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Procedura : 2019/2564(RSP)
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RC-B8-0111/2019

Discussioni :

PV 14/02/2019 - 8.3
CRE 14/02/2019 - 8.3

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PV 14/02/2019 - 10.3

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P8_TA(2019)0117

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Giovedì 14 febbraio 2019 - Strasburgo
Difensori dei diritti delle donne in Arabia Saudita
P8_TA(2019)0117RC-B8-0111/2019

Risoluzione del Parlamento europeo del 14 febbraio 2019 sui difensori dei diritti delle donne in Arabia Saudita (2019/2564(RSP))

Il Parlamento europeo,

–  viste le sue precedenti risoluzioni sull'Arabia Saudita, in particolare quelle dell'11 marzo 2014 sull'Arabia Saudita, le sue relazioni con l'UE e il suo ruolo in Medio Oriente e Nord Africa(1), del 12 febbraio 2015 sul caso di Raif Badawi in Arabia Saudita(2), dell'8 ottobre 2015 sul caso di Ali Mohammed al-Nimr(3), del 31 maggio 2018 sulla situazione dei difensori dei diritti delle donne in Arabia Saudita(4) e del 25 ottobre 2018 sull'uccisione del giornalista Jamal Khashoggi nel consolato saudita a Istanbul(5),

–  viste la dichiarazione del 29 maggio 2018 del portavoce dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani in merito ai recenti arresti in Arabia Saudita e la dichiarazione del 31 luglio 2018 in merito alle detenzioni arbitrarie dei difensori e degli attivisti dei diritti umani in Arabia Saudita, fra cui gli attivisti per i diritti delle donne,

–  vista la dichiarazione del 12 ottobre 2018 resa da diversi relatori speciali delle Nazioni Unite, recante la richiesta di rilascio immediato di tutti i difensori dei diritti delle donne,

–  vista la relazione dell'Ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR) del dicembre 2017,

–  vista l'adesione dell'Arabia Saudita al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite e alla commissione delle Nazioni Unite sulla condizione femminile (CSW), nonché la sua adesione al consiglio esecutivo di detta commissione a partire da gennaio 2019,

–  visto il discorso pronunciato dal commissario Christos Stylianides, a nome del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR), in occasione del dibattito svoltosi presso il Parlamento europeo il 4 luglio 2017 sul tema dell'elezione dell'Arabia Saudita a membro della CSW,

–  visto il discorso di apertura del VP/AR in occasione della quinta riunione ministeriale UE-Lega degli Stati arabi, in cui il VP/AR ha affermato: "permettetemi di dire che la cooperazione fra l'Europa e il mondo arabo non è mai stata così importante e, a mio avviso, così necessaria",

–  vista la Convenzione delle Nazioni Unite sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna (CEDAW),

–  viste le osservazioni conclusive del 9 marzo 2018 del Comitato per l'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna sulla terza e la quarta relazione periodica dell'Arabia Saudita,

–  vista la relazione del gruppo di riesame della detenzione (Detention Review Panel) in merito alle attiviste detenute in Arabia Saudita,

–  visto il progetto di legge contro le molestie approvato il 28 maggio 2018 dal consiglio della Shura saudita,

–  visto l'esame periodico universale (UPR) concernente l'Arabia Saudita del novembre 2018,

–  visto l'indice sulla libertà di stampa nel mondo di Reporter senza frontiere relativo al 2018, che colloca l'Arabia Saudita al 169° posto su 180 paesi,

–  visto il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici (ICCPR) del 1966,

–  visto il Patto internazionale relativo ai diritti economici, sociali e culturali (ICESCR) del 1966,

–  vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948,

–  visti gli orientamenti dell'UE sui difensori dei diritti umani,

–  visto il conferimento del Premio Sacharov per la libertà di pensiero al blogger saudita Raif Badawi nel 2015,

–  visti l'articolo 135, paragrafo 5, e l'articolo 123, paragrafo 4, del suo regolamento,

A.  considerando che gli attivisti arrestati dalle autorità saudite a causa del loro attivismo a favore dei diritti delle donne rimangono in detenzione senza capi d'accusa; che tali attivisti includono Loujain al-Hathloul, Aziza al-Yousef, Eman al-Nafjan, Nouf Abdulaziz, Mayaa al-Zahrani, Samar Badawi, Nassima al-Sada, Shadan al-Anezi, Abir Namankani, Amal al-Harbi e Hatoon al-Fassi, attivisti per i diritti delle donne, nonché uomini che sostengono il movimento, fra cui Mohammed al-Rabea; che questi attivisti sono noti per le loro campagne contro il divieto di guida imposto alle donne e a favore dell'abolizione del sistema di tutela maschile; che sono stati posti agli arresti prima dell'annunciata revoca del divieto di guida per le donne, prevista per il 24 giugno 2018; che sembra che alcuni di loro saranno rinviati a giudizio presso il tribunale penale specializzato, originariamente istituito per sottoporre a processo i detenuti trattenuti per reati di terrorismo;

B.  considerando che il difensore dei diritti umani Israa al-Ghomgham, proveniente dalla regione di Qatif, è tuttora vittima di detenzione arbitraria; che la pena capitale comminatale è stata recentemente revocata, ma che sussistono ancora accuse imprecisate a suo carico; che il benessere psicofisico di Israa al-Ghomgham desta preoccupazioni;

C.  considerando che, secondo le relazioni, gli interrogatori sauditi hanno torturato, maltrattato e abusato sessualmente di almeno tre delle attiviste detenute nel maggio 2018; che ai familiari delle attiviste, come i genitori di Loujain al-Hathloul, sono stati imposti divieti di viaggio;

D.  considerando che il ministero dei mezzi di informazione dell'Arabia Saudita ha respinto le accuse di tortura nei confronti delle detenute all'interno del Regno, ritenendole infondate;

E.  considerando che l'attivista Loujain al-Hathloul è detenuta dal marzo 2018 dopo aver partecipato a una sessione di revisione sull'Arabia Saudita del Comitato delle Nazioni Unite per l'eliminazione della discriminazione contro le donne; che è stata reclusa in isolamento tra maggio e settembre 2018, periodo durante il quale i suoi genitori riferiscono che è stata torturata;

F.  considerando che, dopo la pubblicazione delle segnalazioni riguardanti la sua tortura, una delegazione della commissione saudita per i diritti umani si è recata a visitare Loujain al-Hathloul; che essi non sono stati in grado di garantire la sua protezione; che successivamente un procuratore l'ha visitata per raccogliere la sua testimonianza;

G.  considerando che Loujain al-Hathloul è stata nominata per il premio Nobel per la pace 2019;

H.  considerando che in Arabia Saudita le donne sono ancora sottoposte a restrizioni tra le più aspre al mondo, nonostante le recenti riforme attuate dal governo per rafforzare i diritti delle donne nel settore dell'occupazione; che il sistema politico e sociale saudita rimane discriminatorio, di fatto rende le donne cittadini di seconda classe, non consente la libertà di religione e di credo, discrimina gravemente la nutrita forza lavoro straniera presente nel paese e reprime duramente ogni voce di dissenso;

I.  considerando che in Arabia Saudita è in vigore una serie di leggi discriminatorie, segnatamente le disposizioni giuridiche relative allo status personale, alla situazione delle lavoratrici migranti, al codice di stato civile, al codice del lavoro, alla legge sulla nazionalità e al sistema di tutela maschile in base al quale la possibilità delle donne di godere della maggior parte dei diritti sanciti dalla CEDAW è subordinata all'autorizzazione di un tutore uomo;

J.  considerando che, attraverso il sistema di tutela maschile, le donne saudite sono private del controllo più elementare sulla propria vita; che restano in vigore leggi discriminatorie in materia di matrimonio e divorzio e che le donne sono tenute per legge a ottenere il permesso di un tutore uomo per potersi iscrivere a un corso di istruzione superiore, poter cercare lavoro, viaggiare o sposarsi; considerando che le donne saudite con coniugi stranieri non possono, a differenza degli uomini sauditi coniugati con straniere, trasmettere la propria cittadinanza ai figli o ai coniugi;

K.  considerando che, secondo il Comitato delle Nazioni Unite per l'eliminazione della discriminazione contro le donne, la riserva generale dell'Arabia Saudita in merito alla CEDAW è incompatibile con l'oggetto e lo scopo della Convenzione ed è inammissibile in base all'articolo 28 della medesima;

L.  considerando che da quando il principe ereditario Mohammed bin Salman Al Saud è salito al potere nel giugno 2017, molti vocali difensori dei diritti umani, attivisti e critici sono stati arbitrariamente arrestati o condannati ingiustamente a lunghe pene detentive semplicemente per aver esercitato il loro diritto alla libertà di espressione;

M.  considerando che l'agenda di riforma "Visione 2030", che prevede di conseguire una trasformazione economica e sociale del paese anche mediante l'emancipazione delle donne, avrebbe dovuto costituire una reale opportunità per le donne saudite di assicurarsi l'emancipazione giuridica, che è di fondamentale importanza perché possano godere appieno dei diritti sanciti dalla CEDAW; che, tuttavia, la recente ondata di arresti e le presunte torture di attiviste per i diritti delle donne va in direzione contraria a tale obiettivo e può distogliere dall'agenda di riforma; che l'agenda "Visione 2030" è priva di un quadro giuridico adeguato;

N.  considerando che la libertà di espressione e la libertà di stampa e dei mezzi d'informazione, sia online che offline, sono condizioni irrinunciabili e catalizzatori della democratizzazione e delle riforme, e costituiscono controlli essenziali del potere;

O.  considerando che l'Arabia Saudita ha uno dei tassi di esecuzione più elevati al mondo; che tra il 2014 e il 2017 il numero medio di esecuzioni è stato di almeno 126 all'anno; che le autorità impongono la pena di morte per reati non violenti quali il contrabbando di droga, il tradimento e l'adulterio; che reati quali l'apostasia, che ai sensi del diritto internazionale in materia di diritti umani non dovrebbero essere criminalizzati, hanno anche portato all'applicazione della pena di morte;

P.  considerando che il valore dell'indice di sviluppo umano delle Nazioni Unite attribuito all'Arabia Saudita per il 2018 è pari a 0,853, collocando il paese al 39° posto su 188 paesi e territori; che il valore dell'indice di disuguaglianza di genere delle Nazioni Unite attribuito al paese è pari a 0,234, collocandolo al 39° posto su 189 paesi e territori dell'indice del 2017; che il paese ha un indice di sviluppo di genere delle Nazioni Unite (GDI) pari a 0,877 (collocandolo al 39º posto al mondo);

1.  condanna fermamente la detenzione delle attiviste per i diritti umani che hanno condotto una campagna per la revoca del divieto di guida, come pure di tutti i difensori pacifici dei diritti umani, giornalisti, avvocati e attivisti, ed esprime il proprio orrore di fronte alle denunce credibili di torture sistematiche subite da molti di loro, tra cui Loujain al-Hathloul;

2.  invita le autorità saudite a rilasciare immediatamente e incondizionatamente tali difensori dei diritti delle donne e tutti i difensori dei diritti umani, gli avvocati, i giornalisti e altri prigionieri di coscienza detenuti e condannati semplicemente per aver esercitato il loro diritto alla libertà di espressione e svolto la loro attività pacifica in materia di diritti umani, e a consentire agli osservatori internazionali indipendenti di incontrarsi con le attiviste per i diritti umani che sono detenute;

3.  esorta le autorità saudite ad agevolare l'accesso di medici indipendenti ai detenuti; sottolinea che il trattamento di tutti i detenuti, compresi i difensori dei diritti umani, durante la detenzione deve rispettare le condizioni stabilite nel Corpus dei principi per la protezione di tutte le persone sottoposte a qualsiasi forma di detenzione o imprigionamento, adottato dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite con la risoluzione 43/173 del 9 dicembre 1988;

4.  insiste sul fatto che gli osservatori indipendenti dovrebbero includere osservatori provenienti dalla delegazione dell'UE in Arabia Saudita o dalle istituzioni dell'UE, nonché i titolari del mandato in materia di diritti umani delle Nazioni Unite, come il relatore speciale sulla tortura e altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti o le ONG internazionali;

5.  esorta le autorità saudite a porre fine a qualsiasi forma di vessazione, anche a livello giudiziario, nei confronti di Loujain al-Hathloul, Aziza al-Yousef, Eman al-Nafjan, Nouf Abdulaziz, Mayaa al-Zahrani, Samar Badawi, Nassima al-Sada, Shadan al-Anezi, Abir Namankani, Amal al-Harbi, Hatoon al-Fassi, Israa Al-Ghomgham, Mohammed al-Rabea e di tutti gli altri difensori dei diritti umani nel paese affinché possano svolgere il loro lavoro senza ostacoli ingiustificati e senza timore di rappresaglie nei confronti loro e delle loro famiglie;

6.  condanna la repressione e la tortura in corso dei difensori dei diritti umani in Arabia Saudita, compresi i difensori dei diritti delle donne, che pregiudica la credibilità del processo di riforma nel paese; denuncia la discriminazione continua e sistematica nei confronti delle donne e delle bambine in Arabia Saudita;

7.  esorta l'Arabia Saudita a garantire pubblicamente la sicurezza di tutti gli attivisti detenuti, a consentire l'accesso delle donne detenute agli avvocati e ai loro familiari, a fornire la prova del loro benessere e a rilasciare quanti siano in carcere solo per aver pacificamente chiesto una riforma;

8.  rende omaggio ed esprime sostegno ai difensori dei diritti delle donne che si impegnano a favore di un trattamento paritario ed equo nella loro società e a quanti hanno difeso i diritti umani nonostante le difficoltà da affrontare;

9.  esprime profonda preoccupazione riguardo alla prevalenza della violenza di genere in Arabia Saudita, che spesso non è denunciata né documentata ed è stata giustificata adducendo motivi retrogradi quali la necessità di disciplinare le donne sotto la tutela degli uomini; esorta le autorità saudite ad adottare una normativa completa che definisca in modo specifico e configuri come reato tutte le forme di violenza di genere nei confronti delle donne, in particolare le mutilazioni genitali femminili, lo stupro, compreso lo stupro coniugale, le aggressioni sessuali e le molestie sessuali, e rimuova tutti gli ostacoli all'accesso delle donne alla giustizia; esprime profonda preoccupazione per le segnalazioni di pratiche prevalenti di matrimonio infantile;

10.  deplora l'esistenza del sistema di tutela maschile, che prevede l'autorizzazione di un tutore uomo in vari ambiti, come i viaggi internazionali, l'accesso ai servizi sanitari, la scelta della residenza, il matrimonio, la presentazione di denunce al sistema giudiziario, l'uscita dai centri statali di assistenza per le donne vittime di abusi e il rilascio dai centri di detenzione; sottolinea che tale sistema rispecchia il radicato sistema patriarcale che domina il paese; esorta il governo saudita ad abolire senza indugio il sistema di tutela maschile e ad abrogare altre leggi che discriminano le donne e le ragazze;

11.  prende atto della recente adozione di una legge in base alla quale le donne saudite possono essere informate mediante un messaggio di testo qualora il loro coniuge decida di divorziare, onde evitare che il matrimonio sia concluso a loro insaputa; sottolinea che tale legge non affronta assolutamente il fatto che alle donne saudite è concesso ottenere il divorzio in casi estremamente limitati, ovvero con il consenso del marito oppure in caso di maltrattamenti ad opera del coniuge;

12.  esprime preoccupazione per i servizi web governativi che consentono ai tutori uomini di seguire gli spostamenti delle donne, specificare quando e in che modo esse possono attraversare le frontiere saudite e ottenere informazioni in tempo reale tramite messaggi di testo quando viaggiano;

13.  si compiace della revoca del divieto di guida per le donne all'interno del Regno, avvenuta nell'ambito dell'agenda Visione 2030;

14.  invita le autorità saudite a rivedere la legge sulle associazioni e le fondazioni del dicembre 2015 al fine di permettere alle attiviste di organizzarsi e svolgere il proprio lavoro liberamente e in piena indipendenza, senza ingerenze indebite da parte delle autorità; esorta altresì a rivedere la legge antiterrorismo, la legge sulla lotta alla criminalità informatica e la legge sulla stampa e le pubblicazioni, che sono spesso sfruttate per perseguire i difensori di diritti umani, nonché tutte le disposizioni discriminatorie presenti nel sistema giuridico, anche in settori quali il diritto in materia di successione;

15.  invita le autorità saudite a ratificare il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici (ICCPR), sciogliere le riserve sollevate alla CEDAW e ratificare il suo protocollo opzionale in modo che le donne saudite possano esercitare pienamente i diritti sanciti dalla Convenzione nonché a cessare i matrimoni infantili e forzati e ad abolire il codice di abbigliamento obbligatorio per le donne; esorta l'Arabia Saudita a rivolgere un invito permanente a tutte le procedure speciali del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite affinché visitino il paese;

16.  sottolinea che l'esercizio dei diritti alla libertà di espressione e di riunione pacifica sono tutelati dal diritto internazionale dei diritti umani; invita le autorità saudite a consentire l'indipendenza della stampa e dei media, e a garantire la libertà di espressione, sia online che offline, nonché la libertà di associazione e riunione pacifica per tutti i cittadini dell'Arabia Saudita; esorta le autorità saudite a rimuovere le restrizioni imposte nei confronti dei difensori dei diritti umani per vietare loro di parlare apertamente sui media sociali e i mezzi d'informazione internazionali;

17.  esorta le autorità saudite a introdurre una moratoria immediata sul ricorso alla pena di morte quale passo verso la sua abolizione; chiede che siano riviste tutte le condanne alla pena capitale per garantire che i processi da cui esse sono scaturite abbiano rispettato le norme internazionali;

18.  raccomanda di inviare in Arabia Saudita una delegazione ad hoc della sottocommissione per i diritti dell'uomo (DROI) e della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere (FEMM) prima della fine dell'attuale legislatura allo scopo di visitare le donne detenute e tenere le riunioni del caso con le autorità saudite;

19.  prende atto del dialogo tra l'UE e l'Arabia Saudita e incoraggia a proseguirlo;

20.  si rammarica delle inefficaci dichiarazioni del Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) e degli Stati membri a riguardo dei difensori dei diritti umani delle donne detenute dal maggio 2018;

21.  invita il VP/AR, il SEAE e gli Stati membri a richiamare l'attenzione sui casi di Loujain al-Hathloul, Eman al-Nafjan, Aziza al-Yousef, Samar Badawi, Nassima al-Sada e di tutti gli altri difensori dei diritti umani delle donne in occasione dei loro dialoghi con la autorità saudite e a chiedere il loro rilascio; insiste sul fatto che, in attesa del loro rilascio, i diplomatici dell'UE dovrebbero invitare le autorità saudite a garantire la loro sicurezza e a proseguire lo svolgimento di indagini approfondite sulle segnalazioni di tortura;

22.  invita la Commissione e il Parlamento a esaminare la mancanza di elenchi dell'Arabia Saudita nel registro per la trasparenza dell'UE;

23.  invita il VP/AR, il SEAE e gli Stati membri a richiamare l'attenzione sui casi di Israa al-Ghomgham, suo marito Mousa al-Hashim e i loro quattro coimputati Ahmed al-Matrood, Ali Ouwaisher, Khalid al-Ghanim e Mujtaba al-Muzain in occasione dei loro dialoghi con la autorità saudite e a chiedere il loro rilascio; invita altresì a trattare il caso dello sceicco Salman al-Awda e a chiederne il rilascio;

24.  invita il VP/AR, il SEAE e gli Stati membri a stabilire una posizione unitaria al fine di garantire che i servizi diplomatici europei in Arabia Saudita si avvalgano in maniera sistematica dei meccanismi previsti dagli orientamenti dell'UE sui difensori dei diritti umani, tra cui dichiarazioni pubbliche, iniziative diplomatiche, monitoraggio dei processi e visite presso le carceri, in relazione ai difensori dei diritti delle donne detenuti dal maggio 2018;

25.  invita il Parlamento europeo a presentare una risoluzione sulla situazione dei difensori dei diritti umani in Arabia Saudita alla prossima sessione del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite; invita l'UE, in occasione della prossima sessione di detto Consiglio e della prossima commissione sulla condizione femminile, a sollevare la questione dell'adesione degli Stati con una dubbia situazione in materia di diritti umani, anche per quanto riguarda il rispetto dei diritti delle donne e l'uguaglianza di genere; invita l'UE a proporre la nomina di un relatore speciale sui diritti umani in Arabia Saudita in seno al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite;

26.  invita nuovamente le autorità saudite a porre fine a ulteriori fustigazioni di Raif Badawi e a procedere al suo rilascio immediato e incondizionato; insiste sulla necessità che tutti i rappresentati di alto livello dell'UE, segnatamente il VP/AR e tutti i commissari, sollevino in maniera sistematica il caso di Raif Badawi nei contatti che intrattengono con le loro controparti saudite e chiedano di incontrarlo durante le loro visite nel paese; si impegna a compiere ulteriori sforzi per favorire il suo rilascio; invita il suo Presidente a recarsi in visita a Riyadh al fine di affrontare il caso dei vincitori del Premio Sacharov direttamente con le autorità;

27.  invita il VP/AR, il SEAE e gli Stati membri a garantire la piena attuazione degli orientamenti dell'UE sui difensori dei diritti umani e ad ampliare la loro protezione e il loro sostegno, in particolare nel caso delle donne che difendono i diritti umani; invita il VP/AR a riferire sullo stato attuale della cooperazione militare e di sicurezza tra gli Stati membri e il regime saudita;

28.  ribadisce il suo invito al Consiglio a raggiungere una posizione comune per imporre, a livello dell'UE, un embargo sulle armi nei confronti dell'Arabia Saudita e a rispettare la posizione comune 2008/944/PESC(6); chiede un embargo sull'esportazione di sistemi di sorveglianza e di altri prodotti a duplice uso suscettibili di essere utilizzati in Arabia Saudita a fini repressivi sui cittadini, tra cui i difensioni dei diritti umani delle donne; esprime preoccupazione per l'uso di tali armi e della tecnologia di sorveglianza informatica da parte delle autorità saudite; ricorda agli Stati membri che il proseguimento dei loro accordi sulle armi con l'Arabia Saudita è in contrasto con la posizione comune dell'UE sulle esportazioni di armi; chiede al SEAE di proporre l'imposizione di misure restrittive, tra cui il congelamento di beni e il divieto di rilascio di visti, nei confronti dell'Arabia Saudita in risposta alle violazioni dei diritti e invita il Consiglio ad approvarle;

29.  esorta il VP/AR, il SEAE e gli Stati membri a continuare a tenere un dialogo con l'Arabia Saudita sui diritti umani, le libertà fondamentali e il ruolo preoccupante del paese nella regione; esprime la sua disponibilità immediata a intessere un dialogo costruttivo con le autorità saudite, compresi i parlamentari, sull'attuazione dei loro impegni internazionali relativi ai diritti umani; chiede uno scambio di esperienze in materia di giustizia e questioni giuridiche al fine di rafforzare la protezione dei diritti individuali in Arabia Saudita;

30.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Servizio europeo per l'azione esterna, al Segretario generale delle Nazioni Unite, all'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, alla commissione delle Nazioni Unite sulla condizione femminile, al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, a S.M. il Re Salman bin Abdulaziz Al Saud e al Principe ereditario Mohammad Bin Salman Al Saud, al governo del Regno dell'Arabia Saudita, e al Segretario generale del Centro per il dialogo nazionale del Regno dell'Arabia Saudita.

(1) GU C 378 del 9.11.2017, pag. 64.
(2) GU C 310 del 25.8.2016, pag. 29.
(3) GU C 349 del 17.10.2017, pag. 34.
(4) Testi approvati, P8_TA(2018)0232.
(5) Testi approvati, P8_TA(2018)0434.
(6) Posizione comune 2008/944/PESC del Consiglio, dell'8 dicembre 2008, che definisce norme comuni per il controllo delle esportazioni di tecnologia e attrezzature militari (GU L 335 del 13.12.2008, pag. 99).

Ultimo aggiornamento: 27 gennaio 2020Note legali - Informativa sulla privacy