Risoluzione del Parlamento europeo del 26 ottobre 2017 sulle politiche economiche della zona euro (2017/2114(INI))
Il Parlamento europeo,
– visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), in particolare l'articolo 121, paragrafo 2, e l'articolo 136, e i protocolli n. 1 e n. 2,
– vista la comunicazione della Commissione, del 22 maggio 2017, sul semestre europeo 2017: raccomandazioni specifiche per paese (COM(2017)0500),
– vista la sua risoluzione del 15 febbraio 2017 sul semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche: analisi annuale della crescita 2017(1),
– vista la comunicazione della Commissione, del 22 febbraio 2017, dal titolo "Semestre europeo 2017: valutazione dei progressi in materia di riforme strutturali, prevenzione e correzione degli squilibri macroeconomici e risultati degli esami approfonditi a norma del regolamento (UE) n. 1176/2011" (COM(2017)0090),
– viste la comunicazione della Commissione dal titolo "Analisi annuale della crescita 2017" (COM(2016)0725), le relazioni intitolate "Relazione 2017 sul meccanismo di allerta" (COM(2016)0728) e "Progetto di relazione comune della Commissione e del Consiglio sull'occupazione 2017" (COM(2016)0729), e la raccomandazione della Commissione di raccomandazione del Consiglio sulla politica economica della zona euro (COM(2016)0692),
– vista la comunicazione della Commissione, del 16 novembre 2016, dal titolo "Verso un orientamento positivo della politica di bilancio della zona euro" (COM(2016)0727),
– vista la relazione del Comitato consultivo europeo per le finanze pubbliche, del 20 giugno 2017, sulla valutazione dell'orientamento di bilancio adeguato per il futuro della zona euro,
– visto l'Occasional paper n. 182 della Banca centrale europea, del gennaio 2017, sull'orientamento di bilancio della zona euro,
– vista la raccomandazione del Consiglio, del 21 marzo 2017, sulla politica economica della zona euro(2),
– viste le conclusioni del Consiglio, del 23 maggio 2017, sugli esami approfonditi e l'attuazione delle raccomandazioni specifiche per paese 2016,
– viste le conclusioni del Consiglio, del 16 giugno 2017, sulla chiusura delle procedure per disavanzi eccessivi nei confronti di due Stati membri e sulle politiche economiche e di bilancio,
– viste le previsioni economiche europee della primavera 2017, pubblicate dalla Commissione nel maggio 2017,
– visti i dettagli della pubblicazione Eurostat del 31 maggio 2017 sul PIL reale pro capite, il tasso di crescita e i totali,
– viste le statistiche dell'OCSE, del 30 novembre 2016, sul gettito fiscale complessivo,
– visto il trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance nell'Unione economica e monetaria,
– visto l'accordo della COP 21 adottato il 12 dicembre 2015 in occasione della conferenza di Parigi sul clima,
– visto il regolamento (UE) n. 1175/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 novembre 2011, che modifica il regolamento (CE) n. 1466/97 del Consiglio per il rafforzamento della sorveglianza delle posizioni di bilancio nonché della sorveglianza e del coordinamento delle politiche economiche(3),
– vista la direttiva 2011/85/UE del Consiglio, dell'8 novembre 2011, relativa ai requisiti per i quadri di bilancio degli Stati membri(4),
– visto il regolamento (UE) n. 1174/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 novembre 2011, sulle misure esecutive per la correzione degli squilibri macroeconomici eccessivi nella zona euro(5),
– visto il regolamento (UE) n. 1177/2011 del Consiglio, dell'8 novembre 2011, che modifica il regolamento (CE) n. 1467/97 per l'accelerazione e il chiarimento delle modalità di attuazione della procedura per i disavanzi eccessivi(6),
– visto il regolamento (UE) n. 1176/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 novembre 2011, sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici(7),
– visto il regolamento (UE) n. 1173/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 novembre 2011, relativo all'effettiva esecuzione della sorveglianza di bilancio nella zona euro(8),
– visto il regolamento (UE) n. 473/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 maggio 2013, sulle disposizioni comuni per il monitoraggio e la valutazione dei documenti programmatici di bilancio e per la correzione dei disavanzi eccessivi negli Stati membri della zona euro(9),
– visto il regolamento (UE) n. 472/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 maggio 2013, sul rafforzamento della sorveglianza economica e di bilancio degli Stati membri nella zona euro che si trovano o rischiano di trovarsi in gravi difficoltà per quanto riguarda la loro stabilità finanziaria(10),
– visto l'articolo 52 del suo regolamento,
– visti la relazione della commissione per i problemi economici e monetari e i pareri della commissione per l'occupazione e gli affari sociali e della commissione per lo sviluppo regionale (A8-0310/2017),
A. considerando che, secondo le previsioni della Commissione, il tasso di crescita del PIL della zona euro è stato pari all'1,8 % nel 2016 e dovrebbe rimanere costante all'1,7 % nel 2017 e all'1,9 % nell'Unione nel suo complesso, superando i livelli precedenti alla crisi, pur essendo ancora insufficiente e con differenze significative a livello di tassi di crescita in tutta l'UE; che i consumi privati sono stati i principali motori di crescita negli ultimi anni, seppur con una possibile moderazione quest'anno a causa dell'aumento temporaneo dell'inflazione dei prezzi, anche se la domanda interna dovrebbe stimolare le previsioni di crescita nel medio periodo; che la crescita nell'Unione è ancora troppo bassa per poter creare nuovi posti di lavoro negli Stati membri e risulta essere di gran lunga inferiore rispetto alle previsioni di crescita nel mondo;
B. considerando che nell'aprile 2017 i tassi di disoccupazione della zona euro e dell'UE-28 sono stati pari rispettivamente al 9,3 % e al 7,8 %, ossia i valori più bassi mai raggiunti dal marzo 2009 e dal dicembre 2008, ma ancora al di sopra dei livelli precedenti alla crisi; che permangono differenze significative fra i tassi di disoccupazione nell'Unione europea, i quali sono compresi tra il 3,2 % e il 23,2 %; che nell'aprile 2017 i tassi di disoccupazione giovanile della zona euro e dell'UE-28 si attestavano ancora a livelli elevati, in particolare al 18,7 % e al 16,7 %;
C. considerando che il disavanzo pubblico generale della zona euro dovrebbe attestarsi all'1,4 % nel 2017 e all'1,3 % nel 2018, mentre le prestazioni dei singoli Stati membri dovrebbero essere eterogenee; che il rapporto debito pubblico/PIL generale della zona euro dovrebbe essere pari al 90,3 % nel 2017 e all'89,0 % nel 2018;
D. considerando che la crescita economica mondiale è ancora fragile e che l'economia della zona euro è confrontata a una maggiore incertezza e a importanti sfide di politica interna ed estera;
E. considerando che il livello eccessivamente scarso di produttività e competitività globale dell'UE rende necessari riforme strutturali bilanciate sul piano sociale, costanti sforzi di bilancio e investimenti negli Stati membri, onde pervenire a una crescita e a un'occupazione sostenibili e inclusive e conseguire una convergenza verso l'alto con altre economie mondiali nonché all'interno dell'Unione;
F. considerando che il tasso di occupazione nella zona euro è aumentato dell'1,4 % nel 2016; che nel marzo 2017 il tasso di disoccupazione si attestava al 9,5 %, in diminuzione rispetto al 10,2 % del marzo 2016; che, nonostante i recenti miglioramenti, i tassi di disoccupazione non sono ancora ritornati ai livelli precedenti alla crisi;
G. considerando che il tasso di disoccupazione è cresciuto dell'1,2 % nel 2016 nell'UE-28 e che 234,2 milioni di persone avevano un'occupazione nel primo trimestre del 2017, il che rappresenta il valore più alto mai registrato(11); che, tuttavia, il numero elevato di posti di lavoro creati in conseguenza della crescita economica nasconde sfide, quali la ripresa incompleta in termini di ore lavorate e la scarsa crescita della produttività; che, qualora perdurassero, tali fattori potrebbero esercitare ulteriori pressioni sugli aspetti di crescita economica di lungo periodo e sulla coesione sociale nell'UE(12);
H. considerando che i tassi di occupazione sono generalmente più bassi tra le donne; che nel 2015 il tasso di occupazione tra la popolazione maschile di età compresa fra i 20 e i 64 anni era del 75,9 % nell'UE-28, mentre quello riferito alla popolazione femminile era del 64,3 %;
I. considerando che nel marzo 2017 il tasso di disoccupazione giovanile nella zona euro era del 19,4 %, rispetto al 21,3 % del marzo 2016; che la disoccupazione giovanile continua a toccare livelli inaccettabilmente elevati; che nel 2015 la percentuale di giovani disoccupati e al di fuori di ogni ciclo di istruzione e formazione (NEET) era elevata e rappresentava il 14,8 % della popolazione di età compresa fra i 15 e i 29 anni, ossia 14 milioni di persone; che, secondo le stime, i NEET costano all'Unione 153 miliardi di EUR (ossia l'1,21 % del PIL) all'anno in termini di prestazioni e di mancati proventi e gettito fiscale(13), mentre il costo totale stimato per la creazione di sistemi di garanzia per i giovani nella zona euro ammonta a 21 miliardi di EUR all'anno (ossia allo 0,22 % del PIL); che 1 miliardo di EUR è attualmente destinato all'Iniziativa a favore dell'occupazione giovanile, importo che sarà associato a 1 miliardo di EUR proveniente dal Fondo sociale europeo per il periodo 2017-2020;
J. considerando che, sebbene abbia registrato una diminuzione dal 5 % nel 2014 al 4 % nel 2016, la disoccupazione di lungo periodo nell'UE-28 continua a destare preoccupazioni, dal momento che rappresenta quasi la metà della disoccupazione complessiva; che preoccupa il tasso di disoccupazione di lunghissima durata, pari al 2,5 % nel 2016, il quale continua a essere superiore dell'1 % rispetto al valore del 2008; che tra gli Stati membri persistono ampie disparità;
K. considerando che in molti Stati membri la percentuale di popolazione in età lavorativa e di forza lavoro continua a ridursi, in particolare a causa dei bassi tassi di natalità; che l'occupabilità delle donne e l'attuale afflusso di migranti, rifugiati e richiedenti asilo rappresentano per gli Stati membri un'opportunità per affrontare questo problema e irrobustire la forza lavoro nell'UE;
L. considerando che uno dei cinque obiettivi della strategia Europa 2020 mira a ridurre di almeno 20 milioni il numero di persone che vivono in condizioni o sono a rischio di povertà e di esclusione sociale; che la povertà è in calo, dal momento che tra il 2012 e il 2015 il numero di persone a rischio di povertà e di esclusione sociale si è ridotto di 4,8 milioni di unità; che il dato riferito al 2015 supera ancora di 1,6 milioni di unità quello del 2008; che nel 2012 32,2 milioni di persone con disabilità erano a rischio di povertà e di esclusione sociale nell'UE; che nel 2013 26,5 milioni di bambini nell'UE-28 erano a rischio di trovarsi in condizioni di povertà o di esclusione sociale; che il tasso di persone a rischio di povertà o di esclusione è ancora a un livello elevato e inaccettabile (ossia al 23,7%), toccando punte ancora molto elevate in alcuni Stati membri; che, inoltre, la povertà energetica resta talmente alta che per l'11 % della popolazione UE interessata essa ha condotto a un ciclo di svantaggio economico;
M. considerando che le condizioni e le prestazioni del mercato del lavoro mostrano notevoli differenze tra gli Stati membri, benché tali disparità siano in diminuzione;
N. considerando che nuove forme di occupazione e lavoro si stanno diffondendo sempre più grazie alla rivoluzione digitale del mercato del lavoro;
1. accoglie con favore il miglioramento della situazione dell'economia europea, che sta diventando sempre più generalizzato, è sostenuto da una moderata crescita del PIL, ha superato il livello precedente alla crisi ed è accompagnato da tassi di disoccupazione in calo, seppur ancora elevati; ritiene che la tendenza positiva sia dovuta alle politiche adottate negli ultimi anni; osserva, tuttavia, che la modesta ripresa continua a essere fragile e distribuita in modo disomogeneo all'interno della società e tra le regioni, mentre l'andamento del PIL pro capite è prossimo alla stagnazione; si rammarica del fatto che gli sviluppi economici continuino a risentire dei retaggi della crisi; osserva che, nonostante i notevoli progressi raggiunti, i livelli di debito in molti Stati membri rimangono al di sopra della soglia specificata nel patto di stabilità e di crescita;
2. rileva con preoccupazione che i tassi di crescita del PIL e della produttività restano ben al di sotto del loro pieno potenziale e sottolinea che non è opportuno abbassare la guardia e che tale ripresa moderata richiede sforzi incessanti perché si ottengano una maggiore resilienza e una sostenibilità a lungo termine attraverso una crescita più forte e un aumento dell'occupazione;
3. osserva che, visto l'andamento disomogeneo della crescita e dell'occupazione, l'Europa racchiude potenzialità economiche inutilizzate; sottolinea che ciò è il risultato delle prestazioni eterogenee delle economie degli Stati membri; evidenzia che l'attuazione di riforme strutturali equilibrate dal punto di vista sociale e maggiori investimenti pubblici e privati sia negli Stati membri che nell'UE potrebbero innalzare i livelli di crescita almeno dell'1 %; ricorda che il coordinamento delle politiche economiche e di bilancio, al fine di garantire la convergenza e la stabilità nell'Unione, dovrebbe rimanere una priorità assoluta del semestre europeo;
4. è del parere che sarebbero necessari anche un maggiore grado di convergenza verso l'alto e di competitività generale per sostenere la ripresa più a lungo termine nell'UE e nella zona euro; ritiene che gli indicatori economici e occupazionali esistenti siano fondamentali per garantire una crescita sostenibile e inclusiva;
5. ritiene che, affinché ciò si verifichi, è necessario migliorare le condizioni strutturali della crescita sostenibile; è del parere che la crescita potenziale di tutti gli Stati membri dovrebbe aumentare nel lungo periodo di almeno il 3 % e che, per raggiungere tale risultato, è necessario porre maggiore enfasi sulla convergenza economica, laddove la definizione di chiari parametri di riferimento su come migliorare la crescita potenziale degli Stati membri potrebbe fornire gli opportuni orientamenti per le azioni programmatiche; sottolinea che tale esercizio periodico di analisi comparativa dovrebbe tenere in debita considerazione i singoli punti di forza e le debolezze strutturali degli Stati membri e puntare alla crescita inclusiva e sostenibile, includendo ambiti quali l'economia digitale, il settore dei servizi, il mercato dell'energia, ma anche la qualità dei servizi pubblici, le condizioni per gli investimenti, l'inclusività e la preparazione dei sistemi di istruzione;
6. evidenzia che ciò integrerebbe gli sforzi in atto per migliorare la qualità e la gestione dei bilanci nazionali affrontando i fattori in grado di innescare la crescita, conformemente alle norme dell'Unione in materia di bilancio e nel pieno rispetto delle clausole di flessibilità esistenti;
Politiche strutturali
7. ritiene che la situazione di disparità in termini di crescita e occupazione nella zona euro richieda un migliore coordinamento delle politiche economiche, in particolare attraverso il miglioramento e la coerenza della titolarità nazionale nonché la corretta attuazione delle raccomandazioni specifiche per paese, anche nell'ottica di promuovere la convergenza verso l'alto, per mezzo, tra l'altro, di una migliore applicazione e rispetto del diritto dell'UE; sottolinea che le riforme devono tenere in debito conto la situazione specifica e le sfide di ciascuno Stato membro; invita la Commissione a garantire la coerenza tra le riforme strutturali e la spesa dell'UE; rammenta, in tale prospettiva, anche l'importanza dell'assistenza tecnica per aiutare gli Stati membri a creare capacità e convergere e che un approccio basato sul partenariato può garantire maggiore responsabilità e titolarità per l'esito dell'attuazione delle raccomandazioni specifiche per paese;
8. osserva che la disoccupazione giovanile continua a essere eccessivamente elevata nei paesi della zona euro e sottolinea che una disoccupazione giovanile elevata e costante costituisce un rischio strutturale a lungo termine; concorda con la Commissione sul fatto che affrontare il retaggio della crisi, come ad esempio una disoccupazione di lunga durata, un'occupazione che non sfrutta pienamente le capacità e le abilità e l'invecchiamento della popolazione nonché gli elevati livelli di debito pubblico e privato, rimanga una priorità impellente, per la quale è necessario attuare riforme sostenibili e inclusive;
9. è del parere che i retaggi della crisi, come l'elevato livello di indebitamento e di disoccupazione in alcuni settori dell'economia, stiano tuttora frenando la crescita sostenibile e presentino potenziali rischi verso il basso; invita gli Stati membri a ridurre i livelli eccessivi di indebitamento; teme, al riguardo, che il livello costantemente elevato di crediti deteriorati in alcuni Stati membri possa generare significativi effetti di ricaduta da uno Stato membro all'altro, e tra banche ed emittenti sovrani, comportando rischi per la stabilità finanziaria in Europa; osserva che nel settore finanziario sono state rafforzate le riserve di capitale, ma la bassa redditività, associata agli elevati volumi di crediti deteriorati, crea nuovi problemi; è convinto che una strategia dell'UE per far fronte ai crediti deteriorati possa fornire una soluzione più globale, in grado di riunire una combinazione di azioni politiche complementari, a livello nazionale e se del caso a livello europeo;
10. è del parere che siano necessarie riforme e iniziative volte a migliorare il contesto imprenditoriale, al fine di contribuire a stimolare la produttività, la competitività di prezzo e non di prezzo, gli investimenti e l'occupazione nella zona euro; ritiene che siano necessari ulteriori sforzi per favorire l'accesso delle PMI ai finanziamenti, fattore fondamentale per l'innovazione e l'espansione delle imprese; sottolinea, in tale contesto, l'importanza di attuare riforme orientate al futuro, adattate al versante sia dell'offerta che della domanda;
11. ritiene che i mercati del lavoro efficienti e produttivi, in combinazione con un livello adeguato di protezione sociale e di dialogo, contribuiscano ad accrescere l'occupazione e a garantire una crescita sostenibile; sottolinea l'importanza di mantenere gli elevati tassi di occupazione là dove sono già stati raggiunti; osserva che la carenza di competenze, l'invecchiamento delle società e numerosi altri problemi mettono inoltre a dura prova l'ulteriore crescita dell'occupazione e la riduzione dei livelli di disoccupazione in tutti gli Stati membri;
12. sottolinea l'importanza di evoluzioni salariali responsabili e propizie alla crescita, che assicurino un buon tenore di vita, siano in linea con la produttività e tengano conto della competitività; prende atto delle previsioni secondo cui la crescita salariale sarà relativamente moderata; è del parere che la crescita della produttività dovrebbe costituire un obiettivo prioritario delle riforme strutturali; concorda con la Commissione sul fatto che esiste un margine per aumentare i salari, il che potrebbe avere conseguenti effetti positivi sui consumi aggregati;
13. sottolinea che i livelli di tassazione dovrebbero inoltre sostenere la competitività, gli investimenti e la creazione di posti di lavoro; chiede riforme della fiscalità che mirino a migliorare l'esazione fiscale, a prevenire l'elusione e l'evasione delle tasse e la pianificazione fiscale aggressiva, nonché ad affrontare la questione degli elevati oneri fiscali sul lavoro in Europa, garantendo al contempo la sostenibilità dei regimi di protezione sociale; ritiene che una riduzione degli oneri fiscali sul lavoro aumenterebbe l'occupazione e favorirebbe la crescita; sottolinea che, ove possibile, l'incentivo fiscale, anche grazie a una riduzione delle tasse, può sostenere la domanda interna, la sicurezza sociale e l'offerta di investimenti e manodopera;
Investimenti
14. concorda sul fatto che la ripresa economica debba essere sostenuta da investimenti pubblici e privati, in particolare a favore dell'innovazione, e osserva che nella zona euro permane una carenza di investimenti; si compiace che in alcuni Stati membri gli investimenti superino già i livelli precedenti alla crisi, ma si rammarica che in altri Stati membri gli investimenti ristagnino o non procedano alla velocità necessaria; sottolinea inoltre che sono necessarie ulteriori misure per colmare il "divario di investimenti" accumulato dallo scoppio della crisi;
15. ritiene che l'adozione di riforme volte a rimuovere le strozzature che ostacolano gli investimenti pubblici e privati fornirebbe un sostegno immediato all'attività economica e contribuirebbe allo stesso tempo a determinare le condizioni per una crescita di lungo periodo; osserva che gli investimenti nell'istruzione, nell'innovazione e nella ricerca e sviluppo consentirebbero di adattarsi meglio all'economia della conoscenza; sottolinea inoltre che il completamento dell'Unione dei mercati dei capitali è un fattore cruciale per attrarre e aumentare gli investimenti e migliorare il finanziamento della crescita e dell'occupazione;
16. ritiene che la ricerca, la tecnologia e l'istruzione siano di fondamentale importanza per lo sviluppo economico a lungo termine della zona euro; sottolinea le disparità tra gli Stati membri in termini di investimenti in tali settori e osserva che gli investimenti contribuirebbero allo sviluppo dell'innovazione e consentirebbero di adattarsi meglio all'economia della conoscenza, in linea con la strategia Europa 2020;
17. si compiace per il fatto che il tempestivo raggiungimento di un accordo sulla revisione del Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS) contribuirà a migliorare l'efficacia di tale strumento e a far fronte alle carenze finora riscontrate nella sua attuazione agevolando il finanziamento di un maggior numero di progetti dotati di un forte potenziale e assicurando una severa applicazione del principio di addizionalità, nonché a rafforzare il livello di copertura geografica e di utilizzo, sostenendo gli investimenti che altrimenti non sarebbero stati realizzati;
18. prende atto dei diversi obiettivi dei fondi strutturali e di investimento europei (fondi SIE) rispetto a quelli del FEIS e, pertanto, constata parimenti che i fondi SIE continuano a essere importanti, anche nel sostenere le riforme strutturali sostenibili;
19. sottolinea che un'Unione dei mercati dei capitali pienamente funzionante può, nel lungo periodo, offrire nuovi finanziamenti alle PMI, integrando quelli erogati dal settore bancario; sottolinea che le PMI costituiscono la spina dorsale dell'economia europea e ritiene pertanto che aumentare il loro accesso ai finanziamenti e contrastare l'incertezza commerciale connessa alle loro attività dovrebbero essere due priorità chiave, in modo da migliorare la competitività della zona euro; sottolinea la necessità di ridurre gli adempimenti burocratici, razionalizzare i servizi statali e renderli più efficienti;
Politiche di bilancio
20. ritiene che politiche di bilancio prudenti e attente svolgano un ruolo fondamentale per la stabilità della zona euro e dell'Unione nel suo complesso; sottolinea che in tale settore un forte coordinamento delle politiche di bilancio, la corretta applicazione e il rispetto delle norme dell'Unione, compreso il pieno rispetto delle clausole di flessibilità esistenti, rappresentano un obbligo giuridico oltre ad essere aspetti fondamentali per il corretto funzionamento dell'Unione economica e monetaria (UEM);
21. si compiace, al riguardo, che le finanze pubbliche sembrino migliorare poiché è prevista una riduzione dei disavanzi pubblici nella zona euro; osserva tuttavia che occorre continuare a intraprendere sforzi per ridurre l'onere del debito, pur promuovendo la crescita economica, in modo da evitare che gli Stati membri siano vulnerabili agli shock esterni;
22. concorda con la Commissione sul fatto che il debito pubblico rimanga elevato in alcuni Stati membri e che occorra rendere sostenibili le finanze pubbliche, pur promuovendo la crescita economica e l'occupazione; segnala, in tale contesto, che pagamenti di tassi di interesse ridotti, politiche monetarie accomodanti, misure una tantum e altri fattori tesi ad alleviare l'attuale onere del debito sono solo temporanei, e sottolinea pertanto la necessità di rendere sostenibili le finanze pubbliche, di tenere conto anche delle passività future e di puntare a una crescita a lungo termine; rileva che esiste la possibilità di aumentare i costi del servizio del debito; mette in evidenza l'importanza di ridurre i livelli complessivi del debito;
23. evidenzia che gli orientamenti di bilancio a livello nazionale e della zona euro devono trovare un equilibrio tra, da un lato, la sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche, nel pieno rispetto del patto di stabilità e di crescita e delle relative disposizioni sulla flessibilità, e, dall'altro, la stabilizzazione macroeconomica a breve termine;
24. sottolinea che l'attuale orientamento aggregato della politica di bilancio per l'euro è rimasto ampiamente neutrale nel 2016 e dovrebbe restare tale nel 2017; rammenta che la Commissione, nella sua comunicazione del 2016, ha chiesto un orientamento positivo della politica di bilancio, mentre l'Eurogruppo, giunto alla conclusione che l'orientamento della politica di bilancio sostanzialmente neutro nel 2017 rappresenta un equilibrio appropriato, ha accettato di porre l'accento sull'importanza di trovare un giusto equilibrio tra l'esigenza di assicurare la sostenibilità e la necessità di sostenere gli investimenti per rafforzare la ripresa, contribuendo in tal modo a una combinazione più equilibrata delle politiche; prende atto, in tale contesto, della prima valutazione dell'orientamento di bilancio adeguato per il futuro della zona euro, del 20 giugno 2017, a cura del Comitato consultivo europeo per le finanze pubbliche; invita la Commissione e gli Stati membri a prevedere un orientamento di bilancio adeguato per le rispettive circostanze;
25. evidenzia tuttavia che la visione aggregata dovrebbe tenere conto della situazione eterogenea nei vari Stati membri e della necessità di operare una distinzione tra le politiche di bilancio richieste da ciascuno Stato membro; sottolinea che il concetto di orientamento aggregato della politica di bilancio non implica una compensazione reciproca degli avanzi e dei disavanzi nei diversi Stati membri;
Raccomandazioni specifiche per paese
26. osserva che, nel tempo, gli Stati membri hanno registrato perlomeno "alcuni progressi" per quanto riguarda due terzi delle raccomandazioni del 2016; è tuttavia del parere che permanga un ritardo a livello di attuazione delle raccomandazioni specifiche per paese, il che ostacola il processo di convergenza nella zona euro; ritiene che gli Stati membri siano responsabili delle conseguenze della mancata attuazione delle raccomandazioni specifiche per paese e auspica pertanto un maggiore impegno da parte di questi ultimi affinché vengano adottate le necessarie azioni strategiche sulla base delle raccomandazioni specifiche per paese concordate;
27. riconosce i progressi compiuti dagli Stati membri per quanto riguarda l'attuazione delle raccomandazioni specifiche per paese nell'ambito della politica di bilancio e delle politiche attive del mercato del lavoro, sebbene non siano stati realizzati progressi sufficienti in ambiti quali la concorrenza nei servizi e il contesto imprenditoriale; auspica un maggiore impegno da parte degli Stati membri affinché questi adottino le necessarie azioni strategiche sulla base delle raccomandazioni specifiche per paese, la cui attuazione è fondamentale per affrontare gli squilibri nella zona euro;
28. si compiace della raccomandazione della Commissione di archiviare le procedure per i disavanzi eccessivi nei confronti di vari Stati membri; accoglie con favore gli sforzi di bilancio e di riforma, compiuti in passato e attualmente in corso, che hanno permesso agli Stati membri in questione di uscire procedura per i disavanzi eccessivi; ribadisce tuttavia che tali sforzi dovranno proseguire per garantire finanze pubbliche sostenibili anche nel lungo periodo, pur promuovendo la crescita e la creazione di posti di lavoro; invita la Commissione ad assicurare la corretta attuazione del patto di stabilità e di crescita, applicandone le norme nel modo più coerente possibile;
29. osserva che in dodici Stati membri si registrano attualmente squilibri macroeconomici di varia natura e gravità, mentre in sei Stati membri sono presenti squilibri eccessivi; prende atto della conclusione della Commissione secondo cui attualmente non vi sono motivi per rafforzare la procedura per gli squilibri macroeconomici per nessuno Stato membro;
30. sottolinea che la procedura per gli squilibri macroeconomici (PSM) ha lo scopo di prevenire gli squilibri negli Stati membri al fine di evitare effetti negativi di ricaduta su altri Stati membri;
31. ritiene pertanto essenziale che tutti gli Stati membri adottino le misure strategiche necessarie a far fronte agli squilibri macroeconomici, in particolare i livelli elevati di indebitamento, gli avanzi delle partite correnti e gli squilibri concorrenziali, e si impegnino ad apportare riforme strutturali inclusive ed equilibrate dal punto di vista sociale, che assicurino la sostenibilità economica di ciascuno Stato membro, garantendo così la competitività e la resilienza generali dell'economia europea;
Contributi settoriali alla relazione sulle politiche economiche della zona euro
Politiche occupazionali e sociali
32. ritiene che siano necessari sforzi continui per raggiungere un equilibrio tra la dimensione economica e quella sociale del processo del semestre europeo e per promuovere riforme strutturali equilibrate sul piano sociale ed economico che riducano le disuguaglianze e promuovano posti di lavoro dignitosi, portando ad un'occupazione di qualità, a una crescita sostenibile e a investimenti sociali; appoggia l'utilizzo del quadro di valutazione sociale nell'ambito del semestre europeo; chiede che nelle raccomandazioni specifiche per paese venga posto maggiormente l'accento sugli squilibri strutturali nel mercato del lavoro;
33. rinnova l'appello affinché i tre nuovi indicatori principali in materia di occupazione siano messi sullo stesso piano degli indicatori economici esistenti, in modo da garantire una migliore valutazione degli squilibri interni nonché una maggiore efficacia delle riforme strutturali; propone di introdurre una procedura non punitiva per gli squilibri sociali in sede di redazione delle raccomandazioni specifiche per paese, al fine di evitare una corsa al ribasso in termini di norme sociali, basandosi su un utilizzo efficace degli indicatori sociali e occupazionali nel quadro della sorveglianza macroeconomica; osserva che la disuguaglianza è aumentata in circa dieci Stati membri e rappresenta una delle principali sfide socioeconomiche nell'UE(14);
34. sottolinea il fatto che riforme responsabili sul piano sociale ed economico devono basarsi sulla solidarietà, sull'integrazione e sulla giustizia sociale; evidenzia che le riforme dovrebbero altresì tenere conto del costante sostegno a favore della ripresa economica e sociale, creare posti di lavoro di qualità, rafforzare la coesione sociale e territoriale, proteggere i gruppi vulnerabili e migliorare gli standard di vita di tutti i cittadini;
35. ritiene che il processo del semestre europeo debba contribuire non solo a dare risposta alle sfide sociali esistenti, ma anche a quelle emergenti, in modo da garantire un'economia più efficiente e un'Unione europea socialmente più coesa; riconosce, a questo proposito, la necessità della valutazione dell'impatto sociale delle politiche europee;
36. invita la Commissione a garantire un finanziamento adeguato alla lotta contro la disoccupazione giovanile, che resta a un livello inaccettabilmente alto nell'UE, e a portare avanti l'Iniziativa a favore dell'occupazione giovanile (IOG) oltre la fine dell'attuale quadro finanziario pluriennale (QFP), migliorandone nel contempo il funzionamento e l'attuazione e prendendo in considerazione le osservazioni più recenti della relazione speciale della Corte dei conti europea sull'occupazione giovanile e l'uso della IOG; invita gli Stati membri ad attuare le raccomandazioni della Corte dei conti europea e ad assicurare che la garanzia per i giovani sia pienamente accessibile; deplora i trasferimenti di bilancio a danno del Fondo sociale europeo (FSE), IOG compresa, per finanziare il corpo europeo di solidarietà, che dovrebbe invece essere finanziato con tutti i mezzi finanziari disponibili nel quadro del regolamento QFP in vigore; sottolinea la necessità di una valutazione qualitativa e quantitativa dei posti di lavoro creati; sottolinea che i finanziamenti dell'UE non dovrebbero essere utilizzati per sostituire il pagamento delle prestazioni sociali a livello nazionale;
37. sottolinea il fatto che l'attuazione della garanzia per i giovani andrebbe potenziata a livello nazionale, regionale e locale, e rimarca la sua importanza per il passaggio dagli studi al mondo del lavoro; fa notare che dovrebbe essere prestata particolare attenzione alle giovane donne e alle ragazze, che potrebbero dover affrontare barriere correlate al genere per ottenere un'offerta occupazionale qualitativamente valida, una formazione continua, un percorso di apprendistato o di tirocinio; mette l'accento sulla necessità di garantire che la garanzia per i giovani raggiunga i giovani a rischio di esclusione multipla e povertà estrema;
38. invita gli Stati membri ad attuare le proposte contenute nella raccomandazione del Consiglio del 15 febbraio 2016 sull'inserimento dei disoccupati di lungo periodo nel mercato del lavoro(15);
39. ritiene opportuno rafforzare la portata, l'efficienza e l'efficacia delle politiche attive e sostenibili del mercato del lavoro, con adeguati finanziamenti, mettendo l'accento sulla tutela dell'ambiente, del datore di lavoro, del lavoratore, della salute e del consumatore; è dell'opinione che il fenomeno della povertà lavorativa debba essere affrontato;
40. si rammarica del fatto che l'economia sociale sia stata trascurata dalla Commissione nel suo pacchetto di valutazioni e raccomandazioni; fa notare che questo settore comprende due milioni di imprese che danno lavoro a più di 14 milioni di persone e contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi del 2020; invita la Commissione e gli Stati membri a dare un maggiore riconoscimento e un più alto profilo alle imprese dell'economia sociale, tramite un piano di azione europeo per l'economia sociale; ritiene che tale mancanza di riconoscimento renda più difficile per queste imprese l'accesso ai finanziamenti; invita la Commissione a elaborare una proposta di statuto europeo per le associazioni, le fondazioni e le mutue;
41. ricorda la necessità di sostenere e rafforzare il dialogo sociale, le contrattazioni collettive e la posizione dei lavoratori nei sistemi di fissazione dei salari, che svolgono un ruolo cruciale per il raggiungimento di condizioni lavorative di alto livello; sottolinea che le norme in materia di lavoro e norme sociali elevate hanno un ruolo cruciale da svolgere nell'economia sociale di mercato, sostenendo i redditi e promuovendo gli investimenti nelle capacità; sottolinea che il diritto UE deve rispettare i diritti e le libertà sindacali, attenersi agli accordi collettivi, in linea con le pratiche degli Stati membri, e difendere il trattamento paritario nell'occupazione;
42. invita la Commissione a basarsi sulla risoluzione del Parlamento europeo presentando proposte ambiziose per un forte pilastro europeo dei diritti sociali e perseguendo pienamente gli obiettivi sociali dei trattati in modo da migliorare le condizioni di vita e lavorative di ciascuno e offrire buone opportunità a tutti;
43. mette in guardia contro il ribasso della quota dei salari nell'UE, l'aumento delle diseguaglianze salariali e di reddito e la crescita della povertà lavorativa; rammenta che la necessità per i lavoratori di percepire un salario minimo di sussistenza è riconosciuta sia dalla dichiarazione universale dei diritti dell'uomo dell'ONU del 1948 sia dalla costituzione dell'OIL del 1919 e che tutte le dichiarazioni in materia di diritti umani concordano che la remunerazione dovrebbe essere sufficiente a sostenere una famiglia;
44. sottolinea che i salari devono consentire ai lavoratori di soddisfare i loro bisogni e quelli della loro famiglia e che tutti i lavoratori dell'Unione europea dovrebbero ricevere una retribuzione che non solo soddisfi le necessità primarie dell'alimentazione, dell'alloggio e del vestiario, ma sia sufficiente a coprire l'assistenza sanitaria, l'istruzione, i trasporti, le attività ricreative e una parte di risparmio per contribuire a prepararsi a eventi imprevisti, quali malattie e infortuni; sottolinea che questo costituisce il livello di vita accettabile che i salari di sussistenza dovrebbero fornire ai lavoratori e alle loro famiglie nell'UE;
45. invita la Commissione a studiare il modo di identificare che cosa un salario di sussistenza potrebbe comprendere e come dovrebbe essere misurato, al fine di istituire uno strumento di riferimento per le parti sociali e aiutare lo scambio delle migliori pratiche in questo ambito;
46. rammenta che salari dignitosi sono importanti non solo per la coesione sociale, ma anche per mantenere un'economia forte e una forza lavoro produttiva; invita la Commissione e gli Stati membri ad attuare misure per migliorare la qualità del lavoro e ridurre la dispersione salariale;
47. segnala la costante necessità di un coordinamento a livello europeo dei sistemi di sicurezza sociale, la cui responsabilità spetta agli Stati membri; sottolinea il carattere assolutamente prioritario della garanzia della sostenibilità e dell'equità dei sistemi di sicurezza sociale, che costituiscono i pilastri centrali del modello sociale europeo; sottolinea che pensioni adeguate e sostenibili sono un diritto universale; invita gli Stati membri a garantire pensioni adeguate e sostenibili alla luce dei continui cambiamenti demografici; sottolinea il fatto che i sistemi pensionistici dovrebbero garantire un reddito di pensione adeguato al di sopra della soglia di povertà e permettere ai pensionati di mantenere un adeguato tenore di vita; ritiene che la maniera migliore per garantire pensioni sostenibili, sicure e adeguate per donne e uomini sia quella di aumentare il tasso di occupazione complessivo e il numero di posti di lavoro dignitosi in tutte le fasce di età, e di migliorare le condizioni di lavoro e di occupazione; sottolinea che i divari pensionistici di genere rimangono significativi e hanno conseguenze sociali ed economiche negative; sottolinea, a questo proposito, l'importanza dell'integrazione delle donne nel mercato del lavoro e di altre misure adeguate per combattere il divario retributivo di genere e la povertà degli anziani; ritiene opportuno che le riforme dei sistemi pensionistici e dell'età pensionabile in particolare riflettano anche le tendenze del mercato del lavoro, i tassi di natalità, la situazione in termini di salute e prosperità, le condizioni lavorative e l'indice di dipendenza economica;
48. ritiene che tali riforme debbano anche tenere conto della situazione di milioni di lavoratori in Europa, in particolare donne, giovani e lavoratori autonomi, che risentono di un'occupazione insicura, di periodi di disoccupazione involontaria e della riduzione dell'orario di lavoro;
49. invita la Commissione a continuare a prestare particolare attenzione al miglioramento dei servizi di custodia dei bambini, a disposizioni volte a rendere flessibili gli orari di lavoro, alle necessità delle persone anziane e di altre persone dipendenti per quanto riguarda l'assistenza di lunga durata;
50. sottolinea che investimenti insufficienti e non adeguatamente mirati allo sviluppo delle competenze e all'apprendimento permanente, con particolare riferimento alle competenze digitali e alla programmazione e ad altre competenze necessarie nei settori in crescita, come l'economia verde, possono compromettere la posizione concorrenziale dell'Unione; invita gli Stati membri a garantire un migliore scambio di conoscenze, migliori prassi e cooperazione a livello di UE per favorire lo sviluppo delle competenze attraverso l'aggiornamento delle qualifiche e dei corrispondenti programmi e piani di istruzione e formazione; rileva l'importanza delle capacità e delle competenze acquisite negli ambienti di apprendimento non formale e informale; sottolinea, perciò, la necessità di creare un sistema di convalida delle forme di conoscenza non formali e informali, in particolare quelle apprese tramite attività di volontariato;
51. ritiene che per affrontare le carenze di competenze e gli squilibri tra domanda e offerta di competenze si rendano necessari un migliore adeguamento delle competenze alla domanda e un maggiore riconoscimento reciproco delle qualifiche; sottolinea il ruolo che l'istruzione e formazione professionale (IFP) e l'apprendistato possono svolgere a tale proposito; invita la Commissione a sviluppare uno strumento di previsione del fabbisogno di competenze a livello paneuropeo, ivi comprese quelle richieste in settori in crescita; ritiene che per anticipare il fabbisogno futuro di competenze, tutti i portatori d'interesse del mercato del lavoro devono essere fortemente coinvolti a tutti i livelli;
52. sollecita la Commissione a introdurre tutti i meccanismi opportuni per una maggiore mobilità fra i giovani, incluso l'apprendistato; invita gli Stati membri a promuovere l'apprendistato e a utilizzare pienamente i fondi Erasmus+ disponibili per gli apprendisti, in modo da garantire la qualità e l'attrattiva di questo tipo di formazione; chiede una migliore applicazione del regolamento EURES; evidenzia che una migliore collaborazione fra le pubbliche amministrazioni e i portatori d'interesse a livello locale e migliori sinergie fra i differenti livelli di governo aumenterebbero il raggio e l'impatto dei programmi;
53. ritiene auspicabile il miglioramento dell'accesso all'educazione e della qualità di quest'ultima; rammenta che è compito degli Stati membri garantire un accesso abbordabile a un'istruzione e a una formazione di qualità nonostante le esigenze del mercato del lavoro nell'UE; nota che maggiori sforzi sono necessari in molti Stati membri per formare la forza lavoro, segnatamente tramite opportunità per l'istruzione degli adulti e la formazione professionale; mette un accento particolare sull'apprendimento permanente, in particolare per le donne, dato che esso fornisce l'opportunità di riqualificarsi in un mercato del lavoro in costante mutamento; chiede una maggiore promozione mirata della scienza, della tecnologia, dell'ingegneria e della matematica (STEM) diretta alle giovani in modo da affrontare gli stereotipi formativi esistenti e combattere i divari di genere di lungo periodo occupazionali, salariali e pensionistici;
54. sottolinea la necessità di investire nelle persone il prima possibile nel corso della vita per ridurre le disuguaglianze e promuovere l'inclusione sociale fin dalla giovane età; chiede pertanto un accesso a servizi di educazione e cura della prima infanzia di qualità, inclusivi e a costo ragionevole per tutti i bambini in tutti gli Stati membri; sottolinea altresì la necessità di combattere gli stereotipi a scuola fin dalla più tenera età, promuovendo l'uguaglianza di genere a tutti i livelli d'istruzione; incoraggia la Commissione e gli Stati membri a dare piena attuazione alla raccomandazione dal titolo "Investire nell'infanzia" e a controllarne da vicino i progressi; chiede alla Commissione e agli Stati membri di promuovere e introdurre iniziative quali una garanzia per i bambini, che metta i bambini al centro delle politiche esistenti di lotta contro la povertà;
55. sottolinea la tendenza verso profondi cambiamenti futuri del mercato del lavoro, frutto dei progressi nel campo dell'intelligenza artificiale; invita gli Stati membri e la Commissione a elaborare strumenti e partenariati per la formazione precoce, iniziale e continua che potenzino le competenze in quest'area, coinvolgendo le parti sociali;
56. chiede a questo proposito, e anche come mezzo per realizzare un equilibrio fra vita professionale e vita privata, di esplorare, con le parti sociali, meccanismi che rafforzino la flessicurezza, in particolare il telelavoro e la flessibilità degli orari;
57. sottolinea l'importanza degli investimenti in capitale umano, che costituisce un fattore di crescita e promuove la competitività e lo sviluppo;
58. sottolinea come una migliore conciliazione fra vita professionale e vita privata e una rafforzata parità di genere sono essenziali per sostenere la partecipazione delle donne al mercato del lavoro; sottolinea il fatto che la trasformazione e l'adattamento del mercato del lavoro e dei sistemi previdenziali, in modo da tenere in considerazione le fasi della vita della donna, sono cruciali per l'emancipazione economica del genere femminile;
59. accoglie con favore la proposta di direttiva sull'equilibrio tra attività professionale e vita familiare, come un primo passo positivo nella direzione di garantire una conciliazione fra la vita privata e quella professionale di uomini e donne che accudiscono i propri bambini e altre persone dipendenti, e di aumentare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro; riafferma che la garanzia di un compenso adeguato e di una solida sicurezza e protezione sociali è fondamentale per raggiungere questi obiettivi;
60. invita la Commissione e gli Stati membri ad adottare politiche trasformative e investire in campagne di sensibilizzazione per superare gli stereotipi di genere e promuovere una condivisione più equa dell'assistenza e dei lavori domestici, e a mettere altresì l'accento sul diritto e sulla necessità degli uomini di assumersi i doveri legati all'assistenza senza essere stigmatizzati o penalizzati;
61. invita gli Stati membri a introdurre politiche proattive e investimenti adeguati e strutturati in modo da offrire alle donne e agli uomini che entrano, ritornano e restano nel mercato del lavoro, in seguito a periodi di congedo familiare o legato all'assistenza, un'occupazione sostenibile e di qualità, in conformità dell'articolo 27 della Carta sociale europea;
62. invita gli Stati membri a rafforzare la protezione dalle discriminazioni e dai licenziamenti illeciti relativi all'equilibrio tra lavoro e vita privata; chiede alla Commissione e agli Stati membri, a tale riguardo, di proporre politiche volte a migliorare l'applicazione delle misure antidiscriminazione sul posto di lavoro, anche sensibilizzando in merito ai diritti giuridici relativi alla parità di trattamento, invertendo l'onere della prova e abilitando gli enti nazionali per le pari opportunità a condurre indagini formali di loro iniziativa su questioni di parità e ad aiutare le potenziali vittime di discriminazioni;
63. sottolinea il fatto che l'integrazione dei disoccupati a lungo termine attraverso misure individuali mirate rappresenta un fattore chiave per la lotta alla povertà e all'esclusione sociale e contribuirà nel lungo periodo alla sostenibilità dei sistemi nazionali di sicurezza sociale; ritiene necessaria tale integrazione, in considerazione delle circostanze sociali di questi cittadini e dei loro bisogni in termini di reddito sufficiente, alloggio adeguato, trasporto pubblico, salute e assistenza all'infanzia; sottolinea la necessità di un migliore controllo a livello europeo delle politiche attuate a livello nazionale;
64. sottolinea l'importanza di una comprensione delle nuove forme di occupazione e lavoro, e quella di raccogliere dati comparabili sulla questione, in modo da accrescere l'efficienza della normativa sul mercato del lavoro, e aumentare quindi l'occupazione e la crescita sostenibile;
65. chiede una strategia integrata anti-povertà per raggiungere l'obiettivo di Europa 2020 relativo alla povertà; sottolinea il ruolo di regimi di reddito minimo introdotti dagli Stati membri per ridurre la povertà, specialmente quando sono accompagnati da misure d'integrazione sociale, con il coinvolgimento dei beneficiari; chiede agli Stati membri di lavorare alla realizzazione progressiva di regimi di reddito minimo che non siano solo adeguati ma garantiscano copertura e impiego sufficienti; ritiene che un reddito minimo adeguato consista in un reddito che sia indispensabile per vivere una vita dignitosa e partecipare pienamente alla società, durante l'intero ciclo di vita; segnala che, per essere adeguato, un reddito minimo deve essere al di sopra della soglia di povertà in modo da soddisfare i bisogni fondamentali delle persone, compresi gli aspetti non monetari, quali l'accesso all'istruzione e all'apprendimento permanente, a un alloggio dignitoso, a servizi di assistenza sanitaria di qualità, ad attività sociali e alla partecipazione civica;
66. invita a un uso più efficiente, mirato e più accuratamente controllato dei fondi strutturali e di investimento europei (fondi SIE) da parte delle autorità nazionali, regionali e locali, in modo da promuovere investimenti in servizi sociali, sanitari, formativi e occupazionali di qualità, e affrontare la povertà energetica, l'aumento del costo della vita, l'esclusione sociale, la mancanza di alloggi, e la qualità insufficiente del patrimonio edilizio;
67. invita la Commissione a sostenere gli Stati membri nello stabilire programmi specifici d'investimento per le loro regioni in cui i tassi di disoccupazione, disoccupazione giovanile e disoccupazione di lungo periodo sono superiori al 30 %;
68. invita la Commissione a dedicare il prossimo Consiglio di primavera ad investimenti sociali nei settori per i quali vi siano forti indicazioni sul fatto che essi promuovano rendimenti sociali ed economici (ad esempio, educazione e cura della prima infanzia, istruzione elementare e secondaria, formazione e politiche attive del mercato del lavoro, alloggi sociali e a prezzi economici, assistenza sanitaria);
69. sollecita un ordine del giorno che conferisca maggiore importanza alla posizione del Parlamento e che ne tenga conto prima che il Consiglio si pronunci; chiede il rafforzamento del ruolo del Consiglio EPSCO nell'ambito del semestre europeo;
70. invita a compiere ulteriori sforzi congiunti per una maggiore integrazione dei migranti e delle persone provenienti da un contesto migratorio nel mercato del lavoro;
Politiche regionali
71. accoglie con favore il fatto che i finanziamenti della politica di coesione ammontino a 454 miliardi di EUR a prezzi correnti per il periodo 2014-2020; sottolinea, tuttavia, che la politica di coesione dell'UE non è solamente uno strumento, bensì una politica strutturale a lungo termine destinata a ridurre le disparità in termini di sviluppo regionale e promuovere gli investimenti, l'occupazione, la competitività, lo sviluppo sostenibile e la crescita, e che costituisce la politica più importante e completa per il rafforzamento della coesione economica, sociale e territoriale in tutti gli Stati membri, senza alcuna distinzione tra quelli che sono all'interno e quelli che sono all'esterno della zona euro; ricorda che il bilancio dell'UE è 50 volte inferiore rispetto alla spesa pubblica complessiva dell'UE-28 e ammonta a circa l'1 % del PIL dell'UE-28; sottolinea pertanto che è opportuno creare sinergie tra il bilancio dell'UE e i bilanci degli Stati membri, le loro priorità politiche nonché i progetti e le azioni finalizzati al raggiungimento degli obiettivi dell'Unione, mantenendo l'equilibrio tra la dimensione economica e quella sociale del quadro politico dell'UE; osserva che i requisiti di cofinanziamento nel quadro dei fondi SIE rappresentano un meccanismo importante per la creazione di sinergie; è del parere che l'unità del bilancio dell'UE vada preservata; accoglie con favore le misure introdotte nell'attuale periodo di programmazione per un migliore allineamento della politica di coesione alla strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva;
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72. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché ai governi e ai parlamenti nazionali degli Stati membri e alla Banca centrale europea.