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Procedura : 2018/2849(RSP)
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RC-B8-0384/2018

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PV 13/09/2018 - 10.9

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P8_TA(2018)0351

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Giovedì 13 settembre 2018 - Strasburgo
La minaccia della demolizione di Khan al-Ahmar e di altri villaggi beduini
P8_TA(2018)0351RC-B8-0384/2018

Risoluzione del Parlamento europeo del 13 settembre 2018 sulla minaccia di demolizione di Khan al-Ahmar e di altri villaggi beduini (2018/2849(RSP))

Il Parlamento europeo,

–  viste le sue precedenti risoluzioni sul conflitto israelo-palestinese,

–  vista la dichiarazione rilasciata il 7 settembre 2018 dal vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) Federica Mogherini sugli ultimi sviluppi concernenti la prevista demolizione di Khan al-Ahmar,

–  visti gli orientamenti dell'UE sul diritto internazionale umanitario,

–  vista la dichiarazione congiunta rilasciata il 10 settembre 2018 da Francia, Germania, Italia, Spagna e Regno Unito sul villaggio di Khan al-Ahmar,

–  vista la quarta Convenzione di Ginevra del 1949, in particolare gli articoli 49, 50, 51 e 53,

–  vista la relazione semestrale gennaio-giugno 2018 sulle demolizioni e le confische delle strutture finanziate dall'UE in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, pubblicata dal Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) il 24 agosto 2018,

–  visto l'articolo 123, paragrafi 2 e 4, del suo regolamento,

A.  considerando che il 5 settembre 2018 l'Alta corte di giustizia israeliana ha respinto le petizioni dei residenti di Khan al-Ahmar; che l'Alta corte ha stabilito che le autorità competenti sono autorizzate a procedere con il piano di ricollocazione dei residenti a Jahlin ovest; che l'Alta corte ha autorizzato le autorità israeliane a procedere con i piani di demolizione di Khan al-Ahmar;

B.  considerando che Khan al-Ahmar è una delle 46 comunità beduine che le Nazioni Unite considerano essere ad alto rischio di trasferimento forzato nella Cisgiordania centrale; che tale comunità è composta da 32 famiglie per un totale di 173 persone, di cui 92 sono minori; che l'esercito israeliano ha emanato ordini di demolizione per tutte le strutture edificate nel villaggio;

C.  considerando che nel 2010 la Corte suprema israeliana ha deliberato che l'intero complesso di Khan al-Ahmar è stato costruito illegalmente, in violazione delle norme in materia di pianificazione urbana e zonizzazione, e deve pertanto essere demolito; che l'Alta corte ha inoltre evidenziato che le autorità israeliane dovevano trovare un'alternativa adeguata per la scuola e per i residenti della comunità; che lo Stato di Israele ha dichiarato per iscritto che offrirà alle famiglie che si trasferiranno a Jahalin Ovest (Abu Dis) la prospettiva di sviluppare un secondo sito di ricollocazione a est di Gerico; che la comunità di Khan al-Ahmar si è rifiutata di essere sfollata;

D.  che il trasferimento forzato dei residenti di un territorio occupato, a meno che non sia giustificato da necessità di sicurezza della popolazione o da motivi imperativi di natura militare, è proibito ai sensi della quarta convenzione di Ginevra e costituisce una grave violazione del diritto umano internazionale;

E.  considerando che le autorità israeliane impongono un regime edilizio estremamente restrittivo nei confronti dei residenti palestinesi del settore C in Cisgiordania; che tale regime rende pressoché impossibile la conduzione legale di attività edilizie palestinesi nella regione ed è utilizzato come mezzo per espellere i palestinesi ed estendere le attività di insediamento; che gli insediamenti israeliani sono illegali ai sensi del diritto internazionale e costituiscono un grave ostacolo agli sforzi di pace; che, ai sensi del diritto internazionale, qualsiasi parte terza, compresi gli Stati membri dell'Unione europea, ha il dovere di non riconoscere, aiutare o assistere gli insediamenti in un territorio occupato, nonché il dovere di opporvisi efficacemente;

F.  considerando che Khan al-Ahmar si trova nel cosiddetto "corridoio E1" nella Cisgiordania occupata; che il mantenimento dello status quo in questa zona è di importanza cruciale per la fattibilità della soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati e per l'istituzione, in futuro, di uno Stato palestinese territorialmente contiguo e capace di esistenza autonoma; che in svariate occasioni il Parlamento si è opposto a tutti gli interventi che compromettono la fattibilità della soluzione a due Stati e ha esortato entrambe le parti a dimostrare, nei programmi e nei fatti, un impegno autentico nei confronti di tale soluzione, in modo da ripristinare un clima di fiducia;

G.  considerando che 10 Stati membri dell'UE sostengono programmi umanitari a Khan al-Ahmar, compresa la costruzione di una scuola elementare, e che, secondo le stime, è attualmente a rischio l'assistenza umanitaria finanziata dall'UE per un valore di 315 000 euro;

H.  considerando che, secondo l'Ufficio del rappresentante UE in Palestina, la distruzione e la confisca di beni palestinesi nella Cisgiordania occupata, compresa Gerusalemme Est, sono proseguite nel primo semestre del 2018; che la demolizione di Khan al-Ahmar rischia di creare un precedente negativo per decine di altre comunità di beduini in tutta la Cisgiordania;

1.  si unisce all'appello rivolto al governo israeliano dal VP/AR nonché da Francia, Germania, Italia, Spagna e Regno Unito affinché rinunci al piano di ricollocazione che condurrà alla demolizione di Khan al-Ahmar e al trasferimento forzato della sua popolazione verso un altro sito; ritiene di fondamentale importanza che l'Unione europea continui a esprimersi con una sola voce sulla questione;

2.  avverte le autorità israeliane che la demolizione di Khan al-Ahmar e il trasferimento forzato dei suoi residenti costituirebbero una grave violazione del diritto internazionale umanitario;

3.  esprime preoccupazione per l'impatto della demolizione di Khan al-Ahmar, che minaccerebbe ulteriormente la fattibilità della soluzione a due Stati e comprometterebbe le prospettive di pace; ribadisce che tutelare e preservare la fattibilità della soluzione a due Stati è la priorità immediata delle politiche e delle azioni dell'UE in relazione al conflitto israelo-palestinese e al processo di pace in Medio Oriente;

4.  insiste sul fatto che, qualora avessero luogo la demolizione e lo sgombero di Khan al-Ahmar, la risposta dell'UE deve essere commisurata alla gravità di tale sviluppo e coerente con il suo sostegno di lunga data alla comunità di Khan al-Ahmar; invita il VP/AR a intensificare l'impegno dell'UE nei confronti delle autorità israeliane per quanto riguarda il pieno rispetto dei diritti della popolazione palestinese nel settore C e a esigere da Israele un risarcimento integrale per la distruzione delle infrastrutture finanziate dall'UE

5.  esorta il governo israeliano a porre immediatamente fine alla sua politica di minacce di demolizione ed espulsione di fatto nei confronti delle comunità beduine che vivono nel Negev e nell'area C della Cisgiordania occupata; sottolinea che la demolizione di case, scuole e altre infrastrutture essenziali nei territori palestinesi occupati è illegale ai sensi del diritto umanitario internazionale;

6.  ricorda che Israele è pienamente responsabile per la fornitura dei servizi necessari – compresi l'istruzione, la sanità e l'assistenza sociale – alle popolazioni soggette alla sua occupazione, conformemente alla quarta convenzione di Ginevra;

7.  è fermamente convinto che l'unica soluzione duratura al conflitto in Medio Oriente sia quella di due Stati democratici, Israele e Palestina, che coesistano fianco a fianco in pace entro confini sicuri e riconosciuti sulla base del confine del 1967 e con Gerusalemme capitale di entrambi gli Stati; condanna qualsiasi decisione o azione unilaterale che possa compromettere le prospettive di tale soluzione;

8.  invita le autorità israeliane a fermare e a invertire immediatamente la rotta della loro politica in materia di insediamenti; invita l'UE a mantenere una posizione decisa in materia;

9.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al rappresentante speciale dell'Unione europea per il processo di pace in Medio Oriente, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al Segretario generale delle Nazioni Unite, al coordinatore speciale delle Nazioni Unite per il processo di pace in Medio Oriente, alla Knesset e al governo di Israele, al Presidente dell'Autorità palestinese e al Consiglio legislativo palestinese.

Ultimo aggiornamento: 17 settembre 2019Note legali - Informativa sulla privacy