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Procedura : 2015/3016(RSP)
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RC-B8-1402/2015

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PV 17/12/2015 - 9.2
CRE 17/12/2015 - 9.2

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P8_TA(2015)0463

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Giovedì 17 dicembre 2015 - Strasburgo
Ibrahim Halawa rischia la pena di morte
P8_TA(2015)0463RC-B8-1402/2015

Risoluzione del Parlamento europeo del 17 dicembre 2015 sul caso di Ibrahim Halawa, che rischia la pena di morte (2015/3016(RSP))

Il Parlamento europeo,

–  viste le sue precedenti risoluzioni sull'Egitto, in particolare quelle del 15 gennaio 2015 sulla situazione in Egitto(1) e dell'8 ottobre 2015 sulla pena di morte(2),

–  viste le conclusioni del Consiglio "Affari esteri" dell'UE sull'Egitto dell'agosto 2013 e del febbraio 2014,

–  visto l'accordo di associazione UE-Egitto del 2001, entrato in vigore nel 2004 e integrato dal piano di azione UE-Egitto del 2007,

–  vista la relazione 2014 sui progressi compiuti dall'Egitto nell'ambito della PEV, del 25 marzo 2015,

–  viste le recenti dichiarazioni sull'Egitto del Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE), in particolare quella del 16 giugno 2015 sulle sentenze pronunciate dai tribunali egiziani e quella del 4 febbraio 2015 sulla condanna di attivisti in Egitto,

–  vista la dichiarazione congiunta rilasciata il 10 ottobre 2015 da Federica Mogherini, alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, a nome dell'UE, e da Thorbjørn Jagland, segretario generale del Consiglio d'Europa, in occasione della Giornata europea e mondiale contro la pena di morte,

–  visti gli orientamenti dell'UE sulla pena di morte e gli orientamenti per una politica dell'Unione nei confronti dei paesi terzi in materia di tortura e altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti,

–  visti il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici del 1966, la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo e la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti, di cui l'Egitto è firmatario, nonché le risoluzioni dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, in particolare quella del 18 dicembre 2014 relativa a una moratoria sull'uso della pena di morte (69/186),

–  vista la Costituzione della Repubblica araba d'Egitto,

–  vista la legge egiziana n. 107, del 24 novembre 2013, concernente il diritto di tenere raduni pubblici, cortei e manifestazioni pacifiche,

–  visto il decreto presidenziale del novembre 2014 (legge n. 140), che consente l'espulsione dei cittadini stranieri accusati di un reato verso il loro paese di origine,

–  visti i principi e gli orientamenti sul diritto a un giusto processo e all'assistenza legale in Africa della Commissione africana dei diritti dell'uomo e dei popoli, nonché la Carta africana dei diritti dell'uomo e dei popoli,

–  visti l'articolo 135, paragrafo 5, e l'articolo 123, paragrafo 4, del suo regolamento,

A.  considerando che Ibrahim Halawa, cittadino irlandese, è in carcere da oltre due anni con l'accusa di aver partecipato, mentre si trovava in vacanza con la famiglia al Cairo, alle proteste illegali del 16 e 17 agosto 2013, durante le quali i manifestanti avrebbero commesso uccisioni e atti vandalici; che 97 persone hanno perso la vita in tali proteste, nella maggior parte dei casi a causa di un uso eccessivo della forza da parte delle forze di sicurezza; che, al momento dell'arresto, Ibrahim Halawa aveva 17 anni e pertanto era ancora minorenne secondo la legge egiziana e il diritto internazionale;

B.  considerando che Ibrahim Halawa è stato arrestato insieme alle tre sorelle dopo aver cercato rifugio nella moschea di Al-Fateh allo scoppio di violenze durante una manifestazione; che le sue tre sorelle sono successivamente state rilasciate dalle autorità;

C.  considerando che il procuratore non ha fornito alcuna prova del coinvolgimento di Ibrahim Halawa negli atti di violenza commessi durante le proteste; che il procuratore si è basato unicamente sulle testimonianze e i rapporti di polizia e sulle indagini effettuate dai servizi di intelligence; che il processo a carico di Ibrahim Halawa è stato ripetutamente rinviato dal tribunale egiziano, da ultimo il 15 dicembre 2015; che la sua imputazione ha avuto luogo un anno dopo l'arresto; che Ibrahim Halawa è in attesa di giudizio insieme ad altre 493 persone, per la maggior parte adulti, nell'ambito di un processo di massa che dovrebbe avere luogo il 19 dicembre 2015, senza che vi sia alcuna garanzia circa l'applicazione delle norme minime in materia di processo libero ed equo, e che in caso di condanna rischia la pena di morte; che nel maggio 2015 l'Egitto ha giustiziato sei persone, una delle quali sua coetanea;

D.  considerando che, dal 2013, sono state comminate numerose condanne a morte nell'ambito di processi di massa contro presunti membri dei Fratelli musulmani e presunti sostenitori del deposto presidente Morsi; che tali procedimenti violano gli obblighi che incombono all'Egitto in forza del diritto internazionale;

E.  considerando che, a norma dell'articolo 10 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, ogni individuo ha diritto, in posizione di piena uguaglianza, ad una equa e pubblica udienza davanti ad un tribunale indipendente e imparziale, al fine della determinazione dei suoi diritti e dei suoi doveri, nonché della fondatezza di ogni accusa penale che gli venga rivolta;

F.  considerando che Ibrahim Halawa è in carcere per aver esercitato pacificamente i propri diritti alla libertà di espressione e di riunione ed è considerato da Amnesty International un prigioniero di coscienza; che la libertà di espressione e la libertà di riunione sono pilastri indispensabili di una società democratica e pluralista; che l'articolo 73 della Costituzione egiziana sancisce che i cittadini hanno il diritto di organizzare raduni pubblici, cortei, manifestazioni e qualsiasi forma di protesta pacifica;

G.  considerando che, in seguito al golpe militare del giugno 2013, in Egitto sono stati segnalati numerosi casi di detenzione di manifestanti e prigionieri di coscienza; che le libertà di associazione, di riunione e di espressione sono ambiti che continuano a destare particolare preoccupazione dal luglio 2013;

H.  considerando che Ibrahim Halawa è stato sottoposto a condizioni carcerarie estremamente dure, inclusi possibili torture e altri trattamenti crudeli, disumani o degradanti, dopo l'arresto e durante la detenzione, oltre a essersi visto negare l'accesso all'assistenza medica e legale; che, secondo la sua famiglia e i suoi legali, Ibrahim Halawa sta osservando uno sciopero della fame dal 21 ottobre 2015 per protestare contro il protrarsi della sua detenzione, mettendo così in grave pericolo il suo stato di salute;

I.  considerando che i servizi della Procura del Cairo settentrionale e il tribunale non hanno riconosciuto Ibrahim Halawa quale minorenne al momento dell'arresto, in violazione degli obblighi imposti alle autorità egiziane dalla Convenzione sui diritti del fanciullo, di cui l'Egitto è firmatario;

J.  considerando che la condanna a morte di un individuo che avesse meno di 18 anni nel momento in cui ha commesso il reato così come la sua esecuzione sono incompatibili con gli obblighi internazionali dell'Egitto;

K.  considerando che Charles Flanagan, ministro irlandese degli Affari esteri e del commercio estero, ha espresso il proprio rammarico per i continui rinvii nel processo di Ibrahim Halawa in Egitto; che i funzionari consolari irlandesi hanno finora partecipato a tutte le udienze e hanno visitato Ibrahim Halawa in 48 occasioni nell'ambito di visite consolari; che ciò sottolinea l'importanza attribuita al caso dal governo irlandese;

L.  considerando che l'Egitto ha rilasciato cittadini stranieri in conformità di un decreto presidenziale emanato nel novembre 2014, che consente l'espulsione degli stranieri accusati di un reato verso il loro paese di origine;

M.  considerando che l'Egitto non ha ancora attuato le misure transitorie richieste dalla Commissione africana dei diritti dell'uomo e dei popoli nel marzo 2015 al fine di garantire l'integrità di Ibrahim Halawa e degli altri minori coinvolti nel caso, disponendo il loro rilascio immediato su cauzione;

N.  considerando che l'Unione europea e gli Stati membri stanno cercando di sviluppare relazioni più strette con l'Egitto e il popolo egiziano, in quanto importante vicino e partner, in numerosi ambiti; che l'Egitto, con oltre 80 milioni di abitanti, è il paese arabo più popoloso nonché un paese cardine nel Mediterraneo meridionale; che deve far fronte a gravi problemi di sicurezza dovuti all'impatto della situazione in paesi confinanti; che gli sviluppi politici, economici e sociali in Egitto presentano notevoli implicazioni per l'intera regione e non solo;

1.  esprime profonda preoccupazione per l'inaccettabile violazione dei diritti umani fondamentali derivante dalla detenzione arbitraria del cittadino irlandese Ibrahim Halawa e invita le autorità egiziane a rilasciarlo immediatamente e senza condizioni e a consegnarlo alle autorità irlandesi, a norma del decreto presidenziale emanato nel novembre 2014 nel quadro della legge n. 140;

2.  è profondamente preoccupato per il peggioramento delle condizioni di Ibrahim Halawa a causa del suo sciopero della fame e delle presunte cattive condizioni cui sarebbe sottoposto in carcere; invita le autorità egiziane ad assicurare in via prioritaria il buono stato di salute e il benessere di Ibrahim Halawa durante la sua permanenza in carcere; chiede lo svolgimento di indagini approfondite e indipendenti in relazione a tutte le accuse di tortura e maltrattamento ai danni di Ibrahim Halawa;

3.  chiede alle autorità egiziane di assicurare il rispetto dell'articolo 10 del Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici, che stabilisce che qualsiasi individuo privato della propria libertà deve essere trattato con umanità e col rispetto della dignità inerente alla persona umana;

4.  ricorda alle autorità egiziane che l'Egitto è vincolato da obblighi internazionali incontestabili derivanti dalla Convenzione sui diritti del fanciullo e applicabili al caso di Ibrahim Halawa; chiede alle autorità egiziane di escludere categoricamente il rischio che sia applicata la pena di morte in caso di condanna di Ibrahim Halawa, giacché al momento dell'arresto era minorenne;

5.  ribadisce l'opposizione assoluta dell'Unione europea al ricorso alla pena di morte in qualunque circostanza e chiede una moratoria totale sulla pronuncia di condanne a morte in Egitto; esorta l'Egitto a ratificare il secondo protocollo facoltativo del Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici del 1996, mirante all'abolizione della pena capitale;

6.  è estremamente preoccupato per la mancata garanzia, da parte delle autorità egiziane, del diritto a un processo equo per Ibrahim Halawa e gli altri 493 imputati, in particolare per l'impossibilità di rivedere o contestare il loro mantenimento in detenzione e le accuse contro di loro, per il ripetuto diniego dell'accesso a un difensore e per la durata eccessiva della custodia cautelare, in violazione degli obblighi interni e internazionali dell'Egitto;

7.  resta dell'avviso che sarà estremamente difficile per i difensori di Ibrahim Halawa elaborare una difesa individuale qualora il suo caso sia trattato nell'ambito di un processo di massa nei confronti di tutti gli imputati arrestati a seguito delle proteste dell'agosto 2013;

8.  condanna con forza il ricorso a un processo di massa nell'ambito del procedimento giudiziario e invita le autorità egiziane a rispettare il diritto internazionale nonché ad assicurare le più rigorose norme internazionali per quanto riguarda il diritto a un processo equo e giusto; invita le autorità egiziane a rilasciare tutte le persone detenute per aver esercitato pacificamente il loro diritto alla libertà di espressione, di riunione e di associazione sancito dalla Costituzione egiziana e da altre convenzioni internazionali di cui l'Egitto è firmatario; esprime profonda preoccupazione per il grave peggioramento del contesto mediatico; deplora i processi e la condanna in contumacia di giornalisti egiziani e stranieri;

9.  invita il SEAE, attraverso la delegazione dell'UE al Cairo, nonché gli Stati membri, in particolare l'Irlanda, a seguire tutte le udienze nell'ambito del processo a carico di Ibrahim Halawa e dei coimputati; si attende che il SEAE sollevi questo caso nel quadro dei dialoghi di massimo livello con l'Egitto e che riferisca regolarmente al Parlamento europeo in merito all'osservazione del processo; invita le autorità irlandesi, come pure la delegazione dell'UE, a continuare a fornire piena assistenza legale, consolare e di altro genere a Ibrahim Halawa e ai suoi familiari, nonché a visitarlo regolarmente in carcere; invita le autorità egiziane, in considerazione della cittadinanza europea di Ibrahim Halawa, a continuare ad agevolare l'accesso del personale consolare del governo irlandese;

10.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, all'Ufficio dell'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, ai parlamenti e ai governi degli Stati membri nonché al presidente e al governo ad interim della Repubblica araba d'Egitto.

(1) Testi approvati, P8_TA(2015)0012.
(2) Testi approvati, P8_TA(2015)0348.

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