Risoluzione del Parlamento europeo del 6 febbraio 2014 sulla situazione in Thailandia (2014/2551(RSP))
Il Parlamento europeo,
– viste le sue precedenti risoluzioni sulla Thailandia, del 5 febbraio 2009(1), del 20 maggio 2010(2) e del 17 febbraio 2011(3),
– vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948,
– visti l'Esame periodico universale della Thailandia dinanzi al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite e le relative raccomandazioni, del 5 ottobre 2011,
– viste le dichiarazioni rilasciate dal portavoce dell'alto rappresentante dell'UE Catherine Ashton il 26 novembre 2013 sulla situazione politica in Thailandia, il 13 dicembre 2013 e il 23 gennaio 2014 sui recenti avvenimenti in Thailandia, e il 30 gennaio 2014 sulle prossime elezioni,
– vista la dichiarazione resa nota dalla delegazione dell'Unione europea di concerto con i capi missione dell'UE in Thailandia il 2 dicembre 2013,
– viste le conferenze stampa del portavoce dell'alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti dell'uomo, del 26 dicembre 2013 e del 14 gennaio 2014,
– visto il Patto internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR) del 1966,
– visti i principi fondamentali delle Nazioni Unite sull'uso della forza e delle armi da fuoco da parte dei funzionari incaricati di applicare la legge, del 1990,
– visti l'articolo 122, paragrafo 5, e l'articolo 110, paragrafo 4, del suo regolamento,
A. considerando che le manifestazioni hanno avuto inizio nel novembre 2013, dopo che la Camera bassa del parlamento thailandese aveva adottato una legge di amnistia proposta dal Partito Pheu Thai (PTP) al potere per vari reati commessi dopo il 2004 da leader politici e funzionari governativi, tra cui il fratello del Primo ministro Yingluck Shinawatra, l'ex Primo ministro Thaksin Shinawatra; che l'ex Primo ministro vive dal 2008 in esilio volontario per evitare una pena detentiva di due anni a seguito di una sentenza di condanna per corruzione;
B. considerando che l'11 novembre 2013 hanno avuto inizio a Bangkok, in segno di protesta contro la legge di amnistia, dimostrazioni pacifiche guidate dall'ex vice Primo ministro Suthep Thaugsuban, leader del Comitato popolare per la riforma democratica (PDRC), un gruppo antigovernativo; che le proteste di piazza sono proseguite nonostante la reiezione della legge di amnistia da parte del senato thailandese;
C. considerando che il 20 novembre 2013 la Corte costituzionale ha respinto una proposta di modifica della Costituzione, che farebbe del senato un organo pienamente eletto, e ha altresì respinto una richiesta di scioglimento del Partito Pheu Thai proveniente dall'opposizione, cosa che ha inasprito le proteste antigovernative;
D. considerando che il vice Primo ministro Suthep Thaugsuban ha accusato il governo di essere illegittimo e ha proposto che il parlamento fosse sostituito da un "Consiglio del popolo" non eletto, incaricato di intraprendere riforme politiche e istituzionali;
E. considerando che, durante i disordini protrattisi per mesi, numerose persone sono state uccise e centinaia ferite, e fra loro Kwanchai Praipana, un leader di una fazione filogovernativa, che è stato ferito da un colpo di arma da fuoco il 22 gennaio 2014, e Suthin Tharathin, un leader del movimento antigovernativo, ucciso da un proiettile il 26 gennaio 2014;
F. considerando che il 21 gennaio 2014 il Primo ministro Yingluck Shinawatra ha proclamato uno stato di emergenza di 60 giorni nella capitale Bangkok e nelle province circostanti, vietando le riunioni pubbliche di più di cinque persone, consentendo il fermo fino a trenta giorni delle persone sospettate di violenza, autorizzando la censura delle notizie che incitano alla violenza e concedendo l'immunità da procedimenti penali alle agenzie e ai funzionari governativi coinvolti nell'applicazione del decreto;
G. considerando che la Corte costituzionale ha stabilito il 24 gennaio 2014 che le elezioni potevano essere rinviate a causa dell'instabilità presente nel Paese, ma che il governo ha deciso di procedere con votazioni anticipate il 26 gennaio 2014;
H. considerando che il 2 febbraio 2014 si sono svolte in Thailandia le elezioni politiche e che la votazione ha avuto inizio il 26 gennaio 2014 nonostante l'invito della Commissione elettorale a rinviarla a causa dei disordini in atto;
I. considerando che il principale partito di opposizione, il Partito democratico, aveva annunciato il proprio ritiro dalle elezioni in programma per il 2 febbraio 2014;
J. considerando che il 26 gennaio 2014 la votazione è stata cancellata in 83 delle 375 circoscrizioni in tutto il Paese, dal momento che i manifestanti antigovernativi hanno impedito l'accesso ai seggi elettorali, bloccato gli agenti elettorali e impedito ai votanti di esercitare il loro diritto di voto;
K. considerando che, nonostante la scarsa affluenza alle urne, il Primo ministro ha confermato, dopo un incontro con la Commissione elettorale il 28 gennaio 2014, che la data 2 febbraio 2014 sarebbe stata mantenuta;
L. considerando che in nove province non si sono tenute votazioni e che, stando alle notizie a disposizione, i manifestanti avrebbero perturbato le operazioni di registrazione degli elettori bloccando altresì il voto a Bangkok e nel sud del paese, con un totale stimato di 69 distretti, sui 375 del paese, e 8,75 milioni di votanti interessati dagli episodi descritti;
M. considerando che, in base al diritto tailandese, non può essere formata la nuova legislatura se non sono distribuiti almeno 475 seggi su 500 (ovvero il 95%); che, quindi, nelle aree interessate si dovranno tenere elezioni suppletive;
N. considerando che il parlamento non potrà nominare un nuovo governo e che, nell'impossibilità di procedere alla formazione di quest'ultimo, si rischia di creare un vuoto politico che potrebbe prolungare la crisi;
1. è profondamente preoccupato per la degenerazione delle divergenze di ordine politico e socio-economico in violenti scontri tra governo e opposizione nonché tra dimostranti e forze dell'ordine della Thailandia; esprime inoltre la sua solidarietà ai cittadini thailandesi che hanno sofferto a causa dei disordini e a tutte le famiglie che hanno visto i propri cari uccisi o feriti nei mesi scorsi;
2. invita le autorità thailandesi non solo a indagare a fondo sui recenti casi di violenza che hanno portato a un gran numero di uccisioni e ferimenti, ma anche a perseguire penalmente i responsabili;
3. chiede a tutte le parti di rispettare lo Stato di diritto e di attenersi ai principi democratici; sottolinea che le elezioni devono essere libere ed eque; condanna inoltre le azioni distruttive perpetrate dai manifestanti contrari al governo che hanno impedito agli elettori di votare il 26 gennaio e il 2 febbraio 2014;
4. esorta le autorità thailandesi a tutelare la libertà di espressione, nonché di riunione e di associazione pacifiche, e si rivolge alle autorità affinché revochino immediatamente lo stato di emergenza, dal momento che le leggi in vigore permettono di far fronte a situazioni come quella attuale;
5. chiede sia ai sostenitori che ai manifestanti contrari al governo di astenersi da qualunque atto di violenza politica e di andare avanti rispettando il quadro democratico e costituzionale della Thailandia;
6. invita i leader del Partito democratico a consentire al parlamento, eletto dal popolo thailandese, di assolvere il suo mandato;
7. sottolinea il carattere antidemocratico della proposta, avanzata dal Comitato popolare per la riforma democratica, riguardante l'istituzione di un "Consiglio del popolo", non eletto, che sostituisca il governo e diriga il paese per un periodo che può arrivare a due anni;
8. esorta il governo, la commissione elettorale e l'opposizione ad avviare immediatamente un dialogo costruttivo nonché un processo di riforme istituzionali e politiche che sia inclusivo e limitato nel tempo, magari approvato mediante referendum nazionale e seguito da elezioni inclusive, sicure, libere ed eque;
9. accoglie positivamente il fatto che la Commissione nazionale per i diritti umani abbia convocato una riunione di consultazione tra intellettuali, rappresentanti dei movimenti sociali, leader religiosi e i quattro ex primi ministri Anand Panyarachun, Banharn Silapa-acha, Chavalit Yongchaiyudh e Chuan Leekpai, affinché esaminino e propongano possibili soluzioni per la crisi;
10. esorta le forze militari a mantenersi neutrali e a svolgere un ruolo positivo in un'ottica di risoluzione pacifica della crisi in corso;
11. è preoccupato per l'occupazione di edifici ospitanti uffici pubblici ed emittenti televisive, per le intimidazioni di cui sono oggetto i media e per le accuse di diffamazione formulate nei confronti di due giornalisti di Phuket;
12. ricorda che, secondo i principi di base sull'uso della forza e delle armi da fuoco da parte dei funzionari incaricati di applicare la legge, le autorità devono, per quanto possibile, impiegare strumenti non violenti prima di ricorrere alla forza e alle armi da fuoco e, anche laddove il legittimo ricorso alla forza e alle armi da fuoco sia inevitabile, devono dare prova di moderazione e porre in essere atti commisurati alla gravità del reato;
13. esprime il proprio sostegno per la democrazia in Thailandia; prede atto, nel contempo, delle ottime relazioni UE-Thailandia e del ruolo del paese asiatico in quanto fonte di prosperità e stabilità nella regione; sottolinea il fatto che i negoziati per un accordo di partenariato e cooperazione tra l'UE e la Thailandia si sono conclusi e impegnano le due parti a riaffermare il proprio deciso attaccamento ai principi democratici e ai diritti umani;
14. esorta la comunità internazionale a impegnarsi al massimo per porre fine alle violenze; esorta il vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza a seguire la situazione politica da vicino nonché a coordinare le azioni con l'Associazione delle nazioni del sud-est asiatico (ASEAN) e le Nazioni Unite, al fine di promuovere il dialogo e rafforzare la democrazia nel paese;
15. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al governo e al parlamento della Thailandia, nonché al Segretario generale dell'ASEAN e al Segretario generale delle Nazioni Unite.