Risoluzione del Parlamento europeo del 14 febbraio 2019 sulla situazione in Cecenia e il caso di Ojub Titiev (2019/2562(RSP))
Il Parlamento europeo,
– viste le sue precedenti risoluzioni sulla situazione in Cecenia, in particolare quelle dell'8 febbraio 2018 sulla Russia, il caso di Ojub Titiev e del centro per i diritti umani Memorial(1), e del 23 ottobre 2014 sulla chiusura dell'ONG "Memorial" (vincitrice del premio Sacharov 2009) in Russia(2),
– vista la dichiarazione dei presidenti della commissione per gli affari esteri e della sottocommissione per i diritti dell'uomo del Parlamento, del 12 gennaio 2018, che chiede la liberazione immediata del difensore dei diritti umani Ojub Titiev,
– viste la dichiarazione dell'UE, del 19 gennaio 2018, sulle violazioni dei diritti umani riguardo al centro per i diritti umani Memorial in Russia, e le dichiarazioni del portavoce del Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE), dell'11 gennaio 2018, sulla detenzione del direttore del centro per i diritti umani Memorial nella Repubblica cecena, e del 27 giugno 2018 sui casi dei difensori dei diritti umani russi Ojub Titiev e Yuri Dmitriev,
– visti l'articolo 5 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e l'articolo 7 del Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici, i quali stabiliscono che nessuna persona deve essere soggetta a torture o a pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti, e di cui la Federazione russa è firmataria,
– vista la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui difensori dei diritti umani, adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 9 dicembre 1998,
– vista la Convenzione del Consiglio d'Europa per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali,
– vista la Costituzione della Federazione russa, in particolare il capitolo 2 sui diritti e le libertà umani e civili,
– vista la settima relazione periodica sulla Federazione russa esaminata dal Comitato delle Nazioni Unite per i diritti umani nella sua 3136a e 3137a riunione, svoltesi il 16 e 17 marzo 2015,
– vista la relazione del relatore dell'OSCE nel quadro del meccanismo di Mosca sulle presunte violazioni dei diritti umani e l'impunità nella Repubblica cecena della Federazione russa del 21 dicembre 2018,
– visti gli orientamenti dell'Unione europea sui difensori dei diritti umani,
– visti l'articolo 135, paragrafo 5, e l'articolo 123, paragrafo 4, del suo regolamento,
A. considerando che la Federazione russa, in quanto firmataria della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, della Convenzione europea sui diritti umani e della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti, si è impegnata a rispettare i principi della democrazia, lo Stato di diritto nonché le libertà e i diritti umani fondamentali;
B. considerando che gli impegni internazionali della Federazione russa comprendono l'obbligo di proteggere i difensori dei diritti umani; che la legge del 2012 sugli "agenti stranieri" limita drasticamente la capacità delle ONG di operare in maniera indipendente ed efficace; che, ai sensi di tale legge, il centro per i diritti umani Memorial è stato designato come "agente straniero" da parte del ministero della Giustizia della Federazione russa;
C. considerando che negli ultimi anni in Cecenia si è registrato un drammatico deterioramento della situazione dei diritti umani, che impedisce di fatto ai giornalisti indipendenti e agli attivisti dei diritti umani di portare avanti il rispettivo lavoro senza mettere a repentaglio la propria vita e quella dei loro familiari, amici e colleghi; che le numerose segnalazioni di sistematici e gravi abusi dei diritti umani in Cecenia dimostrano che le autorità cecene e russe non rispettano lo Stato di diritto;
D. considerando che Ojub Titiev, direttore dell'ufficio ceceno del centro Memorial, è stato arrestato il 9 gennaio 2018 e ufficialmente incriminato e rinviato in custodia cautelare sulla base di accuse infondate di acquisto e possesso illegali di stupefacenti; che tali accuse sono state respinte da Ojub Titiev e denunciate da altre ONG e altri difensori dei diritti umani come false e finalizzate ad ostacolare le sue attività sui diritti umani e quelle della sua organizzazione;
E. considerando che i tribunali hanno prorogato varie volte la detenzione di Ojub Titiev prima dell'inizio delle udienze presso il tribunale della città di Shali, in Cecenia, il 19 luglio 2018; che il verdetto è imminente ed è atteso per la metà di febbraio 2019; che Ojub Titiev rischia di essere giudicato colpevole di un reato che non ha commesso e che potrebbe scontare fino a dieci anni di carcere;
F. considerando che la famiglia di Ojub Titiev ha subito vessazioni e minacce costringendola ad allontanarsi dalla Cecenia; che il centro Memorial è stato oggetto di altre azioni nel 2018, tra cui un attacco incendiario contro i suoi uffici in Inguscezia il 17 gennaio 2018, un attacco contro l'automobile dell'avvocato di Titiev nel Daghestan il 22 gennaio 2018, e un attacco contro il capo dell'ufficio del centro Memorial nel Daghestan il 28 marzo 2018; che i responsabili dell'assassinio di Natalia Estemirova, avvenuto nel 2009, e che ha preceduto Ojub Titiev nella carica di direttore dell'ufficio ceceno del centro Memorial, non sono ancora stati consegnati alla giustizia;
G. considerando che Memorial è una delle ultime organizzazioni rimanenti che porta avanti l'attività sui diritti umani in Cecenia, vale a dire documentare e denunciare le violazioni dei diritti umani, assistere le vittime di tali violazioni ed aiutarle a ottenere giustizia, e che è stata probabilmente attaccata come rappresaglia per aver denunciato e chiesto giustizia per le violazioni dei diritti umani; che Memorial ha ricevuto il premio Sacharov del Parlamento europeo per la libertà di pensiero nel 2009, e che nel 2018 a Ojub Titiev è stato assegnato il premio franco-tedesco per i diritti umani e lo Stato di diritto (dicembre), il premio Václav Havel per i diritti umani (ottobre) e il premio per i diritti umani del gruppo Helsinki di Mosca (maggio);
H. che funzionari ceceni hanno ripetutamente minacciato i difensori dei diritti umani o denunciato la loro attività senza condannare pubblicamente le minacce di violenza ai loro danni, creando e perpetuando un clima di impunità riguardo agli autori di atti di violenza contro i difensori dei diritti umani; che gran parte delle vittime si astiene pertanto dal chiedere giustizia, poiché teme ritorsioni da parte delle autorità locali;
1. rinnova il suo appello per l'immediata liberazione di Ojub Titiev, direttore dell'ufficio del centro per i diritti umani Memorial in Cecenia, che è stato arrestato il 9 gennaio 2018 e accusato di acquisizione e possesso illegali di stupefacenti e il cui verdetto è atteso per la metà di febbraio 2019; esorta le autorità cecene a garantire il pieno rispetto dei diritti umani e giuridici di Ojub Titiev, compresi il diritto a un processo equo, l'accesso senza restrizioni al suo avvocato e alle cure mediche, e la protezione dalle vessazioni giudiziarie e dalla criminalizzazione;
2. condanna fermamente le ripetute dichiarazioni pubbliche di funzionari ceceni che denunciano l'attività dei difensori e delle organizzazioni che operano nell'ambito dei diritti umani o che prendono di mira persone specifiche, nonché la loro incapacità di condannare pubblicamente le minacce e gli atti di violenza nei confronti di tali gruppi e individui e di svolgere indagini in materia;
3. esprime profonda preoccupazione per la preoccupante tendenza a ricorrere ad arresti, attacchi e intimidazioni nei confronti di giornalisti indipendenti, difensori dei diritti umani e i loro sostenitori, nonché ai danni di semplici cittadini, azioni che sembrano far parte di campagne coordinate; ritiene che il caso di Ojub Titiev sia indicativo di numerosi altri procedimenti giudiziari basati su prove falsificate che sostengono il sistema giudiziario incrinato nella Repubblica cecena e nella Federazione russa; ricorda che accuse simili relative al possesso di stupefacenti sono state sollevate anche nei confronti del giornalista di Caucasus Knot, Zhalaudi Geriev, e dell'attivista per i diritti umani Ruslan Kutaev, e chiede anche la loro liberazione;
4. esorta le autorità della Repubblica di Cecenia e della Federazione russa a porre fine alle vessazioni e alla persecuzione dei loro cittadini e a mettere fine al clima di impunità per gli autori di atti di violenza contro i difensori dei diritti umani, i loro familiari, i loro colleghi e sostenitori e le loro organizzazioni;
5. invita la Federazione russa a proteggere tutti i suoi cittadini nel pieno rispetto dei loro diritti umani, a rispettare la sua stessa Costituzione e la propria legislazione, e a onorare i suoi impegni internazionali a rispettare lo Stato di diritto e le libertà fondamentali e i diritti umani di tutti i suoi cittadini, compresi quelli che dedicano il loro tempo, le loro risorse e il loro lavoro alla difesa dei diritti dei loro concittadini;
6. invita le autorità russe ad abrogare la legge del 2015 sulle "organizzazioni indesiderate" e la legge del 2012 sugli "agenti stranieri", nonché tutte le altre normative correlate, che sono costantemente utilizzate per vessare e attaccare i difensori dei diritti umani e le organizzazioni della società civile; esprime preoccupazione per il fatto che alcune ONG russe hanno dovuto chiudere per evitare di essere stigmatizzate come "agenti stranieri" ed evitare la persecuzione giudiziaria;
7. chiede che si ponga immediatamente fine alle vessazioni e agli arresti dei difensori dei diritti umani in Cecenia perseguiti sulla base di accuse falsificate, agli attacchi ai danni dei loro colleghi e familiari e alle intimidazioni dei loro sostenitori, azioni che sembrano volte a ostacolare e, in ultima analisi, a porre fine all'attività legittima e utile delle loro organizzazioni;
8. ribadisce la sua richiesta alla Commissione, al SEAE e agli Stati membri di continuare a monitorare da vicino la situazione dei diritti umani in Cecenia, compreso il processo di Ojub Titiev, di chiedere la cessazione immediata delle succitate violazioni dei diritti umani, di sollevare i casi di tutte le persone perseguite per motivi politici nelle riunioni pertinenti con i rappresentanti russi, e di continuare ad offrire un'assistenza rapida ed efficiente alle vittime delle persecuzioni e ai loro familiari, anche quando si tratta di richieste di asilo;
9. invita la Commissione a collaborare con le organizzazioni internazionali per i diritti umani attive nella Federazione russa e con le organizzazioni russe per i diritti umani e la società civile, nonostante la legge russa sugli "agenti stranieri", e a continuare a offrire sostegno a Memorial e alle altre organizzazioni analoghe;
10. invita le personalità sportive e gli artisti internazionali ad astenersi dal partecipare a eventi pubblici in Cecenia o a eventi sponsorizzati dalla dirigenza della Repubblica cecena; ribadisce il proprio sostegno a favore di un "atto Magnitsky" dell'Unione europea, che dovrebbe sanzionare gli autori di gravi violazioni dei diritti umani, e invita il Consiglio a proseguire i suoi lavori in materia senza indugio; sottolinea, a tale proposito, che agli autori di violazioni dei diritti umani nella Repubblica cecena della Federazione russa non dovrebbero essere concessi visti dell'UE né dovrebbero essere autorizzati a detenere patrimoni negli Stati membri dell'UE;
11. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al Consiglio d'Europa, all'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa nonché al Presidente, al governo e al parlamento della Federazione russa e alle autorità cecene.