Risoluzione del Parlamento europeo dell'11 marzo 2015 sul semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche: aspetti occupazionali e sociali nell'analisi annuale della crescita 2015 (2014/2222(INI))
Il Parlamento europeo,
– visto l'articolo 9 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE),
– visti gli articoli 145, 148, 152 e 153, paragrafo 5, del trattato TFUE,
– vista la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, in particolare il titolo IV (Solidarietà),
– visto l'articolo 349 del TFUE, relativo alle misure specifiche per le regioni ultraperiferiche,
– vista la Carta sociale europea (riveduta), in particolare l'articolo 30 sul diritto alla protezione contro la povertà e l'esclusione sociale,
– vista la sua risoluzione del 25 febbraio 2014 sul semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche: occupazione e aspetti sociali(1),
– vista la sua risoluzione del 22 ottobre 2014 sul semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche: attuazione delle priorità per il 2014(2),
– visti la comunicazione della Commissione, del 28 novembre 2014, intitolata "Analisi annuale della crescita 2015" (COM(2014)0902) e il progetto di relazione comune sull'occupazione allegato alla stessa,
– vista la comunicazione della Commissione, del 26 novembre 2014, intitolata "Un piano di investimenti per l'Europa" (COM(2014)0903),
– vista la comunicazione della Commissione del 13 gennaio 2015 dal titolo "Come sfruttare al meglio la flessibilità insita nelle norme esistenti del patto di stabilità e crescita" (COM(2015)0012),
– vista la comunicazione della Commissione, del 2 ottobre 2013, intitolata "Potenziare la dimensione sociale dell'Unione economica e monetaria" (COM(2013)0690),
– vista la comunicazione della Commissione del 3 marzo 2010 intitolata "Europa 2020: una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva" (COM(2010)2020),
– vista la sua risoluzione del 25 novembre 2014 sugli aspetti occupazionali e sociali della strategia Europa 2020(3),
– vista la comunicazione della Commissione, del 18 aprile 2012, intitolata "Verso una ripresa fonte di occupazione" (COM(2012)0173),
– viste la comunicazione della Commissione del 16 dicembre 2010 dal titolo "La Piattaforma europea contro la povertà e l'esclusione sociale: un quadro europeo per la coesione sociale e territoriale" (COM(2010)0758) e la sua relazione del 15 novembre 2011 sul tema(4),
– vista la comunicazione della Commissione intitolata "Iniziativa Opportunità per i giovani" (COM(2011)0933),
– vista la comunicazione della Commissione, del 20 febbraio 2013, intitolata "Investire nel settore sociale a favore della crescita e della coesione, in particolare attuando il Fondo sociale europeo nel periodo 2014-2020" (COM(2013)0083),
– vista la sua risoluzione del 13 marzo 2014 su aspetti occupazionali e sociali del ruolo e delle attività della troika (BCE, Commissione e FMI) relativamente ai paesi dell'area dell'euro oggetto di un programma(5),
– vista la sua risoluzione dell'11 giugno 2013 sull'edilizia popolare nell'Unione europea(6),
– vista la sua risoluzione del 15 aprile 2014 sul possibile contributo dell'UE a un ambiente favorevole in cui le imprese di ogni dimensione, comprese quelle di nuova costituzione, creino posti di lavoro(7),
– vista la sua risoluzione del 17 luglio 2014 sull'occupazione giovanile(8),
– vista la relazione Global Wage Report 2014/2015 (relazione mondiale sui salari) dell'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) del 5 dicembre 2014,
– visto il documento di lavoro dell'OCSE sulle tendenze delle disparità di reddito e relativo impatto sulla crescita economica del 9 dicembre 2014,
– vista la comunicazione della Commissione, del 7 luglio 2014, dal titolo "Iniziativa per favorire l'occupazione verde: Sfruttare le potenzialità dell'economia verde di creare posti di lavoro" COM(2014)0446,
– viste le sue risoluzioni del 14 settembre 2011(9) e del 16 gennaio 2014(10) su una strategia dell'UE per i senzatetto,
– visto l'articolo 52 del suo regolamento,
– vista la relazione della commissione per l'occupazione e gli affari sociali (A8-0043/2015),
A. considerando che l'Europa deve impegnarsi a favore di un modello di economia sociale di mercato che garantisca la crescita sostenibile per assicurare alla generazione futura posti di lavoro anziché debiti;
B. considerando che il contesto economico e sociale nell'UE continua ad essere desolante e che, secondo le previsioni economiche della Commissione dell’autunno 2014, la ripresa economica resta fragile; che, nonostante i tassi di crescita negativi registrati nella zona euro negli ultimi due anni, si prevede che la crescita nella zona euro si attesterà sullo 0,8% nel 2014 e sull'1,1% nel 2015; che solo pochi Stati membri hanno previsioni migliori e che negli ultimi anni la Commissione ha sistematicamente rivisto al ribasso le sue previsioni; che, nonostante la riduzione al 3% del deficit complessivo previsto per il 2014 nell'UE-28, tale dato permane elevato in taluni Stati membri, a riprova della necessità di un ulteriore consolidamento di bilancio che sia compatibile con la crescita e con posti di lavoro migliori e sostenibili, poiché la ripresa non è né robusta, né sostenuta;
C. considerando che il ritmo sostenuto del consolidamento di bilancio imposto durante la crisi economica ha ostacolato gli Stati membri nel conseguimento degli obiettivi di Europa 2020, il che dimostra che le politiche di bilancio dovrebbero essere differenziate e adattate alla situazione di ciascuno Stato membro; che il brusco calo dei prezzi del petrolio può dare un ulteriore impulso all'economia di molti Stati membri, in particolare se si tradurrà rapidamente in una riduzione dei costi energetici per le famiglie e le imprese;
D. considerando che l'UE deve continuare a migliorare le sue politiche sociali ed economiche allo scopo di centrare quanto prima gli obiettivi di Europa 2020, evitando nel contempo i rischi di una stagnazione e di una deflazione a lungo termine e che, a tal fine, è necessario portare avanti gli sforzi tesi a promuovere gli investimenti e le riforme strutturali che accrescono la competitività economica in modo socialmente responsabile; che è necessaria una trasformazione ecologica al fine di garantire una transizione verso un'economia efficiente sotto il profilo delle risorse e uno sviluppo sostenibile; che è preoccupante constatare il declino dell'importanza dell'UE nell'economia mondiale a seguito della crisi, la perdita della sua base industriale e la mancanza di fiducia da parte di investitori e imprenditori, mentre altri paesi mostrano forti segnali di ripresa; che nell'ottobre 2014, l'FMI ha stimato che la probabilità di una recessione nella zona euro era aumentata e che avrebbe raggiunto il 35-40 % entro la fine dell'anno;
E. considerando che gli Stati membri svolgono un ruolo primario nella messa a punto di politiche per l'occupazione, ivi inclusa quella giovanile, e che la realizzazione di tali misure è più efficace a livello nazionale;
F. considerando che l'UE deve far fronte al più presto al rapido invecchiamento della popolazione;
G. considerando che, nonostante taluni miglioramenti (si registra per la prima volta un leggero aumento dei contratti a tempo pieno), il tasso di disoccupazione rimane a livelli storicamente elevati, con quasi 25 milioni di senza lavoro nell'UE; che la disoccupazione di lungo periodo ha raggiunto livelli preoccupanti e 12 milioni di persone sono disoccupate da più di un anno (il 4% in più dell'anno precedente); che i tassi di disoccupazione giovanile non sono diminuiti in modo significativo (si sono soltanto ridotti dell'1,9 % rispetto al 2013) e si attestano su una media UE del 21,2%; che il 75% dei disoccupati di lunga durata nell'UE ha meno di 35 anni; che la situazione del mercato del lavoro è particolarmente critica per i giovani, tranne in alcuni Stati membri, a prescindere dal loro livello d'istruzione;
H. considerando che il Fondo sociale europeo, unitamente alla garanzia per i giovani e all'iniziativa per l'occupazione giovanile, devono essere utilizzati pienamente e correttamente per finanziare progetti sostenibili al fine di combattere la disoccupazione e, in particolare, la disoccupazione giovanile;
I. considerando che la percentuale dei giovani disoccupati e al di fuori di ogni ciclo di istruzione e formazione (NEET) rimane alta e che i giovani Rom sono sovrarappresentati in questo gruppo;
J. considerando che vari fattori, tra cui la mancata creazione di un clima positivo per rilanciare gli investimenti e la crescita, la riduzione dei redditi di mercato e l'indebolimento nel corso del tempo dell'effetto dei trasferimenti sociali(11) nonché gli sforzi compiuti da alcuni Stati membri per ripristinare il loro equilibrio economico riducendo la spesa destinata alla protezione sociale, hanno portato a significative riduzioni del reddito lordo disponibile per le famiglie, favorendo l'aumento del numero delle famiglie europee a rischio di esclusione e un preoccupante incremento delle disuguaglianze anche a livello di genere; che un europeo su quattro è a rischio di povertà; che la sottoccupazione e la precarietà hanno raggiunto un livello massimo e, per il 50% delle persone in cerca di lavoro, ottenere un posto di lavoro non è sufficiente per uscire dalla povertà;
K. considerando che i dati relativi al 2013, gli ultimi disponibili, ritraggono la disoccupazione di lunga durata a un livello storicamente elevato del 5,1% della forza lavoro nell'UE-28; che la disoccupazione di lunga durata non soltanto ha conseguenze individuali fondamentali per tutta la vita, ma può trasformarsi in disoccupazione strutturale nell'UE;
L. considerando che il 25,1% della popolazione dell'UE è a rischio di povertà o di esclusione sociale; che il tasso di crescita media della povertà infantile è superiore al tasso di crescita medio della povertà in generale e che in alcuni Stati membri un bambino su tre vive al di sotto della soglia di povertà;
M. considerando che i lavoratori anziani sono il gruppo con la maggiore probabilità di essere disoccupati di lunga durata; che nel 2012 solo la metà dei lavoratori di età compresa tra i 55 e i 65 anni aveva un lavoro; che gli anziani subiscono maggiormente la riduzione della spesa pubblica in servizi sociali e sanitari e in prestazioni sociali; che alcune categorie di anziani, quali gli ultraottantenni, le donne anziane, i migranti anziani o i membri anziani delle minoranze etniche sono particolarmente a rischio di cadere in povertà;
N. considerando che, per far fronte alla crisi, alcuni Stati membri hanno apportato forti tagli alla spesa pubblica nel momento in cui è cresciuta la domanda di protezione sociale, a causa dell'aumento della disoccupazione; che gli stanziamenti di bilancio nazionali a favore della previdenza sociale sono stati ulteriormente ridotti in quanto, a causa dei licenziamenti e delle riduzioni salariali su larga scala, sono calati i contributi pregiudicando seriamente il modello sociale europeo; che le riforme richieste non soddisfano le esigenze e le aspettative dei cittadini in ambito occupazionale e sociale;
O. considerando che la riduzione della povertà non è solo uno degli obiettivi principali di Europa 2020, ma anche una responsabilità sociale per gli Stati membri e che i posti di lavoro dignitosi e sostenibili costituiscono il modo migliore per uscire dalla povertà; che gli sforzi devono concentrarsi sull'agevolare l'accesso all'occupazione, in particolare per le persone più lontane dal mercato del lavoro; considerando che il mercato del lavoro è ancora caratterizzato da disuguaglianze significative in termini di occupazione e che le donne sono maggiormente a rischio rispetto agli uomini di vivere in condizioni di povertà o di esclusione sociale una volta superati i 55 anni di età;
P. considerando che gli squilibri socioeconomici tra gli Stati membri si sono ulteriormente aggravati, mentre si è verificato l'opposto per l'obiettivo della convergenza regionale; che il divario tra centro e periferia nell'ambito della disoccupazione è cresciuto dal 3,5% nel 2000 al 10% nel 2013; che tale divario aumenta il rischio di frammentazione e minaccia la stabilità economica e la coesione sociale dell'UE; che la sesta relazione sulla coesione evidenzia il ruolo che rivestono i fondi strutturali nel superamento delle disuguaglianze, soprattutto in periodo di crisi;
Q. considerando che l'articolo 174 del TFUE stabilisce che "per promuovere uno sviluppo armonioso dell'insieme dell'Unione, questa sviluppa e prosegue la propria azione intesa a realizzare il rafforzamento della sua coesione economica, sociale e territoriale. Tra le regioni interessate, un'attenzione particolare è rivolta alle zone rurali, alle zone interessate da transizione industriale e alle regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici, quali le regioni più settentrionali con bassissima densità demografica e le regioni insulari, transfrontaliere e di montagna";
R. considerando che le regioni caratterizzate da gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici presentano di solito tassi di disoccupazione più elevati, una crescita economica inferiore e una mancanza di investimenti significativi finalizzati a migliorarne le potenzialità;
S. considerando che il Parlamento negli ultimi due anni ha messo in guardia contro i rischi sociali della deflazione in un contesto di crescita ridotta, elevata disoccupazione e pressioni al ribasso sui salari; che la Banca centrale europea (BCE) ha previsto un'inflazione ridotta sul lungo termine e ha messo in guardia contro le conseguenze che questa avrà sulla domanda interna, sulla crescita e sull'occupazione; che la deflazione è diventata realtà dall'agosto 2014 in otto Stati membri (di cui sei appartenenti alla zona euro); che la domanda e la creazione di posti di lavoro nell'UE è fortemente limitata dalla diffusa debolezza della fornitura del credito alle PMI e dall'esigenza di ridurre l'eccessivo debito pubblico e privato, con particolare riguardo ai mutui ipotecari; che il calo dei tassi di interesse fa aumentare in misura significativa tali difficoltà, facendo crescere i tassi d'interesse reali e l'indebitamento reale, e potrebbe portare a un circolo vizioso di depressione economica; che la BCE è intervenuta su tutti questi aspetti il 22 gennaio 2015 attuando un programma ampliato di acquisto di attività caratterizzato da acquisti combinati mensili di attività per un importo di 60 miliardi di EUR da effettuarsi almeno fino al settembre 2016;
T. considerando che una politica monetaria espansiva può essere utilizzata per promuovere le esportazioni come mezzo per migliorare l'economia dell'UE nel breve termine;
U. considerando che i tassi di interesse bassi possono essere utilizzati per incrementare gli investimenti nell'UE;
V. considerando l'incremento del consolidamento fiscale e l'introduzione di nuovi obiettivi principali che si concentrano maggiormente sui deficit strutturali anziché su quelli ciclici; che, nonostante ciò, la portata dei moltiplicatori fiscali nell'attuale contesto è ancora molto elevata; che occorre raggiungere l'obiettivo di medio termine e l'obiettivo del debito di creare un ambiente che promuova la crescita economica e la creazione di posti di lavoro; che vi è la necessità di valutare sistematicamente l'impatto sociale, ambientale e di genere di tali misure;
W. considerando l'allarmante diminuzione degli investimenti pubblici e privati nell'UE, che sono pari attualmente a circa il 20%, al di sotto cioè del livello pre-crisi e inferiore rispetto ai principali partner economici nel resto del mondo; che gli investimenti in materia di posti di lavoro migliori e sostenibili, capitale umano, ricerca e innovazione (compresi, in particolare i progetti su piccola scala), unione energetica efficiente sotto il profilo delle risorse, mercato unico digitale, promozione dell'imprenditorialità e migliore ambiente imprenditoriale per le PMI devono figurare tra le principali priorità sia per la Commissione che per gli Stati membri, visto che gli investimenti in tali settori sono essenziali non solo per assicurare una ripresa, ma anche per espandere il potenziale economico dell'UE ai fini della crescita e della creazione di prosperità;
X. considerando che l'insufficiente coinvolgimento al processo del Semestre europeo da parte dei parlamenti nazionali, del Parlamento europeo, delle autorità locali e regionali nonché delle organizzazioni della società civile e delle parti sociali a livello UE e nazionale ha limitato una presa di responsabilità da parte degli Stati membri per le riforme, lo sviluppo di soluzioni inclusive, sociali e sostenibili e ha ridotto la fiducia dei cittadini nel progetto UE;
Y. considerando che la definizione dei salari è di competenza degli Stati membri;
Politiche economiche ambiziose per la crescita, la creazione di posti di lavoro di qualità e la lotta alla deflazione
1. accoglie con favore l'approccio integrato alla crescita adottato dalla Commissione, basato su tre pilastri principali: un piano di investimenti per l'Europa, le riforme strutturali e la responsabilità fiscale; chiede un'ambiziosa politica economica e fiscale espansionistica, all'interno delle regole esistenti del Patto di stabilità e crescita (PSC), per stimolare una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva e creare posti di lavoro migliori e sostenibili; sottolinea che la solidarietà è il valore fondamentale su cui si fonda l'Unione europea; chiede alla Commissione di sostenere gli sforzi degli Stati membri fornendo concrete raccomandazioni che siano utili agli stessi Stati membri e all'UE nel suo insieme, affinché procedano non solo al consolidamento fiscale, ma anche a riforme strutturali in modo equilibrato dal punto di vista sociale ed economicamente efficiente e sostenibile; sottolinea che la bassa inflazione sta già facendo aumentare i tassi d'interesse reali nonché il debito pubblico e privato reale che, uniti all'elevata disoccupazione giovanile di lungo termine, deprimono la crescita e incrementano la povertà;
2. è consapevole dei legami esistenti tra responsabilità fiscale e necessità di promuovere gli investimenti e le riforme strutturali negli Stati membri, nel quadro del PSC; si compiace in tal senso della comunicazione della Commissione dal titolo “Fare il miglior uso della flessibilità all'interno delle regole esistenti del Patto di stabilità e crescita”; invita i partner ad attuare le riforme utilizzando la flessibilità già esistente nelle norme e negli accordi, qualora uno Stato membro dovesse affrontare eccessivi squilibri macroeconomici, in modo da garantire che la responsabilità fiscale sia compatibile con la crescita economica, la creazione di posti di lavoro e lo stato sociale;
3. sottolinea l'esigenza di riforme strutturali negli Stati membri; rileva che, sebbene alcuni Stati membri che hanno attuato le riforme strutturali siano riusciti a ripristinare la competitività nel mercato globale, tali riforme dovrebbero essere compatibili con una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva nonché con la creazione di posti lavoro decorosi; chiede, per raggiungere questi obiettivi, che il fulcro di queste riforme sia ampliato onde includere settori come il mercato unico digitale, l'Unione energetica o le riforme fiscali; ritiene che le riforme promosse nel mercato del lavoro debbano anche introdurre la flessibilità e la sicurezza necessarie per porre fine alla segmentazione e garantire salari dignitosi;
4. plaude al fatto che la nuova combinazione di politiche aggiunge gli investimenti alle precedenti priorità di consolidamento fiscale e alle riforme strutturali; ritiene, tuttavia, che l'analisi annuale della crescita (AAC) dovrebbe prestare maggiore attenzione alla domanda aggregata e al suo legame con gli aumenti salariali e le disuguaglianze sociali; sottolinea che la priorità centrale per quanto riguarda la riduzione dei macro-squilibri non dovrebbe essere quella di aumentare gli avanzi delle partite correnti, ma piuttosto di aumentare i tassi di crescita, di investimento, di occupazione e di ridurre il tasso di povertà;
5. manifesta preoccupazione circa il fatto che gli investimenti nell'UE sono diminuiti in modo significativo negli ultimi anni e sono ora circa il 20% in meno rispetto ai livelli precedenti la crisi; avverte che il declino è stato ancora più forte negli Stati membri periferici dove il consolidamento fiscale è stato più intenso; sottolinea ancora una volta il potenziale occupazionale dell'economia verde che, stando alle stime della Commissione, potrebbe creare 5 milioni di posti di lavoro entro il 2020 soltanto nei settori dell'efficienza energetica e delle energie rinnovabili, a condizione che siano attuate politiche ambiziose in materia di clima ed energia; invita gli Stati membri a garantire livelli di investimento adeguati in tali ambiti e a prevedere le future competenze dei lavoratori;
6. si compiace del fatto che uno dei tre pilastri principali della strategia della Commissione per il 2015 siano gli investimenti e chiede che il piano sia attuato senza indugio; rileva che i contributi degli Stati membri al Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS) non saranno conteggiati in fase di definizione dell'aggiustamento fiscale nell'ambito della componente preventiva o correttiva del PSC;
7. ritiene che i tre pilastri principali della strategia della Commissione per il 2015 debbano essere attuati congiuntamente al fine di promuovere gli investimenti in modo responsabile nei settori che hanno un impatto reale sulla crescita e sulla creazione di occupazione, quali ad esempio l'economia digitale, i settori verdi e l'assistenza sanitaria;
8. osserva che il FEIS si baserà su risorse UE esistenti e non raccoglierà nuovo denaro pubblico, ad eccezione di 5 miliardi di EUR supplementari della Banca europea per gli investimenti (BEI); sottolinea il rischio di creare un fondo insufficiente basato su previsioni eccessivamente ottimistiche circa la probabilità di attrarre la parte più consistente dei finanziamenti necessari da investitori privati; chiede alla BEI di valutare un cambio di orientamento da un'attività bancaria puramente commerciale verso un modello di valutazione dei rischi dei progetti incentrato su criteri definiti e trasparenza; chiede alla Commissione di esaminare modalità per utilizzare il bilancio dell'UE e altre nuove risorse per garantire che il FEIS non manchi il bersaglio;
9. invita la Commissione e la BEI a valutare gli effetti della crisi economica in relazione al sistema bancario e ai destinatari finali dei finanziamenti della BEI, in particolare per quanto riguarda le PMI, il settore dell'economia sociale e le imprese pubbliche;
10. sottolinea che il FEIS deve concentrarsi sulla creazione di nuovi investimenti in settori in cui l'interesse degli investitori è sopito anziché sostituire investimenti che si sarebbero realizzati altrove (spiazzamento) o concentrarsi su investimenti altamente redditizi che si sarebbero realizzati in ogni caso (effetto inerziale); invita inoltre la Commissione a includere o promuovere investimenti sociali che non solo generano ritorni finanziari, ma promuovono positivi effetti sociali di ricaduta, come gli investimenti sul capitale umano, gli investimenti con un forte impatto sulla creazione di posti di lavoro migliori e sostenibili o sull'inclusione sociale e sulla riduzione della povertà, quali i sistemi di protezione sociale e i servizi sociali, o gli investimenti nell'economia sociale; ribadisce il suo invito ad attuare il pacchetto di investimenti sociali (PIS);
11. invita la Commissione a garantire gli investimenti nelle regioni economicamente più deboli che soffrono di una forte disoccupazione e alle PMI in tali regioni, in considerazione delle loro scarse capacità di accesso ai finanziamenti, per assicurare che tali sforzi abbiano un impatto significativo laddove sono più necessari, effettuando scelte che prestino la debita attenzione alle caratteristiche economiche degli investimenti; concorda con la Commissione sulla necessità di forza lavoro qualificata nei settori in crescita, quali l'economia digitale, i settori verdi e l'assistenza sanitaria;
12. invita la Commissione e gli Stati membri a prendere in considerazione meccanismi rafforzati specifici per attuare programmi di investimento nelle regioni ultraperiferiche la cui lontananza, frammentazione geografica, economie fragili e limitazioni naturali provocano maggiori disuguaglianze nell'accesso alle opportunità di lavoro, ai beni e ai servizi;
13. invita la Commissione a prendere in considerazione le regioni che presentano svantaggi naturali o demografici gravi e permanenti in fase di programmazione del piano di investimenti per l'Europa, in particolare l'accesso alla banda larga;
14. chiede alla Commissione di riesaminare in modo approfondito e migliorare l'iniziativa per i prestiti obbligazionari UE-BEI, avviata come progetto pilota nel 2012 per completare il piano di investimenti per l'Europa, con l'obiettivo di assegnare a tale iniziativa un ruolo più importante nella promozione dell'occupazione; chiede inoltre, in tale contesto, un riesame dettagliato delle obbligazioni a impatto sociale incluse nel PIS;
Politica responsabile rifocalizzata sugli investimenti, sulla creazione di posti di lavoro di qualità e sulla crescita
15. osserva che il piano di investimenti per l'Europa è un'integrazione necessaria degli sforzi per stimolare la crescita economica sostenibile e la creazione di posti di lavoro, che per avere successo deve essere sostenuta da risorse pubbliche e private; accoglie con favore il fatto che l'AAC 2015 continui a chiedere maggiori sforzi ai paesi con margini fiscali di manovra come strumento per incoraggiare la domanda e gli investimenti europei;
16. accoglie con favore il ritmo di consolidamento fiscale e l'introduzione di nuovi obiettivi principali – che si concentrano maggiormente sui deficit strutturali anziché su quelli ciclici – che dovrebbe avere un effetto positivo sull'occupazione e sulla crescita sostenibile; osserva, tuttavia, che la portata dei moltiplicatori fiscali nell'attuale contesto è comunque ancora molto elevata e che questo avrà un impatto negativo sulla crescita economica e sulla creazione di posti di lavoro, nonché sulla sostenibilità dei regimi di protezione sociale; invita la Commissione ad agevolare l'uso della massima flessibilità all'interno delle regole esistenti del PSC;
17. chiede la messa a punto di un quadro europeo per assicurare che tutti gli investimenti nell'ambito del piano di investimenti per l'Europa abbiano un impatto significativo in termini di stimolo alla crescita sostenibile, alla creazione di posti di lavoro di qualità e alla promozione del progresso sociale; invita la Commissione a monitorare e a controllare gli investimenti previsti dal piano nonché a verificare e valutare l'impatto economico e sociale degli investimenti in termini reali; invita la Commissione a includere specialisti di politiche sociali nel comitato di esperti del nuovo FEIS che approverà i progetti da finanziare e a garantire che un positivo impatto sociale sia uno dei grandi criteri di tale selezione;
18. sottolinea l'importanza della flessibilità, che può essere utilizzata nell'ambito dell'attuale PSC, per garantire margine di manovra agli investimenti sociali, ossia agli investimenti sociali nelle persone, fornendo loro le competenze necessarie e sostenendo le condizioni per una partecipazione produttiva e appagante nell'economia e nella società nel corso della loro vita; sottolinea, in tale contesto, il ruolo potenziale dell'economia sociale nella creazione di posti di lavoro sostenibili, inclusivi e di qualità;
Ripristino dei finanziamenti a favore delle PMI per promuovere gli investimenti privati e la creazione di posti di lavoro
19. sottolinea che, sebbene costituiscano la spina dorsale della creazione di posti di lavoro nell'UE, le PMI continuano ad affrontare gravi difficoltà nell'accedere ai finanziamenti e si trovano in preoccupanti condizioni di eccessivo indebitamento; accoglie quindi con favore le nuove raccomandazioni della Commissione sull'accesso ai finanziamenti per le PMI, che comprende un nuovo approccio all'insolvenza e al fallimento; chiede ulteriori sforzi da parte degli Stati membri per migliorare i programmi di ristrutturazione del debito come strumento a tal fine; chiede alla Commissione di favorire, se necessario, l'applicazione a livello nazionale dei principi enunciati nella raccomandazione del 12 marzo 2014 attraverso le raccomandazioni specifiche per paese (RSP); sottolinea che l'imprenditoria e le PMI femminili affrontano maggiori difficoltà di accesso al finanziamento; invita la Commissione ad analizzare le cause di questa situazione e a proporre misure per risolverla;
20. sottolinea l'importanza di creare una cultura imprenditoriale nell'Unione europea, riducendo le barriere al lavoro autonomo e alla creazione di imprese; evidenzia che ciò può essere sostenuto da un mix intelligente di sostegno finanziario, quale la microfinanza e l'imprenditoria sociale, asse del programma occupazione e innovazione sociale (EaSI), o soluzioni a sportello unico nella pubblica amministrazione per la registrazione delle nuove imprese;
21. esprime preoccupazione per la frammentazione dell’area dell’euro che, in taluni casi, mette a rischio la crescita e la sostenibilità delle PMI; chiede che sia ripristinata la capacità del sistema economico di concedere prestiti, consentendo quindi alle PMI di investire e creare posti di lavoro, e sia facilitato l'accesso all'imprenditoria e l'accesso delle PMI a programmi come COSME o Orizzonte 2020;
22. invita gli Stati membri a eliminare gli oneri amministrativi e la formalità burocratiche superflui a carico dei lavoratori autonomi, delle microimprese e delle PMI e ad agevolare le condizioni per l'avvio di nuove imprese;
23. accoglie con favore il programma di finanziamento congiunto Commissione/BEI destinato alle PMI, che utilizza i fondi strutturali per indirizzare gli investimenti verso tali imprese al fine di stimolare la creazione di posti di lavoro migliori e sostenibili; invita la BCE a integrare tale azione strategica e a valutare gli strumenti per acquisire i beni delle PMI e sostenere lo sviluppo delle PMI nel quadro dei programmi di quantitative easing sulla base delle buone pratiche registrate in altre regioni economiche o per fungere da garante delle fonti di finanziamento destinato alle PMI che generano fino all'80% dell'occupazione in vari Stati membri;
24. prende atto del programma ampliato di acquisto di attività della BCE indirizzato, ancora una volta, al sistema bancario; invita, pertanto, la BCE a ottimizzare il proprio potenziale per migliorare l'economia reale e fornire credito al fine di promuovere la crescita e contrastare la disoccupazione nell'UE;
25. si compiace dei provvedimenti annunciati dalla Commissione per stimolare la creazione di posti di lavoro nelle PMI sbloccando alternative ai prestiti bancari e per migliorare il quadro normativo e fiscale al fine di rafforzare gli investimenti a lungo termine nelle PMI; chiede che tali provvedimenti siano attuati senza indugio; invita la Commissione a sostenere altresì i progetti su piccola scala; invita la Commissione e gli Stati membri a prendere in considerazione le cooperative finanziarie per finanziare le PMI (cooperative di credito) quali strumenti alternativi di finanziamento e a consentire alle PMI un migliore accesso agli appalti pubblici e ai finanziamenti a livello UE e nazionale;
26. sottolinea l'importanza degli organismi intermedi legati alle PMI, quali le camere di commercio, come motori con un impatto moltiplicatore nell'attuazione delle politiche dell'UE in materia di PMI e invita la Commissione ad avviare un dialogo di partenariato con tali organismi sulle migliori modalità di attuazione delle politiche dell'UE relative al PMI al fine di incrementare la creazione di posti di lavoro di qualità;
Un uso più efficiente dei finanziamenti
27. sottolinea che le politiche per la crescita e l'occupazione hanno differenti impatti territoriali, a seconda della situazione specifica di ciascuna regione dell'UE, e che le disparità regionali si sono ampliate dall'inizio della crisi; sottolinea che le RSP dovrebbero tenere conto delle differenze territoriali all'interno degli Stati membri al fine di promuovere la crescita e l'occupazione preservando la coesione territoriale;
28. ritiene che i provvedimenti della politica di coesione svolgano un ruolo chiave nella riduzione delle disuguaglianze interne in materia di competizione e gli squilibri strutturali nelle regioni che ne hanno maggiormente bisogno; invita la Commissione a prendere in considerazione soluzioni adeguate per quegli Stati membri che, pur essendo colpiti da forte disoccupazione, sono tenuti a restituire i fondi dell'UE a causa di problemi di cofinanziamento; invita la Commissione a prendere il considerazione il prefinanziamento al fine di agevolare il pieno utilizzo dei fondi da parte di tali Stati membri per il periodo 2014-2020, garantendo sempre che sia confermato il principio della responsabilità di bilancio;
29. invita la Commissione a intervenire con urgenza al fine di contrastare il dumping fiscale, la frode fiscale e l'evasione fiscale e chiede di adottare a livello di Consiglio un'ambiziosa tassa sulle transazioni finanziarie;
30. crede fermamente che i finanziamenti dell'UE, in particolare quelli nel quadro dell'iniziativa a favore dell'occupazione giovanile (YEI) e del Fondo sociale europeo (FSE), non dovrebbero essere utilizzati per sovvenzionare approcci nazionali ma piuttosto per fornire sostegno supplementare in modo tale da integrare e valorizzare i programmi nazionali in base a quanto stabilito dagli Stati membri;
31. invita la Commissione, gli Stati membri e le regioni a garantire la piena attuazione dei fondi UE 2007-2013 e un più stretto allineamento del FSE e di altri fondi strutturali europei con la strategia Europa 2020; invita la Commissione a garantire un controllo più rigoroso dell'attribuzione del 20 % del FSE a favore della povertà; invita la Commissione a introdurre nella prossima analisi annuale della crescita e nelle raccomandazioni specifiche per paese un capitolo relativo all'applicazione del Fondo di aiuti europei agli indigenti (FAEI);
32. invita la Commissione a sviluppare riforme strutturali nei mercati dell'energia al fine di creare un'Unione energetica resiliente, meno dipendente dalle fonti esterne e che diversifichi le fonti di approvvigionamento (ad esempio, il gas algerino);
Riforme per espandere il potenziale di crescita, il capitale umano e la produttività
33. osserva che piani di investimento decisivi per la crescita sostenibile e la creazione di posti di lavoro migliori e sostenibili, nonché le misure adottate dalla BCE, possono ottenere risultati positivi solo se uniti a riforme nazionali che migliorano la partecipazione di qualità al mercato del lavoro, stimolano l'attività e la produttività, sviluppano capitale umano in tutte le fasce di età, compresi i gruppi più vulnerabili, e sostengono forti sistemi sociali e di protezione sociale; sottolinea che la decisione del Parlamento e del Consiglio di rafforzare la cooperazione nella rete di servizi pubblici per l'impiego (SPI) è un elemento chiave nello sforzo per migliorare il mercato del lavoro; ritiene che le riforme strutturali del mercato del lavoro dovrebbero introdurre provvedimenti di flessibilità interna volti a preservare l'occupazione in momenti di crisi economica, assicurare la qualità dei posti di lavoro e la sicurezza nella transizione tra posti di lavoro e fornire programmi di indennità di disoccupazione che siano basati su requisiti di attivazione realistici, assicurino un sostegno adeguato a favore dei lavoratori in esubero e siano legati a politiche di reintegrazione;
34. invita la Commissione e gli Stati membri a prendere in considerazione modalità innovative per promuovere gli investimenti nell'UE; sottolinea la recente tendenza delle imprese a far rientrare la produzione e i servizi nell'UE e le opportunità che ciò comporta per la creazione di posti di lavoro, soprattutto per i giovani; ritiene che le economie dell'UE si trovino dinanzi a un'opportunità unica per accelerare questa tendenza al rimpatrio dei posti di lavoro;
35. invita la Commissione e gli Stati membri a definire politiche su misura a sostegno della creazione di posti di lavoro di qualità per i disoccupati di lunga durata, i lavoratori anziani disoccupati, le donne e altri gruppi prioritari colpiti con particolare durezza dalla crisi, come gli immigrati, la comunità Rom e le persone con disabilità, comprese le misure per promuovere politiche antidiscriminatorie sul posto di lavoro, l'equilibrio tra attività professionale e vita privata, l'apprendimento e la formazione permanenti e per combattere il basso livello di istruzione di alcuni di questi gruppi, molti dei quali sono a rischio di esclusione sociale; chiede che le RSP siano incentrate in modo sistematico sulla riduzione del divario retributivo e pensionistico fra i sessi; esorta la Commissione a chiedere che ciascuno Stato membro istituisca un piano nazionale per l'occupazione per la creazione di posti di lavoro, come concordato dagli Stati membri in occasione del Consiglio di primavera del 2012;
36. invita la Commissione a lanciare una nuova iniziativa finalizzata alla promozione delle opportunità di occupazione per i rom negli Stati membri, con misure tese a promuovere le competenze e le qualifiche e a lottare contro la discriminazione, oltre a promuovere la creazione di posti di lavoro, ad esempio tramite il lavoro autonomo e l'imprenditoria e con l'ausilio di strumenti finanziari innovativi;
37. invita gli Stati membri ad affrontare in via prioritaria la disparità di genere nel mondo del lavoro, in particolare affrontando il problema del divario retributivo tra i generi e attuando misure che facilitino la riconciliazione tra il lavoro e la vita familiare, anche aumentando la disponibilità di strutture per la custodia dei bambini;
38. deplora che il semestre europeo non sia stato abbastanza allineato alla strategia Europa 2020; invita la Commissione e gli Stati membri ad allineare le misure economiche attuate nel corso del semestre europeo agli obiettivi sociali e di occupazione della strategia Europa 2020 e ai principi sociali stabiliti dai trattati; chiede sforzi più determinati per guidare e coordinare le politiche dell'UE per stimolare una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva e per creare posti di lavoro migliori e sostenibili; invita la Commissione a presentare la revisione intermedia della strategia Europa 2020 senza indugi, tenuto conto della necessità urgente di compiere ulteriori progressi verso la riduzione della povertà e gli altri obiettivi sociali e dell'esigenza di migliorare il coinvolgimento dei soggetti interessati pertinenti;
Istruzione e politiche attive del lavoro per espandere il capitale umano
39. ritiene che una concorrenza internazionale in crescita stimolata da una forza lavoro sempre più qualificata abbia lasciato l'UE con gravi deficit e disallineamenti in materia di competenze che rappresentano un freno alla crescita economica; è del parere che se gli Stati membri vogliono avere un'opportunità realistica di conseguire gli obiettivi di occupazione di Europa 2020, debbano concentrare gli sforzi sulla predisposizione del giusto ambiente per la creazione di posti di lavoro;
40. ribadisce il suo invito al Consiglio, alla Commissione e agli Stati membri affinché incorporino un pilastro di genere nel quadro di Europa 2020;
41. osserva che la strategia per riguadagnare la competitività non deve concentrarsi solo sui costi del lavoro, ma anche sull'incremento della produttività mediante investimenti nel capitale umano e sulle riforme strutturali;
42. invita gli Stati membri a riportare gli investimenti in capitale umano al livello pre-crisi, in particolare per agevolare il passaggio dagli studi al mondo del lavoro per i giovani, e a investire nella formazione professionale e nei programmi di apprendimento permanente;
43. accoglie con favore il fatto che nell'analisi annuale della crescita 2015 la Commissione inviti gli Stati membri a mantenere o promuovere gli investimenti a lungo termine nell'istruzione, nella ricerca e innovazione; osserva, tuttavia, che gli Stati membri con bilanci già limitati non hanno i mezzi sufficienti per raggiungere tale obiettivo;
44. sottolinea l'importanza di politiche attive del lavoro per alcuni Stati membri nel contesto attuale; invita tali Stati membri ad aumentare la copertura e l'efficacia delle politiche attive per il mercato del lavoro;
Posti di lavoro e salari di qualità quali motori di produttività e crescita
45. invita gli Stati membri a prestare particolare attenzione all'alto tasso di disoccupazione fra i giovani appartenenti a categorie svantaggiate, dando priorità all'accesso e all'integrazione nel mercato del lavoro e all'inclusione delle politiche in proposito nelle altre politiche, poiché il lavoro è la chiave per un'integrazione riuscita;
46. ricorda che stipendi dignitosi sono importanti non solo per la coesione sociale, ma anche per mantenere una ripresa forte e un'economia produttiva; invita la Commissione a valutare l'impatto dell'introduzione da parte degli Stati membri di stipendi minimi nel contesto della riduzione delle disuguaglianze in termini di stipendi; invita la Commissione a organizzare una conferenza su un quadro di riferimento europeo per gli stipendi minimi;
47. esprime preoccupazione circa il fatto che le riforme del mercato del lavoro in molti Stati membri non siano riuscite a far diminuire il livello di lavori precari; osserva che il 50% dei posti di lavoro creati nel 2014 erano temporanei; segnala che, secondo la Commissione, persiste la povertà lavorativa e che per il 50% di tutte le persone che cercano lavoro trovare un'occupazione non è sufficiente per uscire dalla povertà né aumenta la produttività; invita gli Stati membri a rendere la qualità del lavoro una priorità e ad affrontare la segmentazione del mercato del lavoro; invita la Commissione ad assicurare che le riforme del mercato del lavoro siano intese, oltre a promuovere la creazione di posti di lavoro migliori e sostenibili, a ridurre la segmentazione, a migliorare l'inclusione dei gruppi vulnerabili nel mercato del lavoro, a promuovere l'uguaglianza di genere, a ridurre la povertà lavorativa e a garantire un'adeguata protezione sociale per tutti i lavoratori, compresi gli autonomi;
48. ritiene che gli Stati membri possano creare più posti di lavoro solo se il mercato lo consente, se possono affidarsi a una forza lavoro qualificata, se i mercati del lavoro sono sufficientemente flessibili, se il costo del lavoro, compresa la retribuzione, è in linea con la produttività, se i sistemi di protezione sociale rendono più attrattivo il lavoro e se la regolamentazione è proporzionata e si basa su casi concreti;
49. invita la Commissione e gli Stati membri a intensificare gli sforzi per far fronte al dumping sociale nell'UE, che causa danni significativi ai lavoratori interessati e ai sistemi di sicurezza degli Stati membri; chiede, inoltre, di coinvolgere le parti sociali a tutti i livelli in questi sforzi;
50. accoglie con favore l'iniziativa relativa a una piattaforma europea per il lavoro sommerso; ribadisce l'invito agli Stati membri a garantire che le persone con contratti di lavoro precari oppure i lavoratori autonomi fruiscano di una serie di diritti di base e di un'adeguata protezione sociale, segnatamente per quanto riguarda la riconciliazione tra il lavoro e la vita familiare; invita la Commissione a compiere sforzi dedicati per affrontare i problemi aggiuntivi causati dall'occupazione temporanea o a tempo parziale non volontaria e dal lavoro autonomo fittizio;
51. deplora il fatto che quasi non si faccia quasi menzione della qualità o della sostenibilità dei posti di lavoro che sono stati creati, in particolare per quanto riguarda l'occupazione delle donne, che sono sovra-rappresentate nel lavoro a tempo parziale a causa delle difficoltà di conciliazione tra vita professionale e vita privata;
52. ritiene che il conseguimento degli obiettivi di reindustrializzazione sia fondamentale per la competitività dell'Unione e crede che il rilancio di un'autentica politica industriale europea potrebbe promuovere la crescita e creare nuovi posti di lavoro di qualità;
53. deplora il fatto che, quando si fa riferimento ai tassi di disoccupazione, altri fattori non siano presi debitamente in considerazione, come le percentuali in aumento per quanto riguarda le persone inattive, la mobilità e la migrazione;
Disoccupazione giovanile e mobilità professionale
54. si compiace della riduzione dei tassi di disoccupazione giovanile, ma sottolinea che essi restano ancora a livelli allarmanti e non si basano necessariamente sulla creazione netta di posti di lavoro; evidenzia che sono aumentate anche l'insicurezza del posto di lavoro e la sottoccupazione e che il 43 % dei giovani si trovano in condizioni di lavoro precario, con contratti a tempo parziale imposti o in un posto di lavoro autonomo falso;
55. chiede alla Commissione di proporre un quadro di riferimento europeo per introdurre requisiti minimi per l'attuazione della garanzia per i giovani e misure concrete per sensibilizzare l'opinione pubblica; invita gli Stati membri a utilizzare in modo efficiente la dotazione disponibile, ad attuare tempestivamente la garanzia per i giovani e ad assicurarsi di raggiungere anche i giovani provenienti da contesti sociali svantaggiati; chiede una dotazione adeguata nella revisione intermedia del quadro finanziario pluriennale in linea con le raccomandazioni dell'OIL; osserva che l'OIL stima che occorrono 21 miliardi di euro per risolvere il problema della disoccupazione giovanile;
56. esorta la Commissione ad andare oltre la raccomandazione del Consiglio del marzo 2014 su un quadro di qualità per i tirocini e a proporre un nuovo quadro di qualità al fine di prevenire la discriminazione e lo sfruttamento dei giovani lavoratori;
57. invita gli Stati membri a rendere il mercato del lavoro più inclusivo per chi ha mansioni familiari come allevare i figli e occuparsi di familiari che necessitano di assistenza; chiede pertanto misure che favoriscano la riconciliazione tra il lavoro e la vita privata nel quadro delle riforme del mercato del lavoro promosse attraverso il semestre europeo;
58. ribadisce il suo invito agli Stati membri affinché investano in opportunità di apprendimento permanente, formazione professionale e formazione sul lavoro; chiede che i sistemi nazionali di apprendimento permanente siano valutati nell'ambito delle strategie di riforma del mercato del lavoro del semestre europeo;
59. sottolinea che, secondo la Commissione, nonostante gli elevati tassi di disoccupazione ci sono 2 milioni di posti di lavoro disponibili nell'UE e che, nel 2013, solo il 3,3% della popolazione attiva lavora in un altro Stato membro, indicando un livello di mobilità ancora basso rispetto ai livelli degli Stati Uniti o del Giappone; osserva che le divergenze nei tassi di mobilità del lavoro - che, nel caso degli Stati membri maggiormente colpiti dalla crisi, possono arrivare sino a dieci punti percentuali - possono essere influenzate positivamente utilizzando lo strumento della piattaforma EURES; esprime il suo sostegno continuo al principio della libera circolazione;
60. invita la Commissione e gli Stati membri a garantire il corretto funzionamento dei SPO al fine di agevolare e stimolare la ricerca di un lavoro all'estero;
61. considerato il numero di lavoratori, in particolare giovani, che lasciano i loro paesi di origine per altri Stati membri in cerca di opportunità di lavoro, vi è l'urgente necessità di elaborare provvedimenti adeguati a garantire che tutti i lavoratori siano tutelati per quanto riguarda i loro diritti sociali e sul lavoro; invita, a tal proposito, la Commissione e gli Stati membri a migliorare ulteriormente la mobilità del lavoro tramite strumenti come EURES, sostenendo nel contempo il principio della parità di trattamento e salvaguardando gli stipendi e le norme sociali; chiede a ogni Stato membro di stabilire politiche sociali e di occupazione che garantiscano parità di diritti e di retribuzione nello stesso luogo di lavoro in linea con i principi alla base della libertà di circolazione dei lavoratori, in particolare da una prospettiva di genere;
62. rammenta gli obiettivi dell'UE in materia di genere, in particolare il raggiungimento di un tasso di occupazione del 75% di donne e uomini entro il 2020 e la riduzione di 20 milioni delle persone povere o a rischio di povertà;
63. esorta la Commissione a presentare una proposta sul congedo parentale che contribuisca a garantire condizioni di lavoro eque per donne e uomini, non da ultimo alla luce del rapido invecchiamento della popolazione dell'UE, che mette a repentaglio la capacità futura degli Stati membri di preservare taluni servizi sociali necessari; invita la Commissione e gli Stati membri ad attuare un maggior numero di politiche che contribuiscano alla crescita demografica dell'UE, stimolando i tassi di natalità ovvero l'immigrazione;
64. deplora che le misure di austerità imposte dall'UE al fine di restituire fiducia agli investitori abbiano portato a un peggioramento delle condizioni di lavoro e sociali, aumentando i livelli di disoccupazione, povertà e disuguaglianza;
65. invita gli Stati membri a migliorare la cooperazione tra le imprese e il settore dell'istruzione a tutti i livelli;
Un invito deciso per la dimensione sociale e per la convergenza nell'UE
66. ribadisce il suo avvertimento circa le sfide socioeconomiche che affronta l'Unione, specialmente in alcuni Stati membri, e i rischi per la sua sostenibilità e il suo potenziale di crescita stabile comportati da un ribaltamento della convergenza regionale; ricorda che oltre 122 milioni di cittadini dell'UE sono a rischio di povertà o di esclusione sociale, comprese la povertà lavorativa e la povertà infantile; osserva che il 19% dei bambini nell'UE è attualmente stimato a rischio di povertà e afferma che tali livelli sono inaccettabili e devono essere immediatamente ridotti; chiede alla Commissione di continuare a sviluppare la dimensione sociale nell'UE; riconosce il lavoro della Commissione sul "pilastro sociale" dell'Unione economica e monetaria (UEM) in quanto elemento del processo volto a integrare la dimensione sociale nell'attuale struttura dei meccanismi di governance economica; chiede che si prosegua in questa direzione, al fine di avanzare verso la realizzazione della strategia Europa 2020;
67. deplora il fatto che non vi siano indicatori o definizioni chiari della povertà assoluta, un problema che riguarda molti Stati membri;
68. rammenta alla Commissione che, ai sensi dell'articolo 9 TFUE, le politiche del lavoro e sociali per promuovere l'acquis sociale europeo devono disciplinare tutte le politiche europee; chiede alla Commissione di adempiere al proprio obbligo di collegare il semestre europeo agli obiettivi della strategia Europa 2020;
69. rileva che la protezione sociale e la politica sociale — in particolare le prestazioni di disoccupazione, il sostegno al reddito minimo e la progressività dell'imposizione fiscale —hanno contribuito, in un primo momento, a ridurre la gravità della recessione e a stabilizzare i mercati del lavoro e i consumi; sottolinea, tuttavia, che gli stabilizzatori sociali sono stati utilizzati diffusamente come fattori di adeguamento dai membri dell'UEM colpiti da shock economici negativi; sottolinea che la protezione sociale e le politiche sociali sono di competenza degli Stati membri;
Stabilizzatori sociali
70. osserva che, nella sua relazione annuale 2013 sull'occupazione e la situazione sociale nell'UE, la Commissione aveva sottolineato l'importanza della spesa per la protezione sociale quale salvaguardia contro i rischi sociali; ricorda l'importanza degli stabilizzatori automatici nell'affrontare gli shock asimmetrici, evitare un eccessivo smantellamento dei sistemi previdenziali nazionali e rafforzare in tal modo la sostenibilità dell'UEM nel suo insieme; invita la Commissione a includere nelle sue raccomandazioni specifiche per paese l'importanza di mantenere stabilizzatori automatici forti negli Stati membri, considerato il ruolo di rilievo che essi svolgono nel mantenere la coesione sociale e stimolare la domanda interna e la crescita economica; rinnova l'invito rivolto alla Commissione affinché elabori un Libro verde sugli stabilizzatori automatici nella zona euro;
71. segnala l'obiettivo della Commissione di rendere il diritto dell'UE più leggero, semplice e meno costoso a beneficio di cittadini e imprese; sottolinea che l'annullamento delle barriere normative non dovrebbe compromettere né l'acquis sociale europeo in ambiti quali la salute e la sicurezza occupazionali o l'informazione e la consultazione dei lavoratori, né le convenzioni chiave dell'OIL, né la Carta sociale europea, e dovrebbe rispettare l'autonomia delle parti sociali come previsto nel trattato; esorta la Commissione a compiere sforzi credibili per garantire la protezione delle lavoratrici incinte o che abbiano partorito di recente;
Indicatori sociali
72. accoglie con favore il fatto che il progetto di relazione comune sull'occupazione allegato all'analisi annuale della crescita comprenda una scheda di valutazione per le politiche sull'occupazione e sociali; invita la Commissione a valutare se tali indicatori siano sufficienti a consentire un'analisi approfondita della situazione socioeconomica negli Stati membri; sottolinea l'importanza di comprendere la dinamica e le conseguenze degli sviluppi del reddito delle famiglie e delle crescenti disuguaglianze in termini di reddito; deplora che la maggior parte dei dati presentati nell'edizione di quest'anno dell'analisi siano obsoleti; chiede alla Commissione di utilizzare maggiormente tale analisi annuale nella formulazione delle politiche; chiede un quadro particolareggiato delle scelte degli Stati membri nei diversi ambiti politici e dei relativi risultati; invita la Commissione a valutarne e migliorarne la portata ed efficacia, per assicurare che se ne tenga piena considerazione nell'elaborazione di raccomandazioni specifiche per paese;
73. sottolinea che le considerazioni di natura occupazionale e sociale dovrebbero essere considerate alla stregua di quelle macroeconomiche nella procedura del semestre europeo;
74. chiede che siano identificati i principali squilibri macroeconomici e macrosociali all'interno delle economie dell'UE e della zona euro e che siano elaborate raccomandazioni specifiche per paese nel contesto del semestre europeo su tale base, compresi passi verso la convergenza delle norme sociali e in materia di lavoro;
Povertà ed esclusione sociale
75. deplora che l'analisi annuale della crescita e la relazione comune sull'occupazione non contengano misure o un quadro politico per conseguire l'obiettivo della strategia Europa 2020 in materia di eliminazione della povertà; invita la Commissione e gli Stati membri ad assicurare che tale obiettivo si rifletta meglio nel semestre europeo;
76. sottolinea la necessità di applicare l'acquis sociale, la clausola sociale orizzontale e il protocollo sui servizi di pubblico interesse;
77. accoglie con favore l'appello del Presidente della Commissione agli Stati membri affinché introducano un reddito minimo, al fine di ridurre la povertà nell'UE; invita la Commissione a proporre un'iniziativa volta a promuovere l'introduzione di redditi minimi negli Stati membri; sottolinea che spetta a ciascuno Stato membro fissare i livelli del reddito minimo e che tali livelli dovrebbero essere commensurati alla specifica situazione socioeconomica del paese in questione;
78. deplora il fatto che l'approccio della Commissione finalizzato ad affrontare le disuguaglianze di genere tratti principalmente la conciliazione della vita professionale e familiare come una problematica delle donne; osserva che le misure finalizzate a promuovere la conciliazione, sia per le donne sia per gli uomini, sono essenziali per la creazione di posti di lavoro e hanno un'influenza diretta sulla qualità dei posti di lavoro creati; rileva che l'accesso a servizi economicamente accessibili e di qualità per la custodia dei bambini costituisce ancora una barriera importante alla conciliazione e invita pertanto la Commissione a prestare attenzione a tale indicatore nell'analisi della tabella di valutazione dei principali indicatori occupazionali e sociali;
79. invita la Commissione a lavorare con gli Stati membri per affrontare immediatamente l'allarmante aumento della povertà infantile in tutta l'UE con misure d'insieme a lungo termine basate sulle migliori prassi in alcuni Stati membri, in particolare misure volte a potenziare il sostegno statale all'alimentazione nelle scuole, e a mettere in atto la raccomandazione tripartita della Commissione "Investire nell'infanzia", inclusa nel pacchetto di investimenti sociali;
80. segnala che nuove forme emergenti di povertà aggravate dalla crisi del debito (come le difficoltà che complicano la povertà lavorativa, ad esempio il pagamento di mutui, o gli elevati costi delle utenze che creano una povertà energetica) hanno comportato un aumento del numero di sfratti, pignoramenti e senzatetto; chiede alla Commissione e agli Stati membri di attuare strategie integrate che favoriscano un'edilizia sociale e a prezzi accessibili, politiche di prevenzione efficaci volte a ridurre il numero degli sfratti e politiche che affrontino il problema della povertà energetica sulla base delle migliori prassi adottate in alcuni Stati membri, nonché a porre fine alla criminalizzazione dei senzatetto che è emersa in alcuni Stati membri; invita la Commissione a lanciare immediatamente un piano di azione dell'UE sul fenomeno dei senzatetto, come richiesto in varie occasioni dal Parlamento europeo e da altri organismi dell'Unione, per aiutare gli Stati membri ad affrontare il problema urgente e in rapida crescita dei senzatetto;
81. chiede alla Commissione di sviluppare una strategia che sostenga gli Stati membri nell'affrontare il fenomeno dei senzatetto attraverso politiche integrate e investimenti sociali adeguati;
82. invita la Commissione e gli Stati membri ad adottare azioni urgenti per affrontare il fenomeno dei senzatetto. sottolinea che questa manifestazione estrema di povertà ed esclusione sociale viola i diritti fondamentali ed è aumentata nella stragrande maggioranza degli Stati membri; invita la Commissione a proporre misure concrete per monitorare e sostenere gli sforzi degli Stati membri per affrontare il fenomeno dei senzatetto, come chiesto dalle sue risoluzioni del 14 settembre 2011 e del 16 gennaio 2014 su una strategia dell'UE per i senzatetto;
83. invita la Commissione a valutare se sia possibile incrementare il Fondo di aiuti europei agli indigenti in occasione della revisione intermedia del quadro finanziario pluriennale;
Pensioni e sanità sostenibili
84. chiede l'introduzione di servizi pubblici di qualità e a prezzi accessibili nel campo della custodia dei bambini e dell'assistenza alle persone dipendenti che permetta, in particolare alle donne, di rientrare nel mercato del lavoro e contribuisca a conciliare vita professionale e vita privata;
85. ricorda alla Commissione che, al fine di assicurare sia la sostenibilità che la sicurezza e l'adeguatezza delle pensioni, le riforme dei regimi pensionistici devono essere accompagnate da politiche volte a: creare opportunità di occupazione per i lavoratori anziani e giovani, al fine di contribuire a un sistema pensionistico sostenibile; limitare gli incentivi ai regimi di prepensionamento e altri percorsi di uscita anticipata; prevedere una compensazione per il tempo trascorso a prendersi cura dei figli o dei familiari bisognosi di assistenza; creare opportunità di occupazione per i lavoratori anziani; garantire l'accesso alla formazione permanente sia per i lavoratori che per le persone disoccupate di tutte le età; promuovere l'invecchiamento sano sul luogo di lavoro, tenendo conto dei rischi fisici e psicosociali per la salute e la sicurezza; introdurre politiche di benefici fiscali che offrano incentivi per rimanere più a lungo al lavoro; sostenere un invecchiamento sano e attivo; ricorda che le riforme dei regimi pensionistici richiedono una coesione politica e sociale a livello nazionale e sono coronate dal successo soltanto se negoziate con le parti sociali e con i rappresentanti delle generazioni più giovani e più anziane in quanto gruppi di popolazione direttamente interessati; invita gli Stati membri a tenere pienamente conto della posizione del Parlamento in merito ai Libri verde e bianco sulle pensioni;
86. prende atto della raccomandazione della Commissione di riformare i sistemi sanitari affinché raggiungano l'obiettivo di fornire accesso universale a cure di alta qualità, compreso l'accesso a prezzi accessibili ai medicinali, in particolare quelli salva vita, e di garantire il rispetto dei diritti del personale sanitario; osserva che, come conseguenza della crisi, alcuni Stati membri non sono stati in grado di garantire la completa copertura della sanità pubblica; invita la Commissione ad avanzare raccomandazioni concrete per correggere tale situazione; chiede ulteriori sforzi di riforma per garantire che la qualità e l'accessibilità finanziaria dell'infrastruttura sanitaria non siano messe a rischio;
87. osserva che la Commissione ha riconosciuto che il settore sanitario e previdenziale possiede un rilevante potenziale ai fini della crescita e rappresenta un settore essenziale per investimenti mirati a un'economia sostenibile; invita la Commissione a riferire sui progressi nello sviluppo di iniziative, nell'ambito della strategia Europa 2020, riguardanti investimenti nei settori sanitari e previdenziali anche in termini di occupazione di qualità;
88. chiede di rafforzare e sviluppare misure di prevenzione sanitaria efficaci come "l'invecchiamento in buona salute", per aumentare la qualità della vita e, allo stesso tempo, ridurre i costi per i sistemi sanitari nazionali dovuti ai trattamenti medici e farmaceutici necessari in età avanzata;
Sistemi più equi di tassazione del lavoro
89. sottolinea che il cuneo fiscale ha avuto un impatto maggiore per chi percepisce un reddito basso o un secondo reddito e che questo aspetto rimane un problema; invita la Commissione a prendere atto della relazione fiscale del FMI dell'ottobre 2013, la quale segnala che vi è spazio per forme di tassazione migliori e più progressive;
90. segnala l'importanza di ridurre la pressione fiscale sul lavoro, in particolare per i lavoratori a basso reddito e scarsamente qualificati, i disoccupati di lungo termine e altri gruppi vulnerabili, garantendo nel contempo la sostenibilità a lungo termine dei regimi pensionistici pubblici; invita gli Stati membri a spostare le imposte dal lavoro al consumo, al capitale e all'ambiente, prestando al contempo debita attenzione ai possibili effetti ridistributivi;
Rafforzamento della legittimità democratica del semestre europeo
91. manifesta profonda preoccupazione per il ruolo limitato che il Parlamento europeo, i parlamenti nazionali e le parti sociali e le organizzazioni della società civile svolgono nella formulazione, nel monitoraggio e nell'attuazione delle priorità economiche e sociali del semestre europeo; ribadisce il suo invito a un coinvolgimento maggiore e più strutturato della società civile e delle parti sociali a livello di UE e nazionale, al fine di migliorare la legittimità del processo del semestre europeo attraverso lo sviluppo di orientamenti concreti;
92. chiede di coinvolgere i parlamenti subnazionali e le autorità regionali e locali nella definizione e nell'attuazione dei programmi nazionali di riforma, anche mediante sistemi di governance multilivello;
93. esorta la Commissione a coinvolgere le parti sociali più da vicino nella preparazione dell'analisi annuale della crescita e, più in generale, a formalizzare il ruolo delle parti sociali nel processo del semestre europeo;
94. ribadisce la sua richiesta di un accordo interistituzionale che associ il Parlamento all'elaborazione e approvazione dell'analisi annuale della crescita e degli orientamenti in materia di politica economica e occupazionale;
o o o
95. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione.
Progetto di relazione comune sull'occupazione della Commissione e del Consiglio che accompagna la comunicazione della Commissione sull'analisi annuale della crescita 2015 (COM(2014)0906, pag. 44. Cfr. Altresì OECD Employment Outlook 2014, http://www.keepeek.com/Digital-Asset-Management/oecd/employment/oecd-employment-outlook-2014_empl_outlook-2014-en#page1.