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Procedura : 2013/2008(INI)
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A7-0081/2014

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Mercoledì 26 febbraio 2014 - Strasburgo
Politica di coesione
P7_TA(2014)0132A7-0081/2014

Risoluzione del Parlamento europeo del 26 febbraio 2014 sulla settima e l'ottava relazione intermedia della Commissione sulla politica di coesione dell'UE e la relazione strategica 2013 sull'attuazione dei programmi 2007-2013 (2013/2008(INI))

Il Parlamento europeo,

–  vista la "Settima relazione intermedia sulla coesione economica, sociale e territoriale" della Commissione, del 24 novembre 2011 (COM(2011)0776), e il relativo documento di lavoro dei servizi della Commissione (SEC(2011)1372),

–  vista l'"Ottava relazione intermedia sulla coesione economica, sociale e territoriale – La dimensione regionale e urbana della crisi" della Commissione, del 26 giugno 2013 (COM(2013)0463), e il relativo documento di lavoro dei servizi della Commissione (SWD(2013)0232),

–  visto il documento "Politica di coesione: rapporto strategico 2013 sull'attuazione dei programmi 2007-2013" della Commissione, del 18 aprile 2013 (COM(2013)0210), e il relativo documento di lavoro dei servizi della Commissione (SWD(2013)0129),

–  vista la proposta di regolamento del Parlamento e del Consiglio, del 6 ottobre 2011, recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca compresi nel quadro strategico comune e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione, e che abroga il regolamento (CE) n. 1083/2006 (COM(2011)0615),

–  vista la sua risoluzione dell'11 marzo 2009 sulla politica di coesione: investire nell'economia reale(1),

–  vista la sua risoluzione del 7 ottobre 2010 sulla politica di coesione e la politica regionale dell'UE dopo il 2013(2),

–  vista la sua risoluzione del 20 maggio 2010 sul contributo della politica di coesione al raggiungimento degli obiettivi di Lisbona e di UE 2020(3),

–  vista la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio, del 6 ottobre 2011, relativa a disposizioni specifiche concernenti il Fondo europeo di sviluppo regionale e l'obiettivo "Investimenti a favore della crescita e dell'occupazione" e che abroga il regolamento (CE) n. 1080/2006 (COM(2011)0614),

–  vista la quarta relazione di monitoraggio del CdR sulla strategia Europa 2020, Comitato delle regioni, ottobre 2013,

–  visto il documento congiunto delle direzioni generali della Politica regionale e urbana e dell'Occupazione, affari sociali e inclusione della Commissione, dal titolo "Contributo della politica di coesione dell'UE all'occupazione e alla crescita in Europa", luglio 2013,

–  visto lo studio pubblicato dal Parlamento dal titolo "La politica di coesione dopo il 2013: una valutazione critica delle proposte legislative", giugno 2012,

–  visto l'articolo 48 del suo regolamento,

–  visti la relazione della commissione per lo sviluppo regionale e i pareri della commissione per l'occupazione e gli affari sociali e della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere (A7-0081/2014),

A.  considerando che l'evidenza empirica mostra che la crisi economica, finanziaria e sociale ha causato l'arresto o addirittura l'inversione del processo di convergenza, aggravando così le disparità tra le regioni e ponendo fine a un lungo periodo in cui le disparità regionali in termini di PIL pro capite e la disoccupazione nell'UE continuavano a diminuire, e colpendo allo stesso tempo duramente soprattutto le regioni più deboli dell'Unione;

B.  considerando che le risorse pubbliche sia a livello degli Stati membri sia dell'UE sono diventate più scarse e soggette a crescenti pressioni, mentre la crisi e la conseguente recessione, così come la crisi del debito sovrano in diversi Stati membri, hanno spinto gli Stati membri ad attuare finalmente le necessarie importanti riforme strutturali per contribuire al ripristino della crescita economica e della creazione di posti di lavoro, tagliando talora il cofinanziamento dei Fondi strutturali e del Fondo di coesione;

C.  considerando che le politiche di risanamento dei conti pubblici hanno aumentato il ruolo e l'importanza della politica di coesione come fonte di investimenti pubblici, in particolare a livello subnazionale, in quanto tali finanziamenti politici rappresentano più della metà di tutti gli investimenti pubblici in un numero significativo di Stati membri e regioni;

D.  considerando che la crisi colpisce negativamente tutte le regioni e città europee, aumentando così l'importanza del finanziamento della politica di coesione anche nelle regioni in transizione e più sviluppate;

E.  considerando che il contributo agli obiettivi della strategia Europa 2020 presenta una forte dimensione regionale che dovrebbe essere tenuta presente nella preparazione e nell'attuazione della prossima generazione di programmi nell'ambito della politica di coesione e di altre politiche d'investimento dell'UE;

F.  considerando che la politica di coesione si è finora concentrata piuttosto sull'assorbimento che sulla definizione e sul monitoraggio degli obiettivi e sulla valutazione del raggiungimento degli stessi, mentre i sistemi di monitoraggio e valutazione non riescono a raggiungere completamente il proprio scopo di migliorare la definizione di obiettivi differenziati secondo le caratteristiche, le specificità e le esigenze locali, regionali e interregionali;

G.  considerando che la politica di coesione continua a essere la principale fonte di finanziamento pubblico dell'Unione nel contesto del quadro finanziario pluriennale 2014-2020 e che nel nuovo quadro della politica di coesione l'enfasi è posta interamente sulla necessità di concentrare gli investimenti a livello locale e regionale in settori importanti quali la creazione di posti di lavoro, le PMI, l'occupazione (in particolare l'occupazione giovanile), la mobilità del lavoro, la formazione e l'istruzione, la ricerca e l'innovazione, le TIC, il trasporto sostenibile e la rimozione delle strozzature, l'energia sostenibile, l'ambiente, la promozione della capacità istituzionale degli enti pubblici e di un'amministrazione pubblica efficiente, lo sviluppo urbano e le città;

H.  considerando che la necessità di ottenere di più con minori risorse ha stimolato l'inclusione della specializzazione intelligente nel nuovo quadro della politica di coesione (il regolamento sulle disposizioni comuni(4)), in modo da consentire alle regioni di adottare un approccio strategico e meno frammentato nei confronti dello sviluppo economico attraverso un sostegno mirato alla ricerca e all'innovazione;

I.  considerando che il partenariato e la governance multilivello costituiscono principi generali orizzontali in vista della realizzazione della strategia dell'Unione per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, nell'ambito del prossimo quadro legislativo della politica di coesione;

J.  considerando che le valutazioni effettuate nel periodo di programmazione 2007-2013 non hanno tenuto conto dell'intero ciclo di valutazione, che include efficienza, efficacia e impatto;

K.  considerando che il tasso di assorbimento dei fondi è pari a circa il 50% all'interno degli Stati membri e a circa il 30% nell'ultimo anno del periodo;

L.  considerando che le PMI stanno incontrando difficoltà nell'accedere a finanziamenti erogati dal settore bancario;

Sfide generali inerenti all'attuazione per l'attuale periodo di programmazione

1.  plaude alla settima e all'ottava relazione intermedia, nonché alla relazione strategica per il 2013, e invita la Commissione, che sta avviando la valutazione ex-post 2007-2013, e gli Stati membri a garantire che il controllo e la valutazione si basino su dati affidabili, a tener conto dell'efficienza, dell'efficacia e dell'impatto delle operazioni e a garantire che la valutazione ex post sia completata entro la fine del 2015 come previsto dal precedente regolamento generale, al fine di trarre chiari insegnamenti per l'attuazione del prossimo periodo di programmazione;

2.  considera che le politiche di risanamento dei bilanci non bastano da sole a favorire la crescita e a promuovere gli investimenti che generano posti di lavoro sostenibili e di buona qualità, che richiedono anche misure intese a sostenere l'economia e a incentivare i progressi – ancora fragili e timidi – compiuti verso la ripresa;

3.  chiede alla Commissione e agli Stati membri di aumentare gli investimenti nel settore dell'imprenditoria, dell'avviamento di nuove imprese e del lavoro autonomo come strumenti per la creazione di più posti di lavoro, in particolare dal momento che le PMI e le microimprese generano oltre due terzi dei posti di lavoro del settore privato dell'UE; ritiene che occorra prestare speciale attenzione ai livelli regionale e locale; ritiene inoltre che gli investimenti nell'imprenditoria sociale forniscano un'ulteriore buona opportunità per soddisfare i bisogni sociali cui i beni e servizi pubblici non danno una risposta apprezzabile;

4.  esprime preoccupazione per la mancanza di sufficienti risorse finanziarie pubbliche, in particolare a livello subnazionale per un'adeguata attuazione della strategia Europa 2020, a causa dell'impatto della crisi economica, e per il fatto che un numero importante di Stati membri e regioni meno sviluppati dipendono in larga misura dai finanziamenti della politica di coesione; ritiene che, prima di prendere qualsiasi decisione legata alle potenziali sanzioni macro-economiche, sia opportuno considerare con estrema attenzione la forte dipendenza dello sviluppo di alcuni Stati membri dai fondi di coesione;

5.  è dell'avviso che, anche se le risorse destinate alla politica di coesione nell'attuale quadro finanziario pluriennale sono relativamente ridotte rispetto alle esigenze reali, la garanzia di una maggiore efficienza e di sinergie tra il bilancio dell'UE e i bilanci nazionali possa nondimeno costituire uno strumento importante per le politiche favorevoli alla crescita;

6.  ritiene che per contribuire alla realizzazione della Strategia UE 2020 per una crescita intelligente, sostenibile e solidale, conformemente agli obiettivi per la coesione economica, sociale e territoriale e nonostante la necessità di concentrarsi su settori aventi potenzialità di lungo periodo per la creazione di posti di lavoro e l'innovazione, sia importante tener conto delle esigenze significative di molte regioni meno sviluppate per quanto riguarda gli investimenti in progetti infrastrutturali in settori di base quali i trasporti, le telecomunicazioni e l'energia sostenibile;

7.  ritiene che – nonostante il fatto che gli enti locali e regionali sono coinvolti nella preparazione degli accordi di partenariato – ulteriori misure debbano essere prese per rafforzare la dimensione territoriale del sistema di governance della politica di coesione, della strategia Europa 2020 e del semestre europeo, garantendo un dialogo e una complementarità reali fra i diversi livelli di governance, da un lato, e la coerenza delle priorità stabilite a quei livelli con le esigenze e le specificità individuate a livello nazionale, regionale e locale, dall'altro; sottolinea in proposito l'importanza di garantire che i comuni e le regioni siano opportunamente associati alla messa a punto delle strategie nazionali e alla definizione dei loro problemi e sfide specifici, pur evitando qualsiasi aumento dell'onere amministrativo;

8.  considera che la politica di coesione è nelle migliori condizioni per dare alla strategia Europa 2020 la dimensione territoriale necessaria per affrontare i cospicui differenziali di crescita all'interno dell'Unione e degli Stati membri, per garantire che le potenzialità di crescita siano utilizzate anche nelle regioni più remote e meno popolate dell'Unione e per intervenire sul fatto che le differenze in termini di capacità istituzionali fanno sì che le diverse regioni non possono utilizzare allo stesso modo gli obiettivi indicati come riferimenti;

Concentrarsi sull'occupazione e l'inclusione sociale

9.  esprime particolare preoccupazione per il fatto che, in ragione della crisi, la percentuale della popolazione a rischio di povertà o di esclusione sociale, che soffre di deprivazione materiale, degrado ambientale e condizioni abitative disagiate, ovvero è caratterizzata da una bassissima intensità di lavoro ed è a rischio di esclusione e povertà energetica, sia aumentata in modo considerevole, prevalentemente nelle regioni di convergenza e nelle città, in modo particolare nelle regioni attorno alle capitali, classificate dagli indicatori come sviluppate, così come per il fatto che tale situazione colpisca specialmente le donne, le famiglie monoparentali, le grandi famiglie con quattro o più figli, le persone che prestano assistenza (specialmente coloro che si prendono cura di membri della famiglia disabili), i membri di comunità emarginate o gli anziani vicini al pensionamento, categorie per le quali l'accesso alle pari opportunità è difficile;

10.  ritiene urgente affrontare questi problemi – che compromettono gravemente la coesione fra le regioni e possono mettere a repentaglio la competitività dell'Unione nel medio e lungo termine – puntando su politiche che garantiscano l'accesso a un'occupazione sostenibile e di buona qualità come pure l'inclusione sociale, in particolare per i giovani, promuovendo il ruolo essenziale delle PMI a tale riguardo, riducendo la frammentazione e agevolando la transizione tra un lavoro e un altro, ponendo l'accento sui programmi di riqualificazione professionale dei disoccupati di lungo periodo, avvalendosi dell'esperienza acquisita dalle persone a fine carriera e promuovendo pari indipendenza economica per donne e uomini; ritiene inoltre fondamentale promuovere l'accessibilità fisica e l'accesso ai mezzi di informazione e di comunicazione, la cui realizzazione deve essere valutata mediante indicatori affidabili, obiettivi e comparabili tenendo conto delle sfide demografiche;

11.  insiste sul ruolo del Fondo sociale europeo (FSE) nel ridurre le disparità in termini di capitale umano fra le regioni e nell'aiutare a innalzare i tassi di occupazione, in parallelo e unitamente al Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), in quanto contribuisce alla realizzazione di alcune delle attuali priorità dell'Unione, vale a dire la promozione dell'occupazione giovanile e del mercato del lavoro, la promozione di un'economia e una crescita sostenibili, la riduzione del numero di abbandoni scolastici precoci e la lotta alla povertà, alla discriminazione e all'esclusione sociale; ribadisce, pertanto, che occorre rafforzare il principio della sana gestione finanziaria, in particolare per quanto concerne l'efficienza e l'efficacia delle operazioni del FSE e invita la Commissione ad analizzare a fondo gli effetti complessivi e l'impatto reale del FSE sui tassi di disoccupazione e sulla creazione di posti di lavoro;

12.  riconosce che gran parte della spesa del FSE è destinata alla promozione di posti di lavoro più numerosi e di migliore qualità, al sostegno dell'integrazione e della partecipazione di gruppi svantaggiati, comprese le persone con disabilità, nonché allo sviluppo di una società inclusiva e accessibile a tutti; sottolinea tuttavia che, in periodi di crisi, occorre porre maggiore enfasi sul fatto che il Fondo sociale europeo (FSE) sia efficientemente orientato a combattere le disuguaglianze locali e regionali e l'esclusione sociale, a consentire l'accesso all'occupazione per i gruppi più vulnerabili e i giovani, in particolare, nonché ad agevolare il reinserimento delle donne nel mercato del lavoro, riducendo la segregazione di genere;

13.  rileva che l'elevata percentuale di giovani che hanno abbandonato precocemente la scuola è in talune regioni nettamente superiore all'obiettivo stabilito del 10% e che tali giovani devono ricevere un'offerta di istruzione, formazione o lavoro che risponda alle loro esigenze; fa riferimento, in tale contesto, all'importanza che ricopre, per coloro che abbandonano precocemente la scuola, il Sistema di garanzia per i giovani; sottolinea che, al fine di ridurre il numero di giovani che abbandonano la scuola, è importante che il sistema d'istruzione sia inclusivo e offra pari opportunità a tutti i giovani; rileva che è pertanto opportuno trovare una soluzione al problema dell'integrazione dei giovani poco qualificati nel mercato del lavoro, offrendo una formazione professionale e sul posto di lavoro accessibile, di qualità e priva di ostacoli onde aiutarli ad acquisire competenze spendibili, tenendo conto del fatto che la mancanza di qualifiche può aumentare il rischio di disoccupazione che, a sua volta, si traduce in un maggiore rischio di povertà e implica molteplici sfide sociali collegate all'esclusione, all'alienazione e al fallimento degli sforzi volti a costruire una vita indipendente; sottolinea che, a tal fine, il contributo del FSE è essenziale per aiutare un maggior numero di giovani a continuare la scuola e ad acquisire le qualifiche adeguate necessarie per un lavoro e una carriera e per assicurare un più ampio accesso all'istruzione di alta qualità con progetti speciali per bambini provenienti da gruppi svantaggiati e minoranze, compresi i disabili; invita gli Stati membri a promuovere un'adeguata formazione professionale e sul lavoro per chi ne intende beneficiare;

14.  sottolinea che la condizione occupazionale dei giovani dipende fortemente dalla situazione economica complessiva e che, di conseguenza, è molto importante sostenere, orientare e monitorare i giovani nel passaggio dall'istruzione alla vita professionale; ritiene che la Commissione possa quindi adeguare le future proposte politiche in questo ambito alle iniziative "Youth on the Move" e "Opportunità per i giovani";

15.  sottolinea che alcune regioni registrano un tasso di occupazione inferiore al 60% e che talune altre si situano per il 20-25% al di sotto degli obiettivi nazionali, cosa che penalizza in modo particolare i giovani, le donne, gli anziani, le persone che prestano assistenza e i disabili; sottolinea che certe misure contro la crisi hanno avuto un effetto negativo sulla coesione e, fondamentalmente, hanno aggravato le disuguaglianze nell'UE; sottolinea che per mantenere l'occupazione dei gruppi ad alto rischio o per creare opportunità occupazionali a loro favore sono necessarie misure mirate alla creazione di posti di lavoro, ad opportunità di formazione e al mantenimento del posto di lavoro; pone l'accento sul fatto che, da generazioni, taluni insediamenti isolati sono colpiti dalla disoccupazione, il che minaccia particolarmente le comunità emarginate;

16.  evidenzia che i tassi di occupazione sono rimasti ben al di sotto dell'obiettivo di Europa 2020, che prevede l'occupazione di almeno il 75% della popolazione tra i 20 e i 64 anni entro il 2020; constata che, sebbene non vi siano specifici obiettivi sul tasso di occupazione a livello regionale, gli Stati membri hanno definito singolarmente obiettivi nazionali che, nella maggior parte dei casi, non sono stati raggiunti, poiché la crisi finanziaria ed economica ha avuto un forte impatto asimmetrico sui mercati del lavoro regionali, in particolare nell'Europa meridionale, con un forte incremento della disoccupazione giovanile;

17.  ritiene che tutte le regioni si trovino di fronte alla sfida consistente nel creare una crescita sostenibile e nel migliorare l'efficienza in termini di risorse; sottolinea, a tale proposito, la necessità di politiche che contemplino una definizione delle priorità di spesa nei settori dell'istruzione, della formazione permanente, della ricerca, dell'innovazione e dello sviluppo, dell'efficienza energetica e dell'imprenditoria locale, nonché la creazione di nuovi strumenti finanziari per tutti i tipi di imprese, e in particolare per le PMI;

18.  ricorda il potenziale di cui dispongono le PMI per la creazione di posti di lavoro ed esorta gli Stati membri a sviluppare politiche che migliorino l'accesso ai finanziamenti e le condizioni di finanziamento per le PMI; invita la Commissione a collaborare con gli Stati membri al fine di aumentare la trasparenza e la prevedibilità del sistema dei bandi di gara e ridurre il lasso di tempo che intercorre tra la pubblicazione di un bando di gara e l'aggiudicazione dell'appalto, in particolare per le PMI, le quali competono in un ambiente in rapida evoluzione;

19.  invita a prestare una particolare attenzione al settore delle industrie culturali e creative, le quali contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi della strategia Europa 2020 e, in particolare, alla creazione di posti di lavoro; sottolinea il contributo fondamentale di tale settore allo sviluppo delle regioni e delle città; invita ad adottare misure continuative per promuovere una formazione permanente rivolta alle donne e mirata a tali settori, con l'obiettivo di garantire un'efficace valorizzazione delle loro qualifiche e la creazione di nuove prospettive occupazionali;

Dati di valutazione

20.  rammenta, tuttavia, che pur essendovi solide prove riguardo a un'accelerazione dell'attuazione della politica di coesione e ai contributi importanti dei programmi conseguenti in molti settori in cui gli investimenti sono necessari per la modernizzazione economica e la competitività (come la ricerca e lo sviluppo, il sostegno alle PMI, la reindustrializzazione, l'inclusione sociale, l'istruzione e la formazione), alcuni Stati membri rischiano di non attuare i loro programmi prima del termine dell'attuale periodo di programmazione; sollecita la Commissione, a tale riguardo, ad analizzare a fondo le cause alla base dei bassi tassi di assorbimento ed esorta gli Stati membri a fornire un cofinanziamento, al fine di accelerare l'esecuzione dei fondi;

21.  incoraggia gli Stati membri a valutare le sinergie tra i finanziamenti della politica di coesione e le altre fonti di finanziamento dell'UE (come per TEN-T, TEN-E, CEF, Orizzonte 2020, COSME e altri programmi), così come con i finanziamenti erogati dalla Banca europea per gli investimenti e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo; esorta gli Stati membri a accelerare l'esecuzione dei fondi disponibili e a semplificarne e migliorarne l'accesso, al fine di incoraggiare le PMI, le organizzazioni della società civile, i comuni locali e gli altri beneficiari interessati a farne uso;

Sfide in materia di monitoraggio e valutazione

22.  ritiene che la valutazione debba svolgere un ruolo fondamentale nel dibattito e nell'apprendimento delle politiche ma esprime preoccupazione per il fatto che, sebbene la fornitura di dati di monitoraggio e di informazioni sull'attuazione stia migliorando la qualità degli obiettivi fissati, le differenze nella qualità della predisposizione di relazioni intermedie rendono in molti casi difficile l'elaborazione di un quadro completo e accurato dei progressi realizzati nel perseguimento degli obiettivi a livello regionale e locale; sottolinea che la valutazione dovrebbe anche determinare e proporre misure per ridurre gli oneri superflui a carico dei beneficiari, ivi comprese le PMI, delle autorità locali e regionali e delle ONG; ritiene che non vadano imposti eventuali oneri aggiuntivi connessi al monitoraggio;

23.  crede che le relazioni intermedie non consentano del tutto di ottenere un quadro chiaro circa i progressi compiuti verso l'attuazione della politica di coesione e verso gli obiettivi stabiliti, a causa della mancanza di dati a livelli pertinenti o del nesso poco chiaro tra i dati statistici forniti e la misura in cui sono stati realizzati gli obiettivi della politica di coesione che presuppongono il monitoraggio;

24.  chiede alla Commissione e agli Stati membri, al fine di rafforzare la trasparenza della rendicontazione e la qualità della programmazione e dell'attuazione, di fare pieno uso degli strumenti di monitoraggio e valutazione disponibili nel contesto dell'attuale quadro legislativo (maggiore orientamento ai risultati, utilizzo di indicatori comuni di output, scelta di indicatori di risultato specifici per programma e quadro preciso relativo ai risultati);

25.  ritiene che, sebbene le valutazioni dei programmi della politica di coesione per il periodo 2007-2013, cofinanziati dal FESR e dal Fondo di coesione, indichino un buon livello di consapevolezza generale negli Stati membri in merito al requisito dell'uguaglianza di genere in sede di istituzione di tali programmi (70 %(5)), da tali valutazioni emerge anche un'integrazione tutt'altro che efficace dell'uguaglianza di genere all'interno dei programmi in questione mediante una chiara individuazione dei problemi o degli obiettivi quantificati (meno dell'8%); invita la Commissione a migliorare ulteriormente i sistemi di rendicontazione degli Stati membri mediante l'introduzione e l'utilizzo di indicatori per poter valutare il sostegno prestato nell'ambito della politica di coesione ai fini di un effettivo progresso in materia di uguaglianza di genere, nonché l'entità del progresso ottenuto;

26.  esorta la Commissione a verificare se le autorità di gestione applicano la direttiva sui ritardi di pagamento in relazione ai beneficiari dei progetti e ad adottare misure adeguate per ridurre i ritardi dei pagamenti;

27.  invita il servizio di audit interno della Commissione e la Corte dei conti europea a incrementare i controlli di rendimento sui fondi strutturali e di coesione e, in particolare, sul FSE;

o
o   o

28.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché agli Stati membri.

(1) GU C 87 E dell'1.4.2010, pag. 113.
(2) GU C 371 E del 20.12.2011, pag. 39.
(3) GU C 161 E del 31.5.2011, pag. 120.
(4) Regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, e che abroga il regolamento (CE) n. 1083/2006 (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 320).
(5) http://ec.europa.eu/regional_policy/sources/docgener/evaluation/pdf/2009-03-16-inception-report.pdf

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