Autorizzazione all'Austria a firmare e ratificare e a Malta ad aderire alla convenzione dell'Aia del 15 novembre 1965 ***
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Risoluzione legislativa del Parlamento europeo del 25 febbraio 2016 sul progetto di decisione del Consiglio che autorizza rispettivamente la Repubblica d'Austria a firmare e ratificare e Malta ad aderire, nell'interesse dell'Unione europea, alla convenzione dell'Aia, del 15 novembre 1965, relativa alla notificazione e alla comunicazione all'estero degli atti giudiziari ed extragiudiziali in materia civile o commerciale (13777/2015 – C8-0401/2015 – 2013/0177(NLE))
– visto il progetto di decisione del Consiglio (13777/2015),
– vista la Convenzione dell'Aia del 15 novembre 1965 relativa alla notificazione e alla comunicazione all'estero degli atti giudiziari ed extragiudiziali in materia civile o commerciale (13777/15/ADD1),
– vista la richiesta di approvazione presentata dal Consiglio a norma dell'articolo 81, paragrafo 2, e dell'articolo 218, paragrafo 6, secondo comma, lettera a), punto v), del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (C8-0401/2015),
– visto il parere della Corte di giustizia del 14 ottobre 2014(1),
– visti l'articolo 99, paragrafo 1, primo e terzo comma, e paragrafo 2, nonché l'articolo 108, paragrafo 7, del suo regolamento,
– vista la raccomandazione della commissione giuridica (A8-0018/2016),
1. dà la sua approvazione al progetto di decisione del Consiglio che autorizza rispettivamente la Repubblica d'Austria a firmare e ratificare e Malta ad aderire, nell'interesse dell'Unione europea, alla convenzione dell'Aia, del 15 novembre 1965, relativa alla notificazione e alla comunicazione all'estero degli atti giudiziari ed extragiudiziali in materia civile o commerciale;
2. incarica il suo Presidente di trasmettere la posizione del Parlamento al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri nonché all'Ufficio permanente della conferenza dell'Aia di diritto internazionale privato.
Parere della Corte di giustizia del 14 ottobre 2014, 1/13, ECLI:EU:C:2014:2303.
Accordo UE-San Marino sullo scambio automatico di informazioni finanziarie *
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Risoluzione legislativa del Parlamento europeo del 25 febbraio 2016 sulla proposta di decisione del Consiglio relativa alla conclusione, a nome dell'Unione europea, del protocollo di modifica dell'accordo tra la Comunità europea e la Repubblica di San Marino che stabilisce misure equivalenti a quelle definite nella direttiva 2003/48/CE del Consiglio in materia di tassazione dei redditi da risparmio sotto forma di pagamenti di interessi (COM(2015)0518 – C8-0370/2015 – 2015/0244(NLE))
– vista la proposta di decisione del Consiglio (COM(2015)0518),
– visto il progetto di protocollo di modifica dell'accordo tra la Comunità europea e la Repubblica di San Marino che stabilisce misure equivalenti a quelle definite nella direttiva 2003/48/CE del Consiglio in materia di tassazione dei redditi da risparmio sotto forma di pagamenti di interessi (13448/2015),
– visti l'articolo 115 nonché l'articolo 218, paragrafo 6, secondo comma, lettera b), e paragrafo 8, secondo comma, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, a norma dei quali è stato consultato dal Consiglio (C8-0370/2015),
– visti l'articolo 59, l'articolo 108, paragrafo 7, e l'articolo 50, paragrafo 1, del suo regolamento,
– vista la relazione della commissione per i problemi economici e monetari (A8-0025/2016),
1. approva la conclusione del protocollo di modifica dell'accordo;
2. incarica il suo Presidente di trasmettere la posizione del Parlamento al Consiglio e alla Commissione nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri e della Repubblica di San Marino.
Adesione della Croazia alle convenzione relativa alla tutela degli interessi finanziari dell'Unione *
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Risoluzione legislativa del Parlamento europeo del 25 febbraio 2016 sulla raccomandazione di decisione del Consiglio concernente l'adesione della Croazia alla convenzione del 26 luglio 1995, elaborata in base all'articolo K.3 del trattato sull'Unione europea, relativa alla tutela degli interessi finanziari delle Comunità europee, il protocollo del 27 settembre 1996, elaborato in base all'articolo K.3 del trattato sull'Unione europea, della convenzione relativa alla tutela degli interessi finanziari delle Comunità europee, il protocollo del 29 novembre 1996 concluso in base all'articolo K.3 del trattato sull'Unione europea, concernente l'interpretazione, in via pregiudiziale, da parte della Corte di giustizia delle Comunità europee, della convenzione relativa alla tutela degli interessi finanziari delle Comunità europee e il secondo protocollo del 19 giugno 1997, elaborato in base all'articolo K.3 del trattato sull'Unione europea, della convenzione relativa alla tutela degli interessi finanziari delle Comunità europee (COM(2015)0458 – C8-0296/2015 – 2015/0210(NLE))
Risoluzione legislativa del Parlamento europeo del 25 febbraio 2016 sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo ad una rete europea di servizi per l'impiego, all'accesso dei lavoratori ai servizi di mobilità e ad una maggiore integrazione dei mercati del lavoro (COM(2014)0006 – C7-0015/2014 – 2014/0002(COD))
– vista la proposta della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio (COM(2014)0006),
– visti l'articolo 294, paragrafo 2, e l'articolo 46 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, a norma dei quali la proposta gli è stata presentata dalla Commissione (C7-0015/2014),
– visto l'articolo 294, paragrafo 3, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea,
– visto il parere del Comitato economico e sociale europeo del 4 giugno 2014(1),
– visto il parere del Comitato delle regioni del 25 giugno 2014(2),
– visto l'impegno assunto dal rappresentante del Consiglio, con lettera del 2 dicembre 2015, di approvare la posizione del Parlamento europeo, in conformità dell'articolo 294, paragrafo 4, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea,
– visto l'articolo 59 del suo regolamento,
– visti la relazione della commissione per l'occupazione e gli affari sociali e il parere della commissione per lo sviluppo regionale (A8-0224/2015),
1. adotta la posizione in prima lettura figurante in appresso;
2. chiede alla Commissione di presentargli nuovamente la proposta qualora intenda modificarla sostanzialmente o sostituirla con un nuovo testo;
3. incarica il suo Presidente di trasmettere la posizione del Parlamento al Consiglio e alla Commissione nonché ai parlamenti nazionali.
Posizione del Parlamento europeo definita in prima lettura il 25 febbraio 2016 in vista dell'adozione del regolamento (UE) 2016/... del Parlamento europeo e del Consiglio del relativo a una rete europea di servizi per l'impiego (EURES), all'accesso dei lavoratori ai servizi di mobilità e a una maggiore integrazione dei mercati del lavoro e che modifica i regolamenti (UE) n. 492/2011 e (UE) n. 1296/2013
Emendamenti del Parlamento europeo, approvati il 25 febbraio 2016, alla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sull'introduzione di misure commerciali autonome di emergenza a favore della Repubblica tunisina (COM(2015)0460 – C8-0273/2015 – 2015/0218(COD))(1)
EMENDAMENTI DEL PARLAMENTO EUROPEO Emendamenti: il testo nuovo o modificato è evidenziato in grassetto corsivo e le soppressioni sono segnalate con il simbolo ▌.
REGOLAMENTO (UE) 2016/… DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO sull'introduzione di misure commerciali autonome di emergenza a favore della Repubblica tunisina [Emendamenti 1-4, salvo dove altrimenti indicato]
IL PARLAMENTO EUROPEO E IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare l'articolo 207, paragrafo 2,
vista la proposta della Commissione europea,
previa trasmissione del progetto di atto legislativo ai parlamenti nazionali,
deliberando secondo la procedura legislativa ordinaria,
considerando quanto segue:
(1) L'accordo euromediterraneo che istituisce un'associazione tra la Comunità europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica tunisina, dall'altra(2) ("accordo") costituisce la base delle relazioni tra l'Unione e la Tunisia.
(2) In seguito all'attentato terroristico del 26 giugno 2015 nei pressi di Sousse, in Tunisia, nelle conclusioni del 20 luglio 2015 il Consiglio ha dichiarato che l'Unione avrebbe valutato, in consultazione con i suoi Stati membri, la possibilità di adottare misure eccezionali e temporanee a sostegno dell'economia tunisina.
(3) L'olio d'oliva è il principale prodotto agricolo esportato dalla Tunisia verso l'Unione e il settore occupa un posto importante nell'economia del paese, così come in alcune regioni di determinati Stati membri.
(4) L'Unione sostiene al meglio l'economia tunisina, conformemente agli obiettivi della politica europea di vicinato e dell'accordo, offrendo un mercato attraente e affidabile per le esportazioni tunisine di olio d'oliva. L'offerta di tale mercato richiede l'introduzione di misure commerciali autonome che consentano d'importare detto prodotto nell'Unione in base a un contingente tariffario senza dazio.
(5) Per prevenire la frode e garantire che le misure commerciali autonome previste portino reali benefici all'economia tunisina, tali misure dovrebbero essere subordinate al rispetto, da parte della Tunisia, delle norme e delle relative procedure sull'origine dei prodotti stabilite nell'accordo, nonché a una cooperazione amministrativa efficiente della Tunisia con l'Unione.
(6) La salvaguardia della stabilità del mercato dell'olio d'oliva nell'Unione impone che il volume supplementare generato dalle misure commerciali autonome sia messo a disposizione solo una volta esaurito il volume del contingente annuale senza dazio di olio d'oliva non trattato stabilito all'articolo 3, paragrafo 1, del protocollo n. 1 dell'accordo.
(7) L'articolo 184 del regolamento (UE) n. 1308/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio(3) stabilisce le norme di gestione dei contingenti tariffari. Tali norme dovrebbero applicarsi anche alle misure commerciali autonome di cui al presente regolamento.
(8) Al fine di garantire condizioni uniformi di esecuzione del presente regolamento, dovrebbero essere attribuite alla Commissione competenze di esecuzione che le consentano di sospendere temporaneamente i regimi preferenziali istituiti dal presente regolamento e di introdurre le misure correttive nei casi in cui il mercato dell'Unione sia riguardato dal presente regolamento. Tali competenze dovrebbero essere esercitate conformemente al regolamento (UE) n. 182/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio(4).
(9) Le misure commerciali autonome di emergenza stabilite dal presente regolamento sono intese a rendere meno difficile la situazione economica in cui versa la Tunisia in seguito agli attentati terroristici. Tali misure dovrebbero pertanto essere limitate nel tempo e lasciare impregiudicati i negoziati tra l'Unione e la Tunisia sull'istituzione di una zona di libero scambio globale e approfondito (DCFTA). ▌ [Emm. 11 e 15]
(10) Dato il grave danno che l'attentato terroristico nei pressi di Sousse del 26 giugno 2015 ha inferto all'economia tunisina, soprattutto al settore del turismo, e la necessità di adottare misure commerciali autonome di emergenza per alleviare in tempi brevi la situazione di difficoltà economica della Tunisia, si è considerato opportuno prevedere un'eccezione al periodo di otto settimane di cui all'articolo 4 del protocollo n. 1 sul ruolo dei parlamenti nazionali nell'Unione europea, allegato al trattato sull'Unione europea, al trattato sul funzionamento dell'Unione europea e al trattato che istituisce la Comunità europea per l'energia atomica,
HANNO ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
Articolo 1
Regimi preferenziali
Un contingente tariffario annuale senza dazio per l'importazione pari a 35 000 tonnellate ("contingente tariffario annuale per l'importazione") per gli anni civili 2016 e 2017 è aperto alle importazioni nell'Unione di olio d'oliva non trattato originario della Tunisia di cui ai codici NC 1509 10 10 e 1509 10 90, interamente ottenuto in loco e direttamente trasportato dalla Tunisia all'Unione. [Emm. 5 e 12]
Articolo 2
Condizioni per il diritto al contingente tariffario annuale per l'importazione
Il diritto al contingente tariffario annuale è subordinato al rispetto, da parte della Tunisia, delle norme sull'origine dei prodotti e delle relative procedure di cui al protocollo n. 4 dell'accordo.
Articolo 3
Accesso al contingente tariffario annuale per l'importazione
Il contingente tariffario annuale per l'importazione è messo a disposizione solo una volta esaurito il volume del contingente tariffario annuale senza dazio per l'olio d'oliva non trattato indicato all'articolo 3, paragrafo 1, del protocollo n. 1 dell'accordo.
Articolo 4
Gestione del contingente tariffario annuale per l'importazione
La Commissione gestisce il contingente tariffario tariffario annuale per l'importazione a norma dell'articolo 184 del regolamento (UE) n. 1308/2013.
Articolo 5
Sospensione temporanea
La Commissione, qualora riscontri elementi di prova sufficienti a dimostrare il mancato rispetto da parte della Tunisia delle condizioni di cui all'articolo 2, può adottare un atto di esecuzione che sospende temporanemente in toto o in parte gli accordi preferenziali di cui all'articolo 1. Tale atto di esecuzione è adottato secondo la procedura d'esame di cui all'articolo 7, paragrafo 2.
Articolo 6
Revisione intermedia
1. La Commissione procede a una valutazione dell'impatto del presente regolamento sul mercato dell'olio d'oliva dell'Unionedopo la sua entrata in vigore e trasmette le conclusioni di tale valutazione al Parlamento europeo e al Consiglio.
2. Nel caso accerti che il mercato dell'olio d'oliva dell'Unione è pregiudicato dalle disposizioni del presente regolamento, alla Commissione è conferito il potere di adottare un atto di esecuzione al fine di introdurre misure correttive volte a ristabilire la normalità su tale mercato. Tale atto di esecuzione è adottato secondo la procedura d'esame di cui all'articolo 7, paragrafo 2.
Articolo 7
Procedura di comitato
1. La Commissione è assistita dal comitato per l'organizzazione comune dei mercati agricoli istituito dall'articolo 229 del regolamento (UE) n. 1308/2013. Esso è un comitato ai sensi del regolamento (UE) n. 182/2011.
2. Nei casi in cui è fatto riferimento al presente paragrafo, si applica l'articolo 5 del regolamento (UE) n. 182/2011.
Articolo 8
Entrata in vigore e applicazione
Il presente regolamento entra in vigore il giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Esso si applica fino al 31 dicembre 2017.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
La questione è stata rinviata alla commissione competente per un nuovo esame conformemente all'articolo 61, paragrafo 2, secondo comma, del regolamento del Parlamento (A8-0013/2016).
Regolamento (UE) n. 1308/2013, del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, recante organizzazione comune dei mercati dei prodotti agricoli e che abroga i regolamenti (CEE) n. 922/72, (CEE) n. 234/79, (CE) n. 1037/2001 e (CE) n. 1234/2007 del Consiglio (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 671).
Regolamento (UE) n. 182/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 febbraio 2011, che stabilisce le regole e i principi generali relativi alle modalità di controllo da parte degli Stati membri dell'esercizio delle competenze di esecuzione attribuite alla Commissione (GU L 55 del 28.2.2011, pag. 13).
Mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione: domanda EGF/2015/007 BE/Hainaut-Namur Glass - Belgio
Risoluzione del Parlamento europeo del 25 febbraio 2016 sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione, in conformità del punto 13 dell'accordo interistituzionale del 2 dicembre 2013 tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sulla disciplina di bilancio, sulla cooperazione in materia di bilancio e sulla sana gestione finanziaria (domanda EGF/2015/007 – BE/Hainaut-Namur Glass, presentata dal Belgio) (COM(2016)0001 – C8-0013/2016 – 2016/2013(BUD))
– vista la proposta della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio (COM(2016)0001 – C8-0013/2016),
– visto il regolamento (UE) n. 1309/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, sul Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (2014-2020) e che abroga il regolamento (CE) n. 1927/2006(1) (regolamento FEG),
– visto il regolamento (UE, Euratom) n. 1311/2013 del Consiglio, del 2 dicembre 2013, che stabilisce il quadro finanziario pluriennale per il periodo 2014-2020(2), in particolare l'articolo 12,
– visto l'accordo interistituzionale del 2 dicembre 2013 tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sulla disciplina di bilancio, sulla cooperazione in materia di bilancio e sulla sana gestione finanziaria(3) (AII del 2 dicembre 2013), in particolare il punto 13,
– vista la procedura di trilogo prevista al punto 13 dell'AII del 2 dicembre 2013,
– vista la lettera della commissione per l'occupazione e gli affari sociali,
– vista la lettera della commissione per lo sviluppo regionale,
– vista la relazione della commissione per i bilanci (A8-0029/2016),
A. considerando che l'Unione ha predisposto strumenti legislativi e di bilancio per fornire un sostegno supplementare ai lavoratori che risentono delle conseguenze delle trasformazioni rilevanti della struttura del commercio mondiale o della crisi economica e finanziaria globale, e per assisterli nel reinserimento nel mercato del lavoro;
B. considerando che il sostegno finanziario dell'Unione ai lavoratori collocati in esubero dovrebbe essere dinamico e reso disponibile nel modo più rapido ed efficiente possibile, in conformità della dichiarazione comune del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione, adottata durante la riunione di concertazione del 17 luglio 2008, e nel rispetto dell'AII del 2 dicembre 2013 con riferimento all'adozione di decisioni di mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (FEG);
C. considerando che l'adozione del regolamento FEG riflette l'accordo raggiunto tra il Parlamento europeo e il Consiglio concernente la reintroduzione del criterio di mobilitazione relativo alla crisi, l'aumento del contributo finanziario dell'Unione al 60% dei costi totali stimati delle misure proposte, l'incremento dell'efficienza del trattamento delle domande d'intervento del FEG in seno alla Commissione e da parte del Parlamento e del Consiglio ottenuto con la riduzione dei tempi per la valutazione e l'approvazione, l'estensione delle azioni e dei beneficiari ammissibili ai lavoratori autonomi e ai giovani, nonché il finanziamento di incentivi per la creazione di imprese proprie;
D. considerando che il Belgio ha presentato la domanda EGF/2015/007 BE/Hainaut-Namur Glass per un contributo finanziario del FEG in seguito ai collocamenti in esubero nel settore economico classificato alla divisione 23 della NACE revisione 2 (Fabbricazione di altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi) nelle regioni di livello NUTS 2 di Hainaut (BE32) e Namur (BE35) in Belgio, e che si prevede la partecipazione alle misure di 412 lavoratori in esubero e di 100 giovani sotto i 25 anni disoccupati e non iscritti a corsi di istruzione o di formazione (NEET) della regione dell'Hainaut; che 144 dei summenzionati lavoratori sono stati collocati in esubero in seguito alla chiusura dell'impianto di produzione di Roux (Hainaut), di proprietà di AGC Europe SA, e 268 a seguito della chiusura dell'impianto di produzione di Auvelais (regione di Namur), di proprietà di Saint-Gobain Glass Benelux;
E. considerando che nonostante la domanda non soddisfi i criteri di ammissibilità stabiliti all'articolo 4, paragrafo 1, del regolamento FEG, essa è stata presentata a norma dei criteri di intervento che prevedono una deroga in circostanze eccezionali, in particolare a norma dell'articolo 4, paragrafo 2, del regolamento FEG nel caso dei lavoratori in esubero e dell'articolo 6, paragrafo 2, del regolamento FEG nel caso dei NEET;
1. conviene con la Commissione che le condizioni stabilite all'articolo 4, paragrafo 2, del regolamento FEG sono soddisfatte e che, di conseguenza, il Belgio ha diritto a un contributo finanziario pari a 1 095 544 EUR a norma del regolamento in parola, cifra che costituisce il 60% dei costi totali (1 825 907 EUR);
2. osserva che le autorità belghe hanno presentato la domanda per ottenere un contributo finanziario a valere sul FEG il 19 agosto 2015 e che la valutazione della Commissione è stata finalizzata il 20 gennaio 2016 e notificata al Parlamento il medesimo giorno;
3. rileva che negli ultimi anni il commercio di prodotti di vetro nell'Unione ha subito gravi perturbazioni e sottolinea che nel periodo 2000-2010 l'occupazione nel settore del vetro nel suo complesso è diminuita del 32% in Europa; sottolinea che in Vallonia, la quale vanta una tradizione storica nella fabbricazione del vetro, varie imprese di grandi dimensioni hanno incontrato difficoltà negli ultimi anni, e che tra il 2007 e il 2012 le regioni di Hainaut e Namur hanno registrato una perdita di posti di lavoro nel settore del vetro pari al 19%, mentre in Vallonia sono stati persi 1 236 posti di lavoro nel 2013 e 1 878 nel 2014;
4. evidenzia che soprattutto l'Hainaut affronta una difficile situazione del mercato del lavoro, con un tasso di occupazione pari al 9,2% in meno della media nazionale; osserva che il mercato del lavoro delle due regioni è altresì caratterizzato da una percentuale elevata di manodopera non qualificata (il 50% circa dei richiedenti lavoro di entrambe le regioni non dispone di un titolo di istruzione secondaria superiore);
5. constata che nel 2013 il gruppo Saint-Gobain è stato costretto a chiudere un altro impianto di produzione in una zona deindustrializzata in Vallonia, che è stato oggetto della domanda EGF/2013/011 BE/Saint-Gobain Sekurit concernente 257 esuberi nello stesso settore; rileva che varie misure nell'ambito delle due domande sono simili;
6. valuta positivamente il fatto che le autorità belghe abbiano deciso di avviare l'erogazione dei servizi personalizzati a favore dei lavoratori colpiti già il 10 settembre 2014, con largo anticipo rispetto alla decisione in merito alla concessione del sostegno del FEG al pacchetto coordinato proposto;
7. rileva che la deroga all'articolo 4, paragrafo 1, lettera a), del regolamento FEG riguarda, in questo caso, un numero di esuberi che non è sensibilmente inferiore alla soglia minima di 500 lavoratori collocati in esubero; accoglie positivamente il fatto che la domanda miri a sostenere 100 giovani che non lavorano e non partecipano ad alcun ciclo di istruzione o formazione (NEET);
8. osserva che il Belgio prevede sette tipologie di misure destinate ai lavoratori collocati in esubero e oggetto della domanda in esame: i) sostegno/orientamento/integrazione, ii) facilitazione della ricerca di un impiego, iii) formazione integrata, iv) trasferimento di esperienza, v) sostegno alla creazione di imprese, vi) sostegno a progetti collettivi e vii) indennità per la ricerca di un lavoro e la formazione.
9. accoglie con favore il sostegno per i progetti collettivi; invita la Commissione a valutare i risultati di questo tipo di misure nell'ambito di altre domande al fine di determinarne i benefici per i partecipanti;
10. accoglie con favore il fatto che la domanda contenga misure specificamente rivolte a fornire assistenza ai NEET; rileva che i servizi personalizzati forniti ai NEET comprendono: mobilitazione e orientamento per ulteriore istruzione/formazione o per seguire sessioni introduttive, ii) formazione, iii) miglioramento personalizzato delle competenze e iv) indennità per la ricerca di un lavoro e la formazione;
11. apprezza che le indennità e gli incentivi che saranno forniti tra le misure proposte si limitino al 5,52% dei costi totali stimati;
12. osserva che il pacchetto coordinato di servizi personalizzati è stato elaborato in consultazione con le parti sociali, le imprese e i servizi pubblici per l'impiego;
13. ricorda che, in conformità dell'articolo 7 del regolamento FEG, l'elaborazione del pacchetto coordinato di servizi personalizzati finanziati dal FEG dovrebbe tenere conto delle prospettive future del mercato del lavoro e delle competenze richieste ed essere compatibile con il passaggio a un'economia efficiente sotto il profilo delle risorse e sostenibile;
14. ricorda l'importanza di migliorare le possibilità d'impiego di tutti lavoratori attraverso una formazione personalizzata e il riconoscimento delle capacità e delle competenze acquisite durante la carriera professionale del lavoratore; si attende che la formazione offerta nell'ambito del pacchetto coordinato sia adattata non solo alle esigenze dei lavoratori licenziati, ma anche all'effettivo contesto imprenditoriale;
15. sottolinea che, in caso di domande successive provenienti dalla stessa area geografica, la Commissione dovrebbe raccogliere ed analizzare le esperienze tratte dalle domande precedenti e garantire che, in caso di nuove domande, le conclusioni di tale analisi siano tenuti in considerazione;
16. chiede alla Commissione di indicare con maggiore precisione, nelle future proposte, in quali settori i lavoratori hanno probabilità di trovare occupazione e se la formazione offerta è adeguata alle future prospettive economiche e alle esigenze del mercato del lavoro nelle regioni interessate dai licenziamenti;
17. osserva che le autorità belghe confermano che le azioni ammissibili non ricevono aiuti da altri strumenti finanziari dell'Unione; ribadisce la sua richiesta alla Commissione affinché presenti, nelle sue relazioni annuali, una valutazione comparativa di tali dati, onde assicurare il pieno rispetto dei regolamenti esistenti ed evitare che si verifichino duplicazioni relativamente ai servizi finanziati dall'Unione;
18. ribadisce che l'assistenza del FEG non deve sostituire le azioni che sono di competenza delle imprese in virtù della legislazione nazionale o di contratti collettivi, né le misure relative alla ristrutturazione di imprese o settori;
19. apprezza la procedura perfezionata messa in atto dalla Commissione a seguito della richiesta del Parlamento di accelerare la concessione delle sovvenzioni; prende atto dei vincoli temporali che il nuovo calendario comporta e del potenziale impatto per quanto riguarda l'efficienza nel trattamento della pratica;
20. chiede alla Commissione di garantire l'accesso del pubblico a tutti i documenti connessi ai casi coperti dal FEG;
21. approva la decisione allegata alla presente risoluzione;
22. incarica il suo Presidente di firmare tale decisione congiuntamente al Presidente del Consiglio e di provvedere alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea;
23. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione, compreso l'allegato, al Consiglio e alla Commissione.
ALLEGATO
DECISIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO
relativa alla mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (domanda EGF/2015/007 – BE/Hainaut-Namur Glass, presentata dal Belgio)
(Il testo dell'allegato non figura poiché esso corrisponde all'atto finale, la decisione (UE) 2016/407.)
Semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche: analisi annuale della crescita 2016
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Risoluzione del Parlamento europeo del 25 febbraio 2016 sul Semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche: analisi annuale della crescita 2016 (2015/2285(INI))
– visto il regolamento (UE) n. 1175/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 novembre 2011, che modifica il regolamento (CE) n. 1466/97 del Consiglio per il rafforzamento della sorveglianza delle posizioni di bilancio nonché della sorveglianza e del coordinamento delle politiche economiche(1),
– vista la direttiva 2011/85/UE del Consiglio, dell'8 novembre 2011, relativa ai requisiti per i quadri di bilancio degli Stati membri(2),
– visto il regolamento (UE) n. 1174/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 novembre 2011, sulle misure esecutive per la correzione degli squilibri macroeconomici eccessivi nella zona euro(3),
– visto il regolamento (UE) n. 1177/2011 del Consiglio, dell'8 novembre 2011, che modifica il regolamento (CE) n. 1467/97 per l'accelerazione e il chiarimento delle modalità di attuazione della procedura per i disavanzi eccessivi(4),
– visto il regolamento (UE) n. 1176/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 novembre 2011, sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici(5),
– visto il regolamento (UE) n. 1173/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 novembre 2011, relativo all'effettiva esecuzione della sorveglianza di bilancio nella zona euro(6),
– visto il regolamento (UE) n. 473/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 maggio 2013, sulle disposizioni comuni per il monitoraggio e la valutazione dei documenti programmatici di bilancio e per la correzione dei disavanzi eccessivi negli Stati membri della zona euro(7),
– visto il regolamento (UE) n. 472/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 maggio 2013, sul rafforzamento della sorveglianza economica e di bilancio degli Stati membri nella zona euro che si trovano o rischiano di trovarsi in gravi difficoltà per quanto riguarda la loro stabilità finanziaria(8),
– viste le conclusioni del Consiglio europeo del 25 e 26 marzo 2010 e del 17 giugno 2010 nonché la comunicazione della Commissione del 3 marzo 2010 dal titolo: "Europa 2020: Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva" (COM(2010)2020),
– vista la raccomandazione (UE) 2015/1184 del Consiglio, del 14 luglio 2015, relativa agli orientamenti di massima per le politiche economiche degli Stati membri e dell'Unione europea(9),
– vista la decisione (UE) 2015/1848 del Consiglio, del 5 ottobre 2015, sugli orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell'occupazione per il 2015(10),
– visto il regolamento (UE) 2015/1017 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 giugno 2015, relativo al Fondo europeo per gli investimenti strategici, al polo europeo di consulenza sugli investimenti e al portale dei progetti di investimento europei e che modifica i regolamenti (UE) n. 1291/2013 e (UE) n. 1316/2013 – il Fondo europeo per gli investimenti strategici(11),
– vista la comunicazione della Commissione del 13 gennaio 2015 dal titolo "Sfruttare al meglio la flessibilità consentita dalle norme vigenti del patto di stabilità e crescita" (COM(2015)0012),
– vista la sua risoluzione del 24 giugno 2015 sulla verifica del quadro di governance economica: bilancio e sfide(12),
– vista la relazione dal titolo "Completare l'Unione economica e monetaria dell'Europa" ("relazione dei cinque presidenti"),
– vista la comunicazione della Commissione del 21 ottobre 2015 sulle tappe verso il completamento dell'Unione economica e monetaria (COM(2015)0600),
– visto il comunicato dei leader del G20 in occasione del vertice di Adalia del 15 e 16 novembre 2015,
– visto l'aggiornamento delle valutazioni della sostenibilità del personale dell'FMI per il processo di valutazione reciproca del G-20 sugli squilibri e la crescita ("Update of Staff Sustainability Assessments for the G-20 Mutual Assessment Process") (ottobre 2015),
– visto l'accordo della COP 21 adottato il 12 dicembre 2015 in occasione della conferenza di Parigi sul clima,
– viste le previsioni economiche della Commissione dell'autunno 2015,
– visti gli studi e le analisi approfondite sul coordinamento delle politiche economiche nella zona euro nell'ambito del Semestre europeo elaborati per la commissione per i problemi economici e monetari (novembre 2015),
– visti la comunicazione della Commissione del 26 novembre 2015 sull'analisi annuale della crescita 2016 (COM(2015)0690), la relazione 2016 sul meccanismo d'allerta (COM(2015)0691) e il progetto di relazione comune sull'occupazione (COM(2015)0700),
– vista la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il Programma di sostegno alle riforme strutturali per il periodo 2017-2020 e modifica i regolamenti (UE) n. 1303/2013 e (UE) n. 1305/2013 (COM(2015)0701),
– vista la sua risoluzione del 25 novembre 2015 sulle decisioni anticipate in materia fiscale (tax ruling) e altre misure analoghe per natura o effetto(13),
– vista la sua risoluzione del 17 dicembre 2015 sul completamento dell'Unione economica e monetaria dell'Europa(14),
– vista la raccomandazione del Consiglio sulla politica economica della zona euro,
– vista la discussione con i rappresentanti dei parlamenti nazionali sulle priorità del Semestre europeo per il 2016,
– vista la relazione della Commissione del 14 dicembre 2015 sulle finanze pubbliche nell'UEM 2015 (Institutional Paper 014),
– vista la discussione con la Commissione, in seno al Parlamento europeo, sul pacchetto del Semestre europeo – Analisi annuale della crescita 2016,
– visto l'articolo 52 del suo regolamento,
– visti la relazione della commissione per i problemi economici e monetari e i pareri della commissione per i bilanci, della commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare e della commissione per lo sviluppo regionale (A8-0030/2016),
A. considerando che la ripresa economica nell'Unione europea è in corso ma resta debole e disomogenea tra gli Stati membri e all'interno degli stessi, oltre a essere parzialmente determinata da fattori temporanei ed esterni, tra cui bassi prezzi del petrolio;
B. considerando che alcuni Stati membri devono affrontare il problema persistente dei tassi di crescita molto bassi;
C. considerando che la crescita economica globale sta rallentando, in un contesto di turbolenze economiche e finanziarie in numerose economie emergenti, il che comporta nuove sfide strategiche alle quali l'Unione si deve adeguare in modo appropriato;
D. considerando che l'Europa risulta ancora interessata da un'importante carenza di investimenti, il che indebolisce notevolmente il potenziale di crescita dell'UE nel lungo termine, mentre cresce l'avanzo delle partite correnti della zona euro; che l'indebitamento pubblico e privato resta elevato in molti paesi sebbene si siano ridotti i disavanzi delle partite correnti; che diversi Stati membri dovrebbero intensificare gli sforzi al fine di attuare riforme strutturali significative;
E. considerando che, nonostante diversi Stati membri abbiano registrato sensibili riduzioni dei disavanzi delle partite correnti e la riduzione del costo unitario del lavoro, nella maggior parte degli Stati membri il debito estero netto in percentuale del PIL non è diminuito;
F. considerando che il tasso di occupazione sta migliorando, anche se non abbastanza per arginare in modo significativo la disoccupazione, in particolare quella giovanile e di lunga durata, e la povertà;
G. considerando che, rispetto ai suoi concorrenti, l'Europa è lo spazio economico più dipendente dalle importazioni di risorse; che la creazione di una reale economia circolare in Europa è dunque una condizione necessaria per la futura crescita economica;
H. considerando che la crisi del 2008 non era solo di natura ciclica ma anche strutturale, il che spiega i suoi effetti duraturi;
I. considerando che la libera circolazione di persone, beni, servizi e capitali costituisce la pietra angolare della crescita economica sostenibile nel mercato unico dell'Unione europea;
J. considerando che l'elusione e l'evasione fiscali nonché la pianificazione fiscale aggressiva hanno causato miliardi di perdite in termini di entrate potenziali per le finanze pubbliche di diversi Stati membri, il che è andato a vantaggio delle grandi imprese e ha compromesso le basi della solidarietà tra paesi e della concorrenza leale tra le imprese;
Combinazione di politiche
1. accoglie con favore il pacchetto relativo all'analisi annuale della crescita 2016 e la proposta combinazione di politiche d'investimento, riforme strutturali e responsabilità fiscale, con l'obiettivo di promuovere livelli di crescita ancor più sostenuti e rafforzare la ripresa in Europa e la convergenza verso l'alto; sottolinea che, per ottenere una ripresa economica più solida e una prosperità sostenibile e ampiamente condivisa, sono necessari notevoli sforzi nazionali in termini di attuazione efficace delle riforme strutturali nonché un maggiore coordinamento a livello europeo;
2. si compiace dei miglioramenti nelle finanze pubbliche, segnatamente della graduale riduzione del rapporto debito-PIL per l'UE e la zona euro e del calo dei disavanzi di bilancio; osserva tuttavia che il rapporto debito-PIL continua a crescere in molti Stati membri caratterizzati da una debole crescita del PIL nominale e una bassa inflazione e che vi sono ancora nove Stati membri sottoposti alla procedura per i disavanzi eccessivi; sottolinea che molti Stati membri dispongono di un limitato margine di bilancio per far fronte a eventuali nuovi shock economici e che andrebbe pertanto valutata la possibilità di potenziare il coordinamento a livello europeo onde sostenere il risanamento dei conti pubblici senza ostacolare la crescita;
3. osserva che la competitività globale dell'Unione europea resta un obiettivo rilevante e sottolinea l'importanza delle riforme strutturali, degli investimenti in R&S, dell'efficienza sul piano delle risorse, dell'innovazione che stimola la produttività e della riduzione degli squilibri macroeconomici; ritiene, al tempo stesso, che il peggioramento delle prospettive globali richieda anche un rafforzamento della domanda interna al fine di rendere l'economia europea più resiliente; è preoccupato, nello specifico, per un eventuale rallentamento della domanda globale;
4. reputa che gli squilibri macroeconomici vadano affrontati con uno sforzo coordinato che coinvolga tutti gli Stati membri, sulla base di riforme e investimenti pertinenti; evidenzia che ogni Stato membro deve tener fede alle proprie responsabilità in tal senso; osserva che gli elevati avanzi delle partite correnti implicano la possibilità di un aumento della domanda interna; sottolinea che gli elevati livelli di debito pubblico e privato rappresentano un'importante vulnerabilità e che per ridurli più velocemente occorrono politiche di bilancio responsabili unitamente ad una crescita maggiore;
5. chiede che siano profusi ulteriori sforzi per sostenere la ripresa, stimolare la convergenza verso gli Stati che registrano i risultati migliori e correggere gli squilibri macroeconomici, anche aumentando la produttività e promuovendo gli investimenti;
6. è confortato dai lievi miglioramenti negli indicatori del mercato del lavoro, pur riconoscendo che permane una forte divergenza fra gli Stati membri e la disoccupazione resta tuttora a livelli inaccettabilmente elevati; constata la necessità di consolidare ulteriormente i recenti miglioramenti incrementando, a titolo di esempio, la qualità dei posti di lavoro creati e la relativa produttività; chiede maggiori sforzi per incentivare gli investimenti nelle capacità, rendere il mercato del lavoro maggiormente inclusivo, creare posti di lavoro di qualità e ridurre la povertà, l'esclusione sociale e le crescenti disuguaglianze in termini di reddito e ricchezza, pur mantenendo la disciplina di bilancio; sottolinea che gli indicatori occupazionali dovrebbero avere il medesimo status di cui godono gli indicatori esistenti, in modo da consentire lo svolgimento di un'analisi approfondita e da evitare un approccio del tipo "due pesi, due misure", e che dovrebbero essere adeguatamente presi in considerazione nelle politiche e negli orientamenti dell'UE destinati agli Stati membri;
7. accoglie con favore il rinnovamento degli orientamenti integrati di Europa 2020 e chiede che sia rafforzato il ruolo della strategia Europa 2020 nel guidare il Semestre europeo, in linea con gli obiettivi del trattato e la legislazione applicabile, e nell'impedire il ripetersi di una crisi del debito sovrano; sottolinea l'importanza di politiche e strumenti ambiziosi per garantire che l'Europa tragga il massimo vantaggio dalle transizioni in campo energetico e digitale, anche grazie a investimenti adeguati in RSI e competenze, riducendo il divario tra l'Europa e i suoi principali concorrenti mondiali in termini di produttività totale dei fattori; reputa fondamentale combattere le disuguaglianze economiche che agiscono da ostacolo a una crescita economica durevole; invita la Commissione a occuparsi delle riforme fiscali ecologiche nelle raccomandazioni specifiche per paese, anche nel contesto della responsabilità di bilancio; chiede un monitoraggio coerente ed olistico della convergenza verso i paesi con i risultati migliori in relazione agli obiettivi della strategia Europa 2020;
Investimenti
8. chiede che il Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS) sia utilizzato, conformemente al proprio mandato, per massimizzare il sostegno ai progetti strategici che non avrebbero potuto essere finanziati con altri fondi; invita gli Stati membri e il veicolo FEIS a prevedere uno stretto coinvolgimento delle autorità locali e regionali nell'elaborazione delle riserve di progetti e delle piattaforme di investimento, con l'ausilio del Polo europeo di consulenza sugli investimenti e del Portale dei progetti di investimento europei; sottolinea altresì l'importanza di realizzare sinergie tra il FEIS e i Fondi strutturali e d'investimento europei;
9. invita la Commissione e gli Stati membri a sfruttare appieno i Fondi strutturali e d'investimento europei (fondi SIE), in linea con la strategia Europa 2020, al fine di rafforzare la coesione e attenuare le divergenze nel mercato unico, consentendo a tutte le regioni di sviluppare i propri vantaggi concorrenziali e promuovendo ulteriori investimenti privati; ritiene che tali investimenti dovrebbero servire a creare una politica industriale coerente e prestare un'attenzione particolare alla creazione di posti di lavoro di qualità, in particolare per i giovani; sottolinea la necessità di un'adeguata capacità amministrativa, di un ruolo attivo delle regioni e di un migliore coordinamento a tutti i livelli di governo e tra di essi; chiede di valutare la necessità di un'ulteriore azione politica volta a ridurre il divario in termini di investimenti nell'Unione europea;
10. è consapevole dell'attuale processo di riduzione dell'indebitamento nel settore privato; sottolinea che il tasso di investimento in Europa è ben al di sotto del periodo pre-crisi; mette in rilievo, in tale contesto, l'importanza di attuare rapidamente l'Unione bancaria e la riforma strutturale delle banche, nonché di stimolare gli investimenti azionari nelle PMI grazie all'Unione dei mercati dei capitali; chiede di avvalersi pienamente del FEIS e del programma COSME al fine di migliorare l'accesso delle PMI ai finanziamenti; reputa che una maggiore prevedibilità delle norme nel mercato unico rafforzerebbe la fiducia degli investitori;
11. sottolinea la necessità di maggiori investimenti nel capitale umano, in particolare nel campo dell'istruzione e dell'innovazione, anche nel contesto delle riforme del mercato del lavoro; sottolinea che occorre migliorare i sistemi di istruzione, formazione professionale e apprendimento permanente a livello nazionale e adeguarli alle nuove competenze e conoscenze richieste sul mercato del lavoro dell'Unione; evidenzia che tutti gli elementi summenzionati permetteranno all'innovazione di diventare un fattore chiave della crescita, della produttività e della competitività; invita gli Stati membri, in tale contesto, a migliorare la produttività degli investimenti pubblici;
12. accoglie con favore i profili di investimento specifici per paese che individuano alcune delle principali sfide per gli investimenti nei singoli Stati membri; invita la Commissione e gli Stati membri a coinvolgere tutti i livelli di governo e le parti interessate nell'individuazione degli ostacoli agli investimenti, concentrandosi in particolare sul mercato interno, sulla debolezza della domanda interna e sulle riforme strutturali e mettendo a disposizione strumenti adeguati che riuniscano investimenti pubblici e privati; sottolinea l'importanza di ingenti livelli di investimenti produttivi ai fini di un processo di ripresa economica duratura tra gli Stati membri; rileva che in ogni paese occorre trovare un buon equilibrio tra le spese attuali, la sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche e gli investimenti nel potenziale di crescita economica e che gli strumenti europei e del mercato unico, quali il FEIS e i fondi SIE, hanno un importante ruolo da svolgere per sostenere un buon livello di investimenti; evidenzia che deboli investimenti pubblici nel campo della ricerca e dell'innovazione in diversi paesi potrebbero fare cadere questi ultimi nella trappola del reddito medio;
Riforme strutturali
13. ritiene che, dopo un lungo periodo di adeguamento macroeconomico, occorrerebbe concentrarsi sulla realizzazione di riforme strutturali e investimenti al fine di rafforzare il potenziale di crescita basato sull'occupazione di qualità e la produttività, promuovere sistemi di protezione sociale equi, solidi, efficienti e sostenibili sul piano finanziario nonché favorire una transizione sostenibile delle economie degli Stati membri verso una maggiore efficienza delle risorse;
14. chiede riforme sostenibili dei mercati dei prodotti, dei servizi e del lavoro e, in relazione ai regimi pensionistici, chiede una regolamentazione di qualità, che promuova l'innovazione, la creazione di posti di lavoro e una concorrenza equa e a favore del benessere, senza indebolire la protezione dei consumatori;
15. sottolinea l'importanza di una maggiore efficienza energetica e delle risorse, anche grazie allo sviluppo dell'economia circolare; sottolinea l'importanza di sviluppare ulteriormente un'autentica Unione dell'energia, basata sulla solidarietà, l'efficacia e la diversità senza ignorare le fonti autoctone di energia, ivi compresa quella rinnovabile; invita la Commissione a includere queste preoccupazioni nelle raccomandazioni specifiche per paese, là dove sono di maggior rilevanza per la competitività e la crescita sostenibile;
16. chiede che siano adottati ulteriori provvedimenti per stimolare la creazione di posti di lavoro di qualità e creare mercati del lavoro resilienti con una minore segmentazione; sottolinea l'importanza di sistemi di protezione sociali sostenibili ed efficaci; ricorda che un fattore importante per mantenere la sostenibilità dei sistemi pensionistici è quello di assicurare un tasso di occupazione elevato;
17. sottolinea la necessità di una pubblica amministrazione moderna, efficiente e vicina ai cittadini a tutti i livelli di governo nonché di norme trasparenti ed efficaci in materia di appalti pubblici; sottolinea l'importanza di adottare misure supplementari in vista di un'autentica amministrazione elettronica negli Stati membri e tra di essi; chiede alla Commissione e agli Stati membri di individuare e correggere le carenze nelle rispettive amministrazioni che potrebbero rivelarsi pregiudizievoli nelle situazioni di crisi;
18. chiede un maggiore alleggerimento della pressione fiscale sul lavoro, che va deciso a livello nazionale, assicurando nel contempo la sostenibilità dei sistemi di protezione sociale;
19. prende atto della proposta relativa al programma di sostegno alle riforme strutturali, che è concepito per rafforzare l'attuazione di riforme favorevoli alla crescita negli Stati membri e va stabilito nell'ambito della procedura legislativa ordinaria; ribadisce che incombe agli Stati membri la responsabilità di attuare le riforme strutturali;
Responsabilità di bilancio
20. ribadisce la necessità di politiche di bilancio responsabili e favorevoli alla crescita, garantendo la sostenibilità del debito, tenendo conto del ciclo economico e dei divari tra i livelli di investimento e rispettando allo stesso tempo i diritti sociali dei cittadini; ricorda che l'elevato livello di indebitamento di alcuni Stati membri costituisce un rischio considerevole in caso di eventuali futuri shock nella zona euro; evidenzia che vanno intensificati gli sforzi volti ad accrescere la resilienza delle finanze pubbliche e a promuovere la crescita nei paesi con un elevato rapporto debito/PIL, al fine di riportare tali paesi su una traiettoria sostenibile;
21. insiste sull'attuazione del patto di stabilità e crescita, facendo nel contempo pieno uso delle relative clausole di flessibilità esistenti, conformemente alla comunicazione della Commissione del 13 gennaio 2015 (COM(2015)0012), anche per sostenere maggiori investimenti e riforme strutturali nonché per far fronte alle minacce per la sicurezza e ai flussi di rifugiati;
22. sottolinea la necessità di migliorare la riscossione delle imposte, contrastare la frode e l'evasione fiscali e imporre misure contro la pianificazione fiscale aggressiva e i paradisi fiscali, nonché la necessità di un migliore coordinamento delle politiche fiscali all'interno dell'UE; chiede che i sistemi fiscali siano efficaci e trasparenti al fine di incrementare la riscossione delle imposte, prevenire l'evasione fiscale e contrastare la criminalità organizzata; ritiene pertanto che le autorità fiscali e doganali debbano essere dotate di sufficienti risorse umane, materiali e finanziarie;
23. sostiene le azioni razionali e specifiche per paese finalizzate a migliorare la qualità e l'efficienza della spesa pubblica e il suo carattere d'incentivo alla crescita, in particolare spostando le spese improduttive verso investimenti che favoriscano la crescita, senza tuttavia pregiudicare l'essenziale fornitura di servizi pubblici e sociali;
Attenzione specifica alla zona euro
24. plaude alla raccomandazione sulla politica economica della zona euro, proposta dalla Commissione sei mesi prima delle raccomandazioni specifiche per paese, in quanto si tratta di un passo in avanti per approfondire il coordinamento politico a seguito della relazione dei cinque presidenti e delle pertinenti risoluzioni del Parlamento europeo;
25. sottolinea che, dato il suo elevato livello di interdipendenza e l'unicità della sua politica monetaria, la zona euro è un'entità economica in cui la convergenza verso i paesi con i risultati migliori va promossa e sostenuta da un maggiore coordinamento delle politiche nazionali; pone l'accento sull'importanza che tutti governi nazionali rafforzino le azioni finalizzate ad attuare nei rispettivi Stati membri le riforme economiche e gli investimenti necessari per ridurre gli squilibri macroeconomici e prevenire gli eventuali effetti negativi delle politiche nazionali su altri Stati membri; chiede pertanto una valutazione approfondita degli squilibri macroeconomici e delle ricadute onde integrare la valutazione delle vulnerabilità specifiche per paese e del dialogo macroeconomico; insiste sulla piena coerenza tra la raccomandazione relativa alla zona euro e le raccomandazioni specifiche per paese;
26. plaude alla maggiore attenzione riservata alla posizione di bilancio aggregata della zona euro, che non sposta l'attenzione dalle singole responsabilità degli Stati membri; ricorda che, nell'ambito della procedura per i disavanzi eccessivi, il disavanzo di bilancio in uno Stato membro non può essere compensato da un avanzo di bilancio in un altro Stato; chiede, data la grande carenza di investimenti, il monitoraggio periodico dell'adeguatezza della posizione di bilancio aggregata;
27. sostiene la raccomandazione di differenziare lo sforzo di bilancio dei singoli Stati membri tenendo conto delle loro rispettive posizioni rispetto agli obblighi e alle necessità di stabilizzazione di cui al patto di stabilità e crescita, nonché degli effetti di ricaduta; osserva che per molti Stati membri ciò implica il proseguimento di un risanamento di bilancio favorevole alla crescita; constata, d'altro canto, che alcuni paesi dispongono di un margine di bilancio sempre più ampio rispetto agli obblighi di cui al patto di stabilità e di crescita, che nella congiuntura attuale potrebbe essere impiegato per contribuire a sostenere l'economia nazionale;
28. osserva che, mentre l'elevato avanzo delle partite correnti della zona euro costituisce un segnale positivo della sua competitività esterna, il suo attuale livello riflette anche una mancanza di investimenti interni, con effetti negativi sulla crescita e sull'occupazione; ritiene che una domanda interna più forte andrebbe a vantaggio di una crescita sostenibile della zona euro, e sarebbe preferibile anche da una prospettiva globale; è consapevole del fatto che l'avanzo delle partite correnti di alcuni Stati membri va di pari passo con gli effetti di ricaduta positivi su tutta la catena del valore, di cui gli altri Stati Membri possono beneficiare in svariati modi; prende atto, inoltre, del ruolo della moneta unica nell'aiutare i paesi più competitivi a mantenere avanzi elevati rispetto al resto del mondo; accoglie con favore la conclusione delle previsioni dell'inverno 2016 della Commissione secondo cui nel 2015 la crescita economica in alcuni Stati membri è stata trainata principalmente dalla domanda interna; ritiene importante che gli Stati membri con gli avanzi delle partite correnti più elevati continuino ad ampliare la loro domanda interna a loro vantaggio e nell'interesse generale; invita al contempo gli Stati membri meno competitivi ad attuare in modo efficace riforme strutturali ed effettuare investimenti di alta qualità allo scopo di modernizzare le loro economie e creare un clima imprenditoriale sostenibile per gli investimenti a lungo termine, in linea con la strategia Europa 2020; ritiene che sia questo il modo migliore per ridurre gli squilibri macroeconomici all'interno degli Stati membri, invece di una svalutazione interna che indebolisce la domanda e rallenta la crescita economica in tutta la zona euro;
29. sottolinea la necessità di stimolare una reale convergenza economica e sociale, guidata da miglioramenti della produttività e dei fattori non di costo; sottolinea l'importanza del fatto che tutti gli Stati membri attuino in modo efficace riforme strutturali, migliorino la qualità della spesa pubblica e dispongano di una capacità d'investimento sufficiente, al fine di consentire una crescita equilibrata e sostenibile, il che è essenziale anche per ridurre il rapporto debito/PIL; riconosce che un elevato debito pubblico e privato riduce in modo significativo la capacità d'investimento e quindi rallenta la crescita;
30. ricorda che la determinazione dei salari è una questione di contrattazione collettiva autonoma e invita i soggetti interessati a garantire un'evoluzione salariale responsabile e favorevole alla crescita che rispecchi l'aumento della produttività; invita in particolare i soggetti interessati dei paesi con disavanzi o quasi pareggio delle partite correnti a proseguire negli sforzi volti a rafforzare la produttività e a mantenere la competitività; invita al contempo i soggetti interessati dei paesi che hanno un avanzo elevato a utilizzare i risparmi in eccesso per sostenere la domanda interna e gli investimenti;
31. chiede che siano adottate misure per prevenire una corsa al ribasso in termini di imposizione fiscale e norme sociali, che comporterebbe un aumento delle disuguaglianze; ricorda la necessità di mantenere la competitività internazionale sulla base della produttività e della convergenza verso l'alto; si compiace della crescente attenzione riservata a tre indicatori legati all'occupazione nel quadro di valutazione degli squilibri macroeconomici e chiede alla Commissione di equipararli agli altri; ritiene inoltre che l'analisi del quadro di valutazione degli indicatori occupazionali e sociali chiave e dei pertinenti indicatori di efficienza delle risorse dovrebbe essere adeguatamente presa in considerazione negli orientamenti strategici;
32. prende atto delle conclusioni del Consiglio europeo del dicembre 2015 sull'unione economica e monetaria e invita la Commissione a iniziare quanto prima a predisporre le misure a più lungo termine;
Un semestre europeo più efficace con una maggiore responsabilità democratica
33. deplora la scarsa attuazione delle raccomandazioni specifiche per paese e ritiene che, per migliorare l'attuazione, sia necessaria una migliore individuazione di priorità chiaramente articolate a livello europeo nonché il rafforzamento di un autentico dibattito pubblico e della volontà e dell'impegno politici a livello nazionale, fattori che porterebbero a una maggiore pertinenza e titolarità sul piano nazionale; accoglie con favore a tale riguardo le visite effettuate dai membri della Commissione negli Stati membri al fine di discutere il processo del semestre europeo e i relativi documenti;
34. chiede che si raggiunga il giusto equilibrio tra l'elaborazione di raccomandazioni specifiche per paese incentrate su priorità chiave e la garanzia che tali raccomandazioni affrontino tutte le sfide chiave, compresa la necessità di evitare il ripetersi di una crisi del debito sovrano nonché di aumentare la competitività, la crescita e l'occupazione, tenendo conto degli obiettivi della strategia Europa 2020;
35. si compiace del dibattito svoltosi il 15 dicembre 2015 in Aula con i presidenti della Commissione e dell'Eurogruppo relativamente al progetto di raccomandazione sulla zona euro, e chiede che tali dibattiti in Aula diventino un appuntamento regolare del semestre europeo; ritiene che tali dibattiti rafforzino e integrino il dialogo democratico esistente, in particolare il dialogo economico, contribuendo ad aumentare la responsabilità dell'esecutivo;
36. sottolinea che il Consiglio europeo di primavera dovrebbe restare il momento centrale per la definizione delle priorità politiche; si compiace della discussione tenutasi con la Commissione in Aula sulle priorità dell'analisi annuale della crescita prima e dopo la sua adozione; ricorda che la definizione della politica economica in seguito alle raccomandazioni formulate dal Consiglio all'indirizzo degli Stati membri costituisce un atto esecutivo che deve essere sottoposto al controllo e al dibattito democratico del Parlamento europeo; invita pertanto il Consiglio ad adottare le raccomandazioni sulla zona euro e le conclusioni sul pacchetto dell'analisi annuale della crescita una volta che il Parlamento avrà potuto pronunciarsi in proposito; ribadisce la propria volontà di esaminare rapidamente tali documenti e di prendere una posizione ben prima del Consiglio europeo di primavera; accoglie con favore l'invito rivolto al Parlamento europeo affinché il suo Presidente renda nota la sua posizione al Consiglio europeo di primavera; sottolinea inoltre che il trattato prevede che il Parlamento europeo sia informato dell'adozione di raccomandazioni da parte del Consiglio nonché dei risultati della sorveglianza multilaterale;
37. sottolinea l'importanza che i parlamenti nazionali tengano dibattiti sulle relazioni nazionali e sulle raccomandazioni specifiche per paese e che votino sui programmi di riforma nazionali nonché sui programmi di convergenza e di stabilità nazionali; invita gli Stati membri a coinvolgere in maniera strutturata le parti sociali, le autorità locali e regionali e altri soggetti interessati, sfruttando la tempestiva pubblicazione delle relazioni per paese; sottolinea il ruolo insostituibile delle parti sociali nell'ambito della determinazione dei salari e il ruolo vitale che esse dovrebbero svolgere nel più ampio dibattito economico, in particolare quando si tratta di promuovere la produttività; chiede inoltre una maggiore cooperazione dei parlamenti nazionali con il Parlamento europeo;
38. esorta la Commissione ad avviare i negoziati in merito a un accordo interistituzionale sulla governance economica; insiste affinché questo accordo interistituzionale garantisca, nel quadro dei trattati, che la struttura del semestre europeo consenta un controllo parlamentare idoneo e periodico del processo, soprattutto per quanto riguarda le priorità dell'analisi annuale della crescita e le raccomandazioni relative alla zona euro;
Politiche di bilancio
39. deplora l'assenza di una leva finanziaria sufficiente a causa della limitata dimensione del bilancio UE, mentre risulta impossibile modificare il sistema delle risorse proprie e vi è mancanza di coerenza fra le previsioni economiche, le priorità di politica economica e le procedure di bilancio annuali e pluriennali;
40. evidenzia che il bilancio dell'UE contribuisce direttamente al conseguimento di due dei tre obiettivi dell'analisi annuale della crescita 2016 (rilanciare gli investimenti, proseguire le riforme strutturali, attuare politiche di bilancio responsabili, sincere e all'altezza degli impegni politici annunciati); si compiace della proposta della Commissione di utilizzare i fondi dell'UE a fini di assistenza tecnica a sostegno delle riforme strutturali;
41. ritiene che il bilancio dell'UE potrebbe contribuire ad alleviare la pressione sui bilanci nazionali e sostenere gli sforzi di consolidamento di bilancio mediante l'introduzione di risorse proprie nonché una razionalizzazione delle spese; è fermamente convinto che la diversificazione delle forme di gestione dei fondi pubblici a livello di Unione consentirebbe di realizzare economie di scala e, quindi, di ridurre le spese, ad esempio nei settori diplomatico e militare, senza tuttavia rimettere in discussione il principio della gestione condivisa, in particolare per i fondi strutturali;
42. ricorda che un bilancio dell'Unione in disavanzo è illegale; constata che gli Stati membri considerano il bilancio dell'Unione una variabile di aggiustamento dei bilanci nazionali;
43. sottolinea che una maggiore integrazione nella zona euro è indispensabile al fine di completare l'Unione economica e monetaria (UEM) e che l'unione di bilancio è una pietra angolare del buon funzionamento dell'euro;
44. chiede, per quanto riguarda la posizione del Parlamento sulla zona euro e la sua capacità finanziaria, di tener conto delle conclusioni della relazione d'iniziativa sulla capacità finanziaria della zona euro, che sarà elaborata nel corso del 2016;
45. chiede alla Commissione di procedere con la revisione del quadro finanziario pluriennale (QFP) concordato a giugno 2013 nell'ambito di un accordo politico fra Parlamento, Commissione e Consiglio; sottolinea come l'inadeguatezza dell'attuale QFP sia stata resa evidente dalle crisi finanziarie e umanitarie che hanno colpito l'Unione tra il 2009 e il 2014; segnala inoltre la necessità di procedere a una riforma sostanziale della programmazione finanziaria dell'UE che tenga debitamente conto degli obiettivi, del finanziamento e della durata degli strumenti a disposizione.
Politiche in materia di ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare
46. sottolinea che, affinché la riforma della normativa sui rifiuti e il piano d'azione per un'economia circolare possano favorire la transizione dell'economia europea a un modello circolare, è essenziale includere raccomandazioni a questo proposito nel processo del semestre europeo, al fine di promuovere la competitività, creare occupazione e generare una crescita sostenibile; raccomanda che i principi dell'economia circolare siano inseriti nelle raccomandazioni specifiche per paese;
47. ribadisce la necessità di un quadro fiscale che valorizzi lo sviluppo di politiche sostenibili e che sia conforme al principio "chi inquina paga", dando i giusti segnali a favore di investimenti nell'efficienza delle risorse, nella modernizzazione dei processi di produzione e nella fabbricazione di prodotti più duraturi e più facilmente riparabili; ribadisce la necessità di eliminare gradualmente le sovvenzioni dannose per l'ambiente, comprese quelle a favore dei combustibili fossili, e di trasferire gli oneri fiscali dal lavoro all'inquinamento ambientale;
48. ritiene importante valutare l'efficacia e la sostenibilità dei sistemi sanitari nel quadro del semestre europeo, è a favore di una transizione verso un approccio orientato ai risultati e reputa opportuno porre l'accento sulla prevenzione delle malattie e la promozione della salute; invita la Commissione a elaborare strumenti, insieme alle parti interessate, per monitorare i risultati nell'ambito della sanità, misurare l'accesso a servizi sanitari di elevata qualità e incoraggiare la trasparenza dei costi della ricerca in ambito medico, allo scopo di ridurre le divergenze sociali e le diseguaglianze in ambito sanitario tra gli Stati membri e all'interno di essi; invita la Commissione a tener conto degli effetti sanitari e fiscali a lungo termine delle misure relative ai programmi di prevenzione nelle raccomandazioni specifiche per paese;
49. sottolinea l'importanza della sostenibilità del settore sanitario, che svolge un ruolo importante nell'economia complessiva dal momento che rappresenta l'8 % della forza lavoro totale in Europa e il 10 % del PIL dell'Unione europea, e della parità di accesso ai servizi sanitari per tutti i cittadini, in quanto la salute costituisce un fattore essenziale di stabilità, sostenibilità e ulteriore sviluppo degli Stati membri e della loro economia;
Politiche regionali
50. rileva l'importanza degli investimenti dell'UE per le regioni meno sviluppate e l'importanza di assicurare che essi siano capaci di attrarre ulteriori investimenti, promuovendo in tal modo la coesione economica, sociale e territoriale;
51. rileva i collegamenti esistenti tra gli obiettivi del processo del semestre europeo e la programmazione dei fondi SIE per il periodo 2014-2020, che si riflettono negli accordi di partenariato; ritiene pertanto che, a seguito alla riforma del 2014-2020, gli strumenti della politica di coesione potrebbero svolgere un ruolo molto importante nell'attuazione delle pertinenti RSP, sostenendo così le riforme strutturali e contribuendo alla realizzazione degli obiettivi strategici dell'UE, nonché all'attuazione effettiva degli accordi di partenariato; sottolinea, tuttavia, la natura pluriennale e a lungo termine dei programmi e degli obiettivi nell'ambito dei fondi SIE, che contrasta con il ciclo annuale del semestre europeo, e la necessità di coordinamento tra le priorità dell'Unione europea, da un lato, e le esigenze nazionali, regionali e locali, dall'altro;
o o o
52. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio europeo, alla Commissione, ai governi degli Stati membri, ai parlamenti nazionali e alla Banca centrale europea.
Semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche: occupazione e aspetti sociali nell'analisi annuale della crescita 2016
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Risoluzione del Parlamento europeo del 25 febbraio 2016 sul semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche: occupazione e aspetti sociali nell'analisi annuale della crescita 2016 (2015/2330(INI))
— visti l'articolo 5 TUE e l'articolo 9 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE),
— visti gli articoli 145, 148, 152 e 153, paragrafo 5, TFUE,
— visto l'articolo 174 TFUE,
— visto l'articolo 349 TFUE, che definisce uno status specifico per le regioni ultraperiferiche,
— vista la direttiva 1999/70/CE del Consiglio, del 28 giugno 1999, relativa all'accordo quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a tempo determinato,
– vista la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, in particolare il titolo IV (Solidarietà),
— vista la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità,
– vista la comunicazione della Commissione del 26 novembre 2015 dal titolo "Analisi annuale della crescita 2016: consolidare la ripresa e promuovere la convergenza" (COM(2015)0690),
– vista la relazione della Commissione del 26 novembre 2015 dal titolo "Relazione 2016 sul meccanismo di allerta" (COM(2015)0691),
– vista la raccomandazione della Commissione del 26 novembre 2015 di raccomandazione del Consiglio sulla politica economica della zona euro (COM(2015)0692),
– visto il progetto di relazione comune sull'occupazione della Commissione e del Consiglio, del 26 novembre 2015, che accompagna la comunicazione della Commissione sull'analisi annuale della crescita 2016 (COM(2015)0700),
– vista la comunicazione della Commissione del 21 ottobre 2015 sulle tappe verso il completamento dell'Unione economica e monetaria (COM(2015)0600),
– viste la proposta della Commissione di decisione del Consiglio, del 2 marzo 2015, sugli orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell'occupazione (COM(2015)0098), e la posizione del Parlamento dell'8 luglio 2015 sul tema(1),
– vista la comunicazione della Commissione del 13 gennaio 2015 dal titolo "Sfruttare al meglio la flessibilità consentita dalle norme vigenti del patto di stabilità e crescita" (COM(2015)0012),
– vista la comunicazione della Commissione del 26 novembre 2014 dal titolo "Un piano di investimenti per l'Europa" (COM(2014)0903),
— vista la comunicazione della Commissione del 4 aprile 2014 relativa a sistemi sanitari, efficaci, accessibili e resilienti 2016 (COM(2014)0215),
– vista la comunicazione della Commissione del 2 ottobre 2013 dal titolo "Potenziare la dimensione sociale dell'Unione economica e monetaria" (COM(2013)0690),
– vista la comunicazione della Commissione del 20 febbraio 2013 dal titolo "Investire nel settore sociale a favore della crescita e della coesione, in particolare attuando il Fondo sociale europeo del periodo 2014-2020" (COM(2013)0083),
— vista la raccomandazione della Commissione del 20 febbraio 2013 dal titolo "Investire nell'infanzia per spezzare il circolo vizioso dello svantaggio sociale" (C(2013)0778),
– vista la comunicazione della Commissione del 18 aprile 2012 dal titolo "Verso una ripresa fonte di occupazione" (COM(2012)0173),
– vista la comunicazione della Commissione del 20 dicembre 2011 sull'iniziativa "Opportunità per i giovani" (Youth Opportunities Initiative) (COM(2011)0933),
– viste la comunicazione della Commissione del 16 dicembre 2010 dal titolo "La Piattaforma europea contro la povertà e l'esclusione sociale: un quadro europeo per la coesione sociale e territoriale" (COM(2010)0758) e la risoluzione del Parlamento del 15 novembre 2011 sul tema(2),
– vista la comunicazione della Commissione del 3 marzo 2010 dal titolo "Europa 2020: una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva" (COM(2010)2020),
— visti la comunicazione dal titolo "Strategia per la parità tra donne e uomini 2010-2015" e il successivo "Impegno strategico per la parità tra donne e uomini 2016-2019", in cui si fa espressamente riferimento all'indipendenza professionale ed economica delle donne,
— vista la raccomandazione della Commissione 2008/867/CE del 3 ottobre 2008 sul coinvolgimento attivo delle persone escluse dal mercato del lavoro,
— vista la relazione dei cinque presidenti del 22 giugno 2015 "Completare l'Unione economica e monetaria",
— viste le conclusioni del Consiglio sulla promozione dell'economia sociale quale fattore essenziale dello sviluppo economico e sociale in Europa (13414/15),
— vista la relazione 2014 del comitato per la protezione sociale dal titolo "Adeguata protezione sociale per le esigenze di assistenza a lungo termine in una società che invecchia",
– vista la sua risoluzione del 24 novembre 2015 sulla riduzione delle disuguaglianze, con un'attenzione particolare alla povertà infantile(3),
– vista la sua risoluzione del 28 ottobre 2015 sulla politica di coesione e la revisione della strategia Europa 2020(4),
– vista l'interrogazione con richiesta di risposta orale O-000121/2015 - B8-1102/2015 al Consiglio e la sua risoluzione del 29 ottobre 2015, ad essa correlata, su una raccomandazione del Consiglio sull'inserimento dei disoccupati di lungo periodo nel mercato del lavoro(5),
– vista la sua risoluzione del 10 settembre 2015 sull'imprenditoria sociale e l'innovazione sociale nella lotta alla disoccupazione(6),
– vista la sua risoluzione dell'11 marzo 2015 dal titolo "Semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche: aspetti occupazionali e sociali nell'analisi annuale della crescita 2015"(7),
– vista la sua risoluzione del 25 novembre 2014 sugli aspetti occupazionali e sociali della strategia Europa 2020(8),
– vista la sua risoluzione del 17 luglio 2014 sull'occupazione giovanile(9),
– vista la sua risoluzione del 15 aprile 2014 sul possibile contributo dell'UE a un ambiente favorevole in cui le imprese di ogni dimensione, comprese quelle di nuova costituzione, creino posti di lavoro(10),
— vista la sua risoluzione del 16 gennaio 2014 su una strategia dell'UE per i senzatetto(11),
— vista la sua risoluzione del 19 febbraio 2009 sull'economia sociale(12),
— vista la sua risoluzione legislativa del 2 febbraio 2016 sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa all'istituzione di una piattaforma europea per il rafforzamento della cooperazione volta a prevenire e scoraggiare il lavoro sommerso(13),
— viste le osservazioni conclusive del Comitato delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità in riferimento alla relazione iniziale dell'Unione europea (settembre 2015),
— vista la relazione speciale n. 3/2015 della Corte dei conti europea dal titolo "La Garanzia per i giovani nell'UE: i primi passi sono stati compiuti, ma si profilano rischi di attuazione"(14),
— vista la pubblicazione Eurostat dell'aprile 2015 sulla disoccupazione nelle regioni dell'Unione europea,
— vista la rassegna trimestrale sulla situazione occupazionale e sociale nell'UE del marzo 20151bis(15),
— visto il documento di lavoro dell'OCSE del 9 dicembre 2014 sulle tendenze nella disparità di reddito e il relativo impatto sulla crescita economica,
— viste la quinta e la sesta Indagine europea sulle condizioni di lavoro del 2010 e del 2015(16),
— vista l'imminente relazione della Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro (16 febbraio 2016) sul ruolo delle parti sociali nell'ambito del Semestre europeo,
— vista la relazione 2014 della Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro (17 giugno 2014) dal titolo "Cambiamenti nei meccanismi di determinazione dei salari nel quadro della crisi e del nuovo regime di governance economica dell'Unione europea",
— vista la discussione con i rappresentanti dei parlamenti nazionali sulle priorità del Semestre europeo per il 2016,
– visto l'articolo 52 del suo regolamento,
– vista la relazione della commissione per l'occupazione e gli affari sociali (A8-0031/2016),
A. considerando che il tasso di disoccupazione è in lieve diminuzione dal secondo semestre 2013 ma non in maniera sufficiente da ridurre la disoccupazione e la povertà, nonostante talune politiche macroeconomiche favorevoli e l'impatto delle riforme strutturali; che, nonostante ciò, in diversi Stati membri essa resta troppo alta, dato che colpisce attualmente il 9,9% della popolazione attiva, ossia 23 milioni di europei, la metà dei quali sono disoccupati di lunga durata, e più del 10 % nella zona dell'euro, quindi ben al di sopra dei valori del 2008; che ciò evidenzia quanto sia importante tenere in conto determinati fattori microeconomici e necessario delineare ulteriori riforme strutturali il cui impatto sociale deve essere valutato prima della loro entrata in vigore;
B. considerando che la ripresa economica è ormai entrata nel terzo anno, con previsioni di crescita per il 2016 del 2% nell'UE a 28 e dell'1,8% nella zona euro, ma risulta tuttora diseguale tra i singoli Stati membri ed è parzialmente determinata da fattori temporanei, come il calo continuo dei prezzi energetici che concorrono ad aumentare il potere di spesa nei casi in cui ciò abbia ricadute sull'economia reale; che ciò dimostra che l'Unione può fare di più per promuovere la ripresa economica e sociale, in modo da renderla più sostenibile a medio termine, specialmente nell'attuale situazione di incognite per l'economia mondiale;
C. considerando i progressi conseguiti in termini di risanamento di bilancio nell'UE a 28, dal momento che il deficit di bilancio generale è passato dal 4,5% nel 2011 al 2,5% nel 2015;
D. considerando che, come affermato dalla Commissione(17), persistono divergenze occupazionali e sociali sia all'interno degli Stati membri che tra di essi e gli sviluppi sociali continuano a evidenziare ulteriori disparità nell'Unione, che ostacolano la crescita, l'occupazione e la coesione; che le società caratterizzate da un elevato livello di equità e di investimenti nelle persone ottengono migliori risultati in termini di crescita e resilienza della situazione occupazionale;
E. considerando che il tasso di disoccupazione giovanile a livello dell'UE si attesta al 22,6%, e che nel 2014 era pari al 12,3% la quota dei giovani disoccupati e al di fuori di ogni ciclo di istruzione e formazione (NEET), con il conseguente rischio di esclusione dal mercato del lavoro e di perdita di competenze e capitale umano; che ciò concorre alla scarsa indipendenza individuale e compromette l'integrazione sociale; che la responsabilità primaria di far fronte alla disoccupazione giovanile spetta agli Stati membri per quanto concerne l'elaborazione e l'attuazione di quadri normativi per il mercato del lavoro, di sistemi di istruzione e formazione e di politiche attive del mercato del lavoro;
F. considerando che nel 2014 il tasso di occupazione nell'UE a 28 è aumentato dello 0,8% e nella zona euro dello 0,4%, mentre vi sono notevoli differenze tra i risultati dei diversi Stati membri, e che cinque di loro hanno registrato una riduzione del tasso di occupazione di almeno 5 punti percentuali tra il 2009 e il 2014; che nel 2014 il numero di lavoratori autonomi è aumentato allo stesso ritmo dell'occupazione e dal 2013 l'incremento dell'occupazione totale è stato trainato soprattutto da un aumento dei contratti temporanei, anche se la situazione varia notevolmente tra gli Stati membri; che il livello di disoccupazione e le sue conseguenze sociali variano tra i paesi europei; che molti giovani proseguono gli studi universitari nel tentativo di sfuggire alla disoccupazione o lasciano il loro paese d'origine per cercare lavoro in altri Stati membri; che le statistiche nazionali sulla disoccupazione giovanile non tengono conto di questi due casi;
G. considerando che il tasso di occupazione delle donne (63,5% nel maggio 2015) rimane ben al di sotto dell'obiettivo principale della strategia Europa 2020 del 75% e che il tasso di occupazione a tempo parziale delle donne, che si attesta al 32,2%, continua a essere troppo elevato rispetto all'8,8% degli uomini e, di conseguenza, sono necessarie misure più incisive per colmare tali divari; che migliorare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro può concorrere a ridurre tali divari e affrontare il problema dei maggiori rischi di povertà ed esclusione sociale delle donne;
H. considerando che la perdita di capitale umano dovuta alla disoccupazione è enorme e che, secondo le stime, il costo totale della disoccupazione giovanile ammonta a 153 miliardi di EUR l'anno(18); che, oltre agli effetti sul piano finanziario e sociale, la disoccupazione, la disoccupazione giovanile e la disoccupazione di lunga durata si ripercuotono negativamente sulla convergenza sociale e, da ultimo, ostacolano la crescita economica sostenibile;
I. considerando che nel 2014 nell'UE la quota della manodopera disoccupata da oltre un anno era pari al 5% e quella da oltre due anni al 3,1%; che solo la metà dei lavoratori tra i 55 e i 65 anni è occupata e che la disoccupazione di lunga durata interessa in modo particolare i lavoratori più giovani e quelli più anziani; che le discriminazioni nei confronti dei disoccupati di lunga durata in cerca di lavoro sono purtroppo molto comuni; che tali pratiche si basano sulla stigmatizzazione psicologica associata alla disoccupazione e fanno sì che i datori di lavoro considerino i candidati senza lavoro e più anziani come meno competenti e meno impiegabili rispetto a quelli che hanno già un'occupazione; che i datori di lavoro dovrebbero formare i responsabili delle risorse umane affinché superino i loro pregiudizi nei confronti dei lavoratori disoccupati o più anziani e si concentrino sulle qualifiche e sull'esperienza anziché sulla situazione occupazionale contingente;
J. considerando che circa il 20% della popolazione attiva nell'UE dispone soltanto di competenze digitali di base e il 40% della popolazione dell'UE può essere ritenuto privo di adeguate competenze digitali; che nonostante le difficoltà incontrate da molte persone, tra cui i giovani, per entrare nel mondo del lavoro, nell'UE vi sono circa due milioni di posti di lavoro vacanti, di cui almeno 900 000 nel settore digitale, e sono ben il 39% le imprese che hanno difficoltà nel reperire personale con le competenze richieste, mentre dalle ricerche risulta che le imprese che non riescono a trovare lavoratori con le competenze richieste spesso sono quelle meno propense a offrire contratti a lungo termine; che nel 2012 un europeo su tre era troppo qualificato o poco qualificato per il posto di lavoro occupato; che il basso livello d'istruzione e la mancata corrispondenza tra l'istruzione e le esigenze del mercato del lavoro sono le principali ragioni per cui i giovani diventano NEET, con conseguenze negative sulla crescita; che resta essenziale identificare la cause profonde dell'abbandono scolastico precoce e raccomanda agli Stati membri di riportare i livelli della spesa per l'istruzione a quelli in grado di consentire di conseguire gli obiettivi di Europa 2020;
K. considerando che il lavoro sommerso priva i lavoratori dei loro diritti sociali e occupazionali, aggrava il dumping sociale e ha gravi ricadute in termini di bilancio e determina una perdita di introiti fiscali e contributi previdenziali, giacché comporta effetti negativi sull'occupazione, la produttività e la qualità del lavoro, lo sviluppo di competenze e l'apprendimento durante tutto l'arco della vita, come pure sull'efficacia del sistema dei diritti pensionistici, tra l'altro approfondendo il divario previdenziale, e l'accesso ai servizi sanitari in alcuni Stati membri; che è necessario adoperarsi ulteriormente per far emergere il lavoro sommerso;
L. considerando che, sebbene le forme di occupazione atipica o non standard non si configurino di per sé come lavoro precario, quest'ultimo ha una maggiore probabilità di verificarsi laddove si applicano contratti di questo tipo, anche se detti contratti rappresentano la minoranza dei rapporti di lavoro esistenti(19); che l'insicurezza è un altro elemento della precarietà e comprende l'incertezza del lavoro, l'inadeguatezza del reddito, la mancanza di protezione contro il licenziamento e l'incertezza riguardo alla durata dell'occupazione; che si è registrato un preoccupante aumento di questo tipo di contratti in alcuni Stati membri; che per evitare un uso inappropriato di detti contratti è necessario attuare un meccanismo efficace di ispezione del lavoro a livello nazionale; che è importante promuovere lavori di qualità che garantiscano alle famiglie un reddito e una sicurezza economica adeguati;
M. considerando che uno dei cinque obiettivi della strategia Europa 2020 mira a ridurre di almeno 20 milioni il numero delle persone che vivono in condizioni o sono a rischio di povertà e di esclusione sociale; che quasi 123 milioni di persone nell'UE si trovano in questa situazione; che nel 2013 26,5 milioni di bambini nell'UE a 28 erano a rischio di povertà o esclusione sociale; che il numero di europei a rischio di povertà è aumentato nel periodo 2009-2012, ma la situazione è migliorata con un numero che si è stabilizzato nel 2013 e nel 2014; che il problema dei senzatetto si è aggravato in molti Stati membri; che nel 2012 32,2 milioni di persone con disabilità di età superiore a 16 anni erano a rischio di povertà o esclusione sociale; che gli obiettivi della strategia Europa 2020 non sono ancora stati conseguiti ed è pertanto necessaria un'immediata revisione della strategia;
N. considerando che, secondo le proiezioni, il rapporto tra le persone di età pari o superiore a 65 anni e quelle di età compresa tra 15 e 64 anni nell'UE è destinato ad aumentare dal 27,8% al 50,1% entro il 2060 e che il tasso totale di dipendenza economica(20) dovrebbe stabilizzarsi a un livello superiore al 120% fino alla metà del prossimo decennio, per poi superare il 140% entro il 2060; che tali fattori, tra cui il cambiamento demografico, ad esempio l'invecchiamento della popolazione, la sua densità o dispersione, mette in risalto l'esigenza che le autorità pubbliche attuino politiche globali e socialmente responsabili al fine di aumentare il tasso di natalità, facilitare elevati tassi di occupazione di qualità e promuovere la disponibilità di sistemi di sicurezza sociale e invecchiamento attivo, nonché introducendo riforme socialmente responsabili nel mercato del lavoro e nei sistemi pensionistici e garantendo disponibilità e adeguatezza del primo pilastro pensionistico nel breve, medio e lungo termine;
O. considerando che il divario pensionistico di genere resta sostanziale al 40%, confermando le differenze tra donne e uomini in relazione al lavoro a orario pieno e ridotto, nonché i divari retributivi di genere e le carriere più brevi delle donne;
P. considerando che l'aumento del numero di persone anziane non autosufficienti ha e avrà un impatto crescente sui sistemi di assistenza sanitaria e di assistenza a lungo termine e sulla necessità di risorse per l'assistenza sia formale che informale; che gli attuali sistemi di sicurezza sociale non tengono sufficientemente conto della situazione dei prestatori di assistenza informale, che costituiscono una grande risorsa per la società;
Q. considerando che l'indebitamento pubblico e privato resta troppo elevato all'interno dell'UE, il che ostacola la forza economica europea; che i bassi tassi di interesse nella zona euro possono essere utilizzati per espandere i margini d'azione degli Stati membri; che, per tali ragioni, è necessario procedere con urgenza a un dibattito approfondito sulla gestione del debito nell'UE;
R. considerando che nei prossimi 10-15 anni il 90% della crescita mondiale sarà generato al di fuori dell'UE; che pertanto risulta necessario continuare a sviluppare e promuovere strategie di crescita reale e di creazione di posti di lavoro negli Stati membri; che risulta essenziale attuare politiche industriali e commerciali innovative al fine di potenziare la competitività intra-UE e globale e riuscire a offrire opportunità occupazionali sostenibili e socialmente inclusive;
S. considerando che il 20% delle spese del Fondo sociale europeo andrebbero utilizzate per contrastare la povertà e l'esclusione sociale negli Stati membri;
T. considerando che il Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS) ha già approvato 69 progetti in 18 paesi e ha sottoscritto 56 operazioni (per un finanziamento complessivo nell'ambito del fondo pari a circa 1,4 miliardi di EUR) e che ciò dovrebbe condurre a investimenti per oltre 22 miliardi di EUR e alla partecipazione di circa 71 000 PMI; che sono necessari maggiori sforzi per garantire l'erogazione di finanziamenti a favore dell'infrastruttura sociale, come ad esempio l'assistenza all'infanzia, puntando a realizzare gli impegni a lungo termine di Barcellona; che gli attuali progetti riguardano perlopiù grandi infrastrutture, mentre le PMI e le microimprese sono solitamente escluse dai fondi, nonostante la loro importanza in quanto struttura portante dell'economia europea e fonte di posti di lavoro di qualità;
U. considerando che le imprese dell'economia sociale comprendono 2 milioni di unità (il 10% del totale dell'UE) che danno lavoro a oltre 14 milioni di persone, pari a circa il 6,5% dei lavoratori nell'UE;
V. considerando che le regioni ultraperiferiche affrontano enormi difficoltà connesse alle loro caratteristiche specifiche che ne limitano il potenziale di crescita; che i tassi di disoccupazione in dette regioni oscillano tra il 15% e il 32,4%;
W. considerando che attualmente 6,9 milioni di cittadini UE stanno esercitando il loro diritto fondamentale alla libera circolazione e vivono e lavorano in un altro Stato membro; che vi sono oltre 1,1 milioni di lavoratori transfrontalieri o frontalieri; che la libera circolazione delle persone è fondamentale per rafforzare la convergenza tra i paesi europei;
X. considerando che il crescente numero di rifugiati in Europa esige solidarietà e sforzi più bilanciati e articolati degli Stati membri e delle autorità regionali e locali in termini di misure di integrazione, quali assistenza sociale in linea con la legislazione pertinente dell'UE in materia di asilo e azioni e strategie a lungo termine per accogliere e integrare i rifugiati nella società;
Investire nelle persone
1. sottolinea che la necessità di investire nello sviluppo sociale non è soltanto uno strumento inteso a garantire uno sviluppo e una convergenza nel settore economico sostenibili e inclusivi, ma deve essere anche un obiettivo specifico di per sé; evidenzia l'importanza della qualità dei posti di lavoro e degli indicatori di povertà e disuguaglianza; accoglie con favore l'invito della Commissione a effettuare investimenti in servizi quali l'assistenza abitativa, l'assistenza sanitaria, l'assistenza all'infanzia e i servizi di riabilitazione; sottolinea che la coesione economica e sociale dovrebbe restare l'obiettivo primario di tutte le politiche dell'UE e che vanno attuati maggiori sforzi per realizzare una valutazione più articolata a oggettiva alla luce della diversità e delle specificità degli Stati membri;
2. accoglie con favore il fatto che nell'analisi annuale della crescita della Commissione si sottolinei la necessità di prestare maggiore attenzione all'equità sociale nel quadro dei nuovi programmi nazionali di stabilità e riforme, inserendo tre indicatori occupazionali (tasso di attività, disoccupazione giovanile e disoccupazione di lungo periodo) nella procedura per gli squilibri macroeconomici (PSM); chiede che tali indicatori siano equiparati di fatto agli indicatori esistenti, consentendo in tal modo di avviare analisi approfondite negli Stati membri interessati e garantire che i loro squilibri interni sono valutati nei dettagli, con riforme economiche e sociali da proporre e monitorare ;
3. si compiace del fatto che la Commissione, nell'analisi annuale della crescita, abbia posto al centro della ripresa economica europea il tema dell'equità sociale; mette in rilievo i risultati della convergenza dell'UE raggiunti con la creazione di un'UEM e invita la Commissione e gli Stati membri a promuovere una convergenza sociale a livello europeo; invita la Commissione a definire e quantificare il suo concetto di equità sociale, prendendo in considerazione sia la politica occupazionale che quella sociale, da conseguire mediante l'analisi annuale della crescita 2016 e il semestre europeo;
4. osserva che occupazione di qualità e inclusiva costituiscono un pilastro essenziale per l'equità sociale, in grado di promuovere la dignità umana per tutti; ritiene che, in tal senso, occupazione e crescita vadano posti al centro delle politiche dell'UE e degli Stati membri, in particolare di quelle dedicate ai giovani e a "Generazione 55+", in quanto strumento per costruire economie sociali più sostenibili nell'Unione europea; sollecita gli Stati membri ad attuare e rafforzare le politiche a sostegno dell'occupazione giovanile, tenendo conto delle aspirazioni dei giovani e adeguando predette politiche alle effettive esigenze del mercato del lavoro;
5. invita la Commissione a intensificare, a livello degli Stati membri, forme di cooperazione che coinvolgano governi, imprese, tra cui imprese dell'economia sociale, istituti di istruzione, servizi di sostegno personalizzato, società civile e parti sociali, sulla base dello scambio delle prassi migliori e allo scopo di adeguare i sistemi di istruzione e formazione degli Stati membri nell'intervento per colmare gli squilibri tra domanda e offerta di competenze, corrispondere alle esigenze del mercato del lavoro e sostenere l'accesso all'occupazione e il mantenimento dell'occupazione in un mercato del lavoro aperto per tutte le persone in Europa, in particolare tramite la formazione duale; incoraggia gli Stati membri a elaborare con cura e valutare ex ante tutte le riforme strutturali nei sistemi nazionali di istruzione, in cooperazione con le parti sociali, al fine di garantire che l'istruzione fornisca gli strumenti adeguati ai cittadini; invita gli Stati membri a inserire la cultura dell'imprenditoria e i principi dell'economia sociale nei loro programmi di istruzione e formazione; invita la Commissione a promuovere, a livello degli Stati membri, una strategia di investimento più ampia per l'intero ciclo di istruzione e formazione, che comprenda tutti i settori dell'apprendimento durante tutto l'arco della vita, dell'apprendimento basato sul lavoro e sul posto di lavoro, nonché dell'apprendimento formale e non formale;
6. osserva che gli sforzi di istruzione si concentrano in primo luogo sulla componente giovanile della forza lavoro, sebbene molti Stati membri abbiano bisogno di un approccio più ampio alla qualificazione della forza lavoro che includa opportunità di istruzione e di formazione professionale per gli adulti; sottolinea che investimenti insufficienti nell'istruzione, in particolare nelle competenze digitali, rappresentano una minaccia alla posizione concorrenziale dell'Europa e all'occupabilità della sua forza lavoro; incoraggia pertanto gli Stati membri a considerare prioritaria un'istruzione ampia sulle competenze digitali; invita la Commissione a promuovere, a livello degli Stati membri, una strategia di investimento più ampia per l'intero ciclo di istruzione e formazione, che comprenda tutti i settori dell'apprendimento durante tutto l'arco della vita, dell'apprendimento basato sul lavoro e sul posto di lavoro, nonché dell'apprendimento duale e dell'apprendimento formale e non formale, onde tenere in conto l'esigenza di perfezionare l'istruzione in età adulta al fine di far fronte al cambiamento demografico con modalità tali da adeguare i sistemi di istruzione e formazione degli Stati membri alle al fabbisogno del mercato del lavoro; invita gli Stati membri a sostenere gli apprendistati e a utilizzare nella loro totalità i fondi Erasmus+ disponibili per gli apprendistati onde garantire la qualità e l'attrattiva di tale tipo di formazione;
7. sottolinea la necessità di investire nelle persone il prima possibile nel corso della vita per ridurre le disuguaglianze e promuovere l'inclusione sociale fin dalla giovane età; chiede pertanto l'accesso a servizi di istruzione e assistenza alla prima infanzia di qualità, inclusivi e a prezzi ragionevoli per tutti i bambini in tutti gli Stati membri;
8. rammenta l'importanza delle abilità e delle competenze acquisite in contesti di apprendimento non formale e informale per quanto riguarda il miglioramento dell'occupabilità dei giovani e delle persone che da tempo sono fuori dal mercato del lavoro per obblighi di assistenza; sottolinea, pertanto, la necessità di creare un sistema di convalida delle forme di conoscenze ed esperienze non formali e informali, in particolare quelle apprese tramite attività di volontariato; ritiene che la certificazione e il riconoscimento reciproco delle qualifiche contribuiranno a colmare il divario tra la mancanza di competenze nel mercato del lavoro europeo e i giovani alla ricerca di un posto di lavoro; insiste sull'attuazione dell'approccio quadro sull'apprendimento durante tutto l'arco della vita per un percorso d'istruzione flessibile che riconosca non solo l'apprendimento formale ma anche l'apprendimento non formale e informale, per promuovere l'equità e la coesione sociale e permettere opportunità di occupazione per i gruppi più svantaggiati;
9. accoglie con favore la proposta della Commissione di incentivare la Garanzia per i giovani a livello nazionale, regionale e locale, e ne sottolinea l'importanza ai fini della transizione dalla scuola al mondo del lavoro; deplora che la Garanzia per i giovani non sia ancora stata efficacemente attuata in molti Stati membri; sottolinea la necessità di garantire forme adeguate di collaborazione tra servizi per l'impiego pubblici e privati e servizi di sostegno sociale, compresi i servizi di sostegno personalizzato e generale; sottolinea la necessità di far sì che la Garanzia per i giovani raggiunga i giovani a rischio di esclusione multipla e povertà estrema; ritiene che la Commissione dovrebbe valutare un riesame mirato della Garanzia per i giovani e dei relativi strumenti finanziari, compresa l'iniziativa a favore dell'occupazione giovanile; ritiene che la Commissione dovrebbe richiamare l'attenzione degli Stati membri sulla necessità di agire e facilitare lo scambio delle migliori pratiche sulle modalità per combattere la disoccupazione giovanile;
10. apprezza l'iniziativa della Commissione in favore di un approccio personalizzato dedicato ai disoccupati di lungo periodo, esprimendo nel contempo preoccupazione per la grave situazione della disoccupazione di lunga durata in Europa, che riguarda più di 12 milioni di disoccupati; ritiene che un approccio di questo tipo implicherà un maggiore sforzo in termini di risorse umane, richiedendo partecipanti con il livello di formazione necessario a fornire orientamenti ai disoccupati sul modo di superare eventuali lacune sotto il profilo dell'istruzione o della formazione professionale; chiede un sostegno adeguato a chi cerca lavoro mediante la fornitura di servizi integrati e l'accesso a un'istruzione e una formazione di qualità per colmare le possibili lacune; pone in evidenza che, per essere efficaci, le politiche di occupazione attiva devono includere requisiti per le autorità nazionali competenti, così come per ciascun disoccupato di lungo termine e che, per essere efficaci, le politiche di occupazione attiva devono includere requisiti per le autorità nazionali competenti e i datori di lavoro, così come per ciascun disoccupato di lungo termine;
11. ricorda che l'integrazione dei disoccupati di lunga durata è essenziale per la loro autostima, il loro benessere e il loro sviluppo futuro, rappresenta uno strumento fondamentale per contrastare la povertà e l'esclusione sociale e contribuirà a garantire la sostenibilità dei sistemi di previdenza sociale nazionali; reputa necessario tenere conto della situazione sociale di tali cittadini e delle loro esigenze; sottolinea tuttavia che le persone in età un posto di lavoro non sempre costituisce una via d'uscita dalla povertà, considerando che il numero di persone in età lavorativa colpite da povertà sul lavoro è salito dall'11% nel 2009 al 12,7% nel 2014, per cui risulta necessario un approccio mirato all'inclusione attiva integrata e a investimenti sociali; invita la Commissione e gli Stati membri ad impegnarsi in strategie e interventi volti a ridurre la povertà e l'esclusione sociale, in linea con la strategia Europa 2020; invita la Commissione a sostenere opportunità inclusive di apprendimento nell'intero arco di vita per i lavoratori e le persone in cerca di lavoro di tutte le età nonché adottare quanto prima misure che garantiscano l'accesso ai finanziamenti dell'UE, mobilitando, ove possibile, risorse aggiuntive come è stato fatto nel caso dell'iniziativa per l'occupazione giovanile,
12. sottolinea l'urgente necessità di garantire che gli sforzi dell'UE per combattere la povertà e l'esclusione sociale rispondano attivamente al numero crescente di senzatetto, i quali non sono attualmente rilevati dagli indicatori utilizzati per misurare l'obiettivo di riduzione della povertà dell'UE ma rappresentano una realtà sociale allarmante che coinvolge almeno 4 milioni di persone l'anno(21);
13. sottolinea la necessità di fornire una risposta tempestiva e corretta ai disoccupati con un'età superiore ai 55 anni; invita sia la Commissione che gli Stati membri a fornire sostegno alle soluzioni occupazionali flessibili per tali persone (compresi impieghi temporanei e con orario parziale) che soddisfino le loro esigenze specifiche, evitando così un precoce abbandono del lavoro; sottolinea l'importanza dei lavoratori anziani sul posto di lavoro per trasmettere le loro conoscenze ed esperienze ai più giovani, ad esempio mediante il loro coinvolgimento nei processi formativi sul posto di lavoro, facendo sì che i lavoratori con un'età superiore ai 55 anni non siano vittime della disoccupazione;
Riforme strutturali di tipo sociale e responsabile
14. constata che l'UE nel suo insieme e molti dei suoi Stati membri continua a risentire di problemi strutturali che vanno affrontati con urgenza; esprime preoccupazione per l'impatto sociale delle politiche di aggiustamento di bilancio che si concentrano sui tagli di spesa e sottolinea che le politiche economiche dovrebbero garantire il rispetto dell'articolo 9 del TFUE; segnala la necessità di continuare ad accordare priorità a investimenti pubblici e privati e a riforme strutturali equilibrate sotto il profilo sociale ed economico, tali da ridurre le disuguaglianze e di promuovere una crescita sostenibile e un consolidamento fiscale responsabile (tenendo in conto fattori come la sostenibilità del debito, il ciclo economico e i divari negli investimenti), comprese politiche dei redditi con la lotta all'elusione e all'evasione fiscale, onde rafforzare un percorso favorevole verso una maggiore coesione e una convergenza sociale; ritiene che tali politiche favoriscano un contesto favorevole per le imprese e i servizi pubblici nell'ottica di creare occupazione di qualità e progresso sociale nonché promuovere gli investimenti in grado di avere effetti positivi sul piano sociale ed economico; sottolinea che queste priorità saranno raggiunte soltanto se adeguati investimenti nel capitale umano e nell'apprendimento permanente verranno considerati una strategia comune prioritaria; ribadisce che le parti sociali vanno coinvolte nell'esame delle riforme strutturali e delle politiche del mercato del lavoro;
15. sottolinea che riforme socialmente responsabili devono basarsi sulla solidarietà, l'integrazione, la giustizia sociale e un'equa distribuzione della ricchezza – un modello che garantisce uguaglianza e tutela sociale, protegge i gruppi vulnerabili e innalza il tenore di vita di tutti i cittadini;
16. sottolinea l'esigenza di promuovere e proteggere l'economia sociale di mercato, che offre un quadro entro cui la competitività e standard sociali elevati contribuiscono alla giustizia sociale e quest'ultima, a sua volta, stimola la competitività; sottolinea l'esigenza di trovare un equilibrio tra le considerazioni di carattere economico e quella di garantire un consolidamento di bilancio efficiente, un'economia sostenibile, una coesione sociale effettiva e una maggiore protezione sociale; invita la Commissione ad ampliare il proprio approccio all'insolvenza e al fallimento(22) delle imprese e a perfezionare i programmi di ristrutturazione del debito e della seconda opportunità;
17. sottolinea che l'analisi annua della crescita dovrebbe valutare in maniera più coerente l'evoluzione della disuguaglianza in Europa mediante indicatori economici quali l'indice di Gini e di Palma;
18. invita gli Stati membri a partecipare attivamente alla piattaforma per il lavoro sommerso e a seguire i loro scambi di prassi migliori con azioni concrete mirate a contrastare il lavoro sommerso, le società di comodo e il lavoro parasubordinato, poiché tali fenomeni compromettono la qualità del lavoro e l'accesso ai sistemi di protezione sociale dei lavoratori nonché le finanze pubbliche nazionali, innescando una concorrenza sleale tra le imprese europee; invita gli Stati membri a intensificare i loro sforzi per trasformare il lavoro sommerso in lavoro dichiarato e a dotare di mezzi adeguati gli ispettorati del lavoro, nonché a rafforzare le ispezioni sul lavoro e a mettere a punto misure in grado di consentire ai lavoratori di passare dall'economia sommersa a quella emersa, onde accedere ai regimi di tutela dell'occupazione; incoraggia gli Stati membri a introdurre aliquote fiscali commisurate al grado di stabilità e alla qualità delle diverse tipologie di rapporto di lavoro, quale forma di incentivo per i contratti di lavoro stabili;
19. ritiene che l'eccessiva dispersione retributiva aumenti le disuguaglianze e pregiudichi la produttività e la competitività delle imprese; invita la Commissione e gli Stati membri ad attuare misure che migliorino la qualità dei posti di lavoro al fine di ridurre la segmentazione del mercato del lavoro, in combinazione con misure che innalzino i salari minimi a livelli adeguati in linea con il principio di sussidiarietà e rafforzino la contrattazione collettiva e la posizione dei lavoratori nei sistemi di determinazione delle retribuzioni in modo da ridurre la dispersione retributiva; ritiene che ciò dovrebbe avvenire al fine di sostenere la domanda aggregata e la ripresa economica, ridurre le disuguaglianze salariali e combattere la povertà lavorativa;
20. ritiene che la flessicurezza, attentamente studiata, concorra a prevenire la frammentazione e promuovere il mantenimento di occupazione sostenibile e di qualità, ma segnala il timore che la flessicurezza non sia stata applicata in modo adeguato in diversi Stati membri; chiede agli Stati membri e alla Commissione, a garantire, se indicato, che i diritti in materia di lavoro e le norme in materia di sicurezza sociale siano garantiti nell'applicazione del modello di flessicurezza; invita gli Stati membri a modernizzare la loro legislazione sulla tutela dell'occupazione, onde promuovere maggiore stabilità occupazionale e la sicurezza nel passaggio da un posto di lavoro a un altro, anche, se del caso, mediante una maggiore e migliore cooperazione tra i servizi per l'impiego pubblici e privati, nonché l'accesso dei lavoratori ai diritti previdenziali e sociali; deplora che in alcuni casi – anche se diversi Stati membri hanno avviato riforme i cui effetti positivi trovano riscontro ad esempio nell'aumento dei tassi di occupazione – le riforme del lavoro abbiano favorito la flessibilità a scapito della sicurezza, con conseguente precarietà e scarsa tutela dell'occupazione; invita la Commissione a intensificare i controlli sulla pratica abusiva di stipulare una serie di contratti di lavoro consecutivi a tempo determinato e di altri contratti atipici, sia nel settore privato che in quello pubblico;
21. invita gli Stati membri a tenere in conto gli sviluppi complessivi in materia di retribuzioni dei dipendenti dei servizi pubblici e, se del caso, di reddito minimo, a prescindere dalla crescita della produttività, in modo sostenibile e stabile e senza mettere in causa le competenze degli Stati membri;
22. accoglie con favore l'iniziativa della Commissione relativa agli investimenti nel capitale umano nell'ottica di ripristinare i livelli occupazionali e la crescita sostenibile, sebbene sia estremamente preoccupato del fatto che la spesa pubblica in materia di istruzione abbia registrato una diminuzione del 3,2%(23) rispetto al 2010, registrando riduzioni in undici Stati membri nell'anno più recente di cui sono disponibili i dati (2013);
23. sottolinea l'importanza di politiche attive del mercato del lavoro nel contesto attuale; invita gli Stati membri ad aumentare la copertura e l'efficacia delle politiche attive per il mercato del lavoro;
24. osserva la necessità di promuovere il passaggio all'economia digitale nel contesto della riqualificazione e della formazione nonché di nuove forme di occupazione;
25. invita gli Stati membri a trasferire gradualmente la pressione fiscale dal lavoro ad altre fonti in modo che non ostacoli né i gruppi sociali più vulnerabili, in particolare i lavoratori a bassa retribuzione, né la competitività globale, assicurando nel contempo anche la sostenibilità a lungo termine dei sistemi pensionistici pubblici e il finanziamento adeguato della sicurezza sociale e dei sistemi di protezione sociale; invita altresì gli Stati membri ad attuare norme fiscali atte a incentivare l'imprenditorialità e la creazione di occupazione, in particolare per i giovani e per la generazione degli ultracinquantenni (generazione 55+), in modo da utilizzare l'esperienza professionale dei lavoratori e garantire il trasferimento del loro know-how, nonché per stimolare progetti di ricerca e innovazione all'interno delle imprese europee; esorta gli Stati membri a ridurre gli oneri amministrativi al fine di promuovere l'imprenditoria giovanile;
26. chiede che il Semestre europeo e l'analisi annuale della crescita valutino l'importanza delle politiche dei redditi, tra cui le pensioni, gli indicatori sulle entrate e la politica di bilancio, al fine di garantire la coesione sociale e invertire l'andamento della disuguaglianza;
27. invita gli Stati membri a valutare e ad aumentare gli investimenti nei loro attuali sistemi di protezione sociale per garantirne l'efficacia nel contrastare e nel prevenire la povertà e la disuguaglianza, assicurandone nel contempo anche la sostenibilità in vista delle sfide attese in ambito demografico, economico e delle nuove sfide sociali, e migliorando la resilienza delle economie degli Stati membri in tempi di crisi; sottolinea che l'alta qualità dei sistemi di previdenza sociale e gli investimenti sociali sono fondamentali affinché l'Europa possa mantenere il proprio vantaggio competitivo principale in termini di lavoratori altamente qualificati e imprese produttive;
28. ritiene, in base al principio di sussidiarietà, che gli Stati membri debbano conservare tutte le loro competenze per quanto concerne l'organizzazione dei loro sistemi pensionistici, nonché per quanto riguarda le decisioni sul ruolo di ciascuno dei tre pilastri del sistema pensionistico nei singoli Stati membri; è del parere che i regimi pensionistici debbano fornire garanzie contro la povertà in età avanzata e che, per tale ragione, sia necessario attuare politiche volte a garantire una pensione del primo pilastro solida, sostenibile e adeguata;
29. incoraggia gli Stati membri a incrementare gli sforzi volti a eliminare il divario retributivo di genere e ad adottare misure più attive per rafforzare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro; invita gli Stati membri e la Commissione, se del caso, in linea con il principio di sussidiarietà, con il concorso delle parti sociali, a promuovere politiche in favore delle famiglie intese a migliorare l'assistenza a favore di altre persone a carico, nonché la capacità genitoriale in quanto tale, tra cui disposizioni adeguate in materia di congedo di maternità e di paternità e l'accesso all'assistenza all'infanzia a prezzi accessibili per garantire il benessere dei bambini, consentendo alle persone con obblighi di assistenza di beneficiare della parità di accesso al mercato del lavoro, al fine di conseguire un equilibrio migliore tra vita professionale e vita privata, che è particolarmente importante per l'inclusione delle donne nel mercato del lavoro; incoraggia gli Stati membri a esaminare la persistenza dei bassi tassi di natalità nell'UE e a prendere in considerazione l'ipotesi di applicare una differenziazione fiscale più vantaggiosa in funzione del numero di bambini presenti in un nucleo familiare; invita gli Stati membri a fornire assistenza alle famiglie non solo sotto forma di sostegno finanziario, ma anche di servizi;
30. osserva che una bassa densità demografica o un'elevata dispersione della popolazione comportano un costo significativamente più alto in termini di erogazione di servizi pubblici quali l'assistenza sanitaria o l'istruzione; invita la Commissione e gli Stati membri a tenere conto delle cause e delle conseguenze di tali fenomeni nel contesto dell'analisi degli effetti dei cambiamenti demografici e delle loro ripercussioni sulla sostenibilità delle finanze pubbliche;
31. sottolinea che, per essere efficaci, gli investimenti a titolo del FEIS devono concentrarsi sulla creazione di nuovi investimenti in settori in cui l'interesse degli investitori è sopito, anziché sostituire investimenti che si sarebbero realizzati altrove o concentrarsi su investimenti altamente redditizi che si sarebbero realizzati in ogni caso; richiama nuovamente l'attenzione sull'importanza degli investimenti nel capitale umano e di altri investimenti sociali, ad esempio nel settore sanitario, nell'assistenza all'infanzia o in alloggi a prezzi accessibili, nonché sulla necessità di attuare efficacemente il pacchetto relativo agli investimenti sociali;
32. invita la Commissione e gli Stati membri a coinvolgere tutti i livelli di governo e le parti interessate pertinenti nell'individuazione degli ostacoli agli investimenti, prestando particolare attenzione alle regioni e ai settori ove vi siano maggiori necessità, nonché all'offerta di strumenti adeguati che riuniscano finanziamenti pubblici e privati;
Potenziare la crescita sostenibile rilanciando gli investimenti
33. sottolinea l'esigenza di promuovere una crescita sostenibile e inclusiva che comporti la creazione di posti di lavoro più numerosi e di maggiore qualità e prospettive reali per tutti, anche per i giovani, al fine di rispondere alle sfide interne ed esterne che l'UE deve fronteggiare; osserva che occorre prestare maggiore attenzione all'adeguamento dell'occupazione esistente, compresa quella dei gruppi vulnerabili, al mercato del lavoro in rapida evoluzione e ai nuovi settori emergenti, al fine di garantirne la sostenibilità;
34. invita la Commissione e gli Stati membri a concentrarsi sulle micro, piccole e medie imprese quali elementi chiave per uno sviluppo sostenibile e inclusivo e la creazione di posti di lavoro, e a livellare le differenze nei tassi di lavoro autonomo tra donne e uomini; sollecita gli Stati membri ad attuare regimi fiscali associati a modelli aziendali sostenibili tali da favorire le start-up innovative e facilitare la creazione di posti di lavoro da parte delle PMI, a monitorare l'impatto delle agevolazioni fiscali sullo sviluppo sostenibile nonché ad elaborare meccanismi potenzialmente in grado di indurre tali aziende ad acquisire una dimensione internazionale o ad operare in un tale contesto; sottolinea, pertanto, la necessità di attuare politiche globali a livello dell'UE, onde consentire agli Stati membri di affrontare le sfide poste dai loro concorrenti extra-UE;
35. invita la Commissione, in stretta cooperazione con gli Stati membri, ad adottare provvedimenti volti a fornire migliori informazioni su tutti i fondi e i programmi europei in grado di incentivare l'imprenditorialità, gli investimenti e l'accesso ai finanziamenti, come Erasmus per imprenditori, i servizi europei per l'occupazione (EURES), il programma per la competitività delle imprese e delle piccole e medie imprese (COSME), il programma per l'occupazione e l'innovazione sociale (EaSI) e il Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS); rammenta l'importanza del principio di partenariato, di un approccio dal basso verso l'alto e di un adeguato stanziamento di risorse;
36. invita la Commissione a valutare tutti i citati programmi in maniera globale, al fine di evitare conflitti tra gli obiettivi e le necessità da soddisfare e ridurre gli oneri burocratici; ritiene che tale revisione dovrebbe comprendere un'analisi dell'attuazione in ogni Stato membro, in modo da garantire una maggiore equità in termini di accesso ai fondi;
37. ritiene che il Fondo sociale europeo debba destinare maggiori risorse finanziarie alla partecipazione dei lavoratori disoccupati ai programmi di formazione negli Stati membri dell'UE e ai programmi nei loro paesi di origine, agevolandone pertanto l'integrazione nel mercato del lavoro europeo da loro scelto e rafforzando la cittadinanza europea;
38. invita gli Stati membri a elaborare politiche che stimolino l'imprenditorialità tra i giovani fin da un'età precoce, fornendo opportunità per effettuare tirocini e visite aziendali;
39. invita gli Stati membri, al fine di stimolare l'imprenditorialità tra i giovani, a sostenere le associazioni e le iniziative che aiutino i giovani imprenditori a realizzare progetti innovativi supportandoli dal punto di vista amministrativo, giuridico od organizzativo;
40. rileva che le imprese che operano nell'economia sociale, ivi incluse quelle che erogano servizi sociali, affrontano difficoltà ancora maggiori rispetto alle imprese tradizionali nell'ottenere finanziamenti pubblici o privati, e che ciò è dovuto, tra gli altri fattori, alla scarsa conoscenza dell'attuale realtà di tali imprese da parte dei gestori degli intermediari finanziari; sottolinea la necessità di conferire a tali imprese un maggiore sostegno, in particolare per quanto concerne l'accesso alle diverse forme di finanziamento, ivi inclusi i fondi europei; sottolinea, inoltre, la necessità di ridurre gli oneri amministrativi al fine di sostenere le imprese sociali; pone l'accento sulla necessità di offrire loro un quadro giuridico attraverso, ad esempio, uno statuto europeo per le società cooperative, le associazioni, le fondazioni e le società mutue, onde riconoscere la loro azione nell'UE ed evitare la concorrenza sleale; invita la Commissione a sostenere gli investimenti nell'economia sociale e accoglie positivamente il fatto che una parte delle risorse stanziate a titolo del programma EaSI sia destinata ad aiutare le imprese dell'economia sociale e solidale ad accedere ai finanziamenti;
41. sottolinea l'elevato valore sociale ed economico degli investimenti nella protezione sociale, inclusi i servizi sociali;
Migliorare l'utilizzo dei fondi europei per favorire la coesione sociale, economica e territoriale
42. accoglie con favore l'istituzione del FEIS nel suo primo anno di attuazione e il suo ruolo nel sostenere i progetti migliori a livello europeo; invita la Commissione a far sì che il FEIS consenta una migliore convergenza sociale ed economica degli Stati membri e delle loro regioni nell'ambito dell'UE e che tutti gli Stati membri possano ricorrere alla possibilità di accedere a questo fondo conformemente agli obiettivi della politica di coesione; invita la Commissione a monitorare e a controllare gli investimenti a titolo del FEIS; ritiene che sia necessario pubblicare una relazione intesa a verificare e a misurare in termini reali l'incidenza sociale ed economica degli investimenti interessati;
43. rileva che le priorità d'investimento devono essere orientate ai progetti infrastrutturali laddove questi siano chiaramente necessari per assicurare una maggiore coesione, l'equità sociale, lo sviluppo del capitale umano o per rafforzare la crescita inclusiva e sostenibile; invita la Commissione a imporre una presentazione preventiva dei risultati sociali ed economici attesi in relazione a ciascun progetto d'investimento finanziato dall'UE e a includere le relative iniziative di monitoraggio e valutazione; sottolinea la necessità di evitare un impatto negativo sull'ambiente, che tali progetti possono causare;
44. sottolinea, tenendo conto delle difficoltà degli Stati membri a utilizzare integralmente i fondi europei, che l'UE deve garantire un uso adeguato e più efficace dei propri investimenti, che devono essere abbinati alle sue priorità e ai suoi valori fondamentali, come stabilito nei trattati e nella Carta dei diritti fondamentali, inoltre deve provvedere a una gestione efficiente delle sue risorse, oltre a dover tagliare gli oneri amministrativi e ridurre gli ostacoli all'accesso, all'attuazione e alla valutazione degli stessi; sottolinea la necessità di garantire un accesso equo ai finanziamenti per tutte le imprese; invita la Commissione a garantire un attento monitoraggio dell'uso dei fondi dell'UE;
45. accoglie con favore l'invito rivolto dalla Commissione agli Stati membri ad incrementare i loro investimenti sociali, onde rilanciare la coesione europea in ambito economico, territoriale e sociale, soprattutto nei settori dell'assistenza sanitaria e dell'assistenza a lungo termine (formale e informale) nonché dei servizi sociali, dell'assistenza all'infanzia, dell'assistenza abitativa e dei servizi di riabilitazione; invita le imprese e tutti gli altri beneficiari ammissibili a utilizzare in maniera più efficace i meccanismi d'investimento offerti dai fondi europei e dai progetti con applicazione diretta; invita inoltre la Commissione a monitorare se le raccomandazioni dell'UE siano attuate correttamente da parte degli Stati membri;
46. sottolinea che i prestatori di assistenza formali ed in particolare informali rappresentano un pilastro importante per rispondere alle esigenze in rapida crescita relative ai futuri sistemi di assistenza in Europa; pone l'accento sulla necessità di migliorare la protezione sociale per i familiari responsabili dell'assistenza, i quali sono spesso costretti a ridurre la propria occupazione remunerata per poter prestare un'assistenza non remunerata, perdendo di conseguenza diritti in materia di previdenza sociale;
47. riconosce gli sforzi della Commissione intesi a rafforzare il ricorso ai Fondi strutturali e d'investimento europei a sostegno dell'attuazione delle raccomandazioni specifiche per paese, e prende atto della proposta della Commissione rivolta agli Stati membri relativa ai finanziamenti per l'assistenza tecnica; sottolinea che tali fondi non dovrebbero essere utilizzati esclusivamente per attuare le raccomandazioni specifiche per paese, poiché ciò potrebbe comportare la potenziale esclusione di altri importanti settori di investimento;
48. conviene sulla necessità di mettere a punto un processo di convergenza economica e sociale verso l'alto in modo da favorire la coesione sociale, economica e territoriale tra Stati membri e regioni, ma rileva che ciò va considerato come obiettivo di un progetto comune all'interno del quale il dialogo sociale e la partecipazione di tutte le parti interessate pertinenti svolgono un ruolo centrale; sottolinea che la politica sociale rientra nell'ambito delle competenze condivise tra l'UE e gli Stati membri e che il ruolo dell'UE in tale ambito si limita a sostenere e integrare le attività degli Stati membri ai sensi dell'articolo 153 del TFUE e in linea con il principio di sussidiarietà;
49. invita a contrastare le disuguaglianze economiche che agiscono da ostacolo a una crescita economica durevole; sottolinea che le divisioni tra le regioni più povere e il resto dell'UE si stanno rafforzando e invita a intraprendere urgenti sforzi mirati sia a livello europeo che a livello nazionale per promuovere la coesione e la crescita in tali regioni; invita la Commissione e gli Stati membri, pertanto, a rilanciare gli investimenti strategici al fine di aumentare la competitività ai sensi dell'articolo 174 TFUE, in particolare nelle regioni che presentano svantaggi naturali o demografici gravi e permanenti;
50. invita la Commissione a incentivare l'applicazione dell'articolo 349 del TFUE al fine di integrare maggiormente le regioni ultraperiferiche all'interno dell'Europa delle regioni, differenziando le politiche dell'UE onde garantire la parità tra le regioni e promuovere una convergenza verso l'alto; sottolinea che occorre continuare a rivolgere un'attenzione speciale alle regioni ultraperiferiche, non solo in termini di assegnazione dei fondi, ma anche alla luce del potenziale impatto delle politiche europee sulla situazione sociale e sui livelli di occupazione di tali regioni; invita la Commissione a provvedere affinché le decisioni europee e l'assegnazione dei fondi siano accompagnate da un monitoraggio adeguato, onde produrre un miglioramento significativo del benessere dei cittadini delle regioni ultraperiferiche;
51. invita la Commissione, nel quadro della revisione intermedia del Quadro finanziario pluriennale (QFP), a studiare la possibilità di aumentare le risorse del FSE per garantire l'adeguatezza dei suoi obiettivi e tenere conto delle nuove sfide previste, come la disoccupazione a lungo termine o l'integrazione dei rifugiati; chiede altresì l'istituzione di un programma specifico, nell'ambito del QFP concordato, per quanto concerne le sottoregioni dell'UE con tassi di disoccupazione superiori al 30%;
L'inclusione sociale quale opportunità per la società
52. accoglie con favore il rinnovo degli orientamenti integrati di Europa 2020; sottolinea che la pertinenza della strategia Europa 2020 è aumentata da quando è stata creata e invita gli Stati membri a rafforzarne l'attuazione sul campo; chiede alla Commissione e al Consiglio di monitorarne più attentamente l'attuazione globale e nazionale; ritiene necessario cominciare a progettare uno scenario per il periodo post-Europa 2020 il quale sia collegato agli obiettivi di sviluppo sostenibile;
53. è preoccupato per il fatto che un lavoro non è più di per sé una garanzia contro la povertà o lo strumento migliore per garantire l'inclusione sociale, dal momento che il 12,7% delle persone in età lavorativa è colpita da povertà lavorativa nel 2014, con un aumento rispetto all'11% nel 2009; invita la Commissione a proporre una strategia integrata anti-povertà per l'UE, onde affrontare la multidimensionalità della povertà per tutti i gruppi, in particolare per quelli più vulnerabili, e promuovere l'inclusione attiva integrata, la quale sia fondata sul diritto a una protezione sociale adeguata; invita nuovamente la Commissione, in questo senso, a proporre un'iniziativa volta a promuovere l'introduzione di redditi minimi negli Stati membri senza violare il principio di sussidiarietà;
54. invita gli Stati membri ad attuare e monitorare forme più efficaci, efficienti e inclusive di sistemi di protezione sociale e sostegno al reddito, onde far sì che tali sistemi offrano un tenore di vita adeguato ai disoccupati e alle persone a rischio di povertà ed esclusione sociale, garantendo nel contempo che detti meccanismi non perpetuino la dipendenza sociale e garantiscano l'accesso all'istruzione, alla formazione e alle opportunità per entrare nel mercato del lavoro; invita la Commissione e gli Stati membri a procedere a uno scambio delle migliori pratiche sull'efficacia di un reddito minimo in termini di riduzione della disuguaglianza e dell'esclusione sociale in Europa;
55. incoraggia gli Stati membri ad attuare le misure necessarie per l'inclusione sociale dei rifugiati, dei migranti che soggiornano legalmente nell'UE e dei richiedenti asilo, in linea con la pertinente legislazione in materia di asilo; rileva tuttavia che tali misure possono essere efficaci soltanto se sono condivise e attuate da tutti gli Stati membri; ritiene che un approccio di questo tipo richiederà uno stanziamento adeguato di fondi che nell'attuale situazione caratterizzata da fragilità non possono essere forniti unicamente dagli Stati membri; invita la Commissione a fornire i fondi necessari per sviluppare un approccio globale di questo tipo nei confronti della migrazione, nell'ambito dell'esame intermedio del QFP; invita la Commissione e gli Stati membri ad adottare misure adeguate per aiutare i rifugiati a insediarsi e a integrarsi, nonché a garantire che i servizi pubblici siano dotati di risorse sufficienti e a prevedere per tempo le esigenze in modo da facilitare la transizione agevole dei rifugiati verso il mercato del lavoro, includendo meccanismi per il riconoscimento delle capacità e delle competenze; ritiene che le autorità locali e le parti sociali debbano svolgere un ruolo chiave nel facilitare un'adeguata integrazione dei migranti nel mercato del lavoro e per impedire abusi in ambito lavorativo;
56. esorta gli Stati membri a recepire appieno nella legislazione nazionale e ad attuare tutte le disposizioni incluse nell'Agenda europea sulla migrazione aggiornata; deplora il fatto che la Commissione abbia dovuto adottare 40 decisioni di infrazione contro vari Stati membri, tra cui lettere di costituzione in mora indirizzate a 19 Stati membri per non aver adottato le misure necessarie per recepire la direttiva sulle condizioni di accoglienza; sostiene la Commissione nei suoi sforzi volti a rafforzare l'Agenda europea sulla migrazione;
57. segnala agli Stati membri, in vista dell'invecchiamento dei cittadini europei e dell'elevato tasso di disoccupazione dei giovani in alcune zone dell'UE, il rischio sociale connesso all'incapacità di garantire la sostenibilità, la sicurezza, l'adeguatezza e l'efficacia dei sistemi di sicurezza sociale nei prossimi decenni; incoraggia pertanto gli Stati membri a sviluppare strategie atte a garantire che un numero maggiore di persone possa rimanere attivo nella società;
58. invita la Commissione e gli Stati membri a collaborare alla rimozione degli ostacoli frapposti a un'equa mobilità del lavoro, dato che la libera circolazione è un diritto fondamentale nell'UE, e ad agire, da un lato, per accrescere il tasso di occupazione e, dall'altro, per garantire che i lavoratori mobili nell'UE siano trattati allo stesso modo dei lavoratori nazionali e non siano oggetto di abusi o discriminazioni garantendo la loro occupazione e i diritti sociali;
59. invita la Commissione e gli Stati membri a sostenere la mobilità del lavoro intra-UE in tutta l'Unione, quale mezzo per creare nuove opportunità per i lavoratori e le imprese; invita gli Stati membri a utilizzare e promuovere gli strumenti europei disponibili per favorire tale mobilità occupazionale, specialmente la rete europea per l'impiego EURES; incoraggia gli Stati membri a sviluppare partenariati transfrontalieri EURES per aiutare i lavoratori per quanto concerne i loro piani di mobilità, nelle regioni transfrontaliere in cui la mobilità del lavoro è di fatto elevata;
60. invita la Commissione a sviluppare un piano concreto riguardo alle modalità con cui il Semestre europeo sarà utilizzato per attuare i principi della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità;
61. rileva che il dialogo sociale è uno strumento essenziale per migliorare le condizioni di lavoro e che una premessa necessaria per assicurare le migliori condizioni possibili per il dialogo tra le parti sociali è l'esistenza di sindacati forti, la partecipazione dei dipendenti alla gestione dell'impresa e il rafforzamento della contrattazione collettiva; invita la Commissione e gli Stati membri a intensificare la qualità del dialogo sociale anche a livello europeo, assicurando consultazioni tempestive ed efficaci tra le parti sociali, consentendo le analisi necessarie e l'integrazione delle proposte nei processi decisionali;
62. invita la Commissione e gli Stati membri a intensificare gli sforzi per far fronte al dumping sociale e salariale nell'UE, che causa danni significativi ai lavoratori interessati e ai sistemi di previdenza sociale degli Stati membri; chiede, inoltre, di coinvolgere in tali sforzi le parti sociali a tutti i livelli;
Migliorare il coordinamento del Semestre europeo
63. accoglie con favore la raccomandazione della Commissione sulla zona euro, che consolida l'analisi e la definizione comuni delle strategie relative alle dimensioni sociali ed economiche degli Stati membri nell'ambito dell'UEM, sottolineando la necessità di una riconciliazione di tali criteri; segnala tuttavia il rischio di un'UE a due velocità;
64. ritiene che la raccomandazione per la zona euro deve essere il punto di partenza per potenziare la dimensione sociale nel senso di:
a)
meccanismi rafforzati di rendicontabilità democratica sia a livello di UE che a livello nazionale, tra cui un accordo interistituzionale con il Parlamento europeo, garantendo che tutti i parlamenti nazionali della zona euro soddisfino le condizioni per seguire ogni fase del processo del Semestre europeo;
b)
una dimensione sociale intesa a preservare l'economia sociale di mercato europea, prendendo in considerazione il rafforzamento delle basi retributive sotto forma, se del caso e conformemente al principio di sussidiarietà, di salari minimi a livelli adeguati e con il coinvolgimento delle parti sociali;
c)
riunioni congiunte tra il Consiglio EPSCO e il Consiglio Ecofin al fine di promuovere politiche socioeconomiche coordinate volte a rafforzare la competitività in Europa, come pure a stimolare in modo sostenibile la crescita e posti di lavoro di qualità;
d)
riunioni dei ministri del Lavoro e degli affari sociali della zona euro mirate a integrare meglio la dimensione sociale e ad affrontare in modo corretto gli squilibri sociali;
65. invita la Commissione a presentare, quanto prima possibile, una proposta riguardante l'istituzione di un pilastro sui diritti sociali in grado di garantire condizioni di parità nell'UE, nel quadro degli sforzi in direzione di un mercato del lavoro paneuropeo equo e autentico, oltre ad essere un mezzo per promuovere la convergenza economica e sociale verso l'alto al fine di affrontare le disparità economiche e sociali negli Stati membri e tra questi ultimi;
66. invita la Commissione a predisporre un monitoraggio e un esame adeguati dell'attuazione della raccomandazioni specifiche per paese e a garantire un'attenzione adeguata in ordine alle questioni legate all'occupazione e all'inclusione sociale;
67. chiede un ruolo più rilevante per la strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, inclusiva e sostenibile, nonché per i suoi obiettivi, segnatamente quelli sociali, affinché trovino un riscontro equilibrato in tutti gli strumenti del Semestre, comprese le raccomandazioni specifiche per paese;
68. accoglie con favore il fatto che la Commissione abbia operato una chiara distinzione tra una fase europea e una fase nazionale per quanto concerne il Semestre europeo; sottolinea la necessità di un maggiore coordinamento tra le istituzioni europee per quanto concerne la progettazione, l'attuazione e la valutazione della strategia europea per una crescita sostenibile e inclusiva; invita la Commissione a definire un'agenda chiara in materia, coinvolgendo anche le parti sociali, i parlamenti nazionali e le altre parti interessate pertinenti della società civile, garantendo che il Consiglio europeo di primavera resti il contesto principale per la definizione delle priorità politiche sulla base delle indicazioni formulate dalla Commissione, dal Parlamento e dal Consiglio; ritiene che la Commissione possa adoperarsi per verificare se sono state prese in considerazione le proposte per attuare talune raccomandazioni specifiche per paese in consultazione con le parti sociali e riferire in materia;
69. ritiene che, per allineare le politiche europee e nazionali sulla crescita e garantirne la sostenibilità sul campo, sia di importanza fondamentale rafforzare il ruolo delle parti sociali a livello sia europeo che nazionale; ribadisce che, al fine di progredire sulla via della convergenza perfezionata e trovare un equilibrio tra competitività ed equità, il dialogo sociale deve essere perseguito in tutte le fasi del Semestre; accoglie con favore gli sforzi in tal senso della Commissione per rilanciare il dialogo sociale e l'approccio razionalizzato introdotto con la AAC per il 2015; rileva, tuttavia, che in numerosi Stati membri la situazione continua a presentare carenze a livello nazionale;
70. ritiene che la Commissione potrebbe potenziare il ruolo dei funzionari specializzati nel Semestre europeo definendone meglio obiettivi e funzioni;
o o o
71. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione.
– vista la sua risoluzione dell'11 marzo 2015 sul semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche: analisi annuale della crescita 2015(1),
– vista la sua risoluzione dell'11 marzo 2015 sulla governance del mercato unico nell'ambito del semestre europeo 2015(2),
– viste la sua risoluzione del 25 febbraio 2014 sulla governance del mercato unico nell'ambito del semestre europeo 2014(3) e la risposta di follow-up della Commissione adottata il 28 maggio 2014,
– vista la sua risoluzione del 22 ottobre 2014 sul semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche: attuazione delle priorità per il 2014(4),
– viste la sua risoluzione del 7 febbraio 2013 recante raccomandazioni alla Commissione concernenti la governance del mercato unico(5) e la risposta di follow-up della Commissione adottata l'8 maggio 2013,
– vista la comunicazione della Commissione, del 26 novembre 2014, dal titolo "Un piano di investimenti per l'Europa" (COM(2014)0903),
– vista la relazione dei cinque presidenti, del 22 giugno 2015, dal titolo "Completare l'Unione economica e monetaria dell'Europa",
– vista la comunicazione della Commissione, del 21 ottobre 2015, sulle tappe verso il completamento dell'Unione economica e monetaria (COM(2015)0600),
– vista la raccomandazione della Commissione, del 21 ottobre 2015, di raccomandazione del Consiglio sull'istituzione di comitati nazionali per la competitività nella zona euro (COM(2015)0601),
– vista la comunicazione della Commissione del 26 novembre 2015 dal titolo "Analisi annuale della crescita 2016: consolidare la ripresa e promuovere la convergenza" (COM(2015)0690),
– visto il documento di lavoro dei servizi della Commissione sulle sfide riguardanti il contesto degli investimenti negli Stati membri (SWD(2015)0400),
– visto il documento strategico Bruegel sulle limitazioni del coordinamento politico nella zona euro nell'ambito del semestre europeo, del novembre 2015,
– vista la relazione trimestrale sulla zona euro (Quarterly Report on the Euro Area, QREA), vol. 14, n.2,
– visto lo studio del Servizio Ricerca del Parlamento europeo (EPRS) dal titolo "The Cost of Non-Europe in the Single Market" (Il costo della non Europa nel mercato unico), del settembre 2014,
– viste la comunicazione della Commissione, del 28 ottobre 2015, dal titolo "Migliorare il mercato unico: maggiori opportunità per i cittadini e per le imprese" (COM(2015)0550) e la relazione sull'integrazione del mercato unico e sulla competitività nell'UE e nei suoi Stati membri (SWD(2015)0203),
– vista la comunicazione della Commissione, del 6 maggio 2015, dal titolo "Strategia per il mercato unico digitale in Europa" (COM(2015)0192),
– vista l'edizione del 2015 del quadro di valutazione online del mercato interno,
– vista la comunicazione della Commissione, dell'8 giugno 2012, sull'attuazione della direttiva sui servizi (COM(2012)0261), aggiornata in ottobre 2015,
– viste le conclusioni del Consiglio europeo del 27 e 28 giugno 2013,
– viste le conclusioni del Consiglio europeo del 24 e 25 ottobre 2013,
– viste le conclusioni del Consiglio europeo del 19 e 20 dicembre 2013,
– visto l'articolo 52 del suo regolamento,
– vista la relazione della commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori (A8-0017/2016),
A. considerando che l'UE si trova ad affrontare diverse sfide a livello sia mondiale sia nazionale, come ad esempio una crescita lenta, elevati livelli di disoccupazione e soprattutto un'intensa concorrenza internazionale;
B. considerando che il semestre europeo mira ad aumentare il coordinamento delle politiche economiche e di bilancio in tutta l'UE a 28 Stati membri, al fine di accrescere la stabilità, promuovere la crescita e l'occupazione e rafforzare la competitività;
C. considerando che è assolutamente necessario intraprendere tutte le vie possibili per promuovere l'economia e la competitività dell'UE;
D. considerando che il mercato unico è uno dei pilastri dell'Unione e rappresenta uno dei suoi principali risultati; che, ai fini di un'effettiva crescita economica e di una stabilizzazione delle economie, il semestre europeo deve altresì riguardare il mercato unico e le politiche intese al suo completamento;
E. considerando che un mercato unico inclusivo, caratterizzato da una governance rafforzata che favorisce una regolamentazione di qualità e una migliore concorrenza, costituisce uno strumento fondamentale per migliorare la crescita, l'occupazione e la competitività nonché per salvaguardare la fiducia delle imprese e dei consumatori;
F. considerando che gli attuali cambiamenti tecnologici, sociali e comportamentali incidono notevolmente sul comportamento delle imprese e dei consumatori, creando molte opportunità economiche e sfide che occorre affrontare nel quadro del mercato unico;
G. considerando che in primis è il rispetto delle norme esistenti del semestre europeo e del mercato unico che consentirà di mettere meglio a fuoco l'idoneità o le carenze delle norme vigenti;
Il mercato unico quale importante strumento per promuovere la competitività dell'UE e garantire la creazione di posti di lavoro e la crescita
1. ribadisce che il mercato unico è uno degli elementi fondanti dell'Unione; sottolinea che, ai fini di un'effettiva crescita economica e di una stabilizzazione delle economie degli Stati membri, il semestre europeo deve altresì riguardare il mercato unico e le politiche intese al suo completamento;
2. sottolinea che il mercato unico costituisce la struttura portante delle economie degli Stati membri e del progetto di integrazione europea nel suo insieme; mette in rilievo i benefici economici del mercato unico, quali la normalizzazione dei prodotti e l'integrazione del mercato, le economie di scala, una maggiore concorrenza e una parità di condizioni per 500 milioni di consumatori in tutti i 28 Stati membri, benefici che aumentano, in particolare, le possibilità di scelta di prodotti e servizi di qualità e a prezzi più bassi per i consumatori;
3. sottolinea l'importanza di portare avanti la realizzazione del mercato unico per conseguire una crescita economica strutturale e sostenibile, nell'ottica di attrarre e promuovere investimenti nel quadro delle norme in materia di trasparenza e di efficienza, il che contribuirà alla creazione di posti di lavoro e alla promozione del benessere tra i cittadini degli Stati membri; esorta la Commissione a procedere al controllo sistematico dell'attuazione e dell'applicazione delle norme del mercato unico attraverso le raccomandazioni specifiche per paese, in particolare laddove tali norme apportino un contributo significativo alle riforme strutturali;
4. ritiene necessario agevolare un ambiente favorevole alle iniziative economiche e allo sviluppo delle imprese, promuovendo la competitività e la cooperazione tra le PMI, in modo da sfruttare il potenziale industriale dell'innovazione, della ricerca e della tecnologia;
5. prende atto del lavoro svolto recentemente dai servizi della Commissione in merito all'identificazione e alla mappatura delle sfide per gli investimenti e all'elaborazione di profili di investimento specifici per paese;
6. esprime preoccupazione per il fatto che il livello di attuazione delle raccomandazioni del semestre europeo per il periodo 2011-2014 è stato più basso del previsto; invita pertanto la Commissione a proporre un meccanismo che incoraggi i paesi ad attuare le raccomandazioni specifiche per paese;
7. si compiace che il nuovo processo del semestre europeo sia stato semplificato dalla Commissione e prende atto del fatto che il numero di raccomandazioni specifiche per paese è diminuito allo scopo di proporre raccomandazioni maggiormente incentrate sulle priorità dei paesi; constata che, rispetto alle raccomandazioni specifiche per paese, l'analisi annuale della crescita rivolge maggiore attenzione ai problemi del mercato unico;
8. ribadisce il suo invito a integrare il pilastro del mercato unico nel semestre europeo, prevedendo un sistema per monitorare e identificare periodicamente gli ostacoli specifici per paese che si frappongono al mercato unico e per valutare l'integrazione del mercato unico e la competitività, con particolare riferimento a una serie di priorità nei settori dove un intervento sarebbe in grado di generare il massimo impatto in termini di crescita e creazione di posti di lavoro, come ad esempio lo sviluppo sostenibile delle imprese, ivi comprese le PMI; ritiene che il sistema debba comprendere una solida banca dati, un insieme di indicatori quantitativi e qualitativi finalizzati alla misurazione, tra l'altro, degli effetti economici dell'applicazione delle norme del mercato unico, un'analisi comparativa, una revisione tra pari e uno scambio di migliori prassi;
9. accoglie con favore la relazione del 2015 sull'integrazione del mercato unico e sulla competitività nell'UE e nei suoi Stati membri; osserva che tale relazione, che sostituisce sia la relazione sull'integrazione del mercato unico, figurante in precedenza in allegato all'analisi annuale della crescita, sia la relazione sulla situazione dell'industria europea,è stata pubblicata come documento di accompagnamento alla comunicazione sulla strategia per il mercato unico e non, come accadeva in passato, sotto forma di allegato all'analisi annuale della crescita; chiede che la relazione sia ulteriormente sviluppata, che rientri nel pilastro dedicato alla governance del mercato unico e funga da base per la valutazione annuale dei progressi del mercato unico; ritiene che la relazione debba essere inserita nella sezione specifica relativa al mercato unico dell'analisi annuale della crescita, delle raccomandazioni specifiche per paese e del dialogo, strutturato e periodico, di conformità al mercato unico con gli Stati membri;
10. accoglie con favore l'intenzione della Commissione di proseguire con l'analisi delle sfide specifiche per paese riguardo agli investimenti, nel quadro del semestre europeo, in particolare nelle relazioni per paese e attraverso discussioni tematiche in seno al Consiglio;
11. richiama l'attenzione sul fatto che molte delle sfide identificate e riguardanti gli investimenti si riferiscono al funzionamento del mercato unico e al recepimento e all'attuazione della normativa sul mercato unico; chiede alla Commissione di controllare attentamente il seguito dato dagli Stati membri alle sfide e agli ostacoli per gli investimenti identificati, di avviare un dialogo di conformità regolare e strutturato con gli Stati membri e di utilizzare i propri poteri e intervenire, ove opportuno, per rimuovere gli ostacoli ingiustificati e sproporzionati che si frappongono al mercato unico;
12. sottolinea che qualsiasi processo di revisione del semestre europeo deve consentire un'adeguata partecipazione del Parlamento europeo, dei parlamenti nazionali e regionali e di tutte le parti interessate, tra cui le organizzazioni dei datori di lavoro e i sindacati, non solo per rafforzare la titolarità del semestre europeo, ma anche per aumentare il grado di attuazione delle raccomandazioni specifiche per paese;
13. sottolinea l'importanza di un approccio inclusivo, trasparente e capace di portare a riforme pertinenti e necessarie nell'ambito del semestre europeo;
Potenziale inutilizzato del mercato unico
14. ricorda la necessità di realizzare riforme economiche e sociali adeguate ed eque e di ridurre gli oneri e affrontare le questioni legate al protezionismo, al fine di migliorare la produttività e la competitività dell'economia europea;
15. sottolinea che, nonostante l'assenza di ostacoli tariffari evidenti nel mercato unico, esiste effettivamente un numero elevato di vari ostacoli non tariffari; incoraggia le istituzioni dell'Unione, gli Stati membri e tutti i soggetti interessati ad avviare un dibattito costruttivo su tale questione, al fine di superare gli ostacoli non tariffari presenti nell'UE;
16. deplora che in diversi Stati membri si registrino notevoli carenze per quanto riguarda l'attuazione della direttiva sui servizi, che interessa attività che rappresentano oltre il 45% del PIL e dell'occupazione dell'UE, in ragione, tra l'altro, di un numero considerevole di norme e regolamentazioni nazionali che non sempre sono perseguono l'interesse generale; si rammarica inoltre che la procedura di notifica non venga sempre rispettata;
17. accoglie con favore la modernizzazione della direttiva sulle qualifiche professionali, che propone un sistema di riconoscimento delle qualifiche più funzionale a sostegno della mobilità del lavoro; osserva che la disciplina delle professioni regolamentate varia da uno Stato membro all'altro, così come le riserve di attività;
18. accoglie con favore l'intenzione della Commissione di valutare la possibilità di avviare un'iniziativa su un passaporto per i servizi e un modulo di notifica armonizzato, a condizione che porti ad una maggiore trasparenza riguardo all'entità dei poteri dei prestatori di servizi transfrontalieri e a una riduzione della burocrazia e degli oneri amministrativi; sottolinea che un'eventuale iniziativa di questo genere non deve portare all'introduzione del principio del paese d'origine; osserva tuttavia che sarebbe opportuno chiarire meglio i punti principali di tale proposta; considera inoltre il passaporto per i servizi una soluzione temporanea cui ricorrere durante la transizione a un mercato unico pienamente integrato;
19. sottolinea che il mercato degli appalti pubblici costituisce una porzione significativa del mercato unico nel suo insieme e contribuisce notevolmente alla crescita degli Stati membri e delle aziende, alla creazione di posti di lavoro e alla competitività; chiede alla Commissione di sostenere la trasparenza degli appalti nel settore pubblico, la concorrenza transfrontaliera e il migliore impiego delle risorse pubbliche, prevedendo altresì norme sociali e ambientali;
20. ricorda che nel 2014 l'Unione ha provveduto a un rilevante ammodernamento del quadro UE in materia di appalti, semplificando le procedure, rendendo le norme più flessibili e adattandole al fine di rispondere meglio alle altre politiche del settore pubblico;
21. sottolinea che si registrano tuttora notevoli inefficienze negli appalti pubblici dei diversi Stati membri che limitano l'espansione transfrontaliera e la crescita nei mercati interni; evidenzia che è necessario che gli Stati membri recepiscano e attuino in maniera adeguata e tempestiva la normativa in materia di appalti pubblici e concessioni; ritiene che la corretta attuazione della procedura di ricorso del 2007 garantirebbe appalti pubblici più efficienti, efficaci e trasparenti;
22. accoglie con favore il secondo programma sulle soluzioni di interoperabilità per le pubbliche amministrazioni europee (ISA²), che ha avuto inizio il 1° gennaio 2016 e contribuirà allo sviluppo di soluzioni digitali interoperabili, a disposizione gratuita di tutte le amministrazioni pubbliche, delle imprese e dei cittadini interessati in Europa;
23. sottolinea che lo sviluppo e la diffusione dell'amministrazione online negli Stati membri è uno strumento fondamentale affinché le imprese possano operare con maggiore facilità nel mercato unico e i consumatori possano esercitare i propri diritti; chiede pertanto alla Commissione di adoperarsi ai fini dello sviluppo dell'amministrazione online in quanto priorità fondamentale e urgente;
24. sottolinea che il settore privato è un motore fondamentale della crescita sostenibile e della creazione di posti di lavoro; evidenzia che le singole regolamentazioni e prassi nazionali, associate a un'attuazione inadeguata del principio del riconoscimento reciproco, possono tradursi in ostacoli e oneri inutili e dannosi per gli imprenditori e i consumatori; chiede alla Commissione e agli Stati membri di garantire la corretta attuazione del principio del riconoscimento reciproco e di migliorarne l'applicazione, nonché di introdurre strumenti efficienti sotto il profilo dei costi per la risoluzione delle controversie;
25. invita la Commissione a consultare i soggetti interessati al fine di individuare i settori e i mercati in cui l'applicazione del principio del riconoscimento reciproco sia insufficiente o problematica;
26. comunica che un rafforzamento del ruolo degli attuali sportelli "prodotti" quali punti d'accesso unico degli operatori economici per le questioni relative al mercato unico contribuirà a un maggiore sensibilizzazione e comprensione in merito alla legislazione applicabile;
27. sottolinea che il miglioramento delle condizioni per la nascita di start-up e PMI può determinare un'innovazione più dinamica e la creazione di posti di lavoro oltre a generare una crescita sostenibile; ricorda che numerose barriere, alcune anche di natura burocratica, ostacolano lo sviluppo delle PMI a livello nazionale e internazionale; chiede l'individuazione e l'eliminazione degli ostacoli che impediscono la crescita interna e internazionale;
28. sottolinea che l'intensità dell'accumulazione di capitale materiale e immateriale nell'UE è stata inferiore in seguito alla crisi finanziaria rispetto ai concorrenti, circostanza negativa per lo sviluppo socio-economico; evidenzia che gli investimenti, anche nel settore delle TIC, ricoprono un'importanza fondamentale per ristabilire la produttività e la crescita a lungo termine nell'UE; ritiene che, al fine di invertire tale tendenza negativa, occorra potenziare il mercato unico e ridurre gli ostacoli agli investimenti; chiede di orientare gli investimenti al finanziamento dell'economia reale e di continuare ad adottare misure incisive a tale scopo;
29. chiede l'immediata abolizione delle restrizioni territoriali ingiustificate note come geoblocchi, in particolare attraverso la piena attuazione dell'articolo 20 della direttiva sui servizi, ponendo pertanto fine alla discriminazione ingiustificata nell'accesso a beni e servizi e alla discriminazione dei prezzi basata sull'ubicazione geografica o la nazionalità;
30. chiede di procedere quanto prima all'aggiornamento del sistema di normalizzazione europeo al fine di sostenere le politiche dell'UE a favore dell'innovazione digitale, di una maggiore sicurezza informatica e di una migliore interoperabilità;
31. esorta gli Stati membri ad attuare in modo corretto e tempestivo le norme del mercato unico, nonché a garantirne il rispetto; sottolinea l'importanza dell'attuazione delle raccomandazioni specifiche per paese, comprese le riforme dei mercati nazionali di prodotti e servizi, al fine di sfruttare il potenziale di crescita degli Stati membri;
32. ritiene che gli Stati membri debbano intensificare i loro sforzi allo scopo di modernizzare la pubblica amministrazione mediante la fornitura di servizi digitali migliori, e più accessibili, a cittadini e imprese, nonché di agevolare la cooperazione transfrontaliera e l'interoperabilità delle pubbliche amministrazioni;
Il mercato unico nel XXI secolo
33. sottolinea che il concetto di economia moderna sta rapidamente cambiando a seguito dei progressi digitali e tecnologici, della concorrenza internazionale più intensa e dell'evoluzione dei modelli comportamentali degli attori economici e dei consumatori;
34. mette in evidenza la confusa linea di demarcazione tra prodotti e servizi; sottolinea la crescente importanza dei servizi e dei sistemi relativi alle imprese con prodotti e servizi integrati; ritiene che i quadri normativi del mercato unico debbano includere detti cambiamenti rivoluzionari;
35. accoglie con favore i nuovi modelli imprenditoriali dell'economia collaborativa e riconosce il suo enorme potenziale d'innovazione, che andrebbe sfruttato nel rispetto dei principi del diritto e degli standard di protezione nonché di eque condizioni di concorrenza; sottolinea l'importanza di garantire le migliori condizioni possibili affinché l'economia collaborativa si sviluppi e acquisti dinamismo; invita la Commissione ad adottare un approccio strategico per consentire alle imprese dell'economia collaborativa di competere con le imprese tradizionali in un ambiente caratterizzato da condizioni eque;
36. osserva che i modelli d'investimento delle aziende sono notevolmente cambiati, dal momento che si registra un aumento dell'entità e dell'importanza della spesa di beni immateriali rispetto agli investimenti a favore dei beni materiali; sottolinea che, in relazione ai beni immateriali, solo il 17% degli investimenti aziendali è destinato alla R&S in campo scientifico; invita i responsabili politici a lavorare all'eliminazione degli ostacoli regolamentari che impediscono la realizzazione del pieno potenziale di questo nuovo fattore di innovazione;
37. accoglie con favore la strategia per il mercato unico, che descrive a grandi linee come varie azioni della Commissione (Unione dei mercati di capitali, mercato unico digitale, Unione dell'energia, ecc.) siano incentrate su un obiettivo primario: quello di sfruttare il potenziale del mercato unico dell'UE; sottolinea che la comunicazione concernente la strategia per il mercato unico indica che il mercato unico dovrebbe essere una questione da trattare con maggiore attenzione nell'ambito del processo del semestre europeo;
38. valuta positivamente la strategia per il mercato unico digitale in quanto si tratta del giusto approccio per adattare l'UE all'era digitale; chiede una rapida realizzazione e attuazione della strategia in parola per garantire che l'UE recuperi il terreno perduto in relazione alla precedente lentezza dimostrata in sede di applicazione e utilizzo delle tecnologie digitali; ritiene che a tal fine occorra uno stanziamento di risorse a livello nazionale ed europeo onde costruire le infrastrutture necessarie, in particolare nelle zone rurali; osserva che è altresì importante sostenere l'innovazione digitale e il miglioramento dell'interoperabilità e che occorre prestare particolare attenzione alle questioni inerenti alla sicurezza informatica;
39. sottolinea che un servizio di consegna dei pacchi accessibile, conveniente, efficiente e di alta qualità è un presupposto essenziale per un commercio elettronico transfrontaliero fiorente, a vantaggio delle PMI e dei consumatori in particolare;
40. ricorda che l'integrazione del mercato unico di beni e servizi è quasi sempre sostenuta dai dati e che l'interoperabilità rappresenta l'elemento indissolubile in grado di migliorare il collegamento lungo la catena di approvvigionamento e garantire un'efficace comunicazione tra i componenti digitali; invita la Commissione a procedere quanto prima all'aggiornamento del quadro europeo di interoperabilità, associato a un piano integrato di standardizzazione che individui e determini le priorità fondamentali;
41. sottolinea che gli investimenti pubblici e privati nelle reti di comunicazione veloci e ultraveloci sono un requisito per qualsiasi progresso digitale e che vanno incentivati mediante un quadro normativo stabile dell'UE che consenta a tutti gli operatori di fare investimenti, anche nelle zone rurali e remote;
42. sottolinea l'importanza di attuare efficacemente il Fondo europeo per gli investimenti strategici al fine di massimizzare gli investimenti e sostenere le imprese innovative nelle diverse fasi di finanziamento del loro sviluppo; sottolinea che, in presenza di un fallimento del mercato, è importante sfruttare pienamente i finanziamenti pubblici già disponibili per gli investimenti digitali e favorire le sinergie tra programmi dell'UE, come ad esempio Orizzonte 2020, il Meccanismo per collegare l'Europa e altri fondi strutturali e strumenti pertinenti;
43. invita la Commissione a valutare se l'attuale strategia in materia di banda larga per le reti mobili e fisse, compresi i relativi obiettivi, sia adeguata alle esigenze future e soddisfi le condizioni di elevata connettività per tutti, onde evitare il divario digitale e garantire il soddisfacimento delle esigenze dell'economia basata sui dati nonché una rapida diffusione della tecnologia 5G;
44. sottolinea che l'UE dovrebbe costruire il proprio vantaggio competitivo creando il terreno ideale per la nascita di aziende innovative, il che richiederebbe una moderna politica industriale e infrastrutture maggiormente integrate che diano priorità all'applicazione delle tecnologie e alla realizzazione di un contesto normativo favorevole all'innovazione e all'imprenditoria; chiede che un eventuale quadro digitale futuro proposto sia inclusivo, accessibile e capace di garantire un alto livello di protezione dei consumatori;
Governance del mercato unico
45. sottolinea che, al fine di rafforzare la governance del mercato unico e la titolarità a tutti i livelli, occorre chiarire la ripartizione dei compiti tra detti livelli e prevedere quadri che forniscano migliori incentivi e comportino una chiara responsabilità per l'attuazione e l'applicazione della normativa sul mercato unico, nell'ottica di dare un nuovo slancio al mercato unico;
46. segnala che la titolarità multilivello di una governance efficiente del mercato unico potrebbe essere realizzata mediante una migliore regolamentazione, da un lato, e una migliore cultura dell'applicazione delle norme dall'altro; chiede di sviluppare il capitale umano attraverso, tra l'altro, una maggiore accessibilità delle informazioni e opportuni corsi di formazione finalizzati ad accrescere il livello di conoscenze e il grado di sensibilizzazione;
47. invita la Commissione a garantire l'applicazione coerente, da parte degli Stati membri, delle norme sul mercato unico utilizzando tutte le informazioni e tutti i dati e gli strumenti a sua disposizione e prendendo i provvedimenti stabiliti dai trattati nei confronti degli Stati membri che non rispettano le politiche e il diritto dell'UE;
48. sottolinea l'importanza del monitoraggio e della raccolta dei dati nonché la necessità di un sistema solido e integrato; esprime preoccupazione per il fatto che, nella maggior parte dei casi, le informazioni sulle consultazioni pubbliche sono disponibili in una sola lingua, il che non consente a tutte le parti interessate di esprimere le proprie osservazioni riguardo a questioni o proposte importanti; ritiene che sia opportuno tenere conto dei dati e degli elementi concreti in fase di adozione di decisioni strategiche fondamentali per realizzare il mercato unico, ridurre i divari tra gli Stati membri e potenziare la governance del mercato unico, come ad esempio in fase di definizione delle priorità di azione e applicazione, in fase di valutazione dell'integrazione del mercato unico e della competitività, nonché nell'ambito del dialogo strutturato di conformità al mercato unico con gli Stati membri;
49. invita la Commissione a elaborare una relazione annuale sugli ostacoli al mercato unico nei vari Stati membri e nell'intera UE e a formulare, all'interno delle raccomandazioni specifiche per paese, una serie di raccomandazioni finalizzate a rimuovere tali ostacoli; sottolinea che il mercato unico dovrebbe avere un ruolo più importante nelle raccomandazioni specifiche per paese;
50. invita la Commissione a ricorrere a tutte le misure disponibili, comprese, ove necessario, le procedure di infrazione, per garantire la piena attuazione della normativa concernente il mercato unico; è preoccupato per l'eccessiva durata di un ricorso a seguito della procedura di infrazione nei casi in cui si esamina una violazione delle norme sul mercato unico o vi si pone rimedio, ed è preoccupato per il numero elevato di casi pendenti;
51. prende atto dei vantaggi di SOLVIT; chiede che SOLVIT sia rafforzato e meglio collegato ai servizi della Commissione, nonché ben integrato con i progetti e le banche dati esistenti quali CHAP ed EU Pilot, al fine di creare sinergie tra le informazioni e condividere le migliori prassi; chiede che la Commissione segua costantemente i casi non risolti; esorta la Commissione e gli Stati membri a garantire a SOLVIT il sostegno e la consulenza necessari affinché possa occuparsi efficientemente dei casi di cui è investito;
52. è del parere che le autorità di vigilanza del mercato unico debbano essere rafforzate, meglio collegate e dotate di personale idoneo per affrontare le sfide odierne, in particolare quelle che riguardano la concorrenza mondiale; esorta le autorità nazionali di vigilanza del mercato a collaborare più strettamente e a scambiarsi informazioni e migliori prassi per affrontare efficacemente le varie forme di concorrenza sleale nel mercato unico, come ad esempio l'elevato numero di prodotti illegali e non conformi che comportano elevati costi per le imprese che rispettano la normativa e dei rischi elevati per i consumatori, in particolare per quelli più vulnerabili; esprime preoccupazione per l'eccessivo lasso di tempo impiegato dal Consiglio dell'Unione europea per adottare il pacchetto relativo alla sicurezza dei prodotti di consumo e alla vigilanza del mercato, il che mette a repentaglio la sicurezza dei prodotti nell'UE; invita il Consiglio ad adottare immediatamente tale pacchetto;
53. accoglie con favore l'iniziativa della Commissione di creare uno sportello digitale unico quale portale universale accessibile in grado di razionalizzare e semplificare l'accesso alle informazioni e promuovere le piattaforme esistenti dedicate agli utenti; sottolinea il ruolo dei governi nazionali e regionali nella promozione di tali piattaforme, rendendole accessibili e informando gli utenti; invita la Commissione a rafforzare ulteriormente e a semplificare gli strumenti online del mercato unico;
54. riconosce l'importanza dei principi di una regolamentazione di qualità e dell'iniziativa REFIT, nonché la necessità di garantire la sicurezza e la prevedibilità della normativa nell'elaborazione di nuove iniziative legislative; sottolinea che il principio di una migliore regolamentazione non deve pregiudicare il diritto dell'Unione e degli Stati membri di legiferare in ambiti fondamentali per l'interesse generale, come la salute e l'ambiente;
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55. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione.
Apertura dei negoziati in vista di un accordo di libero scambio UE-Tunisia
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Risoluzione del Parlamento europeo del 25 febbraio 2016 sull'avvio di negoziati per un accordo di libero scambio tra l'Unione europea e la Tunisia (2015/2791(RSP))
– visto l'avvio di negoziati per un accordo di libero scambio tra l'Unione europea e la Tunisia annunciato il 13 ottobre 2015,
– visti l'articolo 21 del trattato sull'Unione europea (TUE) e gli articoli 207 e 218 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE),
– viste la dichiarazioni della Commissaria Cecilia Malmström del 13 ottobre 2015 a Tunisi in occasione dell'apertura dei negoziati sull'accordo di libero scambio completo e approfondito tra l'Unione europea e la Tunisia,
– vista la decisione del 9 ottobre 2015 di attribuire il premio Nobel per la pace 2015 al Quartetto per il dialogo nazionale che rappresenta la società civile tunisina,
– viste le conclusioni del Consiglio dell'Unione europea del 20 luglio 2015 sulla Tunisia(1),
– vista la raccomandazione n. 1/2015 del Consiglio di associazione UE-Tunisia, del 17 marzo 2015, relativa all'attuazione del piano d'azione UE-Tunisia (2013-2017) per la realizzazione del partenariato privilegiato nell'ambito della politica europea di vicinato(2),
– vista la decisione n. 534/2014/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 maggio 2014, relativa alla concessione di un'assistenza macrofinanziaria alla Tunisia(3), nonché alla messa a disposizione di una prima rata il 26 aprile 2015,
– viste le analisi effettuate da Ecorys relative all'impatto del commercio sullo sviluppo sostenibile a sostegno dei negoziati per un accordo di libero scambio globale e approfondito tra l'Unione europea e la Tunisia(4),
– visti la valutazione dell'impatto sullo sviluppo sostenibile (SIA) relativa alla zona di libero scambio euromediterranea (ZLSEM), la relazione definitiva del progetto SIA della ZLSEM e il progetto di consultazione realizzato nel settembre 2007 dall'Impact Assessment Research Centre (centro di ricerca sullo studio di impatto) dell'Institute for Development Policy and Management (istituto per la politica e la gestione dello sviluppo) dell'università di Manchester(5),
– visti gli accordi di associazione euromediterranei tra la Comunità europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Tunisia dall'altra(6),
– vista la comunicazione congiunta della Commissione europea e dell'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, del mercoledì 18 novembre 2015, dal titolo: "Riesame della politica europea di vicinato",
– viste le sue precedenti risoluzioni sull'Unione per il Mediterraneo e i paesi del vicinato meridionale, in particolare la sua risoluzione del 10 maggio 2012 dal titolo "Commercio per il cambiamento: Strategia dell'Unione europea in materia di commercio e di investimento per il Mediterraneo meridionale dopo le rivoluzioni della primavera araba"(7),
– vista la proposta di risoluzione della commissione per il commercio internazionale,
– visto l'articolo 123, paragrafo 2, del suo regolamento,
A. considerando che le relazioni eurotunisine sono strette e di lunga data e che l'Unione europea è il primo partner commerciale della Tunisia e la Tunisia il 34° partner dell'Unione;
B. considerando che il primo accordo di cooperazione commerciale tra i due partner risale al 1969 e che la Tunisia è stato il primo paese del Mediterraneo meridionale a firmare un accordo di associazione con l'Unione europea nel 1995;
C. considerando che il 13 ottobre 2015 l'Unione europea e la Tunisia hanno avviato negoziati per un accordo di libero scambio ambizioso sulla base del mandato adottato il 14 dicembre 2015 all'unanimità dagli Stati membri dell'UE e che un primo ciclo nazionale si è tenuto dal 19 al 22 ottobre 2015;
D. considerando che le discussioni preliminari tra l'Unione europea e la Tunisia sull'accordo di libero scambio globale e approfondito sono durate quattro anni e che la Tunisia ha istituito una commissione nazionale per definire le proprie priorità;
E. considerando che l'approfondimento delle relazioni commerciali eurotunisine attraverso la conclusione di un partenariato commerciale ambizioso rappresenta un'opportunità di crescita e di ravvicinamento delle economie della Tunisia e dell'Unione europea; che detto partenariato deve concorrere alla stabilizzazione politica e democratica della Tunisia;
F. considerando che il partenariato commerciale si inserisce nel contesto più ampio delle relazioni di vicinato tra l'Unione europea e la Tunisia, rette dall'accordo mediterraneo di associazione del 1995 che prevede la creazione di una zona di libero scambio e disposizioni sull'agricoltura e i servizi; che il Consiglio di associazione UE-Tunisia il 17 marzo 2015 ha adottato un nuovo piano d'azione per attuare il partenariato privilegiato al fine di pervenire a un livello elevato di integrazione economica; che il riesame della politica europea di vicinato deve promuovere i valori e gli interessi comuni dell'Unione e della Tunisia, uno sviluppo socioeconomico solidale e la creazione di posti di lavoro per i giovani nonché portare a una stabilizzazione economica;
G. considerando che la Tunisia, culla di eventi noti con la denominazione di "Primavera araba", è l'unico paese della regione del Vicino e Medio Oriente e dell'Africa del nord in cui è stato attuato un processo di transizione democratica e politica e a tale titolo rappresenta un esempio per l'intera regione;
H. considerando che la stabilità politica e lo sviluppo economico vanno di pari passo e che tale accordo di commercio deve avere lo scopo di offrire opportunità concrete all'economia tunisina e a quella europea;
I. considerando che, parallelamente a detti negoziati, l'Unione europea deve proseguire e intensificare il suo aiuto alla Tunisia e fornirle un'assistenza finanziaria e tecnica adeguata e appropriata nel corso dei negoziati e poi dell'attuazione delle disposizioni dell'accordo innescando un partenariato effettivo in cui poter tenere in conto gli interessi delle popolazioni delle due sponde del Mediterraneo;
J. considerando che la Tunisia e l'Unione europea hanno tutto l'interesse a promuovere e rafforzare i processi di integrazione regionale "Sud-Sud" tra la Tunisia e i paesi vicini, in particolare attraverso l'accordo di Agadir; che i negoziati eurotunisini di libero scambio devono integrare tali sforzi;
K. considerando che la transizione democratica tunisina è tuttora un esempio per gli altri paesi della regione; che il 26 gennaio 2014 l'Assemblea nazionale costituente ha adottato la nuova Costituzione per la Tunisia, che essa è esemplare in materia di protezione dei diritti e delle libertà; che il 21 dicembre 2014 Beji Caïd Essebsi è stato eletto Presidente della Repubblica tunisina a seguito di un voto libero, trasparente e pluralista;
L. considerando che la società civile tunisina, attraverso il suo dinamismo e il suo livello di istruzione, svolge un ruolo chiave nella transizione del paese verso la democrazia; che essa deve continuare a essere strettamente associata al processo di deliberazione politica, compresi i negoziati in atto;
M. considerando che l'attribuzione del premio Nobel per la pace al Quartetto del dialogo nazionale tunisino è un riconoscimento degli sforzi compiuti per consolidare la democrazia e un incoraggiamento a proseguire su questa strada; che occorre assolutamente concludere un accordo esemplare in grado di risolvere le perplessità espresse dalla società civile;
Constatazione della situazione economica, politica e sociale in Tunisia
1. condanna fermamente gli attentati terroristi commessi in Tunisia negli ultimi mesi con vittime assai numerose; ritiene che la Tunisia sia confrontata con una minaccia terrorista molto elevata e ricorda che l'attentato del 24 novembre 2015 era diretto contro un bus della guardia presidenziale, mentre gli attacchi terroristi del 26 giugno 2015 a Sousse e l'attentato del 18 marzo 2015 al museo del Bardo hanno gravemente compromesso le prospettive turistiche dell'estate 2015, laddove il turismo e i settori a esso collegati rappresentano il 15% del PIL del paese; esprime tutte la sua solidarietà nei confronti della Tunisia e ribadisce il suo sostegno alle autorità tunisine nella loro lotta contro il terrorismo, nel rispetto dei diritti umani e dello Stato di diritto;
2. constata che l'economia tunisina deve affrontare notevoli difficoltà, che il tasso di crescita del PIL era del 2,3% nel 2014, il tasso di disoccupazione nel 2015 è pari al 15% della popolazione attiva, che il 28,6% dei diplomati dell'istruzione superiore sono senza lavoro e che la disoccupazione tra i giovani tunisini è in aumento;
3. evidenzia che esiste un palese squilibrio demografico ed economico tra l'Unione europea e la Tunisia e che esso giustifica una strategia asimmetrica e progressiva nei negoziati;
4. segnala che la Tunisia si distingue per notevoli disparità regionali tra la capitale Tunisi e le altre regioni del paese, con divari di sviluppo assai marcati tra la costa e le zone centrali del paese, segnatamente per quanto riguarda i tassi di disoccupazione e l'accesso alle strutture sanitarie e all'istruzione, e che tali divari potrebbero essere aggravati dai cambiamenti climatici;
5. segnala che in Tunisia il mercato del lavoro presenta disparità tra i diversi settori interessati dall'accordo commerciale i quali, ove non colmati, rischiano di comportare un eccesso di manodopera nel settore agricolo e la soppressione di altri settori importanti per la diversificazione economica in Tunisia come l'industria manifatturiera o mineraria;
6. osserva che il processo di transizione democratica della Tunisia è il più avanzato nella regione e il paese ha scelto un modello politico e di sviluppo economico unico tra i paesi della sponda sud del Mediterraneo e chiede alla Commissione di tenere in piena considerazione tale aspetto nei negoziati; ritiene che l'Unione debba adottare tutte le misure possibili per sostenere la Tunisia nella sua transizione democratica verso una società stabile e pluralista;
7. osserva che la Tunisia si trova in un contesto regionale molto instabile, specialmente per il conflitto in Libia e le violenze sporadiche in Algeria, due paesi limitrofi;
8. constata che la Tunisia ha accolto più di un milione e ottocentomila profughi libici e che questo numero corrisponde in proporzione al 16% della popolazione totale della Tunisia;
Condizioni per la riuscita di un accordo commerciale tra l'Unione europea e la Tunisia
9. accoglie con favore l'apertura di negoziati nell'autunno 2015 per la conclusione di un accordo di libero scambio tra l'Unione europea e la Tunisia, sulla base del mandato adottato nel 2011 dal Consiglio all'indomani della "Primavera araba"; osserva che dopo il 2011 la Tunisia ha consolidato la sua transizione democratica con la proclamazione della sua nuova Costituzione il 26 gennaio 2014 e con l'organizzazione di elezioni legislative e presidenziali realizzate rispettivamente il 26 ottobre e il 23 novembre 2014;
10. ritiene che l'accordo abbia una portata che va oltre la dimensione esclusivamente commerciale e che esso debba tassativamente avere l'obiettivo di contribuire alla stabilità della Tunisia, al consolidamento della sua democrazia e al rilancio della sua economia, con effetti positivi sui prezzi al consumo e l'occupazione, sulle retribuzioni dei lavoratori qualificati e non qualificati e sulla riduzione delle disparità; chiede che il contenuto dell'accordo corrisponda a tali sfide essenziali prima della sua conclusione;
11. sollecita i negoziatori a concludere un accordo progressivo e asimmetrico tenendo in conto le notevoli disparità tra le due parti, a dimostrare flessibilità, dinamismo, innovazione, trasparenza e capacità di adattamento, a tenere presente il fatto che l'accordo, vantaggioso per le due parti, deve avvenire in primo luogo a beneficio dell'economia e delle società tunisina ed europea, ovviamente nel rispetto delle specificità, delle sensibilità, delle culture e delle sfere socioeconomiche locali, senza alterazioni nel commercio intraregionale della Tunisia con i paesi della regione;
12. si compiace del fatto che il governo tunisino abbia presentato un piano di riforme economiche articolato in cinque anni (2015-2020) volto a ridurre il tasso di disoccupazione, le disparità regionali nel paese e diversificare il tessuto economico; ritiene che l'accordo di libero scambio debba essere conforme agli obiettivi del piano;
13. segnala che si tratta del primo negoziato commerciale di tale portata per la Tunisia e pertanto occorre che l'apertura dei settori economici tunisini sia progressiva, graduale e asimmetrica e che essa preveda periodi transitori per i settori sensibili, escludendo dai negoziati taluni prodotti ritenuti sensibili dalle parti;
14. ritiene essenziale che la Tunisia riceva all'Unione europea un aiuto sostanziale di tipo finanziario, tecnico e di assistenza alla negoziazione commerciale per attuare in modo corretto le diverse disposizioni dell'accordo di libero scambio; chiede che l'aiuto finanziario sia erogato in modo trasparente e rechi vantaggi effettivi ai destinatari;
15. accoglie con favore il sostegno fornito dalla Banca europea per gli investimenti a numerosi progetti in Tunisia; sottolinea che il sostegno concorre alla diversificazione economica della Tunisia e alla creazione di posti di lavoro, in particolare per i giovani;
16. si compiace del fatto che l'UE abbia fatto della Tunisia uno dei paesi prioritari della sua politica di vicinato nei confronti dei paesi del Mediterraneo meridionale e che abbia fornito un prestito di 300 milioni di euro alla Tunisia a titolo dell'assistenza macrofinanziaria per l'attuazione di riforme economiche;
17. chiede tuttavia all'Unione europea, al pari dei suoi Stati membri, della BEI e della BERS, di continuare a essere al fianco dei tunisini e di ottimizzare i suoi programmi di aiuti e assistenza, anche con l'introduzione di misure commerciali distinte eccezionali al fine di accompagnare la Tunisia nel consolidamento del suo processo democratico; si compiace dell'attuazione di "partenariati per la trasformazione della Tunisia" da parte di alcuni Stati membri; invita l'Unione europea a proseguire il suo programma di riduzione delle disuguaglianze regionali in materia di accesso alle cure di prima necessità in Tunisia;
18. invita l'Unione europea a tenere in conto la situazione specifica della Tunisia nell'ambito dei negoziati, segnatamente per quanto riguarda la fragile transizione democratica e le differenze di sviluppo economico tra l'Unione e la Tunisia, tenendo sempre presente che le migliori soluzioni sono quelle a vantaggio di entrambe le parti;
19. chiede alla Commissione di provvedere a che i negoziati producano rapidamente vantaggi concreti per le economie europea e tunisina nei settori centrali e per tutti gli operatori interessati, segnatamente le PMI e le microimprese;
20. sottolinea che l'accordo deve contribuire allo sviluppo e alla diversificazione dell'economia tunisina, attualmente incentrata sull'agricoltura, nonché alla riduzione delle disparità regionali, e deve apportare benefici concreti a tutti i tunisini e a tutti gli europei;
21. si compiace del fatto che la Tunisia abbia avviato importanti riforme sociali ed economiche, insiste affinché tali riforme continuino anche durante il periodo dei negoziati per permettere al paese di trarre pieno vantaggio dall'accordo;
22. ritiene che l'accordo dovrebbe contribuire all'approfondimento della cooperazione economica tra l'UE e la Tunisia, già molto avanzata grazie all'abolizione delle tariffe doganali sui prodotti industriali conformemente all'accordo di associazione; propone la nuova denominazione di "partenariato economico tra l'Unione europea e la Tunisia";
23. sollecita vivamente la Commissione e il governo tunisino a dare avvio a un processo chiaro e netto di partecipazione della società civile tunisina e di quella europea nel corso dell'intero ciclo negoziale e fare prova d'innovazione; si compiace a tale titolo del ruolo della società civile tunisina nel primo ciclo di negoziati e chiede che le consultazioni siano aperte e trasparenti e tengano in maggiore considerazione la diversità dei componenti della società civile tunisina, facendo riferimento alle prassi migliori, alla luce di quelle maturate nel contesto di negoziati analoghi;
24. accoglie con favore, al riguardo, l'istituzione, da parte del ministero del commercio e dell'artigianato, di un sito internet dedicato alla comunicazione dell'accordo di libero scambio globale e approfondito al pubblico nonché l'intenzione dei negoziatori di pubblicare il testo in versione trilingue; ritiene che la società civile tunisina potrebbe anche essere associata ai negoziati tramite un comitato di supervisione delle analisi d'impatto;
25. chiede al Consiglio di rendere pubblico il mandato negoziale adottato dagli Stati membri all'unanimità il 14 dicembre 2011;
26. auspica l'instaurarsi di un dialogo regolare durante l'intero periodo di negoziati tra parlamentari tunisini e europei; si compiace, a tale proposito, della creazione di una commissione parlamentare mista (CPM) UE-Tunisia che svolgerà un ruolo essenziale consentendo ai parlamentari europei e tunisini di incontrarsi regolarmente e di effettuare un reale monitoraggio dei negoziati dell’accordo di libero scambio;
27. auspica che tale dialogo permetta di valutare meglio le aspettative e le preoccupazioni di entrambe le parti e quindi di migliorare i termini dell'accordo;
28. ribadisce che l’Unione per il Mediterraneo sostiene lo sviluppo di progetti concreti nella regione e può, in tal senso, fornire consulenza durante i negoziati dell'accordo;
29. chiede che studi di impatto e valutazioni settoriali, rigorosi e trasparenti siano condotte da entrambe le parti, compresi il Parlamento europeo con la partecipazione di esperti tunisini, sugli effetti dell'accordo in vari settori, in particolare i servizi, gli appalti pubblici, la competitività delle PMI, l'occupazione, l'agricoltura, l'ambiente o qualsiasi altro settore prioritario; nota che la Tunisia desidera ricorrere fin dall'inizio a specialisti tunisini per garantire la credibilità delle cifre dello studio d'impatto in Tunisia;
30. chiede che questi studi d'impatto e valutazioni settoriali siano finanziati dall'Unione europea e che, in linea con la richiesta di più organizzazioni della società civile tunisina, siano eventualmente preceduti da una valutazione ex post degli effetti socioeconomici dell'accordo di associazione del 1995;
31. esorta la Commissione a stabilire quanto prima la natura mista o esclusiva dell'accordo e le chiede di associare, sin dalle prime discussioni, i parlamenti nazionali degli Stati membri;
32. sottolinea che le condizioni ambientali nel bacino del Mediterraneo, in particolare la scarsità d'acqua, che danneggia le attività agricole, devono essere prese in considerazione nei negoziati e che bisogna promuovere un modello economico sostenibile sul piano ambientale e nella gestione delle risorse naturali;
33. sottolinea che i negoziati commerciali con la Tunisia si inseriscono nel contesto più ampio delle relazioni commerciali euromediterranee; insiste affinché la decima conferenza ministeriale sul commercio dell'Unione per il Mediterraneo che viene rinviata sine die dal 2013 si riunisca a breve per esaminare le sfide commerciali della regione e le priorità di lavoro da stabilire per i prossimi anni;
Approccio settoriale alla negoziazione
34. chiede che l'accordo privilegi il settore dei servizi, che rappresenta un notevole potenziale di crescita per l'economia tunisina e dovrebbe attirare gli investimenti strategici; ritiene che poiché questo negoziato commerciale è il primo di queste dimensioni per la Tunisia, il capitolo sui servizi dovrebbe individuare esplicitamente i settori in cui le parti intendono assumere impegni in materia di accesso al mercato o di trattamento nazionale;
35. ribadisce che il settore pubblico riveste un'importanza fondamentale per la Tunisia e che concentra la maggior parte dell'occupazione qualificata tunisina;
36. ricorda che la Tunisia dispone di numerose "start-up", di micro imprese e di PMI molto dinamiche nel settore delle alte tecnologie e chiede che l'accordo favorisca le loro capacità di sviluppo e di internazionalizzazione; prende atto della richiesta dei tunisini di inserire nell'accordo disposizioni ambiziose ed equilibrate sul commercio on line;
37. invita entrambe le parti a promuovere, anche attraverso iniziative comuni, la crescita dell'occupazione, condizione essenziale per la ripresa economica e la stabilità politica in Tunisia;
38. ritiene che l'accordo debba essere vantaggioso per i piccoli produttori e piccoli imprenditori in Tunisia, che sono indispensabili al tessuto economico tunisino; incoraggia lo sviluppo di un dialogo regolare tra imprenditori, organizzazioni professionali e enti di formazione, che consentirà in particolare di promuovere le migliori prassi e di meglio comprendere le difficoltà e le aspettative di ciascuno;
39. ritiene che nell'ambito della negoziazione di un capitolo sulla concorrenza, occorre agire con cautela, progressività e flessibilità, dato il carattere strategico degli aiuti di Stato per lo sviluppo economico della Tunisia;
40. ribadisce l'importanza di sviluppare camere di commercio bilaterali, che rappresenterebbero consessi permanenti in grado di consentire ai diversi attori di sviluppare partenariati tra di loro e sviluppare le loro attività economiche e commerciali;
41. invita la Commissione ad agevolare il rilascio di visti di breve durata per l'esercizio dei servizi di tipo "Move IV" che richiedono lo spostamento di persone per un periodo di tempo limitato e a precise condizioni stabilite da contratti o nella legislazione nazionale; sottolinea che nessun elemento dell'accordo deve impedire all'Unione europea e ai suoi Stati membri di applicare misure volte a regolamentare l'ingresso o il soggiorno temporaneo di persone fisiche nel loro territorio, ivi comprese le misure necessarie per garantire la circolazione ordinata delle persone fisiche al di là delle loro frontiere, attraverso l'istituzione di condizioni di ingresso;
42. auspica che questo accordo contribuisca a instaurare e mantenere in Tunisia un clima favorevole e di incentivazione agli investimenti a lungo termine nei settori economici chiave, dinamici e a forte valore aggiunto come il turismo, l'energia, comprese le fonti di energia rinnovabili, i servizi di alta tecnologia, l'economia digitale e lo scambio dei dati; invita la Commissione a includere un capitolo sugli investimenti per agevolare gli investimenti esteri diretti tra l'UE e la Tunisia e ad accelerare la creazione del meccanismo euromediterraneo di facilitazione del commercio e degli investimenti che consentirà la raccolta di informazioni e di dati pertinenti, rafforzerà i partenariati commerciali e andrà a beneficio in particolare della Tunisia;
43. ritiene che l'accordo dovrebbe includere disposizioni sugli appalti pubblici negoziando con cautela il grado di apertura sia europeo sia tunisino e tenendo conto della struttura e delle condizioni specifiche dell’economia tunisina;
44. ritiene che l'Unione europea e la Tunisia abbiano tutto da guadagnare da un miglior accesso reciproco ai rispettivi mercati agricoli e che l'accordo debba contribuire a ridurre i dazi doganali, eliminare le barriere non tariffarie e migliorare le procedure di esportazione;
45. nota che la Tunisia ha posto l'accento sullo sviluppo dell'agricoltura biologica e ritiene che, attraverso l'accordo, i prodotti tunisini provenienti da questo tipo di agricoltura debbano avere la possibilità di accedere a nuovi mercati;
46. auspica che i negoziati non incidano sull'economia dell'una o dell'altra delle due parti; invita l'Unione europea e la Tunisia di tener conto del fatto che esistono diversi settori agricoli sensibili per entrambe le parti, dei quali dovranno essere concordati, nel corso dei negoziati, elenchi completi con periodi transitori e quote adeguate, e se necessario la loro esclusione dall’ambito dei negoziati;
47. incoraggia la Commissione a negoziare l'istituzione di norme rigorose e di elevata qualità in campo sanitario e fitosanitario e a risolvere i problemi veterinari e di controllo delle carni e degli ortofrutticoli sussistenti in Tunisia; invita la Commissione a prevedere disposizioni specifiche di assistenza tecnica per aiutare i produttori tunisini a rispettare gli standard sanitari e fitosanitari più vincolanti dell'Unione europea;
48. ritiene che l'accordo debba contribuire a definire norme di elevata qualità in materia di sviluppo sostenibile, in particolare negli standard sociali;
49. si aspetta che il governo tunisino e le istituzioni europee elaborino disposizioni adeguate per definire chiaramente l'origine, la provenienza e la tracciabilità dei prodotti tunisini e garantire maggiore trasparenza ai produttori, agli intermediari e ai consumatori;
50. auspica che l'accordo includa un ambizioso capitolo sui settori dei diritti di proprietà intellettuale, tra cui il riconoscimento e la protezione rafforzata delle indicazioni geografiche, garantendo un pieno e completo riconoscimento delle indicazioni geografiche dell'UE e della Tunisia, la tracciabilità dei prodotti e la protezione del know-how dei produttori;
51. invita la Commissione a estendere la protezione delle indicazioni geografiche ai prodotti non agricoli, in particolare per tale accordo, poiché la Tunisia le riconosce da parte sua;
52. auspica che l'accordo consenta all'industria tunisina di modernizzarsi e acquisire competenze, al fine di coprire settori più ampi delle catene di approvvigionamento dei prodotti lavorati e quindi di far ricorso a competenze più elevate e di assumere localmente personale meglio qualificato;
53. invita la Commissione a inserire nell'accordo un ambizioso capitolo sull'energia e le materie prime ai fini di una maggiore cooperazione nei settori dell'elettricità, del gas, eolico, solare e delle altre fonti di energia rinnovabili;
54. auspica che in occasione di tale accordo sia rafforzata la cooperazione scientifica tra le università, i centri di ricerca e gli istituti di formazione in Europa e in Tunisia per la ricerca, l'innovazione, lo sviluppo di nuove tecnologie e, più in generale, per la cultura e l'istruzione, e che tali iniziative possano altresì contribuire a sostenere il mercato del lavoro tunisino;
55. plaude al fatto che la Tunisia sia stata inclusa nel programma di ricerca europeo Orizzonte 2020 e sollecita la Commissione e il governo tunisino a inserire nell'accordo un ambizioso capitolo sullo sviluppo sostenibile che promuova norme sociali e del lavoro elevate, conformemente alle disposizioni delle convenzioni dell'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) e agli standard ambientali previsti dagli accordi multilaterali in materia;
56. ricorda che la Tunisia ha ratificato tutte le convenzioni dell'OIL, ma che, secondo un organo di controllo indipendente, deve intensificare i suoi sforzi per promuovere norme del lavoro rigorose; auspica che l'ALS assista la Tunisia a sviluppare norme sociali e di lavoro più protettive, in particolare per quanto concerne il rispetto dei diritti sindacali; auspica che l'ALS, nel contesto tunisino di transizione democratica e di minaccia terroristica, incoraggi il rafforzamento dello Stato di diritto e delle libertà fondamentali, in particolare della libertà di associazione, di espressione e di informazione;
57. invita la Commissione a includere nel testo dell'accordo la clausola relativa ai diritti umani, in virtù della quale l'Unione europea può sospendere unilateralmente l'applicazione dell'accordo in caso di violazione dei diritti umani da parte di una parte contraente;
58. invita le parti a considerare l'introduzione di una clausola sulla buona governance fiscale ispirandosi ai lavori della piattaforma per la buona governance fiscale della Commissione europea, al fine di evitare situazioni di doppia non tassazione;
59. si compiace dell'interesse condiviso a approfondire il partenariato per la mobilità istituito il 3 marzo 2014 e desidera che venga concluso un accordo di agevolazione del rilascio dei visti e un accordo di riammissione;
60. in caso di danno effettivo o eventuale nei confronti di uno o più settori commerciali interessati dall'accordo, invita le istituzioni europee ad adottare misure compensative adeguate;
o o o
61. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione.
Risoluzione del Parlamento europeo del 25 febbraio 2016 sulla relazione annuale concernente le attività del Mediatore europeo nel 2014 (2015/2231(INI))
– vista la relazione annuale concernente le attività del Mediatore europeo nel 2014,
– visto l'articolo 228 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea,
– visti gli articoli 11, 19, 41, 42 e 43 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea,
– vista la decisione 94/262/CECA, CE, Euratom del Parlamento europeo, del 9 marzo 1994, sullo statuto e le condizioni generali per l'esercizio delle funzioni del Mediatore(1),
– viste le sue precedenti risoluzioni sulle attività del Mediatore europeo,
– visto l'articolo 220, paragrafo 2, seconda e terza frase, del suo regolamento,
– vista la relazione della commissione per le petizioni (A8-0020/2016),
A. considerando che la relazione annuale concernente le attività del Mediatore europeo nel 2014 è stata ufficialmente presentata al Presidente del Parlamento europeo il 26 maggio 2015 e che il Mediatore europeo, Emily O'Reilly, ha presentato la relazione alla commissione per le petizioni il 23 giugno 2015 a Bruxelles;
B. considerando che Emily O'Reilly è stata rieletta Mediatore europeo dal Parlamento europeo nella seduta plenaria del 16 dicembre 2014 a Strasburgo;
C. considerando che la principale priorità del Mediatore europeo è garantire che i diritti dei cittadini siano pienamente rispettati e che il diritto a una buona amministrazione rifletta gli standard più elevati che ci si attende dalle istituzioni, dagli organi e dalle agenzie dell'Unione; che il Mediatore svolge un ruolo essenziale nell'aiutare le istituzioni dell'UE a diventare più trasparenti, efficaci e vicine ai cittadini, rafforzando così la fiducia dei cittadini nell'Unione;
D. considerando che, secondo il sondaggio dell'Eurobarometro del maggio 2015, il 40 % dei cittadini ripone fiducia nell'Unione europea, mentre il 46 % è sfiduciato; che la capacità delle istituzioni di esercitare un controllo l'una sull'altra è fondamentale per migliorare il livello di soddisfazione fra i cittadini europei;
E. considerando che l'articolo 24 TFUE dispone che "ogni cittadino dell'Unione può rivolgersi al Mediatore istituito conformemente all'articolo 228";
F. considerando che l'articolo 228 del TFUE abilita il Mediatore europeo a condurre indagini riguardo a casi di cattiva amministrazione nell'azione delle istituzioni, degli organi o degli organismi nonché delle agenzie dell'Unione, salvo la Corte di giustizia dell'Unione europea nell'esercizio delle sue funzioni giurisdizionali; che, ai sensi dell'articolo 41 della Carta dei diritti fondamentali, "ogni individuo ha diritto a che le questioni che lo riguardano siano trattate in modo imparziale, equo ed entro un termine ragionevole dalle istituzioni e dagli organi dell'Unione";
G. considerando che, secondo quanto afferma l'articolo 43 della Carta, "qualsiasi cittadino dell'Unione o qualsiasi persona fisica o giuridica che risieda o abbia la sede sociale in uno Stato membro ha il diritto di sottoporre al mediatore dell'Unione casi di cattiva amministrazione nell'azione delle istituzioni o degli organi comunitari, salvo la Corte di giustizia e il Tribunale di primo grado nell'esercizio delle loro funzioni giurisdizionali";
H. considerando che, secondo il primo Mediatore europeo, "si è in presenza di cattiva amministrazione quando un organismo pubblico non opera conformemente a una norma o a un principio per esso vincolante"(2); che ciò richiede che le istituzioni, gli organi e gli organismi dell'UE non solo rispettino i loro obblighi giuridici, ma siano anche orientati a uno spirito di servizio e assicurino che i membri della collettività siano trattati nel modo opportuno e godano appieno dei loro diritti; che la nozione di "buona amministrazione" dovrebbe essere intesa come un processo costante di miglioramento continuo;
I. considerando che, nel 2014, 23 072 cittadini hanno chiesto assistenza ai servizi del Mediatore; che 19 170 cittadini hanno ottenuto consigli attraverso la guida interattiva presente nel sito web del Mediatore; che nel 2014 il Mediatore ha registrato 2 079 denunce e ha ricevuto 1 823 richieste di informazioni;
J. considerando che, delle 2 163 denunce complessivamente trattate dal Mediatore, 736 rientravano nell'ambito del suo mandato, mentre 1 427 non vi rientravano;
K. considerando che, delle 2 163 denunce trattate, in 1 217 casi il Mediatore ha dato consigli al denunciante o ha deferito il caso, in 621 casi il denunciante è stato informato che non era possibile fornire altri consigli e in 325 casi è stata avviata un'indagine;
L. considerando che il Mediatore ha avviato 342 indagini, di cui 325 sulla base di denunce e 17 di propria iniziativa; che ha concluso 400 indagini, di cui 13 di propria iniziativa; che, per quanto attiene alle indagini concluse, 335 erano state presentate da singoli cittadini e 52 da imprese, associazioni e altre entità giuridiche;
M. considerando che il Mediatore ha trasmesso 772 denunce ai membri della Rete europea di difensori civici, incluse 86 denunce trasferite alla commissione per le petizioni del Parlamento europeo, 144 alla Commissione e 524 ad altre istituzioni e organismi; che la maggior parte delle indagini riguardava la Commissione (59,6 %), seguita dalle agenzie dell'UE (13,7 %), dall'EPSO (9,4 %), da altre istituzioni (8,5 %), dal SEAE (3,8 %), dal Parlamento (3,5 %) e dall'OLAF (3,2 %);
N. considerando che, delle indagini concluse dal Mediatore, il 21,5 % riguardava richieste di informazioni e l'accesso a documenti, il 19,3 % la Commissione nel suo ruolo di custode dei trattati, il 19,3 % procedure di concorso e selezione, il 16 % questioni politiche e istituzionali, l'11,3 % questioni relative all'amministrazione e allo statuto del personale, l'8,3 % l'aggiudicazione di gare d'appalto o sovvenzioni e il 6 % l'esecuzione di contratti;
O. considerando che, per quanto attiene alle indagini concluse, 133 casi sono stati risolti dall'istituzione o archiviati dopo che è stata concordata una soluzione amichevole, mentre in 163 casi il Mediatore ha ritenuto che non vi fosse motivo di proseguire nelle indagini;
P. considerando che in 76 casi non è stata ravvisata alcuna cattiva amministrazione; che in 39 casi è stata ravvisata cattiva amministrazione e in 13 casi si è fatto ricorso ad altre modalità per chiudere il caso; che nei casi in cui è stata ravvisata cattiva amministrazione, il Mediatore ha formulato osservazioni critiche in 27 casi e progetti di raccomandazioni in 12 casi;
Q. considerando che la maggior parte delle indagini concluse nel 2014 ha avuto una durata compresa fra 3 e 18 mesi; che il tempo medio per la chiusura di un'indagine è stato di 11 mesi;
R. considerando che le istituzioni si sono conformate all'80 % delle proposte del Mediatore; che rimane il 20 % delle proposte, che sono state presentate e devono ancora essere accolte;
S. considerando che la commissione per le petizioni, la quale solo nel 2014 ha ricevuto ben 2 714 petizioni, è una componente importante del funzionamento istituzionale dell'Unione europea poiché avvicina il Parlamento europeo ai cittadini; che una stretta relazione tra il Mediatore europeo e la commissione per le petizioni migliorerebbe il livello di controllo democratico dell'attività delle istituzioni dell'UE;
1. approva la relazione annuale per il 2014 presentata dal Mediatore europeo;
2. si congratula con Emily O'Reilly per la sua rielezione a Mediatore europeo e per l'eccellente lavoro svolto; sostiene l'obiettivo del Mediatore di assistere le istituzioni dell'UE nei loro sforzi per fornire il migliore servizio possibile ai cittadini e a quanti risiedono in Europa; ritiene che l'attenzione rivolta dal Mediatore alla trasparenza come garanzia di una buona amministrazione abbia costituito un elemento fondamentale;
3. saluta con favore e appoggia pienamente il fatto che il Mediatore si sia avvalso maggiormente del potere di avviare indagini strategiche di propria iniziativa; si compiace della nomina, all'interno del suo ufficio, di un coordinatore delle indagini di propria iniziativa e dell'introduzione di nuove norme interne in merito alle segnalazioni di illeciti da parte dei dipendenti (whistleblowing); elogia il Mediatore per gli sforzi compiuti nella riorganizzazione del proprio ufficio, che ha già prodotto notevoli risultati positivi in termini di efficienza; valuta positivamente e sostiene l'approccio orientato al futuro del Mediatore, come pure l'adozione della nuova strategia quinquennale "Verso il 2019", che introduce un approccio più strategico nelle modalità per affrontare i problemi sistemici e favorire la buona amministrazione;
4. si compiace delle indagini avviate dal Mediatore nel 2014, in cui si possono identificare i seguenti temi chiave: la trasparenza all'interno delle istituzioni dell'UE, la trasparenza delle attività di lobbismo e delle sperimentazioni cliniche, i diritti fondamentali, le questioni etiche, la partecipazione dei cittadini al processo decisionale dell'UE, i progetti e i programmi finanziati dall'UE e la politica di concorrenza dell'UE;
5. ricorda che, nel corso degli anni, il 20-30 % delle denunce ha riguardato la trasparenza e che le questioni relative alla trasparenza sollevate con maggiore frequenza riguardano il rifiuto delle istituzioni di consentire l'accesso a documenti e/o informazioni; ritiene che l'apertura e l'accesso ai documenti, conformemente all'articolo 15 TFUE e all'articolo 42 della Carta, rappresentino una parte essenziale del sistema di pesi e contrappesi istituzionali; è favorevole a eventuali iniziative che la Commissione e le altre istituzioni dell'UE intraprendano al fine di garantire un accesso equo, rapido e semplice per tutti alla documentazione dell'UE; prende atto con apprezzamento del miglioramento della trasparenza ottenuto grazie alla pubblicazione del registro pubblico dei documenti online; invita il Mediatore a indagare sulle questioni relative alla trasparenza in riferimento all'accesso tempestivo del Parlamento europeo ai pertinenti documenti della Commissione concernenti le procedure d'infrazione e i procedimenti EU Pilot, specialmente ove questi riguardino petizioni in essere; ritiene che sia necessario identificare e predisporre meccanismi adeguati per garantire un vero dialogo interistituzionale;
6. avverte che non tutte le disposizioni concernenti la convenzione di Aarhus e i regolamenti a essa collegati (regolamento (CE) n. 1367/2006 e regolamento (CE) n. 1049/2001) possono già dirsi adeguatamente ed efficacemente rispettate; ritiene che vi sia ancora un ampio margine di miglioramento in materia di trasparenza da parte della Commissione, segnatamente per quanto riguarda la disponibilità qualitativa e quantitativa di informazioni fornite ai singoli cittadini e alle organizzazioni della società civile qualora questi chiedano di accedere ai documenti; invita il Mediatore a condurre un'indagine sulla base della dettagliata petizione 0134/2012 su questi temi, al fine di identificare e rettificare eventuali casi di cattiva amministrazione che riguardino l'attuazione di tali regolamenti da parte delle istituzioni dell'UE interessate;
7. si compiace delle indagini del Mediatore sui casi di "porte girevoli" riguardanti funzionari di alto livello dell'UE; prende atto che il Mediatore ha indagato sulle denunce di cinque ONG ed esaminato 54 fascicoli della Commissione; incoraggia il Mediatore a contribuire a elaborare e a introdurre criteri e meccanismi di attuazione chiari e dettagliati al fine di identificare, indagare e, ove possibile, prevenire i conflitti di interesse a qualsiasi livello delle istituzioni, degli organi e delle agenzie dell'UE;
8. ritiene che la nozione di "conflitto di interesse" vada oltre la semplice questione della trasparenza e che garantire un'amministrazione pubblica europea libera da conflitti di questo tipo sia una preoccupazione fondamentale ai fini della costruzione di un'autentica democrazia europea nonché della salvaguardia della fiducia dei cittadini europei, fra i funzionari pubblici e in seno alle istituzioni; raccomanda al Mediatore di tenere conto, nelle sue indagini, delle disposizioni della convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione, degli orientamenti dell'OCSE sulla gestione dei conflitti di interesse nella pubblica amministrazione nonché delle specifiche raccomandazioni di Transparency International;
9. rileva che, in seguito alle indagini del Mediatore, la Commissione ha pubblicato documenti sull'ingresso della Grecia nella zona euro, la Banca centrale europea ha divulgato una lettera sulla crisi finanziaria indirizzata al governo irlandese e la Commissione ha seguito la raccomandazione del Mediatore di mettere a disposizione i documenti sulla riforma della politica comune della pesca, sebbene l'abbia fatto dopo che era stato raggiunto un accordo sulla riforma;
10. plaude ai progressi compiuti verso una maggiore apertura nei negoziati in corso sul Partenariato transatlantico su commercio e investimenti (TTIP), a seguito delle indagini del Mediatore incentrate sulla trasparenza di tali negoziati; rileva che il Consiglio ha pubblicato, nel frattempo, le direttive che l'UE sta utilizzando per negoziare il TTIP e che la Commissione ha annunciato piani per aumentare la trasparenza delle attività di lobbismo e ampliare l'accesso ai documenti del TTIP; prende atto delle preoccupazioni dei cittadini in merito alla trasparenza dei negoziati sul TTIP;
11. ricorda che la commissione per le petizioni riceve numerose denunce di gruppi e cittadini anonimi che riguardano la mancanza di trasparenza dei negoziati sul TTIP, il che è indice di una profonda preoccupazione pubblica sulla questione a livello europeo;
12. si chiede se i lunghi ritardi nelle decisioni relative ad alcune iniziative legislative del Consiglio, quali ad esempio la direttiva orizzontale anti-discriminazione, congelata da oltre sei anni, o la ratifica del trattato di Marrakech per facilitare l'accesso ai testi pubblicati alle persone ipovedenti o con altre difficoltà ad accedere al testo stampato, non rientrino nella categoria della cattiva amministrazione, dato che creano molta frustrazione tra i cittadini interessati nei confronti delle istituzioni dell'UE; esorta il Consiglio, e in particolare le minoranze di blocco al suo interno, ad adottare le misure necessarie per porre rimedio a queste situazioni insostenibili; suggerisce al Mediatore di esaminare la questione nell'ambito delle sue competenze;
13. accoglie con favore la maggiore e necessaria attenzione rivolta dal Mediatore alla trasparenza delle attività di lobbismo e il suo impegno per la creazione di un registro per la trasparenza obbligatorio, per far sì che i cittadini possano sapere chi sono i soggetti che cercano di influenzare i decisori dell'UE; plaude all'indagine del Mediatore sulla composizione e la trasparenza dei gruppi di esperti della Commissione, in particolare di quelli che forniscono consulenze sulla politica agricola comune (PAC), per la quale l'UE spende oltre un terzo del suo bilancio; sostiene il suo approccio nei confronti dei suddetti gruppi e incoraggia il Mediatore a continuare a controllare la trasparenza della loro composizione, al fine di garantire una rappresentanza equilibrata e l'equilibrio di genere all'interno dell'ampia gamma di gruppi di interesse, sia economici che non economici, in tutti gli ambiti politici;
14. prende atto che oltre 7 000 istituzioni hanno aderito volontariamente al registro per la trasparenza, il che rispecchia la varietà di attori pubblici e privati con cui lavorano costantemente le istituzioni dell'UE; approva il sostegno del Mediatore al piano del Vicepresidente Timmermans di rendere il registro obbligatorio; plaude alla decisione della Commissione del 1° dicembre 2014 che obbliga tutti i membri e gli alti funzionari della Commissione a rendere pubblici tutti i contatti e le riunioni con i soggetti interessati e i lobbisti; concorda sul fatto che il registro dovrebbe comprendere informazioni sulle risorse umane e finanziarie di cui dispongono le organizzazioni lobbistiche, in modo da rispettare maggiormente le norme e le disposizioni vigenti sull'apertura e il buon governo nelle istituzioni dell'UE;
15. incoraggia il Mediatore a rimanere vigile e determinato e a continuare a esortare la Commissione a garantire la piena trasparenza riguardo alla composizione e alle riunioni di tutti i gruppi di esperti, le piattaforme tecnologiche e le agenzie; ricorda le condizioni che aveva stabilito nel 2012, quando aveva revocato il congelamento del bilancio per i gruppi di esperti;
16. rileva che nel 2014 il Mediatore ha svolto un ruolo essenziale nell'ambito della trasparenza delle sperimentazioni cliniche aiutando a definire la politica proattiva di trasparenza dell'Agenzia europea per i medicinali (EMA); osserva che, nell'ottobre 2014, l'EMA ha deciso di pubblicare proattivamente le proprie relazioni sulle sperimentazioni cliniche; incoraggia il Mediatore a continuare a monitorare le modalità con cui l'EMA rende disponibili i dati sulle sperimentazioni cliniche e a garantire che soddisfino i più elevati standard di trasparenza;
17. invita gli Stati membri a essere più diligenti nella loro debita collaborazione con il Mediatore;
18. esorta il Mediatore a continuare a promuovere una maggiore trasparenza delle sperimentazioni cliniche, in particolare riguardo alla valutazione della qualità dei risultati da parte dell'Agenzia europea per i medicinali; ricorda che è opportuno che tale valutazione si basi sul valore aggiunto dei farmaci innovativi e sul costo reale della ricerca, al fine di agevolare i modelli dei prezzi e dei finanziamenti degli Stati membri;
19. invita il Mediatore a continuare a sostenere l'impulso verso una maggiore trasparenza nel settore ricerca e sviluppo, nell'ottica di assicurare l'accesso all'assistenza sanitaria, nell'ambito delle competenze del suo ufficio;
20. accoglie con favore la nuova regolamentazione dell'UE sulle sperimentazioni cliniche, che impone di rendere disponibili le informazioni relative a tali sperimentazioni; rileva che la "Giornata internazionale del diritto di sapere" del Mediatore è stata dedicata, nel 2014, alla trasparenza dei dati delle sperimentazioni cliniche;
21. plaude all'indagine del Mediatore sulla protezione dei diritti fondamentali in tutti i casi relativi all'attuazione della politica di coesione dell'UE, che è stata elaborata per favorire la crescita e la creazione di posti di lavoro, affrontare il cambiamento climatico e la dipendenza energetica e ridurre la povertà e l'esclusione sociale;
22. rileva che Orizzonte 2020 è, in ordine di importanza, il terzo pacchetto di investimenti di bilancio dopo la PAC e i Fondi strutturali, con un bilancio di quasi 80 000 milioni di euro, e che rappresenta un fattore chiave per lo sviluppo economico e sociale del futuro; invita il Mediatore a continuare a garantire la trasparenza dell'intero processo di analisi e assegnazione dei progetti nel quadro di Orizzonte 2020;
23. invita Frontex a garantire il rispetto del benessere dei rimpatriati durante i voli di rimpatrio e a correggere le modalità di attuazione del proprio codice di condotta per le operazioni di rimpatrio congiunte; saluta con favore l'invito, che il Mediatore ha rivolto a Frontex, a istituire un meccanismo di denuncia individuale per le potenziali violazioni dei diritti fondamentali; invita il Mediatore a indagare ulteriormente sulla questione, alla luce dell'attuale aumento del numero di rifugiati ai confini dell'UE;
24. plaude all'indagine del Mediatore in merito all'osservanza, da parte delle istituzioni dell'UE, dell'obbligo di introdurre norme interne in materia di segnalazione di illeciti da parte dei dipendenti; ricorda alle nove istituzioni dell'UE cui il Mediatore si è rivolto, fra cui la Commissione, il Parlamento europeo e il Consiglio, di informare il Mediatore in merito alle norme di cui dispongono o di cui intendono dotarsi;
25. elogia il Mediatore per le sue indagini sul diritto dei cittadini di partecipare al processo decisionale dell'UE e, in particolare, sul funzionamento dell'iniziativa dei cittadini europei (ICE); rileva che nel 2014 il Mediatore ha invitato gli organizzatori di ICE, le organizzazioni della società civile e altri soggetti interessati a fornire un feedback sull'ICE al fine di migliorarla; rileva con preoccupazione che i rappresentanti delle organizzazioni promotrici chiedono una migliore armonizzazione nonché un miglioramento dei metodi amministrativi impiegati per la raccolta e la registrazione delle firme; si attende ulteriori suggerimenti, con particolare riferimento alle limitazioni tecniche e relative alla protezione dei dati che attualmente caratterizzano il processo di raccolta delle firme; invita il Mediatore a condividere le sue esperienze e a contribuire alla prossima revisione del regolamento sull'ICE;
26. plaude al tasso di conformità dell'80% con cui le istituzioni dell'UE si adeguano ai suggerimenti del Mediatore; è preoccupato per il persistente 20 % di non conformità; è consapevole che i suggerimenti del Mediatore non sono giuridicamente vincolanti; esorta le istituzioni, gli organi e le agenzie a reagire con prontezza, efficacia e senso di responsabilità alle osservazioni critiche e ai progetti di raccomandazione del Mediatore; sostiene il Mediatore nelle indagini future condotte nell'ambito del suo mandato e finalizzate all'identificazione di eventuali lacune giuridiche riguardo alla trasparenza nell'esecuzione del bilancio dell'UE, in cooperazione ove necessario con la Corte dei conti, l'OLAF e la commissione per il controllo dei bilanci del Parlamento europeo;
27. ricorda che il Mediatore ha anche la facoltà, e pertanto il dovere, di controllare il Parlamento, nella misura in cui ciò è finalizzato a perseguire la buona amministrazione per i cittadini dell'UE;
28. elogia il Mediatore per la sua iniziativa, adottata nella fase precedente le elezioni europee, di ospitare l'evento interattivo "Your wish list for Europe" (La tua lista dei desideri per l'Europa) nel tentativo di porre i cittadini al centro del processo decisionale;
29. incoraggia il Mediatore a continuare a promuovere la Rete europea dei difensori civici per una migliore informazione dei cittadini dell'UE sulla suddivisione delle responsabilità tra il Mediatore europeo, i difensori civici nazionali e regionali e la commissione per le petizioni; riconosce l'importante contributo della Rete nel favorire lo scambio di migliori pratiche e di informazioni per quanto riguarda il mandato e le competenze dei suoi membri; rileva che il 59,3 % delle denunce trattate nel 2014 rientrava nell'ambito di competenza di un membro della Rete; invita la commissione per le petizioni a diventare un membro più attivo di tale Rete e a rafforzare la sua collaborazione con la Rete sulle politiche comuni che rientrano nel campo di attività dell'Unione europea; rileva che nel 2014 il Mediatore ha trasmesso 86 denunce a questa commissione;
30. incoraggia il Mediatore a indagare, in coordinamento con la Corte dei conti europea, sui programmi e i progetti finanziati dall'Unione europea, con particolare riferimento al finanziamento dei progetti volti a ridurre le disparità di sviluppo;
31. concorda con il Mediatore sul fatto che le istituzioni dell'UE dovrebbero garantire che i loro servizi siano accessibili alle persone con disabilità e che tali persone abbiano accesso alle informazioni e ai mezzi di comunicazione; esorta le istituzioni a garantire che gli ambienti di lavoro siano aperti, inclusivi e accessibili alle persone con disabilità, affinché queste ultime possano partecipare in modo effettivo e completo alla vita politica e pubblica;
32. chiede un incremento del bilancio annuale dell'ufficio del Mediatore;
33. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione, unitamente alla presente relazione, al Consiglio, alla Commissione e al Mediatore europeo, nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri e ai loro difensori civici o agli organi competenti analoghi.
– vista la relazione annuale della Banca centrale europea (BCE) per il 2014,
– visto l'articolo 284, paragrafo 3, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea,
– vista la sentenza della Corte di giustizia, del 16 giugno 2015, nella causa C-62/14,
– visto lo statuto del Sistema europeo di banche centrali e della Banca centrale europea, in particolare l'articolo 15,
– visto l'articolo 132, paragrafo 1, del suo regolamento,
– vista la relazione della commissione per i problemi economici e monetari (A8-0012/2016),
A. considerando che, secondo le ultime previsioni autunnali della Commissione, la ripresa economica nella zona euro dovrebbe aumentare, con una crescita del PIL reale dell'1,4 % nel 2015, dell'1,7 % nel 2016 e dell'1,8 % nel 2017; che le basi della crescita sono fragili; che un forte impegno politico per l'attuazione di riforme strutturali sostenibili e socialmente equilibrate è fondamentale per rafforzare la crescita economica;
B. considerando che, secondo le stesse previsioni, il tasso di disoccupazione nella zona euro dovrebbe registrare una lenta riduzione, passando dall'11,6% alla fine del 2014 al 10,5% alla fine del 2016; che esistono importanti differenze tra i tassi di disoccupazione dei diversi Stati membri, i quali oscillano tra il 6,4% della Germania e il 26,6% della Grecia; che la disoccupazione registra livelli allarmanti in molti Stati membri e colpisce in particolare i giovani e i disoccupati di lunga data;
C. considerando che, sempre secondo le medesime previsioni, le prospettive di bilancio nella zona euro dovrebbero registrare un miglioramento, dato che si prevede una diminuzione del deficit pubblico (dal 2,4% nel 2014 all'1,7 % nel 2016) e del debito pubblico (dal 94% alla fine del 2014 al 92,5% alla fine del 2016);
D. considerando che i bassi prezzi dell'energia, pur avendo un impatto negativo sulle previsioni di inflazione, potrebbero potenzialmente favorire la ripresa economica;
E. considerando che questi processi sono sostenuti in primo luogo dai consumi privati, dalle esportazioni e da fattori esterni, quali i bassi prezzi dell'energia, in particolare del greggio, mentre gli investimenti pubblici e privati nella zona euro segnano solo una graduale ripresa e permangono a livelli considerevolmente inferiori rispetto a quelli registrati prima dell'inizio della crisi e la quota relativa di investimenti in rapporto al PIL continua a diminuire costantemente da diversi decenni;
F. considerando che, secondo le proiezioni della BCE del settembre 2015, il tasso medio di inflazione nella zona euro, dopo essere rimasto in prossimità dello zero nella prima metà del 2015, dovrebbe aumentare, passando dall'1,1% nel 2016 all'1,7% nel 2017;
G. considerando che l'articolo 127, paragrafo 2, del TFUE prevede che il Sistema europeo di banche centrali debba "promuovere il regolare funzionamento dei sistemi di pagamento";
H. considerando che nel 2014 la BCE ha abbassato i propri tassi di rifinanziamento principali al limite inferiore effettivo e ha ridotto il tasso sulle operazioni di deposito a -0,20%; che i bassi tassi reali non si sono veramente tradotti in un aumento del credito alle famiglie o alle imprese, in particolare le PMI, e ciò ha contribuito a indurre la BCE a intraprendere la strada delle misure non convenzionali di politica monetaria;
I. considerando che la Banca centrale europea non ha sempre tenuto debitamente conto del principio di proporzionalità nel quadro della sua attività di vigilanza;
J. considerando che le PMI costituiscono il pilastro dell'economia europea e che il sistema bancario è fondamentale per garantire la loro competitività e crescita; che agevolare il flusso dei prestiti alle microimprese, piccole e medie imprese è fondamentale, poiché esse rappresentano il 99% di tutte le imprese, sono responsabili dell'80% dei posti di lavoro nell'Unione e svolgono quindi un ruolo essenziale nel generare crescita economica, creare occupazione e ridurre le disparità sociali; che i volumi dei prestiti bancari aumentano lentamente;
K. considerando che nel 2014 la BCE ha messo in atto una serie di operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine e di programmi di acquisto di attività finanziarie selezionate del settore privato, allo scopo di sostenere i prestiti all'economia reale;
L. considerando che il 22 gennaio 2015 la BCE ha avviato un programma ampliato di acquisto di attività per un totale di 1100 miliardi di EUR che dovrebbe essere operativo fino a settembre 2016 e, in ogni caso, fino a quando non sarà riscontrato un aggiustamento duraturo nell'evoluzione dell'inflazione;
M. considerando che la BCE si è assunta notevoli rischi di bilancio con il programma di acquisto di titoli;
N. considerando che il meccanismo di vigilanza unico (SSM), primo pilastro dell'Unione bancaria, è divenuto pienamente operativo il 4 novembre 2014 con il trasferimento alla BCE della vigilanza diretta delle 122 maggiori banche della zona euro; che, parallelamente, tali banche importanti sono state sottoposte a una valutazione globale, comprendente una verifica della qualità degli attivi e una prova di stress, ultimata il 26 ottobre 2014; che il meccanismo di risoluzione unico (SRM), secondo pilastro dell'Unione bancaria, è entrato in vigore all'inizio del 2015, mentre il terzo pilastro, il regime unico di garanzia dei depositi, non è stato ancora istituito;
1. ricorda che sarà necessario rafforzare la ripresa modesta e geograficamente non uniforme prevista per i prossimi anni nella zona euro, come pure incrementare la crescita economica potenziale, al fine di ridurre gli elevati tassi di disoccupazione registrati in numerosi Stati membri della zona euro e ridurre l'onere del debito; evidenzia che molti Stati membri si trovano a dover affrontare sfide macroeconomiche analoghe; sottolinea la necessità di migliorare le condizioni per gli investimenti sia pubblici che privati finalizzati a rilanciare la crescita e la creazione di posti di lavoro, e chiede maggiori sforzi per garantire il finanziamento dell'economia reale; ritiene che gli Stati membri debbano compiere passi concreti per dare attuazione a riforme strutturali sostenibili e socialmente equilibrate;
2. deplora il divario esistente, seppur in graduale attenuazione, fra i tassi di finanziamento concessi alle PMI e quelli concessi alle imprese di maggiori dimensioni, fra i tassi d'interesse applicati ai prestiti di modesta e maggiore entità e fra le condizioni di credito per le PMI presenti in diversi paesi della zona euro, ma riconosce i limiti della politica monetaria in tal senso; prende atto, al riguardo, del ruolo delle casse di risparmio, delle banche cooperative e popolari e sottolinea la necessità che il quadro normativo contempli i loro principi operativi e rispetti la loro missione specifica, e che le autorità di vigilanza siano consapevoli di tali aspetti e ne tengano conto nelle pratiche e negli approcci adottati;
3. sottolinea che, nonostante le azioni intraprese dalla BCE per mantenere condizioni di finanziamento favorevoli, gli investimenti pubblici e privati nella zona euro continuano a essere considerevolmente inferiori rispetto ai livelli precedenti l'attuale crisi; accoglie con favore, al riguardo, la creazione del Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS), nonché l'intenzione della Commissione di creare una vera e propria Unione dei mercati dei capitali che dovrebbe diversificare le fonti di finanziamento nell'economia dell'UE, favorire gli investimenti transfrontalieri e migliorare l'accesso al credito per le imprese, in particolare le PMI;
4. osserva che, in risposta a un contesto complesso caratterizzato dalla crisi del debito sovrano, dal calo dell'inflazione, dalla contrazione del credito e da una crescita economica lenta, con tassi di interesse prossimi al limite inferiore dello zero, la BCE si è avvalsa di strumenti di politica monetaria non convenzionali;
5. prende atto dell'impatto positivo, ma modesto, del programma di acquisto di attività sulle dinamiche della moneta e del credito, dal momento che i prestiti alle imprese, seppur ancora deboli, hanno tratto beneficio da un graduale allentamento delle norme creditizie, le condizioni per nuovi prestiti hanno continuato ad allentarsi, le richieste respinte sono diminuite, la domanda di credito è aumentata e si è registrata una graduale ripresa degli investimenti privati nei primi tre trimestri del 2015, anche se persistono notevoli differenze tra le economie della zona euro; osserva inoltre che, dall'avvio del suddetto programma, le attese di inflazione a medio termine hanno iniziato ad aumentare, convergendo gradualmente verso l'obiettivo del 2%, mentre i rischi di una trappola deflazionistica sono probabilmente diminuiti; chiede alla BCE di applicare, ove possibile, il programma di acquisto di attività a tutti gli Stati membri senza discriminazioni e nel rispetto delle norme che è tenuta a osservare;
6. si attende che la BCE contribuisca alle politiche economiche generali dell'Unione e al raggiungimento dei relativi obiettivi, conformemente all'articolo 282 del TFUE, a condizione che il suo compito principale concernente la stabilità dei prezzi non sia messo in pericolo;
7. sottolinea che il contributo della BCE comprende sforzi intesi a incrementare i prestiti a tasso ridotto a beneficio dell'economia reale e a favorire la ripresa economica a livello di occupazione, crescita e stabilità;
8. esprime preoccupazione per le possibili conseguenze e gli effetti a lungo termine non intenzionali degli strumenti di politica monetaria non convenzionali della BCE; è consapevole che l'uscita da tali misure sarà una questione complessa che dovrà essere pianificata con attenzione al fine di evitare indesiderate distorsioni del mercato, in particolare per quanto riguarda la gestione adeguata, prudente e tempestiva dell'uscita; chiede alla BCE di monitorare con attenzione i rischi connessi ai propri programmi di acquisto; ribadisce che la politica monetaria non può risolvere i problemi economici e di bilancio esistenti in molti Stati membri e non può sostituirsi alle necessarie riforme strutturali sostenibili e socialmente equilibrate, al risanamento di bilancio e agli investimenti mirati;
9. è prudente riguardo ai potenziali rischi per la stabilità finanziaria provocati dal persistere di bassi tassi di interesse in determinati Stati membri, che potrebbero avere conseguenze negative sulle assicurazioni sulla vita e sui piani previdenziali; riconosce che i tassi d'interesse a lungo termine rappresentano un riflesso delle condizioni macroeconomiche sottostanti e delle scelte di politica monetaria;
10. invita la Commissione a presentare proposte atte a migliorare la vigilanza macroprudenziale e gli strumenti programmatici disponibili per la mitigazione dei rischi nel sistema bancario ombra, alla luce del monito contenuto nella relazione annuale della BCE, secondo cui, vista la costante espansione negli ultimi dieci anni dell'intermediazione creditizia non bancaria (fino a un volume di attività pari a 22 000 miliardi di EUR), sono necessarie ulteriori iniziative per monitorare e valutare le vulnerabilità nel settore bancario ombra in espansione;
11. accoglie con favore l'impegno solenne che la Banca centrale europea si è assunta nell'agosto 2012 di compiere tutti gli sforzi necessari per difendere l'euro;
12. giunge alla conclusione che il programma di acquisto di titoli di debito pubblici e privati sui mercati secondari potrebbe essere più efficace;
13. sottolinea le preoccupazioni espresse nella sentenza della Corte di giustizia dell'UE, del 16 giugno 2015, nella causa C-62/14, la quale afferma che, quando acquista titoli di Stato su mercati secondari, la BCE può essere esposta a un rischio considerevole di perdite e al rischio di dover subire un taglio del debito; osserva che la stessa sentenza chiarisce come ciò non alteri la conclusione secondo cui la BCE può acquistare titoli di Stato sui mercati secondari e che tale acquisto non viola il divieto di finanziamento monetario degli Stati membri;
14. sottolinea che gli elevati e divergenti livelli di indebitamento pubblico e privato in alcuni Stati membri, in aggiunta alle debolezze strutturali tuttora irrisolte del settore bancario, costituiscono un ostacolo alla corretta trasmissione della politica monetaria e che la politica monetaria non convenzionale attuata dalla BCE non è da sola in grado di cambiare questa situazione;
15. esorta gli Stati membri della zona euro soggetti a un programma di aggiustamento macroeconomico ad agire a norma dell'articolo 7, paragrafo 9, del regolamento (UE) n. 472/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 maggio 2013, onde procedere a un audit completo delle proprie finanze pubbliche, al fine, tra l'altro, di analizzare le cause che hanno condotto alla formazione di livelli eccessivi di debito e di riscontrare ogni possibile irregolarità; sottolinea che lo scopo di tale audit dovrebbe essere quello di migliorare la comprensione degli errori del passato e non di avviare un processo di ristrutturazione del debito ad hoc, che potrebbe innescare nuovamente una crisi del debito in alcuni Stati membri;
16. evidenzia che le norme dell'attuale quadro di governance economica dovrebbero essere opportunamente rispettate e applicate, senza operare alcuna differenza tra Stati membri di grandi e piccole dimensioni; ribadisce che rispettare l'obiettivo a medio termine di posizioni di bilancio vicine all'equilibrio o in attivo, in termini corretti per il ciclo economico e al netto di misure una tantum e temporanee, permetterà agli Stati membri di affrontare le normali fluttuazioni cicliche, mantenendo il disavanzo pubblico entro il valore di riferimento del 3% del PIL; ritiene opportuno applicare tutti gli strumenti esistenti nell'ambito del patto di stabilità e crescita rafforzato, al fine di sostenere al meglio la stabilità e la crescita;
17. ribadisce il suo impegno a rispettare l'indipendenza della BCE nella conduzione della politica monetaria, come stabilito dai trattati; reputa che l'indipendenza delle banche centrali sia essenziale per il conseguimento dell'obiettivo di mantenere la stabilità dei prezzi; sottolinea che tutti i governi e le autorità pubbliche nazionali dovrebbero quindi astenersi dal chiedere alla BCE di intraprendere azioni specifiche;
18. ricorda che l'articolo 127 del TFUE stabilisce che, fatto salvo l'obiettivo principale del mantenimento della stabilità dei prezzi, la BCE sostiene le politiche economiche generali nell'Unione, come specificato ulteriormente all'articolo 282 del TFUE;
19. richiama l'attenzione sull'articolo 123 del TFUE, sull'articolo 21 dello statuto del Sistema europeo di banche centrali e sull'articolo 7 del regolamento (CE) n. 3603/93 del Consiglio, del 13 dicembre 1993, che vietano l'acquisto diretto da parte delle banche centrali nazionali o della BCE di titoli di debito emessi dall'UE o da autorità o enti pubblici nazionali; ricorda, tuttavia, che tali acquisti sono consentiti sui mercati secondari;
20. valuta positivamente il tentativo della BCE di rilanciare l'inflazione al di sotto del 2%, ma vicino a questa soglia, in quanto ciò può contribuire al successo di altre politiche dell'UE e rafforzare la competitività, la crescita economica e l'occupazione in Europa, se effettuato congiuntamente a investimenti mirati, riforme strutturali ambiziose e socialmente equilibrate e al risanamento di bilancio;
21. accoglie con favore il passo in avanti compiuto dalla BCE con la pubblicazione dei processi verbali sintetici delle sue riunioni e attende con interesse l'annuncio di provvedimenti aggiuntivi per migliorare la trasparenza dei suoi canali di comunicazione; ritiene che sia ancora possibile conseguire ulteriori miglioramenti, soprattutto nell'ambito del meccanismo di vigilanza unico;
22. giudica con favore la tendenza, ora generalizzata, delle principali banche centrali a spiegare pubblicamente le decisioni monetarie subito dopo averle adottate, pratica che è stata promossa dalla BCE; si compiace in particolare della pubblicazione di procedure più chiare e trasparenti di assistenza di liquidità di emergenza a favore di istituti finanziari solvibili (soprattutto banche nazionali) che si trovano ad affrontare temporanei problemi di liquidità;
23. rammenta la sua richiesta affinché la relazione annuale della BCE fornisca un riscontro alle osservazioni formulate nella relazione annuale del Parlamento; ritiene che sarebbe utile se, assieme alla valutazione delle condizioni monetarie e finanziarie, la BCE potesse fornire, nella dichiarazione a seguito della riunione mensile del suo consiglio direttivo, la propria valutazione dell'entità dei margini di potenziale produttivo nella zona euro;
24. ricorda che il dialogo monetario trimestrale è importante per garantire la trasparenza della politica monetaria nei confronti del Parlamento e del pubblico in generale; accoglie con favore la pratica secondo cui i rappresentanti della BCE forniscono risposte puntuali e dettagliate alle domande dei deputati al Parlamento europeo; valuta altresì positivamente la pratica della BCE di fornire informazioni aggiuntive per iscritto, qualora le risposte fornite durante la discussione non si rivelino pienamente soddisfacenti e/o complete;
25. sottolinea che il ruolo di vigilanza della BCE e la sua funzione di politica monetaria devono essere chiaramente distinti e che l'abbinamento delle due funzioni non dovrebbe dare luogo a conflitti di interesse per la BCE; rammenta in proposito il principio guida secondo cui lo strumento utilizzato per l'elaborazione delle politiche, siano esse monetarie o di vigilanza, dovrebbe essere scelto in funzione dell'obiettivo perseguito e della tematica da affrontare;
26. sottolinea la necessità dell'assunzione di responsabilità democratica in vista delle nuove funzioni conferite alla BCE in materia di vigilanza, nonché del suo ruolo di consulenza per i programmi della Troika e della Quadriga;
27. pone l'accento sull'importanza dell'indipendenza organizzativa del Comitato europeo per il rischio sistemico e invita la BCE a valutare in che modo rafforzarla;
28. invita la BCE a rielaborare totalmente la proposta di creare una completa banca dati analitica dei crediti (Analytical Credit Dataset, Anacredit), tenendo conto in particolare del principio di proporzionalità, e a definire, nel far ciò, valori limite adeguati, onde contenere al massimo gli oneri amministrativi, soprattutto per gli istituti finanziari più piccoli;
29. giudica con favore la disponibilità espressa da Mario Draghi, in occasione del dialogo monetario del 23 settembre 2015, a informare il Parlamento in merito alle posizioni assunte dalla BCE in seno a organizzazioni quali il Consiglio per la stabilità finanziaria o il Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria;
30. rammenta che il ruolo della BCE comprende la tutela della stabilità finanziaria e quindi la necessità di garantire sufficiente liquidità per evitare corse pubbliche agli sportelli di banche solventi connesse alla rete dell'Eurosistema;
31. ricorda che il ruolo della BCE nella Troika e ora nella Quadriga è stato codificato nel "two-pack" (articolo 7 del regolamento (UE) n. 472/2013); prende atto della sentenza della Corte di giustizia, del 16 giugno 2015, nella causa C-62/14, e invita la BCE a tenerne conto nelle sue azioni; esorta la Banca centrale europea a riesaminare e, se necessario, a rafforzare la sua indipendenza dalle decisioni politiche;
32. chiede una valutazione approfondita del modus operandi della Troika e della partecipazione della BCE alla Troika e alla Quadriga, allo scopo di chiarire l'entità delle responsabilità e garantire una maggiore assunzione di responsabilità democratica in fase di adozione e attuazione dei programmi di salvataggio;
33. rammenta la relazione del Parlamento, del 28 febbraio 2014, sull'indagine sul ruolo e le attività della Troika, nella quale si chiede al Parlamento successivo di proseguire i lavori della relazione in questione, elaborarne ulteriormente i risultati principali e approfondire l'esame della questione;
34. invita gli Stati membri, il Consiglio e la BCE a compiere ogni sforzo per garantire l'equilibrio di genere all'interno degli organi decisionali della BCE e a prestare maggiore attenzione a tale aspetto durante il rinnovo dei membri di tali organi, in particolare del consiglio direttivo e del comitato esecutivo;
35. osserva che il 24 novembre 2015 la Commissione ha proposto un sistema di garanzia dei depositi per i depositi bancari nell'intera zona euro;
36. accoglie con favore il progetto dell'Unione dei mercati dei capitali e il suo potenziale nel riequilibrare i canali di finanziamento, non attraverso la diminuzione o il mantenimento al livello attuale delle fonti di finanziamento, ma mediante il loro aumento e la loro diversificazione, contribuendo così a ridurre la dipendenza eccessiva delle economie della zona euro dal sistema bancario e creando un ammortizzatore essenziale per l'Unione monetaria; avverte, tuttavia, che l'Unione dei mercati dei capitali non dovrebbe scoraggiare un sistema bancario basato sul rapporto con il cliente e orientato all'economia reale, dal momento che esso rappresenta la forma di finanziamento più consona per le piccole imprese;
37. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione e alla Banca centrale europea.
Avvio dei negoziati per l'ALS con l'Australia e la Nuova Zelanda
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Risoluzione del Parlamento europeo del 25 febbraio 2016 sull'apertura di negoziati ALS con l'Australia e la Nuova Zelanda (2015/2932(RSP))
– vista la comunicazione della Commissione del 14 ottobre 2015 dal titolo "Commercio per tutti: Verso una politica commerciale e di investimento più responsabile" (COM(2015)0497),
– viste le dichiarazioni congiunte del Presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, e del Presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, con il Primo ministro della Nuova Zelanda, John Key, del 29 ottobre 2015, e con il Primo ministro dell'Australia, Malcolm Turnbull, del 15 novembre 2015,
– visto il quadro di partenariato UE-Australia del 29 ottobre 2008 e la dichiarazione congiunta UE-Nuova Zelanda sulle relazioni e la cooperazione del 21 settembre 2007,
– visti gli altri accordi bilaterali UE-Australia, in particolare l'accordo sul reciproco riconoscimento in materia di valutazione della conformità, certificati e marchi di conformità e l'accordo sul commercio del vino,
– visti gli altri accordi bilaterali UE-Nuova Zelanda, in particolare l'accordo sulle misure sanitarie applicabili agli scambi di animali vivi e di prodotti di origine animale e l'accordo sul reciproco riconoscimento in materia di valutazione della conformità,
– viste le sue precedenti risoluzioni, e in particolare le sue posizioni del 12 settembre 2012 sul progetto di decisione del Consiglio sulla conclusione dell'accordo fra l'Unione europea e l'Australia che modifica l'accordo sul reciproco riconoscimento(1) e del 12 settembre 2012 sul progetto di decisione del Consiglio sulla conclusione dell'accordo fra l'Unione europea e la Nuova Zelanda che modifica l'accordo sul reciproco riconoscimento(2),
– visto il comunicato rilasciato a seguito del vertice dei capi di Stato e di governo dei paesi del G20 tenutosi a Brisbane il 15 e il 16 novembre 2014,
– vista la dichiarazione congiunta del 22 aprile 2015 del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e del ministro degli esteri australiano su un più stretto partenariato UE-Australia e la dichiarazione congiunta del 25 marzo 2014 del Presidente Van Rompuy, del Presidente Barroso e del Primo ministro Key sull'approfondimento del partenariato tra la Nuova Zelanda e l'Unione europea,
– visto il carattere sensibile di alcuni settori agricoli in questi negoziati,
– alla luce del numero già considerevole di accordi in fase di negoziazione tra l'UE e i suoi principali partner commerciali,
– visti l'articolo 207, paragrafo 3, e l'articolo 218 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea,
– vista l'interrogazione alla Commissione sull'apertura di negoziati ALS con l'Australia e la Nuova Zelanda (O-000154/2015 – B8-0101/2016),
– visti l'articolo 128, paragrafo 5, e l'articolo 123, paragrafo 2, del suo regolamento,
A. considerando che l'Australia e la Nuova Zelanda sono tra i partner più antichi e più vicini dell'UE, condividendo valori comuni e impegnati a promuovere la prosperità e la sicurezza all'interno di un sistema basato su regole a livello globale;
B. considerando che UE, Australia e Nuova Zelanda lavorano insieme per affrontare le sfide comuni in un ampio spettro di questioni e cooperano in varie sedi internazionali;
C. considerando che l'UE e la Nuova Zelanda fanno parte dell'accordo sugli appalti pubblici e l'Australia è in fase di adesione a tale accordo;
D. considerando che l'UE, l'Australia e la Nuova Zelanda sono impegnate in negoziati multilaterali per liberalizzare ulteriormente il commercio di beni ecocompatibili (Accordo sui beni ecocompatibili) e il commercio di servizi (TiSA);
E. considerando che l'Australia e la Nuova Zelanda partecipano entrambe ai negoziati recentemente conclusi per un partenariato transpacifico (PTP) e ai negoziati attualmente in corso per un partenariato economico regionale globale (RCEP) nell'Asia orientale, che riunisce i più importanti partner commerciali dell'Australia e della Nuova Zelanda;
F. considerando che l'Australia e la Nuova Zelanda sono due dei soli sei membri dell'OMC che non hanno ancora un accesso preferenziale al mercato dell'UE o negoziati in corso in tal senso;
G. considerando che l'Australia e la Nuova Zelanda sono due paesi in cui vige il pieno rispetto dello Stato di diritto e che attualmente garantiscono un elevato livello di protezione dell'ambiente e di tutela dei diritti umani, sociali e occupazionali;
H. considerando che la conclusione degli accordi di libero scambio UE-Australia e UE-Nuova Zelanda consentirà un approfondimento delle relazioni commerciali e degli investimenti e che non è possibile contemplare se gli accordi pregiudichino la capacità delle parti di introdurre, mantenere o migliorare i loro standard sociali, ambientali o lavorativi;
I. considerando che il 30 luglio 2014 l'UE ha concluso i negoziati per un accordo di partenariato sulle relazioni e la cooperazione UE-Nuova Zelanda e il 22 aprile 2015 per un accordo quadro UE-Australia;
J. considerando che l'UE è il terzo partner commerciale più importante sia per l'Australia che per la Nuova Zelanda, che sono rispettivamente il ventunesimo e il cinquantunesimo partner commerciale dell'UE (2014);
K. considerando che la Nuova Zelanda è uno dei pochi paesi a cui la Commissione riconosce un livello adeguato di protezione dei dati personali;
L. considerando che la conclusione di accordi moderni, ambiziosi, equilibrati e globali innalzerebbe le relazioni economiche ad un nuovo livello;
M. considerando che al Parlamento verrà chiesto se approvare i potenziali ALS UE-Australia e UE-Nuova Zelanda;
1. sottolinea l'importanza di approfondire le relazioni tra l'UE e la regione Asia-Pacifico per la crescita economica in Europa e sottolinea che ciò si riflette nella politica commerciale dell'Unione europea; riconosce che l'Australia e la Nuova Zelanda rappresentano una componente fondamentale di tale strategia e che l'ampliamento e l'approfondimento del commercio con detti partner può contribuire al conseguimento di tale obiettivo;
2. plaude all'Australia e alla Nuova Zelanda per il loro impegno forte e coerente nell'ambito dell'ordine del giorno commerciale multilaterale;
3. ritiene che il pieno potenziale delle strategie di cooperazione bilaterali e regionali dell'Unione possa essere realizzato solo mediante la conclusione di accordi di libero scambio di alta qualità con Australia e Nuova Zelanda, in uno spirito di reciprocità e di vantaggi per entrambe le parti, senza in alcun caso compromettere o spostare risorse e attenzione dall'ambizione di realizzare progressi a livello multilaterale o dall'attuazione di accordi multilaterali o bilaterali già conclusi;
4. ritiene che il negoziato di due accordi distinti di libero scambio moderni, ambiziosi, equilibrati e completi con l'Australia e la Nuova Zelanda, in conformità delle specifiche caratteristiche di queste due economie, costituisca un modo pragmatico di approfondire i partenariati bilaterali e di rafforzare ulteriormente le esistenti relazioni bilaterali già mature in materia di scambi e investimenti, e contribuirebbe ad attenuare i potenziali effetti diversivi del PTP recentemente concluso; prevede che l'esito dei negoziati possa fungere da modello per i futuri accordi di libero scambio;
5. invita la Commissione a studiare in modo approfondito, durante l'esercizio esplorativo, tutte le ulteriori opportunità di accesso al mercato offerte agli operatori economici europei, in particolare alle PMI, dai possibili accordi di libero scambio con l'Australia e la Nuova Zelanda e a ponderare questi elementi contro eventuali interessi difensivi, visto che sia l'Australia che la Nuova Zelanda hanno mercati già relativamente aperti e tariffe molto basse a confronto internazionale;
6. sottolinea che accordi ambiziosi tra queste tre economie avanzate devono affrontare, in modo significativo, gli investimenti, gli scambi di beni e servizi (basandosi sulle recenti raccomandazioni del Parlamento europeo per quanto riguarda lo spazio politico e i settori sensibili), il commercio elettronico, gli appalti pubblici, l'energia, le imprese statali, la concorrenza, la lotta alla corruzione, le questioni normative quali le barriere di tipo sanitario e fitosanitario, la ricerca tecnologica e, soprattutto, le esigenze delle PMI, e possono risultare vantaggiosi per la governance dell'economia globale grazie ad una convergenza e ad una cooperazione rafforzate in materia di norme internazionali, senza abbassare i livelli di protezione dei consumatori (ad esempio, la sicurezza alimentare), ambientale (ad esempio salute e welfare degli animali, sanità delle piante) o sociale e del lavoro;
7. sottolinea che gli eventuali accordi dovrebbero tenere pienamente conto, in un apposito capitolo, delle esigenze e degli interessi delle PMI legati alle questioni concernenti l'agevolazione dell'accesso ai mercati, onde creare concrete opportunità commerciali;
8. considera che un capitolo solido e ambizioso sullo sviluppo sostenibile, che riguardi, tra l'altro, le norme fondamentali del lavoro, le quattro convenzioni prioritarie dell'OIL in materia di governance e gli accordi ambientali multilaterali, sia una parte indispensabile di qualsiasi potenziale accordo di libero scambio; ritiene che l'accordo debba anche prevedere l'istituzione di un forum congiunto della società civile il quale monitori e valuti la sua attuazione nonché le modalità con cui le parti rispettano gli impegni e gli obblighi assunti in materia di diritti umani, norme del lavoro e tutela ambientale;
9. rileva che l'agricoltura è un settore molto sensibile e che un esito finale, equilibrato nei capitoli relativi all'agricoltura e alla pesca debba tenere in debito conto gli interessi di tutti i produttori europei, ad esempio i produttori di carne, latticini, zucchero, cereali e tessili e quelli nelle regioni ultraperiferiche, ad esempio con l'introduzione di periodi transitori o di quote adeguate o evitando di impegnarsi nei settori più sensibili; ritiene che solo allora possa aumentare la competitività ed avvantaggiare sia i consumatori che i produttori; chiede l'inserimento di efficaci misure bilaterali di salvaguardia per evitare un'impennata delle importazioni che potrebbe determinare, o minacciare di determinare, un grave danno per i produttori europei nei settori sensibili e l'attuazione di misure specifiche di protezione delle produzioni sensibili delle RUP, in particolare l'esclusione degli zuccheri speciali;
10. sottolinea che i negoziati dovranno portare a disposizioni forti e applicabili in materia di riconoscimento e protezione dei diritti di proprietà intellettuale, comprese le indicazioni geografiche (IG);
11. invita la Commissione ad effettuare, quanto prima possibile, valutazioni di impatto sulla sostenibilità globale dei potenziali accordi in vista di poter valutare a fondo i possibili vantaggi e perdite che comporterebbe un rafforzamento delle relazioni commerciali e di investimento dell'UE con l'Australia e la Nuova Zelanda, a beneficio delle rispettive popolazioni e imprese, comprese le regioni ultraperiferiche e i paesi e territori d'oltremare;
12. invita la Commissione a subordinare l'apertura di negoziati con Australia e Nuova Zelanda all'impegno, in via preliminare, di tutte le parti a condurre negoziati nel modo più trasparente possibile e nel pieno rispetto delle migliori pratiche definite in altri negoziati e tramite un dialogo costante con i partner sociali e la società civile, e ad inserire il livello di ambizione previsto a questo proposito nell'esercizio esplorativo;
13. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri e ai governi e ai parlamenti di Australia e Nuova Zelanda.
Introduzione di sistemi compatibili per la registrazione degli animali da compagnia negli Stati membri
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Risoluzione del Parlamento europeo del 25 febbraio 2016 sull'introduzione di sistemi compatibili per la registrazione degli animali da compagnia negli Stati membri (2016/2540(RSP))
– vista la dichiarazione della Commissione, del 4 febbraio 2016, sull'introduzione di sistemi compatibili per la registrazione degli animali da compagnia negli Stati membri,
– visto l'articolo 43 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), relativo al funzionamento della politica agricola comune,
– visto l'articolo 114 TFUE, relativo all'instaurazione e al funzionamento del mercato interno,
– visto l'articolo 168, paragrafo 4, lettera b), TFUE, relativo a misure nei settori veterinario e fitosanitario,
– visto l'articolo 169 TFUE, relativo alle misure di protezione dei consumatori,
– visto l'articolo 13 TFUE, che prevede che l'Unione e gli Stati membri, nella formulazione e nell'attuazione delle politiche dell'Unione, tengano pienamente conto delle esigenze in materia di benessere degli animali in quanto esseri senzienti,
– visti il regolamento (UE) n. 576/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 giugno 2013, sui movimenti a carattere non commerciale di animali da compagnia e il regolamento di esecuzione (UE) n. 577/2013 della Commissione, del 28 giugno 2013, relativo ai modelli dei documenti di identificazione per i movimenti a carattere non commerciale di cani, gatti e furetti, alla definizione di elenchi di territori e paesi terzi, e ai requisiti relativi al formato, all'aspetto e alle lingue delle dichiarazioni attestanti il rispetto di determinate condizioni di cui al regolamento (UE) n. 576/2013,
– vista la direttiva 92/65/CEE del Consiglio, del 13 luglio 1992, che stabilisce norme sanitarie per gli scambi e le importazioni nella Comunità di animali, sperma, ovuli e embrioni non soggetti alle norme sanitarie stabilite nella legislazione comunitaria specifica di cui all'allegato A, sezione I, della direttiva 90/425/CEE,
– vista la sua posizione del 15 aprile 2014 sulla proposta di regolamento relativo alla sanità animale(1),
– viste le conclusioni della 3050a sessione del Consiglio "Agricoltura e Pesca" del 29 novembre 2010 relativamente al benessere di cani e gatti,
– visto il regolamento (CE) n. 338/97 del Consiglio, del 9 Dicembre 1996, relativo alla protezione di specie della flora e della fauna selvatiche mediante il controllo del loro commercio,
– visto il regolamento di esecuzione (UE) n. 792/2012 della Commissione, del 23 agosto 2012, che stabilisce norme sulla struttura delle licenze, dei certificati e degli altri documenti previsti dal regolamento (CE) n. 338/97 del Consiglio relativo alla protezione di specie della flora e della fauna selvatiche mediante il controllo del loro commercio e che modifica il regolamento (CE) n.865/2006 della Commissione,
– vista la sua risoluzione del 19 maggio 2015 su un'assistenza sanitaria più sicura in Europa: migliorare la sicurezza del paziente e combattere la resistenza antimicrobica(2),
– viste le conclusioni dello studio del Think tank strategico multisettoriale, interprofessionale e interdisciplinare sulle zoonosi degli animali da compagnia (CALLISTO),
– visti i primi risultati dello studio UE sul benessere di cani e gatti oggetto di pratiche commerciali condotto in dodici Stati membri, conformemente alla dichiarazione della Commissione allegata al regolamento (UE) n. 576/2013,
– visto l'articolo 123, paragrafi 2 e 4, del suo regolamento,
A. considerando che la Commissione ha finanziato uno studio sul benessere di cani e gatti oggetto di pratiche commerciali;
B. considerando che organizzazioni non governative, organismi di contrasto, autorità competenti e veterinari hanno dimostrato un incremento del traffico illegale degli animali da compagnia, che comporta diffuse violazioni del regime di trasporto di tali animali, l'elusione dei controlli e la falsificazione dei documenti;
C. considerando che, secondo le organizzazioni non governative, gli organismi di contrasto e le autorità competenti, il commercio illegale di animali da compagnia (ivi compresi gli animali selvatici ed esotici) è collegato alla criminalità organizzata e a forme gravi di criminalità;
D. considerando che, nonostante i recenti progressi, permangono profonde preoccupazioni quanto alle informazioni fornite nei passaporti per animali da compagnia, in particolare in ordine alla possibilità di comprovare l'esattezza dell'età indicata per un determinato animale;
E. considerando che gli animali da compagnia oggetto di commercio illegale sono spesso allevati in cattive condizioni, hanno avuto una scarsa socializzazione e sono maggiormente esposti al rischio di malattie; che il 70 % delle nuove malattie insorte negli esseri umani negli ultimi decenni sono di origine animale e che gli animali comunemente tenuti come animali da compagnia sono portatori di numerose zoonosi, compresa la rabbia;
F. considerando che la maggioranza degli Stati membri ha già introdotto prescrizioni di qualche tipo per la registrazione e/o l'identificazione degli animali da compagnia; che la maggior parte di tali banche dati non sono ancora compatibili e che la tracciabilità degli animali da compagnia è limitata in caso di movimenti all'interno dell'Unione;
G. considerando che prescrizioni compatibili in materia di identificazione e registrazione degli animali da compagnia rappresenterebbero un notevole passo avanti per la protezione del benessere degli animali e della salute pubblica e animale e assicurerebbero un'efficace tracciabilità degli animali da compagnia all'interno dell'Unione;
H. considerando che alcuni Stati membri (ad esempio i Paesi Bassi e il Belgio) dispongono già di elenchi positivi per il possesso e/o la vendita di animali da compagnia;
1. pone l'accento sull'importante ruolo degli animali da compagnia nella vita di milioni di persone e famiglie in tutta l'UE e ribadisce che i proprietari dovrebbero poter viaggiare nell'Unione con i propri animali in modo sicuro e controllato;
2. si compiace dei miglioramenti al regime di trasporto degli animali da compagnia introdotti dal regolamento (UE) n. 576/2013, tra cui le caratteristiche supplementari di sicurezza contenute nel passaporto degli animali e gli ulteriori miglioramenti che seguiranno una volta adottata dai colegislatori la legislazione sulla sanità animale;
3. prende atto con preoccupazione delle prove fornite da organizzazioni non governative, organismi di contrasto, autorità competenti e veterinari, le quali indicano chiaramente il crescente abuso del regime di trasporto degli animali da compagnia, sfruttato per fini commerciali;
4. rileva che l'assenza di vaccinazioni, di opportuni trattamenti antivirali e di cure sanitarie e veterinarie tra gli animali da compagnia oggetto di commercio illegale spesso determina la necessità di somministrare loro antibiotici; sottolinea che tale pratica aumenta il rischio di resistenza antimicrobica;
5. rileva con preoccupazione il crescente commercio, legale e illegale, di animali selvatici tenuti normalmente come animali da compagnia; osserva che il fatto di tenere animali selvatici come animali da compagnia compromette in maniera significativa il benessere dei singoli animali e mette a repentaglio la sicurezza e la salute umana; rileva che tale commercio ha gravi effetti sulla conservazione delle specie catturate in natura a fini commerciali; invita la Commissione ad adottare misure risolute ed efficaci per contrastare il commercio illegale di animali da compagnia, inclusi gli animali selvatici tenuti come animali da compagnia;
6. riconosce che, sebbene molti Stati membri siano dotati di sistemi obbligatori per l'identificazione e la registrazione degli animali da compagnia, esistono differenze per quanto riguarda il tipo di informazioni registrate, gli animali soggetti a obbligo di identificazione e registrazione e il livello amministrativo al quale tali informazioni sono detenute;
7. osserva che l'introduzione di sistemi compatibili relativamente alle prescrizioni in materia di identificazione e registrazione per i cani (Canis lupus familiaris) e i gatti (Felis silvestris catus) ridurrebbe le possibilità di falsificazione dei documenti e di commercio illegale, migliorando in tal modo il benessere degli animali, tutelando la salute pubblica e la salute animale e assicurando un'efficace tracciabilità all'interno dell'Unione;
8. invita la Commissione, al momento dell'entrata in vigore del regolamento relativo alle malattie animali trasmissibili ("normativa in materia di sanità animale"), ad adottare senza indugio un atto delegato per definire, conformemente agli articoli 109 e 118 di tale regolamento, le norme concernenti sistemi dettagliati e compatibili relativamente ai mezzi e ai metodi di identificazione e registrazione di cani (Canis lupus familiaris) e gatti (Felis silvestris catus); sottolinea che i dati personali dei venditori e dei proprietari di animali da compagnia devono essere rispettati conformemente alle pertinenti norme giuridiche dell'Unione in materia di protezione dei dati personali;
9. invita la Commissione, al momento dell'entrata in vigore del regolamento relativo alle malattie animali trasmissibili, a considerare l'adozione di atti delegati per definire, conformemente agli articoli 109 e 118 di tale regolamento, le norme concernenti sistemi dettagliati e compatibili relativamente ai mezzi e ai metodi di identificazione e registrazione degli animali da compagnia di cui all'allegato I del regolamento medesimo;
10. esorta la Commissione a pubblicare senza indugio le conclusioni dello studio sul benessere di cani e gatti oggetto di pratiche commerciali;
11. è dell'avviso che l'introduzione di sistemi compatibili per l'identificazione e la registrazione degli animali da compagnia nell'UE comporterà benefici che vanno al di là del semplice contrasto del commercio illegale; ritiene che tali benefici includano la tracciabilità dei focolai di malattia, la lotta al maltrattamento degli animali e la risposta ad altre preoccupazioni in materia di benessere animale;
12. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione.
– viste le sue precedenti risoluzioni sullo Yemen, in particolare quella del 9 luglio 2015 sulla situazione nello Yemen(1),
– vista la dichiarazione comune rilasciata il 10 gennaio 2016 dal vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR), Federica Mogherini, e dal commissario per gli aiuti umanitari e la gestione delle crisi, Christos Stylianides, sull'attacco alla struttura sanitaria di Medici senza frontiere (MSF) nello Yemen,
– viste la dichiarazione resa il 15 dicembre 2015 dal portavoce del Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) sulla ripresa dei colloqui sullo Yemen sotto l'egida delle Nazioni Unite, e la dichiarazione comune sullo Yemen rilasciata il 2 ottobre 2015 dal VP/AR, Federica Mogherini, e dal commissario per gli aiuti umanitari e la gestione delle crisi, Christos Stylianides,
– viste le conclusioni del Consiglio "Affari esteri" sullo Yemen, in particolare quelle del 20 aprile 2015,
– viste le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sullo Yemen, in particolare le risoluzioni 2216 (2015), 2201 (2015) e 2140 (2014),
– viste le dichiarazioni sullo Yemen del 10 gennaio 2016 e dell'8 gennaio 2016 del portavoce del Segretario generale delle Nazioni Unite,
– visto l'articolo 123, paragrafi 2 e 4, del suo regolamento,
A. considerando che l'attuale crisi nello Yemen è il risultato dell'incapacità dei governi che si sono succeduti di rispondere alle legittime aspirazioni del popolo yemenita alla democrazia, allo sviluppo economico e sociale, alla stabilità e alla sicurezza; che tale incapacità ha creato le condizioni per lo scoppio di un violento conflitto, in quanto non si è riusciti a dare vita a un governo inclusivo e a garantire un'equa ripartizione dei poteri e sono state sistematicamente ignorate le numerose tensioni tribali, la diffusa insicurezza e la paralisi economica del paese;
B. considerando che l'intervento militare a guida saudita nello Yemen, richiesto dal presidente yemenita Abd Rabbuh Mansur Hadi, compreso l'uso di bombe a grappolo bandite a livello internazionale, ha portato a una situazione umanitaria disastrosa che interessa la popolazione in tutto il paese, ha gravi implicazioni per la regione e costituisce una minaccia per la pace e la sicurezza a livello internazionale; che membri della popolazione civile yemenita, già esposta a condizioni di vita terribili, sono le principali vittime dell'attuale escalation militare;
C. considerando che i ribelli houthi hanno posto sotto assedio la città di Ta'izz, la terza città dello Yemen, ostacolando la fornitura di aiuti umanitari; che secondo Stephen O'Brien, sottosegretario generale delle Nazioni Unite per gli affari umanitari e coordinatore degli aiuti d'emergenza, i circa 200 000 civili intrappolati nella città hanno un disperato bisogno di acqua potabile, cibo, cure mediche e altri tipi di assistenza di primo soccorso e protezione;
D. considerando che dall'inizio del conflitto sono state uccise almeno 5 979 persone, quasi la metà delle quali civili, e 28 208 sono rimaste ferite; che tra le vittime si contano centinaia di donne e bambini; che l'impatto umanitario sulla popolazione civile degli attuali scontri tra le diverse milizie, dei bombardamenti e dell'interruzione della fornitura dei servizi essenziali sta raggiungendo proporzioni allarmanti;
E. considerando che, secondo la rassegna del fabbisogno umanitario 2016 (HNO), pubblicata nel novembre 2015, 21,2 milioni di persone (l'82% della popolazione) hanno ormai bisogno di una qualche forma di assistenza umanitaria; che, analogamente, secondo le attuali stime quasi 2,1 milioni di persone sono malnutrite, compresi oltre 1,3 milioni di bambini affetti da malnutrizione acuta grave;
F. considerando che nel 2015 l'UE ha stanziato 52 milioni di EUR in nuovi aiuti umanitari per la crisi nello Yemen e il suo impatto nel Corno d'Africa; che l'UE fornirà fino a 2 milioni di EUR per la creazione del meccanismo di verifica e ispezione delle Nazioni Unite (UNVIM) per le spedizioni commerciali verso lo Yemen, facilitando così la libera fornitura di beni commerciali e di aiuti umanitari al paese;
G. considerando che, secondo molteplici segnalazioni, gli attacchi aerei della coalizione militare a guida saudita nello Yemen hanno colpito bersagli civili, tra cui ospedali, scuole, mercati, magazzini cerealicoli, porti e un campo di sfollati, danneggiando gravemente infrastrutture essenziali per la fornitura degli aiuti e contribuendo alla grave carenza di generi alimentari e di carburante nel paese; che il 10 gennaio 2016 è stato bombardato nello Yemen settentrionale un ospedale finanziato da MSF e ciò ha provocato la morte di almeno sei persone e il ferimento di una dozzina, tra cui membri del personale di MSF, oltre a danneggiare gravemente le strutture mediche; che si tratta dell'ultimo di una serie di attacchi ai danni di strutture mediche; che anche numerosi monumenti storici e siti archeologici sono stati distrutti o danneggiati irrimediabilmente, comprese alcune parti della città vecchia di Sana'a, sito patrimonio mondiale dell'Unesco;
H. considerando che, a causa di capacità portuali ridotte e della congestione derivante da infrastrutture e strutture danneggiate, solo il 15% del volume pre-crisi delle importazioni di carburante riesce a giungere nel paese; che, secondo il quadro integrato di classificazione della sicurezza alimentare (IPC) dell'Organizzazione per l'alimentazione e l'agricoltura, otto governatorati, vale a dire Sa'da, Hajja, Hodeida, Ta'izz, al-Dali, Lahj, Abyan e Hadramawt, sono attualmente classificati a livello di emergenza per quanto riguarda la sicurezza alimentare;
I. considerando che, stando all'organizzazione Save the Children, in almeno 18 dei 22 governatorati del paese gli ospedali sono stati chiusi o gravemente danneggiati a causa dei combattimenti o della mancanza di carburante; che, in particolare, sono stati chiusi 153 centri sanitari che in precedenza fornivano nutrimento a oltre 450 000 bambini a rischio, insieme a 158 ambulatori che erogavano servizi di assistenza sanitaria di base a quasi mezzo milione di bambini al di sotto dei cinque anni;
J. considerando che, secondo l'UNICEF, il conflitto nello Yemen ha avuto pesanti ricadute anche sull'accesso dei bambini all'istruzione, che ha smesso di funzionare per quasi 2 milioni di minori, con la chiusura di 3 584 scuole, ossia una su quattro; che 860 di tali scuole sono danneggiate oppure sono utilizzate come rifugio per gli sfollati;
K. considerando che il 15 dicembre 2015 è stato dichiarato un cessate il fuoco nell'intero paese, che tuttavia è stato subito ampiamente violato; che i colloqui di pace tra le parti belligeranti, svoltisi a metà dicembre 2015 in Svizzera, non hanno portato ad alcuna svolta importante in vista della fine del conflitto; che la ripresa dei negoziati di pace guidati dall'ONU, sotto l'egida dell'inviato speciale delle Nazioni Unite per lo Yemen, Ismail Ould Cheikh Ahmed, prevista per il 14 gennaio 2016, è stata temporaneamente rinviata per il perdurare delle violenze;
L. considerando che la situazione nello Yemen comporta gravi rischi per la stabilità della regione, in particolare nel Corno d'Africa, nel Mar Rosso e nel resto del Medio Oriente; che al-Qaeda nella penisola araba (AQAP) è riuscita a sfruttare il deterioramento della situazione politica e di sicurezza nello Yemen, espandendo la propria presenza e aumentando il numero e la portata dei propri attacchi terroristici; che il cosiddetto Stato islamico (ISIS)/Daesh ha consolidato la propria presenza nello Yemen e ha sferrato attacchi terroristici contro moschee sciite, uccidendo centinaia di persone;
M. considerando che uno Yemen stabile, sicuro e dotato di un governo efficiente risulta essenziale ai fini degli sforzi internazionali volti a combattere l'estremismo e la violenza nella regione e oltre, nonché per la pace e la stabilità all'interno del paese stesso;
N. considerando che alcuni Stati membri dell'UE hanno continuato ad autorizzare il trasferimento di armi e articoli correlati verso l'Arabia Saudita dopo l'inizio della guerra; che tali trasferimenti violano la posizione comune 2008/944/PESC sul controllo delle esportazioni di armi, che esclude esplicitamente il rilascio di licenze relative ad armi da parte degli Stati membri laddove vi sia il rischio evidente che la tecnologia o le attrezzature militari da esportare possano essere utilizzate per commettere gravi violazioni del diritto umanitario internazionale e per compromettere la pace, la sicurezza e la stabilità regionali;
1. esprime profonda preoccupazione per l'allarmante deterioramento della situazione umanitaria nello Yemen, caratterizzata da una diffusa insicurezza alimentare e una grave malnutrizione, da attacchi indiscriminati contro civili, personale medico e operatori umanitari e dalla distruzione delle infrastrutture civili e mediche a causa del preesistente conflitto interno, dell'intensificarsi degli attacchi aerei ad opera della coalizione guidata dall'Arabia Saudita, dei combattimenti a terra e dei bombardamenti, nonostante i ripetuti appelli per una nuova cessazione delle ostilità; deplora profondamente la perdita di vite umane causata dal conflitto e le sofferenze delle persone rimaste coinvolte negli scontri, ed esprime il proprio cordoglio alle famiglie delle vittime; riafferma il proprio impegno a continuare a sostenere lo Yemen e il popolo yemenita;
2. esprime grave preoccupazione per gli attacchi aerei da parte della coalizione a guida saudita e il blocco navale da essa imposto allo Yemen, che hanno causato la morte di migliaia di persone, hanno ulteriormente destabilizzato il paese, stanno distruggendo le sue infrastrutture fisiche, hanno creato un'instabilità che è stata sfruttata dalle organizzazioni terroristiche ed estremiste, quali l'ISIS/Daesh e l'AQAP, e hanno aggravato una situazione umanitaria già critica; condanna fermamente anche le azioni destabilizzanti e violente condotte dai ribelli houthi, che sono sostenuti dall'Iran, compreso l'assedio della città di Ta'izz, che ha avuto, tra l'altro, conseguenze umanitarie disastrose per gli abitanti;
3. sottolinea la necessità di un'azione umanitaria coordinata sotto la guida delle Nazioni Unite ed esorta tutti i paesi a contribuire a far fronte alle esigenze umanitarie; esorta tutte le parti a consentire l'ingresso e la distribuzione di generi alimentari, farmaci e carburante di cui vi è un urgente bisogno nonché di altre forme di assistenza necessaria, tramite le Nazioni Unite e i canali umanitari internazionali, al fine di soddisfare le necessità impellenti dei civili colpiti dalla crisi, secondo i principi di imparzialità, neutralità e indipendenza; chiede una tregua umanitaria affinché l'assistenza di primo soccorso possa essere fornita con urgenza alla popolazione yemenita; ricorda che è pertanto essenziale facilitare ulteriormente l'accesso delle navi mercantili allo Yemen;
4. invita tutte le parti a rispettare il diritto umanitario internazionale e il diritto internazionale in materia di diritti umani, a garantire la protezione dei civili e ad astenersi dall'attaccare direttamente le infrastrutture civili, soprattutto le strutture sanitarie e gli impianti idrici; esige un'indagine indipendente su tutte le accuse di abusi, torture, uccisioni mirate di civili e altre violazioni del diritto internazionale in materia di diritti umani e del diritto umanitario internazionale;
5. ricorda a tutte le parti che gli ospedali e il personale medico sono esplicitamente tutelati dal diritto umanitario internazionale e che un attacco deliberato contro i civili e le infrastrutture civili costituisce un crimine di guerra; chiede un'indagine imparziale e indipendente su tutte le presunte violazioni del diritto umanitario internazionale e del diritto internazionale in materia di diritti umani, come pure sui recenti attacchi che hanno preso di mira le infrastrutture e il personale umanitario; invita tutte le parti a rispettare i diritti umani e le libertà di tutti i cittadini yemeniti e sottolinea l'importanza di migliorare la sicurezza di tutti coloro che lavorano per le missioni umanitarie e di pace nel paese, compresi gli operatori umanitari, i medici e i giornalisti;
6. chiede all'UE di promuovere con efficacia il rispetto del diritto umanitario internazionale, come stabilito nei pertinenti orientamenti dell'UE; sottolinea in particolare la necessità che l'UE metta in evidenza, nel suo dialogo politico con l'Arabia Saudita, l'esigenza di rispettare il diritto umanitario internazionale e, qualora tale dialogo risulti infruttuoso, che consideri ulteriori misure in conformità degli orientamenti dell'Unione volti a promuovere l'osservanza del diritto umanitario internazionale;
7. invita il VP/AR ad avviare un'iniziativa finalizzata all'imposizione da parte dell'UE di un embargo sulle armi nei confronti dell'Arabia Saudita, tenuto conto delle gravi accuse di violazione del diritto umanitario internazionale da parte di tale paese nello Yemen e del fatto che il continuo rilascio di licenze di vendita di armi all'Arabia Saudita violerebbe pertanto la posizione comune 2008/944/PESC del Consiglio dell'8 dicembre 2008;
8. ritiene che l'Arabia Saudita e l'Iran siano la chiave per risolvere la crisi, ed esorta entrambi a operare in modo pragmatico e in buona fede per porre fine ai combattimenti nello Yemen;
9. sottolinea che soltanto una soluzione al conflitto politica, inclusiva e negoziata può ripristinare la pace e preservare l'unità, la sovranità, l'indipendenza e l'integrità territoriale dello Yemen; esorta tutte le parti a impegnarsi quanto prima, in buona fede e senza condizioni preliminari, in un nuovo ciclo di negoziati di pace sotto l'egida delle Nazioni Unite, anche superando le loro divergenze attraverso il dialogo e le consultazioni, rifiutando gli atti di violenza finalizzati al raggiungimento di obiettivi politici e astenendosi da provocazioni e da tutte le azioni unilaterali volte a compromettere la soluzione politica; sostiene gli sforzi dell'inviato speciale delle Nazioni Unite, Ismail Ould Cheikh Ahmed, volti a tenere colloqui di pace sotto l'egida delle Nazioni Unite sulla base dell'iniziativa del Consiglio di cooperazione del Golfo, come pure l'esito della conferenza sul dialogo nazionale e le pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, in particolare le risoluzioni 2140 (2014) e 2216 (2015);
10. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al Segretario generale delle Nazioni Unite, al Segretario generale del Consiglio di cooperazione del Golfo, al Segretario generale della Lega degli Stati arabi e al governo dello Yemen.