, di coscienza e di religione,
– visti l'articolo 3 delle Convenzioni di Ginevra, ratificate dalla Nigeria il 20 giugno 1961, e il relativo protocollo II, ratificato dalla Nigeria il 10 ottobre 1988, che sanciscono l'applicazione del diritto internazionale nei casi di conflitti armati non internazionali,
– vista la Carta africana dei diritti dell'uomo e dei popoli del 1981, ratificata dalla Nigeria il 22 giugno 1983,
– visto il Patto internazionale sui diritti civili e politici del 1966, ratificato dalla Nigeria il 29 ottobre 1993,
– vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948,
– visti l'articolo 122, paragrafo 5, e l'articolo 110, paragrafo 4, del suo regolamento,
A. considerando che il 14 e 15 maggio 2013 il presidente della Nigeria, Goodluck Jonathan, ha proclamato lo stato di emergenza negli Stati di Borno, Yobe e Adamawa in risposta alle attività di Boko Haram, mobilitando forze militari aggiuntive;
B. considerando che nell'aprile 2013 gli scontri tra le forze militari nigeriane e i militanti di Boko Haram nella città di Baga hanno provocato, secondo i leader delle comunità, la distruzione di migliaia di abitazioni e la morte di centinaia di civili; che sono attese per la fine di luglio le conclusioni di un'indagine indipendente condotta dalla Commissione dei diritti umani della Nigeria sulle violenze di Baga;
C. considerando che il governo federale ha inserito Boko Haram tra le organizzazioni cui si applica la legge per la prevenzione del terrorismo ("Terrorism Prevention Act") del 2011, in modo da poter perseguire chiunque sia associato al gruppo o gli fornisca sostegno;
D. considerando che dal 2009 Boko Haram è responsabile della morte di 4 000 persone; che quest'anno più di 700 nigeriani sono stati uccisi negli oltre 80 attacchi legati a Boko Haram, che un recente rapporto degli Stati Uniti classifica al secondo posto tra i gruppi terroristici più violenti al mondo; che il collegamento tra Boko Haram e AQMI (al-Qaida nel Maghreb islamico) rappresenta una grave minaccia per la pace e la sicurezza nella regione del Sahel e, in generale, nell'Africa occidentale; che funzionari del governo e della sicurezza continuano a essere bersaglio di Boko Haram, come nel caso dell'incursione del 7 maggio 2013 presso il carcere di Bama, in cui sono rimaste uccise 55 persone e sono stati liberati circa 105 detenuti;
E. considerando che Human Rights Watch, Amnesty International, Freedom House e altre organizzazioni per i diritti umani hanno documentato il coinvolgimento di Boko Haram negli attacchi contro stazioni di polizia, strutture militari, chiese, scuole, fattorie e banche; che Boko Haram ha ampliato i propri bersagli civili, come dimostrano in particolare gli attacchi a due scuole superiori negli Stati di Borno e Yobe il 16 e 17 giugno 2013, in seguito ai quali hanno perso la vita sedici allievi e due insegnanti; che tali attacchi hanno costretto diverse migliaia di scolari ad abbandonare l'istruzione formale; che le minacce contro la popolazione civile hanno indotto 19 000 agricoltori a fuggire dalle loro fattorie e ad abbandonare i loro campi, situazione che ha portato a una perdita di produttività agricola e ha contribuito alla penuria di cibo;
F. sottolineando la sua crescente preoccupazione per la decisione di Boko Haram di sequestrare donne e bambini nell'ambito della sua violenta guerriglia; considerando che anche i lavoratori stranieri presenti in Nigeria sono stati vittime di sequestri e attacchi da parte dei ribelli, che in alcuni casi sono arrivati a ucciderli;
G. considerando che l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati ha avvertito di una crisi dei rifugiati; che nelle ultime settimane sono giunti nel Niger circa 6 000 nigeriani e che, tra l'11 e il 13 giugno 2013, quasi 3 000 si sono rifugiati in Camerun; che i rifugiati hanno iniziato ad attraversare anche il confine con il Ciad; che queste migrazioni hanno messo a dura prova le insufficienti risorse alimentari e idriche locali, in particolare nel Niger, che si trova a lottare contro l'insicurezza alimentare dovuta ad anni di siccità; che nessuno dei vicini della Nigeria ha la capacità di assorbire la grande quantità di persone che potrebbero essere costrette ad abbandonare il paese in caso di vera e propria catastrofe umanitaria a seguito di violenze di massa;
H. considerando che Boko Haram continua ad avere come bersaglio i cristiani, i musulmani moderati e altri gruppi religiosi, costringendoli a lasciare il nord del paese a maggioranza musulmana;
I. considerando che, in risposta alla violenza di Boko Haram, la polizia e le forze militari nigeriane hanno arrestato e proceduto all'esecuzione extragiudiziale di numerosi membri sospettati di far parte del gruppo, concentrandosi soprattutto sui giovani dei villaggi del nord; che molte delle persone arrestate sono state tenute in segregazione senza capi d'imputazione o processo, e in alcuni casi in condizioni disumane, e che alcuni hanno subito violenza fisica, mentre altri sono scomparsi o sono morti durante la detenzione; che il governo nigeriano e gli ufficiali dell'esercito hanno fornito stime non attendibili riguardo alle vittime civili e ai danni alle abitazioni; che Human Rights Watch, Freedom House e altre organizzazioni per i diritti umani hanno descritto la reazione delle forze nigeriane negli ultimi mesi come sempre più brutale e indiscriminata, con la conseguenza che è soprattutto la popolazione civile a subire il peso della violenza tra i due gruppi;
J. considerando che la libertà di espressione e la libertà di stampa sono compromesse da minacce di arresti, intimidazioni, violenze e persino uccisioni nei confronti di chi riporta notizie criticando le autorità nigeriane; che il gruppo Boko Haram ha ripetutamente minacciato di attaccare i mezzi di informazione che ne hanno parlato in modo negativo;
K. considerando che, a seguito della dichiarazione dello stato di emergenza, vaste zone degli Stati nordorientali sono diventate inaccessibili alle organizzazioni umanitarie e ai giornalisti; che il governo ha interrotto i servizi di telefonia mobile in diverse zone al fine di impedire ai militanti di comunicare;
L. considerando che il governo nigeriano ha recentemente interrotto dopo sette anni la moratoria sulla pena di morte con l'esecuzione nello Stato dell'Edo di quattro prigionieri che erano stati condannati quando la Nigeria era ancora governata da una dittatura militare; che il 26 giugno 2013 il relatore speciale delle Nazioni Unite per le esecuzioni extragiudiziali, sommarie o arbitrarie, Christof Heyns, ha invitato le autorità nigeriane a fermare l'imminente esecuzione di un quinto prigioniero; che, secondo quanto riferito dalle organizzazioni per i diritti umani, nel 2012 in Nigeria 56 persone sono state condannate a morte e circa 1000 persone nel paese sono nel braccio della morte;
M. considerando che il 30 maggio 2013 la camera dei rappresentanti nigeriana ha adottato il disegno di legge riguardante il (divieto di) matrimonio tra persone dello stesso sesso, introducendo una pena detentiva di 14 anni per chiunque sposi o abbia sposato una persona dello stesso sesso, applicabile non solo ai cittadini nigeriani ma anche ai turisti, ai lavoratori stranieri e ai diplomatici, nonché una pena detentiva di 10 anni per la registrazione o la gestione di servizi sociali o ONG che sostengono i diritti umani delle persone LGBTI;
N. considerando che i problemi della Nigeria derivano dalla mancanza di sviluppo economico e che le tensioni sono radicate in decenni di risentimento tra i gruppi indigeni, per lo più cristiani o animisti, in lotta contro i migranti e i coloni provenienti dal nord musulmano di lingua hausa per il controllo dei terreni agricoli fertili; che i conflitti sono inaspriti dai cambiamenti climatici e dall'avanzamento del deserto; che l'aggravarsi del conflitto armato e il persistere delle sfide sociali ed economiche rischiano di alimentare la radicalizzazione, compresi la manipolazione e il reclutamento da parte di gruppi di fondamentalisti islamici tra cui Boko Haram;
O. considerando che l'UE rappresenta il principale fornitore di assistenza finanziaria della Nigeria; che il 12 novembre 2009 la Commissione e il governo federale della Nigeria hanno firmato il documento di strategia nazionale Comunità europea-Nigeria e il programma indicativo nazionale per il periodo 2008-2013, in virtù dei quali l'UE finanzia progetti tra i cui obiettivi figurano la pace, la sicurezza e i diritti umani; che l'assistenza dell'UE a favore della Nigeria per il periodo in questione ammonta a 700 milioni di EUR, una cui parte è stata destinata alle azioni volte ad affrontare la situazione sempre più problematica a livello di sicurezza nel nord del paese;
P. considerando che, a norma degli articoli 8 e 9 dell'accordo riveduto di Cotonou, l'Unione europea intrattiene un regolare dialogo politico con la Nigeria sui diritti umani e i principi democratici, in particolare sulla discriminazione etnica, religiosa e razziale;
Q. considerando che l'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Navi Pillay, ha avvertito che gli attacchi di Boko Haram possono costituire crimini contro l'umanità; che il procuratore della Corte penale internazionale, Fatou Bensouda, si è recata in visita ad Abuja nel luglio 2012 e che i suoi servizi hanno pubblicato una relazione nel novembre 2012, secondo la quale sussistono fondati motivi per ritenere che Boko Haram abbia commesso atti che costituiscono crimini contro l'umanità;
R. considerando che, malgrado la Nigeria rappresenti uno dei principali produttori di petrolio al mondo, circa il 60% della sua popolazione vive con meno di un dollaro al giorno; che una risoluzione pacifica dei conflitti implica altresì un equo accesso alle risorse e una ridistribuzione equa delle entrate attraverso il bilancio dello Stato;
1. condanna con fermezza l'inasprimento della violenza da parte di Boko Haram e la tragica perdita di vite innocenti nelle regioni colpite della Nigeria e porge il proprio cordoglio ai famigliari dei defunti e ai feriti; esprime preoccupazione circa le incessanti tensioni di cui le comunità sono state sia autrici che vittime;
2. esorta il governo della Nigeria a garantire la sicurezza e la protezione della sua popolazione dalla violenza perpetrata da Boko Haram e ad astenersi da ulteriori attacchi o rappresaglie, rispettando al contempo i relativi obblighi ai sensi delle norme in materia di diritti umani riconosciute a livello internazionale e agendo conformemente allo Stato di diritto;
3. condanna l'uso spropositato della forza da parte dell'esercito nigeriano negli scontri con Boko Haram, in particolare in occasione dei combattimenti scoppiati a Baga il 16 e 17 aprile 2013;
4. esorta il governo e gli attori a livello substatale a dare prova di moderazione e a cercare una soluzione pacifica alle divergenze tra i gruppi religiosi ed etnici della Nigeria; sottolinea, a tale riguardo, l'importanza di garantire l'efficacia, l'indipendenza, l'imparzialità e l'accessibilità del sistema giudiziario, in particolare durante i conflitti armati, al fine di porre fine all'impunità, di rafforzare il rispetto dello Stato di diritto e di proteggere i diritti fondamentali della popolazione;
5. invita il governo nigeriano a evitare un ulteriore aggravamento del conflitto e a prestare particolare attenzione alla sicurezza e al benessere dei civili, in quanto le distruzioni e i danni causati dagli scontri ad abitazioni, infrastrutture pubbliche e terreni coltivati hanno gravi conseguenze sulla popolazione;
6. esorta sia il governo nigeriano sia Boko Haram a riconoscere e rispettare la libertà della stampa e dei mezzi di comunicazione e a consentire a giornalisti e reporter di accedere alle zone di conflitto, in quanto la stampa e i mezzi di comunicazione possono svolgere un ruolo importante nel rafforzare l'assunzione delle responsabilità e nel documentare abusi dei diritti umani;
7. condanna l'esecuzione di Daniel Nsofor da parte delle autorità nigeriane per reati commessi a un'età inferiore ai 18 anni; raccomanda che le autorità adottino i provvedimenti necessari per attuare la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo e le osservazioni conclusive del 2010 sulla Nigeria, in particolare assicurando che la definizione di minore ai sensi della legislazione interna e a livello statale sia pienamente in linea con quella sancita dalla Convenzione sui diritti del fanciullo, e le invita a procedere al riesame dei fascicoli relativi a tutti i detenuti condannati a morte per reati commessi a un'età inferiore ai 18 anni e a bandire dalla legislazione interna la pena capitale per i minori di 18 anni;
8. condanna con forza l'esecuzione di quattro prigionieri nel giugno 2013 in Nigeria; invita le autorità nigeriane a tenere fede agli impegni recentemente assunti nel quadro del dialogo UE‑Nigeria in materia di diritti umani di mantenere la moratoria di fatto sulle esecuzioni, ed esorta il paese ad abolire la pena di morte modificando la propria legislazione;
9. invita le autorità nigeriane, con il sostegno della Commissione europea e dell'Unicef, ad accelerare le loro iniziative di riforma conformemente alla convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo, in particolare per quanto riguarda la giustizia minorile e i sistemi di registrazione delle nascite; raccomanda alla Nigeria di mantenere e rafforzare le proprie iniziative tese a garantire una registrazione gratuita e obbligatoria delle nascite per tutti i bambini e a sensibilizzare sull'importanza della registrazione delle nascite e della legislazione in vigore;
10. riconosce che la telefonia mobile rappresenta un'importante forma di comunicazione per i militanti, ma esorta vivamente il governo nigeriano a non ricorrere al blocco dell'intera rete, in quanto ciò impedisce ai cittadini di comunicare;
11. sottolinea l'importanza della cooperazione regionale per far fronte alla minaccia rappresentata da un possibile legame tra Boko Haram e l'AQMI; incoraggia i paesi della regione ad approfondire la loro cooperazione, anche con i paesi del Sahel, per prevenire ulteriori sinergie tra Boko Haram, AQMI e il Movimento per l'unicità e la Jihad nell'Africa occidentale; invita le istituzioni dell'UE e gli Stati membri, nonché le Nazioni Unite, l'Unità africana e la Comunità economica degli Stati dell'Africa Occidentale (Ecowas) a prestare il loro sostegno a tali iniziative regionali e ad affrontare le minacce poste dal terrorismo, dalla proliferazione delle armi leggere e dalla criminalità transfrontaliera;
12. prende atto con preoccupazione della crescente minaccia della pirateria al largo del Golfo di Guinea e della necessità di maggiori azioni coordinate; plaude, a tale proposito, alle iniziative regionali sulle modalità di lotta alla pirateria concordate al vertice dei capi di Stato e di governo del Golfo di Guinea sulla sicurezza marittima svoltosi a Yaoundé (Camerun) il 24 giugno 2013;
13. chiede che si proceda a un esame più completo delle cause profonde del conflitto, comprese le tensioni sociali, economiche ed etniche, evitando spiegazioni generiche e semplicistiche basate unicamente sulla religione che non possono costituire la base per una soluzione durevole a lungo termine dei problemi della regione; esorta vivamente il governo nigeriano a elaborare una soluzione pacifica affrontando le cause profonde del conflitto e a garantire un accesso equo alle risorse, uno sviluppo sostenibile a livello regionale e una ridistribuzione del reddito attraverso il bilancio dello Stato;
14. chiede che sia compiuta un'indagine indipendente sulle violazioni dei diritti umani e che i responsabili siano assicurati alla giustizia in conformità delle norme internazionali per un processo equo;
15. teme che un inasprimento del conflitto in Nigeria porti all'ulteriore aggravamento della crisi dei rifugiati nei vicini Niger e Camerun; esorta i funzionari del governo nigeriano a collaborare con i leader dei paesi limitrofi allo scopo di coordinare le risposte all'afflusso di rifugiati;
16. invita il vicepresidente/alto rappresentante, Catherine Ashton, a sollecitare il governo nigeriano affinché conduca le proprie operazioni antiterrorismo nel rispetto dei diritti umani; esprime la propria disponibilità a seguire da vicino l'evoluzione della situazione in Nigeria e propone misure restrittive in caso di inosservanza delle disposizioni dell'accordo di Cotonou, in particolare degli articoli 8 e 9; chiede anche alla Commissione di monitorare la situazione;
17. ritiene assolutamente deplorevole l'adozione del disegno di legge riguardante il (divieto di) matrimonio tra persone dello stesso sesso, in base al quale le relazioni tra persone dello stesso sesso, il sostegno dei diritti delle persone LGBT, la gestione di ambienti aperti ai gay o le manifestazioni di affetto tra due persone dello stesso sesso sono ritenuti reati; chiede pertanto al presidente della Nigeria di non firmare la legge approvata dalla camera dei rappresentanti, che esporrebbe le persone LGBT, di nazionalità sia nigeriana che straniera, al grave rischio di subire violenze o di essere arrestate;
18. incoraggia le autorità nigeriane a decriminalizzare l'omosessualità e a proteggere le persone LGBTI nonché i difensori dei loro diritti umani;
19. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al governo federale della Nigeria, alle istituzioni dell'Unione africana e della Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale, al Segretario generale delle Nazioni Unite, all'Assemblea generale delle Nazioni Unite, ai copresidenti dell'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE nonché al parlamento panafricano.