Risoluzione del Parlamento europeo del 13 febbraio 2019 sulla relazione 2018 della Commissione concernente la Bosnia-Erzegovina (2018/2148(INI))
Il Parlamento europeo,
– visto l'accordo di stabilizzazione e di associazione (ASA) tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Bosnia-Erzegovina, dall'altra,
– visto il protocollo di adeguamento dell'ASA tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Bosnia-Erzegovina, dall'altra, per tener conto dell'adesione della Repubblica di Croazia all'Unione europea, siglato il 18 luglio 2016 ed entrato in vigore il 1° febbraio 2017,
– viste la domanda di adesione all'Unione europea presentata dalla Bosnia-Erzegovina il 15 febbraio 2016 e la trasmissione delle risposte da parte del paese al questionario della Commissione il 28 febbraio 2018,
– viste le conclusioni del Consiglio europeo del 19 e 20 giugno 2003 sui Balcani occidentali e l'allegata "Agenda di Salonicco per i Balcani occidentali: procedere verso l'integrazione europea",
– viste le conclusioni del Consiglio del 16 ottobre 2017 sulla Bosnia-Erzegovina, del 26 giugno 2018 sull'allargamento e il processo di stabilizzazione e di associazione e del 15 ottobre 2018 su Bosnia-Erzegovina / operazione EUFOR Althea,
– viste la prima riunione della commissione parlamentare di stabilizzazione e di associazione (SAPC) UE-Bosnia-Erzegovina, tenutasi il 5 e 6 novembre 2015, la seconda riunione del consiglio di stabilizzazione e di associazione UE-Bosnia‑Erzegovina, tenutasi il 10 luglio 2017, la terza riunione della commissione di stabilizzazione e di associazione UE‑Bosnia‑Erzegovina, tenutasi il 27 marzo 2018, e la terza riunione del consiglio di stabilizzazione e di associazione UE‑Bosnia‑Erzegovina, tenutasi il 13 luglio 2018,
– visto il processo di Berlino, segnatamente le conclusioni del presidente relative alla riunione dei capi di Stato e di governo del vertice dei Balcani occidentali, tenutasi a Londra il 10 luglio 2018, le tre dichiarazioni congiunte firmate lo stesso giorno sulla cooperazione regionale e le relazioni di buon vicinato, sui dispersi e sui crimini di guerra e la dichiarazione sulla lotta alla corruzione rilasciata dalla Bosnia-Erzegovina nella stessa occasione,
– visti la dichiarazione di Sofia adottata in occasione del vertice UE-Balcani occidentali del 17 maggio 2018 e il programma delle priorità di Sofia ad essa allegato,
– vista la comunicazione della Commissione del 6 febbraio 2018 dal titolo "Una prospettiva di allargamento credibile e un maggior impegno dell'UE per i Balcani occidentali" (COM(2018)0065),
– vista la comunicazione della Commissione del 17 aprile 2018 intitolata "Comunicazione 2018 sulla politica di allargamento dell'UE" (COM(2018)0450), accompagnata dal documento di lavoro dei servizi della Commissione intitolato "Bosnia and Erzegovina 2018 Report" (Relazione 2018 sulla Bosnia-Erzegovina) (SWD(2018)0155),
– vista la dichiarazione rilasciata il 2 maggio 2018 dal vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) Federica Mogherini e dal commissario per la politica europea di vicinato e i negoziati di allargamento, Johannes Hahn, sulla riforma elettorale in Bosnia-Erzegovina per le elezioni della Camera dei Popoli della Federazione,
– visti i risultati delle elezioni del 7 ottobre 2018,
– vista la dichiarazione sulle risultanze e le conclusioni preliminari della missione internazionale di osservazione elettorale dell'OSCE/ODIHR, pubblicata l'8 ottobre 2018,
– vista la dichiarazione comune del VP/AR Mogherini e del commissario Hahn sulle elezioni in Bosnia-Erzegovina, rilasciata l'8 ottobre 2018,
– viste le conclusioni comuni del dialogo economico e finanziario tra l'UE, i Balcani occidentali e la Turchia del 25 maggio 2018,
– vista la dichiarazione locale dell'UE del 1° giugno 2018 sul codice di procedura penale della Bosnia-Erzegovina,
– viste la cinquantatreesima(1) e la cinquantaquattresima(2) relazione al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite dell'Alto rappresentante per l'attuazione dell'accordo di pace sulla Bosnia-Erzegovina, rispettivamente del 3 maggio 2018 e del 31 ottobre 2018,
– visti il programma di riforme 2015-2018 per la Bosnia-Erzegovina adottato nel luglio 2015 e il meccanismo di coordinamento adottato dal Consiglio dei ministri della Bosnia-Erzegovina e dai governi della Federazione della Bosnia-Erzegovina e della Republika Srpska il 23 agosto 2016,
– viste le sue precedenti risoluzioni sul paese,
– visto l'articolo 52 del suo regolamento,
– vista la relazione della commissione per gli affari esteri (A8-0467/2018),
A. considerando che l'UE ribadisce il proprio impegno a favore della prospettiva europea della Bosnia-Erzegovina e della sua integrità, sovranità e unità territoriale;
B. considerando che la domanda di adesione del paese all'Unione europea rappresenta una scelta strategica e un impegno ad avanzare verso l'UE;
C. considerando che la Commissione sta preparando il proprio parere sulla domanda di adesione all'Unione europea presentata dalla Bosnia-Erzegovina; che la Bosnia-Erzegovina, utilizzando il meccanismo di coordinamento sulle questioni attinenti all'UE, ha elaborato le proprie risposte al questionario della Commissione e le ha trasmesse il 28 febbraio 2018; che la Bosnia-Erzegovina ha ricevuto, il 20 giugno 2018, oltre 600 domande integrative e non è ancora stata in grado di inviare le sue risposte alle domande supplementari;
D. considerando che dalla metà del 2017 si è registrato un forte rallentamento nell'adozione delle riforme connesse all'UE, nonostante l'impegno della Bosnia-Erzegovina a favore del programma di riforme; che l'adesione all'UE è un processo inclusivo che richiede volontà politica, sforzi congiunti da parte di tutti i portatori di interesse e un consenso sul programma di riforme; che i cittadini della Bosnia-Erzegovina devono essere posti al centro delle riforme istituzionali, economiche e sociali;
E. considerando che il 7 ottobre 2018 si sono svolte le elezioni politiche in Bosnia-Erzegovina; che i partiti politici non sono riusciti a trovare un accordo sulle modifiche da apportare alla legge elettorale per colmare la lacuna giuridica derivante dalle decisioni della Corte costituzionale nella causa Ljubić, relativa all'elezione dei membri della Camera dei Popoli della Federazione; che gli sforzi di mediazione su tale questione, condotti dagli ambasciatori dell'UE e degli Stati Uniti in Bosnia-Erzegovina, con la partecipazione della commissione di Venezia, non sono stati fruttuosi;
F. considerando che la Bosnia-Erzegovina continua a non essere conforme alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo, come sancito dalla sentenza nella causa Sejdić-Finci e nelle cause connesse; che il Consiglio ha incaricato la Commissione di prestare particolare attenzione a tale questione nell'elaborazione del suo parere sulla domanda di adesione della Bosnia-Erzegovina; che, nel suddetto parere, la Commissione dovrebbe pertanto analizzare le questioni connesse alla funzionalità e riesaminare il quadro giuridico per verificarne la compatibilità con l'acquis dell'UE, individuando le necessarie riforme costituzionali e di altro tipo; che quanto più la Bosnia-Erzegovina si avvicina all'adesione all'UE, tanto più urgente sarà la necessità di una riforma costituzionale volta a migliorare la funzionalità e a garantire la tutela dei diritti umani; che, finora, la leadership politica del paese non è stata in grado di porre rimedio alle carenze presenti nella costituzione della Bosnia-Erzegovina;
G. considerando che 13 decisioni della Corte costituzionale della Bosnia-Erzegovina e numerose decisioni costituzionali a livello di entità (28 nella Federazione e 7 nella Republika Srpska) non sono attualmente applicate; che l'attuazione delle decisioni della Corte costituzionale è un elemento essenziale per la difesa dello Stato di diritto;
H. considerando che la Bosnia-Erzegovina ha firmato la Convenzione sulla valutazione dell'impatto ambientale in un contesto transfrontaliero (Espoo, 1991);
I. considerando che in un'Europa moderna non c'è posto per la glorificazione di persone condannate per crimini di guerra e crimini contro l'umanità;
J. considerando che le sfide che permangono nel processo di riconciliazione dovrebbero essere affrontate con maggior vigore;
K. considerando che la corruzione, anche ai più alti livelli, continua a essere diffusa;
1. accoglie con favore la trasmissione delle risposte al questionario della Commissione da parte della Bosnia-Erzegovina; invita la Bosnia-Erzegovina a rispondere tempestivamente alle domande integrative, di natura più tecnica, in modo trasparente e dettagliato, onde contribuire al parere della Commissione sulla domanda di adesione all'UE;
2. è preoccupato per il netto rallentamento nel ritmo delle riforme dovuto alle divergenze tra i partiti e alla campagna pre-elettorale fortemente polarizzata, iniziata molto presto; sottolinea che l'impegno assunto sulla carta dalle autorità della Bosnia-Erzegovina a favore di un percorso europeo deve essere accompagnato da un'attuazione coerente delle riforme previste dal programma di riforme e tradursi in risultati tangibili, a vantaggio dei cittadini indipendentemente dalla loro appartenenza etnica e religiosa; deplora che, eccezion fatta per l'adozione delle strategie nazionali nei settori dell'ambiente, dello sviluppo rurale e dell'energia, nonché per alcune importanti misure di riforma, come le modifiche alla legge sulle accise, necessarie per ottenere i finanziamenti del FMI e della BERS, non siano stati realizzati progressi sostanziali;
3. deplora che la retorica etno-nazionalistica divisiva abbia dominato, ancora una volta, la campagna elettorale e continui a caratterizzare il dibattito politico degli esponenti politici di qualsiasi schieramento; invita tutti i leader politici a partecipare senza indugio alla formazione dei governi a tutti i livelli, collaborando in modo costruttivo nell'interesse dei cittadini del loro paese; chiede che il processo di integrazione nell'UE sia adeguatamente comunicato ai cittadini, anche come progetto di riconciliazione e di sviluppo di una cultura politica basata sul compromesso e sulla comprensione reciproca;
4. osserva che il ciclo elettorale è stato caratterizzato ancora una volta dalla segmentazione secondo linee etniche e che la campagna elettorale è stata incentrata principalmente su tematiche controverse legate al passato, invece che sulla proposta di soluzioni concrete per far fronte ai problemi quotidiani dei cittadini; si rammarica della retorica pre‑elettorale nazionalista e provocatoria, che aumenta il divario tra i tre popoli costituenti; osserva che le elezioni politiche del 7 ottobre 2018 sono state competitive e generalmente ordinate, nonostante alcune irregolarità, e che i cittadini della Bosnia‑Erzegovina hanno esercitato il loro diritto democratico in modo tranquillo e ordinato; ribadisce che è opportuno sottoporre a indagine approfondita e condannare in maniera inequivocabile tutte le presunte irregolarità elettorali, nonché perseguire eventuali attività illecite; sottolinea le persistenti carenze presenti nel processo elettorale democratico e si aspetta che le raccomandazioni dell'OSCE/ODIHR siano prese in esame senza indugi; ricorda che la decisione della Corte costituzionale del 2010 relativa al diritto democratico dei cittadini di Mostar di votare alle elezioni amministrative non è ancora stata attuata;
5. si rammarica che non sia stato raggiunto alcun compromesso prima delle elezioni rispetto alle modifiche da apportare alla legge elettorale per colmare la lacuna giuridica derivante dalle decisioni della Corte costituzionale nella causa Ljubić, relativa all'elezione dei membri della Camera dei Popoli della Federazione; prende atto della decisione della Commissione elettorale centrale (CEC) sull'assegnazione dei seggi nella Camera dei Popoli della Federazione, adottata il 18 dicembre 2018, e invita tutti gli attori politici ad affrontare in modo sistematico le restanti lacune giuridiche della legge elettorale della Bosnia-Erzegovina; esorta tutti i leader politici e i membri eletti dei parlamenti a dar prova di responsabilità, a evitare dichiarazioni che mettano in discussione l'unità dello Stato, a mettere da parte i punti di vista conflittuali e a trovare compromessi e soluzioni che siano accettabili per tutti; mette in guardia contro i ritardi e i tentativi di bloccare la formazione delle autorità dopo le elezioni, in quanto ciò non sarebbe nell'interesse dei cittadini né dell'obiettivo dell'integrazione europea; sottolinea che lo svolgimento di elezioni, l'attuazione dei risultati e la formazione del governo conformemente alle pertinenti disposizioni giuridiche rappresentano caratteristiche essenziali di una democrazia ben funzionante, nonché un requisito da rispettare per qualsiasi paese che aspiri ad aderire all'UE;
6. ribadisce con fermezza la necessità della rapida formazione della Camera dei Popoli della Federazione, in linea con le sentenze della Corte costituzionale della Bosnia‑Erzegovina, come ricordato anche nella dichiarazione comune del VP/AR Mogherini e del commissario Hahn sulle elezioni in Bosnia-Erzegovina;
7. deplora che la questione della rappresentanza democratica e legittima di tre popoli costituenti e di tutti i cittadini resti irrisolta; esorta tutte le parti a trovare tempestivamente un compromesso, in quanto la questione dovrebbe essere affrontata quanto prima dai nuovi legislatori, anche attraverso l'attuazione delle decisioni della Corte europea dei diritti dell'uomo nella causa Sejdić-Finci e nelle cause connesse; ribadisce la necessità di procedere a riforme costituzionali, politiche ed elettorali che trasformerebbero la Bosnia-Erzegovina in uno Stato di diritto pienamente efficace, inclusivo e funzionale;
8. deplora il fatto che, a causa dei tentativi di introdurre il blocco etnico nelle disposizioni di votazione della commissione parlamentare di stabilizzazione e di associazione, i delegati della Bosnia-Erzegovina non siano ancora stati in grado di approvare il regolamento di detta commissione, che di conseguenza non si riunisce da tre anni; si rammarica per l'assenza di cooperazione con il Parlamento europeo, ricorda che tale circostanza costituisce una chiara violazione degli obblighi derivanti dall'ASA ed esorta tutti gli attori a concordare e accettare il regolamento della commissione parlamentare di stabilizzazione e di associazione sulla base delle raccomandazioni del Parlamento europeo in materia; osserva che istituzioni democratiche funzionanti, compreso il parlamento, sono una condizione preliminare per avanzare nel processo di integrazione nell'UE;
9. esprime preoccupazione per la mancanza di valutazioni sistematiche dell'impatto normativo e di consultazioni pubbliche, per l'insufficienza e la scarsa qualità del monitoraggio e della comunicazione e per la mancanza di un obbligo formale di pubblicare i documenti di pianificazione governativa fondamentali;
10. invita ad adottare ulteriori strategie nazionali non discriminatorie e sensibili alle questioni di genere in settori quali l'occupazione e la gestione delle finanze pubbliche, consentendo così un'attuazione coerente delle riforme in tutto il paese, nonché l'accesso a ulteriori finanziamenti a titolo dell'IPA; osserva con soddisfazione che l'adozione delle strategie nazionali pertinenti ha consentito ulteriori finanziamenti IPA II in settori fondamentali, come lo sviluppo agricolo e rurale, l'ambiente e l'energia, nel quadro del documento di strategia indicativo recentemente riveduto per il periodo 2014‑2020; sottolinea la necessità di garantire un migliore assorbimento dell'assistenza preadesione, in particolare migliorando il coordinamento dei donatori e la capacità amministrativa; esorta ad adottare un programma nazionale per avvicinare la legislazione del paese all'acquis dell'UE, obbligo giuridico stabilito dall'ASA e passo indispensabile per preparare l'adesione all'UE;
11. ribadisce il proprio appello ad adottare una strategia nazionale sui diritti umani; sottolinea che occorre adottare al più presto le modifiche alla legge sul difensore civico, onde assicurare il rispetto dei principi di Parigi; ritiene necessaria l'istituzione, da parte della Bosnia‑Erzegovina, di un meccanismo nazionale per la prevenzione della tortura e dei maltrattamenti nonché l'adozione di una legge statale sui diritti dei civili torturati durante la guerra, conformemente ai suoi obblighi internazionali; ritiene che la Bosnia‑Erzegovina debba compiere maggiori sforzi per allineare le condizioni delle carceri e delle strutture di detenzione della polizia alle norme internazionali; esorta nuovamente le autorità della Republika Srpska ad abrogare la disposizione relativa alla pena di morte nella costituzione dell'entità; insiste sulla necessità di assicurare in tutto il paese un accesso non discriminatorio alla giustizia mediante un sistema armonizzato e sostenibile di patrocinio legale gratuito; invita le autorità a promuovere attivamente i valori europei, nonché a continuare a perseguire una prospettiva europea;
12. invita le autorità della Bosnia-Erzegovina ad adottare misure concrete per integrare la dimensione di genere in tutte le politiche, compreso il programma di riforme, ed esprime preoccupazione riguardo alla sottorappresentanza delle donne nelle posizioni decisionali, in particolare a livello locale; esorta i partiti politici in Bosnia-Erzegovina a fare di più per garantire che le donne siano rappresentate a tutti i livelli del sistema politico;
13. deplora che la Bosnia-Erzegovina, non dando seguito alle decisioni della Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU) nelle cause Sejdić-Finci, Zornić, Pilav e Šlaku, continui a violare la Convezione europea dei diritti dell'uomo, consentendo palesi discriminazioni tra i cittadini in Bosnia-Erzegovina, in flagrante contraddizione con i valori e le norme dell'UE; ricorda che la Commissione dovrebbe prestare attenzione a tale questione nell'elaborazione del proprio parere; sostiene che l'esecuzione di tali sentenze contribuirebbe a costituire una società funzionale e democratica; sottolinea che, così come ogni altro paese che aspiri a entrare far parte dell'UE, la Bosnia‑Erzegovina è tenuta ad allineare progressivamente il proprio ordinamento giuridico e costituzionale ai requisiti fissati dall'acquis dell'UE in materia di non discriminazione e si aspetta che a tempo debito siano realizzati progressi su tali questioni essenziali; insiste sul fatto che l'applicazione di tali sentenze non dovrebbe incidere sull'ulteriore attuazione del programma di riforme e deve portare all'eliminazione di qualsiasi restrizione al diritto di eleggibilità sulla base dell'etnia e della residenza o della scelta di un cittadino di non affiliarsi a un popolo costituente; ritiene, pertanto, che la riforma costituzionale e quella elettorale dovrebbero procedere di pari passo; invita i leader politici di evitare la retorica nazionalista che porta alla divisione della società e a proseguire il dialogo politico e le attività che portano alla cooperazione tra i rappresentanti politici dei tre popoli e altri soggetti;
14. chiede che siano introdotte misure più efficaci per combattere qualsivoglia forma di discriminazione, in particolare adottando strategie nazionali per i diritti umani e per la lotta alla discriminazione; incoraggia la cooperazione dei tre popoli e di altri soggetti su questioni culturali, religiose ed educative, colmando le divisioni etniche; deplora che non siano stati conseguiti progressi nell'affrontare la questione delle "due scuole sotto lo stesso tetto"; esorta a intraprendere azioni risolute a tutti i livelli per trovare soluzioni sistemiche che assicurino un'istruzione inclusiva e non discriminatoria a tutti i bambini; osserva che l'adozione di programmi e corsi di studio sull'intero territorio della Bosnia-Erzegovina dovrebbe rispettare la diversità culturale e linguistica delle persone, ponendo l'accento al tempo stesso sulla comprensione reciproca e la riconciliazione; è preoccupato per il fatto che la mancanza di risorse e di coordinamento ostacoli l'attuazione del piano d'azione 2015-2018 per i bambini; accoglie con favore la legislazione della Bosnia-Erzegovina sull'affidamento e sottolinea la necessità di sostenere l'ulteriore deistituzionalizzazione dell'assistenza all'infanzia in tutto il paese; chiede di migliorare l'accesso all'istruzione e a idonei servizi sociali per i bambini con disabilità e, più in generale, di migliorare l'accesso agli edifici, alle istituzioni e ai trasporti da parte delle persone con disabilità;
15. chiede un'attuazione più efficace delle disposizioni giuridiche relative alla parità tra uomini e donne, alla riduzione dei divari retributivi di genere e al miglioramento dell'accesso delle donne al mercato del lavoro, nonché alla lotta agli stereotipi di genere nella società; prende nota con preoccupazione della mancata attuazione effettiva della legislazione sulla protezione contro la violenza di genere, in particolare la violenza domestica, e sulla relativa prevenzione; sottolinea la necessità di allineare la legislazione alla Convenzione di Istanbul; esorta a compiere progressi nel garantire il rispetto dei diritti delle persone con disabilità, in particolare dando seguito senza indugio alle raccomandazioni delle Nazioni Unite in materia; riconosce i passi intrapresi per assicurare la tutela giuridica delle persone LGBTI, ma sottolinea che occorre adottare ulteriori provvedimenti per perseguire la violenza e i reati generati dall'odio di cui queste persone sono vittime, nonché per promuoverne l'inclusione sociale;
16. è preoccupato per il fatto che la mancanza di coordinamento tra le autorità ai diversi livelli e la mancanza di finanziamenti continuano a ostacolare una protezione efficace delle minoranze e dei gruppi vulnerabili, in particolare della popolazione rom; chiede di adottare misure supplementari per rafforzare la tutela delle minoranze; osserva con preoccupazione che i risultati dell'indagine 2017 sui rom emarginati in Bosnia-Erzegovina evidenziano un accesso limitato alle opportunità in ogni aspetto dello sviluppo umano; condanna la stigmatizzazione e l'esclusione sociale dei rom; invita le autorità a commemorare le vittime dell'Olocausto dei rom, a celebrare il 2 agosto come Giornata della memoria dell'Olocausto dei rom e a includere le vittime rom nelle commemorazioni che si tengono il 27 gennaio di ogni anno in occasione del Giorno della memoria; accoglie con favore l'adozione di un piano d'azione riveduto sui rom 2017-2020 per l'occupazione, gli alloggi e la sanità; insiste affinché siano adottate misure per migliorare ulteriormente l'istruzione, i tassi di occupazione, la salute, gli alloggi e le condizioni di vita dei rom e di altre minoranze, concentrando l'attenzione sul miglioramento e la piena attuazione della politica e dei quadri legislativi pertinenti esistenti; esprime preoccupazione per la scarsa rappresentanza dei membri delle minoranze nazionali nella vita politica e pubblica;
17. prende atto della partecipazione della Bosnia-Erzegovina alla valutazione PISA 2018 dell'OCSE, resa possibile grazie al sostegno finanziario della Commissione; si congratula con gli istituti di istruzione della Bosnia-Erzegovina (ministeri competenti e istituti a livello cantonale, di entità e statale, nonché nel distretto di Brčko) per la loro cooperazione e disponibilità a lavorare insieme; esorta i futuri governi a tutti i livelli a utilizzare gli esiti dei test, che dovrebbero essere pubblicati nel 2019, per avviare un dibattito costruttivo e lo sviluppo di riforme nell'ambito dell'istruzione che portino a una migliore qualità dei risultati nell'istruzione;
18. chiede una riforma globale dei sistemi di protezione sociale, attraverso l'eliminazione delle pratiche discriminatorie conformemente agli obblighi in materia di diritti umani e la garanzia della definizione di norme minime per la protezione delle popolazioni più vulnerabili, anche facendo fronte alle lacune legislative che impediscono ad alcuni bambini di usufruire dell'assicurazione sanitaria; invita tutte le istituzioni pertinenti della Bosnia-Erzegovina a rafforzare il coordinamento e la collaborazione in materia di monitoraggio dei diritti dei minori, anche tramite l'istituzione di un meccanismo globale di raccolta di dati sui diritti del bambino in Bosnia-Erzegovina;
19. osserva che la Bosnia-Erzegovina rimane un paese di origine, di transito e di destinazione della tratta di esseri umani; chiede di migliorare la gestione delle frontiere e di rafforzare le unità di indagine specializzate nella tratta di esseri umani per contrastare efficacemente i trafficanti;
20. è preoccupato per l'insufficienza delle riforme dell'istruzione e dell'economia, che stanno portando a livelli elevati di disoccupazione giovanile e di emigrazione economica, nonché per la mancanza di politiche e investimenti adeguati per i bambini e i giovani; esorta la Bosnia‑Erzegovina ad affrontare l'elevato squilibrio di genere nei tassi di partecipazione alla forza lavoro e l'esclusione dei giovani appartenenti a minoranze dalle misure in materia di istruzione e occupazione; chiede una politica molto più proattiva e sistematica per i giovani della Bosnia-Erzegovina, finalizzata a emancipare i giovani nel paese; incoraggia la Bosnia‑Erzegovina, a tale proposito, a istituire un quadro dedicato e garantire il pieno funzionamento della commissione per il coordinamento delle questioni giovanili in seno al ministero degli Affari civili della Bosnia-Erzegovina;
21. chiede che siano elaborate strategie e una legislazione sui diritti delle persone che appartengono a gruppi minoritari e che la loro protezione sia pienamente attuata e sostenuta da fondi pubblici;
22. invita la Bosnia-Erzegovina a garantire il diritto alla proprietà; sottolinea la mancanza di un quadro legislativo esaustivo sulla gestione delle richieste di restituzione e incoraggia le autorità ad aprire un dialogo con le parti interessate sulle questioni che riguardano la restituzione delle proprietà confiscate o il relativo risarcimento;
23. deplora la mancanza di progressi rispetto alla libertà di espressione e all'indipendenza dei media; rifiuta nettamente i continui tentativi di esercitare pressioni politiche e finanziarie sui mezzi di comunicazione; condanna i frequenti casi di intimidazioni, minacce di morte e attacchi verbali e fisici ai danni di giornalisti, in particolare di giornalisti investigativi che indagano su casi riguardanti crimini di guerra non perseguiti; invita le autorità a raccogliere dati su tali casi, ad assicurare che i responsabili siano indagati e perseguiti celermente e a promuovere un contesto che favorisca la libertà di espressione; sottolinea la necessità di rafforzare la stabilità finanziaria e la neutralità politica dell'ente regolatore per le comunicazioni; ribadisce il suo invito affinché siano assicurati l'indipendenza e il finanziamento sostenibile delle emittenti pubbliche, nonché la disponibilità dei contenuti in tutte le lingue ufficiali; esorta a prestare maggiore attenzione alle condizioni di lavoro dei giornalisti nell'intero settore; esprime preoccupazione per la mancanza di trasparenza rispetto alla proprietà dei mezzi di comunicazione e ribadisce il suo invito a garantire la piena trasparenza adottando un quadro legislativo appropriato; deplora che, a causa dell'ostruzionismo politico, non sia stato possibile istituire un servizio pubblico radiotelevisivo funzionante; ribadisce il suo invito a garantire il pluralismo dei mezzi di informazione e sottolinea che produrre e trasmettere contenuti radiotelevisivi in tutte le lingue ufficiali della Bosnia-Erzegovina contribuirebbe alla protezione della diversità culturale nel paese; sottolinea che, come per altri paesi della regione, permangono preoccupazioni in merito alla strumentalizzazione politica dei media, direttamente da parte di soggetti politici, oppure per mano di operatori economici, nel tentativo di esercitare un'influenza politica;
24. plaude agli sforzi profusi per promuovere la riconciliazione, il rispetto reciproco e la tolleranza religiosa nel paese, compresi gli sforzi compiuti dal Consiglio interreligioso della Bosnia-Erzegovina; deplora i continui casi di discriminazione fondata su motivi religiosi, nonché gli episodi in cui sono presi di mira i siti religiosi; elogia e sostiene coloro che lottano per la libertà di espressione, contro l'incitamento all'odio e all'odio religioso, e che promuovono l'inclusione; rifiuta l'incitamento alla paura dell'altro e in tali casi invita le autorità a reagire in modo coerente e tempestivo;
25. accoglie con favore l'adozione del quadro strategico per la riforma della pubblica amministrazione in Bosnia-Erzegovina 2018-2022 e ne chiede la rapida attuazione; richiama nuovamente l'attenzione sulla frammentazione e sulla politicizzazione del sistema di elaborazione delle politiche in Bosnia-Erzegovina e sottolinea la necessità di una riforma del quadro costituzionale in linea con i più elevati standard in materia di diritti umani e libertà nonché la necessità di migliorare la qualità, la coerenza e la sostenibilità finanziaria delle politiche pubbliche nel paese; invita ad adottare una strategia nazionale sulla gestione delle finanze pubbliche e ad accrescere la trasparenza del bilancio in Bosnia-Erzegovina, invita inoltre a introdurre meccanismi più incisivi per prevenire le inefficienze e gli sprechi di risorse pubbliche, tra l'altro nel settore degli appalti pubblici; chiede, in particolare, di intraprendere azioni volte a ridurre il rischio di politicizzazione della pubblica amministrazione mediante un sistema efficace di gestione delle risorse umane a tutti i livelli amministrativi, nonché mediante la standardizzazione, a tutti i livelli di governo, delle procedure della pubblica amministrazione, segnatamente tra il livello cantonale e quello federale nell'ambito della Federazione;
26. riconosce che sono stati compiuti alcuni progressi nell'istituire meccanismi istituzionali per la cooperazione tra le autorità e le organizzazioni della società civile (OSC) e nell'assicurare che tali organizzazioni possano contare su finanziamenti pubblici; ribadisce il suo invito ad adottare un quadro strategico per la cooperazione con la società civile a tutti i livelli di governo, a migliorare la trasparenza del processo decisionale pubblico e a compiere ulteriori sforzi per consentire il controllo dell'attività di governo da parte dei cittadini; sottolinea, inoltre, la necessità di incrementare la partecipazione della società civile alla pianificazione, al monitoraggio e all'attuazione dei programmi di sostegno dell'UE; esorta le autorità a condurre un dialogo efficace che potrebbe comportare iniziative legislative e di sviluppo delle capacità che rafforzerebbero le capacità delle parti sociali e della società civile; sottolinea l'esigenza di finanziamenti pubblici a disposizione delle OSC che operano a favore dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto, compresi gli organismi di controllo e le organizzazioni impegnate in tali cause, nonché finanziamenti a disposizione delle piccole organizzazioni di base;
27. continua a nutrire preoccupazione per la corruzione dilagante in Bosnia-Erzegovina e per lo scarto che permane tra la volontà politica dichiarata di combatterla e la mancanza di risultati tangibili; sottolinea che non esiste una casistica di casi di alto profilo e che il quadro giuridico e istituzionale volto a contrastare la corruzione sistemica, in settori come quelli del finanziamento dei partiti politici, degli appalti pubblici, del conflitto di interessi e delle dichiarazioni della situazione patrimoniale, è debole e inadeguato; chiede che siano adottate misure per migliorare il quadro giuridico e istituzionale per la lotta alla corruzione in linea con le norme europee, armonizzando meglio i piani d'azione adottati ai vari livelli, applicando le strategie esistenti e rafforzando la cooperazione con l'agenzia anticorruzione e tra gli organi di prevenzione della corruzione;
28. ritiene che siano necessari ulteriori sforzi per potenziare la lotta contro la corruzione diffusa; esorta a intraprendere azioni per migliorare significativamente i risultati ottenuti nell'ambito della prevenzione e della repressione della corruzione, ivi comprese misure intese a comminare sanzioni efficaci e deterrenti, tra cui la confisca dei beni acquisiti tramite attività criminose; sottolinea la necessità di rafforzare la capacità di contrastare e indagare i reati economici, finanziari e connessi agli appalti pubblici; sottolinea che occorre prestare particolare attenzione a condurre controlli efficaci sul finanziamento dei partiti politici e delle campagne elettorali e a migliorare l'accesso del pubblico alle dichiarazioni della situazione patrimoniale dei funzionari pubblici, ivi compresi i candidati alle elezioni, nonché i controlli su tali dichiarazioni; invita a dare seguito alle raccomandazioni del gruppo di Stati contro la corruzione (GRECO), in particolare quelle relative al finanziamento dei partiti politici e ai conflitti di interesse; ritiene fondamentale che la Bosnia-Erzegovina adotti una legge sui conflitti di interesse in linea con le norme europee e internazionali; esorta la Bosnia-Erzegovina a svolgere un'analisi del quadro giuridico anticorruzione esistente e successivamente ad adottare una strategia coerente per far fronte alle lacune e ai punti deboli identificati, conformemente alle norme internazionali ed europee;
29. accoglie con favore l'adozione, nel marzo 2017, del piano d'azione per l'attuazione della strategia di riforma della giustizia 2014-2018, nonché la creazione delle strutture di comunicazione e di monitoraggio necessarie a tal fine; osserva la necessità di intraprendere azioni risolute per assicurarne l'attuazione; esprime preoccupazione per le continue minacce rivolte alla magistratura basate su motivi politici; ribadisce la necessità di rafforzare l'indipendenza della magistratura, tra l'altro dalle influenze politiche, nonché la sua imparzialità, professionalità, efficienza e responsabilità; plaude al piano d'azione dettagliato adottato nell'ottica di attuare le raccomandazioni della Commissione europea su questioni che rientrano nel mandato del Consiglio superiore della magistratura, al fine di rafforzare le misure volte a nominare i membri della magistratura e ad assicurarne la disciplina e l'integrità, anche attraverso dichiarazioni della situazione patrimoniale migliorate; sollecita la rapida adozione e attuazione di atti legislativi correlati; sottolinea la necessità di rivedere la legge relativa al Consiglio superiore della magistratura basata sulle raccomandazioni della Commissione e sul parere della commissione di Venezia; chiede la standardizzazione dei codici penali per i casi di crimini di guerra e sottolinea l'importanza delle valutazioni di genere della riforma giudiziaria in corso;
30. deplora il fatto che autorità a tutti i livelli continuino a ignorare o a rigettare pronunce vincolanti degli organi giurisdizionali, anche ai più alti livelli, e ricorda che tali atti costituiscono una grave minaccia per lo Stato di diritto;
31. accoglie con favore il fatto che il lavoro arretrato accumulato nell'ambito dei casi relativi a crimini di guerra sia stato ulteriormente ridotto, che continui la tendenza positiva nel perseguire i casi di crimini di guerra in cui sono state commesse violenze sessuali e che l'assistenza alle vittime e ai testimoni in aula sia stata migliorata; esorta le autorità della Bosnia-Erzegovina ad armonizzare la legislazione sulle vittime civili della guerra per includere anche le vittime di violenza sessuale, al fine di prevenire la discriminazione relativa allo status e realizzare l'accesso ai risarcimenti tra le diverse entità; invita a modificare rapidamente la strategia nazionale per i crimini di guerra onde assicurare una distribuzione più efficiente dei casi tra i diversi livelli di governo, nonché a introdurre nuovi criteri e nuove tempistiche per trattare i casi più complessi;
32. osserva che mancano ancora una strategia globale sulla giustizia di transizione e un solido meccanismo per il risarcimento delle gravi violazioni dei diritti umani commesse durante la guerra in tutto il paese, anche per le vittime di violenze sessuali correlate alla guerra; invita ad adottare la legge sulle vittime di tortura, la strategia in merito alla giustizia di transizione e il programma per le vittime di violenza sessuale e a costituire un fondo speciale per i risarcimenti alle vittime di stupri, torture e abusi perpetrati durante la guerra, nonché a istituire meccanismi risarcitori adeguati per le vittime civili della guerra al fine di prevedere la restituzione, il risarcimento, la riabilitazione, l'indennizzo e la garanzia della non ripetizione;
33. ribadisce il suo sostegno all'iniziativa volta a istituire la commissione regionale per l'accertamento dei fatti relativi a tutte le vittime di crimini di guerra e altre gravi violazioni dei diritti umani commessi sul territorio dell'ex Iugoslavia (RECOM); sottolinea l'importanza che i leader della Bosnia-Erzegovina agiscano con determinazione per la sua istituzione; sottolinea l'importanza di tale processo e la necessità del coinvolgimento attivo di tutti i leader politici regionali, affinché RECOM dia inizio alla sua attività senza ulteriori indugi; richiama l'attenzione sulla proposta di piano d'azione della coalizione RECOM, che contiene date e parametri di riferimento chiari;
34. deplora qualsiasi glorificazione di persone condannate per crimini contro l'umanità estremamente gravi; chiede con urgenza di promuovere il rispetto delle vittime dei crimini di guerra e la riconciliazione; ricorda a tutti i leader politici e alle istituzioni della Bosnia-Erzegovina la loro responsabilità di valutare con obiettività i fatti accaduti in tempo di guerra nel perseguimento della verità, della riconciliazione e di un futuro di pace e di evitare abusi del sistema giudiziario per fini politici; evidenzia che il trattamento dei crimini di guerra debba essere fondato sulla nozione di indipendenza della giustizia e che non vi si debba ricorrere per fini di politicizzazione degli obiettivi politici di tutti i giorni, di revisionismo storico o allo scopo di esacerbare le divisioni all'interno della società; prende nota con rammarico della decisione dell'Assemblea nazionale della Republika Srpska di revocare il suo appoggio alla relazione della Commissione su Srebrenica del 2004 e condanna le dichiarazioni da ogni parte che glorificano i criminali di guerra;
35. sottolinea che, nonostante i notevoli progressi compiuti, l'eredità e i traumi lasciati dalle violenze sessuali perpetrate durante il conflitto del 1992-1995 devono ancora essere affrontati in modo adeguato in Bosnia-Erzegovina; sottolinea che occorre garantire che le donne e gli uomini sopravvissuti, compresi i bambini nati in tale contesto, abbiano un accesso paritario all'assistenza, al sostegno e alla giustizia mediante risarcimenti globali che includano la riabilitazione e l'attenuazione della stigmatizzazione dei sopravvissuti a tali violenze;
36. riconosce che sono stati conseguiti certi progressi, seppur ancora insufficienti, nell'attuazione dell'allegato VII dell'accordo di pace di Dayton sui rifugiati e gli sfollati interni; prende atto della lentezza dei progressi nella gestione del numero costantemente elevato di sfollati interni, di rimpatriati appartenenti a minoranze, di rifugiati e di persone scomparse; invita le autorità ad avviare un'intensa cooperazione tra le due entità e a condividere pienamente tutti i pertinenti dati militari e di intelligence al fine di identificare le persone ancora scomparse a causa della guerra; accoglie con favore le recenti iniziative volte a rafforzare la cooperazione regionale al fine di risolvere la questione delle persone scomparse e invita le autorità della Bosnia-Erzegovina a impegnarsi in questo processo; sottolinea l'importanza della raccolta dei dati sui rimpatriati; condanna i casi di attacchi a scapito delle loro proprietà e osserva che il successo della politica concernente i rimpatriati in Bosnia-Erzegovina è determinante per la riconciliazione;
37. invita ad attuare ulteriori misure e programmi concreti per il rientro sostenibile dei rifugiati, per l'accesso all'assistenza sanitaria, all'occupazione, per la protezione sociale, la sicurezza e l'istruzione, e a prestare particolare attenzione ai risarcimenti per danni in relazione alle proprietà che non possono essere restituite; sollecita in tal senso la ripresa delle operazioni della Commissione per il recupero dei beni immobili degli sfollati e dei rifugiati;
38. deplora il fatto che il paese soffra ancora a causa della presenza di mine terrestri, che coprono circa il 2,2 % della sua superficie totale e hanno effetti diretti sulla sicurezza di oltre 540 000 abitanti; accoglie con favore il sostegno continuo dell'UE per gli interventi di sminamento e plaude al battaglione di sminamento delle forze armate della Bosnia-Erzegovina per l'eccellente lavoro che svolge; osserva con preoccupazione la mancanza di una quantità sufficiente di tecnologie avanzate di sminamento, che potrebbe comportare una riduzione del territorio sminato ogni anno, passando dagli attuali 3 km2 a meno di 1 km2 dal 2020; esorta pertanto gli Stati membri a dotare adeguatamente il battaglione di sminamento dei mezzi e delle attrezzature necessari;
39. accoglie con favore l'adozione della strategia per la lotta alla criminalità organizzata 2017-2020 e i progressi compiuti nell'attuazione dei piani d'azione relativi alle misure per la lotta al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo; invita a compiere maggiori sforzi per ottenere risultati in termini di indagini, processi, condanne definitive e confisca dei proventi della criminalità organizzata; plaude alla tanto attesa adozione delle modifiche al codice di procedura penale (CPP) da parte della Camera dei rappresentanti della Bosnia-Erzegovina il 17 settembre 2018, in quanto essenziali affinché le istituzioni dello Stato di diritto dispongano della capacità di condurre indagini sensibili e di cooperare con le agenzie di contrasto internazionali, e invita la Commissione a seguire da vicino l'attuazione di tali modifiche; evidenzia che l'allineamento della legge sull'Agenzia di sicurezza e intelligence alle norme europee e internazionali dovrebbe continuare a rappresentare una priorità elevata per le autorità; apprezza che la Bosnia-Erzegovina sia stata espunta dalla lista del gruppo di azione finanziaria internazionale (GAFI) che elenca i paesi terzi ad alto rischio con carenze strutturali nella lotta al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo e chiede ulteriori sforzi, affinché essa sia espunta dall'elenco dell'UE dei paesi ad alto rischio;
40. chiede sforzi continui per contrastare la radicalizzazione e adottare ulteriori misure per identificare, prevenire e affrontare in modo esaustivo la questione dei combattenti stranieri, nonché quella del traffico illegale di armi, e tracciare il denaro destinato all'ulteriore radicalizzazione; incoraggia le autorità a migliorare ulteriormente le capacità della Bosnia-Erzegovina di contrastare il terrorismo attraverso un migliore coordinamento, una maggiore cooperazione e lo scambio di informazioni di intelligence in ambito penale, nonché la prevenzione della radicalizzazione dei giovani e programmi di de-radicalizzazione; invita le autorità a sviluppare una strategia per la lotta contro la cibercriminalità e analoghe minacce alla sicurezza; ricorda la necessità di una maggiore cooperazione sulle questioni legate alla gestione delle frontiere con i paesi confinanti;
41. elogia le autorità della Bosnia-Erzegovina per gli sforzi compiuti per interrompere le partenze dei suoi cittadini verso campi di battaglia stranieri ed esorta le autorità a comminare sentenze adeguate ai combattenti terroristi stranieri e a gestire il loro successivo reinserimento sociale; osserva con preoccupazione che è stata comunicata l'esistenza, in alcune zone del paese, di cellule di radicalizzazione;
42. osserva con preoccupazione il numero crescente di migranti che ultimamente sta arrivando in Bosnia-Erzegovina e la mancanza di coordinamento tra i diversi livelli di governo nel rispondere a tale situazione; ritiene che la questione della migrazione non dovrebbe essere politicizzata; plaude agli aiuti umanitari prestati dall'UE al fine di far fronte alle sempre maggiori esigenze dei rifugiati, dei richiedenti asilo e dei migranti presenti nel paese e all'adozione, il 10 agosto 2018, di una misura speciale (del valore di 6 milioni di EUR) per sostenere la Bosnia-Erzegovina nella gestione dei flussi migratori; sottolinea l'importanza di tenere conto della prospettiva di genere nell'ambito dell'aiuto umanitario e dell'impatto dei campi profughi sulle comunità di accoglienza; è del parere che la cooperazione con i paesi limitrofi e con l'UE sia fondamentale per affrontare tale sfida comune;
43. chiede l'adozione di una nuova serie di riforme orientate all'UE subito dopo l'istituzione delle nuove autorità in Bosnia-Erzegovina, al fine di riprendere il processo di riforma e far avanzare l'integrazione europea del paese; insiste sul fatto che il sostegno finanziario dell'UE dovrebbe essere accompagnato da una condizionalità efficace e che i piani d'azione e i quadri di monitoraggio dovrebbero essere sviluppati dall'UE conformemente ai 20 principi del pilastro europeo dei diritti sociali, al fine di realizzare la nuova dimensione sociale rafforzata, come previsto nella strategia 2018 per i Balcani occidentali; riconosce che la Bosnia-Erzegovina ha compiuto alcuni progressi in termini di sviluppo economico e di competitività, ma osserva che il paese sta ancora muovendo i primi passi verso un'economia di mercato funzionante; è fermamente convinto che l'avanzamento delle riforme socioeconomiche, con il corretto coinvolgimento delle parti sociali, dovrebbe costituire una priorità elevata dopo le elezioni, nell'ottica di migliorare le condizioni di vita nel paese; osserva i progressi molto limitati realizzati in ambito sociale; sottolinea la necessità di rafforzare gli elementi economici fondamentali, quali la crescita, l'occupazione e la lotta all'economia informale; sottolinea l'importanza della ristrutturazione del settore pubblico, comprese le imprese pubbliche, dell'ulteriore riduzione dell'economia informale e del relativo onere fiscale che grava sul lavoro, del miglioramento del contesto imprenditoriale (anche attraverso lo sviluppo di uno spazio economico unico della Bosnia-Erzegovina), del rafforzamento dell'utilizzo delle finanze pubbliche al fine di creare un contesto favorevole alla crescita, segnatamente concentrando l'attenzione sulle esigenze a medio termine, come le infrastrutture e l'istruzione, e dell'elaborazione di statistiche tempestive ed esaustive in linea con le norme europee e internazionali;
44. prende atto dei lenti progressi in termini di protezione dell'ambiente e del clima; ricorda la necessità di allinearsi all'acquis dell'UE e di garantire un'attuazione efficace e strutturata della legislazione ambientale in tutto il paese, conformemente alle norme dell'UE e in linea con la strategia nazionale di ravvicinamento della legislazione ambientale; sottolinea ancora una volta la necessità di affrontare rapidamente l'inquinamento atmosferico transfrontaliero causato dalla raffineria di petrolio situata a Brod, in linea con le politiche ambientali dell'UE; evidenzia la necessità che la Bosnia-Erzegovina rispetti pienamente gli obblighi di cui alla Convenzione sulla valutazione dell'impatto ambientale in un contesto transfrontaliero e al Protocollo sulla valutazione ambientale strategica, segnatamente per ciò che riguarda il bacino del fiume Neretva e il fiume Trebišnjica; sottolinea che la progettazione e la costruzione di impianti e progetti idroelettrici richiedono la conformità alla legislazione internazionale e dell'UE in materia di ambiente, ivi comprese le direttive Uccelli e Habitat e la direttiva sulla valutazione dell'impatto ambientale; evidenzia la necessità urgente di evitare qualsiasi impatto negativo sulle zone di elevato valore naturalistico migliorando la qualità delle valutazioni dell'impatto ambientale, e garantendo la partecipazione del pubblico e la consultazione della società civile in merito ai progetti pertinenti;
45. osserva che i mercati dell'elettricità e del gas restano frammentati e dominati dalle principali imprese già insediate; invita le autorità della Bosnia-Erzegovina a sviluppare ulteriormente le infrastrutture energetiche e di trasporto del paese e a creare urgentemente catene energetiche e di trasporto funzionali; invita la Bosnia-Erzegovina a usufruire del nuovo pacchetto dell'UE per lo sviluppo della connettività regionale e ad adoperarsi per il completamento del mercato regionale dell'energia, in linea con i suoi impegni riguardo al clima; sostiene investimenti costanti in progetti infrastrutturali che miglioreranno i collegamenti di trasporto interni della Bosnia-Erzegovina e con i paesi vicini; invita, al momento della selezione dei fornitori, a rispettare le regole di appalto e il principio della trasparenza al fine di prevenire abusi di potere e corruzione e di garantire la selezione delle offerte migliori; esprime il suo sostegno per la proposta di abbassare le tariffe di roaming nei Balcani occidentali;
46. plaude alle stabili e costruttive relazioni bilaterali della Bosnia-Erzegovina e alla firma di una serie di accordi bilaterali con i paesi confinanti; invita a rafforzare le relazioni di buon vicinato con i paesi della regione e a compiere ulteriori sforzi per risolvere tutte le questioni bilaterali in sospeso, compresa anche la demarcazione delle frontiere con la Serbia e la Croazia, allo scopo di progredire verso l'adesione alle organizzazioni europee;
47. accoglie con favore la strategia di politica estera della Bosnia-Erzegovina per il periodo 2018-2023, adottata dalla presidenza della Bosnia-Erzegovina, in cui si afferma chiaramente che l'adesione all'UE è uno dei principali obiettivi strategici del paese; deplora che il grado di conformità alle dichiarazioni dell'UE e alle decisioni del Consiglio riguardo alla politica estera e di sicurezza comune (PESC) sia sceso al 61 % nel 2017; sottolinea la necessità di conseguire risultati per quanto riguarda il progressivo allineamento con la PESC e chiede un sostanziale miglioramento in tale ambito, il che costituisce una componente essenziale dell'adesione all'UE; esorta fermamente la Bosnia-Erzegovina a conformarsi alle decisioni del Consiglio che introducono misure restrittive dell'UE nel contesto dell'annessione illegale della Crimea da parte della Russia e degli eventi in Ucraina orientale e deplora in tal senso la deliberata mancanza di cooperazione di alcuni attori politici;
48. osserva la crescente influenza delle potenze estere in Bosnia-Erzegovina ed è fermamente convinto che un maggiore impegno nei confronti dell'UE da parte della Bosnia-Erzegovina resti il modo migliore per garantire progressi verso i valori europei, la stabilità e la prosperità nel paese; accoglie con favore la presenza continua dell'operazione Althea di EUROFOR nel paese, che fornisce assistenza per lo sviluppo di capacità e la formazione delle forze armate della Bosnia-Erzegovina e il mantenimento della capacità di deterrenza a sostegno di un contesto sicuro; accoglie altresì con favore la proroga del mandato dell'EUFOR da parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite fino a novembre 2019;
49. esorta le autorità a garantire il rigoroso allineamento alle norme e agli obiettivi strategici internazionali e dell'UE nel settore dell'energia e dei cambiamenti climatici; deplora il fatto che gli sforzi del paese volti a contrastare il cambiamento climatico rimangano solo teorici e che al tempo stesso siano in fase di adozione decisioni in merito alla progettazione di nuove centrali termoelettriche a carbone; chiede pertanto l'annullamento dei progetti e dei piani idroelettrici dannosi per la natura che abbiano incontrato l'opposizione della popolazione locale, che non siano in linea con i piani di riassetto territoriale a livello locale o di entità e che apportino vantaggi esclusivamente agli investitori;
50. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Consiglio, alla Commissione, alla presidenza della Bosnia-Erzegovina, al Consiglio dei ministri della Bosnia-Erzegovina, all'assemblea parlamentare della Bosnia-Erzegovina, ai governi e ai parlamenti della Federazione della Bosnia-Erzegovina e della Republika Srpska e del distretto di Brčko, nonché ai governi dei 10 cantoni.