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Procedura : 2016/2052(INI)
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Ciclo del documento : A8-0316/2016

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A8-0316/2016

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PV 21/11/2016 - 15
CRE 21/11/2016 - 15

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CRE 22/11/2016 - 5.8
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Martedì 22 novembre 2016 - Strasburgo
Unione europea della difesa
P8_TA(2016)0435A8-0316/2016

Risoluzione del Parlamento europeo del 22 novembre 2016 sull'Unione europea della difesa (2016/2052(INI))

Il Parlamento europeo,

–  visto il trattato di Lisbona,

–  visto il titolo V del trattato sull'Unione europea (TUE),

–  visto l'articolo 42, paragrafo 6, TUE relativo alla cooperazione strutturata permanente,

–  visto l'articolo 42, paragrafo 7, TUE relativo all'alleanza di difesa,

–  visto il protocollo n. 1 sul ruolo dei parlamenti nazionali nell'Unione europea,

–  visto il protocollo n. 2 sull'applicazione dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità,

–  viste le conclusioni del Consiglio europeo del 18 dicembre 2013 e del 25-26 giugno 2015,

–  viste le conclusioni del Consiglio del 25 novembre 2013 e del 18 novembre 2014 sulla politica di sicurezza e di difesa comune,

–  vista la sua risoluzione del 13 aprile 2016 sull'UE in un contesto globale in evoluzione - Un mondo maggiormente connesso, contestato e complesso(1),

–  vista la sua risoluzione del 22 novembre 2012 sulle clausole di difesa reciproca e di solidarietà dell'UE: dimensioni politiche ed operative(2),

–  vista la sua risoluzione del 14 gennaio 2009 sulla situazione dei diritti fondamentali nell'Unione europea 2004-2008(3) che, al paragrafo 89, rammenta che "i diritti fondamentali sono validi anche all'interno delle caserme e si applicano anche integralmente ai cittadini in divisa", e "raccomanda agli Stati membri di garantire che i diritti fondamentali siano osservati anche nell'ambito delle Forze armate",

–  viste le conclusioni finali delle conferenze interparlamentari sulla politica estera e di sicurezza comune (PESC) e sulla politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) dell'8 aprile 2016 all'Aia, del 6 settembre 2015 a Lussemburgo, del 6 marzo 2015 a Riga, del 7 novembre 2014 a Roma, del 4 aprile 2014 ad Atene, del 6 settembre 2013 a Vilnius, del 25 marzo 2013 a Dublino e del 10 settembre 2012 a Pafos,

–  vista la recente dichiarazione del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR), in occasione del "Gymnich meeting" tra i ministri degli Esteri dell'UE del 2 settembre 2016, con la quale si ribadiva la "finestra di opportunità" verso il raggiungimento di progressi concreti tra gli Stati membri in materia di difesa;

–  visto il documento intitolato "Visione condivisa, azione comune: un'Europa più forte. Una strategia globale per la politica estera e di sicurezza dell'Unione europea", presentato dal VP/AR il 28 giugno 2016,

–  vista la relazione intermedia del VP/AR e del direttore dell'Agenzia europea per la difesa, del 7 luglio 2014, sull'attuazione delle conclusioni del Consiglio europeo del dicembre 2013,

–  vista la comunicazione della Commissione del 24 luglio 2013 dal titolo "Verso un settore della difesa e della sicurezza più concorrenziale ed efficiente" (COM(2013)0542),

–  vista la relazione della Commissione del 24 giugno 2014 dal titolo "Un nuovo corso per la difesa europea",

–  vista la relazione della Commissione dell'8 maggio 2015 relativa all'attuazione della sua comunicazione sulla difesa,

–  viste le valutazioni della direttiva 2009/81/CE del 13 luglio 2009 relativa al coordinamento delle procedure per l'aggiudicazione di taluni appalti di lavori, di forniture e di servizi nei settori della difesa e della sicurezza da parte delle amministrazioni aggiudicatrici/degli enti aggiudicatori, e della direttiva 2009/43/CE sui trasferimenti all'interno dell'UE di prodotti per la difesa,

–  vista la dichiarazione congiunta dell'8 luglio 2016 dei presidenti del Consiglio europeo e della Commissione e del Segretario generale della NATO,

–  viste la comunicazione congiunta dell'11 dicembre 2013 del VP/AR e della Commissione dal titolo "L'approccio globale dell'UE alle crisi e ai conflitti esterni" (JOIN(2013)0030) e le relative conclusioni del Consiglio del 12 maggio 2014,

–  vista la dichiarazione dei ministri italiani della Difesa e degli Affari esteri, del 10 agosto 2016, che chiede una "Schengen della difesa",

–  vista la dichiarazione congiunta dei ministri degli Esteri di Germania e Francia, del 28 giugno 2016, sul tema "Un'Europa forte in un mondo di incertezze",

–  vista la possibile separazione del Regno Unito dall'UE,

–  visti i risultati dell'Eurobarometro 85.1 del giugno 2016,

–  visto l'articolo 52 del suo regolamento,

–  visti la relazione della commissione per gli affari esteri e i pareri della commissione per i bilanci, della commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori e della commissione per gli affari costituzionali (A8-0316/2016),

A.  considerando che, negli ultimi anni, la situazione della sicurezza all'interno e attorno all'Europa è considerevolmente peggiorata e ha dato luogo ad ardue sfide senza precedenti che nessun paese o organizzazione è capace di affrontare da solo; che l'Europa è sottoposta alla minaccia del terrorismo all'interno del suo territorio oggi più che mai, mentre il terrorismo e la piaga di violenze costanti continuano a dilagare nel Nord Africa e in Medio Oriente; che la solidarietà e la resilienza richiedono all'UE l'adozione di posizioni e azioni comuni e sistematiche, anche di concerto con i nostri alleati e i paesi terzi; che prevenire, condividere le informazioni sensibili in materia di sicurezza, porre fine ai conflitti armati, arrestare le estese violazioni dei diritti dell'uomo, diffondere la democrazia e lo Stato di diritto e combattere il terrorismo sono priorità per l'UE e i suoi cittadini che dovrebbero essere perseguite sia all'interno che all'esterno dei confini dell'Unione, anche mediante l'istituzione di un genio militare per rispondere a sfide di natura eminentemente pratica collegate ai cambiamenti climatici e alle catastrofi naturali nei paesi terzi; che l'Europea dovrebbe essere più forte e più rapida nelle situazioni di minaccia reale;

B.  considerando che il terrorismo, le minacce ibride, la volatilità economica, l'insicurezza informatica ed energetica, la criminalità organizzata e i cambiamenti climatici rappresentano le principali sfide per la sicurezza in un mondo sempre più complesso e interconnesso, nel quale l'UE dovrebbe adoperarsi per trovare mezzi atti a garantire la sicurezza e portare prosperità e democrazia; considerando che l'attuale quadro finanziario e di sicurezza richiede una collaborazione più stretta tra le forze armate europee, nonché migliori e maggiori attività di addestramento e operative congiunte del personale militare; considerando che, secondo l'Eurobarometro 85.1 del giugno 2016, circa due terzi dei cittadini dell'Unione vorrebbero vedere un maggiore impegno dell'UE in questioni inerenti alla politica di sicurezza e di difesa; considerando che le dimensioni interna ed esterna della sicurezza sono sempre più indistinte; che si dovrebbe dedicare un'attenzione particolare a prevenire i conflitti, affrontare le cause profonde dell'instabilità e garantire la sicurezza delle persone; considerando che il cambiamento climatico rappresenta una grave minaccia per la sicurezza globale, la pace e la stabilità, che amplifica le minacce alla sicurezza tradizionale, tra l'altro riducendo la possibilità di accedere all'acqua potabile e ai prodotti alimentari per le popolazioni in situazioni di fragilità e nei paesi in via di sviluppo, generando, di conseguenza, tensioni economiche e sociali, costringendo le persone a emigrare o creando delle tensioni politiche e dei rischi di sicurezza;

C.  considerando che il VP/AR ha incluso la sicurezza dell'Unione tra le cinque priorità della sua "strategia globale per la politica estera e di sicurezza dell'Unione europea";

D.  considerando che il trattato di Lisbona prevede che gli Stati membri mettano a disposizione capacità adeguate per le missioni e le operazioni militari e civili nell'ambito della PSDC; che la capacità di costruire la sicurezza e la difesa prevista dai trattati è lungi dall'essere ottimale; che anche le istituzioni europee possono avere un ruolo di iniziativa politica molto rilevante; che, finora, gli Stati membri hanno dimostrato una mancanza di volontà di costruire un'Unione europea della sicurezza e della difesa, temendo che essa possa trasformarsi in una minaccia alla loro sovranità nazionale;

E.  considerando che il costo della non-Europa nel campo della difesa e della sicurezza è stimato in 26,4 miliardi di EUR all'anno(4) a causa delle duplicazioni, delle sovraccapacità e degli ostacoli nel settore degli appalti pubblici della difesa;

F.  considerando che l'articolo 42 TUE richiede la graduale definizione di una politica di difesa comune dell'Unione quale componente della PSDC che condurrà a una difesa comune dell'UE quando il Consiglio europeo avrà deciso in tal senso deliberando all'unanimità; che l'articolo 42, paragrafo 2, TUE raccomanda inoltre agli Stati membri di adottare una decisione in merito conformemente alle rispettive norme costituzionali;

G.  considerando che l'articolo 42 TUE prevede, inoltre, la creazione di istituzioni per la difesa nonché la definizione di una politica europea delle capacità e degli armamenti; che esso prescrive altresì che gli sforzi dell'UE siano compatibili e complementari con quelli della NATO e volti al rafforzamento reciproco; che una politica di difesa comune dell'Unione dovrebbe rafforzare la capacità dell'Europa di promuovere la sicurezza all'interno e all'esterno dei suoi confini, nonché rinsaldare il partenariato con la NATO e le relazioni transatlantiche, e consentirà pertanto un rafforzamento della NATO così da promuovere ulteriormente una sicurezza e una difesa territoriali, regionali e globali più efficaci; considerando che la recente dichiarazione congiunta del Vertice NATO 2016 di Varsavia sul partenariato strategico NATO-UE ha riconosciuto il ruolo della NATO e il sostegno che l'UE può fornire per il raggiungimento degli obiettivi comuni; che un'Unione europea della difesa (UED) dovrebbe e garantire il mantenimento della pace, la prevenzione dei conflitti e un rafforzamento della sicurezza internazionale, conformemente ai principi della Carta delle Nazioni Unite;

H.  considerando che i gruppi tattici dell'UE, che hanno raggiunto piena capacità operativa nel 2007 e sono destinati ad impieghi militari di natura umanitaria e di ristabilimento e mantenimento della pace, non sono ad oggi stati utilizzati a causa di ostacoli procedurali, finanziari e politici, malgrado le occasioni e la necessità; che ciò rappresenta un'opportunità mancata di rafforzare il ruolo dell'UE quale importante attore globale per la stabilità e la pace;

I.  considerando che, ad eccezione della creazione dell'Agenzia europea per la difesa (AED), nessuno dei restanti elementi mancanti della politica di sicurezza e di difesa comune dell'UE è ancora stato concepito, deciso o attuato; che l'AED necessita tuttora di una revisione organizzativa che le consenta di sviluppare appieno il suo potenziale e dimostrare che genera valore aggiunto, rende la PSDC più efficace e può condurre a processi armonizzati di pianificazione della difesa nazionale nei settori di pertinenza per le operazioni militari della PSDC, coerentemente con i compiti di Petersberg descritti all'articolo 43 TUE; incoraggia tutti gli Stati membri a partecipare e a impegnarsi nell'AED al fine di realizzarne gli obiettivi;

J.  considerando che la strategia globale dell'UE in materia di politica estera e di sicurezza richiede che l'Unione incoraggi in maniera sistematica la cooperazione in materia di difesa su tutta la gamma di capacità, al fine di rispondere alle crisi esterne, contribuire a costruire le capacità dei nostri partner, garantire la sicurezza dell'Europa e creare una solida industria europea della difesa, fondamentale per l'autonomia strategica dell'Unione in materia di decisione e di azione; che qualsiasi misura deve essere concordata da tutti i membri del Consiglio prima di essere attuata;

K.  considerando che il Consiglio europeo del giugno 2015, incentrato parzialmente sulla difesa, ha chiesto che sia promossa una cooperazione europea più ampia e sistematica in materia di difesa al fine di realizzare capacità essenziali, anche, se del caso, attraverso l'utilizzo di fondi dell'UE, osservando che le capacità militari restano in capo agli Stati membri e sono gestite dai medesimi;

L.  considerando che il 17 novembre 2015 la Francia ha invocato l'articolo 42, paragrafo 7, TUE e ha successivamente richiesto e gestito i contributi di aiuto e assistenza degli altri Stati membri su base puramente bilaterale;

M.  considerando che il Libro bianco a livello dell'UE sulla sicurezza e la difesa dovrebbe rafforzare ulteriormente la PSDC e accrescere la capacità dell'UE di agire come garante della sicurezza, conformemente al trattato di Lisbona, e potrebbe rappresentare un'utile riflessione su una futura PESD più efficace; che le missioni e le operazioni PSDC sono per lo più situate in regioni quali il Corno d'Africa e il Sahel che sono pesantemente colpite dalle conseguenze negative del cambiamento climatico, quali la siccità e il degrado del suolo;

N.  considerando che la Presidenza dei Paesi Bassi ha promosso l'idea di un Libro bianco dell'UE; che i paesi del gruppo di Visegrad hanno accolto con favore l'idea di una più forte integrazione europea per la difesa; e che, nel Libro bianco del 2016 sulla politica di sicurezza tedesca e il futuro del Bundeswehr, la Germania ha chiesto un'Unione europea della sicurezza e della difesa;

O.  considerando che un'integrazione progressiva in termini di difesa è la migliore opzione per fare di più spendendo di meno, e che il Libro bianco potrebbe offrire un'opportunità unica per proporre misure aggiuntive;

Unione europea della difesa

1.  ricorda che, onde garantire la sua sicurezza sul lungo termine, all'Europa occorrono volontà e determinazione politiche basate su un'ampia gamma di strumenti politici pertinenti, ivi comprese capacità militari forti e moderne; incoraggia il Consiglio europeo a promuovere la graduale definizione di una politica di difesa comune a livello dell'Unione e a fornire ulteriori risorse finanziarie per assicurarne l'attuazione, nell'ottica di giungere al conseguimento della stessa nel prossimo quadro finanziario e politico pluriennale dell'UE (QFP); ricorda che la creazione della politica di difesa comune dell'Unione rappresenta uno sviluppo e un'attuazione della politica di sicurezza e di difesa comune prevista dal trattato di Lisbona, che risponde ai vincoli del diritto internazionale ed è effettivamente indispensabile per permettere all'UE di promuovere lo Stato di diritto, la pace e la sicurezza a livello globale; plaude, a tale proposito, a tutte le iniziative in atto negli Stati membri per integrare ulteriormente gli sforzi di difesa comune, tenendo altresì conto dei contributi importantissimi che potrebbero derivare dal Libro bianco sulla sicurezza e la difesa;

2.  esorta gli Stati membri dell'UE a sfruttare appieno il potenziale del trattato di Lisbona segnatamente in relazione alla PSDC, con particolare riferimento alla cooperazione strutturata permanente di cui all'articolo 42, paragrafo 6, TUE o al fondo iniziale di cui all'articolo 41, paragrafo 3, TUE; rammenta che i compiti di Petersberg di cui all'articolo 43 TUE consistono di un lungo elenco di missioni militari ambiziose come le azioni congiunte in materia di disarmo, le missioni umanitarie e di soccorso, le missioni di consulenza e assistenza in materia militare, le missioni di prevenzione dei conflitti e di mantenimento della pace e le missioni di unità di combattimento per la gestione delle crisi, comprese le missioni tese al ristabilimento della pace e le operazioni di stabilizzazione al termine dei conflitti; ricorda che lo stesso articolo stabilisce, inoltre, che tutte queste missioni possono contribuire alla lotta contro il terrorismo, anche tramite il sostegno a paesi terzi per combattere il terrorismo nel loro territorio; sottolinea che l'attuale stato della PSDC non permette all'UE di assolvere tutte le missioni elencate; ritiene che all'ordine del giorno debba figurare un lavoro sistematico su modalità che permettano all'UE di raggiungere gli obiettivi del trattato di Lisbona;

3.  ritiene che un'UED davvero forte debba offrire agli Stati membri garanzie e capacità superiori a quelle dei singoli Stati;

4.  ritiene che la via verso un'UED debba partire da un'esauriente revisione della PSDC, basata su un forte principio di difesa, un finanziamento efficiente e il coordinamento con la NATO; ritiene che, alla luce della crescente integrazione delle dimensioni interne ed esterne della sicurezza, un passo fondamentale per progredire consista nel portare la PSDC oltre la gestione delle crisi esterne, onde assicurare realmente la difesa e la sicurezza comune e permettere il coinvolgimento dell'Unione in tutte le fasi delle crisi e dei conflitti, attingendo all'intera gamma di strumenti a disposizione;

5.  mette in evidenza la necessità di stabilire un modello di Consiglio dei ministri della difesa per fornire una guida politica duratura e coordinare la definizione di un'Unione europea della difesa; invita il Consiglio dell'Unione europea a istituire, come primo passo, una forma di riunione permanente che riunisca i ministri della Difesa degli Stati membri impegnati per una più profonda cooperazione in materia di difesa, come forum per la consultazione e l'adozione di decisioni;

6.  invita il presidente della Commissione a creare un gruppo di lavoro permanente sulle "questioni di difesa" composto da membri della Commissione, che sia presieduto dal VP/AR; chiede che il Parlamento possa essere associato con rappresentanti permanenti a tale gruppo; sostiene un maggiore coinvolgimento della Commissione nella difesa, attraverso una ricerca, una pianificazione e un'attuazione mirate; invita il VP/HR a integrare l'azione contro i cambiamenti climatici in tutti le azioni esterne dell'UE e in particolare nella PSDC;

7.  ritiene che l'aggravamento nella percezione dei rischi e delle minacce in Europa richieda la creazione urgente dell'Unione europea della difesa, in particolare a causa del crescente deterioramento delle condizioni di sicurezza ai confini dell'Unione europea, soprattutto nei paesi del suo vicinato orientale e meridionale; osserva che tale percezione è rispecchiata anche nelle strategie di sicurezza degli Stati membri; sottolinea che questa situazione si è notevolmente e progressivamente aggravata nel 2014, con la nascita e lo sviluppo dell'autoproclamato Stato islamico, e, successivamente, il ricorso alla forza da parte della Russia;

8.  è dell'opinione che l'UED debba basarsi su una valutazione periodica congiunta, da parte degli Stati membri, delle minacce alla sicurezza, ma che debba anche essere sufficientemente flessibile per soddisfare le sfide e le esigenze individuali degli Stati membri in materia di sicurezza;

9.  è dell'opinione che l'Unione dovrebbe dedicare mezzi propri alla promozione di una cooperazione europea più ampia e sistematica tra i propri Stati membri in materia di difesa, compresa la cooperazione strutturata permanente (PESCO); è convinto che l'utilizzo di fondi dell'UE sarebbe un chiaro segnale di coesione e solidarietà che permetterebbe altresì agli Stati membri di migliorare le proprie capacità militari in uno sforzo più comune;

10.  ritiene che una cooperazione rafforzata nel campo della difesa europea comporterebbe maggiore efficacia, unità ed efficienza così come un aumento dei mezzi e delle capacità dell'UE e avrebbe effetti potenzialmente positivi sulla ricerca in materia di difesa e sulle questioni industriali; sottolinea che soltanto attraverso una tale cooperazione più approfondita, che dovrebbe condurre gradualmente allo sviluppo di una vera e propria UED, l'UE e i suoi Stati membri potranno acquisire le capacità industriali e tecnologiche necessarie per consentire loro di intervenire in maniera più rapida, autonoma ed efficace e affrontare le minacce odierne in modo reattivo ed efficiente;

11.  incoraggia tutti gli Stati membri a impegnarsi vicendevolmente in maniera più vincolante istituendo una cooperazione strutturata permanente nel quadro dell'Unione; incoraggia gli Stati membri a creare forze multinazionali all'interno della PESCO e a mettere tali forze a disposizione della PSDC; sottolinea l'importanza e la necessità di coinvolgere tutti gli Stati membri in una cooperazione strutturata permanente ed efficiente; reputa che il Consiglio debba, in situazioni ordinarie, affidare a tali forze multinazionali il compito di attuare il mantenimento della pace, la prevenzione dei conflitti e il rafforzamento della sicurezza internazionale; propone che i processi decisionali, sia a livello di Unione europea che a livello nazionale, siano tali da consentire una reazione rapida alle crisi; è convinto che, a tal fine, il sistema dei gruppi tattici dell'UE debba essere rinominato, utilizzato e sviluppato ulteriormente a livello politico, in modularità e con finanziamenti adeguati; incoraggia la creazione di un quartier generale operativo dell'UE quale prerequisito per la pianificazione, il comando e il controllo efficaci delle operazioni comuni; sottolinea che la PESCO è aperta a tutti gli Stati membri;

12.  invita gli Stati membri a riconoscere, in particolare, il diritto del personale militare a formare e aderire ad associazioni professionali o sindacati e a coinvolgere tali attori in un regolare dialogo sociale con le autorità; invita il Consiglio europeo a prendere misure concrete verso l'armonizzazione e la standardizzazione delle forze armate europee al fine di facilitare la cooperazione del personale delle forze armate sotto l'egida di una nuova Unione europea della difesa;

13.  osserva che tutti gli Stati membri hanno difficoltà a mantenere una gamma molto vasta di capacità difensive, prevalentemente a causa di vincoli finanziari; chiede pertanto un maggior coordinamento e scelte più chiare sulle capacità da mantenere, affinché gli Stati membri possano specializzarsi in determinate capacità;

14.  incoraggia gli Stati membri a cercare nuove modalità per gli acquisti, la manutenzione e l'aggiornamento congiunti delle forze e del materiale; suggerisce che potrebbe essere utile valutare innanzitutto la messa in comune e la condivisione di materiali non letali, come i veicoli e i velivoli per il trasporto, i veicoli e i velivoli da rifornimento e altro materiale di supporto;

15.  ritiene che l'interoperabilità sia fondamentale ai fini di una maggiore compatibilità e integrazione delle forze degli Stati membri; sottolinea, pertanto, che gli Stati membri devono valutare la possibilità di un approvvigionamento congiunto delle risorse per la difesa; osserva che la natura protezionistica e chiusa dei mercati della difesa dell'UE rende la realizzazione di questo obiettivo più difficile;

16.  sottolinea che una revisione e l'ampliamento del meccanismo Athena sono necessari per assicurarsi che le missioni dell'UE possano essere finanziate con i fondi collettivi invece che far ricadere la maggior parte dei costi sui singoli Stati membri partecipanti, eliminando in questo modo un potenziale ostacolo affinché gli Stati membri impegnino le loro forze;

17.  invita il Parlamento europeo a definire una vera e propria commissione per la sicurezza e la difesa per monitorare l'attuazione della cooperazione strutturata permanente;

18.  ritiene che un ruolo crescente e forte dell'AED sia indispensabile ai fini di un'UED efficiente nel coordinamento dei programmi e dei progetti incentrati sulle capacità e nella definizione di una politica europea comune delle capacità e degli armamenti, nell'ottica di una maggiore efficienza, dell'eliminazione di duplicazioni e di una riduzione dei costi e sulla base di un catalogo di requisiti molto precisi in termini di capacità per le operazioni della PSDC nonché di una pianificazione e di procedure d'appalto per la difesa nazionale armonizzate rispetto a queste capacità specifiche; è del parere che ciò debba far seguito a una revisione delle forze di difesa degli Stati membri e un riesame delle precedenti attività e procedure dell'AED; invita l'AED a dimostrare quali dei divari in termini di capacità, individuati negli obiettivi primari e nel piano di sviluppo delle capacità, siano stati colmati nel quadro dell'Agenzia; è convinto che la messa in comune e la condivisione di iniziative e progetti siano degli eccellenti primi passi verso una migliore cooperazione europea;

19.  incoraggia la Commissione a lavorare in collegamento con l'AED per rafforzare la base industriale e tecnologica del settore della difesa, essenziale per l'autonomia strategica europea; ritiene che aumentare la spesa per la difesa negli Stati membri e assicurare che l'industria resti competitiva a livello globale siano fattori fondamentali per sostenere l'industria; osserva che l'attuale frammentazione del mercato rappresenta una debolezza per la competitività dell'industria europea della difesa; ritiene che la ricerca collaborativa possa contribuire a ridurre tale frammentazione e a migliorare la competitività;

20.  crede fortemente che solo un approccio congiunto allo sviluppo della capacità, anche attraverso il consolidamento di distretti funzionali come il Comando europeo di trasporto aereo, possa generare le economie di scala necessarie per sostenere un'Unione europea della difesa; ritiene inoltre che il rafforzamento delle capacità dell'UE attraverso gli appalti congiunti e altre forme di messa in comune e di condivisione possano dare un impulso quanto mai necessario all'industria della difesa europea, incluse le PMI; è a favore di misure mirate per incentivare tali progetti, al fine di raggiungere il parametro di riferimento dell'AED del 35 % della spesa totale negli appalti collaborativi, come auspicato nella strategia globale dell'UE; ritiene che l'introduzione di un semestre europeo della difesa in cui gli Stati membri si consultino circa i reciproci cicli di pianificazione e piani di appalti possa contribuire al superamento dell'attuale frammentazione del mercato della difesa;

21.  sottolinea che la sicurezza informatica è per sua natura un'area strategica in cui la cooperazione e l'integrazione sono fondamentali, non solo tra gli Stati membri dell'UE, i partner chiave e la NATO, ma anche tra i diversi attori all'interno della società, dal momento che non si tratta soltanto di una responsabilità militare; chiede orientamenti più chiari sulle modalità e il contesto per l'utilizzo della capacità di difesa e di offesa dell'UE; rammenta che il Parlamento ha ripetutamente chiesto una revisione approfondita del regolamento UE sulle esportazioni di prodotti a duplice uso per evitare che il software e altri sistemi, che possono essere utilizzati contro l'infrastruttura digitale dell'UE o per violare i diritti umani, finiscano nelle mani sbagliate;

22.  ricorda la recente pubblicazione, da parte dell'Alto Rappresentante, della strategia globale, che rappresenta un quadro coerente delle priorità di azione in materia di politica estera entro cui definire i prossimi sviluppi della politica europea della difesa;

23.  rammenta i quattro parametri di investimento collettivo approvati dal comitato direttivo ministeriale dell'AED nel novembre del 2007 ed esprime preoccupazione per lo scarso livello di collaborazione, come dimostrato dalla relazione sui dati della difesa pubblicata nel 2013;

24.  invita il VP/AR a prendere l'iniziativa di riunire le maggiori aziende e parti interessate dell'industria della difesa europea al fine di sviluppare un'industria europea dei droni;

25.  invita il VP/AR a prendere l'iniziativa di riunire le maggiori aziende e parti interessate dell'industria della difesa europea al fine di sviluppare strategie e una piattaforma per lo sviluppo congiunto dei materiali di difesa;

26.  invita il VP/AR a rafforzare la cooperazione tra le strategie nazionali per la cibersicurezza, i centri di comando e capacità e l'AED nell'ambito della cooperazione strutturata permanente per contribuire alla protezione dagli attacchi informatici e al loro contrasto;

27.  auspica un ulteriore sviluppo del quadro strategico UE in materia di ciberdifesa onde potenziare le capacità di ciberdifesa degli Stati membri, la cooperazione operativa e la condivisione delle informazioni;

28.  prende atto dei lavori in corso per definire un'azione preparatoria per un futuro programma europeo di ricerca sulla difesa e ne auspica il lancio effettivo quanto prima possibile, come richiesto dal Consiglio europeo nel 2013 e nel 2015 e in seguito a un progetto pilota avviato dal Parlamento europeo; evidenzia che tale azione preparatoria dovrebbe contare su una dotazione sufficiente di almeno 90 milioni di EUR per il prossimo triennio (2017-2020); è dell'opinione che l'azione preparatoria debba essere seguita da un importante programma di ricerca dedicato e finanziato dall'UE nell'ambito del prossimo QFP che avrà inizio nel 2021; osserva che, per essere credibile e apportare cambiamenti significativi, il programma europeo di ricerca sulla difesa necessiterà di una dotazione totale di almeno 500 milioni di EUR all'anno nel suddetto periodo; invita gli Stati membri a delineare futuri programmi di cooperazione di cui la ricerca sulla difesa finanziata dall'UE possa rappresentare il punto di partenza, e chiede l'istituzione di un fondo iniziale per le attività preparatorie nella fase che precede le operazioni militari, come previsto dal trattato di Lisbona; prende atto delle iniziative della Commissione relative alla difesa, quali il piano d'azione di difesa, la politica industriale di difesa e la base industriale e tecnologica di difesa europea;

29.  sottolinea che l'avvio di missioni PSDC, come EUNAVFOR MED, contribuisce alla realizzazione di un'Unione europea della difesa; invita l'Unione a proseguire e a intensificare questo tipo di operazioni;

30.  ritiene importante utilizzare le procedure del Semestre europeo per introdurre forme di maggiore cooperazione nel settore della sicurezza e della difesa;

31.  sottolinea l'importanza di mettere in atto le misure necessarie per incoraggiare un mercato europeo della difesa che sia funzionante, equo, accessibile, trasparente e aperto agli altri, per promuovere la futura innovazione tecnologica, sostenere le PMI e stimolare la crescita e l'occupazione, al fine di permettere agli Stati membri di conseguire un uso migliore e più efficiente dei rispettivi bilanci per la difesa e la sicurezza; osserva che una solida base industriale e tecnologica di difesa europea richiede un mercato interno equo, funzionante e trasparente, approvvigionamenti sicuri e un dialogo strutturato con le industrie del settore della difesa; manifesta preoccupazione per la lentezza con cui, finora, si è progredito verso una maggiore competitività, misure anticorruzione e una maggiore trasparenza nel settore della difesa, come anche per la mancanza di una solida politica industriale europea della difesa nonché per il mancato rispetto delle norme del mercato interno; è dell'opinione che un mercato europeo delle armi per la difesa integrato e competitivo debba incentivare e premiare tutti gli Stati membri e fornire a tutti gli acquirenti mezzi adeguati ed economicamente accessibili che rispondano alle loro esigenze individuali di sicurezza; evidenza la necessità di assicurare la corretta applicazione in tutta l'UE della direttiva sugli appalti della difesa e della direttiva sui trasferimenti intracomunitari; esorta la Commissione e gli Stati membri a garantire la piena attuazione delle due direttive relative alla difesa nonché del cosiddetto "pacchetto Difesa";

32.  invita la Commissione a svolgere il suo ruolo attraverso il piano d'azione di difesa, a sostenere una forte base industriale, che sia in grado di rispondere alle esigenze di capacità strategica dell'Europa, e a individuare gli ambiti in cui l'UE potrebbe fornire un valore aggiunto;

33.  è convinto che, nel quadro dell'attività di definizione progressiva della politica di difesa comune dell'Unione, quest'ultima debba prevedere, di concerto con gli Stati membri interessati, la partecipazione ai programmi di capacità intrapresi dagli Stati membri stessi, ivi compresa la partecipazione alle strutture create per l'esecuzione di tali programmi nel quadro dell'Unione;

34.  incoraggia la Commissione, in collaborazione con l'AED, ad agire in modo da facilitare e consentire la cooperazione in materia di difesa attraverso la mobilitazione di fondi e di strumenti dell'UE intesi allo sviluppo, da parte degli Stati membri, di programmi per le capacità di difesa; ricorda che il piano d'azione europeo di difesa dovrebbe configurarsi come strumento per la promozione della cooperazione nel campo della difesa a livello europeo, in particolare attraverso un programma per la ricerca sulla difesa finanziato dall'Unione e attraverso misure che rafforzino la cooperazione industriale in tutta la catena del valore;

35.  accoglie molto favorevolmente il concetto di autonomia strategica sviluppato nell'ambito della strategia globale dell'Unione europea dal VP/AR; ritiene che tale concetto dovrebbe essere impiegato sia nelle nostre priorità strategiche sia nel rafforzamento delle nostre capacità e della nostra industria;

36.  prende atto della dichiarazione congiunta dei presidenti del Consiglio europeo e della Commissione europea e del Segretario generale della NATO, dell'8 luglio 2016, che evidenzia la necessità di una cooperazione tra l'Unione europea e la NATO nell'ambito della sicurezza e della difesa; è convinto che la cooperazione UE-NATO debba prevedere una collaborazione a est e a sud, la lotta contro le minacce ibride e le minacce informatiche e il potenziamento della sicurezza marittima, nonché l'armonizzazione e il coordinamento dello sviluppo delle capacità di difesa; ritiene che la cooperazione sulle capacità tecnologiche, industriali e militari offra la prospettiva di migliorare la compatibilità e le sinergie in entrambi i contesti, assicurando una maggiore efficienza delle risorse; ricorda che è essenziale una rapida attuazione della suddetta dichiarazione e, a tale riguardo, invita il SEAE e le controparti pertinenti a sviluppare alternative concrete per l'attuazione della stessa entro dicembre 2016; ritiene che gli Stati membri dovrebbero sviluppare capacità che possano essere dispiegate nell'ambito della PSDC, al fine di rendere possibile un'azione autonoma laddove la NATO non intenda agire o qualora un'azione dell'UE risulti più appropriata; è convinto che ciò rafforzerebbe, inoltre, il ruolo della NATO nella politica di sicurezza e di difesa e nella difesa collettiva; sottolinea che la cooperazione tra l'UE e la NATO per facilitare un'industria e una ricerca della difesa più forti ed efficienti rappresenta una priorità strategica, la cui rapida attuazione è di cruciale importanza; è convinto che la collaborazione sulla prevenzione, l'analisi e l'individuazione precoce attraverso la condivisione efficiente di informazioni e dell'intelligence aumenterà la capacità dell'UE di contrastare le minacce, incluse quelle ibride; rimane convinto che la NATO sia il principale attore in materia di sicurezza e difesa in Europa; insiste sulla necessità di evitare doppioni tra gli strumenti della NATO e quelli dell'Unione; ritiene che l'UE disponga del potenziale per operare cambiamenti importanti nelle regioni instabili, anche a livello civile; insiste, tuttavia, nel sostenere che mentre il ruolo della NATO è quello di proteggere i suoi membri principalmente europei dagli attacchi esterni, l'UE dovrebbe aspirare a una reale capacità di autodifesa e a una capacità di azione autonoma, ove necessario, assumendosi maggiori responsabilità in tal senso attraverso migliorie a livello di attrezzature, formazione e organizzazione;

37.  osserva che mentre la NATO deve rimanere il fondamento della difesa collettiva in Europa, le priorità politiche della NATO e dell'UE potrebbero non sempre coincidere, non da ultimo nel contesto del riequilibrio americano verso l'Asia; osserva inoltre che l'UE detiene una gamma unica di strumenti relativi alla sicurezza di cui invece non dispone la NATO, e viceversa; è dell'opinione che l'UE dovrebbe assumersi maggiori responsabilità per le crisi di sicurezza nel suo immediato vicinato, contribuendo così ai compiti della NATO, in particolare nel quadro della guerra ibrida e della sicurezza marittima; ritiene che, nel lungo termine, potrebbe risultare necessario riformare gli accordi "Berlin Plus", anche per consentire alla NATO di utilizzare le capacità e gli strumenti dell'UE; sottolinea che le ambizioni dell'Unione in materia di autonomia strategica e di definizione di un'Unione europea della difesa devono essere realizzate in piena sinergia con la NATO e devono condurre a una cooperazione più efficace, a un'equa condivisione degli oneri e a una divisione produttiva del lavoro tra la NATO e l'UE;

38.  è convinto che la cooperazione UE-NATO dovrebbe prevedere la costruzione congiunta della resilienza a est e a sud, nonché investimenti nella difesa; ritiene che la cooperazione in materia di capacità offra la prospettiva di migliorare la compatibilità e le sinergie in entrambi i contesti; è convinto che ciò rafforzerebbe inoltre il ruolo della NATO nella politica di sicurezza e di difesa e nella difesa collettiva;

39.  manifesta profonda preoccupazione per le segnalazioni secondo cui le procedure amministrative stanno rallentando inutilmente la creazione di forze per le missioni PSDC e la circolazione transfrontaliera delle forze di risposta rapida all'interno dell'UE; invita gli Stati membri a definire un sistema a livello dell'Unione per il coordinamento della circolazione rapida del personale, degli equipaggiamenti e delle forniture delle forze di difesa che servono la PSDC, laddove venga invocata la clausola di solidarietà e laddove sussista un obbligo di aiuto e assistenza con tutti i mezzi disponibili, in conformità all'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite;

40.  chiede la definizione di accordi e orientamenti pratici per la futura attivazione dell'articolo 42, paragrafo 7, TUE; invita gli Stati membri ad adottare le disposizioni necessarie per l'attuazione di detto articolo, affinché i singoli Stati membri possano gestire con efficacia i contributi di aiuto e di assistenza degli altri Stati membri, o per permettere l'efficace gestione degli stessi nel quadro dell'Unione; chiede agli Stati membri di puntare all'obiettivo di destinare alla difesa il 2 % del PIL e di spendere il 20 % del proprio bilancio per la difesa negli equipaggiamenti indicati come necessari dall'AED, nonché nella ricerca e nello sviluppo ad essi correlati, colmando il divario con i quattro parametri di investimento collettivo dell'AED;

41.  è dell'opinione che le sfide che le restrizioni finanziarie rappresentano per i bilanci nazionali siano al contempo accompagnate da opportunità di progresso, che sorgono dall'evidente necessità di una più stretta cooperazione tra gli Stati membri nelle questioni inerenti alla difesa; accoglie con favore la decisione di alcuni Stati membri di arrestare o invertire la tendenza a tagliare la spesa per la difesa;

42.  ritiene che il Parlamento dovrebbe occupare un posto importante nella futura Unione europea della difesa e considera, pertanto, che la sottocommissione per la sicurezza e la difesa dovrebbe diventare una commissione parlamentare a pieno titolo;

43.  chiede al VP/AR di avviare l'elaborazione di un Libro bianco dell'UE sulla sicurezza e la difesa, basato sulla strategia globale dell'Unione avallata dal Consiglio europeo; invita il Consiglio ad assegnare quanto prima l'incarico di redigere detto documento; si rammarica del suggerimento avanzato dal VP/AR ai ministri della Difesa dell'UE che vi dovrebbe essere soltanto un piano di attuazione in materia di sicurezza e difesa anziché un processo globale per la definizione di un Libro bianco; è dell'opinione che tale piano di attuazione dovrebbe essere il precursore di un processo regolare per un Libro bianco sulla sicurezza e la difesa che dovrebbe servire da base per quantificare gli eventuali contributi dell'Unione alla politica di sicurezza e di difesa per ciascuna legislatura, in maniera specifica e realistica;

44.  è convinto che il Libro bianco dell'UE sulla sicurezza e la difesa debba essere il frutto di processi intergovernativi e interparlamentari coerenti e dei contributi delle diverse istituzioni dell'UE, fondato sul coordinamento internazionale con i nostri partner e alleati, compresa la NATO, e su un ampio sostegno interistituzionale; invita il VP/AR a rivedere il suo calendario iniziale al fine di avviare una consultazione mirata con gli Stati membri e i parlamenti;

45.  ritiene che, conformemente alla strategia globale dell'Unione, il Libro bianco debba comprendere la strategia di sicurezza e di difesa dell'UE, le capacità ritenute necessarie per l'attuazione di tale strategia nonché le misure e i programmi, al livello sia degli Stati membri che dell'Unione, per fornire tali capacità, basandosi su una politica europea collaborativa delle capacità e degli armamenti, e tenendo conto al contempo che la difesa e la sicurezza restano questioni di competenza nazionale;

46.  è dell'opinione che il Libro bianco debba configurarsi come un accordo interistituzionale di natura vincolante che definisca tutte le iniziative, gli investimenti, le misure e i programmi dell'Unione nel rispettivo quadro finanziario e politico pluriennale dell'UE; è convinto che gli Stati membri, i partner e gli alleati debbano tenere in considerazione tale accordo interistituzionale nella propria pianificazione della sicurezza e della difesa, in un'ottica di coerenza e complementarità reciproche;

Iniziative di lancio

47.  ritiene che le seguenti iniziative debbano essere avviate immediatamente:

   l'azione preparatoria sulla ricerca nel campo della politica di sicurezza e di difesa comune, con inizio nel 2017 e vigenza fino al 2019;
   un successivo programma di ricerca sulla difesa più ambizioso e strategico, che colmi l'intervallo intercorrente fino al prossimo QFP, se gli Stati membri forniscono le ulteriori risorse finanziarie necessarie o attraverso il cofinanziamento da parte degli Stati membri a norma dell'articolo 185 TFUE;
   un semestre europeo della difesa che valuti i progressi compiuti in relazione agli sforzi di bilancio degli Stati membri in materia di difesa;
   una strategia che delinei le misure da adottare per procedere all'istituzione e all'attuazione dell'Unione europea della difesa;
   il vaglio della creazione di un Consiglio permanente dei ministri della Difesa;
   il sostegno all'iniziativa della NATO mirata al dispiegamento di battaglioni internazionali negli Stati membri dove e quando necessario, in particolare per lo sviluppo delle infrastrutture necessarie (comprese quelle residenziali);
   lo sviluppo del processo ordinario del Libro bianco, per una sua prima applicazione nel quadro della pianificazione del prossimo QFP;
   una conferenza delle parti interessate sullo sviluppo di una politica europea delle capacità e degli armamenti e l'armonizzazione delle rispettive politiche nazionali basata su una revisione della difesa dell'UE;
   la risoluzione dei problemi giuridici che impediscono l'attuazione della comunicazione congiunta sul rafforzamento delle capacità per favorire la sicurezza e lo sviluppo nei paesi terzi;
   la riforma del concetto dei gruppi tattici dell'UE ai fini dell'istituzione di unità permanenti, che siano indipendenti da qualsiasi nazione guida e sottoposti a un addestramento sistematico congiunto;
   la creazione di un fondo iniziale militare come previsto dall'articolo 41, paragrafo 3, TUE, che faciliterebbe un avvio molto più rapido delle operazioni militari nell'ambito della PSDC;
   un piano d'azione per rafforzare e ampliare il meccanismo Athena al fine di stanziare più fondi unionali per le missioni dell'UE;
   una riforma del meccanismo Athena volta ad accrescerne il potenziale in termini di condivisione dei costi e finanziamenti comuni, in special modo per quanto concerne il dispiegamento dei gruppi tattici dell'UE, o di altri dispositivi di risposta rapida o per la costruzione della capacità degli attori militari nei paesi partner (formazione, tutoraggio, consulenza, forniture dei materiali, migliorie alle infrastrutture e altri servizi);
   un processo di riflessione sugli investimenti diretti esteri nelle industrie critiche del settore della difesa e della sicurezza e sui prestatori di servizi, nell'ottica di sviluppare una legislazione a livello dell'Unione;
   un processo di riflessione sulla normalizzazione del duplice uso, in prospettiva dello sviluppo di una legislazione a livello dell'UE;
   un processo di riflessione sull'istituzione di un quartier generale permanente di comando e controllo delle operazioni militari della PSDC;
   un sistema a livello dell'UE per il coordinamento della circolazione rapida del personale, degli equipaggiamenti e delle forniture delle forze di difesa;
   gli elementi iniziali del piano d'azione europeo di difesa basati su un Libro bianco dell'UE sulla sicurezza e la difesa;
   i primi progetti UE-NATO in materia di lotta e prevenzione contro le minacce ibride e rafforzamento della resilienza, cooperazione in materia di comunicazione e risposte strategiche, cooperazione operativa anche in mare e in materia di migrazione, coordinamento della cibersicurezza e della difesa, capacità di difesa, rafforzamento della base industriale, tecnologica e di ricerca in materia di difesa, esercitazioni e costruzione delle capacità di sicurezza e difesa dei nostri partner a est e a sud;
   misure per accrescere la cooperazione e la fiducia tra gli attori impegnati nella cibersicurezza e nella ciberdifesa;

48.  propone che l'Unione europea della difesa sia avviata urgentemente mediante un sistema di integrazione differenziata in due fasi:

   a) l'attivazione della cooperazione strutturata permanente, che era già stata approvata dal Parlamento e inclusa nel programma "Un nuovo inizio" del Presidente della Commissione;
   b) l'attuazione del piano d'azione della strategia globale di politica estera e di sicurezza del VP/AR;

o
o   o

49.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio europeo, al Consiglio, alla Commissione, al Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Segretario generale delle Nazioni Unite, al Segretario generale dell'Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico, alle agenzie dell'UE nei settori spaziale, della sicurezza e della difesa nonché ai parlamenti nazionali.

(1) Testi approvati, P8_TA(2016)0120.
(2) GU C 419 del 16.12.2015, pag. 138.
(3) GU C 46 E del 24.2.2010, pag. 48.
(4) The Cost of Non-Europe in Common Security and Defence Policy (Il costo della non-Europa nella politica di sicurezza e difesa comune), Servizio Ricerca del Parlamento europeo (2013), pag. 78.

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