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Procedura : 2020/2914(RSP)
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Testi presentati :

RC-B9-0440/2020

Discussioni :

PV 17/12/2020 - 8.3
CRE 17/12/2020 - 8.3

Votazioni :

PV 17/12/2020 - 9
PV 17/12/2020 - 15

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P9_TA(2020)0376

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Giovedì 17 dicembre 2020 - Bruxelles
Iran, in particolare il caso di Nasrin Sotoudeh, vincitrice del Premio Sacharov 2012
P9_TA(2020)0376RC-B9-0440/2020

Risoluzione del Parlamento europeo del 17 dicembre 2020 sull'Iran, in particolare il caso di Nasrin Sotoudeh, vincitrice del premio Sacharov 2012 (2020/2914(RSP))

Il Parlamento europeo,

–  viste le sue precedenti risoluzioni sull'Iran, segnatamente quelle del 13 dicembre 2018 sull'Iran, in particolare il caso di Nasrin Sotoudeh(1), e del 17 settembre 2019 sulla situazione dei difensori dei diritti delle donne e dei detenuti con doppia cittadinanza UE-iraniana(2),

–  vista la dichiarazione dell'Ufficio dell'Alto Commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite (OHCHR), del 9 dicembre 2020, sull'Iran, nella quale si chiede la liberazione di Nasrin Sotoudeh,

–  vista la dichiarazione del portavoce del Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE), del 12 dicembre 2020, sull'esecuzione di Ruhollah Zam,

–  vista la dichiarazione dell'OHCHR del 25 novembre 2020, in cui si invita l'Iran a sospendere l'esecuzione di Ahmadreza Djalali,

–  viste la dichiarazione del relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nella Repubblica islamica dell'Iran, presentata il 26 ottobre 2020, in cui si esorta all'assunzione di responsabilità relativamente alle repressioni violente delle proteste, e la sua relazione sulla situazione dei diritti umani nella Repubblica islamica dell'Iran, presentata il 21 luglio 2020,

–  visto il quinto dialogo ad alto livello UE-Iran, tenutosi il 9 dicembre 2020,

–  visti gli orientamenti dell'UE sui difensori dei diritti umani,

–  visti gli orientamenti dell'UE sulla pena di morte, la tortura e la libertà di espressione,

–  vista l'assegnazione del premio Sacharov per la libertà di pensiero a Nasrin Sotoudeh nel 2012,

–  vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948,

–  visti l'articolo 144, paragrafo 5, e l'articolo 132, paragrafo 4, del suo regolamento,

A.  considerando che Nasrin Sotoudeh, vincitrice del premio Sacharov per la libertà di pensiero nel 2012, è un'avvocata, un'attivista per i diritti umani e una prigioniera politica iraniana che, negli ultimi quindici anni, si è battuta per i diritti di donne, minori, minoranze religiose, giornalisti e artisti, nonché delle persone condannate alla pena di morte, e per tale motivo è stata presa di mira e ha subito vessazioni costanti dalle autorità iraniane ed è stata arrestata e incarcerata più volte; che l'azione giudiziaria e le accuse mosse nei suoi confronti dimostrano fino a che punto la magistratura iraniana criminalizza l'attivismo per i diritti umani;

B.  considerando che Nasrin Sotoudeh è detenuta arbitrariamente dal 13 giugno 2018 per aver rappresentato delle donne che avevano protestato contro la legge iraniana sull'uso obbligatorio dell'hijab ed è stata condannata in contumacia, nel marzo 2019, a 33 anni di reclusione e 148 frustate; che in numerose occasioni gli esperti delle Nazioni Unite hanno espresso gravi preoccupazioni in merito all'arbitrarietà della sua attuale detenzione e hanno chiesto il suo rilascio;

C.  considerando che Nasrin Sotoudeh è stata temporaneamente rilasciata il 7 novembre 2020 a seguito del risultato positivo di un test per la COVID-19; che il 2 dicembre 2020 le è stato ordinato di fare ritorno alla prigione di Qarchak, un centro di detenzione femminile di Teheran noto per le condizioni di detenzione crudeli e disumane; che tale decisione delle autorità iraniane potrebbe avere conseguenze potenzialmente letali per lei e proroga ulteriormente la sua detenzione arbitraria, in violazione degli obblighi che incombono all'Iran ai sensi del diritto internazionale in materia di diritti umani;

D.  considerando che la famiglia, i parenti e gli amici di Nasrin Sotoudeh, in particolare il marito Reza Khandan, sono stati presi di mira dalle autorità iraniane, intenzionate a metterli a tacere e a fermare tutte le campagne a favore del rilascio di Nasrin Sotoudeh;

E.  considerando che l'arresto di Nasrin Sotoudeh si inquadra in un'intensificata repressione contro i difensori dei diritti delle donne in Iran; che i difensori dei diritti delle donne che si battono attivamente per rafforzare l'emancipazione e i diritti delle donne sono oggetto di molestie e arresti e detenzioni arbitrari e che i loro diritti a un processo equo e giusto sono violati;

F.  considerando che Ahmadreza Djalali, un medico, accademico e professore iraniano-svedese con una cattedra presso l'Università VUB in Belgio e l'Università degli Studi del Piemonte Orientale in Italia, che è stato condannato a morte con l'accusa pretestuosa di spionaggio nell'ottobre 2017, sarebbe stato trasferito in isolamento in preparazione della sua esecuzione, nonostante le constatazioni ampiamente diffuse che confermano l'estrema iniquità del suo processo e nonostante la sua condanna sia basata su una confessione forzata ottenuta sotto tortura; che Ahmadreza Djalali ha ricevuto minacce di morte rivolte a sé e ai suoi familiari in Svezia e in Iran da parte di funzionari iraniani; che, in una lettera inviata dal carcere politico di Evin, ha scritto che la ragione alla base della sua detenzione è il suo essersi opposto a compiere azioni di spionaggio per l'Iran contro le istituzioni europee; che il 24 novembre 2020 Ahmadreza Djalali è stato informato del fatto che la sua esecuzione era imminente;

G.  considerando che il 12 dicembre 2020 il giornalista Ruhollah Zam è stato giustiziato per impiccagione a seguito di una affrettata decisione della Corte suprema dell'8 dicembre 2020, che ha confermato la pena capitale nei suoi confronti per vaghe accuse di "corruzione sulla Terra", sostenute da confessioni ottenute con la forza; che Ruhollah Zam, il quale aveva ottenuto asilo in Francia nel 2009 e gestiva un popolare canale Telegram in cui si rivolgevano critiche alle autorità iraniane, è stato attirato in Iraq, rapito e portato in Iran dalle autorità iraniane; che la sua esecuzione per aver esercitato il diritto alla libertà di espressione rappresenta una palese violazione del diritto internazionale in materia di diritti umani;

H.  considerando che Fariba Adelkhah, cittadina dell'UE, accademica di spicco franco-iraniana e direttrice di ricerca presso l'Università Sciences Po di Parigi, è detenuta arbitrariamente dal giugno 2019 presso la prigione di Evin;

I.  considerando che cittadini con doppia cittadinanza dell'UE e iraniana continuano a subire arresti, accompagnati da lunghi periodi di isolamento e interrogatori, dalla mancata garanzia di un processo equo e giusto e dal mancato accesso a quest'ultimo, nonché da condanne a lunghe pene detentive fondate su accuse vaghe o non precisate che adducono motivi di "sicurezza nazionale" e "spionaggio"; che l'Iran non riconosce la doppia nazionalità, il che limita l'accesso delle ambasciate estere ai propri cittadini detenuti nel paese;

J.  considerando che i tribunali iraniani non sono in grado di garantire un processo equo e giusto, negando l'accesso all'assistenza legale, in particolare durante le indagini, e le visite consolari, delle Nazioni Unite o di organizzazioni umanitarie; che le sentenze della magistratura iraniana sono spesso basate su vaghe o imprecisate accuse di pregiudizio alla sicurezza nazionale e spionaggio; che non esistono meccanismi indipendenti per garantire l'assunzione di responsabilità all'interno del sistema giudiziario e che permangono profonde preoccupazioni in merito alla politicizzazione dei giudici;

K.  considerando che in Iran le proteste della società civile contro la povertà, l'inflazione, la corruzione e l'autoritarismo politico sono state oggetto di severa repressione da parte delle autorità iraniane; che i servizi di intelligence iraniani hanno intensificato la repressione contro i lavoratori della società civile e i difensori dei diritti umani, gli avvocati, gli attivisti ambientali, i difensori dei diritti delle donne, gli studenti, i giornalisti, gli insegnanti, i conducenti di mezzi pesanti e gli attivisti pacifici;

L.  considerando che gli esperti in materia di diritti umani delle Nazioni Unite hanno chiesto all'Iran di garantire i diritti dei difensori e degli avvocati dei diritti umani che sono stati incarcerati per aver sostenuto pubblicamente le proteste contro l'uso obbligatorio dell'hijab in Iran e hanno ribadito profonde preoccupazioni in merito alle continue esecuzioni di minori autori di reati in Iran;

M.  considerando le numerose segnalazioni sulle condizioni disumane e degradanti delle carceri e sulla negazione di un accesso adeguato alle cure mediche durante la detenzione allo scopo di intimidire i detenuti, punirli o esercitare pressioni su di essi, in violazione delle norme minime standard delle Nazioni Unite per il trattamento dei detenuti;

N.  considerando che dozzine di difensori dei diritti umani, giornalisti, avvocati e attivisti continuano a rimanere dietro le sbarre a causa dell'attivismo pacifico e sono stati esclusi dalla clemenza e dai rilasci temporanei attuati durante la pandemia di COVID-19 per ridurre il sovraffollamento nelle carceri;

O.  considerando che il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nella Repubblica islamica dell'Iran, nella sua relazione annuale presentata all'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 21 luglio 2020, ha espresso costernazione per il continuo ricorso alla pena di morte da parte dell'Iran e per le elevate cifre relative alle esecuzioni e ha affermato che le segnalazioni ricevute mostrano una costante tendenza a limitare la libertà di espressione e una continua discriminazione nei confronti delle minoranze e delle donne;

P.  considerando che, nella stessa relazione, il relatore speciale delle Nazioni Unite afferma che, nonostante le prove chiare a sostegno del fatto che, durante le proteste del novembre 2019, le forze di sicurezza iraniane abbiano esercitato una forza eccessiva e letale che ha causato la morte di oltre 300 persone, tra cui donne e bambini, a distanza di quasi un anno le autorità iraniane non hanno condotto un'indagine conforme alle norme internazionali;

Q.  considerando che il ricorso alla pena di morte contro i manifestanti è in aumento e che si riscontra una linea d'azione ricorrente che prevede l'ottenimento di cosiddette confessioni sotto tortura, a seguito del quale i manifestanti sono giustiziati senza informare i loro avvocati o i loro familiari, come avvenuto nel caso della star del wrestling Navid Afkari, giustiziato il 12 settembre 2020 sulla base di accuse da lui interamente negate; che i suoi fratelli sono ancora in carcere e sono stati condannati a lunghe pene detentive per aver partecipato a proteste antigovernative;

R.  considerando che il Parlamento ha approvato una risoluzione in cui si chiede l'istituzione di un'unità StratCom del SEAE dedicata al Medio Oriente, e in particolare all'Iran;

S.  considerando che le tecnologie di sorveglianza di massa sono utilizzate per sedare le proteste online e nelle strade, anche mediante la censura online; che i mezzi di informazione statali hanno condotto campagne di disinformazione contro i manifestanti e i difensori dei diritti umani, con la partecipazione di figure nazionali di spicco, al fine di distorcere le proteste del novembre 2019;

1.  condanna fermamente la detenzione arbitraria, la pena pronunciata e, recentemente, il ritorno in carcere della difensora dei diritti umani e avvocata Nasrin Sotoudeh e chiede con urgenza alle autorità della Repubblica islamica dell'Iran di rilasciarla immediatamente e senza condizioni e di permetterle di ricevere l'assistenza sanitaria di cui ha bisogno;

2.  condanna fermamente l'esecuzione, il 12 dicembre 2020, di Ruhollah Zam, giornalista residente in Francia direttore del canale Amad News Telegram, e, il 12 settembre 2020, del lottatore Navid Afkari; esprime le sue più sentite condoglianze alle famiglie, agli amici e ai colleghi; invita l'UE e le istituzioni dei suoi Stati membri a fornire una protezione più efficace ai cittadini iraniani che risiedono nell'UE e sono soggetti a vessazioni e minacce da parte dei servizi segreti iraniani;

3.  invita l'Iran a sospendere immediatamente l'imminente esecuzione dell'accademico iraniano-svedese Ahmadreza Djalali, a liberarlo e a risarcirlo nonché a cessare di minacciare la sua famiglia in Iran e in Svezia; condanna inoltre con fermezza la sua tortura, detenzione arbitraria e condanna a morte; osserva che il 24 novembre 2020 il dottor Djalali è stato informato dell'ordine di esecuzione della sentenza emesso dalla procura ed è stato trasferito in isolamento nella sezione 209 del carcere di Evin; ribadisce gli appelli rivolti al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) e agli Stati membri dell'UE affinché adottino misure urgenti per far sì che siano bloccati tutti i piani di esecuzione di Ahmadreza Djalali, sia revocata la sua condanna a morte e ne venga garantito l'immediato rilascio;

4.  invita tutti gli Stati membri dell'UE a formulare congiuntamente dichiarazioni pubbliche e a intraprendere iniziative diplomatiche per monitorare i processi iniqui e visitare le carceri in cui sono detenuti i difensori dei diritti umani e altri prigionieri di coscienza, compresi i cittadini dell'UE in Iran, conformemente agli orientamenti dell'UE sui difensori dei diritti umani;

5.  invita il governo dell'Iran a rilasciare immediatamente e senza condizioni le centinaia di persone arbitrariamente detenute per aver esercitato pacificamente i propri diritti alla libertà di opinione e di espressione, tra cui manifestanti, giornalisti, operatori dei media, dissidenti politici, artisti, scrittori e difensori dei diritti umani, compresi avvocati, difensori dei diritti delle donne, attivisti dei diritti dei lavoratori, attivisti dei diritti delle minoranze, conservazionisti, attivisti contro la pena di morte e altri, tra cui coloro che chiedono verità, giustizia e risarcimento per le esecuzioni extragiudiziali di massa degli anni 1980; sottolinea che, in attesa del loro rilascio, le autorità iraniane devono garantire il loro benessere fisico e mentale;

6.  esorta l'Iran a ritirare immediatamente tutte le accuse e a eliminare tutte le restrizioni di viaggio nei confronti di tutti i cittadini iraniani-europei con doppia cittadinanza che sono sottoposti a detenzione arbitraria e ad altre misure restrittive, come nei casi di Fariba Adelkhah, Nahid Taghavi, Kameel Ahmady e Nazanin Zaghari-Ratcliffe; ribadisce la sua richiesta di rilascio immediato e incondizionato di Kamran Ghaderi, Massoud Mossaheb e Morad Tahbaz, attualmente detenuti nelle carceri iraniane, e denuncia, ancora una volta, l'incessante pratica della magistratura iraniana di imprigionare cittadini iraniani con doppia cittadinanza iraniana e dell'UE a seguito di processi iniqui e il diniego dell'accesso al sostegno consolare;

7.  esprime preoccupazione per l'aggressione fisica ai danni della difensora dei diritti umani Golrokh Iraee e per il suo trasferimento forzato, il 13 dicembre 2020, nel carcere di Evin; chiede l'immediato chiarimento della sua situazione e reitera la sua richiesta di rilascio;

8.  condanna con la massima fermezza la repressione dei diritti alla libertà di espressione, associazione e riunione pacifica; esorta le autorità iraniane a garantire la piena attuazione del Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici, di cui è parte, e a garantire il diritto di tutti i detenuti a un processo equo, compreso il diritto a essere rappresentati da un avvocato di propria scelta;

9.  condanna le restrizioni dello spazio civile, il ricorso alla pena di morte come arma di repressione politica, le amputazioni, le fustigazioni e altre pene crudeli e inumane previste dal codice penale iraniano, le condizioni di detenzione crudeli e inumane, le confessioni estorte con la tortura o i maltrattamenti e il processo di civili dinanzi ai tribunali rivoluzionari; denuncia l'uso della pena di morte come deterrente contro il dissenso pacifico, l'attivismo per i diritti umani e il diritto di esercitare la libertà di espressione; invita il governo iraniano a dichiarare una moratoria immediata su tutte le esecuzioni in sospeso in vista della piena abolizione della pena di morte;

10.  prende atto dei progressi compiuti dalle donne iraniane nei campi dell'istruzione, della scienza e della ricerca, esemplificati dal fatto che le donne rappresentano la maggioranza degli studenti nelle università iraniane; esorta la Repubblica islamica dell'Iran a eliminare, di diritto e di fatto, ogni forma di discriminazione e altre forme di violazione dei diritti umani contro le donne e le ragazze; sostiene con forza le donne iraniane e i difensori dei diritti umani che continuano a difendere i diritti umani nonostante le difficoltà e le ripercussioni personali di cui sono vittime;

11.  invita le autorità iraniane ad affrontare tutte le forme di discriminazione contro le persone appartenenti a minoranze etniche e religiose, compresi i cristiani e i baha'i, e le persone LGBTI, e a rilasciare immediatamente e incondizionatamente tutte le persone incarcerate per aver esercitato il loro diritto alla libertà di religione o di credo o di orientamento sessuale;

12.  chiede l'istituzione di un'inchiesta condotta dall'ONU sui crimini ai sensi del diritto internazionale e su altre gravi violazioni dei diritti umani commessi durante le proteste del novembre 2019 e del gennaio 2020; esorta l'UE e i suoi Stati membri ad adottare misure restrittive mirate contro i funzionari responsabili di tali violazioni;

13.  sostiene con forza le aspirazioni del popolo iraniano che vuole vivere in un paese libero, stabile, inclusivo e democratico che rispetti i propri impegni nazionali e internazionali in materia di diritti umani e libertà fondamentali; invita le autorità iraniane a garantire indagini indipendenti e imparziali su tutti i decessi avvenuti nell'ambito di tali proteste, su tutte le persone sospettate di avere responsabilità penale per l'uccisione di manifestanti e su tutti i casi di vittime sottoposte a continue sparizioni forzate ed esecuzioni extragiudiziali; chiede inoltre alle autorità iraniane di riesumare e restituire i resti delle vittime alle loro famiglie, di identificare e perseguire i colpevoli e di fornire mezzi di ricorso efficaci alle vittime;

14.  accoglie con favore l'adozione da parte del Consiglio del meccanismo sanzionatorio dell'UE in materia di diritti umani, la cosiddetta legge Magnitsky, quale importante strumento dell'UE per sanzionare i trasgressori dei diritti umani; chiede misure mirate contro i funzionari iraniani che hanno commesso gravi violazioni dei diritti umani, incluse le recenti esecuzioni di Ruhollah Zam e Navid Afkari e la detenzione arbitraria di persone con doppia cittadinanza e di cittadini stranieri in Iran, nonché contro coloro che sono coinvolti in abusi particolarmente gravi dei diritti umani, tra cui giudici che hanno condannato a morte giornalisti, difensori dei diritti umani, dissidenti politici e attivisti;

15.  ritiene che saranno necessarie ulteriori sanzioni mirate se le autorità iraniane non libereranno il dottor Djalali, come richiesto dall'UE e dai suoi Stati membri;

16.  invita il Consiglio a sollevare la questione delle violazioni dei diritti umani quale componente fondamentale della sua cooperazione bilaterale con l'Iran, in linea con la dichiarazione congiunta concordata dal VP/AR e dal ministro degli esteri iraniano nell'aprile 2016; invita il SEAE a continuare a includere i diritti umani, in particolare la situazione dei difensori dei diritti umani, nel contesto del dialogo ad alto livello UE-Iran e chiede con forza alle autorità iraniane di porre fine a tutti gli atti intimidatori e a tutte le rappresaglie contro i difensori dei diritti umani per avere avuto contatti con funzionari dell'UE e delle Nazioni Unite;

17.  invita il SEAE e gli Stati membri dell'UE a sostenere pienamente i vincitori del Premio Sacharov attraverso le loro rappresentanze diplomatiche e consolari e istituendo una task force interistituzionale interna a sostegno dei vincitori del Premio Sacharov che sono a rischio; è del parere che il sostegno ai vincitori del Premio Sacharov in condizioni di rischio debba essere rafforzato da parte delle delegazioni dell'UE;

18.  chiede che il SEAE rafforzi le sue capacità di contrastare l'interferenza e la disinformazione iraniane sul suolo europeo; esorta le autorità iraniane a revocare la censura dei servizi e dei contenuti online e a desistere dal ricorrere all'oscuramento di internet, pratiche incompatibili con i diritti umani internazionali;

19.  invita l'UE e i suoi Stati membri a trattare la questione della particolare vulnerabilità delle donne impegnate nella difesa dei diritti umani ricorrendo ad adeguate misure di protezione che le ripari dai rischi specifici e di genere cui sono esposte;

20.  invita le autorità iraniane a rivolgere un invito permanente di visita a tutte le procedure speciali del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite e a cooperare in modo proattivo; le esorta a garantire in particolare che il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nella Repubblica islamica dell'Iran sia autorizzato a entrare nel paese;

21.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al Servizio europeo per l'azione esterna, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, alla guida suprema della Repubblica islamica dell'Iran, nonché al Presidente della Repubblica islamica dell'Iran e ai membri del Majlis iraniano.

(1) GU C 388 del 13.11.2020, pag. 127.
(2) Testi approvati, P9_TA(2019)0019.

Ultimo aggiornamento: 16 marzo 2021Note legali - Informativa sulla privacy