Risoluzione del Parlamento europeo del 21 gennaio 2021 sugli ultimi sviluppi relativi all'Assemblea nazionale del Venezuela (2021/2508(RSP))
Il Parlamento europeo,
– viste le sue precedenti risoluzioni sul Venezuela, in particolare quella del 31 gennaio 2019 sulla situazione in Venezuela(1), quella del 16 gennaio 2020 sulla situazione in Venezuela in seguito all'elezione illegale della nuova presidenza e del nuovo Ufficio di presidenza dell'Assemblea nazionale (golpe parlamentare)(2) e quella del 10 luglio 2020 sulla situazione umanitaria in Venezuela e la crisi migratoria e dei rifugiati(3),
– viste le dichiarazioni rilasciate dal vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) il 6 gennaio 2021 e il 7 dicembre 2020 sul Venezuela e sulle elezioni dell'Assemblea nazionale avvenute il 6 dicembre 2020, nonché le precedenti dichiarazioni rilasciate dal portavoce del VP/AR il 4 e il 16 giugno 2020 sugli ultimi sviluppi in Venezuela,
– viste le dichiarazioni del Gruppo di contatto internazionale dell'8 dicembre 2020 sulle elezioni dell'Assemblea nazionale venezuelana avvenute il 6 dicembre 2020, del 16 giugno 2020 che ha respinto in quanto illegittima la designazione del nuovo direttivo del Consiglio elettorale nazionale da parte della Corte suprema e del 24 giugno 2020 sul peggioramento della crisi politica in Venezuela,
– viste le recenti dichiarazioni del Gruppo di Lima, in particolare quella del 5 gennaio 2021,
– vista la dichiarazione della sua commissione per gli affari esteri dell'11 giugno 2020 sugli attacchi all'Assemblea nazionale del Venezuela,
– vista la dichiarazione del 2 dicembre 2020 dei copresidenti del suo gruppo per il sostegno alla democrazia e il coordinamento elettorale sul mancato riconoscimento da parte del Parlamento europeo delle elezioni legislative in Venezuela del 6 dicembre 2020,
– viste le recenti dichiarazioni del Segretario generale dell'Organizzazione degli Stati americani sulla situazione in Venezuela,
– vista la decisione (PESC) 2020/898 del Consiglio, del 29 giugno 2020, che modifica la decisione (PESC) 2017/2074 concernente misure restrittive in considerazione della situazione in Venezuela(4), che aggiunge 11 funzionari venezuelani di spicco all'elenco delle persone soggette a misure restrittive,
– vista la prima relazione della missione internazionale indipendente di accertamento dei fatti delle Nazioni Unite sulla Repubblica bolivariana del Venezuela, pubblicata il 16 settembre 2020,
– vista la conferenza internazionale dei donatori organizzata il 26 maggio 2020 per esprimere solidarietà ai rifugiati e ai migranti venezuelani nell'America latina e nei Caraibi,
– vista la Costituzione venezuelana,
– visto lo Statuto di Roma della Corte penale internazionale (CPI),
– vista la relazione della CPI, del 14 dicembre 2020, dal titolo "Attività di esame preliminare (2020) – Venezuela I",
– visto l'articolo 132, paragrafi 2 e 4, del suo regolamento,
A. considerando che le elezioni parlamentari illegali e illegittime tenutesi in Venezuela il 6 dicembre 2020 si sono svolte senza soddisfare le norme minime internazionali per un processo credibile e senza rispettare il pluralismo politico, la democrazia, la trasparenza e lo Stato di diritto; che l'affluenza alle urne è stata estremamente scarsa e che quindi è emerso in modo evidente il rifiuto delle elezioni da parte del popolo venezuelano; che le forze democratiche in Venezuela hanno deciso all'unanimità di non partecipare a tale farsa elettorale; che l'accordo è stato firmato da 27 partiti politici, fra cui i quattro maggiori partiti all'opposizione: Voluntad Popular, Primero Justicia, Acción Democrática e Un Nuevo Tiempo; che le elezioni non hanno rispettato i requisiti imposti dalla legislazione venezuelana;
B. considerando che la comunità internazionale, fra cui l'Unione europea, il Gruppo di contatto internazionale, il Gruppo di Lima e gli Stati Uniti, ha respinto lo svolgimento delle elezioni parlamentari del 2020 in ragione della totale assenza di condizioni libere ed eque e non ha riconosciuto i risultati di tale processo elettorale quale esito legittimo o rappresentativo della volontà del popolo venezuelano; che tali elezioni illegali hanno ulteriormente ridotto al minimo assoluto lo spazio democratico nel paese e hanno creato gravi ostacoli alla risoluzione della crisi politica in Venezuela;
C. considerando che il 26 dicembre 2020 l'Assemblea nazionale legittima eletta nel 2015 e presieduta da Juan Guaidó ha adottato una legislazione volta a prorogare il proprio mandato costituzionale e amministrativo di un anno, fino allo svolgimento di elezioni libere, eque, verificabili e democratiche in Venezuela;
D. considerando che il 13 giugno 2020 la Corte suprema illegittima ha nominato nuovi membri del Consiglio elettorale nazionale, pur non avendo alcuna competenza giuridica per farlo; che, in virtù degli articoli 187 e 296 della Costituzione venezuelana, tali nomine sono di sola ed esclusiva competenza dell'Assemblea nazionale, un organo democraticamente eletto dai cittadini venezuelani; che la comunità internazionale non ha riconosciuto alcuna decisione o sentenza adottata unilateralmente dai suddetti organi illegittimi; che anche i funzionari responsabili di tali decisioni sono stati inseriti nell'elenco delle sanzioni del Consiglio;
E. considerando che nel luglio 2020 l'Ufficio dell'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, guidato da Michelle Bachelet, ha constatato che le decisioni della Corte suprema riducono la possibilità di creare le condizioni per processi elettorali democratici e credibili e che le suddette decisioni giudiziarie nominano nuovi rettori del Consiglio elettorale nazionale senza il consenso di tutte le forze politiche;
F. considerando che il 10 gennaio 2019 Nicolás Maduro ha illegittimamente usurpato il potere presidenziale dinanzi alla Corte suprema, violando l'ordine costituzionale;
G. considerando che il 23 gennaio 2019 il Presidente legittimamente e democraticamente eletto dell'Assemblea nazionale, Juan Guaidó, ha prestato giuramento come Presidente ad interim del Venezuela, a norma dell'articolo 233 della Costituzione venezuelana;
H. considerando che l'UE e il Parlamento europeo hanno ripetutamente chiesto il ripristino della democrazia e dello Stato di diritto in Venezuela attraverso un processo politico credibile; che Nicolás Maduro ha pubblicamente respinto la possibilità di tenere con urgenza elezioni presidenziali, legislative e locali libere, eque, trasparenti, inclusive e credibili in risposta alle richieste del VP/AR, del Gruppo di contatto internazionale e del Parlamento europeo;
I. considerando che, nella sua risoluzione del 31 gennaio 2019, il Parlamento europeo ha riconosciuto Juan Guaidó come legittimo Presidente ad interim della Repubblica bolivariana del Venezuela, conformemente alla Costituzione venezuelana;
J. considerando che 25 dei 27 Stati membri hanno riconosciuto Juan Guaidó come il solo Presidente ad interim legittimo del paese fino a quando non saranno indette nuove elezioni presidenziali libere, trasparenti e credibili per ripristinare la democrazia; che molti altri Stati democratici hanno fatto lo stesso;
K. considerando che il 12 novembre 2020 il Consiglio ha prorogato fino al 14 novembre 2021 le misure restrittive dell'UE nei confronti del Venezuela; che tali misure comprendono un embargo sulle armi e attrezzature destinate alla repressione interna, nonché il divieto di viaggio e il congelamento dei beni nei confronti di 36 leader e alti funzionari venezuelani;
L. considerando che nel 2017 il Parlamento europeo ha conferito il premio Sacharov per la libertà di pensiero all'opposizione democratica e ai prigionieri politici in Venezuela;
M. considerando che la COVID-19 ha aggravato ulteriormente la situazione già molto tesa nel paese; che il crollo del sistema sanitario, l'iperinflazione, la grave penuria di cibo e medicinali e una crisi umanitaria disastrosa hanno costretto circa almeno un sesto della popolazione ad abbandonare il paese, contando oltre cinque milioni e mezzo di venezuelani che hanno lasciato il paese entro la fine del 2020;
N. considerando che il 14 dicembre 2020, previa valutazione dettagliata e analisi delle informazioni disponibili, la Procura della CPI ha annunciato, prima della pubblicazione della sua relazione preliminare, che sussistono motivi ragionevoli per ritenere che le autorità civili, i membri delle forze armate e le persone che sostengono il governo in Venezuela siano responsabili di detenzioni, torture, stupri e/o altre forme di violenza sessuale e di persecuzione di un gruppo o di una comunità per motivi politici e possano aver commesso gravissimi crimini contro l'umanità; che una decisione definitiva sulla questione sarà presa nel primo semestre del 2021; che il 16 settembre 2020 la missione internazionale indipendente di accertamento dei fatti delle Nazioni Unite sul Venezuela ha riferito che il governo e le forze di sicurezza del regime avevano commesso crimini contro l'umanità, tra cui esecuzioni e torture, fatti di cui erano a conoscenza il Presidente Maduro e alcuni ministri, e ha dichiarato che lo Stato venezuelano deve assicurare che i responsabili delle esecuzioni extragiudiziali, delle sparizioni forzate, delle detenzioni arbitrarie e della tortura siano chiamati a rispondere delle loro azioni, e deve altresì impedire che si verifichino ulteriori atti di tale natura;
O. considerando che l'ultima relazione pubblicata dall'Istituto CASLA il 14 gennaio 2021 documenta la pianificazione strategica della repressione sistematica e dei continui crimini contro l'umanità commessi dal regime e rivela l'esistenza di nuovi modelli di tortura, l'aumento delle detenzioni clandestine illegali e dei centri di tortura, nonché le ingerenze di altri Stati nell'istigazione e nell'esecuzione di tali crimini; che la suddetta relazione sottolinea altresì le condizioni disumane in cui i prigionieri politici sono detenuti nel sottosuolo ed esposti a continue torture fisiche e psicologiche, in violazione delle regole minime standard per il trattamento dei detenuti adottate dal primo congresso delle Nazioni Unite sulla prevenzione del crimine e il trattamento dei trasgressori, svoltosi a Ginevra nel 1955, e approvate dal Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite con le risoluzioni n. 663 C (XXIV) del 31 luglio 1957 e n. 2076 (LXII) del 13 maggio 1977;
P. considerando che il 3 gennaio 2021 Salvador Franco, prigioniero politico e indigeno del gruppo etnico dei Pemón, è deceduto per malattia in una prigione venezuelana, senza aver ricevuto alcuna assistenza medica, sebbene nel novembre 2020 fosse stato emesso un ordine del tribunale per il suo trasferimento in ospedale, che però è stato ignorato;
Q. considerando che dal 5 gennaio 2021 il regime ha intensificato gli attacchi e le persecuzioni nei confronti dei pochi organi di informazione liberi e indipendenti ancora presenti nel paese, sequestrandone i beni e gli strumenti e costringendoli a cessare immediatamente le attività;
R. considerando che, secondo quanto affermato dalla stampa e da attivisti per i diritti umani, almeno 23 persone hanno perso la vita in uno scontro tra la polizia e le bande nella capitale venezuelana, Caracas, in un momento in cui il governo è sottoposto a controlli e indagini internazionali per omicidi commessi dalle forze di sicurezza;
1. ribadisce che, fintanto che non si terranno elezioni realmente libere, credibili, inclusive, trasparenti e pienamente democratiche in Venezuela, continuerà a considerare l'Assemblea nazionale eletta nel dicembre 2015, il suo Presidente Juan Guaidó e la sua commissione delegata, anch'essa presieduta da Juan Guaidó, quali unici organi politici democratici e rappresentativi legittimi in Venezuela, in quanto ultima espressione libera della volontà dei cittadini venezuelani in un processo elettorale; invita il Consiglio e gli Stati membri a riconoscere inequivocabilmente la continuità costituzionale della legittima Assemblea nazionale del Venezuela eletta nel 2015 e il legittimo Presidente ad interim del Venezuela, Juan Guaidó;
2. deplora e respinge le elezioni parlamentari illegali e illegittime scaturite dal processo elettorale fraudolento organizzato il 6 dicembre 2020 e ribadisce che tale processo elettorale non ha rispettato né le condizioni e le norme accettate a livello internazionale né le leggi venezuelane, non è stato un processo libero ed equo e non ha rappresentato la volontà del popolo venezuelano; non riconosce né la legittimità né la legalità dell'Assemblea nazionale fraudolenta istituita il 5 gennaio 2021 sulla base di tali elezioni non democratiche;
3. ribadisce che l'unica soluzione sostenibile della crisi multidimensionale venezuelana, che ha ripercussioni sull'intera regione, è un percorso politico, pacifico e democratico che prevede elezioni presidenziali, parlamentari, regionali e locali credibili, inclusive, libere, eque e trasparenti svolte nel rispetto delle norme internazionali, con garanzie di parità di condizioni e di partecipazione senza ostacoli per tutti i partiti politici e nel quadro di un'osservazione internazionale obiettiva;
4. esprime la sua solidarietà e il suo pieno sostegno nei confronti del popolo del Venezuela, che sta subendo gli effetti di una grave crisi umanitaria e politica, attualmente esacerbata dalla pandemia di COVID-19; richiama l'attenzione sull'allarmante crisi migratoria e le relative ripercussioni in tutta la regione ed elogia gli sforzi e la solidarietà di cui hanno dato prova i paesi vicini;
5. chiede il rilascio incondizionato e immediato degli oltre 350 prigionieri politici detenuti in Venezuela, dato confermato dal Foro Penal Venezolano e dall'Organizzazione degli Stati americani;
6. ribadisce l'obbligo di garantire appieno il rispetto e la tutela dei diritti umani in Venezuela e si impegna ad essere particolarmente vigile rispetto a qualsiasi atto di repressione, soprattutto nei confronti di membri delle forze democratiche; denuncia le minacce proferite dalla Vicepresidente dell'Assemblea nazionale costituita illegalmente, Iris Varela, di ordinare l'arresto e azioni giudiziarie nei confronti di membri dell'opposizione e del Presidente Juan Guaidó, nonché la confisca dei loro beni e la revoca della cittadinanza;
7. condanna la più recente repressione della libertà di espressione perpetrata dal regime e la chiusura di giornali e organi di informazione che non sono politicamente allineati al regime di Maduro;
8. si compiace della recente decisione del Consiglio, adottata il 29 giugno 2020, di estendere ad altre 11 persone le sanzioni mirate, una misura che non danneggia la popolazione venezuelana, e chiede che tali sanzioni siano immediatamente rafforzate e ampliate; ritiene che le autorità dell'UE debbano limitare di conseguenza i movimenti delle persone che figurano nell'elenco in questione e dei loro parenti più prossimi, nonché congelarne i beni e i visti; chiede altresì l'imposizione immediata del divieto di commercio e circolazione nell'UE dell'"oro insanguinato" proveniente dal Venezuela;
9. ribadisce l'importanza di una stretta e costante cooperazione con gli alleati internazionali, in particolare la nuova amministrazione statunitense e il Gruppo di Lima, al fine di rilanciare un ampio sforzo diplomatico internazionale per restituire la democrazia, lo Stato di diritto e la prosperità al popolo venezuelano; invita il VP/AR e il Consiglio ad attuare una politica ad alto livello coordinata con gli Stati Uniti e il Gruppo di Lima, in modo da contribuire alla definizione di un approccio strategico più completo agli sforzi diplomatici internazionali, nonché a valutare con attenzione il nuovo peggioramento della situazione in Venezuela;
10. invita l'Assemblea nazionale legittima e il suo Presidente Juan Guaidó ad assicurare una totale trasparenza nella gestione dei fondi, in modo da garantire la piena responsabilità;
11. ricorda che la crisi in Venezuela è la più sottofinanziata del mondo e chiede alla comunità internazionale di onorare gli impegni finanziari assunti e di erogare gli importi impegnati per affrontare la crisi umanitaria nel paese, come stabilito alla conferenza dei donatori;
12. sostiene pienamente le indagini della CPI sui crimini e gli atti di repressione diffusi perpetrati dal regime venezuelano; esorta l'Unione europea a sostenere l'iniziativa degli Stati parte della CPI di avviare un'inchiesta sui presunti crimini contro l'umanità commessi dal regime di Maduro, in modo che i responsabili siano chiamati a rispondere delle loro azioni;
13. sostiene fermamente l'appello del Segretario generale delle Nazioni Unite affinché sia condotta un'indagine indipendente e completa sulle uccisioni perpetrate, conformemente alle sue precedenti risoluzioni;
14. chiede l'istituzione di un gruppo di contatto tra i deputati al Parlamento europeo e i rappresentanti democraticamente eletti della commissione delegata in seno all'Assemblea nazionale, al fine di facilitare un contatto e un dialogo regolari con le forze democratiche legittime in Venezuela;
15. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, nonché al legittimo Presidente ad interim della Repubblica bolivariana del Venezuela e dell'Assemblea nazionale della Repubblica bolivariana del Venezuela, Juan Guaidó, ai governi e ai parlamenti dei paesi del Gruppo di Lima, all'Assemblea parlamentare euro-latinoamericana, al Segretario generale dell'Organizzazione degli Stati americani e al Segretario generale delle Nazioni Unite.