Risoluzione del Parlamento europeo del 18 maggio 2017 sul raggiungimento di una soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati in Medio Oriente (2016/2998(RSP))
Il Parlamento europeo,
– viste le sue precedenti risoluzioni sul processo di pace in Medio Oriente,
– viste le precedenti risoluzioni delle Nazioni Unite,
– viste le convenzioni delle Nazioni Unite sui diritti umani di cui Israele e Palestina sono firmatari,
– viste la relazione del 1° luglio 2016 e la dichiarazione del 23 settembre 2016 del Quartetto per il Medio Oriente,
– viste le conclusioni del Consiglio sul processo di pace in Medio Oriente, in particolare quelle del 18 gennaio 2016 e del 20 giugno 2016,
– visto l'Accordo euromediterraneo che istituisce un'associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e lo Stato di Israele, dall'altra,
– visto l'articolo 123, paragrafi 2 e 4, del suo regolamento,
A. considerando che il conseguimento della pace in Medio Oriente continua ad essere una priorità chiave per la comunità internazionale e un elemento indispensabile per la stabilità e la sicurezza a livello regionale e mondiale;
B. considerando che il vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza ("l'alto rappresentante") ha espresso in diverse occasioni il proprio impegno a rinnovare e rafforzare il ruolo dell'Unione nel processo di pace; che nell'aprile 2015 l'alto rappresentante ha nominato un nuovo rappresentante speciale dell'UE per il processo di pace in Medio Oriente (il "rappresentante speciale dell'UE"); che il rappresentante speciale non ha ancora ottenuto risultati;
C. considerando che il Quartetto e i partner regionali quali Egitto, Giordania e Arabia Saudita hanno un ruolo importante da svolgere nella ricerca di una soluzione al conflitto arabo-israeliano;
D. considerando che i continui episodi di violenza e attacchi terroristici nei confronti dei civili e l'incitamento alla violenza stanno aggravando fortemente il clima di diffidenza e sono sostanzialmente incompatibili con una risoluzione pacifica;
E. considerando che, nella sua risoluzione 2334 (2016), il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite:
a)
ha riaffermato che la costruzione di insediamenti israeliani nei territori palestinesi occupati dal 1967, compresa Gerusalemme Est, non ha validità giuridica e costituisce una flagrante violazione del diritto internazionale e un importante ostacolo al conseguimento della soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati;
b)
ha invitato tutte le parti a distinguere, nell'ambito delle rispettive relazioni, tra il territorio dello Stato di Israele e i territori occupati dal 1967;
c)
ha rammentato che, sulla base della tabella di marcia del Quartetto, le forze di sicurezza dell'Autorità palestinese sono tenute a condurre operazioni efficaci volte a contrastare tutti coloro che partecipano ad attività terroristiche e a smantellare le capacità dei terroristi, anche mediante la confisca delle armi illegali;
F. considerando che, secondo l'Ufficio del rappresentante dell'UE in Palestina, negli ultimi mesi si è registrato un elevato tasso di demolizioni di strutture palestinesi;
G. considerando che nella Striscia di Gaza sono state segnalate numerose violazioni dei diritti umani;
H. considerando che la situazione dei prigionieri è preoccupante da entrambe le parti, specialmente per quanto concerne l'attuale sciopero della fame dei prigionieri palestinesi; che entrambe le parti dovrebbero ottemperare agli obblighi internazionali e rispettare i diritti dei prigionieri;
I. considerando che tutte le parti dovrebbero favorire il dialogo e la cooperazione pratica, segnatamente in materia di sicurezza, accesso all'acqua, servizi igienici e risorse energetiche, nonché a favore dello sviluppo dell'economia palestinese, offrendo così una prospettiva di speranza, pace e riconciliazione di cui la regione ha estremamente bisogno;
J. considerando che le relazioni tra l'UE ed entrambe le parti dovrebbero basarsi sul rispetto dei diritti umani e dei principi democratici, cui si ispira la loro politica interna e internazionale e che costituisce un elemento essenziale di tali relazioni;
1. ribadisce il suo fermo sostegno alla soluzione del conflitto israelo-palestinese fondata sulla coesistenza di due Stati sulla base dei confini del 1967, che prevede Gerusalemme come capitale di entrambi gli Stati e la coesistenza, all'insegna della pace e della sicurezza, di uno Stato di Israele sicuro e di uno Stato palestinese indipendente, democratico, territorialmente contiguo e vitale, sulla base del diritto all'autodeterminazione e del pieno rispetto del diritto internazionale;
2. sottolinea che è importante che le parti riprendano al più presto i negoziati su aspetti sostanziali onde conseguire una pace giusta, duratura e globale; invita entrambe le parti a evitare azioni suscettibili di innescare un'ulteriore escalation, tra cui misure unilaterali che potrebbero pregiudicare l'esito dei negoziati, compromettere la fattibilità della soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati e alimentare ulteriormente la diffidenza; invita entrambe le parti a ribadire il loro impegno a raggiungere una soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati, dissociandosi così da chi respinge questo approccio;
3. si oppone fermamente a tutte le azioni che compromettono la fattibilità della soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati ed esorta entrambe le parti a dimostrare, nei programmi e nei fatti, un autentico impegno a favore di una soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati, in modo da ripristinare un clima di fiducia; plaude all'impegno a collaborare per la pace espresso dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e dal presidente palestinese Mahmoud Abbas, recentemente in visita negli Stati Uniti;
4. sottolinea che tutelare e preservare la fattibilità della soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati deve essere la priorità immediata delle politiche e delle azioni dell'Unione europea in relazione al conflitto israelo-palestinese e il processo di pace in Medio Oriente;
5. condanna tutti gli di violenza, gli atti di terrorismo contro gli israeliani nonché l'incitamento alla violenza, che rappresentano azioni fondamentalmente incompatibili con la promozione di una soluzione pacifica fondata sulla coesistenza di due Stati; osserva che, al fine di ripristinare la fiducia ed evitare un'escalation che comprometterebbe ulteriormente le prospettive di pace, è fondamentale che tutte le parti intraprendano azioni efficaci contro la violenza, il terrorismo, la retorica dell'odio e l'incitamento all'odio;
6. ricorda che gli insediamenti sono illegali ai sensi del diritto internazionale e sottolinea che le recenti decisioni di creare un nuovo insediamento nel cuore della Cisgiordania, di lanciare gare d'appalto per la costruzione di quasi 2 000 unità abitative e di dichiarare altri territori all'interno della Cisgiordania "territori di Stato" compromettono ulteriormente la prospettiva di raggiungere una soluzione praticabile fondata sulla coesistenza di due Stati; condanna il perseguimento della politica in materia di insediamenti e invita le autorità israeliane a porvi immediatamente fine nonché a invertire tale politica; deplora, in particolare, l'approvazione da parte della Knesset, il 6 febbraio 2017, della "legge di regolarizzazione", che prevede la legalizzazione retroattiva degli insediamenti costruiti su terreni privati palestinesi senza il consenso dei legittimi proprietari; attende la decisione della Corte suprema riguardo a tale legislazione;
7. si compiace di constatare che, al paragrafo 8 delle conclusioni del Consiglio del 18 gennaio 2016, l'UE e i suoi Stati membri ribadiscono il loro impegno a garantire la piena attuazione della legislazione dell'UE e degli accordi bilaterali UE-Israele vigenti;
8. chiede di porre fine alla demolizione di abitazioni palestinesi e di strutture e progetti finanziati dall'UE, allo sfollamento forzato di famiglie palestinesi e alla confisca di proprietà palestinesi in Cisgiordania, conformemente alla relazione del Quartetto; evidenzia che le autorità competenti dell'UE hanno la responsabilità di continuare a garantire che i finanziamenti dell'Unione non possano essere direttamente o indirettamente dirottati verso organizzazioni o attività terroristiche che incitano a compiere tali atti;
9. rammenta che il rispetto del diritto internazionale umanitario e del diritto internazionale dei diritti umani da parte degli attori statali e non statali, inclusa la responsabilità per le loro azioni, rappresenta un punto chiave per la pace e la sicurezza nella regione;
10. sottolinea che la riconciliazione intra-palestinese è un elemento importante per conseguire la soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati e si rammarica della perdurante mancanza di unità tra i palestinesi; sostiene l'invito dell'UE alle fazioni palestinesi di rendere assolutamente prioritari la riconciliazione e il ritorno dell'Autorità palestinese nella Striscia di Gaza; sollecita le forze palestinesi a riprendere senza indugio gli sforzi di riconciliazione, in particolare convocando le elezioni presidenziali e legislative attese da tempo; evidenzia che l'Autorità palestinese deve assumere la sua funzione di governo nella Striscia di Gaza, anche nel settore della sicurezza, dell'amministrazione civile e tramite la sua presenza ai valichi di frontiera;
11. pone l'accento sul fatto che l'attività militante e la corsa illecita alle armi contribuiscono all'instabilità e ostacolano in ultima analisi gli sforzi volti al raggiungimento di una soluzione negoziata; invita le forze di sicurezza dell'Autorità palestinese a garantire la piena efficacia e la tempestività delle operazioni miranti a contrastare le attività dei gruppi militanti, come ad esempio il lancio di razzi in direzione di Israele; sottolinea la necessità imperativa di impedire l'acquisizione di armi da parte dei gruppi terroristici, il contrabbando di armi, la produzione di razzi e la costruzione di gallerie;
12. chiede nuovamente di porre fine al blocco illegale della Striscia di Gaza nonché di ricostruire e riabilitare tale zona quanto prima;
13. ricorda che, nel quadro della dichiarazione di Venezia del giugno1980, gli Stati membri dell'UE si sono assunti la propria responsabilità nel processo di pace; chiede l'adozione di una nuova dichiarazione dell'UE a giugno del corrente anno; chiede all'alto rappresentante di utilizzare la nuova dichiarazione per contribuire all'elaborazione di un'iniziativa europea ambiziosa e globale per la pace nella regione;
14. chiede che tale iniziativa di pace dell'Unione europea affronti la questione del conflitto israelo-palestinese, con l'obiettivo di conseguire risultati tangibili entro termini di tempo stabiliti, nell'ambito della soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati, e sia corredata di un meccanismo internazionale di monitoraggio e attuazione; sottolinea l'importanza di collaborare, a tal proposito, con altri attori internazionali, in particolare nel quadro del Quartetto per il Medio Oriente e in considerazione dell'iniziativa di pace araba; invita a utilizzare efficacemente gli strumenti esistenti e l'influenza dell'Unione europea nelle relazioni con entrambe le parti, in modo da favorire gli sforzi di pace, dal momento che l'azione coordinata dell'UE è in grado di produrre risultati;
15. sottolinea che, per sostenere una vera iniziativa europea per la pace, è dovere primario degli Stati membri contribuire attivamente alla definizione di una posizione comune dell'Unione e astenersi dall'intraprendere iniziative unilaterali che indeboliscono l'azione europea; evidenzia che i capi di Stato e di governo europei non possono chiedere all'Unione di essere proattiva nella regione se le loro posizioni divergenti impediscono all'Unione di esprimersi con una sola voce attraverso l'alto rappresentante;
16. prende atto delle potenzialità della comunità araba palestinese in Israele, che può svolgere un ruolo importante nel conseguimento di una pace duratura tra israeliani e palestinesi, e dell'importanza della sua partecipazione e del suo contributo al processo di pace; chiede che tutti i cittadini di Israele godano degli stessi diritti, prerequisito fondamentale perché possano svolgere tale ruolo;
17. invita l'Unione europea a sostenere e tutelare gli attori della società civile, tra cui le organizzazioni per i diritti umani, che contribuiscono agli sforzi di pace e all'instaurazione di un clima di fiducia tra israeliani e palestinesi da entrambe le parti, e accoglie con favore il contributo apportato dalla società civile al processo di pace attraverso nuove idee e iniziative dal carattere innovativo;
18. suggerisce di avviare un'iniziativa dal titolo "Parlamentari per la pace" allo scopo di riunire parlamentari europei, israeliani e palestinesi, in modo da contribuire a far progredire un'agenda per la pace e integrare gli sforzi diplomatici dell'UE;
19. sottolinea che è necessario che l'UE promuova iniziative che favoriscano il ripristino della fiducia tra gli attori politici, non statali ed economici, e l'introduzione di un modello di cooperazione su questioni concrete; evidenzia altresì, a tale riguardo, l'importanza di settori strategici in cui la cooperazione è fondamentale per la vita quotidiana dei cittadini, quali ad esempio la sicurezza, l'accesso all'acqua, i servizi igienici, le risorse energetiche e la crescita dell'economia palestinese;
20. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al rappresentante speciale dell'Unione europea per il processo di pace in Medio Oriente, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al Segretario generale delle Nazioni Unite, al rappresentante del Quartetto, al Segretario generale della Lega degli Stati arabi, alla Knesset e al governo di Israele, al Presidente dell'Autorità palestinese e al Consiglio legislativo palestinese.