Risoluzione del Parlamento europeo del 3 ottobre 2017 Affrontare la riduzione degli spazi della società civile nei paesi in via di sviluppo (2016/2324(INI))
Il Parlamento europeo,
– visto l'articolo 21 del trattato sull'Unione europea (TUE),
– visto l'articolo 208 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE),
– visto l'articolo 7 TFUE, il quale ribadisce che l'UE "assicura la coerenza tra le sue varie politiche e azioni, tenendo conto dell'insieme dei suoi obiettivi",
– vista la Carta delle Nazioni Unite,
– visti la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo (UDHR) e gli altri trattati e strumenti delle Nazioni Unite in materia di diritti umani, in particolare il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici e il Patto internazionale relativo ai diritti economici, sociali e culturali, adottati a New York il 16 dicembre 1966, nonché la convenzione delle Nazioni Unite del 1979 sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna (CEDAW),
– visti il vertice delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile e il documento conclusivo adottato dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 25 settembre 2015, dal titolo "Transforming our world: the 2030 Agenda for Sustainable Development" (Trasformare il nostro mondo: agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile)(1)
– visto il consenso europeo in materia di sviluppo,
– vista la nota dal titolo "Una strategia globale per la politica estera e di sicurezza dell'Unione europea – Visione condivisa, azione comune: un'Europa più forte" presentata nel giugno 2016 dal vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR)(2),
– visto il piano d'azione sui diritti umani e la democrazia 2015-2019, adottato dal Consiglio il 20 luglio 2015(3),
– viste le tabelle di marcia UE per paese per l'apertura del dialogo con la società civile,
– visti l'accordo di partenariato tra i membri del gruppo degli Stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico, da un lato, e la Comunità europea e i suoi Stati membri, dall'altro, firmato a Cotonou il 23 giugno 2000 ("accordo di Cotonou") e le relative revisioni del 2005 e del 2010,
– visto il codice di buone pratiche per la partecipazione della società civile al processo decisionale adottato dalla conferenza delle organizzazioni internazionali non governative (OING) dell'1 ottobre 2009,
– vista la dichiarazione di Berlino rilasciata al termine della riunione annuale del gruppo di base della piattaforma della società civile per il consolidamento della pace e il rafforzamento dello Stato (CSPPS) tenutasi dal 6 al 9 luglio 2016,
– visti il regolamento (UE) n. 233/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 marzo 2014, che istituisce uno strumento per il finanziamento della cooperazione allo sviluppo per il periodo 2014-2020(4) e il regolamento (UE) n. 230/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 marzo 2014, che istituisce uno strumento inteso a contribuire alla stabilità e alla pace(5),
– visti il regolamento (UE) 2015/323 del Consiglio, del 2 marzo 2015, recante il regolamento finanziario per l'11° Fondo europeo di sviluppo(6) e la Dichiarazione I dell'accordo di Cotonou ("Dichiarazione comune sui soggetti del partenariato"),
– visto l'articolo 187, paragrafo 2, del regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2012, che stabilisce le regole finanziarie applicabili al bilancio generale dell'Unione e che abroga il regolamento (CE, Euratom) n. 1605/2002(7) ("regolamento finanziario");
– visto il programma indicativo pluriennale dello strumento di cooperazione allo sviluppo 2014-2020 per le "Organizzazioni della società civile e gli enti locali"(8),
– vista la comunicazione della Commissione del 12 settembre 2012 dal titolo "Le radici della democrazia e dello sviluppo sostenibile: l'impegno dell'Europa verso la società civile nell'ambito delle relazioni esterne" (COM(2012)0492),
– vista la risoluzione del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite del 27 giugno 2016 sullo spazio della società civile(9),
– vista la relazione annuale dell'UE sui diritti umani e la democrazia nel mondo e sulla politica dell'UE per il 2015,
– vista la sua risoluzione del 25 ottobre 2016 sulla responsabilità delle imprese per gravi violazioni dei diritti umani nei paesi terzi(10),
– vista la sua risoluzione del 4 ottobre 2016 sul futuro delle relazioni ACP–UE dopo il 2020(11),
– visti gli orientamenti dell'Unione europea in materia di diritti umani, compresi gli orientamenti dell'UE sui difensori dei diritti umani, e gli orientamenti dell'UE in materia di promozione e protezione della libertà di religione o di credo, adottati dal Consiglio il 24 giugno 2013,
– visti gli orientamenti destinati alle delegazioni interparlamentari del Parlamento europeo sulla promozione dei diritti umani e della democrazia nell'ambito delle visite nei paesi terzi(12),
– visto il parere del Comitato delle regioni del 9 ottobre 2013 sul tema "Capacitare le autorità locali dei paesi partner per una migliore governance e risultati più concreti in termini di sviluppo",
– visto il parere del Comitato delle regioni del 24 febbraio 2015 dal titolo "Un'esistenza dignitosa per tutti: dalla visione all'azione collettiva",
– viste la relazione dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani dell'11 aprile 2016 sulle raccomandazioni pratiche per la creazione e il mantenimento di un ambiente sicuro e favorevole per la società civile, sulla base delle buone pratiche e degli insegnamenti tratti(13) e le relazioni del relatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti di riunione pacifica e di associazione,
– vista la relazione 2017 del Foro economico mondiale sul rischio globale(14),
– vista la sua risoluzione del 14 febbraio 2017 sulla revisione del consenso europeo in materia di sviluppo(15),
– vista la sua risoluzione del 22 novembre 2016 sul miglioramento dell'efficacia della cooperazione allo sviluppo(16),
– vista la sua risoluzione del 7 giugno 2016 sulla relazione 2015 dell'UE sulla coerenza delle politiche per lo sviluppo(17),
– visti i principi guida delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani,
– vista la sua risoluzione del 12 maggio 2016 sul seguito e sul riesame dell'Agenda 2030(18),
– vista la sua risoluzione del 22 ottobre 2013 su autorità locali e società civile: l'impegno dell'Europa a favore dello sviluppo sostenibile(19),
– visto l'articolo 52 del suo regolamento,
– vista la relazione della commissione per lo sviluppo e il parere della commissione per gli affari esteri (A8-0283/2017),
A. considerando che l'articolo 21 TUE stabilisce che l'azione dell'Unione sulla scena internazionale, che comprende la cooperazione allo sviluppo, deve fondarsi sui principi di democrazia, Stato di diritto e universalità e indivisibilità dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali;
B. considerando che la società civile rappresenta il terzo settore di una società sana e degna, al pari dei settori pubblico e privato; che la società civile comprende organizzazioni non governative e senza fini di lucro che hanno un ruolo nella vita pubblica e danno voce agli interessi e ai valori dei loro membri o di altre persone, sulla base di considerazioni etiche, culturali, politiche, scientifiche, religiose o filantropiche;
C. considerando che la società civile svolge un ruolo centrale nel costruire e rafforzare la democrazia, controllare il potere dello Stato e promuovere il buon governo, la trasparenza e l'obbligo di rendere conto; che la presenza delle organizzazioni della società civile, in quanto forze vive all'interno della società, è fondamentale poiché esse assicurano il contrappeso necessario al potere insediato, svolgendo un ruolo di intermediazione e di mediazione tra la popolazione e lo Stato, e fungono da custodi della democrazia; che numerosi gruppi della società civile cercano di impegnarsi nei processi di riforma costituzionale in modo da proteggere le istituzioni e i principi democratici;
D. considerando che le organizzazioni della società civile si occupano di un ampio spettro di diritti umani, compresi il diritto allo sviluppo, all'istruzione e alla parità di genere, nonché di attività nei settori sociali e ambientali; che la società civile comprende una gamma ampia ed eterogenea di gruppi e obiettivi, tra cui non solo le organizzazioni della società civile, ma anche ONG, gruppi impegnati nella difesa dei diritti umani e comitati civici, comunità delle diaspore, chiese, associazioni e comunità religiose, organizzazioni che tutelano gli interessi dei disabili, movimenti sociali e sindacati, comunità autoctone e fondazioni e organizzazioni rappresentanti persone vulnerabili, discriminate ed emarginate;
E. considerando che l'accordo di Cotonou riconosce nella società civile un attore fondamentale nel quadro della cooperazione ACP-UE; che lo scadere dell'accordo di Cotonou nel 2020 offre l'opportunità di riesaminare il partenariato e di aumentare ulteriormente la partecipazione delle organizzazioni della società civile;
F. considerando che le organizzazioni della società civile sono diventate importanti interlocutori negli aiuti globali allo sviluppo, soprattutto nell'erogazione di servizi sociali di base, nella sensibilizzazione del pubblico, nella promozione della democrazia, dei diritti umani e del buon governo, di società pacifiche e inclusive, nel favorire la resilienza di individui, famiglie e comunità locali, nel contrasto all'estremismo violento e nella risposta alle crisi umanitarie;
G. considerando che, come riconosciuto dalle organizzazioni internazionali nei loro protocolli e pratiche, le chiese, le comunità e associazioni religiose, unitamente ad altre organizzazioni fondate sulla religione o il credo, figurano tra i soggetti operativi da lungo tempo presenti sul campo e in prima linea nell'erogazione di assistenza umanitaria e allo sviluppo;
H. considerando che il programma indicativo pluriennale dello strumento di cooperazione allo sviluppo 2014-2020 per il programma tematico sulle organizzazioni della società civile e le autorità locali include la promozione di un ambiente favorevole alle organizzazioni della società civile e agli enti locali quale elemento trasversale; considerando che il programma mira a rafforzare la voce e la partecipazione delle organizzazioni della società civile nel processo di sviluppo dei paesi partner e a portare avanti il dialogo politico, sociale ed economico;
I. considerando che l'UE è il principale donatore alle organizzazioni locali della società civile nei paesi in via di sviluppo e ha svolto un ruolo guida nella protezione degli attori della società civile e dei difensori dei diritti umani mediante l'impiego e l'attuazione di una serie di strumenti e politiche, compresi lo strumento europeo per la democrazia e i diritti umani (EIDHR), il programma tematico dello strumento di cooperazione allo sviluppo per le organizzazioni della società civile e le autorità locali, il Fondo europeo per la democrazia, le tabelle di marcia della società civile attuate in 105 paesi e i documenti di strategia nazionale;
J. considerando che nell'ultimo decennio si è registrata un'espansione nella dimensione, portata, composizione e influenza della società civile in tutto il mondo; che, al contempo, in un crescente numero di paesi in tutto il mondo, siano essi in via di sviluppo o avanzati, le restrizioni nei confronti degli attori e delle attività della società civile sono diventate sempre più repressive e coercitive;
K. considerando inoltre che l'ordine del giorno fissato dai donatori istituzionali può in alcuni casi non dare priorità ai bisogni reali degli attori della società civile impegnati sul campo;
L. considerando che la relazione 2016 sullo stato della società civile ha ritenuto il 2015 un anno pessimo per la società civile, con gravi minacce ai diritti civili in oltre cento paesi; che le regioni dell'Africa sub-sahariana nonché del Medio Oriente e Nord Africa (MENA) sono particolarmente interessate dalla relazione, essendo più spesso confrontate a situazioni di tensione politica, conflitto e fragilità;
M. considerando che un numero crescente di governi reprime le organizzazioni della società civile sul piano giuridico o amministrativo, gravandole tra l'altro di leggi restrittive, limiti al finanziamento, severe procedure in materia di licenze e imposte punitive;
N. considerando che nei paesi in via di sviluppo si è registrato un preoccupante aumento del numero di segnalazioni riguardanti persecuzioni, molestie, stigmatizzazioni con l'appellativo di "agenti stranieri", detenzioni o arresti arbitrari a danno di attivisti, organizzazioni della società civile, difensori dei diritti umani, avvocati, intellettuali, giornalisti e leader religiosi, nonché del numero di vittime di abusi e violenze; considerando che in alcuni paesi ciò avviene in assoluta impunità e talvolta con il sostegno o il benestare delle autorità;
O. considerando che i diritti umani sono universali e inalienabili, indivisibili, interdipendenti e intercorrelati; che la capacità di risposta della società civile si basa sull'esercizio delle libertà fondamentali, tra le quali il diritto alla libertà di associazione, riunione pacifica, espressione, pensiero, coscienza e religione o convinzioni personali, e sul libero accesso alle informazioni;
P. considerando che esiste un nesso tra indebolimento della società civile, riduzione degli spazi politici e civici, aumento della corruzione, ineguaglianze sociali e di genere e basso livello di sviluppo umano e socioeconomico nonché fragilità e conflitti;
Q. considerando che una risposta credibile ed efficace dell'UE nell'affrontare il problema della riduzione degli spazi civici richiede una valutazione e una comprensione precise e tempestive delle minacce e dei fattori responsabili delle restrizioni; che una tale risposta richiede anche un approccio coordinato tra lo sviluppo e la cooperazione politica, onde garantire la coerenza tra tutti gli strumenti esterni ed interni dell'UE attraverso la diffusione di un messaggio comune sull'importanza di società civili in grado di operare liberamente, nonché cooperazione a livello locale, regionale e internazionale;
R. considerando che l'agenda 2030, in particolare gli obiettivi di sviluppo sostenibile 16 e 17, prevede una maggiore cooperazione con la società civile quale partner principale e facilitatore riguardo alla promozione, attuazione, seguito e revisione degli obiettivi di sviluppo sostenibile;
1. ritiene che una società civile realmente indipendente, varia, pluralistica e dinamica sia determinante per lo sviluppo e la stabilità di un paese, per garantire il consolidamento democratico, la giustizia sociale, il rispetto per i diritti umani e per costruire società inclusive, in modo che nessuno sia lasciato indietro; ricorda inoltre che la società civile è un attore fondamentale per conseguire gli obiettivi di sviluppo sostenibile;
2. sottolinea il ruolo centrale della società civile a livello mondiale nel sostenere la democrazia, garantire la separazione dei poteri e promuovere la trasparenza, l'obbligo di rendere conto e il buon governo, in particolare nella lotta alla corruzione e all'estremismo violento, e ne evidenzia l'impatto diretto sullo sviluppo economico e umano dei paesi nonché sulla sostenibilità ambientale;
3. esprime profonda preoccupazione per il fatto che la chiusura degli spazi della società civile nei paesi in via di sviluppo si verifichi in modi sempre più complessi e sofisticati, che sono più difficili da affrontare e sono imposti mediante legislazione, tassazione, limitazioni nei finanziamenti, maggiore burocrazia, obblighi di segnalazione e bancari, criminalizzazione e stigmatizzazione dei rappresentanti delle organizzazioni della società civile, diffamazione, ogni forma di vessazione, repressione online e limitazioni all'accesso a internet, censura, detenzione arbitraria, violenza basata sul genere, tortura e assassinio, in particolare in Stati interessati da conflitti; insiste sulla necessità di contrastare le tattiche governative e non governative che consistono nell'emarginare le voci critiche;
4. esprime preoccupazione per il fatto che organizzazioni della società civile che sono in grado di ricevere legalmente finanziamenti esteri possano essere classificate come "agenti stranieri", stigmatizzandole e aumentando significativamente i rischi cui sono esposte; invita l'UE a rafforzare i propri strumenti e politiche in materia di sviluppo delle istituzioni e Stato di diritto e a includere solidi parametri di riferimento su responsabilità e lotta contro l'impunità per gli arresti arbitrari, gli abusi da parte della polizia, la tortura e altri maltrattamenti a danno dei difensori dei diritti umani, tenendo presente che uomini e donne vivono tutto ciò in modo diverso;
5. sottolinea che la riduzione degli spazi della società civile rappresenta un fenomeno globale che non è limitato ai paesi in via di sviluppo ma che si verifica, in misura crescente, anche nelle democrazie consolidate e nei paesi a reddito medio-alto, compresi Stati membri dell'UE e alcuni dei suoi più stretti alleati; invita l'Unione e gli Stati membri a dare l'esempio rispettando rigorosamente i diritti fondamentali della società civile e facendo fronte a eventuali tendenze pregiudizievoli in tale ambito;
6. ribadisce che gli Stati hanno la responsabilità principale e l'obbligo di proteggere l'insieme dei diritti umani e delle libertà fondamentali di tutti gli individui, nonché il dovere di creare un contesto politico, giuridico e amministrativo favorevole a una società civile libera e funzionante, in cui sia garantito il funzionamento libero e sicuro dei finanziamenti e l'accesso agli stessi, anche attraverso fonti estere;
7. invita l'UE a riconoscere la necessità di fornire orientamenti ai governi, ai partiti politici, ai parlamenti e alle amministrazioni dei paesi beneficiari nell'elaborazione di strategie volte a creare il contesto giuridico, amministrativo e politico appropriato per consentire alle organizzazioni della società civile di svolgere un lavoro efficace;
8. esprime profonda preoccupazione per i crescenti attacchi perpetrati contro i difensori dei diritti umani in tutto il mondo; chiede all'UE, e in particolare al VP/AR, di adottare una politica intesa a denunciare, in modo sistematico e inequivocabile, le uccisioni dei difensori dei diritti umani e ogni tentativo di sottoporli a qualsiasi forma di violenza, persecuzione, minaccia, molestie, sparizioni forzate, detenzione o arresto arbitrario, a condannare coloro che perpetrano o tollerano simili atrocità e a intensificare la diplomazia pubblica per sostenere in maniera aperta e chiara i difensori dei diritti umani; incoraggia le delegazioni dell'UE e le rappresentanze diplomatiche degli Stati membri a continuare a sostenere attivamente i difensori dei diritti umani, segnatamente attraverso il monitoraggio sistematico dei processi, le visite agli attivisti detenuti e, se del caso, rilasciando dichiarazioni su casi individuali;
9. ritiene che, nei casi di repentina e drastica riduzione degli spazi della società civile, gli Stati membri dovrebbero garantire un riconoscimento pubblico ad alto livello del lavoro svolto dalle ONG operanti nel campo dei diritti umani e dai singoli attivisti interessati, ad esempio incontrandoli in occasione di visite ufficiali;
10. incoraggia l'UE a sviluppare linee guida concernenti la libertà di riunione pacifica e la libertà di associazione; invita l'UE a fare pieno uso delle strategie nazionali dell'UE in materia di diritti umani e democrazia, a porre in essere strumenti di monitoraggio per l'effettiva attuazione congiunta degli orientamenti dell'UE sui difensori dei diritti umani, e a garantire che non vi siano lacune in termini di protezione e che a gravi violazioni dei diritti umani si risponda con sanzioni;
11. ricorda che la società civile svolge un ruolo importante nella promozione della libertà di pensiero, di coscienza e di religione o credo, e ribadisce il proprio sostegno all'attuazione degli orientamenti dell'UE sulla promozione e la protezione della libertà di religione o di credo;
12. sottolinea che è essenziale rafforzare il rapporto delle organizzazioni della società civile con i cittadini e con lo Stato, affinché le comunità e l'elettorato, ivi inclusi le donne e le organizzazioni per i diritti delle donne e tutti i gruppi vulnerabili siano realmente rappresentati, e al fine di contribuire a rendere lo Stato più efficiente e responsabile nel promuovere lo sviluppo e difendere i diritti umani;
13. si compiace dell'impegno e sostegno di lunga data dell'UE nei confronti della società civile nei paesi in via di sviluppo e ribadisce il proprio inequivocabile invito a proseguire e aumentare il sostegno e i finanziamenti dell'UE finalizzati a creare un contesto libero e favorevole per la società civile a livello nazionale e locale, anche attraverso la programmazione annuale; invita l'UE a diversificare e massimizzare le modalità e i meccanismi di finanziamento per gli attori della società civile, tenendo conto delle loro specificità e garantendo di non limitare le loro possibilità di azione o il numero di potenziali interlocutori;
14. invita l'UE a fare in modo che i fondi da essa erogati siano utilizzati per finanziare sia interventi di sostegno a lungo termine che interventi di emergenza, in particolare al fine di sostenere gli attivisti della società civile a rischio;
15. ricorda che la partecipazione civica e la forza della società civile dovrebbero essere considerate indicatori di democrazia; incoraggia vivamente i dibattiti interparlamentari sulla democrazia affinché i membri delle organizzazioni della società civile e la società civile siano coinvolti nel processo di consultazione su tutte le legislazioni che la riguardano;
16. invita l'UE a continuare ad adoperarsi per una maggiore autonomia degli spazi civici non solo attraverso le politiche dell'UE in materia di sviluppo e diritti umani, ma anche integrando tutte le altre politiche interne ed esterne dell'UE, comprese quelle in materia di giustizia, affari interni, commercio e sicurezza, conformemente al principio della coerenza delle politiche per lo sviluppo;
17. mette in guardia l'UE e i suoi Stati membri contro un approccio più accomodante alla riduzione degli spazi della società civile e ad altre questioni relative ai diritti umani per quanto concerne paesi con in quali l'UE coopera su questioni relative alla migrazione; sottolinea che la riduzione degli spazi della società civile e le violazioni dei diritti umani possono contribuire alla migrazione forzata;
18. sottolinea che per contrastare la riduzione degli spazi della società civile occorre un approccio uniforme e coerente nelle relazioni dell'UE con i paesi terzi; invita l'UE e i suoi Stati membri a trattare in modo proattivo le cause profonde della riduzione degli spazi della società civile, integrando in particolare la promozione di un impegno libero e responsabile delle organizzazioni della società civile e la loro partecipazione alla cooperazione bilaterale e multilaterale come partner nel dialogo politico, economico e sociale; invita a tale proposito l'UE a tenere conto delle differenze in termini di dimensioni, capacità e competenze delle organizzazioni della società civile;
19. incoraggia l'UE a svolgere un ruolo di facilitatore attivo e a promuovere meccanismi istituzionali e iniziative multilaterali per dialoghi rafforzati nonché a sviluppare coalizioni e partenariati più forti e più ampi tra i governi dei paesi in via di sviluppo, le organizzazioni della società civile, le autorità locali e il settore privato in un contesto favorevole per la società civile; sottolinea l'importanza di spazi sicuri per tali dialoghi;
20. invita l'UE a monitorare le misure antiterrorismo e gli aspetti della legislazione in materia di lotta al riciclaggio e trasparenza e a intervenire affinché non pongano limiti illegittimi al finanziamento e alle attività delle organizzazioni della società civile; ribadisce, a tale proposito, che le raccomandazioni del Gruppo di azione finanziaria internazionale (GAFI) non dovrebbero essere interpretate e applicate in modo da limitare indebitamente gli spazi della società civile;
21. ricorda che il settore privato è un partner fondamentale per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile e deve svolgere un ruolo importante nella promozione dello spazio civico e di un contesto favorevole per le organizzazioni della società civile, in particolare riaffermando la responsabilità sociale delle imprese e gli obblighi di diligenza nella catena di approvvigionamento e attraverso il ricorso a partenariati pubblico-privato;
22. ribadisce l'obbligo che incombe al settore privato di rispettare sia i diritti umani che i più elevati standard sociali e ambientali; invita l'UE e i suoi Stati membri a continuare a impegnarsi attivamente nelle attività delle Nazioni Unite volte a istituire un trattato internazionale che chiami le imprese a rispondere di qualsiasi coinvolgimento in violazioni dei diritti umani e a introdurre valutazioni dei rischi per gli appalti e gli investimenti pubblici;
23. ritiene che gli accordi commerciali e di investimento conclusi dall'UE e dai suoi Stati membri non debbano compromettere, direttamente o indirettamente, la promozione e la tutela dei diritti umani e degli spazi civici nei paesi in via di sviluppo; ritiene che le clausole vincolanti sui diritti umani negli accordi commerciali siano uno strumento influente per l'apertura degli spazi civici; invita la Commissione a rafforzare il ruolo degli attori della società civile nelle istituzioni degli accordi commerciali, compresi i gruppi consultivi interni e i comitati consultivi degli APE;
24. invita la Commissione a sviluppare un quadro per il monitoraggio degli strumenti di finanziamento esterno dell'UE, con particolare attenzione ai diritti umani;
25. invita la Commissione e il SEAE a stabilire migliori prassi e a elaborare parametri di riferimento e indicatori chiari in relazione alla riduzione degli spazi nel quadro del piano d'azione dell'UE per i diritti umani e la democrazia e della revisione intermedia dell'EIDHR, al fine di misurare i progressi tangibili;
26. invita tutti gli attori dell'UE a sostenere in modo più efficace in sedi multilaterali il consolidamento del quadro giuridico internazionale alla base della democrazia e dei diritti umani, anche collaborando con organizzazioni multilaterali come le Nazioni Unite, tra cui le procedure speciali delle Nazioni Unite e il meccanismo del riesame periodico universale (UPR) del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, e organizzazioni regionali quali l'Organizzazione degli Stati americani (OAS), l'Unione africana (UA), l'Associazione delle nazioni del Sud-Est asiatico (ASEAN) la Lega araba (AL) e il gruppo di lavoro della Comunità delle democrazie su come responsabilizzare e proteggere la società civile; rammenta l'importanza per l'Unione di instaurare un dialogo inclusivo in materia di diritti umani con tutti i paesi partner, coinvolgendo le organizzazioni della società civile; invita l'Unione e gli Stati membri a consolidare i loro programmi di buona governance con i paesi terzi e a promuovere lo scambio di buone prassi per quanto riguarda l'inclusione delle organizzazioni della società civile nel processo decisionale e la loro partecipazione allo stesso; ritiene necessario promuovere dialoghi tripartiti tra i governi, l'UE e le organizzazioni della società civile, anche su questioni difficili come la sicurezza e la migrazione;
27. chiede l'istituzione di un meccanismo di "monitoraggio e allarme rapido per la riduzione degli spazi", in cui siano coinvolte le pertinenti istituzioni dell'UE, in grado di monitorare le minacce contro gli spazi della società civile e i difensori dei diritti umani e di inviare una segnalazione qualora vi siano le prove che un paese in via di sviluppo si appresta a predisporre nuove gravi restrizioni nei confronti della società civile, o qualora il governo ricorra alle organizzazioni non governative organizzate dal governo (GONGO) per simulare l'esistenza di una società civile indipendente, affinché l'UE possa rispondere in modo più tempestivo, coordinato e tangibile;
28. invita l'UE a rafforzare il proprio sostegno alla piena partecipazione e all'autoaffermazione delle minoranze e di altri gruppi vulnerabili – quali le persone con disabilità, le popolazioni indigene e le popolazioni isolate – nei processi culturali, sociali, economici e politici, chiedendo a tale riguardo agli Stati membri di garantire che le legislazioni e le politiche che mettono in atto non compromettano il godimento dei loro diritti umani o le attività della società civile volte a tutelarne i diritti;
29. deplora l'assenza di organizzazioni di aiuto alle vittime del terrorismo nei paesi terzi in un momento in cui il terrorismo è in crescita a livello mondiale; sottolinea pertanto l'urgenza di creare un clima sicuro per tali organizzazioni allo scopo di proteggere le vittime del terrorismo;
30. sottolinea il ruolo determinante delle donne e delle organizzazioni per i diritti delle donne nel progresso sociale, anche a livello dei movimenti guidati dai giovani; invita l'UE a insistere sulla necessità di sostenere l'emancipazione femminile e la creazione di un contesto sicuro e favorevole per le organizzazioni femminili della società civile e i difensori dei diritti delle donne e a contrastare specifiche forme di repressione di genere, in particolare nelle regioni colpite da conflitti;
31. evidenzia l'importanza di contribuire attivamente al sostegno di politiche e azioni connesse ai diritti delle donne, anche in materia di salute e diritti sessuali e riproduttivi;
32. ribadisce l'importanza di integrare l'approccio basato sui diritti nella politica di sviluppo dell'UE, allo scopo di incorporare i principi relativi ai diritti umani e allo Stato di diritto nelle attività di sviluppo dell'UE e sincronizzare tali diritti con le attività di cooperazione allo sviluppo;
33. ricorda l'importanza della cooperazione regionale per consolidare contesti favorevoli per la società civile; incoraggia i paesi in via di sviluppo a promuovere il dialogo e le migliori pratiche di tutela della società civile e di collaborazione con essa;
34. accoglie con favore le tabelle di marcia UE per paese per l'impegno con la società civile quale strumento efficace e quale eventuale nuovo quadro dell'UE per l'impegno verso la società civile; ritiene essenziale che le organizzazioni della società civile siano coinvolte non solo nel processo di consultazione che porta all'elaborazione delle tabelle di marcia, ma anche nelle fasi di attuazione, monitoraggio e revisione;
35. si impegna a istituire, su base annuale e attraverso una consultazione approfondita dei pertinenti attori istituzionali e delle ONG, un elenco di paesi in cui gli spazi della società civile sono maggiormente minacciati;
36. invita il vicepresidente/alto rappresentante a iscrivere regolarmente all'ordine del giorno del Consiglio "Affari esteri" la discussione sugli sforzi compiuti dall'Unione per ottenere il rilascio di difensori dei diritti umani, operatori umanitari, giornalisti, attivisti politici, persone detenute per le loro convinzioni religiose o morali e altri detenuti a causa della riduzione degli spazi della società civile, e il relativo seguito;
37. si compiace della creazione di punti di contatto per i diritti umani e la società civile presso le delegazioni dell'UE, volti a migliorare la cooperazione con la società civile locale, in particolare fornendo assistenza a gruppi e individui vulnerabili ed emarginati; invita le delegazioni dell'UE a fare opera sistematica di sensibilizzazione presso deputati ai parlamenti nazionali, governi e funzionari delle autorità locali sulla riduzione degli spazi della società civile e sulla protezione degli attivisti, e a continuare a collaborare con le organizzazioni della società civile nel corso del ciclo di programmazione dei fondi dell'UE e nel loro successivo monitoraggio, anche nei casi in cui la cooperazione bilaterale è in corso di graduale eliminazione; invita inoltre le delegazioni dell'UE a fornire alla società civile, in modo regolare e trasparente, informazioni sui fondi e sulle opportunità di finanziamento;
38. invita l'UE e i suoi Stati membri a includere sistematicamente la questione della riduzione degli spazi della società civile in tutte le loro relazioni bilaterali e a ricorrere a tutti gli strumenti a disposizione, ivi inclusi lo sviluppo e il commercio, per far sì che i paesi partner mantengano l'impegno di proteggere e garantire i diritti umani; invita l'UE a monitorare da vicino il coinvolgimento degli attori della società civile nei paesi partner e a sollecitare i governi ad abrogare tutte le leggi che violano la libertà di riunione e di associazione; ritiene, a tale proposito, che l'UE dovrebbe introdurre una condizionalità positiva nell'ambito del sostegno finanziario per quanto riguarda qualsiasi restrizione dello spazio civico;
39. insiste affinché la società civile occidentale sostenga la creazione e il rafforzamento delle ONG attraverso il trasferimento di know-how, allo scopo di aiutarle a contribuire allo sviluppo dei paesi in cui operano;
40. incoraggia vivamente le sinergie tra gli strumenti di finanziamento esterno dell'UE a sostegno della società civile e invita a procedere a un esercizio di mappatura completo a livello di paese di tutti i finanziamenti dell'UE a favore della società civile al fine di evitare duplicazioni e sovrapposizioni e contribuire a individuare eventuali carenze ed esigenze di finanziamento;
41. incoraggia l'UE ad adottare orientamenti in materia di partenariato con le chiese, le organizzazioni di ispirazione religiosa e i leader religiosi nell'ambito della cooperazione allo sviluppo, sulla base dell'esperienza acquisita dalle organizzazioni e dai programmi internazionali (come UNICEF, Banca mondiale, OMS o Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo) e delle buone pratiche negli Stati membri dell'UE e all'estero;
42. raccomanda vivamente una migliore protezione dei rappresentanti delle organizzazioni della società civile nei paesi terzi per contrastare possibili ostilità nei loro confronti;
43. accoglie con favore la maggiore flessibilità fornita da una serie di strumenti di finanziamento dell'UE pertinenti per la cooperazione allo sviluppo, il che facilita tra l'altro la registrazione dei richiedenti sovvenzioni e, ove necessario, la riservatezza per i destinatari; ritiene tuttavia che si possa fare di più per fornire le risposte più adeguate e consone alle situazioni nazionali specifiche, incluse maggiori informazioni "a monte" sui futuri inviti a presentare proposte, maggiori opportunità di finanziamento, maggiori aggiornamenti delle tabelle di marcia, la messa a disposizione del pubblico delle tabelle di marcia, l'armonizzazione e la semplificazione delle modalità di finanziamento e il sostegno alle organizzazioni della società civile nelle procedure amministrative;
44. invita la Commissione a includere nel programma indicativo pluriennale dello strumento di cooperazione allo sviluppo 2018-2020 un invito a presentare proposte tematico globale che affronti in particolare il problema della riduzione degli spazi della società civile;
45. invita la Commissione ad aumentare i fondi a favore dell'EIDHR onde far fronte alla riduzione degli spazi e alla situazione dei difensori dei diritti umani; deplora che gli importi annui in alcuni paesi siano a un livello estremamente basso; invita la Commissione a individuare nuove forme di attivismo da finanziare a titolo dell'EIDHR, adottando un approccio globale nei confronti delle organizzazioni della società civile, e a perseverare negli sforzi per predisporre una procedura più flessibile e semplificata per l'accesso ai fondi dell'EIDHR, soprattutto per i giovani, compresi eccezioni di maggior rilievo per le organizzazioni della società civile esposte a particolari rischi e il sostegno ai gruppi non registrati, che dovrebbero essere alla fine riconosciuti dalle autorità; ritiene che si dovrebbe porre maggiore enfasi sul sostegno ai gruppi e agli attori locali, dal momento che le questioni relative ai diritti umani sono spesso vissute in modo più reale e intenso a livello locale; ribadisce l'importanza dell'EIDHR nel fornire un sostegno finanziario e materiale diretto e d'urgenza ai difensori dei diritti umani a rischio e del fondo di emergenza che consente alle delegazioni dell'UE di accordare a tali difensori sovvenzioni ad hoc dirette; riconosce l'importanza delle coalizioni o dei consorzi di attori internazionali e nazionali della società civile nel facilitare l'operato delle ONG locali e tutelarle dalle misure repressive; invita la Commissione, il SEAE e gli Stati membri a promuovere un'attuazione congiunta efficace degli orientamenti dell'UE sui difensori dei diritti umani in tutti i paesi terzi in cui la società civile è a rischio, adottando strategie locali che li rendano pienamente operativi;
46. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione.