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Procedura : 2013/2880(RSP)
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Ciclo del documento : B7-0006/2014

Testi presentati :

B7-0006/2014

Discussioni :

PV 15/01/2014 - 18
CRE 15/01/2014 - 18

Votazioni :

PV 16/01/2014 - 8.7
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Testi approvati :

P7_TA(2014)0039

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Giovedì 16 gennaio 2014 - Strasburgo
Relazione 2013 sui progressi compiuti dalla Serbia
P7_TA(2014)0039B7-0006/2014

Risoluzione del Parlamento europeo del 16 gennaio 2014 sulla relazione 2013 sui progressi compiuti dalla Serbia (2013/2880(RSP))

Il Parlamento europeo,

–  viste le conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo di Salonicco del 19 e 20 giugno 2003, concernenti la prospettiva di adesione dei paesi dei Balcani occidentali all'Unione europea,

–  vista la decisione 2008/213/CE del Consiglio, del 18 febbraio 2008, relativa ai principi, alle priorità e alle condizioni contenuti nel partenariato europeo con la Serbia incluso il Kosovo quale definito dalla Risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite del 10 giugno 1999 e che abroga la decisione 2006/56/CE(1),

–  visti il parere della Commissione del 12 ottobre 2011 sulla domanda di adesione della Serbia all'Unione europea (SEC(2011)1208) e la comunicazione della Commissione del 12 ottobre 2011 dal titolo "Strategia di allargamento e sfide principali per il periodo 2011-2012" (COM(2011)0666),

–  viste le conclusioni del Consiglio "Affari generali" dell'11 dicembre 2012 sull'allargamento e sul processo di stabilizzazione e di associazione,

–  visti l'accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Serbia, dall'altra, entrato in vigore il 1° settembre 2013, e la prima riunione della commissione parlamentare di stabilizzazione e di associazione, incaricata di avviare un dialogo permanente tra il Parlamento europeo e l'Assemblea nazionale della Repubblica di Serbia, che si è tenuta nel novembre 2013,

–  visti la risoluzione n. 1244 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite del 1999, il parere consultivo della Corte internazionale di giustizia, del 22 luglio 2010, sulla questione della conformità della dichiarazione unilaterale d'indipendenza del Kosovo al diritto internazionale, e la risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del 9 settembre 2010 che prende atto del contenuto del parere e plaude alla disponibilità dell'UE a favorire il dialogo tra Belgrado e Pristina(2),

–  vista la dichiarazione congiunta della 7ª riunione interparlamentare UE-Serbia del 18 e 19 marzo 2013,

–  visti il trattato che istituisce la Comunità dell'energia, entrato in vigore il 1° luglio 2006, di cui la Serbia è firmataria, e la decisione della Comunità dell'energia D/2012/04/MC/EnC del 18 ottobre 2012 sull'attuazione della direttiva 2009/28/CE sulla promozione delle energie rinnovabili e recante modifica dell'articolo 20 del trattato che istituisce la Comunità dell'energia, che stabilisce obiettivi vincolanti,

–  visti l'accordo di riammissione UE-Serbia dell'8 novembre 2007(3) e il regolamento (CE) n. 1244/2009 del Consiglio, del 30 novembre 2009, che modifica il regolamento (CE) n. 539/2001 che adotta l'elenco dei paesi terzi i cui cittadini devono essere in possesso del visto all'atto dell'attraversamento delle frontiere esterne e l'elenco dei paesi terzi i cui cittadini sono esenti da tale obbligo(4),

–  viste la sua risoluzione del 22 ottobre 2013 sulla gestione di bilancio dei fondi preadesione dell'UE nei settori dei sistemi giudiziari e della lotta alla corruzione nei paesi candidati e potenzialmente candidati(5) e le osservazioni sulla Serbia in essa contenute,

–  viste le conclusioni del Consiglio europeo del 28 giugno 2013,

–  vista la composizione della squadra serba incaricata dei negoziati per l'adesione,

–  vista la relazione 2013 della Commissione sui progressi compiuti dalla Serbia del 16 ottobre 2013 (SWD(2013)0412),

–  viste le sue precedenti risoluzioni,

–  visto l'articolo 110, paragrafo 2, del suo regolamento,

A.  considerando che il Consiglio europeo del 28 giugno 2013 ha deciso di avviare i negoziati di adesione con la Serbia e di tenere la prima conferenza intergovernativa al più tardi nel gennaio 2014, riconfermando la prospettiva europea della Serbia in linea con gli impegni assunti dall'UE nei confronti dell'intera regione dei Balcani occidentali;

B.  considerando che la Serbia ha adottato importanti misure tese a ristabilire relazioni amichevoli con il Kosovo, che hanno portato al primo accordo sui principi della normalizzazione del 19 aprile 2013, e si è adoperata per soddisfare in maniera sufficientemente adeguata i criteri politici e le condizioni del processo di stabilizzazione e associazione; che i negoziati di adesione costituiscono un solido strumento per monitorare l'attuazione delle riforme;

C.  considerando che il 25 settembre 2013 la Commissione e la Serbia hanno avviato il processo di analisi dell'acquis, iniziando dal capitolo 23 (sistema giudiziario e diritti fondamentali);

D.  considerando che la Serbia, come ogni paese che aspiri a diventare membro dell'UE, deve essere giudicata in base ai suoi meriti nel soddisfare, attuare e rispettare la stessa serie di criteri;

E.  considerando che l'UE ha posto lo Stato di diritto al centro della sua politica di allargamento;

F.  considerando che è necessario garantire appieno l'attuazione del quadro giuridico in materia di protezione delle minoranze, in particolare nei settori dell'istruzione, dell'utilizzo della lingua e dell'accesso ai mezzi di comunicazione e ai servizi religiosi nelle lingue minoritarie;

G.  considerando che la Commissione ha sottolineato la necessità di consolidare la governance economica in tutti i paesi dei Balcani occidentali;

1.  attende con interesse l'avvio formale dei negoziati di adesione con la Serbia che si terranno in occasione della prima conferenza intergovernativa (CIG) UE-Serbia in data 21 gennaio 2014; ritiene che la CIG rappresenti una tappa storica del processo di integrazione europea della Serbia e dimostri l'impegno dell'UE al processo di allargamento; invita le autorità serbe a intensificare le riforme del paese connesse all'UE nelle fasi successive alla conferenza, nell'ottica di soddisfare le aspettative dei cittadini serbi relativamente a un processo di adesione all'UE agevole e di potenziare la ripresa economica rendendo l'adesione all'Unione europea una prospettiva tangibile;

2.  plaude all'impegno dimostrato dal governo serbo verso il processo di integrazione europea e incoraggia la Serbia a proseguire le riforme sistemiche e socioeconomiche che le consentiranno di assumere e onorare efficacemente gli obblighi derivanti dalla futura adesione; sottolinea che l'attuazione delle riforme rimane un indicatore fondamentale di un buon processo di integrazione; esorta pertanto le autorità a intensificare gli sforzi di riforma in ambiti quali il sistema giudiziario, la lotta contro la corruzione, il settore pubblico, il controllo civile dei settori della difesa e della sicurezza, la politica energetica con riferimento, in particolare, al risparmio energetico e alle energie rinnovabili, la libertà dei media, la tutela di tutte le minoranze e dei gruppi vulnerabili, come pure dei loro diritti fondamentali, i mutamenti strutturali che intervengono nell'economia, il dialogo sociale, il miglioramento del contesto imprenditoriale e la gestione sostenibile delle risorse naturali;

3.  valuta positivamente l'entrata in vigore dell'accordo di stabilizzazione e di associazione il 1° settembre 2013 nonché la convocazione del primo Consiglio di stabilizzazione e di associazione, tenutosi il 21 ottobre 2013; sottolinea che l'entrata in vigore dell'accordo di stabilizzazione e di associazione costituisce un passo importante nel processo di integrazione europea della Serbia e fornisce il quadro generale affinché la Serbia e l'UE intensifichino la loro cooperazione sui criteri politici e il ravvicinamento dell'acquis e si preparino alla futura partecipazione della Serbia al mercato unico; incoraggia tutte le parti coinvolte a cooperare con responsabilità;

4.  saluta con favore il primo accordo sui principi della normalizzazione raggiunto nell'ambito del dialogo ad alto livello tra il primo ministro serbo e quello kosovaro il 19 aprile 2013, che ha aperto la strada a ulteriori fasi del processo di integrazione europea della Serbia e del Kosovo; plaude ai provvedimenti adottati sinora da entrambe le parti nell'attuazione dell'accordo e incoraggia le autorità a continuare ad attuare in buona fede e in tempo utile tutti gli accordi raggiunti fino a questo momento; plaude agli accordi in materia di telecomunicazioni ed energia raggiunti con il dialogo l'8 settembre 2013; invita, in particolare, sia la Serbia che il Kosovo a cooperare in modo attivo e costruttivo con EULEX per quanto concerne l'attuazione dell'accordo sull'assistenza giuridica reciproca, per far fronte al crescente numero di richieste relative alla proprietà in Kosovo; invita entrambe le parti a mantenere questo approccio costruttivo in fase di accordo sui dettagli controversi e sensibili che devono ancora essere discussi e concordati; esorta entrambe le parti a continuare ad affrontare la questione delle persone scomparse e accoglie con favore, a tale proposito, i primi risultati conseguiti nel quadro del gruppo di lavoro sulle persone scomparse presieduto dalla Croce Rossa; riconosce gli sforzi compiuti per ridurre il commercio clandestino tra la Serbia e il Kosovo; rileva che saranno necessari sforzi aggiuntivi e costanti da parte dei leader di Serbia e Kosovo per integrare la minoranza serba nella società kosovara e per avvicinare maggiormente la comunità di etnia albanese a quella di etnia serba;

5.  si compiace delle prime elezioni locali su scala nazionale svoltesi in Kosovo il 3 novembre 2013 e, in particolare, della cospicua affluenza alle urne nei comuni a maggioranza serba a sud del fiume Ibar nonché dello svolgimento, nel complesso ordinato, delle elezioni locali in Kosovo, come indicato nelle dichiarazioni preliminari della missione di osservazione elettorale dell'UE, da considerarsi un passo avanti fondamentale verso la costituzione della comunità dei comuni serbi, che è parte del processo di normalizzazione; accoglie con favore l'impegno profuso da Belgrado e Pristina teso a garantire che le elezioni siano pacifiche e conformi alle regole democratiche; condanna fermamente le violenze e le continue intimidazioni che hanno avuto luogo nella zona settentrionale del comune di Mitrovica e nel comune di Zvečan ed esorta le autorità serbe a fare tutto il possibile per facilitare gli sforzi volti ad assicurare alla giustizia i responsabili delle violenze; rileva, in tale contesto, che i leader serbi si sono impegnati a far sì che i responsabili dell'ondata di violenza rispondano delle loro azioni; osserva che sono necessari ulteriori e attenti sforzi per smantellare la rete di criminalità organizzata e interrompere i suoi legami con le élite politiche locali nonché per ripristinare lo Stato di diritto nel nord del Kosovo; accoglie con favore la posizione assunta dai leader politici serbi che hanno incoraggiato attivamente la comunità di etnia serba in Kosovo a partecipare alle elezioni, ma rileva al contempo che Belgrado non dovrebbe soffocare il pluralismo politico nella comunità serba in Kosovo parteggiando per un determinato partito politico o lista elettorale;

6.  sottolinea la necessità di una maggiore trasparenza nel comunicare i risultati del dialogo Belgrado-Pristina e nel garantire la partecipazione dei parlamenti e della società civile interessati al processo di attuazione; evidenzia, a tale proposito, la necessità che i negoziatori della Serbia e del Kosovo rafforzino la fiducia dell'opinione pubblica e coinvolgano i cittadini, donne e uomini; invita le autorità serbe a Belgrado, Mitrovica e a sud del fiume Ibar a impegnarsi maggiormente per aumentare l'interazione tra le comunità di serbi e albanesi kosovari, in particolare incentivando le scuole e i centri ricreativi a insegnare l'albanese; sottolinea altresì la necessità di incoraggiare fortemente gli albanesi kosovari a interagire di più con le comunità serbe che li circondano e ad apprendere il serbo, essendo questi elementi vitali per l'integrazione della comunità serba nella società kosovara, per il dialogo futuro e per la governance delle due comunità;

7.  deplora le difficoltà affrontate al momento dai cittadini dell'UE nel tentare di recarsi in Serbia dal Kosovo e nel lasciare la Serbia per recarsi, in seguito, in un paese terzo, a causa del mancato riconoscimento delle frontiere esterne del Kosovo da parte della Serbia e della dichiarazione di quest'ultima secondo cui un primo ingresso in Kosovo costituisce un ingresso illegale in Serbia; si rammarica inoltre per la sovrapposizione dei timbri di annullamento della polizia di frontiera serba ai timbri kosovari sui passaporti stranieri; incoraggia la Serbia a riesaminare le politiche in questione, quale solida misura di instaurazione della fiducia, passo necessario verso la normalizzazione delle relazioni con il Kosovo e mezzo concreto di promozione dell'ulteriore integrazione nell'UE conformemente al principio della libera circolazione;

8.  invita le autorità serbe e quelle dei paesi vicini a continuare a dar prova di buona volontà, a cooperare pienamente con la task force investigativa speciale istituita a seguito della relazione del dicembre 2010 dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa nonché a sostenerla, e promuove un'ulteriore velocizzazione delle sue attività;

9.  si compiace dell'approccio costruttivo adottato dal governo serbo nelle relazioni con i paesi vicini, dal momento che ha permesso di ottenere progressi sostanziali sia nella cooperazione regionale che nell'instaurazione di relazioni più strette con l'UE; ribadisce l'estrema importanza della cooperazione regionale in relazione alle questioni energetiche, alla lotta contro la criminalità organizzata e allo sviluppo delle reti di trasporto, nonché della riconciliazione e della soluzione graduale delle questioni bilaterali con i paesi limitrofi, in primo luogo allo scopo di progredire nel superamento del retaggio del recente conflitto e, in secondo luogo, ai fini di un'integrazione di successo della Serbia nell'UE; incoraggia le autorità a collaborare strettamente con i paesi dell'ex Jugoslavia allo scopo di risolvere tutti i problemi ancora in sospeso riguardanti la successione giuridica, nonché a dare piena attuazione, al momento opportuno, a tutti gli accordi bilaterali con i paesi vicini; invita la Serbia a intensificare gli sforzi per risolvere tutte le questioni in sospeso con la Croazia, con particolare riferimento alle questioni delle persone scomparse, della demarcazione dei confini e della persecuzione dei crimini di guerra, consentendo in tal modo di eliminare gli ostacoli al ritiro delle accuse reciproche di genocidio dinanzi alla Corte internazionale di giustizia; invita le autorità di Belgrado a sostenere attivamente e agevolare le modifiche costituzionali in Bosnia-Erzegovina tese ad allineare le leggi elettorali alla sentenza della CEDU nella causa Sejdić-Finci e a rafforzare e rendere più efficienti le istituzioni statali in Bosnia-Erzegovina, affinché il paese possa proseguire nel percorso verso l'adesione all'UE;

10.  prende atto dei recenti progressi nella localizzazione delle fosse comuni e nell'identificazione delle persone scomparse durante le guerre in Croazia e Bosnia-Erzegovina ed esorta le autorità serbe a condurre un'indagine più approfondita in relazione agli archivi e ai funzionari dell'ex esercito popolare jugoslavo;

11.  invita la Serbia a garantire una solida supervisione parlamentare dei negoziati di adesione; ribadisce l'importanza di assicurare sin dalle fasi iniziali la partecipazione del parlamento serbo alla trasposizione nel diritto degli impegni assunti e di coinvolgere la società civile attraverso un meccanismo di consultazione costruttivo durante l'intero processo di adesione, dal momento che deve svolgere l'importante ruolo di osservatore critico dell'attuazione continua delle riforme europee e garantire al contempo il forte radicamento nella società del dialogo e delle buone relazioni di vicinato con i paesi limitrofi; accoglie con favore la cooperazione con la Croazia e il Montenegro attraverso gli impegni assunti nel condividere le buone pratiche apprese dalle esperienze recenti, al fine di aiutare la Serbia a progredire rapidamente e agevolmente nel processo di adesione;

12.  accoglie favorevolmente l'adozione della strategia e del piano d'azione sulla riforma del sistema giudiziario 2013-2018, concepiti sulla base dei principi chiave dell'indipendenza, dell'imparzialità, della competenza, della qualità del sistema giudiziario e della libertà dalle ingerenze politiche; esorta le autorità a intensificare tale riforma in linea con le raccomandazioni della commissione di Venezia, in particolare per quanto concerne il ruolo del parlamento nella nomina dei giudici e l'indipendenza dei pubblici ministeri, e nell'ottica di un processo di analisi del capitolo 23 avviato il 25 settembre 2013; sottolinea l'importanza di consolidare l'indipendenza dell'Alto consiglio giudiziario e del Consiglio dei pubblici ministeri nonché di ridurre il numero di cause in arretrato, quale condizione necessaria per la prosecuzione positiva dell'intero processo di riforma; invita le autorità a fornire tutte le risorse necessarie all'Accademia giudiziaria, che dovrebbe dare un contributo fondamentale nel garantire assunzioni meritocratiche; sottolinea la necessità di una formazione continua dei giudici e dei pubblici ministeri per il trattamento delle cause finanziarie e dei reati economici complessi; esorta le autorità competenti a garantire un processo di nomina dei giudici e dei pubblici ministeri trasparente e meritocratico, nonché un solido registro dei procedimenti disciplinari nei confronti del personale giudiziario; insiste altresì sulla necessità di garantire una giustizia tempestiva, unitamente all'unificazione della giurisprudenza, alla pubblicazione e alla messa a disposizione agevole di tutte le decisioni giudiziarie subito dopo l'adozione nonché all'assegnazione casuale delle cause a tutti i tribunali; esprime preoccupazione riguardo all'incertezza giuridica derivante dal numero di giudici che svolgono i loro compiti a titolo di supplenti; ribadisce che un sistema giudiziario forte e indipendente è fondamentale affinché la Serbia possa soddisfare i criteri di adesione all'UE;

13.  propone di modificare la legge in materia di restituzione per rimuovere tutti gli ostacoli procedurali e giuridici alla restituzione in natura; invita inoltre il governo serbo ad attuare la legge sulla riabilitazione in modo completo e non discriminatorio; osserva che la sua attuazione deve essere conforme ai principi fondamentali del diritto penale, quali il rispetto della presunzione d'innocenza;

14.  accoglie con favore l'approvazione della strategia nazionale anticorruzione e del piano d'azione per il periodo 2013-2018 e sottolinea la necessità di un lavoro continuo ai fini della loro efficace attuazione, nell'ambito della condizionalità dell'UE, senza la quale l'adesione non avrà successo; sottolinea l'importanza di un finanziamento sufficiente ai fini della corretta attuazione della strategia; evidenzia che la volontà politica è fondamentale per creare un solido registro delle indagini e delle condanne nei procedimenti di corruzione ad alto livello, compresi i 24 casi di privatizzazione individuati dal Consiglio anticorruzione; si compiace, in proposito, dei primi risultati raggiunti e delle condanne definitive nel quadro della lotta alla corruzione; sottolinea, al contempo, la necessità di sviluppare la capacità delle istituzioni, di rafforzare lo Stato di diritto e la cooperazione tra i vari servizi, in particolare per quanto concerne gli organi giudiziari e le procure, affinché affrontino i casi complessi di corruzione sistemica e di indagini finanziarie; ritiene opportuno consolidare le competenze giuridiche e le risorse dell'Agenzia anticorruzione; sottolinea che il finanziamento a tutti i partiti politici deve essere trasparente e conforme alle norme dell'UE; invita le autorità ad adottare la legge sugli informatori e a garantirne la tempestiva e agevole attuazione, in quanto parte essenziale della strategia anticorruzione;

15.  osserva che nella regione dilagano la corruzione e la criminalità organizzata, che rappresentano altresì un ostacolo allo sviluppo democratico, sociale ed economico della Serbia; ritiene che una strategia regionale e una cooperazione rafforzata tra tutti i paesi della regione siano essenziali per affrontare tali questioni con maggiore efficacia;

16.  riconosce le donne quali importanti agenti di cambiamento nella società serba; prende atto del miglioramento registrato nella rappresentanza femminile in parlamento a seguito delle elezioni del 2012; incoraggia le autorità serbe a compiere sforzi aggiuntivi per garantire la parità di rappresentanza; sottolinea che le donne subiscono ancora discriminazioni sul mercato del lavoro e in altri settori della società, oltre a non essere ancora pienamente rappresentate nella vita politica del paese, comprese le cariche di governo; evidenzia che l'attuazione efficace della legislazione esistente in materia di non discriminazione e uguaglianza di genere e l'ulteriore rafforzamento della capacità amministrativa restano sfide importanti; esorta le autorità serbe a intensificare gli sforzi allo scopo di affrontare tali questioni;

17.  invita le autorità a garantire la credibilità e la professionalità del programma di protezione dei testimoni e a dotare quest'ultimo di risorse adeguate per consentire alla magistratura di portare avanti con efficacia i procedimenti per i crimini di guerra e i reati di criminalità organizzata; richiama l'attenzione sul fatto che un certo numero di ex agenti di polizia abbia volontariamente rinunciato al programma di protezione dei testimoni a causa delle sue notevoli carenze;

18.  ribadisce con forza le proprie preoccupazioni riguardo alla decisione della Corte costituzionale, che ha abrogato le 22 competenze garantite della Provincia autonoma di Voivodina, lasciando irrisolto un numero preoccupante di questioni che è necessario affrontare; chiede, a tale proposito, il rispetto dei principi dello Stato di diritto e di sussidiarietà; ricorda nuovamente alle parti che, secondo la Costituzione, la legge sul finanziamento della Provincia autonoma avrebbe dovuto essere adottata entro la fine del 2008; incoraggia pertanto il governo a presentarla al parlamento senza ulteriori indugi, dal momento che è indispensabile per il funzionamento della democrazia e lo Stato di diritto in Serbia;

19.  sottolinea l'importanza di un dialogo sociale costruttivo per lo sviluppo economico in Serbia; esorta il governo a promuovere lo sviluppo delle capacità delle organizzazioni veramente indipendenti di sindacati e datori di lavoro, e a creare un quadro e uno spazio politico per il dialogo sociale e i contratti collettivi;

20.  rimarca l'importanza di promuovere e proteggere, a tutti i livelli, i diritti umani, le libertà fondamentali e il principio di non discriminazione in ogni sua forma; valuta positivamente l'adozione della strategia antidiscriminazione e sottolinea che la sua attuazione è fondamentale; apprezza i progressi raggiunti finora, ma esprime ancora preoccupazione per il livello di discriminazione esistente nel paese e chiede il rispetto di tutte le minoranze, per quanto concerne la nazionalità, l'origine etnica, il sesso e l'orientamento sessuale, come pure la difesa dei loro diritti socioeconomici e culturali; rileva che è opportuno porre una particolare enfasi sulle categorie più esposte alla discriminazione e alle pratiche discriminatorie, come i rom, le donne, le persone con disabilità e i bambini; chiede un'attuazione corretta della strategia della Serbia per i rom; chiede una migliore tutela dei diritti delle donne e delle politiche sulla parità di genere e sottolinea che occorre dare piena attuazione alla risoluzione n.1325 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite così come procedere all'inclusione della prospettiva di genere in tutte le politiche di governo pertinenti; condanna con fermezza la decisione delle autorità di vietare la parata del Gay Pride di Belgrado prevista per settembre 2013 come avvenuto nei due anni precedenti, e chiede che sia fornito sostegno politico a favore dei diritti umani delle persone LGBTI al più elevato livello politico; insiste sulla necessità di garantire il diritto di riunione a tutti i cittadini e a tutte le minoranze, compresa quella LGBTI; invita le autorità serbe a sviluppare un approccio proattivo verso una più efficace integrazione della popolazione LGBTI; esorta il governo a intensificare nel corso dell'anno gli sforzi tesi a contrastare in modo completo i gruppi violenti che hanno cercato di disturbare e attaccare le manifestazioni pacifiche della comunità LGBTI, al fine di impedire che tali gruppi pregiudichino lo Stato di diritto e l'esercizio dei diritti umani in Serbia; invita inoltre le autorità serbe ad affrontare il problema delle conseguenze traumatiche delle violenze degli anni '90, nel quadro di una strategia a lungo termine volta a impedire il riproporsi di atti di vandalismo e di illegalità;

21.  sottolinea il ruolo centrale svolto dalle organizzazioni attive e indipendenti della società civile per il rafforzamento e il consolidamento dei processi politici democratici nel paese; riconosce l'importante lavoro svolto dalle organizzazioni della società civile e dalle associazioni femminili nel promuovere i diritti delle persone LGBT, nel porre fine alla violenza contro le donne, nell'accrescere la partecipazione delle donne in politica, gli sforzi tesi a costruire la pace come pure il ruolo della società civile quale garante; sottolinea l'importanza del dialogo con le organizzazioni della società civile e pone l'accento sul ruolo fondamentale degli attori della società civile nel contribuire al rafforzamento della cooperazione regionale sulle questioni sociali e politiche; si rallegra del miglioramento della cooperazione del governo con le ONG, ma sollecita una loro più ampia consultazione nei processi decisionali, compresa la formulazione delle politiche e delle leggi, e nel controllo dell'operato delle autorità;

22.  chiede un maggiore impegno politico nella riforma dell'amministrazione pubblica e sforzi tesi a creare un sistema meritocratico, in particolare nel garantire il completamento e il pieno allineamento del quadro legislativo alle norme internazionali; deplora che la legge sulla funzione pubblica non si applichi alle autorità locali;

23.  sottolinea che la Serbia ha ratificato le principali convenzioni sui diritti dei lavoratori dell'OIL, nonché la Carta sociale europea riveduta; richiama l'attenzione sul fatto che i diritti lavorativi e sindacali permangono limitati, nonostante le garanzie costituzionali, e invita la Serbia a rafforzarli maggiormente; è preoccupato per la persistente debolezza del dialogo sociale e per il carattere irregolare della consultazione delle parti sociali; chiede l'adozione di ulteriori misure volte a rafforzare il Consiglio economico e sociale al fine di garantire a quest'ultimo la possibilità di partecipare attivamente al potenziamento del dialogo sociale e svolgere un ruolo consultivo più attivo nell'ambito del processo di legiferazione;

24.  evidenzia la necessità di assicurare la libertà dei media e accoglie con favore, a questo proposito, la depenalizzazione della diffamazione; sottolinea l'esigenza di mantenere attivo un solido e indipendente servizio pubblico di radiodiffusione e di assicurarne il finanziamento stabile e sostenibile, oltre a garantire la trasparenza completa nella proprietà dei media; incoraggia la rapida attuazione della strategia sui media e della relativa proposta legislativa, compresa l'offerta tempestiva di un accesso diffuso a Internet; è profondamente preoccupato per le continue minacce contro i giornalisti e invita nuovamente le autorità a concludere le indagini pendenti sui giornalisti assassinati; ritiene opportuno compiere ulteriori sforzi per fornire ai giornalisti un ambiente sicuro in cui lavorare efficacemente e senza autocensura; richiama l'attenzione soprattutto sul pericolo di abuso dei fondi pubblici a fini pubblicitari per esercitare influenza politica sui mezzi di comunicazione;

25.  invita il governo serbo a collaborare sempre di più con le istituzioni europee al fine di garantire un migliore accesso ai fondi europei messi a disposizione delle organizzazioni della società civile, nell'ottica di sostenere le loro attività in quanto attori fondamentali nel processo di integrazione europea della Serbia;

26.  sottolinea la necessità di intensificare gli sforzi nella lotta contro la tratta di esseri umani e incoraggia la formalizzazione dei ruoli e delle responsabilità dei funzionari e dei prestatori di servizi per quanto concerne l'identificazione delle vittime e il loro indirizzamento ai servizi adeguati;

27.  invita nuovamente le autorità a continuare ad adoperarsi per eliminare il retaggio degli ex servizi segreti comunisti, quale passo verso la democratizzazione della Serbia; invita la Serbia a intensificare il processo di successione e di applicazione degli obblighi relativi alla ripartizione della proprietà, nonché l'attuazione dell'accordo sulla ripartizione dell'archivio comune dell'ex Jugoslavia; ribadisce, a tale proposito, che un accesso completo a tutti i materiali d'archivio, in particolare a quelli dei servizi segreti dell'ex Jugoslavia (UDBA), è di importanza vitale; chiede ancora una volta alle autorità di facilitare l'accesso agli archivi riguardanti le ex repubbliche jugoslave e di restituirli ai rispettivi governi, qualora lo richiedano;

28.  invita il governo serbo a consentire indagini sui vecchi regimi dittatoriali, a riabilitare sia a livello politico che giudiziario nonché a risarcire le vittime e le relative famiglie che un tempo hanno sofferto a causa di detti regimi, nel tentativo di consolidare la coesione sociale e di garantire una pace e una giustizia durature nell'ambito del processo di integrazione europea della Serbia;

29.  chiede che si dia effettiva attuazione alla legislazione così come agli accordi bilaterali e multilaterali relativi alle minoranze nazionali ed etniche(6) in modo equo, non discriminatorio e proporzionale in tutto il paese; invita le autorità a promuovere un clima di tolleranza e trattamento equo, privo di discriminazioni a danno delle minoranze nazionali ed etniche, in particolare l'accesso all'istruzione nella relativa lingua madre e l'utilizzo delle lingue nelle amministrazioni pubbliche locali e regionali; chiede, inoltre, miglioramenti che permettano di eliminare la discriminazione dalle leggi e dalle pratiche esistenti relativamente alla restituzione della proprietà ai membri di minoranze nazionali ed etniche; sottolinea l'importanza dei Consigli nazionali per le minoranze, il loro ruolo nell'integrazione delle suddette minoranze, ad esempio nell'applicazione dei diritti individuali e collettivi delle minoranze nazionali, e invita le autorità a fornire risorse finanziarie continue e adeguate per l'attività di detti consigli; invita le autorità ad assicurare ai Consigli nazionali per le minoranze lo svolgimento agevole del processo elettorale nelle elezioni del 2014, conformemente alle raccomandazioni degli organismi indipendenti; esprime preoccupazione circa la possibile interruzione dei programmi radiotelevisivi nelle lingue minoritarie a causa dell'annunciata privatizzazione dei media;

30.  sottolinea che occorre affrontare con maggiore risolutezza la situazione delle donne e degli uomini rom, che continuano a trovarsi in condizioni di vita difficili, sono vittime di sfratti forzati e di discriminazione nel mercato del lavoro; invita le autorità serbe a fornire l'accesso a un alloggio e ai servizi di assistenza sanitaria; sottolinea la necessità di armonizzare appieno la legislazione antidiscriminazione con le politiche dell'UE e di adottare un approccio olistico all'inclusione dei rom; rileva inoltre la necessità di un controllo efficace delle misure di inclusione al fine di ridurre il divario tra la legislazione e la relativa attuazione;

31.  prende atto del lavoro di modifica del codice penale; osserva tuttavia il persistere dell'incertezza del diritto nel settore privato nonostante l'approvazione delle modifiche; ribadisce le proprie preoccupazioni riguardo alle disposizioni del nuovo articolo 234 sull'abuso di posizioni di responsabilità, che continua a lasciare spazio a un'interpretazione arbitraria, e chiede che i procedimenti giudiziari iniqui avviati nel settore privato a norma dell'articolo 359 siano immediatamente interrotti, al fine di ripristinare lo Stato di diritto nel paese e garantire una certezza del diritto per il mondo imprenditoriale in Serbia;

32.  insiste sul fatto che le istituzioni statali debbano agire in modo trasparente e responsabile; loda il lavoro degli organismi di regolamentazione indipendenti, quali il difensore civico, il commissario per le informazioni di importanza pubblica e altri, e riconosce il loro contributo per il miglioramento del quadro e della responsabilità giuridici delle istituzioni statali; esorta le autorità a dare un seguito sistematico alle loro raccomandazioni e conclusioni;

33.  sottolinea i vantaggi del processo di decentralizzazione e incoraggia il rafforzamento delle competenze delle autorità locali; deplora la persistente inattività del Consiglio nazionale per il decentramento; continua ad essere preoccupato soprattutto per l'incertezza giuridica dello status di Voivodina e per il ritardo nell'adozione della legge sulle risorse proprie di tale provincia;

34.  accoglie con favore i passi compiuti dalle autorità per migliorare la situazione socioeconomica nella valle di Preševo e nel Sangiaccato, ma evidenzia la necessità di compiere sforzi aggiuntivi, dal momento che tali regioni continuano a essere considerevolmente sottosviluppate e ad avere un elevato tasso di disoccupazione; richiama l'attenzione sul fatto che le minoranze etniche albanese e bosniaca continuano a essere sottorappresentate nell'amministrazione locale; chiede al Consiglio e alla Commissione di sostenere fermamente tali strategie di sviluppo;

35.  ribadisce il proprio sostegno nei confronti dell'iniziativa REKOM e incoraggia fortemente i paesi dell'ex Jugoslavia a istituire una commissione intergovernativa con il compito di accertare gli eventi riguardanti le vittime e le persone scomparse delle guerre del 1991-2001;

36.  accoglie con favore la collaborazione tra la Serbia e il Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia, che ha permesso di assicurare al Tribunale dell'Aia tutti gli indagati per crimini di guerra e di sottoporli a un processo, il che rappresenta un importante passo avanti verso l'integrazione europea; incoraggia il proseguimento della collaborazione con il Tribunale e con le altre repubbliche dell'ex Jugoslavia in modo da rendere giustizia alle vittime e alle loro famiglie;

37.  invita il governo a seguire le raccomandazioni contenute nella relazione finale dell'OSCE/ODIHR sulle elezioni locali, parlamentari e presidenziali anticipate del maggio 2012, in particolare per quanto concerne la risoluzione delle controversie elettorali, la trasparenza nella registrazione degli elettori e il finanziamento della politica, oltre a consolidare e armonizzare il quadro giuridico per le elezioni in Serbia, dal momento che, in base alle norme internazionali, occorre modificare la legge elettorale molto in anticipo rispetto a un eventuale appuntamento elettorale;

38.  ribadisce il forte appoggio alla liberalizzazione dei visti per i paesi dei Balcani occidentali, quale pilastro importante per il processo di integrazione europea dell'intera regione, ma esprime al contempo forte preoccupazione circa il numero crescente di falsi richiedenti asilo; invita gli Stati membri, a tale proposito, a non abusare del meccanismo di sospensione dei visti adottato nel settembre 2013 ma ad affrontare piuttosto tale problema adattando i relativi quadri normativi, nonché a designare la Serbia quale "paese d'origine sicuro", essendo ciò una misura fondamentale nel quadro degli sforzi volti a contenere il numero di falsi richiedenti asilo; chiede, al contempo, che si adottino misure a livello nazionale, in particolare di carattere socioeconomico per i gruppi più vulnerabili, così come misure attive e severe contro le reti di criminalità organizzata coinvolte nella tratta;

39.  incoraggia le autorità serbe a rafforzare l'esazione delle imposte e ad adottare una politica fiscale responsabile; sottolinea la necessità che riforme economiche strutturali di ampio respiro sostengano il consolidamento fiscale e, pertanto, incoraggia il governo a intraprendere le riforme economiche strutturali attese da tempo, come ad esempio relativamente alla legge sulla pianificazione e l'edilizia, in modo da migliorare le condizioni per gli investimenti e gli affari, sostenere ulteriormente la proliferazione di piccole e medie imprese, combattere l'elevato livello di disoccupazione e di povertà, in particolare nelle regioni la cui popolazione è costituita prevalentemente da minoranze nazionali, e realizzare una riforma previdenziale al fine di introdurre un sistema pensionistico sostenibile; insiste sull'urgente necessità di abolire gli ostacoli amministrativi che si frappongono all'attività imprenditoriale e segnala l'importanza di ristrutturare in tempi rapidi le società pubbliche al fine di ridurre le perdite e la presenza dello Stato nell'economia; invita pertanto le autorità serbe a promuovere un'economia di mercato pienamente funzionante, a creare una solida base imponibile e a elaborare una strategia di lotta alla povertà quali elementi chiave per rendere fattibile l'adesione della Serbia all'UE; esorta le autorità serbe a consultare la società civile e il mondo imprenditoriale e a coinvolgerli in gruppi di lavoro sull'elaborazione di nuove normative; esorta le autorità serbe a ripristinare la fiducia delle imprese attraverso riforme normative e giuridiche; osserva inoltre che l'introduzione e l'attuazione efficaci di riforme economiche strutturali contribuiranno ad attenuare l'elevato livello di migrazione;

40.  si compiace del lavoro svolto sinora dall'agenzia per la restituzione; raccomanda la restituzione in natura ogniqualvolta sia ritenuta possibile; accoglie con favore la decisione del ministero dell'Economia di redigere un elenco completo di proprietà pubbliche e statali e di porre così fine all'acquisizione illecita da parte degli interessi privati; sottolinea che un elenco dettagliato delle proprietà pubbliche e statali continua a essere essenziale per il successo nella lotta alla corruzione sistemica, dal momento che esistono grandi divergenze tra le proprietà pubbliche e statali effettive e quelle ufficialmente registrate;

41.  invita le autorità a fare il possibile per ridurre al minimo gli effetti negativi delle politiche economiche quali la povertà, la disoccupazione, l'esclusione sociale, ma anche ad affrontare e contrastare alla radice le loro cause e a promuovere lo sviluppo;

42.  deplora la mancanza di progressi e i continui ritardi nell'attuazione pratica del quadro per le energie rinnovabili; osserva che, per quanto concerne l'utilizzo delle fonti di energia rinnovabile, la Serbia è in posizione più arretrata rispetto ad altri paesi candidati, e teme che gli obiettivi della Serbia sulle energie rinnovabili per il 2020 non saranno raggiunti; sottolinea la necessità di trasparenza nei processi di consultazione governativa e deplora il fatto che le autorità serbe non abbiano preso in considerazione i pareri delle istituzioni finanziarie internazionali nell'adozione dell'accordo per l'acquisto di energia elettrica (AAEE);

43.  deplora il numero estremamente ridotto di progressi raggiunti nei settori dell'ambiente e del cambiamento climatico, e chiede alle autorità serbe di adottare quanto prima una strategia climatica di ampio respiro in linea con gli obiettivi dell'UE;

44.  sottolinea che nei prossimi anni la Serbia così come gli altri paesi della regione dovranno dare attuazione alle norme ambientali dell'UE e adottare gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, dal momento che hanno già adottato gli obiettivi sulle energie rinnovabili per il 2020; rileva che nella strategia energetica della Comunità dell'energia, adottata nel 2012, la Serbia menziona piani per l'aumento della produzione di energia elettrica a partire dal carbone all'interno di grandi impianti di combustione, e osserva che ciò è in contraddizione con la riduzione pianificata delle emissioni di gas a effetto serra; invita, a tale proposito, le autorità serbe ad adottare una politica energetica conforme agli obiettivi dell'Unione e, in particolare, a trarre vantaggio dalla recente decisione della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS) di finanziare un progetto da 75 milioni di EUR con l'obiettivo di fornire linee di credito alle banche locali dei paesi dei Balcani occidentali per prestiti successivi a mutuatari privati e municipali ai fini degli investimenti nell'efficienza energetica e nelle energie rinnovabili;

45.  esorta le autorità serbe a migliorare le politiche di tutela dei consumatori per quanto concerne, in particolare, i principi di sicurezza generale degli alimenti e l'istituzione di un laboratorio nazionale di riferimento; deplora il fatto che la legge sugli organismi geneticamente modificati non sia ancora stata allineata alla legislazione dell'UE;

46.  sostiene la campagna delle autorità municipali di Belgrado relativa a "Belgrado capitale europea della cultura 2020" e incoraggia progetti affini per avvicinare culturalmente Belgrado e la Serbia all'UE, in particolare per quanto attiene alla coesistenza interetnica, alla comprensione multiculturale e al dialogo interreligioso;

47.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione, nonché al governo e al parlamento della Serbia.

(1) GU L 80 del 19.3.2008, pag. 46.
(2) A/RES/64/298.
(3) GU L 334 del 19.12.2007, pag. 46.
(4) GU L 336 del 18.12.2009, pag. 1.
(5) Testi approvati, P7_TA(2013)0434.
(6) La Serbia riconosce le seguenti minoranze nazionali ed etniche: albanesi, bosniaci, bulgari, bunjevci, croati, cechi, tedeschi, gorani, ungheresi, macedoni, rom, rumeni, rusini, slovacchi, ucraini, valacchi e altri.

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