– viste le sue precedenti risoluzioni sulla Siria, tra cui quella del 30 aprile 2015(1),
– vista la comunicazione della Commissione del 6 febbraio 2015 dal titolo "Elementi per una strategia regionale dell'UE relativa alla Siria e all'Iraq e alla minaccia rappresentata dal Daesh",
– viste le dichiarazioni e le relazioni del Segretario generale delle Nazioni Unite e dell'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani sul conflitto in Siria,
– viste le relazioni della commissione internazionale d'inchiesta indipendente sulla Siria, istituita dal Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani,
– visto lo statuto di Roma della Corte penale internazionale, adottato il 17 luglio 1998, in particolare l'articolo 8, paragrafo 2, lettera b), punto ix), che dispone che l'atto di dirigere intenzionalmente attacchi contro monumenti storici costituisce un crimine di guerra,
– vista la sua risoluzione del 30 aprile 2015 sulla distruzione di siti culturali ad opera dell'ISIS/Da'ish(2),
– visto l'articolo 167 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), che dispone che "l'Unione e gli Stati membri favoriscono la cooperazione con i paesi terzi e le organizzazioni internazionali competenti in materia di cultura",
– visto il regolamento (CE) n. 116/2009 del Consiglio, del 18 dicembre 2008, relativo all'esportazione di beni culturali,
– vista la risoluzione relativa alla creazione di una rete informale di autorità incaricate dell'applicazione della legge ed esperti competenti nel settore dei beni culturali (EU CULTNET), adottata dal Consiglio nella sua riunione del 25 e 26 ottobre 2012,
– visto il secondo protocollo (1999) della convenzione internazionale dell'Aia del 1954 per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato,
– viste la dichiarazione del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Federica Mogherini, del 21 maggio 2015, sulla situazione a Palmira, la dichiarazione del portavoce dell'alto rappresentante Catherine Ashton, del 17 febbraio 2012, che condanna l'arresto di Mazen Darwich, e la dichiarazione locale dell'UE del 3 aprile 2012 sul protrarsi della detenzione senza capi d'imputazione di Mazen Darwish e di altri sette difensori dei diritti umani,
– visti gli orientamenti dell'UE sui difensori dei diritti umani, adottati nel giugno 2004 e aggiornati nel 2008,
– vista la risoluzione 2222 (2015) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite,
– vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo,
– visti l'articolo 135, paragrafo 5, e l'articolo 123, paragrafo 4, del suo regolamento,
A. considerando che oltre 220 000 persone, per la maggior parte civili, hanno perso la vita dall'inizio del conflitto in Siria nel 2011; che massicce e ricorrenti violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario sono state commesse dal regime di Assad, dall'IS/Da'ish, da al-Nusra e dalle altre parti coinvolte nel conflitto; che la stragrande maggioranza di tali reati sono finora rimasti impuniti;
B. considerando che negli ultimi mesi sono drasticamente cresciuti il ricorso alla tortura, gli arresti di massa e la distruzione su vasta scala di zone popolate; che numerosi siriani sono sfollati e alcuni si vedono addirittura costretti ad allontanarsi dall'assistenza umanitaria di cui hanno bisogno;
C. considerando che, dalla conquista di Palmira, nell'antica città siriana almeno 400 persone, tra cui donne e bambini, sono state uccise per mano dell'IS/Da'ish e, secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani, almeno 217 persone sono state giustiziate e altre 600, tra cui donne e bambini, sono detenute con l'accusa di avere rapporti con le forze del regime e di nascondere membri del regime nelle proprie abitazioni;
D. considerando che la conquista della città di Palmira è stata seguita da pesanti attacchi aerei da parte delle milizie pro-Assad, durante i quali oltre una decina di civili sono rimasti uccisi, mentre molti degli abitanti rimasti sono stati costretti a fuggire;
E. considerando che dopo una nuova offensiva ad aprile-maggio 2015 l'IS/Da'ish ha conquistato Ramadi il 17 maggio 2015 e Palmira il 21 maggio 2015, acquisendo il controllo del 50% del territorio siriano; che il carattere transnazionale del cosiddetto Stato islamico, il quale, secondo alcune fonti, dispone di notevoli risorse finanziarie e di circa 200 000 combattenti, costituisce una minaccia per l'intera regione; che, stando alle stime, migliaia di stranieri, tra cui cittadini dell'UE, combattono con tali gruppi armati; che l'ascesa dell'IS/Da'ish ha aggravato la crisi umanitaria, causando in particolare un esodo di massa di civili;
F. considerando che il 5 giugno 2015 i membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite hanno espresso la loro indignazione di fronte all'intensificarsi della violenza e agli attacchi nei confronti di civili in Siria e hanno condannato gli attacchi terroristici perpetrati dall'IS/Da'ish, da al-Nusra e da altri gruppi terroristici attivi nel paese;
G. considerando che Palmira è situata tra Damasco e la città orientale di Deir al-Zour e che nelle sue vicinanze si trovano importanti giacimenti di gas e miniere di fosfato; che la conquista di Palmira ha coinciso con l'occupazione, da parte dell'IS/Da'ish, della città di Ramadi nella provincia di Anbar in Iraq, ma ha avuto luogo anche poco dopo la perdita dei territori in mano all'IS/Da'ish intorno a Tikrit;
H. considerando che, con i suoi oltre 2000 anni di storia, Palmira è un sito culturale di enorme importanza, iscritto nella lista del Patrimonio mondiale dell'Unesco; che il 21 maggio 2015 il Direttore generale dell'Unesco ha chiesto l'immediata cessazione delle ostilità nella città;
I. considerando che Palmira è un simbolo del ricco patrimonio culturale della Siria e custodisce le rovine monumentali di una grande città, che rappresentava uno dei più importanti centri culturali del mondo antico; che le uccisioni di massa e la distruzione del patrimonio archeologico e culturale perpetrate dall'IS/Da'ish sono state considerate, in determinate circostanze, crimini contro l'umanità e "pulizia culturale" e configurano un crimine di guerra secondo lo statuto di Roma della Corte penale internazionale (CPI); che tali attacchi sistematici contro il patrimonio culturale sono stati definiti dal Direttore generale dell'Unesco Irina Bokova come "pulizia culturale";
J. considerando che, in Iraq come in Siria, l'IS/Da'ish attacca e distrugge in modo sistematico il patrimonio culturale quale tattica di guerra per diffondere il terrore e l'odio; che, a seguito della conquista di Palmira da parte dell'IS/Da'ish, il patrimonio storico della città rischia la distruzione;
K. considerando che, nella strategia regionale dell'UE relativa alla Siria e all'Iraq e alla minaccia rappresentata dall'IS/Da'ish, adottata in occasione del Consiglio "Affari esteri" del 16 marzo 2015, l'UE condanna fermamente la deliberata distruzione del patrimonio archeologico e culturale, rilevando che tali atti possono configurare un crimine di guerra secondo lo statuto di Roma della Corte penale internazionale;
L. considerando che l'Unesco ha avviato, in collaborazione con altri partner, un progetto triennale per la salvaguardia di emergenza del patrimonio siriano nell'ottica di proteggere il patrimonio culturale del paese;
M. considerando che il commercio illecito di beni culturali si situa ormai al terzo posto per importanza dopo il commercio illegale di stupefacenti e di armi; che tale commercio illecito è dominato dalle reti della criminalità organizzata e che gli attuali meccanismi nazionali e internazionali non dispongono dei mezzi e del sostegno necessari per affrontare il problema; che l'UE ha preso tutti gli opportuni provvedimenti per impedire il commercio illegale dei beni culturali, in linea con la risoluzione 2199 (2015) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite;
N. considerando che, dall'inizio del conflitto in Siria nel marzo 2011, sono state commesse gravi e diffuse violazioni dei diritti umani, in particolare attacchi mirati, detenzioni arbitrarie e sparizioni ai danni di giornalisti indipendenti, difensori dei diritti umani, operatori umanitari e personale medico, che sono vittime di minacce, violenze, arresti arbitrari e sparizioni in Siria;
O. considerando che Mazen Darwish, giornalista e attivista siriano e presidente del Centro siriano per i media e la libertà di espressione, come pure Hani Al-Zaitani e Hussain Ghrer, sono in carcere dal 2012 per le loro attività a difesa della libertà di espressione; che Mazen Darwish avrebbe subito gravi maltrattamenti e torture, per poi essere trasferito in un luogo sconosciuto il 6 maggio 2015; che Mazen Darwish è stato insignito del Premio per la libertà di stampa 2015 dell'Unesco, oltre ad aver ricevuto altri importanti riconoscimenti internazionali quali il "Preis der Lutherstädte – Das unerschrockene Wort" 2015, il "Bruno-Kreisky-Preis für Verdienste um die Menschenrechte" 2013 e il "PEN-Pinter Prize" 2014; che il protrarsi della detenzione di Mazen Darwish, Hani Al-Zaitani e Hussain Ghrer è un'altra prova della natura repressiva del regime di Bashar al-Assad in Siria;
P. considerando che, nella risoluzione 67/262 del 15 maggio 2013, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha sollecitato l'immediata liberazione di tutte le persone detenute arbitrariamente dalle autorità siriane, compresi i membri del Centro siriano per i media e la libertà di espressione;
Q. considerando che il 19 febbraio 2015 l'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Zeid Ra'ad Al Hussein, ha esortato le autorità siriane a rilasciare tutte le persone detenute per aver espresso pacificamente le proprie opinioni, incluso Mazen Darwish;
R. considerando che centinaia di difensori dei diritti umani sono stati vittime di minacce, violenze, arresti arbitrari e sparizioni in Siria; che fra questi figura Razan Zaitouneh, avvocato difensore dei diritti umani e vincitrice del premio Sacharov 2011, rapita a Duma il 9 dicembre 2013;
1. condanna con forza le raccapriccianti, sistematiche e diffuse violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario commesse dal regime di al-Assad, dai terroristi facenti capo all'IS/Da'ish e da altri gruppi jihadisti in Siria, come pure le sentenze e le accuse contro attivisti civili e politici, difensori dei diritti umani, blogger e giornalisti; ribadisce la sua condanna assoluta nei confronti della tortura, dell'intensificarsi dei bombardamenti e del ricorso all'artiglieria aerea, inclusi i barili-bomba, da parte del governo siriano; esprime profondo cordoglio per le vittime; rimane profondamente costernato per il livello atroce delle sofferenze e della perdita di vite umane nel conflitto siriano ed esprime estrema preoccupazione per il deteriorarsi della situazione umanitaria e della sicurezza in Siria;
2. condanna la conquista di Palmira da parte dell'IS/Da'ish, avvenuta il 21 maggio 2015 dopo un sanguinoso attacco di nove giorni, e deplora che da allora l'IS/Da'ish abbia ucciso almeno 217 persone nella città e nei suoi dintorni continuando a commettere abusi e atrocità generalizzati nel "califfato" che ha proclamato nelle zone sotto il suo controllo in Siria e Iraq;
3. esprime preoccupazione per la situazione del sito di Palmira, per le migliaia di abitanti che si trovano all'interno della città, per le persone fuggite a causa dell'avanzata dell'IS/Da'ish e per le donne e i bambini di Palmira, in considerazione dei rapimenti, dello sfruttamento e delle violenze perpetrati altrove in modo sistematico dall'IS/Da'ish ai danni di donne e bambini, tra cui stupri, abusi sessuali, matrimoni forzati e reclutamento forzato di bambini;
4. incoraggia il Consiglio, la Commissione e l'alto rappresentante a rendere disponibili tutte le risorse finanziarie e umane necessarie per l'assistenza ai profughi;
5. accoglie con favore l'impegno a raddoppiare gli sforzi collettivi per sconfiggere l'IS/Da'ish assunto in occasione della riunione ministeriale della coalizione internazionale contro l'IS/Da'ish tenutasi a Parigi il 2 giugno 2015; invita la coalizione a intensificare gli sforzi per attuare una strategia comune, multidimensionale e a lungo termine al fine di indebolire e in seguito eliminare l'IS/Da'ish; sottolinea la necessità di completare tale strategia attraverso una cooperazione rafforzata con tutti gli attori regionali statali e non statali impegnati nella lotta contro l'IS/Da'ish;
6. resta convinto che in Siria non potranno esservi né un'efficace risoluzione del conflitto né una pace sostenibile se i responsabili dei crimini commessi da tutte le parti nel corso del conflitto non saranno chiamati a rispondere delle loro azioni;
7. rammenta che una soluzione duratura della crisi siriana è possibile solo se si giungerà a una soluzione politica inclusiva fondata sul comunicato di Ginevra del 30 giugno 2012 e sostenuta dalla comunità internazionale; chiede all'inviato speciale delle Nazioni Unite, Staffan de Mistura, di collaborare con tutte le parti per ottenere una reale transizione politica che risponda alle legittime aspirazioni del popolo siriano e gli consenta di determinare il proprio futuro in modo indipendente e democratico;
8. esprime profonda preoccupazione per la drammatica carenza di finanziamenti in risposta agli appelli delle Nazioni Unite nel 2014, che ha determinato la sospensione temporanea dell'assistenza ai profughi siriani da parte del Programma alimentare mondiale; esorta pertanto la comunità internazionale a incrementare i finanziamenti e l'assistenza in risposta ai prossimi appelli;
9. invita la comunità internazionale ad adoperarsi maggiormente per trovare soluzioni al fine di mitigare la crisi e porre fine alla guerra in Siria ed esprime il proprio sostegno a coloro che sono impegnati nella lotta contro l'IS/Da'ish in Siria e in Iraq; invita i governi della regione a collaborare nell'ambito di questa lotta, poiché solo attraverso una stretta cooperazione in materia di sicurezza sarà possibile ristabilire la pace e la sicurezza nella regione;
10. chiede alla comunità internazionale di fare tutto il possibile per proteggere la popolazione civile e salvaguardare il patrimonio culturale unico della città di Palmira; chiede inoltre a tutte le parti di porre immediatamente fine alle ostilità a Palmira e di consentire il passaggio sicuro dei civili in fuga dalle violenze;
11. chiede la cessazione immediata della distruzione del patrimonio culturale di Siria e Iraq, compresi i siti e gli oggetti religiosi; sottolinea che non è possibile tollerare simili atti perpetrati dall'IS/Da'ish o da altri soggetti, gruppi, imprese ed entità; chiede altresì la conservazione del patrimonio culturale iracheno mediante la protezione dei beni e dei siti culturali e religiosi, conformemente al diritto internazionale umanitario;
12. esorta l'Unione e gli Stati membri a lanciare campagne di sensibilizzazione volte a scoraggiare l'acquisto e la vendita illegali di beni culturali provenienti dalle zone di conflitto;
13. ribadisce l'elevato valore del patrimonio culturale per l'intera umanità e ritiene pertanto che la sua distruzione dovrebbe essere considerata un crimine di guerra ingiustificabile;
14. sottolinea la necessità di sforzi comuni da parte della comunità internazionale per impedire il commercio illegale di beni culturali e il traffico illecito di opere culturali, che contribuiscono al finanziamento dell'IS/Da'ish;
15. sostiene le proposte del Direttore generale dell'Unesco come pure tutte le misure eccezionali adottate dalle Nazioni Unite e dall'Unesco per proteggere Palmira e tutti gli altri siti storici e culturali che si trovano in pericolo;
16. chiede al Segretario generale delle Nazioni Unite di deferire la questione della protezione di tutti i siti culturali messi in pericolo dai gruppi terroristici e dall'IS/Da'ish al Consiglio di sicurezza, al fine di adottare una risoluzione in materia;
17. invita gli Stati membri e l'Unione europea, unitamente alle Nazioni Unite, ad adottare misure concrete per la protezione dei siti culturali, storici, religiosi e archeologici in pericolo, a Palmira e in tutto il Medio Oriente;
18. accoglie con favore, sottolineandone l'importanza fondamentale, l'operato delle organizzazioni della società civile locali e internazionali nel documentare le violazioni dei diritti umani nonché le prove relative ai crimini di guerra, ai crimini contro l'umanità e ad altre violazioni; esprime la più profonda ammirazione e solidarietà nei confronti di tutti gli attivisti siriani che continuano incessantemente a controllare, documentare e informare in merito alla situazione dei diritti umani nel loro paese dilaniato dalla guerra, mettendo in pericolo la loro vita;
19. è profondamente preoccupato per il vertiginoso peggioramento della situazione umanitaria e dei diritti umani in Siria e sottolinea la necessità di rispettare la libertà di espressione e la libertà dei difensori dei diritti umani di svolgere il loro lavoro, in linea con gli obblighi internazionali della Siria; rammenta che ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione, che costituisce un diritto umano fondamentale; condanna ogni violazione della libertà di stampa e le violenze di cui sono vittime i giornalisti in Siria;
20. invita le autorità siriane a rilasciare immediatamente e senza condizioni Mazen Darwish e tutti coloro che sono stati detenuti, condannati e/o giudicati per aver esercitato pacificamente i loro diritti di libera espressione e associazione nonché a far cadere tutte le accuse a loro carico, e a rilasciare altresì tutti i difensori dei diritti umani e gli attivisti per i diritti politici privati arbitrariamente della libertà a causa delle loro attività nel campo dei diritti umani;
21. sollecita le autorità siriane a fornire quanto prima informazioni in merito alle sorti dei tre uomini e al luogo in cui si trovano, nonché ad assicurare che siano tutelati da tortura e maltrattamenti, che sia loro permesso di contattare immediatamente le famiglie e gli avvocati e che ricevano le cure mediche eventualmente necessarie;
22. esorta tutti gli Stati membri a ratificare in via prioritaria la Convenzione internazionale per la protezione di tutte le persone dalle sparizioni forzate; invita il Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) e gli Stati membri a promuovere la ratifica universale e l'attuazione di questo strumento essenziale in materia di diritti umani e a sostenere il lavoro del Comitato delle Nazioni Unite sulle sparizioni forzate, istituito a norma di detta convenzione;
23. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al Segretario generale delle Nazioni Unite, all'inviato speciale delle Nazioni Unite e della Lega araba in Siria nonché a tutte le parti implicate nel conflitto in Siria.
– visto l'accordo quadro interregionale di cooperazione tra l'Unione europea e il Mercosur concluso nel 1999,
– vista la sua risoluzione del 12 marzo 2015 sulla relazione annuale sui diritti umani e la democrazia nel mondo nel 2013 e sulla politica dell'Unione europea in materia(1),
– visto il regolamento (CE) n. 1567/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 luglio 2003, sul sostegno alle politiche e alle azioni riguardanti la salute e i diritti riproduttivi e sessuali nei paesi in via di sviluppo(2),
– visto il Codice penale paraguayano (Legge n. 1160/97) del 26 novembre 1997, in particolare il suo articolo 109, paragrafo 4,
– visto il quinto obiettivo di sviluppo del Millennio (miglioramento della salute materna),
– vista la Convenzione sui diritti dell'infanzia, in particolare l'articolo 3,
– vista la Convenzione delle Nazioni Unite sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti della donna (CEDAW),
– vista la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (Convenzione di Istanbul),
– vista la dichiarazione dell'11 maggio 2015 del gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla questione della discriminazione nei confronti delle donne nella legislazione e nella pratica,
– vista la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, entrata in vigore il 26 giugno 1987,
– vista la richiesta del comitato dei diritti economici, sociali e culturali del marzo 2015 che il Paraguay riveda e modifichi la legislazione in materia di aborto onde garantirne la compatibilità con altri diritti, come quello alla salute e alla vita,
– visti l'articolo 135, paragrafo 5, e l'articolo 123, paragrafo 4, del suo regolamento,
A. considerando che, secondo dati recenti forniti dalle Nazioni Unite, nel 19% dei casi le ragazze incinte in Paraguay sono minorenni, ogni giorno partoriscono 2 bambine di età inferiore ai 14 anni e il 2,13% dei decessi materni è costituito da bambine di età compresa tra i 10 e i 14 anni; che circa 600 bambine di età pari o inferiore ai 14 anni rimangono incinte ogni anno in Paraguay, paese con una popolazione di 6,8 milioni di persone, e che il tasso di maternità infantile è 10 volte più elevato che in altri paesi della regione.
B. considerando che in America Latina il rischio di mortalità materna è quattro volte maggiore per le adolescenti di età inferiore ai 16 anni e che il 65% dei casi di fistola ostetrica si registra nelle gravidanze di adolescenti, con gravi ripercussioni sulle loro vite, compresi gravi problemi di salute ed esclusione sociale; che le gravidanze precoci sono anche pericolose per il nascituro, con un tasso di mortalità superiore del 50% rispetto alla media; che il 40% delle donne nella regione è stato vittima di violenze sessuali e che il 95% degli aborti effettuati in America Latina avviene in condizioni di non sicurezza;
C. considerando che il 21 aprile 2015 una bambina di dieci anni si è recata all'ospedale di maternità e pediatrico Trinidad ad Asunción dove è stata riscontrata una gravidanza di 21 settimane; che, in seguito alla visita della bambina, il direttore dell'ospedale ha riconosciuto pubblicamente che la gravidanza era ad alto rischio; che il padrigno latitante della bambina è stato arrestato il 9 maggio 2015 ed è accusato di averla stuprata; che dal gennaio 2015 la bambina si era recata in vari centri medici lamentando dolori di stomaco ma che la gravidanza non è stata confermata fino al 21 aprile;
D. considerando che il 28 aprile 2015 la madre ha richiesto un'interruzione volontaria della gravidanza per la figlia data la sua giovane età e l'elevato livello di pericolo per la sua salute e la sua vita; che la madre della bambina è in stato di fermo per non aver protetto la figlia dall'abuso sessuale che ha determinato la gravidanza; che, secondo le ultime informazioni, la bambina di dieci anni è stata inviata in un centro per giovani madri, separandola dalla propria madre;
E. considerando che già nel gennaio 2014 la madre aveva denunciato l'abuso sessuale della figlia da parte del patrigno ma che i procuratori non sono intervenuti, non hanno aperto un'indagine né fornito misure protettive poiché consideravano che la bambina non fosse a rischio;
F. considerando che questo è soltanto uno dei numerosi casi che si registrano in Paraguay e in altri paesi dell'America Latina; che, per motivi religiosi, il Paraguay continua a negare alla bambina l'accesso a un aborto in condizioni sicure e legali, violando il suo diritto alla salute, alla vita e all'integrità psicofisica; che la bambina dovrà affrontare rischi psicologici e di salute se la gravidanza sarà portata avanti fino alla nascita, data la sua giovane età e le circostanze che hanno determinato la gravidanza; che il 7 maggio 2015 è stato istituito un gruppo interdisciplinare di esperti, composto da tre professionisti proposti dalle organizzazioni locali, tre funzionari del ministero della Salute e tre membri della Corte suprema, per monitorare le sue condizioni;
G. considerando che l'articolo 109, paragrafo 4, del Codice sanitario del Paraguay vieta l'aborto in tutti i casi, tranne le gravidanze con complicazioni che mettono in pericolo la vita della donna o della bambina, senza nessuna altra eccezione, in particolare in caso di stupro, incesto o feto non vitale; che le autorità hanno contestato che la salute della bambina non è a rischio; che la decenne sopravvissuta a uno stupro è quindi costretta a continuare la gravidanza indesiderata e a partorire;
H. considerando che gli esperti delle Nazioni Unite hanno messo in guardia che la decisione delle autorità paraguayane comporta una grave violazione del diritto alla vita, alla salute e all'integrità fisica e mentale della bambina nonché del suo diritto all'istruzione, danneggiando in tal modo le sue opportunità economiche e sociali;
I. considerando che l'articolo 3 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia prevede che in tutte le azioni relative ai bambini, di competenza delle istituzioni pubbliche o private di assistenza sociale, dei tribunali, delle autorità amministrative o degli organi legislativi, l'interesse superiore del fanciullo deve essere una considerazione preminente e che gli Stati devono impegnarsi ad assicurare l'accesso a un aborto in condizioni sicure e legali quando la vita della donna incinta è a rischio;
J. considerando che nel marzo 2015 il comitato dei diritti economici, sociali e culturali delle Nazioni Unite ha chiesto al Paraguay di rivedere e modificare la legislazione in materia di aborto onde garantirne la compatibilità con altri diritti, come quello alla salute e alla vita, che la violenza fisica, sessuale e psicologica contro le donne è una grave violazione dei diritti umani;
K. considerando che il Paraguay ha partecipato attivamente alla 59a sessione della Commissione dell'ONU sulla condizione femminile e che tutte le parti dovrebbero continuare a promuovere la piattaforma di azione di Pechino delle Nazioni Unite per quanto riguarda, tra l'altro, l'accesso all'istruzione e alla sanità quali diritti umani di base e i diritti sessuali e riproduttivi;
L. considerando che gli organi di sorveglianza dei trattati delle Nazioni Unite, compresi il comitato dei diritti dell'uomo e il comitato per l'eliminazione della discriminazione contro le donne, hanno esortato vari paesi dell'America Latina a prevedere deroghe alle leggi restrittive in materia di aborto in caso di pericolo per la vita o la salute della donna, di grave malformazione del feto e di gravidanza risultante da stupro o incesto;
M. considerando che questo atto disumano ha posto in grave pericolo la suddetta bambina di dieci anni, il cui corpo pesava solo 34 kg prima della gravidanza; che l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha individuato i pericoli della gravidanza per le giovani bambine il cui corpo non è ancora pienamente sviluppato; che l'OMS definisce la salute quale stato di benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente come assenza di malattia o infermità;
N. considerando che il comitato contro la tortura ha riscontrato che varie restrizioni all'accesso ai servizi per la salute riproduttiva nonché gli abusi che si verificano quando le donne cercano di accedere a tali servizi possono costituire una violazione della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, disumani e degradanti, ratificata dal Paraguay e da tutti gli Stati membri dell'UE, perché mettono in pericolo la salute e la vita della donna o possono altrimenti causare dolore o sofferenze fisiche o mentali gravi;
O. considerando che la violenza contro le donne e le bambine, sia essa fisica, sessuale o psicologica, resta la violazione più diffusa dei diritti umani che riguarda tutti i livelli della società, pur essendo uno dei crimini meno denunciati;
1. ribadisce la propria condanna di ogni forma di abuso e violenza contro le donne e le ragazze, in particolare la violenza sessuale come arma di guerra e la violenza domestica; invita il Paraguay a provvedere affinché le donne e le ragazze possano disporre, come minimo, di un accesso sicuro e legale all'aborto, quando sono in pericolo la loro salute e la loro vita, nei casi di gravi malformazioni del feto, stupro e incesto;
2. esprime forti preoccupazioni per l'elevato numero di gravidanze di minori in Paraguay; esorta le autorità del Paraguay a rispettare i loro obblighi internazionali e a tutelare i diritti umani, garantendo che tutte le ragazze abbiano accesso a ogni tipo possibile di informazioni e servizi medici per gestire le gravidanze ad alto rischio conseguenti a uno stupro;
3. esorta le autorità paraguayane a svolgere indagini indipendenti e imparziali in merito allo stupro citato e ad assicurare il colpevole alla giustizia; invita le autorità paraguayane a rilasciare immediatamente la madre della bambina; accoglie con favore la proposta avanzata da membri del Congresso paraguayano di innalzare la pena massima per lo stupro di un minore da 10 anni a 30 anni di carcere;
4. prende atto della creazione di un gruppo interdisciplinare di esperti e auspica che esso svolga una valutazione completa delle condizioni della bambina e salvaguardi tutti i suoi diritti umani, in particolare il diritto alla vita, alla salute e all'integrità fisica e psicologica;
5. deplora il fatto che i corpi delle donne e delle ragazze, in particolare i loro diritti relativi alla salute sessuale e riproduttiva, rimangano a tutt'oggi un campo di battaglia ideologico e invita il Paraguay a riconoscere i diritti inalienabili delle donne e delle ragazze all'integrità fisica e all'autonomia decisionale per quanto concerne, tra l'altro, il diritto di accedere alla pianificazione familiare volontaria e all'aborto sicuro e legale; ritiene che il divieto generale concernente l'aborto terapeutico e l'aborto nei casi di gravidanze conseguenti a stupro e incesto, così come il rifiuto di fornire assistenza sanitaria gratuita nei casi di stupro costituiscano una tortura;
6. riconosce che la violenza ostetrica è una via di mezzo tra violenza istituzionale e violenza contro le donne, in quanto costituisce una grave violazione dei diritti umani quali il diritto all'uguaglianza, alla libertà dalla discriminazione, all'informazione, all'integrità, alla salute e all'autonomia riproduttiva, le cui conseguenze sono parti degradanti e disumani, complicazioni per la salute, grave stress psicologico, traumi e persino il decesso;
7. esprime profonda preoccupazione per il fatto che i governi fingano di non vedere casi inumani di gravidanze di minori e abusi sessuali nei confronti di donne, in un momento in cui una donna su tre in tutto il mondo sarà vittima di violenza nel corso della propria vita;
8. sottolinea che nessuna bambina di 10 anni è pronta a diventare madre ed evidenzia che le bambine interessate ricordano continuamente le violenze subite, aspetto che causa grave stress traumatico e rischia di portare con sé problemi psicologici duraturi;
9. sollecita la Commissione a intensificare i propri lavori su una proposta destinata al Parlamento e al Consiglio nell'ottica di consentire all'UE di ratificare e attuare la Convenzione di Istanbul, onde garantire coerenza tra l'azione interna ed esterna dell'UE per quanto concerne la violenza contro bambini, donne e ragazze;
10. invita il Consiglio a includere la questione dell'aborto sicuro e legale negli orientamenti dell'UE relativi allo stupro e alla violenza contro donne e ragazze; invita la Commissione a garantire che la cooperazione europea allo sviluppo persegua un approccio fondato sui diritti umani, in particolare evidenziando l'uguaglianza di genere e la lotta a qualsiasi forma di violenza nei confronti delle donne e delle ragazze; sottolinea che l'accesso universale alla salute, in particolare alla salute sessuale e riproduttiva e ai diritti associati, è un diritto umano fondamentale e pone in evidenza il diritto di accesso su base volontaria ai servizi di pianificazione familiare, tra cui l'assistenza all'aborto sicuro e legale, la necessità di informazione ed educazione per ridurre la mortalità materna e infantile ed eliminare tutte le forme di violenza di genere, comprese le pratiche della mutilazione genitale femminile, dei matrimoni di minori e di quelli precoci e forzati, del genericidio, della sterilizzazione forzata e dello stupro coniugale;
11. incoraggia la Commissione e il Consiglio a sviluppare metodi e indicatori per la raccolta dei dati su questo fenomeno, e invita il Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) a includere tale questione nello sviluppo e nell'attuazione delle strategie per paese in materia di diritti umani; esorta altresì il SEAE a stabilire buone prassi sulla lotta agli stupri e alla violenza sessuale contro le donne e le ragazze nei paesi terzi, al fine di affrontare le cause profonde del problema; esorta affinché la fornitura di aiuti umanitari da parte dell'UE e dei suoi Stati membri non sia soggetta alle restrizioni imposte da altri partner donatori per quanto riguarda le cure mediche necessarie, ivi compreso l'accesso all'aborto sicuro per le donne e le ragazze vittime di stupro o di incesto;
12. chiede ai capi di Stato e di governo dell'UE-CELAC (Comunità degli Stati latinoamericani e caraibici) di ampliare, in occasione del loro secondo vertice, il capitolo relativo alla violenza di genere contenuto nel Piano d'azione dell'UE-CELAC 2013-2015 adottato durante il loro primo vertice tenutosi a Santiago del Cile nel gennaio 2013, nell'ottica di stabilire un calendario chiaro di azioni e misure attuative per garantire la dovuta diligenza per quanto concerne la prevenzione, le indagini e le sanzioni per tutti gli atti di violenza contro le donne e per offrire un adeguato indennizzo alle vittime;
13. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al governo e al Congresso della Repubblica del Paraguay, all'Ufficio dell'Alto Commissario dell'ONU per i diritti umani, al Parlasur, all'Assemblea parlamentare euro-latinoamericana e al Segretario generale dell'Organizzazione degli Stati americani.
– viste la dichiarazione comune, del 25 aprile 2015, del Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, del Commissario per lo sviluppo, Neven Mimica, e del Commissario per la cooperazione internazionale, gli aiuti umanitari e la risposta alle crisi, Christos Stylianides, sul terremoto in Asia, nonché altre dichiarazioni ufficiali,
– vista la dichiarazione resa il 30 aprile 2015 dal presidente della sua delegazione per le relazioni con i paesi dell'Asia meridionale sul terremoto in Nepal,
– vista la missione della sua delegazione per le relazioni con i paesi dell'Asia meridionale in Nepal in occasione della nona riunione interparlamentare UE-Nepal, che si è tenuta dall'8 al 10 aprile 2015,
– vista la risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, del 15 maggio 2015, sul potenziamento degli aiuti d'urgenza, della riabilitazione e della ricostruzione in risposta agli effetti devastanti del sisma in Nepal,
– visto il Patto internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR) del 1966,
– visto il Patto internazionale relativo ai diritti economici, sociali e culturali del 1966,
– viste le iniziative nepalesi post sisma, quali il Piano nazionale di ricostruzione e riabilitazione e la valutazione delle necessità post calamità,
– visti l'articolo 135, paragrafo 5, e l'articolo 123, paragrafo 4, del suo regolamento,
A. considerando che la situazione umanitaria in Nepal e nella regione circostante dopo il devastante terremoto del 25 aprile 2015 e il successivo terremoto del 12 maggio 2015 permane estremamente grave, con oltre 8 800 vittime registrate finora e un numero ancora maggiore di feriti, e con almeno mezzo milione di abitazioni distrutte, 2,8 milioni di sfollati e milioni di persone che necessitano di assistenza umanitaria urgente;
B. considerando inoltre che, secondo le stime, 1,7 milioni di bambini sono stati colpiti dallo sfollamento, della morte di uno o di entrambi i genitori o della distruzione delle loro abitazioni e scuole; che gli orfani sono esposti a un crescente rischio di fame, malattia, abbandono e traffico di esseri umani; che la polizia nepalese ha segnalato casi di gruppi di bambini sottratti da adulti che non sono loro famigliari; che è stato annunciato un divieto di viaggio per i minori non accompagnati e che sono state sospese le adozioni internazionali;
C. considerando che, oltre alla terribile perdita di vite umane e ai numerosi feriti, il sisma ha danneggiato gravemente il patrimonio culturale, religioso e storico del paese, inclusi quattro dei sette siti che fanno parte del Patrimonio mondiale dell'umanità nonché migliaia di monumenti, templi e monasteri, colpendo l'identità nazionale e compromettendo fonti di reddito indispensabili;
D. considerando che nelle regioni montuose sono stati segnalati oltre 500 gravi smottamenti di terra, che hanno spesso bloccato il corso di fiumi con il rischio di esondazioni o di inondazioni da collasso di lago glaciale; che il rischio che si verifichino altri smottamenti, esondazioni e inondazioni da collasso di lago glaciale è molto elevato in vista dell'imminente stagione dei monsoni;
E. considerando le serie preoccupazioni per il rischio di epidemie di malattie trasmissibili, in particolare nelle regioni sovrappopolate e nelle zone in cui l'approvvigionamento idrico e i sistemi igienico-sanitari sono stati compromessi;
F. considerando che l'arrivo delle piogge monsoniche, previsto a breve, si ripercuoterà in misura significativa sulle operazioni di soccorso, in particolare nelle zone più periferiche;
G. considerando che, secondo le stime dell'ONU, 1,4 milioni di persone necessitano di aiuti alimentari a causa dei gravi danni alle attività basate sull'agricoltura; che la stagione della semina inizia questo mese e che circa 236 000 persone hanno bisogno di fattori di produzione agricoli, tra cui sementi di riso e di ortaggi, e che la situazione è aggravata dalle forti perdite di capi di bestiame; che gli agricoltori che perdono questa stagione di semina non potranno realizzare raccolti prima della fine del 2016;
H. considerando che il Commissario Stylianides si è recato in visita nelle regioni colpite assieme al Sottosegretario generale delle Nazioni Unite, Valerie Amos, dal 30 aprile al 2 maggio 2015;
I. considerando che l'UE e i suoi Stati membri hanno fornito una consistente assistenza finanziaria in risposta alla calamità, con l'erogazione immediata di 6 milioni di EUR per le necessità urgenti e con un finanziamento complessivo finora di 22,6 milioni di EUR da parte della Commissione, oltre a mettere a disposizione strumenti di soccorso e squadre di ricerca e di soccorso a titolo del meccanismo di protezione civile dell'Unione europea;
J. considerando, tuttavia, che il 4 giugno 2015 il coordinatore umanitario delle Nazioni Unite ha affermato che i finanziamenti internazionali a favore del Nepal sono tuttora insoddisfacenti e che le Nazioni Unite hanno ricevuto solamente 120 milioni di dollari USA (USD) dei 422 milioni di USD che erano stati promessi;
K. considerando che il centro di soccorso inaugurato recentemente e l'area di assistenza umanitaria che ha fornito pasti a 200 000 persone per due settimane, sostenuti anche con finanziamenti dell'Unione europea, hanno funzionato bene e costituiscono buoni esempi della via seguita dal governo prima del sisma;
L. considerando, tuttavia, che le operazioni di soccorso sono state ostacolate da infrastrutture limitate e danneggiate, ma che sono state create rotte di rifornimento attraverso i paesi confinanti, in particolare l'India con la sua "Operazione amicizia";
M. considerando che, sebbene siano stati in parte risolti, permangono dei problemi relativi alla lungaggine delle procedure doganali per gli aiuti umanitari inviati in Nepal da donatori ufficiali e privati; che l'esenzione dai dazi all'importazione per 30 giorni è giunta a scadenza ed è stata sostituita da un elenco di merci che sono interamente o parzialmente esenti da imposte sull'importazione e che, di conseguenza, su alcuni articoli di soccorso vengono ora riscossi dazi all'importazione;
N. considerando che migliaia di persone bisognose di aiuto a seguito dei terremoti rischiano di essere abbandonate a se stesse in base alle preoccupanti indicazioni secondo cui le discriminazioni di genere, di casta ed etniche stanno ostacolando gli aiuti; che oltre il 50% della popolazione dalit del paese è ancora in attesa di un tetto e di razioni alimentari;
O. considerando che, secondo le stime del Ministero delle Finanze nepalese, i costi della ricostruzione ammonterebbero a circa 10 miliardi di USD, pari alla metà del PIL annuale del paese;
P. considerando che il governo nepalese ha annunciato la convocazione, il 25 giugno 2015, di una conferenza internazionale a Kathmandu, intesa a mobilitare il sostegno finanziario internazionale per la ricostruzione e il risanamento del paese;
Q. considerando che il Nepal, uno dei paesi più poveri al mondo, è emerso soltanto recentemente e lentamente da 10 anni di guerra civile; che, ciò nondimeno, il governo si è sforzato negli ultimi anni per prepararsi all'eventualità prevista di un forte sisma;
1. esprime le più sentite condoglianze a tutti coloro che sono stati colpiti da questa terribile tragedia, tra cui le famiglie delle oltre 8 800 persone che hanno perso la vita in Nepal, in India, in Cina e in Bangladesh;
2. plaude agli sforzi compiuti dalle istituzioni e dalla società nepalesi in seguito ai terremoti;
3. si compiace dell'assistenza immediata fornita al Nepal dalla Commissione e dagli Stati membri e invita la comunità internazionale a continuare ad assistere il governo nepalese con aiuti umanitari a breve termine e a coadiuvarlo negli sforzi a lungo termine di ripresa e riabilitazione, prestando altresì particolare attenzione al settore agricolo e alle zone difficilmente raggiungibili, nonché a tenere fede agli impegni assunti;
4. sottolinea l'importanza dell'assistenza sanitaria d'urgenza e delle misure intese a prevenire le epidemie di malattie trasmissibili; invita l'UE e la comunità internazionale a sostenere la rivitalizzazione delle strutture e dei servizi sanitari nel paese, in particolare nelle zone periferiche, anche tramite la fornitura di tende e attrezzature mediche per le strutture sanitarie danneggiate o distrutte;
5. invita il governo nepalese e la comunità internazionale a garantire quanto prima il ricongiungimento familiare dei minori separati dalle loro famiglie e a porre i bambini al centro degli interventi umanitari; chiede inoltre di prestare un'attenzione speciale alla particolare vulnerabilità dei minori, inclusi i numerosi casi di malnutrizione e i rischi di violenza e di tratta di esseri umani; sottolinea l'importanza del ritorno a scuola dei minori;
6. esprime preoccupazione per le denunce di violenze e di molestie nei confronti di donne e bambini nei campi provvisori e invita il governo nepalese ad adottare ulteriori misure per garantire la sicurezza delle persone vulnerabili e a indagare su tali denunce;
7. chiede alla comunità internazionale di aiutare il governo nepalese a salvare e a ripristinare il patrimonio culturale, religioso e storico che ha subito danni;
8. sottolinea le stime delle Nazioni Unite circa l'urgente necessità di un ulteriore importo di 298,2 milioni di USD per fornire assistenza umanitaria, soprattutto visto l'avvicinarsi della stagione monsonica, e chiede un rinnovato impegno a livello internazionale per far fronte a queste impellenti necessità di finanziamento;
9. esorta il governo nepalese a risolvere i restanti problemi riguardo alle procedure doganali per le forniture umanitarie, ad abolire le cosiddette "tasse sui soccorsi" applicate dalla polizia locale sulle forniture umanitarie alle frontiere del Nepal e a collaborare con le agenzie umanitarie per garantire che gli aiuti raggiungano celermente le località che ne hanno bisogno;
10. manifesta inquietudine per le denunce di discriminazione nella distribuzione degli aiuti umanitari e invita il governo nepalese a garantire che tali aiuti raggiungano le persone che ne hanno bisogno, a prescindere dalla loro identità e dalla provenienza degli aiuti; chiede inoltre al Vicepresidente/Alto rappresentante di affrontare la questione al massimo livello politico possibile nel contesto dei suoi contatti con il Nepal;
11. elogia i governi della regione, in particolare il governo indiano, per l'assistenza fornita nell'ambito dello sforzo umanitario internazionale; invita la Commissione, gli Stati membri e i soggetti interessati a livello internazionale a proseguire il lavoro con il governo nepalese e con altri governi della regione sul tema della preparazione e della resilienza alle calamità naturali, anche per quanto riguarda la messa a punto di norme di costruzione, infrastrutture e piani di emergenza; sottolinea che il Piano nazionale di ricostruzione e riabilitazione dovrebbe occuparsi anche di altre questioni fondamentali, tra cui la lotta alla povertà, la tutela ambientale e il cambiamento climatico;
12. sottolinea che il Nepal, quale paese postbellico, deve compiere ulteriori sforzi a livello nazionale e ottenere un maggiore sostegno internazionale nella sua transizione verso la democrazia; invita le forze politiche nepalesi a collaborare in uno spirito costruttivo e aperto al compromesso ai fini dell'adozione di una nuova costituzione democratica e inclusiva, che soddisfi le aspirazioni del popolo nepalese, quale passo decisivo del processo di pace e contributo significativo a una celere ed efficace ripresa post calamità; si compiace al riguardo dell'accordo raggiunto l'8 giugno 2015 tra i principali partiti politici del Nepal;
13. sottolinea che è di fondamentale importanza organizzare le elezioni locali, che sono attese da tempo, visto che la riuscita del processo di ricostruzione dipenderà dalle capacità amministrative delle autorità locali;
14. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al governo e all'assemblea costituente del Nepal, ai governi e ai parlamenti dell'Associazione dell'Asia del Sud per la cooperazione regionale e al Segretario generale delle Nazioni Unite.
Situazione militare strategica nel bacino del Mar Nero a seguito dell'annessione illegale della Crimea da parte della Russia
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Risoluzione del Parlamento europeo dell'11 giugno 2015 sulla situazione militare strategica nel Bacino del Mar Nero a seguito dell'annessione illegale della Crimea da parte della Russia (2015/2036(INI))
– viste le sue precedenti risoluzioni sull'Ucraina, in particolare la risoluzione del 15 gennaio 2015(1),
– viste le sue precedenti risoluzioni del 12 settembre 2013 sulla dimensione marittima della Politica di sicurezza e di difesa comune(2), del 12 settembre 2012 sulla Relazione annuale del Consiglio al Parlamento europeo sulla politica estera e di sicurezza comune(3), del 3 luglio 2012 sugli aspetti commerciali del Partenariato orientale(4) e del 14 dicembre 2011 sulla revisione della politica europea di vicinato(5),
– vista la sua risoluzione del 20 gennaio 2011 su un Strategia dell'Unione europea per il Mar Nero(6),
– viste le conclusioni nel Consiglio dell'Unione europea del 17 marzo 2014, del 21 marzo 2014 e del 18 dicembre 2014,
– viste le conclusioni del Consiglio Affari esteri sull'Ucraina del 17 novembre 2014 e del 29 gennaio 2015,
– viste le ultime dichiarazioni del Consiglio Affari esteri del 9 febbraio 2015 e del 16 marzo 2015,
– visto l'Accordo di associazione dell'Unione europea con Ucraina, Moldova e Georgia,
– viste le sue precedenti risoluzioni sulla Federazione russa, in particolare le sue risoluzioni del 13 marzo 2014 sull'invasione dell'Ucraina da parte della Russia(7), del 17 aprile 2014 sulla pressione esercitata dalla Russia sui paesi del Partenariato orientale, in particolare la destabilizzazione dell'Ucraina orientale(8) e del 18 settembre 2014 sulla situazione in Ucraina e sullo stato delle relazioni UE-Russia(9),
– vista la dichiarazione del Vertice Nato in Galles del 5 settembre 2014,
– visto l'articolo 52 del suo regolamento,
– vista la relazione della commissione per gli affari esteri (A8-0171/2015),
A. considerando che il Bacino del Mar Nero rappresenta una delle regioni più strategiche al mondo, di vitale importanza per l'UE e i suoi Stati membri, in particolare quando si tratta di garantire la loro sicurezza e difesa, e per la politica di vicinato dell'UE e il partenariato orientale; che l'importanza di una cooperazione rafforzata tra l'Unione europea e i paesi della regione è stata riconosciuta dalla "Sinergia del Mar Nero", la politica regionale dell'UE avviata nel 2008; che tutti gli annosi conflitti esistenti nella Repubblica di Moldova (Transnistria), in Georgia (Ossezia meridionale e Abkhazia) e nel Nagorno-Karabakh avvengono nel Bacino del Mar Nero;
B. considerando che il Bacino del Mar Nero costituisce una frontiera esterna dell'Unione estremamente importante;
C. considerando che il Consiglio europeo ha condannato con forza l'annessione della Crimea e di Sebastopoli alla Federazione russa, che viola la Carta dell'ONU, la Carta di Parigi e l'Atto finale di Helsinki dell'OCSE e che viola altresì gli obblighi assunti dalla Russia ai sensi del memorandum di Budapest del 1994, e non intende riconoscerla; che la Russia ha agito per destabilizzare la situazione nell'Ucraina orientale; che di conseguenza sono state imposte restrizioni agli scambi fra l'UE e la Crimea;
D. considerando che la NATO ha considerato l'escalation militare della Federazione russa in Crimea, la sua annessione illegittima e illegale della Crimea e la sua continua e deliberata opera di destabilizzazione dell'Ucraina orientale in violazione del diritto internazionale;
E. considerando che in seguito all'annessione illegale della Crimea l'equilibrio militare nel Bacino del Mar Nero risulta alterato dal momento che la Russia ora controlla illegalmente centinaia di chilometri di litorale della Crimea e le acque adiacenti dinanzi alle frontiere marittime della NATO e dell'UE; che la Russia ha istigato azioni aggressive sul territorio ucraino;
F. considerando che prima dell'annessione illegale la presenza delle forze terrestri e aeree russe in Crimea era minima e si limitava essenzialmente alla difesa di Sebastopoli – principale base della flotta russa nel Mar Nero – e di due basi navali adiacenti; che l'annessione della Crimea ha gravemente indebolito le forze armate ucraine, soprattutto la sua marina militare, di cui le truppe russe hanno assunto il controllo; che attraverso il rafforzamento militare in Crimea e nel Bacino del Mar Nero a seguito dell'annessione la Russia si è mobilitata per creare un'offensiva comune coniugando forze navali, aeree e terrestri;
G. considerando che dopo l'annessione la Russia ha accelerato l'espansione e l'ammodernamento della flotta nel Mar Nero; che il piano di ammodernamento della flotta nel Mar Nero è una delle componenti più ambiziose del programma di armamento dello Stato russo per il 2011-2020; che nel dicembre 2014 il governo russo ha approvato una nuova dottrina militare che considera la NATO come la principale minaccia alla sicurezza della Russia;
H. che, nel 2007, la Russia ha sospeso la propria partecipazione al trattato sulle forze armate convenzionali in Europa; considerando che, dall'11 marzo 2015, la Federazione russa non partecipa più al gruppo consultivo congiunto nel quadro del trattato sulle forze armate convenzionali in Europa e, di conseguenza, si è ritirata completamente dal trattato;
I. considerando che la Turchia è un paese candidato all'adesione all'UE, un alleato della NATO, una potenza navale, un attivo protagonista della politica estera regionale e un partner fondamentale per l'UE, non da ultimo nelle questioni inerenti all'energia e alla sicurezza delle frontiere; che la posizione strategica della Turchia ha un'importanza considerevole per l'altra seria minaccia che incombe sulla NATO e sull'UE, l'autoproclamato Stato islamico (Daesh); che la Turchia può svolgere un ruolo importante nel contrasto delle minacce che interessano il Mar Nero e del Daesh; che la Turchia, nonostante consideri l'annessione della Crimea da parte della Russia illegale, non si è pronunciata in maniera chiara sulla stessa annessione o sulle sue conseguenze; considerando che i recenti orientamenti diplomatici della Turchia, in particolare riguardo ai conflitti vicini, hanno dato spazio ad ambiguità e non sono stati coerenti rispetto alle posizioni dell'UE e della NATO; che la Turchia è un partner strategico in materia di sicurezza ed ha un ruolo importante da svolgere nella regione del Mar Nero, anche come stabilito dalle disposizioni della Convenzione di Montreux del 1936;
J. considerando che la reazione dell'UE all'aggressione della Russia nei confronti della Georgia e alla violazione della sua integrità territoriale nel 2008 potrebbe aver incoraggiato la Russia ad agire in modo analogo in Ucraina; considerando che UE, NATO e Stati Uniti hanno condannato i "trattati" firmati nel novembre 2014 e nel marzo 2015 rispettivamente tra la Russia e le autorità separatiste dell'Abkhazia e dell'Ossezia del Sud, ed hanno ribadito il loro sostegno alla sovranità e all'integrità territoriale della Georgia; considerando che tali "trattati" violano i principi fondamentali del diritto internazionale, nonché gli impegni internazionali della Russia, compresi quelli assunti ai sensi dell'accordo sul cessate il fuoco del 12 agosto 2008;
K. considerando che dall'occupazione da parte delle forze russe l'Abkhazia, la regione di Tskhinvali/Ossezia del Sud e, da ultimo, la Crimea continuano ad essere teatro di violazioni dei diritti umani; considerando che le violazioni dei diritti umani in Crimea riguardano i gruppi minoritari e gli oppositori dell'occupazione russa, in particolare i tartari indigeni di Crimea, gli attivisti e la società civile filo-ucraini, nonché le persone che desiderano mantenere la loro cittadinanza ucraina;
Cambiamento nel panorama strategico e della sicurezza nel Mar Nero
1. appoggia con fermezza il non riconoscimento dell'annessione della Crimea da parte della Russia; ribadisce il suo impegno a favore dell'indipendenza, della sovranità e dell'integrità territoriale dell'Ucraina, in conformità della Carta delle Nazioni Unite, in particolare il suo articolo 2; appoggia pienamente le conclusioni del Consiglio europeo dell'UE in base alle quali l'Unione europea non riconoscerà l'annessione illegale della Crimea e di Sebastopoli; sottolinea che l'annessione viola anche il trattato di amicizia, cooperazione e partenariato del 1997 tra l'Ucraina e la Federazione russa; sottolinea la necessità che l'UE e i suoi Stati membri si esprimano con un'unica voce unita sulle relazioni dell'Unione con la Russia;
2. rileva con preoccupazione che l'annessione illegale della Crimea ha provocato un cambiamento significativo nel panorama strategico del Bacino del Mar Nero e nella zona adiacente; ritiene che le azioni aggressive della Russia rappresentino un ritorno a un approccio ostile basato sulla contrapposizione di due blocchi; avverte che occupando l'intera penisola la Russia ha ottenuto un importante rampa di lancio sia verso ovest (Balcani, Transnistria e Bocche del Danubio), sia in direzione sud (Mediterraneo orientale), dove ha posizionato una task-force navale permanente, e che l'annessione illegale della Crimea offre alla Russia una "Kaliningrad del sud" ovvero un altro avamposto direttamente ai confini con la NATO;
3. ritiene che il cambiamento nel panorama geostrategico, la situazione militare in evoluzione nel bacino del Mar Nero e l'annessione forzata della Crimea da parte della Russia lascino presupporre sfide sistemiche e più ampie per l'architettura di sicurezza europea fondata sulle norme introdotte con la fine della guerra fredda; ritiene che l'UE e gli Stati membri debbano avere una risposta a queste sfide per la sicurezza e ripensare le loro politiche estere e di sicurezza alla luce di ciò, che deve trovare riscontro in una strategia di sicurezza europea rivista, nella strategia di sicurezza marittima europea e nella strategia dell'UE per il Mar Nero; è preoccupato per l'intensificazione della pressione russa sulla frontiera orientale dell'UE, esercitata anche sulla Romania, la Polonia e i paesi baltici, che rappresenta un grande rischio;
4. sottolinea l'opportunità che l'UE rafforzi anche la sua resilienza e che risponda alla sfida di un'informazione e di una sicurezza dell'informazione armate; plaude alla decisione del Consiglio del 19-20 marzo 2015 riguardante l'avvio del progetto per contrastare la propaganda russa e che comprende il finanziamento di diversi canali TV in lingua russa;
5. è profondamente preoccupato per l'attuale rafforzamento militare difensivo e offensivo della Russia nel Mar Nero e per il programma di ampliamento e ammodernamento della flotta russa del Mar Nero, con l'aggiunta di sei nuovi sottomarini diesel moderni del tipo Rostov-on-Don e sei nuove fregate del tipo Admiral Grigorovich; ricorda che il posizionamento delle attività aeronautiche offensive e il potenziamento delle infrastrutture militari in Crimea rafforzerà la capacità militare offensiva della Russia e la sua abilità di espandere il proprio potere oltre i confini;
6. constata con preoccupazione il continuo rafforzamento militare della Russia nell'Abkhazia occupata e nelle regioni di Tskhinvali/Ossezia del Sud della Georgia; rileva che l'infrastruttura militare di carattere sia difensivo che offensivo, con il suo ampio raggio d'azione, rappresenti una grave minaccia per l'intera regione del Mar Nero;
7. rileva con preoccupazione che la Russia ha notevolmente rafforzato la propria difesa aerea e navale nel Bacino del Mar Nero, grazie allo spiegamento dei nuovi missili di difesa navale (antinave) - con una portata di 600 km, capaci di raggiungere il Bosforo - e facendo in modo che gli aerei da combattimento russi controllino circa tre quarti dello spazio aereo del Bacino del Mar Nero (praticamente triplicando il numero degli aeroporti in Crimea); osserva, a tale proposito, che la Russia ha rafforzato le sue capacità in termini sia strategici che tattici: sotto il profilo strategico, bombardieri a lungo raggio, capaci di trasportare missili da crociera, e aerei da ricognizione che operano vicino alle coste occidentali del Mar Nero, possono potenzialmente penetrare in profondità nell'Europa centrale; dal punto di vista tattico, due brigate di fanteria navale - eventualmente con il supporto di portaelicotteri di tipo Mistral - rappresentano una significativa e potenziale minaccia di sbarco; accoglie con favore la decisione della Francia di rivedere la consegna alla Russia di navi da assalto anfibio di classe Mistral e plaude ai negoziati francesi tesi alla risoluzione definitiva e inequivocabile del contratto;
8. è profondamente preoccupato per la dichiarazione del presidente Putin, il quale ha affermato che era pronto a mettere in allerta le forze nucleari russe durante l'occupazione della Crimea qualora l'Occidente fosse intervenuto contro l'annessione; è estremamente preoccupato anche dalle dichiarazioni minacciose di alti funzionari russi, secondo cui la Russia ha il diritto di spiegare e tenere armi nucleari in Crimea, che avrebbero conseguenze globali; rileva con preoccupazione che, durante un'esercitazione militare nel marzo 2015, la Russia ha dispiegato in Crimea un numero non dichiarato di bombardieri strategici nucleari Tu-22M3; è preoccupato per la nuova dottrina militare russa del dicembre 2014 che ammette il ricorso ad armamenti nucleari contro uno Stato che non ne dispone;
9. osserva che il potenziale spiegamento russo di sistemi di armamenti a duplice uso in Crimea mette in dubbio le buone intenzioni della Russia quando di tratta di compiere progressi nel disarmo nucleare multilaterale in vista della prossima revisione del trattato di non proliferazione, minando così gli sforzi già compiuti in questa direzione;
10. considera i recenti sorvoli ravvicinati compiuti da aerei da combattimento russo su navi da guerra NATO e piattaforme esplorative nel Mar Nero come un segno tangibile di un atteggiamento russo più aggressivo nel Bacino del Mar Nero e mette in guardia dinanzi a un elevato rischio di aggravamento della situazione; chiede linee di comunicazione dirette tra forze armate onde evitare incomprensioni tragiche che potrebbero avere conseguenze militari e di sicurezza di vasta scala;
11. è profondamente preoccupato per la gravissima situazione nell'Ucraina orientale - dove la guerra sta portando alla destabilizzazione dell'Ucraina e della regione nel suo complesso - come pure per la possibile minaccia di creare un corridoio terrestre che colleghi il territorio russo alla Crimea attraverso il territorio controllato dai separatisti lungo la costa occidentale del Mare di Azov (Mariupol), rischiando di privare completamente l'Ucraina di uno sbocco sul mare; esorta Ucraina e la repubblica di Moldova ad adottare provvedimenti volti a impedire la fornitura di armamenti e attrezzature militari destinate alla Transnistria, sia via terra che via aria;
12. condanna il fatto che la Russia stia fornendo sostegno diretto e indiretto ai gruppi separatisti in Ucraina, anche sotto forma di armi e reclutamento, fomentando così la continuazione della guerra; nutre apprensione per le notizie relative ai crimini di guerra commessi nella regione controllata dai separatisti filorussi, incluso l'abbattimento dell'aereo civile da trasporto passeggeri MH-17, un incidente attualmente oggetto di un'indagine indipendente e internazionale; esorta la Russia a ritirare immediatamente tutte le sue forze militari dal territorio ucraino e ad aderire all'accordo di Minsk; esorta la Russia e tutte le parti coinvolte ad usare la propria influenza per fermare le ostilità e prevenire altri crimini di guerra e nuove vittime; ribadisce che non può essere concessa alcuna amnistia per i crimini di guerra commessi;
13. deplora che le iniziative di cooperazione regionale per la sicurezza nel Mar Nero BLACKSEAFOR e Black Sea Harmony, volte a dimostrare al mondo esterno che i paesi rivieraschi possono assumersi la responsabilità primaria della loro sicurezza, preservando al contempo il proprio potenziale per rilanciare una futura possibile cooperazione tra questi Stati, attualmente paralizzati;
Dimostrare fermezza e comunicare con la Russia
14. sottolinea che le relazioni con la Russia, essendo uno dei principali attori sulla scena internazionale, a lungo termine dovrebbero in generale essere più cooperative che conflittuali; ritiene tuttavia che, a breve e a medio termine, data la mancanza di fiducia a seguito delle ultime azioni compiute dalla Russia, qualsiasi ripresa della cooperazione debba essere basata, in primo luogo, sulla solida garanzia strategica offerta dalla NATO ai suoi membri orientali e, in secondo luogo, su un cambiamento della politica russa nei confronti dell'Ucraina, segnatamente con la piena e incondizionata attuazione degli accordi di Minsk di settembre 2014 e febbraio 2015 (che si applicano solo al conflitto nell'Ucraina orientale) e la restituzione della Crimea all'Ucraina, ripristinando così la situazione precedente e il controllo delle autorità ucraine sul loro territorio entro frontiere internazionalmente riconosciute;
15. esprime la speranza che l'accordo di cessate il fuoco raggiunto a Minsk il 12 febbraio 2015 sia rispettato, fornendo, in questo modo, il tempo necessario per una soluzione politica negoziata; è preoccupato per le numerose indicazioni di violazioni dell'accordo da parte russa e dei separatisti; sottolinea che l'attuale quadro giuridico internazionale deve essere pienamente rispettato;
16. ritiene che nel caso in cui la Russia non applichi in toto gli accordi di cessate il fuoco di Minsk e prosegua la destabilizzazione dell'Ucraina orientale e l'annessione illegale della Crimea, sia necessario continuare e rafforzare il regime di sanzioni nonché il sostegno al paese nel potenziamento delle sue capacità di difesa; sottolinea che l'UE debba dimostrare unità, solidarietà e impegno nel sanzionare le azioni della Russia che violano le norme applicabili del diritto internazionale;
17. invita gli Stati membri dell'UE a restare risoluti e uniti nel loro impegno ad applicare le sanzioni concordate nei confronti della Russia, anche congelando qualunque tipo di cooperazione militare e di difesa e risolvendo i contratti, per esempio la consegna alla Russia di navi da assalto anfibio di classe Mistral; e auspica che i negoziati per la risoluzione del contratto si concludano positivamente;
Sicurezza energetica, marittima, delle persone e delle frontiere nella regione del Mar Nero
18. accoglie con favore l'attuazione della politica energetica dell'UE volta a promuovere la sicurezza energetica per tutti gli Stati membri; esorta gli Stati membri a prendere le misure necessarie per ridurre la loro dipendenza energetica e garantire la sicurezza delle attività di estrazione e trasporto di gas e petrolio nella regione del Mar Nero; invita l'UE a sostenere le iniziative per la diversificazione delle risorse energetiche del Mar Nero, anche attraverso investimenti e misure finanziarie, nell'ambito di una strategia per l'indipendenza energetica; esorta la Commissione a riprendere i lavori di costruzione del gasdotto Nabucco; ritiene che una relazione costruttiva e basata sulla fiducia tra i paesi vicini sia la migliore garanzia per il rifornimento energetico degli Stati membri;
19. teme che i vantaggi derivanti dell'estrazione e dal trasporto di idrocarburi nel Mar Nero dipendano sempre più dal livello di militarizzazione innescata dall'annessione illegale della Crimea da parte della Russia e dal conseguente rafforzamento delle sue capacità in quell'area; ribadisce che, data la potenziale instabilità e, in particolare, la dipendenza dell'Europa dal Mar Nero per il transito delle forniture energetiche, è interesse strategico dell'UE dissuadere gli attori regionali dall'adottare una politica del rischio calcolato e che, in tal senso, potrebbe dover mobilitare le risorse navali e aeree europee nel Mar Nero; fa appello agli Stati membri affinché adottino le misure necessarie per garantire la sicurezza delle attività di estrazione e trasporto di gas e petrolio nella regione del Mar Nero;
20. sottolinea che la crisi attuale mina la cooperazione in altri importanti settori, come la sicurezza e la gestione delle frontiere (in particolare il controllo delle migrazioni) e la lotta contro i traffici e la criminalità organizzata;
21. condanna le violazioni dei diritti umani perpetrate in Crimea dall'occupazione da parte delle forze russe, incluse le azioni intimidatorie e un crescente numero di sparizioni forzate(10), la censura della libertà di parola e la persecuzione delle minoranze, in particolare le minoranze etniche e nazionali; condanna la persecuzione sistematica dei tartari originari della Crimea che hanno partecipato alle dimostrazioni a sostegno dell'integrità territoriale ucraina; ricorda che migliaia di tartari nati in Crimea sono fuggiti dalla loro patria per paura delle persecuzioni e hanno cercato rifugio in altre regioni in Ucraina; esprime loro solidarietà e chiede con urgenza che la situazione venga migliorata; invita le autorità russe a porre immediatamente fine alle molestie nei confronti dell'organo esecutivo dei tartari di Crimea, il Mejlis; invita la Russia a rispettare pienamente i diritti umani della popolazione locale in Crimea, e invita l'Ucraina, l'UE e i suoi Stati membri a monitorare il rispetto dei diritti umani in Crimea;
22. chiede che siano realizzate indagini e che si migliori l'accesso per le organizzazioni internazionali deputate al monitoraggio dei diritti umani a tutti i casi di gravi violazioni dei diritti umani in Crimea; invita il governo ucraino ad avvalersi di tutti mezzi a sua disposizione per appurare e perseguire i crimini di guerra commessi sul proprio territorio; esorta la comunità internazionale e la Corte dell'Aia ad avviare un'inchiesta in merito agli eventuali reati commessi durante l'annessione illegale della Crimea e il conflitto nell'Ucraina orientale;
23. richiama l'attenzione sull'estrema vulnerabilità ambientale del Bacino del Mar Nero; sottolinea che la crescente militarizzazione della regione mette ulteriormente a rischio questo delicato ecosistema, e chiede l'istituzione di un efficace meccanismo di prevenzione degli incidenti, con un sistema affidabile per lo scambio di informazioni in caso di emergenza tra tutti gli Stati rivieraschi;
24. ricorda che, dinanzi alla guerra ibrida della Russia in Ucraina, l'UE deve restare unita e parlare con un'unica voce; ritiene fermamente che l'unità sia una condizione imprescindibile per una risposta efficace a tutte le minacce alla sicurezza e a tutte le sfide politiche che derivano dalla combinazione di azioni militari e non militari della Russia in Ucraina;
Ruolo dell'UE e attori internazionali
25. ribadisce che la regione del Mar Nero dovrebbe costituire un'autentica priorità per l'UE; ritiene che l'attuale formato della "Sinergia del Mar Nero" sia ormai obsoleto; invita nuovamente la Commissione e il SEAE ad elaborare quanto prima una strategia globale dell'UE per la regione del Mar Nero; sottolinea che le disposizioni della strategia per la sicurezza marittima dell'UE dovrebbero essere applicate anche nel caso del Mar Nero; chiede una revisione della strategia di sicurezza europea e auspica che la revisione della politica europea di vicinato, tenendo conto di tutti i pertinenti programmi che interessano la regione, si traduca in una maggiore cooperazione della politica di sicurezza e difesa comune con gli Stati partner rivieraschi del Mar Nero;
26. sottolinea che, nonostante il fatto che la Sinergia del Mar Nero sia praticamente bloccata, la cooperazione efficace con gli Stati del Bacino del Mar Nero deve continuare; accoglie con favore le missioni PESD in corso - la missione consultiva dell'UE, la missione di monitoraggio dell'UE e la missione di assistenza alle frontiere dell'UE - che rappresentano elementi importanti del contributo dell'Unione per risolvere i conflitti protrattisi nella regione; plaude agli sforzi compiuti dagli Stati membri per migliorare le capacità militari degli Stati rivieraschi del Mar Nero e incrementare in tal modo il loro potenziale di rispondere alle situazioni di crisi nella regione; ritiene che l'UE abbia bisogno di una strategia audace e mirata ai risultati, specialmente per quanto riguarda i settori dell'economia, della difesa e della sicurezza, così da rafforzare internamente l'UE, aggiornare e migliorare gli strumenti esistenti e amplificare la propria capacità di reazione agli sviluppi del vicinato che si ripercuotono sulla sicurezza dell'Unione;
27. sottolinea l'importanza fondamentale del coordinamento con la NATO, in particolare con gli Stati che si affacciano sul Mar Nero che sono membri dell'Alleanza, e con gli Stati Uniti, dal momento che il Bacino del Mar Nero rappresenta una componente fondamentale della sicurezza euro-atlantica; sottolinea che l'ammodernamento e il rafforzamento delle capacità militari di tali Stati rivieraschi del Mar Nero che sono membri dell'UE e della NATO sono di vitale importanza nell'intento di garantire sicurezza e stabilità nella regione; accoglie con favore l'impegno della NATO di sostenere gli sforzi regionali degli Stati rivieraschi del Mar Nero nell'intento di garantire sicurezza e stabilità; sottolinea la necessità che l'UE e la NATO contribuiscano a mantenere il Mar Nero come spazio economico aperto; invita l'OSCE ad ampliare la portata dei suoi sforzi per quanto riguarda la sicurezza del Mar Nero. invita l'UE a sostenere una presenza rafforzata dell'OSCE e nuove iniziative dell'Organizzazione nella regione volte a mitigare la situazione della sicurezza;
28. ricorda che, soprattutto alla luce della situazione della sicurezza nel Bacino del Mar Nero, tutti gli Stati membri dell'UE devono beneficiare dello stesso livello di sicurezza, conformemente all'articolo 42, paragrafo 7, del TUE;
29. accoglie con favore l'impegno degli Stati membri della NATO ai fini della sicurezza collettiva nonché, se necessario, ad attuare l'articolo 5 del trattato di Washington; accoglie con favore la decisione del Vertice NATO in Galles sulle misure strategiche di rinforzo e il Piano di azione rapida, in quanto elementi importanti per la sicurezza degli Stati membri della NATO maggiormente colpiti; invita la NATO a continuare a sviluppare le sue capacità di difesa missilistica e cibernetica, anche nella regione del Mar Nero, e a sviluppare piani di emergenza per scoraggiare e contrastare guerre asimmetriche e ibride;
30. sollecita la Commissione a sostenere gli Stati membri negli sforzi da questi profusi per identificare soluzioni che consentano di incrementare i rispettivi bilanci per la difesa al livello del 2%; plaude all'impegno assunto da membri della NATO in occasione dell'ultimo vertice NATO tenutosi a Newport di garantire che la loro spesa per la difesa raggiungerà almeno il 2 % del PIL entro il 2024; esprime preoccupazione per il fatto che alcuni alleati abbiano annunciato la loro intenzione di operare nuovi tagli nella spesa destinata alla difesa; ricorda, a tale proposito, l'articolo 3 del trattato di Washington;
31. ricorda che, benché le richieste di adesione della Georgia e dell'Ucraina del 2008 al piano d'azione per l'adesione alla NATO non siano state accettate, la NATO ha dichiarato, in occasione del vertice di Bucarest, che la Georgia e l'Ucraina diventeranno membri dell'Alleanza; constata che, a seguito della guerra del 2008 in Georgia e dell'annessione illegale della Crimea nel 2014, la Russia ha mutilato da un punto di vista territoriale i due paesi, rendendoli inammissibili all'adesione alla NATO; ritiene che, benché non sia in grado di difenderle direttamente, la NATO abbia comunque l'obbligo morale di sostenere la capacità della Georgia e dell'Ucraina di difendersi;
32. ribadisce che la NATO dovrebbe mantenere la sua generale superiorità navale ed aerea nel Bacino del Mar Nero nonché la sua capacità di monitorare l'area;
o o o
33. incarica il suo Presidente di trasmetter la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione / alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri dell'UE nonché a tutti i paesi del Mar Nero.
– vista la relazione della Commissione del 3 febbraio 2014 dal titolo "Relazione dell'Unione sulla lotta alla corruzione" (COM(2014)0038),
– vista la comunicazione della Commissione del 6 giugno 2011 dal titolo "La lotta contro la corruzione nell'UE" (COM(2011)0308),
– vista la direttiva (UE) 2015/849 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 maggio 2015, relativa alla prevenzione dell'uso del sistema finanziario a fini di riciclaggio o finanziamento del terrorismo(1),
– vista la comunicazione della Commissione del 18 gennaio 2011 dal titolo "Sviluppare la dimensione europea dello sport" (COM(2011)0012),
– vista la sua risoluzione del 2 febbraio 2012 sulla dimensione europea dello sport(2),
– visto il Libro bianco sullo sport presentato dalla Commissione l'11 luglio 2007 (COM(2007)0391),
– vista la risoluzione del Consiglio e dei rappresentanti dei governi degli Stati membri riuniti in sede di Consiglio, del 21 maggio 2014, sul piano di lavoro dell'Unione europea per lo sport 2014-2017,
– vista la sua risoluzione del 14 marzo 2013 sulle partite truccate e la corruzione nello sport(3),
– vista la risoluzione dell'assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, del 23 aprile 2015, sulla riforma della governance del calcio,
– visto il nuovo programma per lo sport nell'ambito di Erasmus +, e in particolare l'obiettivo di contrastare le minacce transnazionali all'integrità dello sport, come il doping, le partite truccate e la violenza, nonché tutte le forme di intolleranza e discriminazione, e di promuovere e sostenere la buona governance nello sport,
– visto il programma di Stoccolma – un'Europa aperta e sicura al servizio e a tutela dei cittadini,
– visto l'articolo 2 dello statuto della FIFA che sancisce i suoi obiettivi, tra cui la promozione dell'integrità, dell'etica e del fair play al fine di prevenire qualsiasi metodo o pratica, come la corruzione, il doping o la manipolazione delle partite, che possa compromettere l'integrità degli incontri, delle competizioni, dei giocatori, dei funzionari e dei membri o determinare un abuso della pratica calcistica,
– vista la relazione di Michael Garcia sulla controversa procedura di gara per l'assegnazione della Coppa del mondo 2018 e 2022, che la FIFA aveva accettato di pubblicare nel dicembre 2014,
– visti l'articolo 128, paragrafo 5, e l'articolo 123, paragrafo 4, del suo regolamento,
A. considerando che il 27 maggio 2015 le autorità svizzere hanno arrestato a Zurigo 14 dirigenti FIFA, tra cui il vicepresidente; che gli arresti sono stati richiesti dal dipartimento statunitense della giustizia con accuse di riciclaggio di denaro, racket, corruzione e frode, per un importo superiore a 150 milioni di USD;
B. considerando che le autorità svizzere e statunitensi hanno avviato anche un'indagine penale distinta sulle modalità di assegnazione della Coppa del mondo 2018 e 2022 rispettivamente a Russia e Qatar;
C. considerando che la FIFA ha operato per molti anni come un'organizzazione irresponsabile, priva di trasparenza e notoriamente corrotta; che i recenti arresti confermano che la frode e la corruzione all'interno della FIFA sono condizioni sistemiche, diffuse e costanti anziché essere casi isolati di comportamento illecito, come sostenuto dall'ex presidente della FIFA Joseph Blatter;
D. considerando che, nonostante gli arresti e le accuse nei confronti di dirigenti FIFA e la crisi che ha travolto l'organizzazione, il 29 maggio 2015 Joseph Blatter è stato rieletto presidente della FIFA per un quinto mandato; che la rielezione di Joseph Blatter a presidente e la decisione di non pubblicare le conclusioni della relazione Garcia riguardante la selezione della Russia e del Qatar quali paesi ospitanti, rispettivamente, della Coppa del mondo 2018 e 2022 dimostrano che la FIFA ha operato in modo irresponsabile e inaffidabile ed è rimasta restia a riformarsi o a introdurre i cambiamenti necessari per migliorare la governance del calcio internazionale;
E. considerando che le dimissioni di Joseph Blatter e gli arresti dei dirigenti FIFA hanno creato le condizioni necessarie per riformare in modo radicale le strutture e le pratiche della Federazione, allo scopo di migliorarne la governance e di lottare contro la corruzione al suo interno, e che tale riforma deve essere attuata senza indugio;
F. considerando che l'integrità delle organizzazioni sportive riveste un'importanza fondamentale, dal momento che lo sport sia professionistico che dilettantistico svolge un ruolo chiave nella promozione a livello globale della pace, del rispetto dei diritti umani e della solidarietà, reca benefici alla salute e alle economie delle società e svolge una funzione essenziale nel porre in rilievo valori pedagogici e culturali fondamentali, nonché nel promuovere l'inclusione sociale;
G. considerando che, nella sua dichiarazione del 3 giugno 2015, Tibor Navracsics, commissario europeo per l'istruzione, la cultura, i giovani e lo sport, ha condannato gli ultimi sviluppi in seno alla FIFA e ha sollecitato il ripristino della fiducia e la creazione di un solido sistema di buona governance al suo interno;
H. considerando che la Commissione e il Consiglio hanno riconosciuto la necessità di un partenariato tra gli organi direttivi del calcio e le autorità pubbliche ai fini della buona governance del gioco, che rispetti la natura autoregolamentare dello sport professionistico e che ha già condotto a un dialogo strutturato sullo sport;
I. considerando che la trasparenza, la responsabilità e la democrazia – in altre parole, la buona governance – in seno alle organizzazioni sportive sono condizioni indispensabili affinché un tale regime basato sull'autoregolamentazione e il movimento sportivo prevengano e combattano in modo efficace e strutturale la frode e la corruzione nello sport;
J. considerando che in precedenza il Parlamento aveva invitato gli organi direttivi del calcio a garantire maggiore democrazia, trasparenza, legittimità e responsabilità (ad esempio un controllo finanziario da parte di un'autorità di audit indipendente) nonché una buona governance, oltre ad aver chiesto alla Commissione di fornire orientamenti in merito alle modalità di sostegno nei confronti di un'autoregolamentazione adeguata e legittima;
K. considerando che, se non affrontato in modo urgente e adeguato, il fenomeno della corruzione può continuare a compromettere la fiducia nelle istituzioni sportive e minacciare l'integrità dello sport nel suo insieme;
L. considerando che la lotta alla corruzione è una delle priorità del programma di Stoccolma, che orienta le azioni della Commissione nel campo della giustizia e degli affari interni;
M. considerando che lo sport rappresenta anche un vasto settore in rapida crescita dell'economia dell'Unione e contribuisce in modo rilevante alla crescita e all'occupazione con un valore aggiunto ed effetti sull'occupazione superiori ai tassi di crescita medi;
1. condanna la corruzione sistemica e spregevole emersa all'interno della FIFA e sottolinea che tali accuse non lasciano affatto sorpresi;
2. invita le organizzazioni sportive, gli Stati membri e l'UE a cooperare pienamente in tutte le indagini, attuali e future, sulle accuse relative a pratiche di corruzione in seno alla FIFA;
3. sottolinea la massima importanza dell'indagine condotta dalle autorità giudiziarie di Stati Uniti e Svizzera sulle decisioni del comitato esecutivo della FIFA di assegnare l'organizzazione della Coppa del mondo 1998, 2010, 2018 e 2022 rispettivamente a Francia, Sud Africa, Russia e Qatar;
4. sottolinea l'importanza di garantire che l'indagine di follow-up sulle passate pratiche di corruzione all'interno della FIFA includa, ove motivato, l'allontanamento di tutti i dirigenti coinvolti nei reati finanziari e una revisione delle decisioni prese a seguito di attività corruttive o criminali; chiede all'UE di monitorare con attenzione tale processo e di far sì che sussistano le condizioni necessarie allo svolgimento di un'indagine esterna imparziale; accoglie favorevolmente la dichiarazione resa dal direttore del comitato di audit e conformità della FIFA, secondo cui l'assegnazione delle edizioni della Coppa del mondo 2018 e 2022 potrebbe essere invalidata se venisse dimostrato che è stata il risultato di attività corruttive;
5. condanna il fatto che la FIFA non abbia ancora pubblicato integralmente la relazione Garcia, nonostante nel dicembre 2014 avesse deciso in tal senso, e la invita a farlo immediatamente;
6. ribadisce l'importanza di disporre di norme chiare e trasparenti per l'assegnazione della Coppa del mondo e di garantire l'istituzione di un meccanismo adeguato di informazione e controllo, per far sì che tale procedura assicuri condizioni di parità per i paesi offerenti e una decisione finale basata rigorosamente sul merito dei loro progetti;
7. chiede a tutte le organizzazioni sportive internazionali di garantire che ogni paese che si offre di ospitare un evento sportivo importante si impegni a rispettare le norme internazionali in materia di diritti fondamentali, in relazione a tutte le attività connesse con l'organizzazione e lo svolgimento dell'evento in questione;
8. esprime preoccupazione per la situazione dei lavoratori migranti nel Qatar impiegati nella costruzione delle infrastrutture per la Coppa del mondo FIFA 2022, anche per quanto concerne: il sistema della kafala, che costituisce lavoro forzato, le condizioni di lavoro pericolose, l'essere costretti a lavorare in condizioni di estremo calore sei giorni alla settimana e a vivere in campi di lavoro malsani e sovraffollati; invita il Qatar a ratificare, a legiferare in proposito e a mettere in atto i diritti fondamentali del lavoro e la convenzione internazionale sulla protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie;
9. sottolinea che la corruzione e il riciclaggio di denaro sono intrinsecamente collegati e in molti Stati membri si sono registrate partite truccate e altri reati finanziari spesso connessi a organizzazioni criminali operanti su scala internazionale;
10. elogia il giornalismo d'inchiesta che ha sollevato gravi preoccupazioni circa la corruzione in seno alla FIFA e la procedura di gara relativa alla Coppa del mondo; esorta a tale riguardo tutte le organizzazioni sportive a stabilire un quadro regolamentare efficace, sia per incoraggiare le segnalazioni che per proteggere gli informatori;
11. è convinto da tempo che in seno alla FIFA imperversi una corruzione sistemica e radicata e ritiene che ciò abbia gravemente danneggiato l'integrità del calcio mondiale, con un effetto devastante a partire dal livello più alto del calcio professionistico fino a quello delle società dilettantistiche locali;
12. sottolinea con determinazione che il calcio, in quanto sport più popolare al mondo, non deve essere offuscato dalla cultura della corruzione e deve essere protetto, e non stigmatizzato, dagli attuali sviluppi in seno alla FIFA;
13. ribadisce che il calcio e lo sport in generale esercitano un profondo impatto positivo sulla vita quotidiana di milioni di cittadini, in particolare dei giovani;
14. accoglie con favore le dimissioni di Joseph Blatter dalla presidenza della FIFA e le indagini penali attualmente in corso; esorta il comitato esecutivo della FIFA ad attuare riforme strutturali al fine di assicurare trasparenza e responsabilità e garantire processi decisionali aperti, equilibrati e democratici all'interno della Federazione, anche nella procedura di elezione del nuovo presidente, e adottare una politica di tolleranza zero rispetto alla corruzione nello sport;
15. esprime tuttavia grave preoccupazione per il fatto che la riacquisizione di credibilità della FIFA, quale organo direttivo del calcio mondiale, nonché le urgenti riforme necessarie non potranno essere avviate seriamente finché non saranno nominati nuovi dirigenti, il che, conformemente alla regolamentazione della FIFA, potrebbe non avvenire per altri nove mesi; invita di conseguenza la FIFA a selezionare in modo trasparente e inclusivo un dirigente provvisorio adeguato per sostituire immediatamente Joseph Blatter;
16. ricorda che la buona governance nello sport costituisce una condizione indispensabile per garantire l'autonomia e l'autoregolamentazione delle organizzazioni sportive, nel rispetto dei principi di trasparenza, responsabilità e democrazia, e sottolinea la necessità di una politica di tolleranza zero rispetto alla corruzione nello sport; sottolinea la necessità di un'adeguata rappresentazione di tutti i soggetti interessati nel processo decisionale e osserva la possibilità di adottare le migliori prassi delle altre organizzazioni sportive;
17. chiede un impegno senza riserve da parte della FIFA per un riesame approfondito delle decisioni passate e presenti e per una trasparenza totale in futuro, anche per quanto riguarda la remunerazione dei dirigenti e degli alti funzionari, con l'obiettivo di istituire procedure di autoregolamentazione interne e introdurre meccanismi efficaci di accertamento, indagine e sanzione;
18. ritiene che tale riforma debba comprendere la modifica dello statuto, della struttura, dei codici e delle politiche e prassi operative della FIFA, l'introduzione di limiti di mandato e di un dovere di diligenza indipendente per i membri del comitato esecutivo, incluso il presidente, nonché un audit finanziario esterno pienamente indipendente per valutare l'attendibilità del suo bilancio;
19. esorta la FIFA ad attuare norme etiche rigorose e un codice di condotta per la sua dirigenza e il comitato esecutivo, che dovranno essere controllati da un organismo di monitoraggio indipendente;
20. invita tutti gli organi direttivi sportivi a impegnarsi ad applicare le pratiche di buona governance e ad aumentare la trasparenza, onde ridurre il rischio di cadere vittime della corruzione; raccomanda in proposito che si rispetti al meglio l'equilibrio di genere quando si nominano i membri dei consigli di amministrazione e dei comitati esecutivi di tutte le organizzazioni, in particolare per ricordare che lo sport, soprattutto il calcio, non è una prerogativa esclusiva degli uomini; ritiene che una tale apertura significherebbe un aumento della trasparenza;
21. invita tutti gli sponsor e le emittenti titolari di appalti a chiedere e sostenere un processo di riforma in seno alla FIFA rilasciando dichiarazioni pubbliche contro la corruzione nello sport e a dare seguito alle proprie dichiarazioni esercitando pressioni continue;
22. chiede alla UEFA e alle federazioni calcistiche nazionali di intensificare gli sforzi per promuovere l'attuazione di misure di riforma fondamentali all'interno della FIFA e, in particolare, le raccomandazioni contenute nella presente risoluzione, sia direttamente sia mediante i loro rappresentanti nel comitato esecutivo della FIFA e nelle federazioni calcistiche nazionali entro il 2016;
23. invita la Commissione e gli Stati membri a intensificare i lavori e le azioni connessi alla buona governance nell'ambito del piano di lavoro dell'UE per lo sport e a dare loro priorità, nonché a provvedere a che le associazioni sportive nazionali siano pienamente coinvolte in iniziative intese a migliorare la governance a livello europeo e internazionale;
24. invita la Commissione, in coordinamento con gli Stati membri e in collaborazione con Interpol, Europol ed Eurojust, a prendere tutti i provvedimenti del caso, anche ai fini di un'effettiva applicazione delle norme, per contrastare eventuali segni di corruzione da parte di funzionari della FIFA e di federazioni calcistiche nazionali sul territorio dell'UE, e a rafforzare la cooperazione europea tra le autorità incaricate dell'applicazione della legge attraverso squadre investigative comuni e la cooperazione tra le procure;
25. evidenzia che, alla luce della natura transnazionale della corruzione nello sport, gli sforzi per combatterla richiedono una cooperazione più efficace fra tutte le parti interessate, incluse le autorità pubbliche, le autorità incaricate dell'applicazione della legge, il settore sportivo, gli atleti e i tifosi, e che si dovrebbe inoltre porre l'accento sulle azioni finalizzate all'educazione e alla prevenzione in questo ambito;
26. accoglie con favore il nuovo programma per lo sport nell'ambito di Erasmus+, che sostiene progetti educativi transfrontalieri in grado di contrastare le minacce transnazionali all'integrità e all'etica dello sport, come il doping, le partite truccate e la violenza, nonché tutte le forme di intolleranza e discriminazione, e mira a promuovere e sostenere la buona governance nello sport;
27. invita gli Stati membri e le federazioni sportive a informare ed educare adeguatamente gli sportivi e i consumatori, fin dalla giovane età e ad ogni livello, sia dilettantistico che professionistico; incoraggia le organizzazioni sportive a istituire e portare avanti programmi esaustivi di prevenzione ed educazione, che prevedano chiari obblighi per club, leghe e federazioni, in particolare per quanto concerne i minori;
28. accoglie con favore il recente accordo sulla quarta direttiva antiriciclaggio e sostiene il ricorso proattivo a tutti i mezzi forniti dalla nuova legislazione per contrastare il problema; invita la Commissione a monitorare in modo coerente la normativa antiriciclaggio dell'UE onde garantirne l'adeguatezza nella lotta alla corruzione nello sport e nel controllo degli organi direttivi dello sport registrati nell'Unione e dei loro funzionari;
29. insiste sul fatto che la lotta contro la corruzione in relazione alla governance della FIFA dovrebbe essere accompagnata anche da chiari impegni e provvedimenti da parte della FIFA, dell'UE, degli Stati membri e di altri soggetti interessati contro altri reati riguardanti le organizzazioni sportive, in particolare le partite truccate, che spesso sono legati alla criminalità organizzata operante su scala internazionale;
30. sottolinea la necessità che tutte le future riforme nel settore dello sport professionistico, in particolare nel calcio, prevedano disposizioni sostanziali a tutela dei diritti degli atleti, degli allenatori e delle squadre; pone l'accento a tale riguardo sull'importanza di affrontare la questione relativa alla proprietà dei cartellini dei giocatori da parte di terzi nello sport europeo;
31. sostiene l'appello della campagna "New FIFA Now" a favore dell'istituzione di una commissione indipendente e non governativa per una riforma della FIFA, sotto la supervisione di un'autorità internazionale indipendente;
32. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, alla Federazione internazionale di calcio (FIFA), all'Unione delle federazioni calcistiche europee (UEFA), alle federazioni calcistiche nazionali, all'Associazione delle leghe europee di calcio professionistico (EPFL), all'Associazione dei club europei (ECA), nonché alla Federazione internazionale di calciatori professionisti (FIFPro).