Risoluzione del Parlamento europeo del 15 gennaio 2020 sui diritti umani e la democrazia nel mondo e sulla politica dell'Unione europea in materia – relazione annuale 2018 (2019/2125(INI))
Il Parlamento europeo,
– visti la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e gli altri trattati e strumenti delle Nazioni Unite in materia di diritti umani,
– vista la Convenzione europea dei diritti dell'uomo,
– vista la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea,
– visti gli articoli 2, 3, 8, 21 e 23 del trattato sull'Unione europea (TUE),
– visti gli articoli 17 e 207 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE),
– vista la strategia globale per la politica estera e di sicurezza dell'Unione europea, presentata il 28 giugno 2016,
– visti il piano d'azione per i diritti umani e la democrazia 2015-2019, approvato dal Consiglio il 20 luglio 2015, e la relativa revisione intermedia del giugno 2017,
– visti gli orientamenti dell'UE sulla promozione e la tutela della libertà di religione o di credo, approvati il 24 giugno 2013,
– visti gli orientamenti dell'UE per la promozione e la tutela dell'esercizio di tutti i diritti umani da parte delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuali (LGBTI), adottati il 24 giugno 2013,
– visti gli orientamenti dell'UE sulla pena di morte, sulla libertà di espressione online e offline nonché sui difensori dei diritti umani,
– visti gli orientamenti riveduti dell'Unione per una politica dell'UE nei confronti dei paesi terzi in materia di tortura e altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti, adottati il 16 settembre 2019,
– visti gli orientamenti dell'UE in materia di diritti umani per l'acqua potabile sicura e i servizi igienico-sanitari, adottati il 17 giugno 2019,
– vista la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (in appresso "Convenzione di Istanbul") dell'11 maggio 2011, che non tutti gli Stati membri hanno ratificato,
– viste le Convenzioni del Consiglio d'Europa sulla lotta contro la tratta degli esseri umani (STCE n. 197) e per la protezione dei bambini contro lo sfruttamento e gli abusi sessuali (STCE n. 201),
– viste la Convenzione quadro del Consiglio d'Europa per la protezione delle minoranze nazionali e la Carta europea delle lingue regionali o minoritarie,
– visti i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) delle Nazioni Unite e l'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile,
– visto il piano d'azione dell'UE sulla parità di genere II (GAP II) dal titolo "Parità di genere ed emancipazione femminile: trasformare la vita delle donne e delle ragazze attraverso le relazioni esterne dell'UE 2016-2020" del 21 settembre 2015,
– visti la convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo del 20 novembre 1989 e i suoi due protocolli opzionali,
– vista la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità del 30 marzo 2007,
– viste le dichiarazioni delle Nazioni Unite sui diritti delle persone appartenenti alle minoranze nazionali o etniche, religiose e linguistiche e sui diritti delle popolazioni indigene,
– vista la relazione a cura del relatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni e destinata al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, dell'8 agosto 2017(1),
– visti i principi guida delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani del 16 giugno 2011,
– vista la dichiarazione delle Nazioni Unite sul diritto e la responsabilità degli individui, dei gruppi e degli organi della società di promuovere e proteggere le libertà fondamentali e i diritti umani universalmente riconosciuti, adottata il 9 dicembre 1998,
– visti la Convenzione sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti della donna (CEDAW), la piattaforma d'azione di Pechino e il Programma d'azione della Conferenza internazionale sulla popolazione e lo sviluppo, nonché gli esiti delle rispettive conferenze di revisione,
– vista la dichiarazione dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani rilasciata in occasione del Terzo Comitato dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York il 15 ottobre 2019,
– visti i principi di Yogyakarta (sull'applicazione del diritto internazionale in materia di diritti umani in relazione all'orientamento sessuale e all'identità di genere), adottati nel novembre 2006, e i 10 principi complementari ("+10") adottati il 10 novembre 2017,
– vista la decisione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del 28 maggio 2019, che ha dichiarato il 22 agosto Giornata internazionale di commemorazione delle vittime di atti di violenza basati sulla religione o sul credo,
– viste le convenzioni fondamentali dell'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL),
– visto il patto globale per una migrazione sicura, ordinata e regolare adottato dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 10 e 11 dicembre 2018,
– visto il patto globale sui rifugiati approvato dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 17 dicembre 2018,
– visto il regolamento (UE) 2016/679 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 aprile 2016, relativo alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati e che abroga la direttiva 95/46/CE (regolamento generale sulla protezione dei dati)(2),
– visto il protocollo del Consiglio d'Europa del 10 ottobre 2018 che modifica la Convenzione sulla protezione delle persone rispetto al trattamento automatizzato di dati di carattere personale,
– viste le conclusioni del Consiglio del 25 giugno 2018 sulle priorità dell'UE nel contesto delle Nazioni Unite e della 73ª sessione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite,
– viste le conclusioni del Consiglio del 17 luglio 2018 sulla Corte penale internazionale in occasione del 20º anniversario dell'adozione dello Statuto di Roma,
– viste la comunicazione della Commissione del 26 aprile 2016 dal titolo "Vivere in dignità: dalla dipendenza dagli aiuti all'autonomia" (COM(2016)0234) e le successive conclusioni del Consiglio del 12 maggio 2016 sull'approccio dell'UE agli sfollamenti forzati e allo sviluppo,
– viste le conclusioni del Consiglio sulla democrazia, adottate il 14 ottobre 2019,
– vista la dichiarazione comune del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) e dei ministri degli Affari esteri o dei rappresentanti dei 13 Stati membri partecipanti delle Nazioni Unite del 27 settembre 2018 sull'iniziativa "Good Human Rights Stories" (storie positive nell'ambito dei diritti umani),
– vista la relazione annuale 2018 dell'UE sui diritti umani e la democrazia nel mondo,
– viste la sua risoluzione del 12 dicembre 2018 sulla relazione annuale sui diritti umani e la democrazia nel mondo nel 2017 e sulla politica dell'Unione europea in materia(3), ,, , nonché le sue precedenti risoluzioni sulle relazioni annuali pregresse,
– viste la sua risoluzione del 23 novembre 2016 sulla comunicazione strategica dell'UE per contrastare la propaganda nei suoi confronti da parte di terzi(4) e la sua raccomandazione del 13 marzo 2019 al Consiglio e al VP/AR sul bilancio del seguito dato dal Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) a due anni dalla relazione del PE sulla comunicazione strategica dell'UE per contrastare la propaganda nei suoi confronti da parte di terzi(5),
– vista la sua relazione del 15 gennaio 2019 sugli orientamenti dell'UE e sul mandato dell'inviato speciale dell'UE per la promozione della libertà di religione o di credo al di fuori dell'Unione europea(6),
– vista la sua risoluzione del 3 luglio 2018 sulla violazione dei diritti dei popoli indigeni nel mondo, compreso l'accaparramento dei terreni(7),
– vista la sua risoluzione del 14 febbraio 2019 sul futuro dell'elenco di azioni a favore delle persone LGBTI (2019-2024)(8),
– vista la sua risoluzione del 13 febbraio 2019 sull'attuale regresso dei diritti delle donne e dell'uguaglianza di genere nell'UE(9),
– viste tutte le sue risoluzioni approvate nel 2018 relative alle violazioni dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto (note come "risoluzioni di urgenza") conformemente all'articolo 144 del suo regolamento,
– visto il premio Sacharov per la libertà di pensiero conferito nel 2018 a Oleh Sencov, un regista ucraino e prigioniero politico trattenuto in Russia,
– visto l'articolo 54 del suo regolamento,
– vista la lettera della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere,
– vista la relazione della commissione per gli affari esteri (A9-0051/2019),
A. considerando che nel corso della celebrazione del 70° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo nel 2018 l'Unione europea ha sottolineato l'importanza politica di sviluppare un ordine mondiale basato sul rispetto dei diritti umani e ha ribadito il proprio profondo e fermo impegno a promuovere e tutelare i diritti umani in tutto il mondo; che il Parlamento europeo ha tenuto per la prima volta la Settimana dei diritti umani nel novembre 2018, evidenziando gli obiettivi conseguiti sin dall'adozione della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo nonché le attuali sfide in materia di diritti umani;
B. considerando che il rispetto, la promozione, l'indivisibilità e la tutela dell'universalità dei diritti umani, nonché la promozione dei principi e dei valori democratici, tra cui lo Stato di diritto, il rispetto della dignità umana e i principi di uguaglianza e di solidarietà, costituiscono i capisaldi dell'acquis etico e giuridico dell'UE e della sua politica estera e di sicurezza comune (PESC), nonché di tutta la sua azione esterna; che l'UE dovrebbe portare avanti gli sforzi intrapresi per diventare un soggetto di riferimento a livello globale nella promozione e nella protezione universali dei diritti umani, anche sul piano della cooperazione multilaterale, in particolare svolgendo un ruolo attivo e costruttivo in seno a diversi organismi delle Nazioni Unite e nel rispetto dei principi della Carta delle Nazioni Unite, della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e del diritto internazionale, come pure degli obblighi in materia di diritti umani e degli impegni assunti nell'ambito dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e degli obiettivi di sviluppo sostenibile;
C. considerando che la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, quale insieme di valori, principi e norme universali che guidano gli Stati membri delle Nazioni Unite, pone la tutela dei diritti umani al centro della buona governance; che, nello spirito della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e dell'articolo 21 TUE, l'Unione è in prima linea nel perseguire politiche basate sui diritti umani ed è costantemente impegnata a far fronte alle violazioni dei diritti umani;
D. considerando che l'Unione, attraverso azioni a livello bilaterale e multilaterale, ha continuato a sostenere la promozione dei diritti umani nel 2018, in particolare rafforzando il dialogo politico con i paesi terzi, compresi quelli che perseguono l'integrazione europea, e con altre istituzioni regionali come l'Unione africana, nonché istituendo nuovi accordi internazionali tra cui partenariati commerciali ed economici; che un impegno ambizioso impone all'UE di essere coerente e fungere da esempio;
E. considerando che occorre che le politiche dell'UE garantiscano la tutela dei diritti umani dei gruppi più vulnerabili, come le minoranze etniche, linguistiche e religiose, le persone con disabilità, la comunità LGBTI, le donne, i bambini, i richiedenti asilo e i migranti; che in occasione della celebrazione della Dichiarazione delle Nazioni Unite sui difensori dei diritti umani, l'UE ha riconosciuto il ruolo essenziale di tali difensori nel rafforzare la democrazia e lo Stato di diritto; che il summit mondiale dei difensori dei diritti umani del 2018 ha portato all'elaborazione di un piano d'azione recante le priorità per la difesa dei diritti umani; che nel 2018 un numero elevato di difensori dei diritti umani è stato oggetto di attacchi, minacce e persecuzioni e ha perso la vita; che alcune società militari e di sicurezza private sono state implicate in diversi casi di violazione dei diritti umani, su cui è opportuno condurre le debite indagini per assicurare i responsabili alla giustizia;
F. considerando che nel decennio in corso stiamo assistendo a limitazioni visibili della parità di genere e dei diritti delle donne e ad offensive nei loro confronti a livello internazionale; che la salute sessuale e riproduttiva e i relativi diritti si fondano su diritti umani basilari e sono aspetti essenziali della dignità umana; considerando che la violenza nei confronti delle donne e delle ragazze è una delle violazioni dei diritti umani più diffuse al mondo, che interessa tutti i livelli sociali e costituisce una barriera di prim'ordine al raggiungimento della parità di genere; che è necessario che una strategia globale e vincolante dell'UE per l'uguaglianza di genere, proprio come richiesto dal Parlamento, preveda l'integrazione della dimensione di genere in tutte le politiche dell'Unione e consolidi l'impatto del futuro piano d'azione dell'UE sulla parità di genere III;
G. considerando che la promozione della pace e della sicurezza internazionali è parte integrante della ragion d' essere dell'Unione; che l'UE si è impegnata ad agire sulla scena internazionale in nome dei principi che ne hanno ispirato la creazione, nonché nel rispetto dei principi della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale e con il sostegno degli stessi;
H. considerando che le emergenze ambientali, inclusi il riscaldamento globale e la deforestazione, sono il risultato di azioni dell'uomo e provocano violazioni dei diritti umani nei confronti delle persone direttamente interessate, tramite la perdita delle loro case e dei loro habitat, e dell'intera umanità; che è importante riconoscere il legame tra diritti umani, salute e protezione dell'ambiente; che garantire l'accesso all'acqua è fondamentale per prevenire le tensioni in determinate regioni;
I. considerando che una maggiore coerenza tra le politiche interne ed esterne dell'Unione, come pure tra queste ultime, costituisce un requisito indispensabile per una politica dell'UE in materia di diritti umani positiva ed efficace; che le politiche a sostegno dei diritti umani e della democrazia dovrebbero essere integrate in tutte le altre politiche dell'UE che presentano una dimensione esterna, come quelle in materia di sviluppo, migrazione, sicurezza, lotta al terrorismo, diritti delle donne e uguaglianza di genere, allargamento e commercio, in particolare attraverso l'applicazione di clausole sui diritti umani negli accordi tra l'UE e i paesi terzi; che una maggiore coerenza dovrebbe consentire all'UE di rispondere in modo più rapido sin dai primi segni di violazioni dei diritti umani e di svolgere un ruolo più attivo e credibile nella difesa dei diritti umani a livello globale;
J. considerando che la transizione democratica e l'instaurazione o il consolidamento dello Stato di diritto in molti paesi costituiscono processi lunghi e laboriosi, e il sostegno esterno per un periodo di tempo prolungato, anche da parte dell'Unione, è essenziale affinché abbiano un esito positivo;
Diritti umani e democrazia: tendenze generali e sfide principali
1. esprime profonda preoccupazione per gli attacchi contro la democrazia e lo Stato di diritto perpetrati in tutto il mondo nel 2018, che riflettono l'ascesa dell'autoritarismo in quanto progetto politico, il quale incarna l'inosservanza dei diritti umani, la repressione del dissenso, una giustizia politicizzata, elezioni predeterminate, il restringimento dello spazio d'azione per la società civile e la limitazione della libertà di riunione e della libertà di espressione; evidenzia l'importanza della società civile nel fornire risposte flessibili, tempestive ed efficaci ai regimi che violano il diritto internazionale, i diritti umani e i principi democratici;
2. è del parere che i paesi che diventano regimi autoritari siano maggiormente inclini a instabilità, conflitti, corruzione, estremismo violento e coinvolgimento in conflitti militari esteri; esprime preoccupazione per il fatto che esistono ancora regimi che negano l'esistenza stessa dei diritti umani universali sanciti dal diritto internazionale; accoglie favorevolmente il fatto che alcuni paesi abbiano tuttavia avviato processi di pace e democratizzazione, abbiano attuato riforme costituzionali e giudiziarie e abbiano avviato con la società civile dibattiti aperti e pubblici con l'obiettivo di promuovere le libertà fondamentali e i diritti umani, compresa l'abolizione della pena di morte; deplora il fatto che, nonostante la crescente tendenza verso l'abolizione della pena di morte in tutto il mondo, alcuni paesi non abbiano ancora introdotto una moratoria;
3. sostiene che tutti gli Stati che rispettano le libertà fondamentali riconosciute a livello internazionale in quanto pilastri della democrazia debbano essere in prima linea nel diffondere pratiche di governance democratica basate sui diritti umani e sullo Stato di diritto in tutto il mondo, nonché nel rafforzare gli strumenti legislativi internazionali per la protezione dei diritti umani; evidenzia le sfide poste dal ricorso a influenze nocive che mettono a rischio la governance democratica e i valori intrinseci dei diritti umani, compromettendo in tal modo gli sforzi positivi degli Stati democratici; è fortemente preoccupato per i legami tra regimi autoritari e partiti e governi nazionalpopulisti; ritiene che tali legami compromettano la credibilità degli sforzi profusi dall'UE per promuovere i valori fondamentali;
4. rammenta che non può esistere una gerarchia dei diritti umani; sottolinea la necessità di garantire il pieno rispetto e la piena adesione al principio secondo cui i diritti umani sono universali e inalienabili, indivisibili, interdipendenti e correlati; sottolinea che i tentativi di utilizzare i diritti di taluni gruppi per giustificare l'emarginazione di altri sono assolutamente inaccettabili;
5. pone l'accento sulla piaga dei conflitti armati e degli attacchi militari finalizzati, tra l'altro, alla pulizia etnica, che continua a causare la morte di civili e a provocare uno sfollamento di massa, in un contesto in cui gli Stati e gli attori non statali si sottraggono alla loro responsabilità di rispettare il diritto internazionale umanitario e il diritto internazionale in materia di diritti umani; sottolinea che le regioni in guerra o coinvolte in situazioni di conflitto si trovano ad affrontare gravi violazioni dei diritti umani, di natura eccezionale e volte a negare la dignità umana e che sono al tempo stesso devastanti per le vittime e degradanti per chi le commette; evidenzia, a titolo esemplificativo, il ricorso alla tortura e ad altri trattamenti crudeli, disumani e degradanti, alle sparizioni forzate, alle uccisioni extragiudiziali, alla violenza e alla pratica di lasciar deliberatamente morire di fame quali armi di guerra finalizzate a distruggere, destabilizzare e demoralizzare gli individui, le famiglie, le comunità e le società, in particolare i bambini; sottolinea la particolare vulnerabilità delle donne appartenenti a minoranze etniche e religiose alla violenza sessuale, con particolare riferimento alle donne convertite; condanna fermamente gli attacchi mortali contro ospedali, scuole e altri obiettivi civili che hanno avuto luogo in tutto il mondo in conflitti armati nel 2018; rammenta che il diritto alla vita è un importante diritto umano, e che pertanto le azioni di guerra illegali devono sempre essere unanimemente condannate e contrastate in maniera efficace;
6. denuncia il rifiuto del multilateralismo e dell'ordine internazionale basato su regole, che costituisce una grave minaccia per i diritti umani in tutto il mondo; crede fermamente negli approcci e nelle decisioni adottati in cooperazione nell'ambito di un quadro multilaterale, in particolare in seno agli organismi delle Nazioni Unite e nell'ambito dei formati negoziali concordati in seno alle organizzazioni regionali quale l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), ritenendoli i mezzi più efficaci per servire gli interessi dell'umanità, trovare soluzioni sostenibili ai conflitti sulla base delle norme e dei principi di diritto internazionale, della Carta delle Nazioni Unite e dell'Atto finale di Helsinki, e promuovere progressi nel settore dei diritti umani; è estremamente preoccupato per il fatto che paesi con un passato di gravi violazioni comprovate dei diritti umani siedano in diversi organismi delle Nazioni Unite che si occupano dei diritti umani, tra cui il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite;
7. è seriamente preoccupato per l'aumento dei casi di omicidio, nonché gli attacchi sia fisici che diffamatori e il ricorso alla pena di morte, alle persecuzioni, alla reclusione, alle molestie e alle intimidazioni nei confronti delle persone che difendono i diritti umani in tutto il mondo, in particolare giornalisti, accademici, avvocati, politici e attivisti della società civile, tra cui attivisti per i diritti delle donne, ambientalisti e difensori dei terreni, nonché difensori delle minoranze religiose, principalmente nei paesi in cui si registrano elevati livelli di corruzione e risultati deludenti per quanto riguarda il rispetto dello Stato di diritto e il controllo giurisdizionale; esprime particolare preoccupazione per gli attacchi sempre più sfrontati commessi in territorio estero, talvolta in violazione delle leggi e delle consuetudini in materia di privilegi e immunità diplomatici; chiede giustizia e responsabilità ai massimi livelli decisionali nei confronti di tali attacchi; osserva che tutti i difensori dei diritti umani, in particolare le donne, sono soggetti a rischi specifici e necessitano di una protezione adeguata; denuncia il fatto che taluni governi abbiano adottato una legislazione che limita le attività della società civile o del movimento sociale, compresa la chiusura delle ONG o il congelamento dei loro beni; è molto preoccupato per l'uso repressivo della legislazione in materia di sicurezza informatica e antiterrorismo per reprimere i difensori dei diritti umani;
8. sottolinea l'importanza di promuovere la parità di genere e i diritti delle donne e delle ragazze in tutto il mondo; evidenzia che, nonostante i progressi, le donne e le ragazze continuano a subire discriminazioni e violenze; sottolinea che la maggior parte delle società fatica ancora a fornire alle donne e alle ragazze pari diritti per legge e pari accesso all'istruzione, all'assistenza sanitaria, a un lavoro dignitoso, alla parità retributiva, nonché alla rappresentanza politica ed economica; esprime preoccupazione per i diffusi attacchi in corso contro i diritti delle donne e la salute sessuale e riproduttiva e i relativi diritti, nonché per la legislazione limitativa di tali diritti in molte parti del mondo; sottolinea che la mutilazione genitale femminile e il matrimonio infantile sono tra le più diffuse violazioni dei diritti umani; esprime preoccupazione per il fatto che le donne che manifestano una religione o un credo siano doppiamente esposte alla persecuzione; accoglie con favore l'iniziativa Spotlight UE-ONU finalizzata a porre fine alla violenza contro le donne e le ragazze e chiede che sia rafforzata;
9. sottolinea che il rispetto e la promozione dei diritti dei minori, la lotta contro ogni forma di abuso, abbandono, maltrattamento, la tratta e lo sfruttamento dei minori, compresi i matrimoni forzati e il reclutamento o il ricorso ai bambini soldato nei conflitti armati, e la fornitura di assistenza e istruzione ai minori sono questioni essenziali per il futuro dell'umanità; sostiene, al riguardo, il meccanismo di monitoraggio e di segnalazione istituito con risoluzione 1612 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sui bambini e i conflitti armati;
10. pone l'accento sull'importanza di tenere pienamente conto delle esigenze specifiche delle persone con disabilità; invita l'Unione a integrare la lotta alla discriminazione basata sulla disabilità nella sua azione esterna e nelle sue politiche di aiuto allo sviluppo e ad adoperarsi per la parità di accesso al mercato del lavoro e di accesso all'istruzione e alla formazione nonché a promuovere soluzioni che facilitino la partecipazione nella società delle persone con disabilità;
11. richiama l'attenzione sui casi di persecuzione e discriminazione in relazione ad etnia, nazionalità, classe sociale, casta, religione, credo, lingua, età, sesso, sessualità e identità di genere, che sono ancora diffusi in molti paesi e società; è seriamente preoccupato per le risposte sempre più intolleranti e colme di odio rivolte alle persone vittime di tali violazioni dei diritti umani; chiede che i responsabili di tali violazioni siano assicurati alla giustizia;
12. osserva che il numero di persone vittime di sfollamenti forzati nel 2018 ha superato i 70 milioni, tra cui 26 milioni di rifugiati, 41 milioni di sfollati interni e 3,5 milioni di richiedenti asilo(10); osserva inoltre che in tutto il mondo vi sono circa 12 milioni di apolidi; ritiene che le guerre, i conflitti, il terrorismo, la violenza, l'oppressione politica, la persecuzione basata sulla religione o sul credo, la povertà nonché l'insicurezza idrica e alimentare alimentino i rischi di nuovi conflitti e ulteriori sfollamenti; riconosce che le conseguenze ambientali dei cambiamenti climatici, come l'accesso più limitato all'acqua potabile sicura, possono aggravare lo sfollamento delle popolazioni;
13. sottolinea che l'emergenza climatica e una massiccia perdita di biodiversità costituiscono una grave minaccia per le popolazioni; ricorda che, senza un ambiente sano, sono a rischio i diritti umani fondamentali, quali il diritto alla vita, alla salute, al cibo e all'acqua potabile; richiama l'attenzione sugli effetti della devastazione ambientale sui diritti umani, sia per le popolazioni interessate sia in termini di diritto all'ambiente per tutta l'umanità; sottolinea l'obbligo e la responsabilità essenziali degli Stati e di altri decisori di conseguire gli obiettivi dell'accordo di Parigi del 2015 di lottare contro i cambiamenti climatici, contrastarne gli effetti, prevenirne l'impatto negativo sui diritti umani e di promuovere politiche appropriate conformemente agli obblighi in materia di diritti umani; ricorda gli obblighi per gli Stati di proteggere la biodiversità e fornire accesso a mezzi di ricorso efficaci in caso di perdita e degrado della biodiversità; esprime sostegno agli sforzi legislativi incipienti a livello internazionale in relazione ai reati ambientali;
14. sottolinea che la libertà di parola e di espressione nonché il pluralismo dei media, sia online che offline, sono al centro di società democratiche resilienti; condanna l'uso improprio di finalità legittime quali la lotta al terrorismo, la sicurezza dello Stato e l'applicazione della legge al fine di limitare la libertà di espressione; condanna la propaganda dei media e la disinformazione nei confronti delle minoranze; chiede che siano istituite le migliori salvaguardie possibili contro l'incitamento all'odio e la radicalizzazione, le campagne di disinformazione e la propaganda ostile, soprattutto ad opera di Stati autoritari e attori non statali, quali i gruppi terroristici, sviluppando un quadro giuridico a livello sia dell'Unione che internazionale per far fronte alle minacce ibride, tra cui la guerra informatica e quella dell'informazione, senza che siano compromessi i diritti fondamentali; ricorda che i media dovrebbero riflettere una pluralità di opinioni differenti nonché sostenere e rispettare il principio della non discriminazione; sottolinea, a tale proposito, che le persone appartenenti a minoranze dovrebbero avere un accesso indiscriminato ai mezzi di comunicazione radiotelevisiva, anche nella loro lingua;
Rendere più efficace la politica estera dell'UE in materia di diritti umani
15. ricorda che l'Unione si è impegnata a porre i diritti umani e la democrazia al centro delle sue relazioni con i paesi terzi; sottolinea pertanto che l'obiettivo di promuovere i diritti umani e la democrazia nel mondo deve essere integrato in tutte le politiche dell'Unione dotate di una dimensione esterna; invita l'Unione a mantenere fede a tali impegni e a garantire che il proprio impegno non rafforzi inavvertitamente i regimi autoritari;
16. invita la Commissione e gli Stati membri ad adottare un nuovo piano d'azione per i diritti umani e la democrazia ambizioso, esaustivo e vincolante per i prossimi cinque anni; insiste sulla necessità di affrontare adeguatamente nel futuro piano d'azione tutte le sfide emergenti connesse ai diritti umani, tra cui i diritti digitali, i diritti ambientali, i diritti degli anziani, lo sport e i diritti umani nonché i diritti dei migranti; chiede la creazione di un solido meccanismo di monitoraggio per valutare l'attuazione e l'impatto del piano d'azione; invita gli Stati membri ad acquisire una maggiore titolarità del piano d'azione e a riferire in merito alla sua attuazione;
17. evidenzia l'importanza delle sue risoluzioni sulle violazioni dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto e del lavoro svolto dalla sua sottocommissione per i diritti dell'uomo; raccomanda vivamente alla Commissione e al SEAE di rafforzare la collaborazione con la sottocommissione per i diritti dell'uomo del Parlamento, onde consentirle di partecipare al futuro piano d'azione e di monitorarne l'attuazione; invita il SEAE a trasmettere al Parlamento periodiche relazioni sulle azioni di seguito adottate relativamente alle risoluzioni di urgenza e/o alle relative raccomandazioni;
18. evidenzia il fatto che il commercio, le politiche dell'Unione in tale ambito e i diritti umani possono e devono rafforzarsi reciprocamente e che la comunità imprenditoriale svolge un ruolo importante nell'offrire incentivi positivi per la promozione dei diritti umani, della democrazia e della responsabilità delle imprese; esorta la Commissione e il SEAE a fare un uso efficace delle clausole sui diritti umani negli accordi internazionali, non solo attraverso il dialogo politico, valutazioni periodiche dei progressi e il ricorso alle procedure di consultazione su richiesta, ma anche creando un meccanismo efficace per monitorare le gravi violazioni dei diritti umani che potrebbero verificarsi attraverso le attività commerciali; chiede che le clausole sui diritti umani siano debitamente applicate e monitorate di conseguenza, anche attraverso parametri di riferimento misurabili, con la partecipazione del Parlamento, della società civile e delle pertinenti organizzazioni internazionali; chiede l'istituzione di un meccanismo di denuncia efficace e indipendente per gruppi di cittadini e parti interessate vittime di violazioni dei diritti umani; sottolinea che l'Unione e i suoi Stati membri devono impedire qualsiasi tipo di violazioni dei diritti umani da parte delle imprese e l'impatto negativo delle attività commerciali;
19. sostiene i dialoghi sui diritti umani con i paesi terzi quale strumento essenziale per l'impegno bilaterale nella promozione e nella protezione dei diritti umani; ricorda che le linee direttrici dell'UE per i dialoghi con i paesi terzi in materia di diritti umani definiscono una serie di criteri per l'avvio di un dialogo, tra cui la volontà del governo di migliorare tale situazione, l'impegno del governo in relazione alle convenzioni internazionali in materia di diritti umani, la disponibilità del governo a cooperare con le procedure e i meccanismi delle Nazioni Unite nel settore dei diritti umani e l'atteggiamento del governo nei confronti della società civile; invita il SEAE a effettuare una valutazione periodica di ciascun dialogo, come previsto dalle suddette linee direttrici, e a garantire che, in mancanza di progressi tangibili, l'UE adegui i propri obiettivi e riconsideri il proprio approccio; invita la Commissione e il SEAE, con una maggiore partecipazione dei gruppi della società civile e delle pertinenti organizzazioni internazionali, a unire le forze per affrontare la questione dei diritti umani e dei relativi obblighi nei dialoghi o nei negoziati in qualsiasi ambito politico ed economico con i governi dei paesi terzi, al fine di rafforzare l'impatto dei dialoghi sui diritti umani; raccomanda di dare ascolto alle preoccupazioni espresse in merito alla situazione dei diritti umani in tali paesi e di adottare misure adeguate, anche sollevando singoli casi nel contesto dei dialoghi sui diritti umani; chiede un coinvolgimento più attivo del Parlamento in sede di elaborazione dei programmi dei dialoghi sui diritti umani; sottolinea che le strategie nazionali sui diritti umani e le relative relazioni di attuazione annuali costituiscono uno strumento essenziale per garantire la coerenza politica, individuare le principali priorità strategiche, stabilire gli obiettivi a lungo e breve termine nonché definire azioni concrete per far progredire i diritti umani; ribadisce la propria richiesta di concedere ai deputati al Parlamento europeo l'accesso ai contenuti delle strategie nazionali sui diritti umani; accoglie con favore i seminari della società civile che precedono i dialoghi sui diritti umani e chiede che sia dato seguito alle loro conclusioni, con il coinvolgimento specifico delle organizzazioni della società civile;
20. invita con forza l'UE ad affrontare coerentemente la discriminazione utilizzando al meglio gli strumenti di cui dispone in materia di diritti umani, anche attraverso il dialogo, emettendo condanne, e sostenendo la società civile e le iniziative comuni a livello di Nazioni Unite, in linea con gli orientamenti recentemente adottati dall'UE sulla non discriminazione nell'azione esterna e con lo strumento di orientamento delle Nazioni Unite sulla discriminazione fondata sulla discendenza pubblicato nel 2017;
21. sostiene fermamente il lavoro e gli sforzi compiuti dal rappresentante speciale dell'Unione europea per i diritti umani (RSUE) nella protezione e promozione dei diritti umani nel mondo; sottolinea l'importante obiettivo, nell'ambito del mandato dell'RSUE, di rafforzare l'efficacia dell'Unione in tale ambito; invita l'RSUE ad agire sulla base del proprio mandato per concorrere a rafforzare il contributo dell'UE al consolidamento della democrazia; ribadisce la sua richiesta di rivedere il mandato dell'RSUE onde rendere permanente e maggiormente responsabile il suo ruolo nonché conferirgli poteri d'iniziativa, risorse adeguate e la capacità di intervenire pubblicamente al fine di riferire in merito ai risultati conseguiti nell'ambito delle visite effettuate nei paesi terzi e comunicare le posizioni dell'UE sulle questioni relative ai diritti umani; rinnova la sua richiesta di maggiore trasparenza sulle attività e le missioni dell'RSUE e ribadisce che le relazioni periodiche di quest'ultimo al Consiglio devono essere condivise anche con il Parlamento; accoglie con favore l'ampliamento del mandato dell'RSUE al fine di includere la promozione del sostegno alla giustizia penale internazionale e si attende che l'RSUE sia particolarmente attivo in tale ambito;
22. plaude agli sforzi compiuti dal SEAE e dalla Commissione per rafforzare continuamente la consapevolezza dei funzionari dell'UE in merito ai diritti umani; accoglie con favore il fatto che in tutte le delegazioni dell'UE siano ora presenti punti focali in materia di diritti umani e funzionari di collegamento con i difensori dei diritti umani; invita il SEAE a trasmettere al Parlamento una relazione dettagliata sul completamento di tale rete di punti focali al fine di valutarla e garantire che sia attuata in modo coerente in tutte le delegazioni dell'UE; invita tutte le delegazioni dell'UE e i loro rispettivi punti focali in materia di diritti umani a osservare con coerenza il loro obbligo di incontrare i difensori dei diritti umani, far visita agli attivisti detenuti, monitorare i processi a loro carico e perorare la loro protezione sul campo;
23. riconosce i progressi compiuti in termini di procedura e di formato della relazione annuale 2018 dell'UE sui diritti umani e la democrazia nel mondo, ma auspica che il Consiglio e il VP/AR tengano maggiormente conto delle posizioni espresse dal Parlamento nelle sue pertinenti risoluzioni e/o raccomandazioni al fine di garantire una più profonda ed efficace interazione tra le istituzioni dell'UE sulle questioni inerenti ai diritti umani; chiede al Consiglio di continuare ad adoperarsi affinché tali relazioni annuali siano ultimate con maggiore anticipo; incoraggia il Consiglio a far sì che l'adozione della prossima relazione annuale si basi su un adeguato processo di consultazione;
Sviluppare soluzioni volte a promuovere e proteggere i diritti umani e la democrazia
Governance democratica e spazio favorevole alla società civile
24. invita l'UE e gli Stati membri a continuare a seguire da vicino gli sviluppi che si ripercuotono negativamente sulla governance e sullo spazio della società civile a livello mondiale, senza eccezioni, nonché a rispondere in modo sistematico, avvalendosi di tutti i mezzi appropriati, ai cambiamenti politici e legislativi portati avanti da governi autoritari che sono intesi a compromettere la governance fondata sui principi democratici fondamentali e a ridurre lo spazio della società civile; è del parere che dovrebbero esservi maggiori sinergie tra la Commissione, il SEAE e il Parlamento al riguardo; si compiace dell'assistenza inestimabile fornita alle organizzazioni della società civile in tutto il mondo dallo strumento europeo per la democrazia e i diritti umani (EIDHR), che continua a essere lo strumento faro dell'UE per l'attuazione della sua politica esterna in materia di diritti umani; chiede di incrementare ulteriormente i finanziamenti alla società civile e ai diritti umani nell'ambito dello strumento che sostituirà l'EIDHR; sottolinea che nel 2018 centinaia di manifestanti pacifici della società civile sono stati arrestati, sottoposti a maltrattamenti e detenzioni arbitrarie e costretti a pagare ammende a seguito dei relativi processi;
Approccio dell'UE ai conflitti e responsabilità per le violazioni dei diritti umani
25. sottolinea il legame tra l'aumento delle violazioni dei diritti umani e la diffusa impunità e mancanza di responsabilità nelle regioni e nei paesi devastati dai conflitti o caratterizzati da intimidazioni, discriminazioni, molestie e aggressioni politicamente motivati, sequestri, operazioni di polizia violente, arresti arbitrari, casi di tortura e uccisioni; invita la comunità internazionale a sostenere azioni intese a combattere l'impunità e promuovere la responsabilità in particolare nelle regioni e nei paesi in cui la dinamica dell'impunità ricompensa coloro che sono maggiormente responsabili e indebolisce le vittime; sottolinea inoltre che le minoranze e i gruppi emarginati sono spesso particolarmente colpiti dai conflitti;
26. ricorda le sue risoluzioni in cui denuncia specifiche responsabilità per i conflitti che nel 2018 hanno provocato centinaia di vittime tra i minori, nel corso di attacchi deliberati nei confronti della popolazione civile e delle infrastrutture umanitarie; invita tutti gli Stati membri dell'UE ad attenersi scrupolosamente al codice di condotta dell'Unione europea per le esportazioni di armi e, in particolare, a interrompere qualsiasi trasferimento di armi e apparecchiature di sorveglianza e di intelligence che possano essere usati dai governi per reprimere i diritti umani, specialmente nel contesto dei conflitti armati; insiste sulla necessità di una piena trasparenza e di una comunicazione periodica da parte degli Stati membri dell'UE sui loro trasferimenti di armi; ricorda la sua risoluzione del 27 febbraio 2014 sull'utilizzo di droni armati(11); esprime profonda preoccupazione per l'utilizzo di droni armati al di fuori del quadro giuridico internazionale; chiede inoltre alla Commissione di tenere il Parlamento adeguatamente informato in merito all'impiego di fondi dell'UE per tutti i progetti di ricerca e sviluppo associati alla costruzione di droni; esorta il VP/AR a vietare lo sviluppo, la produzione e l'impiego di armi completamente autonome che consentono di sferrare attacchi senza alcun intervento umano;
27. condanna fermamente tutti i crimini efferati e le violazioni dei diritti umani a opera di attori statali e non statali, anche contro i cittadini che esercitano pacificamente i loro diritti umani; invita l'UE e gli Stati membri ad avvalersi di tutto il loro peso politico per prevenire qualsiasi atto che possa essere considerato genocidio, crimine di guerra o crimine contro l'umanità, per reagire in modo efficiente e coordinato qualora vengano perpetrati tali crimini, per mobilitare tutte le risorse necessarie ad assicurare alla giustizia tutti i responsabili, per assistere le vittime e per sostenere i processi di stabilizzazione e di riconciliazione; invita la comunità internazionale a mettere a punto strumenti volti a ridurre al minimo l'intervallo intercorrente tra allerta e reazione, come il sistema di allerta precoce dell'Unione, al fine di prevenire l'insorgere, il riemergere e l'aggravarsi di conflitti violenti; invita il SEAE e la Commissione a includere una strategia ambiziosa sulla lotta contro l'impunità nel terzo piano d'azione dell'UE sui diritti umani e la democrazia; raccomanda vivamente l'istituzione di un osservatorio europeo sulla prevenzione, la responsabilità e la lotta contro l'impunità; invita nuovamente il VP/AR a nominare un rappresentante speciale dell'UE in materia di diritto umanitario internazionale e giustizia internazionale incaricato di promuovere, inserire e rappresentare l'impegno dell'Unione in materia di lotta contro l'impunità;
28. plaude agli sforzi compiuti dall'UE per promuovere l'universalità dello Statuto di Roma nel 2018, anno in cui è stato celebrato il 20º anniversario della sua adozione, e ribadisce il suo fermo sostegno alla Corte penale internazionale (CPI); osserva che il diritto internazionale è attualmente sottoposto a forti pressioni; è preoccupato per il fatto che, a causa dell'ampia giurisdizione della CPI, dei 193 Stati membri delle Nazioni Unite solo 122 sono suoi membri e solo 38 hanno ratificato l'emendamento di Kampala che conferisce alla CPI i poteri di perseguire il crimine di aggressione; invita l'UE e i suoi Stati membri a incoraggiare tutti i paesi membri delle Nazioni Unite a ratificare e attuare lo Statuto di Roma ed è costernato per i casi di paesi che si ritirano dallo Statuto o che minacciano di farlo; invita inoltre tutti i firmatari dello Statuto di Roma a coordinarsi e a cooperare con la CPI; invita l'UE e i suoi Stati membri a sostenere sistematicamente le indagini, le inchieste e le decisioni della CPI e ad adottare le misure necessarie a impedire i casi di mancata cooperazione con la Corte; chiede assistenza finanziaria per le organizzazioni che raccolgono, conservano e proteggono le prove, digitali o di altro tipo, dei crimini commessi dalle parti coinvolte in tali conflitti, al fine di facilitare le azioni penali nei loro confronti a livello internazionale; invita gli Stati membri e la rete dell'UE sul genocidio a sostenere la squadra investigativa delle Nazioni Unite nel raccogliere, preservare e conservare le prove dei crimini commessi attualmente o di recente, affinché non vadano perse; invita la Commissione e il SEAE a esaminare le modalità e presentare nuovi strumenti per aiutare le vittime di violazioni del diritto internazionale in materia di diritti umani e del diritto internazionale umanitario ad accedere alla giustizia internazionale e ad ottenere risarcimento e riparazione, anche attraverso il rafforzamento della capacità dei paesi terzi di applicare il principio di giurisdizione universale nei loro sistemi giuridici nazionali;
29. accoglie favorevolmente l'avvio, e ne chiede il proseguimento, delle discussioni esplorative in seno al Consiglio in merito all'istituzione di un meccanismo sanzionatorio dell'UE in materia di diritti umani (la cosiddetta "lista Magnitskij"), che consentirebbe di imporre sanzioni mirate nei confronti di individui coinvolti in gravi violazioni dei diritti umani, come chiesto dal Parlamento in svariate occasioni, in particolare nel marzo 2019; invita il Consiglio ad accelerare le discussioni al fine di adottare la legislazione necessaria, istituire il meccanismo e dotarlo di fondi adeguati quanto prima; sottolinea l'importanza che tale sistema sia conforme al meccanismo dell'UE di controllo giurisdizionale; sottolinea inoltre, come esempio da seguire, la promulgazione da parte di alcuni Stati membri dell'UE di leggi che prevedono l'imposizione di sanzioni nei confronti di soggetti ritenuti responsabili di violazioni dei diritti umani;
30. invita il VP/AR e il Consiglio a prestare particolare attenzione alla situazione dei diritti umani nei territori occupati illegalmente; ribadisce che l'occupazione illegale di un territorio o di parte di esso costituisce una violazione ricorrente del diritto internazionale; sottolinea la responsabilità della potenza occupante nei confronti della popolazione civile a norma del diritto internazionale umanitario; deplora la reintegrazione dei rappresentanti di un paese che occupa il territorio di un altro Stato nell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa;
Difensori dei diritti umani
31. pone l'accento sul prezioso ed essenziale ruolo svolto dai difensori dei diritti umani a rischio della loro vita, in particolare i difensori dei diritti umani delle donne; evidenzia che è necessario che l'UE dia prova di forte coordinamento nei suoi contatti con le autorità di paesi terzi in materia di difensori dei diritti umani; evidenzia che nel 2018 è stato celebrato il 20º anniversario della dichiarazione delle Nazioni Unite sui difensori dei diritti umani; raccomanda di rafforzare la cooperazione tra le istituzioni dell'Unione e gli Stati membri, consentendo loro di fornire un sostegno e una protezione costanti ai difensori dei diritti umani; loda il meccanismo "ProtectDefenders.eu", istituito per proteggere i difensori dei diritti umani che si trovano in pericolo, e ne chiede il rafforzamento;
32. sottolinea la necessità di un approccio dell'UE alla tutela dei difensori dei diritti umani strategico, visibile e orientato ai risultati; invita il Consiglio a pubblicare conclusioni annuali del Consiglio "Affari esteri" sull'azione dell'UE intesa a promuovere e tutelare i difensori dei diritti umani nel quadro della politica estera dell'Unione; invita il Consiglio e la Commissione a istituire una procedura coordinata per conferire i visti ai difensori dei diritti umani e, se del caso, facilitare l'accoglienza temporanea; invita la Commissione e gli Stati membri a garantire finanziamenti sufficienti per la tutela dei difensori dei diritti umani nei pertinenti programmi tematici del prossimo strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale (NDICI) e ad assicurare che sia accessibile e raggiunga coloro che ne hanno maggiormente bisogno, che sono i più emarginati; invita la Commissione ad avvalersi appieno di tale strumento in futuro e insiste affinché le delegazioni e gli Stati membri dell'UE aumentino i loro finanziamenti e la loro capacità di protezione e sostegno d'emergenza dei difensori dei diritti umani a rischio; deplora la continua imposizione di divieti di viaggio agli attivisti per i diritti umani che desiderano assistere alle sessioni del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra e di altre istituzioni internazionali; invita i governi interessati ad abolire tali divieti;
Diritti delle donne e uguaglianza di genere
33. sostiene fermamente l'impegno strategico dell'Unione a favore della parità di genere e i suoi continui sforzi per migliorare la situazione dei diritti umani delle donne e delle ragazze, in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile 2030; evidenzia che la parità di genere dovrebbe essere una priorità fondamentale in tutte le relazioni di collaborazione, le politiche e le azioni esterne dell'UE, in quanto rappresenta un principio anche per l'UE e i suoi Stati membri a norma dei trattati; invita l'UE ad adottare una strategia globale in materia di parità di genere alla scadenza dell'impegno strategico; invita la Commissione a preparare e adottare una comunicazione per rinnovare il piano d'azione sulla parità di genere dopo il 2020, quale strumento importante dell'UE inteso a contribuire ai diritti delle donne e delle ragazze in tutto il mondo; invita gli Stati membri ad approvare il piano d'azione sulla parità di genere III nelle conclusioni del Consiglio; invita la Commissione e il SEAE a contribuire ulteriormente alla parità di genere e all'emancipazione delle ragazze e delle donne lavorando a stretto contatto con le organizzazioni internazionali, con i paesi terzi e la società civile, al fine di sviluppare e attuare nuovi quadri giuridici per quanto riguarda la parità di genere;
34. sottolinea l'aumento allarmante della violenza nei confronti delle donne e delle ragazze; condanna ogni forma di violenza di genere, fisica, sessuale e psicologica; esprime profonda preoccupazione per l'aumento del ricorso alla tortura sotto forma di violenza sessuale e di genere quale arma di guerra; ricorda che i reati sessuali e la violenza di genere sono considerati dallo Statuto di Roma quali crimini di guerra, crimini contro l'umanità o atti costitutivi di genocidio o tortura; esorta i paesi a migliorare la loro legislazione al fine di affrontare tali questioni; ribadisce il suo invito agli Stati membri dell'UE e ai membri del Consiglio d'Europa che non l'abbiano ancora fatto a ratificare e attuare quanto prima la Convenzione di Istanbul; chiede ulteriori azioni per eliminare tutte le forme di violenza di genere e le pratiche dannose nei confronti di donne e ragazze, come matrimoni forzati o precoci, mutilazioni genitali femminili, violenze sessuali e conversioni religiose forzate; sostiene il proseguimento dell'iniziativa congiunta Spotlight UE-ONU; invita le delegazioni dell'UE ad assicurare la raccolta dei dati sulla violenza nei confronti delle donne, a formulare raccomandazioni specifiche per paese e a promuovere meccanismi di protezione e strutture di sostegno per le vittime;
35. afferma che l'accesso alla sanità è un diritto umano, che la salute sessuale e riproduttiva e i relativi diritti si fondano su diritti umani fondamentali e sono elementi essenziali della dignità umana; fa notare che l'accesso insufficiente a beni e servizi sociali essenziali (ad esempio l'acqua, l'alimentazione, la salute, l'istruzione e i servizi igienico-sanitari), nonché le difficoltà di accesso alla salute sessuale e riproduttiva, rappresentano una violazione inaccettabile dei diritti umani; condanna le violazioni dei diritti sessuali e riproduttivi delle donne, compresa la negazione dell'accesso ai servizi pertinenti; sottolinea che è opportuno che a tutte le donne siano garantiti un'assistenza sanitaria adeguata e a prezzi accessibili, ivi compresa l'assistenza sanitaria mentale come il sostegno psicologico, nonché il rispetto dei diritti sessuali e riproduttivi e l'accesso universale agli stessi e all'istruzione, e che esse dovrebbero poter prendere decisioni libere e responsabili concernenti la loro salute, compresa la salute sessuale e riproduttiva; sottolinea che tali servizi sono importanti per salvare la vita delle donne e ridurre la mortalità infantile e post-infantile; considera inaccettabile che i diritti sessuali e riproduttivi delle donne e delle ragazze rimangano un campo di battaglia, anche in sedi multilaterali; sottolinea che le donne e le ragazze vittime di conflitti armati hanno il diritto di ricevere le cure mediche necessarie; richiama l'attenzione sul ruolo delle donne nella prevenzione e risoluzione dei conflitti, nelle operazioni di mantenimento della pace, di aiuto umanitario e di ricostruzione postbellica nonché nella promozione dei diritti umani e delle riforme democratiche;
36. invita l'UE a collaborare con altri paesi per intensificare le loro azioni nel settore dell'istruzione, dell'assistenza sanitaria e dei servizi sociali, della raccolta dei dati, dei finanziamenti e della programmazione, per meglio prevenire e contrastare la violenza sessuale e di genere in tutto il mondo; osserva che l'istruzione è uno strumento essenziale per combattere la discriminazione e la violenza contro le donne e i bambini; chiede misure volte a facilitare l'accesso delle donne e delle ragazze all'istruzione e al mercato del lavoro, e che sia prestata particolare attenzione all'equilibrio di genere nella copertura delle posizioni dirigenziali da parte delle imprese; chiede inoltre l'inclusione dell'istruzione delle ragazze negli accordi dell'UE con i paesi in via di sviluppo;
Diritti dei minori
37. sottolinea che i minori subiscono spesso specifiche forme di abusi, quali i matrimoni infantili forzati, la prostituzione infantile, l'impiego dei bambini soldato, la mutilazione genitale, il lavoro minorile e la tratta di minori, segnatamente in occasione di crisi umanitarie e nei conflitti armati e, pertanto, necessitano di maggiore protezione; rivolge un'attenzione particolare ai bambini apolidi, ai migranti e ai bambini rifugiati; invita l'UE a cooperare con i paesi terzi per porre fine ai matrimoni precoci, ai matrimoni infantili e forzati, fissando a 18 anni l'età minima legale per il matrimonio, imponendo la verifica dell'età di entrambi i coniugi e del loro pieno e libero consenso, introducendo registri matrimoniali obbligatori e garantendo il rispetto di tali norme; chiede nuove iniziative dell'Unione volte a promuovere e tutelare i diritti dei minori, comprese quelle atte a impedire e contrastare gli abusi sui minori nel mondo, a riabilitare e a reintegrare i minori coinvolti nei conflitti, in particolare quelli che sono vittime di gruppi estremisti e i minori esposti a discriminazioni multiple e intersettoriali, nonché a fornire loro un ambiente protetto, basato sulla famiglia e la comunità, quale contesto naturale in cui vivere, in cui l'assistenza e l'istruzione svolgano un ruolo fondamentale; invita l'Unione a dar vita a un movimento internazionale per difendere i diritti dei minori, anche organizzando una conferenza internazionale sulla protezione dei minori in contesti fragili; ribadisce l'urgente necessità di una ratifica universale e di una efficace attuazione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo e dei suoi protocolli opzionali;
Diritti di persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuali (LGBTI)
38. condanna le detenzioni arbitrarie, le torture, le persecuzioni e le uccisioni di cui sono oggetto le persone LGBTI; osserva che in diversi paesi del mondo le persone LGBTI continuano a essere vittima di violenze e di persecuzione a motivo del loro orientamento sessuale; deplora il fatto che l'omosessualità sia tuttora sanzionata penalmente in molti paesi, alcuni dei quali prevedono la pena di morte per l'omosessualità; ritiene che le pratiche e gli atti di violenza contro singole persone a causa del loro orientamento sessuale non debbano rimanere impuniti e debbano essere eliminati; chiede l'attuazione degli orientamenti dell'UE per la promozione e la tutela dell'esercizio di tutti i diritti umani da parte di lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuali;
Diritti delle persone con disabilità
39. accoglie favorevolmente la ratifica della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità; ribadisce l'importanza di una sua efficace attuazione da parte sia degli Stati membri sia delle istituzioni dell'Unione; sottolinea l'importanza della non discriminazione e la necessità di integrare in modo credibile il principio dell'accessibilità universale e di garantire la totalità dei diritti delle persone con disabilità in tutte le pertinenti politiche dell'Unione, compresa la politica di sviluppo; chiede la creazione di un centro globale di eccellenza per le competenze a prova di futuro e imprenditoriali per le persone con disabilità;
Lotta contro la discriminazione di casta
40. prende atto con grande preoccupazione della portata e delle conseguenze delle gerarchie di casta, della discriminazione basata sulla casta e del perpetuarsi delle violazioni dei diritti umani basate sulle caste, fra cui il rifiuto di accesso al sistema giuridico o al lavoro, la segregazione persistente, la povertà e la stigmatizzazione, nonché delle barriere legate alla casta che ostacolano l'esercizio dei diritti umani di base e l'agevolazione dello sviluppo umano; ribadisce il suo invito a sviluppare una politica dell'UE in materia di discriminazione di casta ed esorta l'UE ad agire in merito alle sue gravi preoccupazioni per quanto riguarda la discriminazione di casta; chiede l'adozione di uno strumento dell'UE per prevenire ed eliminare la discriminazione di casta; ribadisce il proprio invito all'UE e agli Stati membri a intensificare gli sforzi e ad appoggiare le iniziative a livello delle Nazioni Unite e delle delegazioni volte a eliminare la discriminazione legata alla casta; osserva che tali iniziative dovrebbero includere la promozione di indicatori specifici, dati disaggregati e misure speciali per far fronte alla discriminazione di casta in sede di attuazione e monitoraggio degli obiettivi di sviluppo sostenibile per il 2030, come pure il rispetto del nuovo strumento di orientamento delle Nazioni Unite sulla discriminazione fondata sulla discendenza e il sostegno agli Stati;
Popoli indigeni
41. esprime profonda preoccupazione per il fatto che i popoli indigeni affrontano discriminazioni e persecuzioni diffuse e sistematiche in tutto il mondo, tra cui arresti arbitrari e uccisioni di difensori dei diritti umani, trasferimenti forzati, accaparramento delle terre e violazioni dei loro diritti da parte delle imprese; osserva che la maggior parte dei popoli indigeni vive al di sotto della soglia di povertà; invita tutti gli Stati a includere i popoli indigeni nel processo decisionale sulle strategie di lotta ai cambiamenti climatici; invita i paesi a ratificare le disposizioni della convenzione n. 169 dell'OIL sui popoli indigeni e tribali;
Libertà di pensiero, di coscienza, di religione o di credo
42. sottolinea che il diritto alla libertà di pensiero, di coscienza, di religione o di credo (nota più comunemente come libertà di religione o di credo), che include il diritto a non credere, ad aderire a convinzioni teiste, non teiste, agnostiche o ateiste e il diritto all'apostasia e a non professare alcuna religione deve essere garantito in tutto il mondo e preservato senza condizioni; esorta la Commissione, il SEAE e gli Stati membri a incrementare le attività di sensibilizzazione in relazione alla libertà di religione o di credo e ad avviare un dialogo con gli Stati e i rappresentanti della società civile e dei gruppi religiosi, non confessionali, umanistici e filosofici e delle chiese, delle associazioni e comunità religiose, al fine di impedire atti di violenza, persecuzioni, intolleranza e discriminazioni nei confronti delle persone fondati su pensiero, coscienza, opinioni filosofiche e religione o credo; deplora le leggi anti-conversione e sulla blasfemia, che di fatto limitano e persino sopprimono la libertà di religione o di credo delle minoranze religiose e degli atei; esorta inoltre la Commissione, il SEAE e gli Stati membri a dare piena attuazione agli orientamenti dell'UE in materia di libertà di religione o di credo;
43. invita l'Unione e gli Stati membri a continuare a stringere alleanze e a intensificare la cooperazione con un'ampia gamma di paesi e organizzazioni regionali onde apportare cambiamenti positivi per quanto riguarda la libertà di religione o di credo, in particolare nelle zone di conflitto dove i gruppi religiosi, come i cristiani in Medio Oriente, sono più vulnerabili; sostiene pienamente la prassi dell'Unione europea di prendere l'iniziativa di elaborare risoluzioni tematiche al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, e sulla libertà di religione o di credo all'Assemblea generale delle Nazioni Unite;
44. sostiene il lavoro e gli sforzi dell'inviato speciale per la promozione della libertà di religione o di credo al di fuori dell'UE; ribadisce il suo invito al Consiglio e alla Commissione a effettuare una valutazione trasparente e globale dell'efficacia e del valore aggiunto della posizione dell'inviato speciale nel quadro del rinnovo e del rafforzamento del suo mandato e posizione da parte della Commissione; insiste sulla necessità che il suo lavoro sia dotato di risorse adeguate per migliorare l'efficacia dell'UE in questo settore; ricorda al Consiglio e alla Commissione la necessità di sostenere adeguatamente, in consultazione permanente con le organizzazioni religiose e filosofiche, il mandato istituzionale, la capacità e i compiti dell'inviato speciale per la promozione della libertà di religione o di credo al di fuori dell'UE, esplorando la possibilità di un mandato pluriennale soggetto a revisione annuale e sviluppando reti di lavoro in tutte le pertinenti istituzioni dell'UE, in linea con la sua risoluzione del 15 gennaio 2019 sugli orientamenti dell'UE e il mandato dell'inviato speciale dell'UE per la promozione della libertà di religione o di credo al di fuori dell'Unione europea;
Libertà espressione, libertà dei media e diritto all'informazione
45. denuncia con fermezza e condanna l'uccisione, il rapimento, l'incarcerazione e l'intimidazione di numerosi giornalisti, blogger e informatori, e gli attacchi nei loro confronti, anche con mezzi fisici e giudiziari, nonché le minacce cui hanno dovuto far fronte nel 2018; invita l'Unione ad adoperarsi al massimo per proteggerli in futuro; ricorda che la libertà di espressione e la libertà dei media favoriscono una cultura del pluralismo e sono elementi essenziali delle fondamenta di una società democratica; ricorda che i giornalisti dovrebbero essere liberi di esercitare la loro professione senza temere di essere perseguiti o incarcerati; sottolinea che qualsiasi restrizione all'esercizio della libertà di espressione e della libertà dei media, come la rimozione di contenuti online, deve essere eccezionale, con particolare attenzione ai principi di necessità e proporzionalità, e deve essere prescritta per legge e stabilita da un tribunale;
46. invita l'UE, i suoi Stati membri e il suo RSUE, in particolare, a prestare particolare attenzione alla protezione della libertà di espressione e della libertà, indipendenza e pluralismo dei media in tutto il mondo, a monitorare meglio tutti i tipi di restrizioni — online o offline — alla libertà di espressione e dei media, a condannare sistematicamente tali restrizioni e a utilizzare tutti i mezzi e gli strumenti diplomatici disponibili per porre fine a tali restrizioni; richiama l'attenzione sull'importanza di condannare e lottare contro i discorsi che incitano all'odio e alla violenza online e offline e che rappresentano una minaccia diretta per lo Stato di diritto e i valori incarnati dai diritti umani; sostiene le iniziative che contribuiscono a distinguere tra le notizie false o la disinformazione propagandistica e le informazioni raccolte nel quadro di un'attività giornalistica reale e indipendente; sottolinea l'importanza di garantire un'attuazione efficace e sistematica degli orientamenti dell'UE sulla libertà di espressione online e offline e di controllarne regolarmente l'impatto;
Pena di morte, tortura e altre forme di maltrattamento
47. condanna il ricorso alla tortura, ai trattamenti inumani o degradanti e alla pena di morte, che continuano a essere attuati da molti paesi in tutto il mondo; esprime preoccupazione per il numero di condanne ed esecuzioni per motivi che non corrispondono alla definizione di reati gravi, contravvenendo al diritto internazionale; invita i paesi che non vi hanno ancora provveduto a introdurre immediatamente una moratoria sulla pena di morte come misura intermedia verso la sua abolizione; invita l'UE a intensificare gli sforzi per eliminare la tortura e la pena di morte; esorta l'UE e i suoi Stati membri a esercitare una particolare vigilanza nei confronti degli Stati che minacciano di ripristinare la pena di morte de iure o de facto; chiede di porre fine al commercio globale di merci utilizzate per la tortura e la pena di morte;
48. considera essenziale contrastare ogni forma di tortura e maltrattamento, compresa la violenza psicologica, delle persone in carcere o in altri luoghi di detenzione, e intensificare gli sforzi per garantire il rispetto del pertinente diritto internazionale in materia nonché assicurare il risarcimento delle vittime; esprime profonda preoccupazione per lo stato delle carceri e le condizioni di detenzione in diversi paesi, compreso l'accesso alle cure e ai medicinali, in particolare per malattie quali l'epatite o l'HIV; ricorda che il rifiuto di consentire ai detenuti di accedere all'assistenza sanitaria costituisce maltrattamento o persino tortura e forse negata assistenza a persone in pericolo; accoglie con favore la politica rivista dell'UE nei confronti dei paesi terzi in materia di tortura e altre pene o trattamenti crudeli, disumani e degradanti; invita gli Stati membri a integrare le salvaguardie contro la tortura e altri maltrattamenti in tutte le loro azioni e politiche;
49. accoglie con favore la creazione nel 2017 del gruppo di coordinamento contro la tortura dell'UE; si compiace, a tale riguardo, degli aggiornamenti della normativa dell'UE richiesti nella sua risoluzione legislativa del 29 novembre 2018 relativa al commercio di determinate merci che potrebbero essere utilizzate per la pena di morte, per la tortura o per altri trattamenti o pene crudeli(12); mette in evidenza l'importanza di rafforzare ulteriormente la cooperazione con i meccanismi delle Nazioni Unite, gli organismi regionali e gli attori pertinenti come la Corte penale internazionale, le organizzazioni della società civile e i difensori dei diritti umani nella lotta contro la tortura e altri maltrattamenti;
Imprese e diritti umani
50. ribadisce che le attività di tutte le imprese, che operino a livello nazionale o transfrontaliero, devono avvenire nel pieno rispetto delle norme internazionali in materia di diritti umani; ribadisce inoltre l'importanza di promuovere la responsabilità sociale delle imprese; sottolinea che è importante che le imprese europee svolgano un ruolo di primo piano nella promozione di norme internazionali su imprese e diritti umani; ricorda la responsabilità delle imprese nell'assicurare che le loro operazioni e catene di approvvigionamento non siano coinvolte in violazioni dei diritti umani, quali il lavoro forzato e minorile, la violazione dei diritti dei popoli indigeni, l'accaparramento dei terreni, le minacce e gli attacchi nei confronti dei difensori dei diritti umani e il degrado ambientale;
51. sottolinea la necessità di istituire uno strumento internazionale vincolante volto a disciplinare, nel diritto internazionale in materia di diritti umani, le attività delle società transnazionali e di altre imprese; chiede una proposta legislativa sui diritti umani per le imprese e il dovere di diligenza per evitare gli abusi nelle operazioni globali delle imprese e per migliorare l'accesso ai mezzi di ricorso giurisdizionale per le vittime di violazioni dei doveri professionali; sottolinea l'importanza che tutti i paesi attuino appieno i principi guida delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani e invita gli Stati membri dell'Unione che non lo abbiano ancora fatto ad adottare quanto prima piani d'azione nazionali su imprese e diritti umani; incoraggia l'UE e gli Stati membri a partecipare in modo costruttivo ai lavori del gruppo di lavoro intergovernativo delle Nazioni Unite sulle società transnazionali e altre imprese commerciali per quanto riguarda i diritti umani; ritiene che si tratti di un passo avanti necessario per la promozione e la tutela dei diritti umani;
52. esorta la Commissione ad assicurare che i progetti sostenuti dalla Banca europea per gli investimenti (BEI) e dalla Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS) siano in linea con la politica e gli impegni dell'UE in materia di diritti umani e che vi siano meccanismi di responsabilità a disposizione degli individui per denunciare le violazioni connesse alle attività della BEI e della BERS; ritiene che una task force interistituzionale dell'UE su imprese e diritti umani rappresenterebbe un utile strumento aggiuntivo; invita il settore privato, in particolare le imprese finanziarie, assicurative e di trasporto, a fornire i loro servizi agli operatori umanitari che svolgono attività di soccorso, nel pieno rispetto delle deroghe umanitarie e delle deroghe previste nella legislazione dell'UE; accoglie con favore l'istituzione del mediatore canadese indipendente per l'impresa responsabile;
53. è favorevole al sistema di preferenze SPG+ quale strumento per stimolare l'effettiva attuazione di 27 convenzioni internazionali fondamentali sui diritti umani e le norme in materia di lavoro; riconosce che le catene del valore mondiali contribuiscono al rafforzamento delle norme internazionali fondamentali in materia di lavoro, ambientali e sociali e rappresentano un'opportunità di progresso sostenibile, in particolare nei paesi in via di sviluppo e nei paesi esposti a un rischio maggiore a causa dei cambiamenti climatici; sottolinea che i paesi terzi che beneficiano del sistema di preferenze SPG + dovrebbero registrare progressi in relazione a tutti gli aspetti dei diritti umani; osserva che meccanismi di monitoraggio rafforzati ed efficaci potrebbero incrementare la capacità di esercitare un effetto leva dei sistemi di preferenze commerciali in risposta alle violazioni dei diritti umani; sostiene l'introduzione e l'attuazione di clausole di condizionalità in materia di diritti umani negli accordi internazionali tra l'UE e i paesi terzi, anche in materia di commercio e investimenti; invita la Commissione a monitorare sistematicamente l'attuazione di tali clausole per garantire che siano rispettate dai paesi beneficiari e a riferire periodicamente al Parlamento in merito al rispetto dei diritti umani da parte dei paesi partner;
Nuove tecnologie e diritti umani
54. sottolinea l'importanza di elaborare una strategia dell'Unione per mettere le nuove tecnologie, come l'intelligenza artificiale, al servizio delle persone e per affrontare le potenziali minacce per i diritti umani poste dalle nuove tecnologie, tra cui la disinformazione, la sorveglianza di massa, le notizie false, l'incitamento all'odio, le restrizioni sponsorizzate dallo Stato e l'abuso dell'intelligenza artificiale; pone inoltre l'accento sulla specifica minaccia che tali tecnologie potrebbero comportare in termini di controllo, limitazione e deterioramento delle attività legittime; sottolinea l'importanza di trovare il giusto equilibrio tra diritti umani, in particolare il diritto alla vita privata, e altre considerazioni legittime quali la sicurezza o la lotta contro la criminalità, il terrorismo e l'estremismo; esprime preoccupazione per il crescente impiego di talune tecnologie di sorveglianza informatica a duplice uso nei confronti di attivisti per i diritti umani, giornalisti, oppositori politici e avvocati;
55. invita l'UE e gli Stati membri a dialogare con i governi dei paesi terzi per porre fine alle pratiche e alla normativa repressive in materia di cibersicurezza e lotta al terrorismo; ricorda l'obbligo di aggiornare annualmente l'allegato I del regolamento (CE) n. 428/2009 del Consiglio(13), che elenca i prodotti a duplice uso per i quali è richiesta l'autorizzazione; sottolinea la necessità di una cooperazione digitale efficace tra governi, settore privato, società civile, mondo accademico e comunità tecnica, parti sociali e altri portatori di interessi per garantire un futuro digitale sicuro e inclusivo per tutti, in linea con il diritto internazionale in materia di diritti umani.
Migranti e rifugiati
56. sottolinea l'urgente necessità di affrontare le cause profonde dei flussi migratori, come le guerre, i conflitti, i regimi autoritari, le persecuzioni, le reti di migrazione illegale, la tratta di esseri umani, il contrabbando, la povertà, le disuguaglianze economiche e i cambiamenti climatici, e di trovare soluzioni a lungo termine fondate sul rispetto dei diritti umani e sulla dignità; sottolinea la necessità di creare canali e vie legali di migrazione e di facilitare i rimpatri volontari, ove possibile, anche in linea con il principio di non respingimento;
57. chiede che sia affrontata la dimensione esterna della crisi dei rifugiati, anche trovando soluzioni sostenibili ai conflitti attraverso lo sviluppo della cooperazione e partenariati con i paesi terzi interessati; ritiene che la conformità al diritto internazionale in materia di rifugiati e diritti umani sia un elemento costitutivo essenziale per la cooperazione con i paesi terzi; sottolinea la necessità di compiere reali passi, in linea con il patto globale sulla migrazione e i rifugiati, per accrescere l'autonomia dei rifugiati, estendere l'accesso a soluzioni che prevedono il coinvolgimento di paesi terzi, migliorare le condizioni dei diritti umani nella gestione della migrazione, in particolare nei paesi di origine o di transito, e garantire un ritorno sicuro e dignitoso; chiede che l'UE e i suoi Stati membri siano pienamente trasparenti in merito alle politiche di cooperazione con i paesi terzi e all'assegnazione ad essi di fondi per la cooperazione in materia di migrazione; ritiene importante che le risorse destinate allo sviluppo e alla cooperazione non siano distolte dai loro obiettivi e non vadano a vantaggio dei responsabili delle violazioni dei diritti umani; invita l'UE a sostenere l'iniziativa dell'UNHCR intesa a porre fine all'apolidia entro il 2024 all'interno e al di fuori dell'UE;
58. denuncia la morte di rifugiati e migranti e le violazioni dei diritti umani cui sono sottoposti nel Mar Mediterraneo; denuncia inoltre gli attacchi contro le ONG che aiutano queste persone; chiede che l'UE e i suoi Stati membri aumentino l'assistenza umanitaria per le vittime di sfollamenti forzati; chiede che l'UE e i suoi Stati membri forniscano sostegno alle comunità che ospitano i rifugiati; ribadisce che l'attuazione dei patti globali sulla migrazione e sui rifugiati deve pertanto andare di pari passo con l'attuazione dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite, come stabilito negli obiettivi di sviluppo sostenibile, nonché con maggiori investimenti nei paesi in via di sviluppo;
59. sottolinea che l'emergenza climatica e una massiccia perdita di biodiversità costituiscono una grave minaccia per i diritti umani; invita la Commissione e il SEAE ad adoperarsi per una strategia dell'UE che protegga un ambiente sano, collaborando strettamente con i paesi terzi e le organizzazioni internazionali, come l'UNHCR, che ha recentemente avviato una strategia comune con il Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente (UNEP); sottolinea che, secondo le stime delle Nazioni Unite, entro il 2050 vi sarà un numero elevato di persone sfollate per motivi ambientali; ricorda gli obblighi e le responsabilità a cui devono adempiere gli Stati e gli altri soggetti responsabili per attenuare gli effetti dei cambiamenti climatici ed evitare che abbiano ripercussioni negative sui diritti umani; accoglie con favore l'impegno internazionale teso a promuovere l'integrazione delle problematiche ambientali, delle calamità naturali e dei cambiamenti climatici nel contesto dei diritti umani; invita l'UE a partecipare attivamente al dibattito internazionale su un possibile quadro normativo per la protezione delle persone sfollate a causa dell'ambiente e del clima;
Sostegno alla democrazia
60. sottolinea che l'Unione dovrebbe continuare a sostenere attivamente un pluralismo politico democratico ed efficace in seno a istituzioni favorevoli ai diritti umani, media indipendenti, parlamenti e la società civile, e dovrebbe sostenere i loro sforzi tesi a promuovere la democratizzazione in maniera adeguata al contesto, tenendo conto al contempo del contesto culturale e nazionale dei paesi terzi interessati al fine di rafforzare il dialogo e il partenariato; ricorda che i diritti umani sono un pilastro fondamentale dei processi di democratizzazione; prende atto con soddisfazione del costante impegno profuso dal Fondo europeo per la democrazia nei Balcani occidentali e nel vicinato orientale e meridionale dell'UE al fine di promuovere la democrazia e il rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali; ricorda che l'esperienza acquisita e gli insegnamenti tratti dalle transizioni alla democrazia nel quadro delle politiche di allargamento e di vicinato possono fornire un contributo positivo all'individuazione delle migliori prassi che potrebbero essere utilizzate per sostenere e consolidare altri processi di democratizzazione in tutto il mondo; rammenta che l'allargamento dell'UE si è rivelato lo strumento più efficace a sostegno della democrazia, dello Stato di diritto e dei diritti umani nel continente europeo, pertanto l'opzione dell'adesione all'UE dovrebbe rimanere aperta per i paesi che intendono aderirvi e hanno attuato riforme secondo quanto stabilito dall'articolo 49 TUE; esorta l'UE a seguire da vicino l'attuazione delle disposizioni a tutela dei diritti umani e dei diritti delle persone appartenenti a minoranze durante l'intero processo di allargamento;
61. accoglie con favore le conclusioni del Consiglio sulla democrazia del 14 ottobre 2019, quale inizio del processo di aggiornamento e potenziamento dell'approccio dell'Unione in materia di rafforzamento della democrazia; sottolinea, a tale riguardo, il ruolo dell'educazione in materia di diritti umani e democratizzazione quale strumento essenziale per consolidare tali valori sia all'interno che all'esterno dell'Unione; sottolinea l'importanza di adottare norme di finanziamento specifiche per i programmi di sostegno alla democrazia dell'UE tenendo conto della natura dei cambiamenti democratici; sottolinea la necessità di investire in risorse adeguate per migliorare il coordinamento dei programmi di sostegno alla democrazia e delle priorità strategiche; sostiene gli sforzi volti a garantire la trasparenza degli aiuti dell'UE in questo settore; si impegna a promuovere una maggiore trasparenza dei processi democratici, in particolare per quanto riguarda il finanziamento di campagne politiche e tematiche da parte di diversi attori non statali;
62. ribadisce la propria opinione positiva del costante sostegno dell'Unione ai processi elettorali e della sua prestazione di assistenza elettorale e di sostegno agli osservatori nazionali; accoglie con favore e sostiene pienamente, in tale contesto, il lavoro del gruppo per il sostegno alla democrazia e il coordinamento elettorale del Parlamento; ricorda l'importanza di un adeguato seguito alle relazioni e alle raccomandazioni delle missioni di osservazione elettorale quale modo per migliorarne l'impatto e rafforzare il sostegno dell'Unione europea agli standard democratici nei paesi interessati; sottolinea la necessità di sostenere la democrazia in tutto il ciclo elettorale attraverso programmi flessibili e a lungo termine che tengano conto della natura del cambiamento democratico; sollecita un monitoraggio rigoroso dei casi di violazione dei diritti umani nei confronti dei candidati durante i processi elettorali, in particolare contro coloro che appartengono a gruppi vulnerabili o minoranze;
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63. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al rappresentante speciale dell'UE per i diritti umani, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, al Segretario generale delle Nazioni Unite, al Presidente della 74ª sessione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, al Presidente del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, all'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani e ai capi delle delegazioni dell'UE.