Risoluzione del Parlamento europeo del 13 dicembre 2018 sull'Egitto, in particolare sulla situazione dei difensori dei diritti umani (2018/2968(RSP))
Il Parlamento europeo,
– viste le sue precedenti risoluzioni sull'Egitto, segnatamente quelle dell'8 febbraio 2018 sulle esecuzioni in Egitto(1), del 10 marzo 2016 sull'Egitto, in particolare il caso di Giulio Regeni(2), del 17 dicembre 2015 sul caso di Ibrahim Halawa, che rischia la pena di morte(3), e del 15 gennaio 2015 sulla situazione in Egitto(4),
– visti gli orientamenti dell'UE sulla pena di morte, la tortura, la libertà di espressione e i difensori dei diritti umani,
– viste le conclusioni del Consiglio "Affari esteri" dell'UE sull'Egitto dell'agosto 2013 e del febbraio 2014,
– visti l'accordo di associazione UE-Egitto del 2001, entrato in vigore nel 2004 e rafforzato dal piano di azione del 2007, viste altresì le priorità del partenariato UE-Egitto per il 2017-2020, adottate il 25 luglio 2017, la dichiarazione comune rilasciata in seguito alla riunione del Consiglio di associazione UE-Egitto del 2017 e la dichiarazione comune rilasciata in seguito alla 5ª riunione della sottocommissione UE-Egitto per le questioni politiche, i diritti umani e la democrazia del gennaio 2018,
– viste la dichiarazione congiunta del 10 ottobre 2017 del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR), Federica Mogherini, e del Segretario generale del Consiglio d'Europa, in occasione della Giornata europea e mondiale contro la pena capitale, e la dichiarazione del portavoce del SEAE, del 2 novembre 2018, sugli attacchi contro i pellegrini cristiano-copti in Egitto,
– viste la dichiarazione comune rilasciata il 26 gennaio 2018 dagli esperti delle Nazioni Unite, tra cui Nils Melzer, relatore speciale sulla tortura e altri trattamenti o pene crudeli, disumani o degradanti, che esorta le autorità egiziane a sospendere le esecuzioni imminenti, la dichiarazione rilasciata il 4 dicembre 2018 dal relatore speciale delle Nazioni Unite su un alloggio adeguato, Leilani Farha, e dal relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei difensori dei diritti umani, Michel Forst, nonché la dichiarazione rilasciata il 9 settembre 2018 dall'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, in cui quest'ultima si scaglia contro la condanna collettiva di 75 persone alla pena capitale;
– vista la Costituzione egiziana, in particolare gli articoli 52 (che vieta la tortura in ogni sua forma e tipo), 73 (sulla libertà di riunione) e 93 (sul carattere vincolante del diritto internazionale dei diritti umani),
– visti i protocolli n. 6 e n. 13 alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo,
– visto l'articolo 2 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea,
– visti i principi e gli orientamenti africani sul diritto a un giusto processo e all'assistenza legale, che vietano i processi militari nelle cause relative a civili in tutte le circostanze,
– visto il nuovo quadro strategico e piano di azione dell'UE per i diritti umani, che mira a porre la tutela e la sorveglianza dei diritti umani al centro di tutte le politiche dell'UE,
– viste la Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti, la Convenzione sui diritti del fanciullo e la Carta araba dei diritti dell'uomo, tutte ratificate dall'Egitto,
– visto il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici (ICCPR), di cui l'Egitto è parte, e in particolare gli articoli 14 e 18 e il secondo protocollo facoltativo sulla pena di morte,
– vista la decisione della camera bassa del Parlamento italiano, la Camera dei Deputati, di sospendere le relazioni con il Parlamento egiziano a causa dei mancati progressi nelle indagini sulla morte dello studente italiano Giulio Regeni,
– visti gli effetti sui diritti umani, a livello sia nazionale che regionale, delle sanzioni imposte dall'Arabia Saudita, dall'Egitto, dal Bahrein e dagli Emirati arabi uniti nei confronti del Qatar nel giugno 2017 e la relazione sulle conseguenze della crisi del Golfo sui diritti umani, pubblicata dall'Ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR) nel dicembre 2017,
– visti l'articolo 135, paragrafo 5, e l'articolo 123, paragrafo 4, del suo regolamento,
A. considerando che il governo egiziano ha intensificato la repressione nei confronti di organizzazioni della società civile, difensori dei diritti umani, attivisti pacifici, avvocati, blogger, giornalisti, difensori dei diritti dei lavoratori e sindacalisti, anche arrestandone e facendone sparire alcuni e ricorrendo sempre più alla legislazione antiterrorismo e allo stato di emergenza; che dalla fine di ottobre 2018 almeno 40 difensori dei diritti umani, avvocati e attivisti politici sono stati arrestati e alcuni di essi fatti sparire con la forza; che le attiviste per i diritti umani e i diritti delle persone LGBTQI in Egitto continuano a subire diverse forme di vessazioni da parte dello Stato, in particolare mediante il ricorso a campagne diffamatorie e ad azioni giudiziarie;
B. considerando che l'avvocato per i diritti umani, Ezzat Ghoneim, alla guida del Coordinamento egiziano per i diritti e le libertà (ECRF), si trova in custodia cautelare dal marzo 2018 con l'accusa di "terrorismo dei diritti umani"; che di lui non si hanno più tracce dal momento in cui un tribunale ne ha ordinato la scarcerazione il 4 settembre 2018; che l'avvocato difensore dei diritti umani, Ibrahim Metwally Hegazy, cofondatore della Lega delle famiglie delle persone scomparse, è stato fatto sparire con la forza e torturato; che successivamente ne è stata ordinata arbitrariamente la carcerazione preventiva e si trova a tutt'oggi in isolamento; che il Centro El Nadeem è stato costretto a chiudere nel 2017;
C. considerando che l'attivista per i diritti umani e i diritti della donna, Amal Fathy, è stata condannata a due anni di reclusione nel settembre 2018 con l'accusa di aver diffuso notizie false con l'intento di danneggiare lo Stato egiziano e di oltraggio al pudore per aver pubblicato un video sui social media in cui critica l'incapacità del governo di combattere la violenza sessuale; che Amal Fathy è detenuta in custodia cautelare in attesa di un'indagine su una seconda serie di capi d'accusa relativi alla sicurezza nazionale;
D. considerando che Ola al-Qaradawi, cittadina del Qatar, e suo marito, Hosam Khalaf, cittadino egiziano, sono detenuti in condizioni spaventose in Egitto dal 30 giugno 2017, senza che siano state formulati capi d'accusa nei loro confronti; che nel giugno 2018 il gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria ha constatato che sono stati sottoposti a trattamenti crudeli, disumani o degradanti pressoché equivalenti a torture, ne ha dichiarato arbitraria la detenzione e ha invitato il governo egiziano a liberarli;
E. considerando che il 2 febbraio 2016 è stato trovato il corpo di Giulio Regeni, scomparso al Cairo il 25 gennaio 2016, con evidenti tracce di torture orribili e morte violenta; che le autorità egiziane non hanno ancora rivelato la verità sulla sua morte e non hanno consegnato tutti i responsabili alla giustizia; che l'Egitto ha nuovamente respinto la richiesta della Procura italiana di identificare gli agenti coinvolti nella scomparsa e nella morte di Giulio Regeni;
F. considerando che Reporter senza frontiere ha documentato almeno 38 casi di operatori dei media attualmente detenuti in Egitto per il lavoro svolto, sulla base di capi d'accusa di natura politica e di ripetute violazioni delle norme sul giusto processo; che sono presi di mira anche gli operatori dei media stranieri, con l'espulsione o il rifiuto d'ingresso in Egitto nei confronti di numerosi corrispondenti internazionali; che il fotoreporter Mahmoud "Shawkan" Abu Zeid è stato condannato a cinque anni di reclusione nel corso di un processo collettivo per le sue legittime attività professionali e sta ancora scontando una pena detentiva di sei ulteriori mesi per il mancato pagamento di una pesante multa; che Ismail al-Iskandarani, giornalista di spicco e uno dei pochissimi ad occuparsi di violazioni dei diritti umani nel Sinai, è stato arrestato nel novembre 2015 e condannato nel maggio 2018 a dieci anni di reclusione da un tribunale militare;
G. considerando che nel luglio 2018 è stata adottata una nuova legge sui media che amplia la definizione di stampa al fine di includervi qualsiasi account di social media con più di 5 000 follower, il che rende tali account perseguibili per la pubblicazione di "notizie false" o qualsiasi elemento che si ritiene costituisca un incitamento a violare la legge; che il rispetto delle libertà civili, tra cui la libertà di espressione e la libertà mediatica, costituisce un elemento portante di una società democratica e che i giornalisti dovrebbero essere liberi di esercitare la loro professione senza temere di essere perseguiti o incarcerati;
H. considerando che le società con sede in diversi Stati membri dell'UE continuano a esportare in Egitto tecnologie di sorveglianza che facilitano la pirateria e la diffusione di software maligni, nonché altre forme di attacchi contro i difensori dei diritti umani e gli attivisti della società civile sui social media; che ciò ha comportato la repressione della libertà di espressione online;
I. considerando che lo scorso anno l'Egitto ha aperto un fronte legale contro le ONG, con il varo di una legge che impone alle agenzie di sicurezza statale di approvarne i finanziamenti, esteri o nazionali, e che quindi le mette praticamente al bando; che il 15 novembre 2018 il Presidente Al-Sisi ha chiesto un riesame della legge sulle ONG per renderla più "equilibrata", affidandone l'incarico al Parlamento egiziano; che il nuovo processo a carico di 16 imputati nella "causa sui finanziamenti stranieri" n. 173/2011 è previsto per il 20 dicembre 2018 e che gli accusati devono rispondere dell'accusa di fondazione e gestione di succursali di organizzazioni internazionali senza licenza governativa;
J. considerando che in Egitto lo stato di emergenza è in vigore dall'aprile 2017 ed è stato prorogato di ulteriori tre mesi dal 21 ottobre 2018; che, secondo i media statali, lo stato di emergenza è stato introdotto per contribuire a contrastare "i rischi e il finanziamento del terrorismo"; che il Presidente egiziano e coloro che agiscono per suo conto hanno il potere di deferire i civili alle giurisdizioni eccezionali (tribunali di sicurezza dello Stato) durante il trimestre in questione; che l'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, ha criticato i tentativi di concedere l'immunità all'azione penale per i reati che sarebbero stati commessi da membri delle forze di sicurezza, tentativi che minano la fiducia del popolo egiziano nella capacità del governo di garantire giustizia per tutti;
K. considerando che ai sensi della legge antiterrorismo adottata dall'Egitto nel 2015, la definizione di terrorismo abbraccia anche "la violazione dell'ordine pubblico, la messa a repentaglio dell'incolumità, degli interessi o della sicurezza della società, l'ostruzione alle disposizioni costituzionali e di legge o il pregiudizio all'unità nazionale, alla pace sociale o alla sicurezza nazionale", e che pertanto i dissidenti pacifici, gli attivisti per la democrazia e i difensori dei diritti umani rischiano di essere etichettati come terroristi e condannati alla pena capitale;
L. considerando che sotto il regime del Presidente Al-Sisi, i tribunali egiziani hanno raccomandato almeno 2 443 condanne a morte preliminari – anche di 12 minori – e confermato almeno 1 451 condanne a morte; che delle condanne a morte confermate almeno 926 sono state emesse nell'ambito di processi collettivi di 15 o più persone allo stesso tempo; che nello stesso periodo l'Egitto ha effettuato almeno 144 esecuzioni; che la pena capitale, soprattutto nel corso di processi collettivi, è stata spesso applicata nei confronti di persone che esercitavano i propri diritti fondamentali, tra cui la libertà di riunione;
M. considerando che in agosto un tribunale egiziano ha confermato le condanne a carico di oltre 739 persone in relazione alle manifestazioni svoltesi sulla piazza Rabaa a seguito del colpo di Stato del 2013; che il tribunale ha ratificato 75 pene capitali e confermato la condanna all'ergastolo di 47 persone; che sono state denunciate numerose irregolarità durante il processo, che l'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ha definito un grave errore giudiziario;
N. considerando che, alla fine di novembre, l'Egitto ha annunciato l'istituzione di una "Commissione permanente ad alto livello per i diritti umani", che sarebbe incaricata di "rispondere alle accuse" formulate contro la situazione dei diritti umani in Egitto e di "formulare una prospettiva egiziana unificata"; che i principali membri di tale commissione sono rappresentanti dei ministeri degli Esteri e degli Interni, dell'Esercito e dei servizi segreti;
O. considerando che, nonostante il riconoscimento costituzionale della cultura copta quale "pilastro" del paese, le violenze e le discriminazioni nei confronti degli egiziani di discendenza copta, che costituiscono la maggioranza dei nove milioni di cristiani egiziani, sono cresciute dal 2011; che i cristiani copti, che rappresentano circa il 10 % della popolazione egiziana in gran parte musulmana, hanno subito il peso maggiore della violenza settaria; che il 2 novembre 2018, in un attentato ad opera di militanti islamici contro un autobus di pellegrini cristiani copti a Minya, sono rimasti uccise sette persone e ferite altre 19, a riprova delle sfide di sicurezza che l'Egitto si trova ad affrontare;
P. considerando che il Consiglio di associazione UE-Egitto dovrebbe riunirsi il 20 dicembre 2018; che prima di tale riunione è stata programmata una missione in Egitto di una delegazione della sottocommissione del Parlamento europeo per i diritti umani; che l'Egitto non ha ufficialmente esteso l'invito a tale delegazione;
Q. considerando che l'Egitto ha attraversato vari passaggi difficili dalla rivoluzione del 2011 e che la comunità internazionale sta sostenendo il paese nel far fronte alle sfide economiche, politiche e di sicurezza; che in Egitto esistono gravi problemi di sicurezza, in particolare nel Sinai, dove gruppi terroristici hanno sferrato attacchi contro le forze di sicurezza; che nel paese si è verificata una serie di attentati terroristici devastanti;
R. considerando che le nuove priorità 2017-2020 del partenariato UE-Egitto, adottate nel luglio 2017, sono ispirate da un impegno condiviso a favore dei valori universali della democrazia, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani e costituiscono un quadro rinnovato per l'impegno politico e la cooperazione rafforzata, anche in materia di sicurezza, riforma giudiziaria e lotta al terrorismo, sulla base del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali; che il sottocomitato "Questioni politiche: diritti umani e democrazia" dell'accordo di associazione tra l'Egitto e l'Unione europea ha tenuto la sua quinta sessione al Cairo il 10 e 11 gennaio 2018, dove ha affrontato il tema della cooperazione nei settori dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto; che la sesta riunione del comitato di associazione UE-Egitto si è svolta l'8 novembre 2018;
S. considerando che l'Unione è il primo partner economico dell'Egitto e la sua principale fonte di investimenti esteri; che l'assistenza bilaterale dell'Unione all'Egitto nell'ambito dello strumento europeo di vicinato per il periodo 2017-2020 ammonta a circa 500 milioni di EUR; che il 21 agosto 2013 il Consiglio "Affari esteri" ha incaricato l'alto rappresentante di riesaminare l'assistenza dell'Unione all'Egitto; che il Consiglio ha deciso che la cooperazione dell'Unione con l'Egitto sarebbe stata riadattata in funzione dell'evoluzione sul terreno;
T. considerando che nell'intero processo relativo alle elezioni presidenziali del 2018 sono state eliminate le possibilità di opposizione politica pacifica, con una massiccia negazione del diritto degli elettori egiziani alla partecipazione politica;
U. considerando che nelle conclusioni del Consiglio "Affari esteri" del 21 agosto 2013 si afferma che "gli Stati membri dell'Unione hanno (inoltre) convenuto di sospendere le licenze di esportazione verso l'Egitto di attrezzature che potrebbero essere usate a fini di repressione interna, di valutare nuovamente le licenze di esportazione delle attrezzature di cui alla posizione comune 2008/944/PESC e di rivedere la loro assistenza all'Egitto nel settore della sicurezza"; che tali conclusioni sono state ribadite dal Consiglio "Affari esteri" del febbraio 2014; che il VP/AR ha confermato in una risposta scritta datata 27 ottobre 2015 che tali conclusioni costituiscono un impegno politico contro qualsiasi sostegno militare all'Egitto;
1. condanna fermamente le continue restrizione imposte ai diritti democratici fondamentali, in particolare alla libertà di espressione, sia online che offline, alla libertà di associazione e riunione, al pluralismo politico e allo Stato di diritto in Egitto; chiede che si ponga fine a tutti gli atti di violenza, istigazione, incitamento all'odio, vessazione, intimidazione, alle sparizioni forzate o alla censura nei confronti di difensori dei diritti umani, avvocati, manifestanti, giornalisti, blogger, sindacalisti, studenti, attivisti impegnati a favore dei diritti delle donne, persone LGBTI, organizzazioni della società civile, oppositori politici e minoranze, compresi i nubiani, da parte delle autorità statali, delle forze e dei servizi di sicurezza e di altri gruppi in Egitto; condanna il ricorso eccessivo alla violenza contro i manifestanti; chiede che venga condotta un'indagine indipendente e trasparente su tutte le violazioni dei diritti umani e che i responsabili di tali violazioni siano chiamati a risponderne;
2. invita il governo egiziano a rilasciare immediatamente e incondizionatamente i difensori dei diritti umani Ahmad Amasha, Hanan Badr el-Din, Amal Fathy, Ezzat Ghoneim, Hoda Abdelmoneim, Ibrahim Metwally Hegazy, Azzouz Mahgoub, gli operatori del settore dei media Mahmoud "Shawkan" Abu Zeid, Hisham Gaafar, Mohammed "Oxygen" Ibraim, Ismail Iskandarani, Adel Sabri, Ahmed Tarek Ibrahim Ziada, Alaa Abdelfattah, Shady Abu Zaid, Mostafa al-Aasar, Hassan al-Bannaand, Moataz Wadnan e tutti gli altri detenuti, imprigionati unicamente per aver pacificamente esercitato la libertà di espressione, in violazione della Costituzione egiziana e degli obblighi internazionali; invita le autorità egiziane a consentire loro, in attesa di essere rilasciati, di poter incontrare senza limitazioni le loro famiglie e di avere pieno accesso ad avvocati di loro scelta e a cure mediche adeguate; le esorta inoltre a condurre indagini credibili su qualsiasi accusa di maltrattamento o tortura; invita l'Unione a dare piena attuazione, nel caso dell'Egitto, ai controlli sulle esportazioni per quanto riguarda i beni che potrebbero essere utilizzati per infliggere torture o applicare la pena capitale;
3. rammenta al governo egiziano che la prosperità a lungo termine dell'Egitto e del suo popolo va di pari passo con la tutela dei diritti umani universali e la creazione e il radicamento di istituzioni democratiche e trasparenti, impegnate nella tutela dei diritti fondamentali dei cittadini; invita, pertanto, le autorità egiziane a dare piena attuazione ai principi delle convenzioni internazionali cui l'Egitto ha aderito;
4. invita le autorità egiziane ad abbandonare tutte le indagini penali infondate in corso sulle ONG, compreso il "procedimento nei confronti del finanziamento estero", e ad abrogare la legge draconiana sulle ONG, che incoraggia a sostituire con un nuovo quadro legislativo, elaborato sulla base di un'autentica consultazione con le organizzazioni della società civile, conformemente agli obblighi nazionali e internazionali del paese relativi alla tutela della libertà di associazione;
5. manifesta profonda preoccupazione per i processi collettivi dinanzi ai tribunali egiziani e per l'elevato numero di condanne a morte o a lunghe pene detentive da essi inflitte; invita le autorità giudiziarie egiziane a cessare di applicare la pena di morte, in particolare nei confronti di quanti al momento del loro presunto reato avevano meno di diciotto anni, e a sostenere e rispettare il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici, cui l'Egitto aderisce, segnatamente l'articolo 14 sul diritto a un processo equo e rapido, basato su capi d'accusa chiari e che garantisca il rispetto dei diritti degli imputati;
6. invita nuovamente l'Egitto a firmare e a ratificare il secondo protocollo facoltativo al Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici, volto all'abolizione della pena capitale, e la Convenzione internazionale delle Nazioni Unite per la protezione di tutte le persone dalle sparizioni forzate; incoraggia il governo egiziano a rivolgere un invito aperto ai competenti relatori speciali delle Nazioni Unite affinché visitino il paese;
7. invita il Parlamento egiziano a rivedere il codice penale, il codice di procedura penale, la legislazione antiterrorismo e il codice militare; invita le autorità egiziane a porre fine ai processi contro civili dinanzi a tribunali militari;
8. esprime grave preoccupazione per le rappresaglie contro quanti cooperano o cercano di cooperare con le organizzazioni internazionali per i diritti umani o con gli organismi delle Nazioni Unite per i diritti umani, come accaduto di recente nel caso del relatore speciale delle Nazioni Unite su un alloggio adeguato; ricorda alle autorità egiziane che sono tenute ad astenersi da tali atti, in virtù degli obblighi dell'Egitto in quanto membro delle Nazioni Unite;
9. condanna le continue persecuzioni di gruppi minoritari in Egitto; ribadisce il suo impegno a favore della libertà di coscienza e di religione nel paese e chiede che si promuova la collaborazione internazionale, compresa un'indagine indipendente delle Nazioni Unite intesa a valutare la situazione dei cristiani copti in Egitto; invita l'Egitto a rivedere le sue leggi sulla blasfemia e ad assicurare che le minoranze religiose non vi rientrino;
10. esorta il governo egiziano a porre fine a tutte le misure discriminatorie poste in essere dopo il giugno 2017 nei confronti di cittadini del Qatar, con particolare riferimento al caso di Ola al-Qaradawi e di suo marito Hosam Khalaf;
11. sostiene le aspirazioni della maggioranza del popolo egiziano, che desidera un paese libero, stabile, prospero, inclusivo e democratico che rispetti i propri impegni nazionali e internazionali in materia di diritti umani e libertà fondamentali; ricorda che, è importante rispettare l'espressione pacifica delle opinioni e delle critiche;
12. esprime il più sincero cordoglio alle famiglie delle vittime del terrorismo; manifesta la sua solidarietà al popolo egiziano e ribadisce il proprio impegno nella lotta contro la diffusione di ideologie radicali e gruppi terroristici;
13. esorta il governo egiziano a garantire che tutte le operazioni nel Sinai siano condotte nel rispetto delle norme internazionali in materia di diritti umani, a indagare a fondo su tutti gli abusi, ad aprire immediatamente il Sinai settentrionale a osservatori e giornalisti indipendenti, a soddisfare i bisogni essenziali dei residenti e a consentire alle organizzazioni di soccorso indipendenti di prestare aiuto alle persone bisognose;
14. invita il VP/AR a dare priorità alla situazione dei difensori dei diritti umani in Egitto e a condannare l'allarmante situazione dei diritti umani nel paese, compreso il ricorso alla pena di morte; esorta il SEAE ad affrontare i recenti sviluppi in Egitto e ad utilizzare tutti i mezzi di persuasione a sua disposizione per esercitare pressioni sull'Egitto, affinché migliori la situazione dei diritti umani e blocchi le esecuzioni imminenti, nonché per chiedere la rapida liberazione delle persone detenute e per incoraggiare le autorità egiziane a rispettare gli impegni assunti per quanto concerne le norme e le leggi internazionali;
15. sottolinea l'importanza che l'Unione europea annette alla cooperazione con l'Egitto in quanto importante paese vicino e partner; esorta vivamente l'Egitto a rispettare l'impegno assunto nelle priorità del partenariato UE-Egitto, adottate il 27 luglio 2017, di promuovere la democrazia, le libertà fondamentali e i diritti umani, in linea con la sua Costituzione e le norme internazionali; sottolinea che le priorità del partenariato sono state stabilite con l'Egitto nel 2017 nonostante i continui arretramenti nel campo dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto; esorta il VP/AR e gli Stati membri a subordinare la futura cooperazione con l'Egitto al rispetto dei diritti umani e a integrare le preoccupazioni in materia di diritti umani in tutti i colloqui con le autorità egiziane, in particolare per quanto concerne le tre priorità stabilite; ribadisce che i diritti umani non dovrebbero essere compromessi dalla gestione delle migrazioni o dalle azioni antiterrorismo;
16. ricorda alle autorità egiziane che il livello di impegno dell'Unione europea nei confronti del paese dovrebbe basarsi su incentivi, conformemente al principio "di più a chi fa di più" nell'ambito della politica europea di vicinato, e dovrebbe dipendere dai progressi conseguiti in materia di riforma delle istituzioni democratiche, Stato di diritto e diritti umani;
17. esorta il VP/AR e gli Stati membri a mantenere una posizione forte e unitaria quanto alla linea dell'Unione in merito ai diritti umani nel prossimo Consiglio di associazione UE-Egitto, in programma il 20 dicembre 2018, così come dovrebbero fare in tutte le sedi competenti per i diritti umani e nelle riunioni bilaterali e multilaterali, e a indicare chiaramente le conseguenze (ad esempio sanzioni mirate contro i responsabili di violazioni dei diritti umani) cui il governo egiziano andrebbe incontro qualora non dovesse invertire la sua tendenza a commettere abusi; invita inoltre l'Unione a rilasciare una dichiarazione ferma in occasione della prossima sessione del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, anche in vista delle raccomandazioni 2019 per il riesame periodico universale (UPR) delle Nazioni Unite;
18. ricorda ancora una volta il proprio sdegno per la tortura e l'uccisione del ricercatore italiano Giulio Regeni; sottolinea che continuerà a sollecitare le autorità europee a impegnarsi con le loro controparti egiziane finché non verrà stabilita la verità su questo caso e i responsabili non saranno chiamati a risponderne; rammenta alle autorità egiziane la loro responsabilità per la sicurezza degli avvocati italiani ed egiziani che indagano sul caso di Giulio Regeni;
19. rinnova il suo appello agli Stati membri dell'Unione affinché pongano fine alle esportazioni verso l'Egitto di tecnologie di sorveglianza e di attrezzature di sicurezza che possono facilitare gli attacchi contro i difensori dei diritti umani e gli attivisti della società civile, anche sui social media;
20. deplora profondamente la riluttanza dimostrata dalle autorità egiziane ad organizzare una missione al Cairo della sua sottocommissione per i diritti dell'uomo; si aspetta che l'Unione europea sollevi la questione del persistente rifiuto delle autorità egiziane di autorizzare tale visita;
21. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, nonché al governo e al parlamento egiziani.