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Procedura : 2017/2683(RSP)
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RC-B8-0358/2017

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PV 18/05/2017 - 9.3
CRE 18/05/2017 - 9.3

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Giovedì 18 maggio 2017 - Strasburgo
Sud Sudan
P8_TA(2017)0220RC-B8-0358/2017

Risoluzione del Parlamento europeo del 18 maggio 2017 sul Sud Sudan (2017/2683(RSP))

Il Parlamento europeo,

–  viste le sue precedenti risoluzioni sul Sudan e sul Sud Sudan,

–  vista la dichiarazione dell'8 maggio 2017 della Troika (Stati Uniti, Regno Unito e Norvegia) e dell'UE sulla situazione della sicurezza in Sud Sudan,

–  vista la dichiarazione rilasciata il 29 aprile 2017 dal portavoce del Segretario generale delle Nazioni Unite sul Sud Sudan,

–  vista la relazione finale del 13 aprile 2017 elaborata dal gruppo di esperti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sul Sud Sudan,

–  visto il comunicato del 25 marzo 2017 del 30° vertice straordinario dell'autorità intergovernativa per lo sviluppo (IGAD) sul Sud Sudan,

–  visto l'esito della 34a sessione del Consiglio per i diritti umani, svoltasi a Ginevra dal 27 febbraio al 24 marzo 2017,

–  vista la dichiarazione rilasciata il 23 marzo 2017 dal presidente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sul Sud Sudan,

–  vista la dichiarazione della Commissione del 1° febbraio 2017 al Parlamento europeo,

–  vista la risoluzione n. 2327 (2016) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, del 16 dicembre 2016,

–  viste le conclusioni del Consiglio europeo del 12 dicembre 2016 sul Sud Sudan,

–  vista la relazione umanitaria, 9 maggio 2017, dell'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari,

–  visto l'accordo dell'IGAD sulla risoluzione del conflitto nella Repubblica del Sud Sudan, del 17 agosto 2015,

–  visto l'accordo globale di pace (CPA) in Sudan del 2005,

–  visto l'accordo di Cotonou rivisto,

–  vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo,

–  visto il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici,

–  vista la Carta africana dei diritti dell'uomo e dei popoli,

–  visto il trattato sul commercio delle armi,

–  visti l'articolo 135, paragrafo 5, e l'articolo 123, paragrafo 4, del suo regolamento,

A.  considerando che il Sud Sudan è implicato da oltre tre anni in una guerra civile, scoppiata dopo che Salva Kiir, presidente del paese e membro del gruppo etnico dinka, ha accusato il proprio vicepresidente deposto, Riek Machar, di etnia nuer, di aver ordito un colpo di Stato a suo danno; che Riek Machar ha negato di aver tentato un colpo di Stato;

B.  considerando che, nonostante la firma dell'accordo sulla risoluzione del conflitto nella Repubblica del Sud Sudan dell'agosto 2015, perdurano una totale mancanza di rispetto dei diritti umani internazionali e del diritto umanitario nonché una mancata assunzione di responsabilità per le violazioni e gli abusi commessi nell'ambito del conflitto;

C.  considerando che il paese si trova ad affrontare una carestia e un collasso economico a seguito della guerra civile, oltre 3,6 milioni di persone sono state costrette ad abbandonare la propria casa e, secondo le stime, 4,9 milioni di persone sono in situazione di insicurezza alimentare; che le esigenze umanitarie continuano a inasprirsi a livelli preoccupanti, con circa 7,5 milioni di persone bisognose di assistenza umanitaria e oltre un milione di persone attualmente ospitate nelle strutture delle Nazioni Unite; che le agenzie delle Nazioni Unite hanno rafforzato il loro appello a fornire aiuti umanitari, dichiarando di aver bisogno di almeno 1,4 miliardi di USD per aiutare ad alleviare livelli di sofferenza inimmaginabili; che solo il 14 % dell'importo richiesto è stato finora coperto;

D.  considerando che, ai ritmi attuali, entro la fine del 2017 la metà della popolazione del paese avrà perso la vita o sarà sfollata; che non si conosce il numero delle persone uccise a seguito delle violenze;

E.  che, secondo la relazione più recente del gruppo di esperti delle Nazioni Unite, il governo del Sud Sudan è risultato uno dei principali responsabili di violenze e violazioni dei diritti umani nel paese, la carestia è considerata causata dall'uomo e una delle sue cause principali risiede nel fatto che il governo del Sud Sudan spreca denaro per le armi;

F.  considerando che nelle ultime settimane le massicce offensive del governo a Yuai, Waat, Tonga e Kodok hanno portato a drammatiche conseguenze umanitarie, tra cui lo sfollamento di 50 000-100 000 persone; che tali eventi fanno seguito all'uccisione di numerosi civili avvenuta l'8 aprile 2017 nella città occidentale di Wau quale atto di punizione collettiva per motivi di origine etnica e opinione politica; che le forze governative continuano a prendere di mira i civili, in violazione del diritto dei conflitti armati, e hanno impedito alla missione dell'ONU di proteggere i civili;

G.  considerando che gli ospedali e le cliniche sono stati distrutti dal governo, il che costituisce un crimine di guerra; che le attrezzature di ospedali e cliniche sono state rubate, il che ha comportato la chiusura delle strutture e l'impossibilità di fornire cure mediche fondamentali per la sopravvivenza;

H.  considerando che quasi una scuola su tre in Sud Sudan è stata distrutta, danneggiata, occupata o chiusa, con conseguenze sull'istruzione di un'intera generazione di bambini; che, secondo le stime, oltre 600 000 bambini di età inferiore ai cinque anni sono affetti da malnutrizione acuta;

I.  considerando che circa due milioni di bambini sono fuggiti dal paese, che essi costituiscono il 62 % dei rifugiati che hanno lasciato il Sud Sudan e che il conflitto li ha traumatizzati causando loro stress e danni emotivi insostenibili; che, secondo le stime, 17 000 bambini, per lo più maschi, sono stati reclutati o utilizzati come soldati da parte di forze e gruppi armati nel paese; che migliaia di bambini sono stati uccisi, violentati, costretti a sfollare o resi orfani;

J.  considerando che le donne e le ragazze sono sistematicamente violentate e rapite come arma di guerra, e che secondo un'indagine delle Nazioni Unite il 70 % delle donne che vivono nei campi per sfollati interni a Giuba sono state violentate, nella maggior parte dei casi dalla polizia o dai soldati;

K.  considerando che a causa dell'instabilità nei paesi vicini, il Sud Sudan anche circa 270 000 rifugiati provenienti dal Sudan, dalla Repubblica democratica del Congo (RDC), dall'Etiopia e dalla Repubblica centrafricana (RCA);

L.  considerando che nel giugno 2016 l'Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato la presenza di un focolaio di colera, che ha già interessato migliaia di persone e si sarebbe ulteriormente diffuso nelle ultime settimane; considerando che molti decessi provocati da colera, malaria, morbillo, diarrea e malattie respiratorie acute sono il risultato della povertà estrema e di condizioni di vita deplorevoli e che molti decessi si sarebbero potuti evitare se le persone avessero avuto accesso alle cure sanitarie;

M.  considerando che secondo l'accordo sulla risoluzione del conflitto nella Repubblica del Sud Sudan il mandato del governo transitorio di unità nazionale (TGNU) dovrebbe concludersi dopo le elezioni del mese di agosto 2018;

N.  considerando che secondo l'ONU e altre fonti di informazione attendibili, intermediari insediati negli Stati membri dell'UE e numerosi paesi terzi hanno trasferito elicotteri e mitragliatrici alle fazioni armate nel Sud Sudan fornendo assistenza logistica militare; che il protrarsi del conflitto ha consentito l'emergere di nuovi gruppi armati e la militarizzazione della società;

O.  considerando che il numero degli attacchi nei confronti di convogli e personale umanitari è estremamente preoccupante; che almeno 79 operatori umanitari sono stati uccisi dal dicembre 2013; che, più di recente, nel marzo 2017, sei operatori umanitari e i loro conducenti sono stati uccisi nel più letale attacco ai danni di operatori umanitari avvenuto fino ad oggi;

P.  considerando che il 21 febbraio 2017 la Commissione ha annunciato un pacchetto di aiuti di emergenza del valore di 82 milioni di euro in seguito all'insorgere della carestia; che l'UE è uno dei maggiori donatori del paese, fornendo oltre il 40 % di tutti i finanziamenti umanitari a sostegno dei programmi salvavita nel 2016 e circa 381 milioni di euro per misure di assistenza umanitaria dall'inizio del conflitto nel 2013;

1.  esprime profonda preoccupazione per il conflitto in corso nel Sud Sudan; chiede che si ponga immediatamente fine a tutte le operazioni militari e ricorda ancora una volta al presidente Salva Kiir e all'ex vicepresidente Riek Machar i loro obblighi nell'ambito dell'accordo sulla risoluzione del conflitto nella Repubblica del Sud Sudan; invita il presidente Kiir ad attuare immediatamente il suo impegno per un cessate il fuoco unilaterale secondo quanto comunicato ai capi di Stato dell'IGAD il 25 marzo 2017;

2.  chiede l'immediata e completa cessazione da parti di tutte le parti coinvolte nei conflitti armati di tutti gli atti di violenza sessuale contro i civili, in particolare contro le donne e le ragazze; ricorda che lo stupro come arma di guerra costituisce un crimine di guerra punibile ai sensi del diritto internazionale; invita il governo del Sud Sudan a proteggere tutti i gruppi vulnerabili, ad assicurare i responsabili alla giustizia e a porre fine all'impunità tra le forze di polizia e l'esercito;

3.  denuncia tutti gli attacchi contro i civili e gli operatori umanitari, attacchi che, in quest'ultimo caso, interrompono gli aiuti e le forniture salvavita; sottolinea che non vi può essere una soluzione militare al conflitto e che il governo del Sud Sudan deve garantire un cessate il fuoco significativo che indichi un reale impegno per la pace e la stabilità; ritiene che l'impegno a favore della pace debba andare al di là di una semplice cessazione delle ostilità e debba includere il ritiro delle truppe, lo smantellamento delle milizie etniche, consentendo l'assistenza umanitaria senza ostacoli e liberando i detenuti politici;

4.  esprime profonda preoccupazione per la grave situazione umanitaria in tutto il paese, che continua a deteriorarsi; invita pertanto ancora una volta l'UE e i suoi Stati membri a rafforzare gli aiuti umanitari al fine di alleviare la carestia, e a sollecitare il governo del Sud Sudan a garantire che le vie per la fornitura degli aiuti umanitari restino aperte;

5.  deplora il reclutamento di minori nel conflitto armato da parte di tutte le parti nel Sud Sudan; sottolinea che il reclutamento di minori da parte delle parti in conflitto costituisce un crimine di guerra, per il quale dovranno risponderne penalmente i comandanti; avverte che un'intera generazione di giovani rischiano attualmente di sviluppare gravi traumi, gravi danni emotivi e di non ricevere alcuna istruzione; chiede che i programmi dell'UE relativi agli aspetti umanitari e allo sviluppo contribuiscano a fornire un'istruzione di base, una riabilitazione a lungo termine e servizi di consulenza; condanna fermamente l'uso delle strutture scolastiche per le operazioni militari;

6.  invita il Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE) e il vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) a utilizzare tutte le risorse disponibili per coinvolgere l'ONU, l'Unione africana (UA) e l'IGAD nell'avvio di un nuovo processo politico per giungere ad un cessate il fuoco sostenibile e alla piena attuazione dei capitoli relativi alla sicurezza e alla governance dell'accordo di pace;

7.  ritiene che l'Unione africana (UA), sostenuta dall'UE e dai suoi Stati membri, debba assumere un ruolo attivo nel mediare una soluzione politica per conseguire una pace duratura nel Sud Sudan, tra l'altro destinando maggiori risorse all'inviato dell'UA nel Sudan meridionale, Alpha Oumar Konare; appoggia le richieste che la Commissione dell'UA organizzi una conferenza internazionale, con la partecipazione dell'ONU e dell'IGAD, volta a unificare e conciliare gli sforzi internazionali per porre fine alla guerra nel Sud Sudan;

8.  ribadisce il suo pieno sostegno ai lavori del rappresentante speciale delle Nazioni Unite per il Sud Sudan e al mandato della missione delle Nazioni Unite nel Sud Sudan (UNMISS) e della sua forza di protezione regionale, incaricate di proteggere i civili, evitare violenze nei loro confronti e creare le condizioni necessarie per la fornitura di aiuti umanitari; invita tutte le parti a facilitare il rapido dispiegamento di una forza di protezione regionale attiva, con mandato del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, intesa a rafforzare una presenza attiva dell'UNMISS; invita gli Stati membri e il VP/HR a potenziare urgentemente e in modo significativo l'UNMISS con capacità europee;

9.  sottolinea, in via urgente, la necessità di istituire una corte ibrida per il Sud Sudan, che preveda l'adozione di statuti giuridici da parte dell'UA e l'assistenza con risorse dell'ONU e dell'UE; ricorda che ciò fa parte dell'accordo di pace del 2016 e non dovrebbe pertanto essere oggetto di rinegoziazione;

10.  sottolinea che, per essere significativo e inclusivo, il processo di dialogo nazionale debba soddisfare chiari parametri di riferimento, tra cui la neutralità della dirigenza e l'inclusione dei gruppi di opposizione e dei cittadini del Sud Sudan che vivono al di fuori del paese; ritiene che tale processo, per essere legittimo ed efficace, debba includere altresì rappresentanti di tutte le parti coinvolte nel conflitto e delle altre parti interessate del Sud Sudan, compresi rappresentanti delle donne;

11.  condanna tutti i tentativi di limitare la libertà di espressione, che è un diritto umano fondamentale e componente di un reale dibattito politico; deplora l'uccisione di operatori umanitari, di rappresentanti della società civile e di giornalisti, e chiede che i responsabili di tali reati siano portati dinanzi alla giustizia; chiede il rilascio immediato di tutti i prigionieri politici;

12.  condanna tutti gli attacchi contro edifici scolastici e pubblici e l'uso di scuole a scopi militari; esorta le parti a rispettare gli orientamenti per prevenire l'uso militare delle scuole e delle università durante i conflitti armati;

13.  deplora che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite non abbia adottato una risoluzione il 23 dicembre 2016 che avrebbe imposto un embargo sulle armi per il Sud Sudan, nonché un divieto di viaggio e il congelamento dei beni per tre importanti dirigenti del Sud Sudan; chiede che l'UE persegua un embargo internazionale sulle armi per il Sud Sudan e che tale embargo sia messo in atto efficacemente; esprime allarme a seguito delle segnalazioni di trasferimenti di armi al Sud Sudan, in violazione della posizione comune del Consiglio 2008/944/PESC, facilitata da intermediari insediati negli Stati membri dell'UE; sollecita gli Stati membri e il VP/AR a far rispettare il regime di controllo delle armi dell'UE e ad avviare un dialogo formale con qualsiasi paese terzo del quale si dimostri che esporti armi e assistenza logistica militare verso il Sud Sudan;

14.  invita le autorità a garantire che il ritorno o trasferimento di sfollati interni si svolga sempre in modo sicuro e dignitoso; chiede che si ricorra a sanzioni mirate nei confronti di qualunque personalità politica o militare chiave, del governo o dell'opposizione, che perpetui il conflitto o commetta violazioni dei diritti umani, nell'ambito di una strategia dell'UE volta a garantire la fornitura di aiuti umanitari, il mantenimento di un cessate il fuoco e l'ingaggio di un processo politico rinnovato per l'attuazione dell'accordo di pace;

15.  ritiene che, a causa del conflitto ricorrente, dell'insicurezza e dello spostamento di massa di persone, non sia possibile svolgere elezioni credibili e pacifiche nell'attuale contesto politico; ricorda che il mandato del governo transitorio di unità nazionale si estende a giugno 2018; sottolinea l'importanza di conferire alle donne del Sud Sudan un ruolo integrale nei colloqui di pace e nel governo del paese; chiede all'Unione europea di sostenere le organizzazioni di base delle donne, le quali fanno una differenza tangibile nella qualità dei negoziati di pace smantellando l'atmosfera di sospetto, costruiscono la fiducia e promuovono la riconciliazione;

16.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al governo del Sud Sudan, all'Autorità intergovernativa per lo sviluppo, al Commissario per i diritti umani del Sud Sudan, all'Assemblea legislativa nazionale del Sud Sudan, alle istituzioni dell'Unione africana, ai copresidenti dell'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE e al Segretario generale delle Nazioni Unite.

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