Risoluzione del Parlamento europeo dell'11 febbraio 2021 sulla situazione in Myanmar/Birmania (2021/2540(RSP))
Il Parlamento europeo,
— viste le sue precedenti risoluzioni sul Myanmar/Birmania e sulla situazione dei rohingya, in particolare quelle del 22 novembre 2012(1), del 20 aprile 2012(2), del 20 maggio 2010(3), del 25 novembre 2010(4), del 7 luglio 2016(5), del 15 dicembre 2016(6), del 14 settembre 2017(7), del 14 giugno 2018(8), del 13 settembre 2018(9) e del 19 settembre 2019(10),
— viste le conclusioni del Consiglio del 26 febbraio 2018 e del 10 dicembre 2018 sul Myanmar/Birmania,
— vista la decisione del Consiglio del 23 aprile 2020 di prorogare le misure restrittive vigenti nei confronti del Myanmar/Birmania per altri dodici mesi,
— visto il sesto dialogo Unione europea-Myanmar/Birmania in materia di diritti umani, svoltosi in videoconferenza il 14 ottobre 2020,
— vista la dichiarazione del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) del 1° febbraio 2021 sul Myanmar/Birmania,
— vista la dichiarazione sul Myanmar/Birmania del VP/AR a nome dell'Unione europea del 2 febbraio 2021,
— vista la relazione del Segretario generale del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla violenza sessuale connessa ai conflitti, pubblicata il 23 marzo 2018 (S/2018/250),
— viste le relazioni del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani sul Myanmar/Birmania e sulla situazione dei diritti umani dei musulmani rohingya e di altre minoranze,
— vista la relazione della UNIFFM, del 22 agosto 2019, sulla violenza sessuale e di genere in Myanmar/Birmania e l'impatto di genere dei suoi conflitti etnici (A/HRC/42/CRP.4),
— viste le relazioni del relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nel Myanmar/Birmania, dell'Ufficio dell'Alto Commissario per i diritti umani, nonché del meccanismo di vigilanza dell'ILO,
— vista l'ordinanza della Corte internazionale di giustizia del 23 gennaio 2020 relativa alla richiesta di misure provvisorie presentata dalla Repubblica della Gambia nella causa relativa all'applicazione della Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio (Gambia contro Myanmar/Birmania);
— visti le Convenzioni di Ginevra del 1949 e i relativi protocolli aggiuntivi,
— vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948,
— visti la Convenzione delle Nazioni Unite del 1951 sullo status dei rifugiati e il relativo Protocollo del 1967,
— vista la Convenzione delle Nazioni Unite per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio del 1948,
— visto l'articolo 25 del Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici (ICCPR) del 1966,
— vista la dichiarazione congiunta delle missioni diplomatiche in Myanmar/Birmania, del 29 gennaio 2021, sul sostegno alla transizione democratica del Myanmar/Birmania e sugli sforzi per promuovere la pace, i diritti umani e lo sviluppo nel paese,
— vista la dichiarazione rilasciata il 1° febbraio 2021 dal vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) sul Myanmar/Birmania,
— vista la dichiarazione dei ministri degli Esteri del G7 in data 3 febbraio 2021 sulla condanna del colpo di Stato in Myanmar/Birmania,
— visto il comunicato stampa del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sul Myanmar/Birmania, del 5 febbraio 2021,
— visto il comunicato stampa del Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres, del 4 febbraio 2021,
— vista la dichiarazione rilasciata il 1º febbraio 2021 dal presidente dell'Associazione delle nazioni del Sud-Est asiatico (ASEAN) sugli sviluppi in Myanmar/Birmania,
— visto l'ICCPR,
— viste le dichiarazioni del relatore speciale delle Nazioni Unite per il Myanmar/Birmania, Tom Andrews,
— visto l'articolo 132, paragrafo 2, del suo regolamento,
A. considerando che il 1° febbraio 2021 le forze armate del Myanmar/Birmania, note come Tatmadaw, in palese violazione della Costituzione del paese, hanno arrestato il presidente Win Myint, il consigliere di Stato Aung San Suu Kyi e una serie di membri di spicco del governo, hanno preso il potere sui rami legislativo, giudiziario ed esecutivo del governo attraverso un colpo di Stato e hanno dichiarato lo stato di emergenza per un anno;
B. considerando che, in risposta al colpo di Stato, sono scoppiate proteste in varie città del Myanmar/Birmania; che, il 7 febbraio 2021, circa 100 000 persone hanno partecipato pacificamente a una manifestazione contro il colpo di Stato a Yangon; che, dal 1º febbraio 2021 a questa parte, circa 164 politici, funzionari governativi, rappresentanti della società civile, monaci e scrittori sono stati illegalmente arrestati o messi agli arresti domiciliari; che, in risposta alle continue proteste, l'8 febbraio l'esercito ha dichiarato la legge marziale nelle principali città del paese, imponendo un coprifuoco notturno e vietando tutti i raduni di più di cinque persone;
C. considerando che il partito Lega nazionale per la democrazia (NLD) è uscito vittorioso dalle elezioni parlamentari tenutesi l'8 novembre 2020, conquistando 396 seggi su 476 (circa l'83 % di tutti i seggi disponibili); che si tratta delle seconde elezioni svolte mediante votazione dopo quasi 50 anni di dittatura militare; che il partito della Solidarietà e dello sviluppo dell'Unione (USDP), sostenuto dal Tatmadaw, ha ottenuto solo 33 seggi; che il partito NLD ha ulteriormente rafforzato la propria percentuale di voti rispetto alle elezioni del 2015, che erano state le prime elezioni democratiche in Myanmar/Birmania dal 1990 e in occasione delle quali l'NLD si era aggiudicato 360 seggi mentre l'USDP ne aveva ottenuti 41; che le forze armate si erano già rifiutate di riconoscere le elezioni del 1990, durante le quali l'NLD aveva conquistato 392 seggi su 492;
D. considerando che l'affluenza alle urne in tutte le elezioni democratiche si è costantemente attestata a circa il 70 %, il che dimostra il sostegno alla democrazia da parte del popolo del Myanmar/Birmania;
E. considerando che il nuovo parlamento doveva riunirsi per la prima volta il giorno del colpo di Stato; che il colpo di Stato militare ignora la volontà democraticamente espressa dal popolo del Myanmar/Birmania e rispecchia l'intenzione del Tatmadaw di assumere nuovamente il pieno potere sul paese, proprio come ha fatto durante il suo governo militare che si è ufficialmente concluso nel 2012, ma che in realtà non è mai terminato; che le forze armate hanno dichiarato che dopo l'attuale stato di emergenza di un anno si terranno nuove elezioni, il che implica l'assenza di una rappresentanza parlamentare per tutto il periodo in questione;
F. considerando che, malgrado il colpo di Stato, 70 deputati eletti hanno prestato giuramento parlamentare il 4 febbraio 2021, impegnandosi a continuare a svolgere la funzione parlamentare e ad adempiere al loro mandato di rappresentanti del popolo;
G. considerando che il Tatmadaw, chiaramente consapevole del basso livello di sostegno di cui gode tra la popolazione, si è rifiutato di accettare i risultati elettorali e ha evocato una diffusa frode elettorale senza presentare alcuna prova; che la commissione elettorale del Myanmar/Birmania e gli osservatori elettorali non hanno confermato le accuse del Tatmadaw; che il Tatmadaw e il suo braccio politico, l'USDP, hanno espresso crescenti accuse di irregolarità elettorali nelle ultime settimane, invitando la commissione elettorale dell'Unione di Myanmar/Birmania a intervenire; che l'esercito organizza manifestazioni a sostegno delle stesse forze armate; che, secondo le stime, 1,5 milioni di elettori appartenenti a minoranze etniche nelle zone colpite da conflitti, per la maggior parte rohingya, non hanno potuto partecipare alle elezioni; che la legge sulla cittadinanza del Myanmar/Birmania dichiara i rohingya "non cittadini" o "residenti stranieri", privandoli della cittadinanza;
H. considerando che tale colpo di Stato costituisce una chiara violazione della Costituzione del Myanmar/Birmania del 2008; che la Costituzione del Myanmar/Birmania prevede che solo il presidente possa effettivamente porre fine al governo civile; che il colpo di Stato militare del 1º febbraio 2021 è pertanto incostituzionale, in quanto il presidente Win Myint è stato arrestato illegalmente;
I. considerando che il Tatmadaw ha nominato il generale Myint Swe presidente ad interim; che il comandante in capo dell'esercito, il generale Min Aung Hlaing, che figura negli elenchi di sanzioni internazionali a causa della sua partecipazione alla persecuzione della minoranza musulmana, rimarrà probabilmente il principale responsabile decisionale;
J. considerando che, dopo il colpo di Stato, il Tatmadaw ha gravemente limitato lo spazio per la società civile e ha imposto severe restrizioni ai media, tra cui l'oscuramento completo di Internet e delle piattaforme dei social media; che il Tatmadaw è accusato dagli osservatori internazionali di utilizzare notizie false per manipolare l'opinione pubblica sul colpo di Stato; che a livello nazionale sono state applicate restrizioni ai social media e la televisione trasmette esclusivamente il canale Myawaddy, di proprietà delle forze armate;
K. considerando che le forze armate hanno l'abitudine di escludere i rivali politici e i critici accusandoli di oscuri reati; che Aung San Suu Kyi è stata arrestata e successivamente accusata di aver importato illegalmente almeno 10 apparecchi walkie-talkie; che il deposto presidente Win Myint è stato arrestato il 1° febbraio 2021 per violazione delle norme di emergenza sul coronavirus ed è accusato di aver salutato un'automobile piena di sostenitori durante la campagna elettorale dell'anno scorso; che, qualora fossero giudicati colpevoli, sia Aung San Suu Kyi sia Win Myint potrebbero essere condannati a una pena detentiva di tre anni; che il possesso di precedenti penali potrebbe impedire loro di assumere nuovamente cariche pubbliche;
L. considerando che circa 100 gruppi hanno aderito al movimento di disobbedienza civile, che ha indetto scioperi in settori quali il servizio medico;
M. considerando che il Myanmar/Birmania ha una lunga storia di lotta democratica e di repressione militare; che, sin dalla sua indipendenza dalla Gran Bretagna nel 1948, in particolare durante il lungo periodo compreso tra il 1962 e il 2015, le forze armate hanno mantenuto un rigido controllo sul potere, imponendo restrizioni a qualsiasi progresso democratico, comprese le organizzazioni della società civile, limitando i diritti umani e imprigionando attivisti dell'opposizione, tra cui Aung San Suu Kyi, vincitrice del premio Nobel per la pace del 1991, che è stata agli arresti domiciliari per gran parte del periodo compreso tra il 1989 e il 2010;
N. considerando che l'attuale costituzione è entrata in vigore nel 2008 e che, prima delle elezioni, le organizzazioni per i diritti umani avevano manifestato preoccupazione dal momento che garantisce il 25 % dei seggi del parlamento al Tatmadaw e conferisce quindi di fatto alle forze armate il potere di veto su qualsiasi ulteriore modifica costituzionale, per cui sarebbe necessario il 75 % dei voti; che la costituzione garantisce inoltre al Tatmadaw il pieno controllo delle forze di sicurezza, della polizia e dei ministeri degli Affari interni, della difesa e degli affari di frontiera;
O. considerando che, a seguito di una serie di proteste e di lotte interne, il paese ha iniziato ad aprirsi gradualmente alla democrazia all'inizio dello scorso decennio, il che ha comportato maggiori libertà civili, tra cui un lento progresso democratico, visibile nelle elezioni generali del 2015 e in diverse elezioni suppletive, tutte ampiamente vinte dal partito di opposizione NLD;
P. considerando che, data la delicata situazione generale, il Myanmar/Birmania, pur avendo un governo semi-democratico e civile dal 2015, è rimasto in una situazione fragile e tesa, dato che le forze favorevoli alla democrazia e il Tatmadaw, nonostante le opinioni ampiamente condivise su taluni progetti di sviluppo economico e riforme economiche, avevano visioni radicalmente diverse sul futuro percorso del paese;
Q. considerando che l'apertura democratica in Myanmar/Birmania, in corso dallo scorso decennio, era in gran parte riconducibile alla necessità di uno sviluppo economico del paese, dal momento che subiva da tempo severe sanzioni internazionali a causa del suo regime militare e della sua pessima situazione in materia di diritti umani; che, a seguito delle caute riforme democratiche, alcune sanzioni internazionali sono state lentamente revocate, il che ha pertanto consentito lo sviluppo economico a vantaggio di una gran parte della popolazione del Myanmar/Birmania; che il colpo di Stato ripristina la situazione precedente i processi di democratizzazione e compromette le condizioni per la concessione delle preferenze previste dal regime "Tutto tranne le armi" (Everything But Arms, EBA);
R. considerando che le violazioni dei diritti umani, in particolare ai danni della minoranza musulmana in Myanmar/Birmania – segnatamente i rohingya – che il governo del Myanmar/Birmania non ha riconosciuto come gruppo etnico del paese, sono proseguite dopo l'apertura democratica e, nel 2017, sono sfociate in atrocità, definite dalle Nazioni Unite come pulizia etnica, portando a un esodo massiccio di rifugiati verso il vicino Bangladesh; che la minoranza rohingya, nonostante i numerosi appelli della comunità internazionale, continua ancora oggi ad essere perseguitata in Myanmar/Birmania;
S. considerando che il governo del Myanmar/Birmania ha ampiamente ignorato gli appelli internazionali a porre fine alla pulizia etnica dei rohingya e a migliorare la loro situazione; che, di conseguenza, nel settembre 2019 il Parlamento ha infine sospeso Aung San Suu Kyi, allora consigliere di Stato e ministro degli affari Esteri del Myanmar/Birmania, dalle attività della comunità del premio Sacharov per i diritti umani per non essere intervenuta contro tali violazioni comprovate dei diritti umani; che da allora sono state imposte sanzioni internazionali per violazioni dei diritti umani nei confronti delle forze armate e, tra gli altri, del comandante in capo al potere, Generale Min Aung Hlaing;
T. considerando che in Myanmar/Birmania vi sono numerosi gruppi etnici, tra cui rohingya, karen, rakhine, shan e chin; che i conflitti interni hanno provocato la tragica perdita di migliaia di vite umane negli ultimi decenni; che i recenti scontri nello Stato di Karen hanno causato lo sfollamento di 4.000 persone nel solo periodo dal dicembre 2020 ad oggi; che negli ultimi anni l'esercito avrebbe commesso gravi violazioni dei diritti umani e atrocità, tra cui stupri e crimini di guerra, inducendo la Corte penale internazionale (CPI) ad avviare un'indagine con particolare riguardo alla situazione della minoranza rohingya; che l'IIFFMM ha chiesto di indagare e rinviare a giudizio il Generale Min Aung Hlaing per genocidio nel nord dello Stato di Rakhine, nonché per crimini contro l'umanità e crimini di guerra negli Stati di Rakhine, Kachin e Shan;
U. considerando che l'ordinanza della Corte internazionale di giustizia (CIG) del 23 gennaio 2020 ha fatto riferimento a misure provvisorie nella causa presentata dalla Repubblica della Gambia contro il Myanmar/Birmania riguardo alla convenzione sul genocidio e ai rohingya; che il governo del Myanmar/Birmania, difeso da Aung San Suu Kyi dinanzi alla CIG, ha definito le accuse di genocidio un quadro fuorviante e oggettivamente incompleto della situazione; che lo stesso governo ha adottato un numero limitato di misure per contrastare le violazioni dei diritti umani attraverso diverse direttive presidenziali; che non ha ancora modificato né abrogato leggi fondamentali che facilitano la discriminazione nei confronti dei rohingya, tra cui la legge sulla cittadinanza del 1982;
V. considerando che l'UE ha chiesto ripetutamente che i responsabili di tali reati rispondano dei loro atti e ha sostenuto le risoluzioni adottate dall'UNHRC il 27 settembre 2018 e dal Terzo comitato dell'Assemblea generale dell'ONU il 16 novembre 2018; che i più alti esponenti militari che hanno sovrinteso agli attacchi contro la popolazione rohingya conservano il loro posto e hanno partecipato al colpo di Stato; considerando che il Parlamento ha condannato in numerose occasioni le violazioni dei diritti umani e gli attacchi sistematici e diffusi contro la popolazione rohingya;
W. considerando che dal 2013 l'Unione europea sostiene politicamente e finanziariamente il processo di transizione democratica del Myanmar/Birmania e ha profuso enormi sforzi per promuovere la pace, i diritti umani e lo sviluppo nel paese; che nell'ottobre 2015 l'UE ha firmato, in veste di testimone internazionale, l'accordo di cessate il fuoco a livello nazionale, a dimostrazione del suo ruolo chiave nel sostenere il processo di pace; che l'Unione ha stanziato 688 milioni di EUR a sostegno dello sviluppo in Myanmar/Birmania durante il periodo 2014-2020; che il Myanmar/Birmania beneficia di preferenze commerciali nell'ambito del regime EBA, che consente l'accesso al mercato unico dell'UE in esenzione da dazi e contingenti; che il processo di dialogo rafforzato in ambito EBA era già stato avviato nel 2018, incentrandosi sul rispetto delle convenzioni in materia di diritti umani e diritti del lavoro;
X. considerando che il 23 aprile 2020 il Consiglio ha prorogato di un anno, fino al 30 aprile 2021, le misure restrittive imposte al Myanmar/Birmania, tra cui il congelamento dei beni e i divieti di viaggio nei confronti di 14 alti funzionari militari, guardie di frontiera e ufficiali di polizia del Myanmar/Birmania responsabili di violazioni dei diritti umani commesse contro la popolazione rohingya, le minoranze etniche dei villaggi e i civili negli Stati di Rakhine, Kachin e Shan; che non è stata imposta alcuna misura restrittiva nei confronti del Generale Min Aung Hlaing o del vice comandante in capo, Generale Soe Win;
Y. considerando che, secondo le stime, circa 600 000 rohingya sono rimasti nello Stato di Rakhine, dove subiscono continue politiche e pratiche discriminatorie, sistematiche violazioni dei loro diritti fondamentali e arresti arbitrari, e dove sono confinati in campi sovraffollati e privati della libertà di circolazione e hanno un accesso estremamente limitato all'istruzione e all'assistenza sanitaria;
Z. considerando che il Fondo monetario internazionale (FMI) aveva erogato al Myanmar/Birmania 350 milioni di dollari statunitensi (USD) di finanziamenti di emergenza per il coronavirus la settimana precedente il colpo di Stato;
AA. considerando che il Tatmadaw e i suoi generali sono ampiamente accusati di corruzione e intimamente connessi all'economia del Myanmar/Birmania, dal momento che detengono potenti conglomerati, controllano il commercio del paese di prodotti pregiati come giada e legname, gestiscono infrastrutture quali porti e dighe, oltre a banche, assicurazioni, ospedali, palestre e i mezzi d'informazione; che il golpe militare mette a repentaglio la continuità degli investimenti, del turismo e dei finanziamenti internazionali;
AB. considerando che il colpo di Stato ha suscitato condanne, critiche e preoccupazioni da parte di un'ampia gamma di soggetti internazionali come Stati Uniti, Regno Unito, Giappone, India, Australia e Canada; che il presidente dell'ASEAN ha rilasciato una dichiarazione che incoraggia "il dialogo, la riconciliazione e il ritorno alla normalità"; che il 5 febbraio 2021 il Presidente indonesiano, Joko Widodo, e il Primo ministro malese, Muhyiddin Yassin, hanno chiesto una riunione specifica dell'ASEAN sulla questione;
AC. considerando che il Segretario generale delle Nazioni Unite, Guterres. ha definito il colpo di Stato "assolutamente inaccettabile"; che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha rilasciato un comunicato stampa esprimendo "profonda preoccupazione" per il colpo di Stato militare nel Myanmar/Birmania, chiedendo l'immediata liberazione della leader eletta del paese, Aung San Suu Kyi, e del Presidente Win Myint; che la Cina e la Russia hanno impedito l'adozione di un testo più risoluto da parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite; che il 7 febbraio 2021 il relatore speciale delle Nazioni Unite per il Myanmar/Birmania, Tom Andrews, ha pubblicato una dichiarazione in cui esortava il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, tra gli altri soggetti interessati, a convocare immediatamente una sessione speciale;
AD. considerando che la terza Camera preliminare della Corte penale internazionale ha deciso, il 14 novembre 2019, di autorizzare un'indagine sul reato di espulsione dei rohingya dal Myanmar/Birmania al Bangladesh; considerando che, secondo la più recente relazione della UNIFFM, del 16 settembre 2019, le azioni del governo del Myanmar/Birmania continuano a iscriversi nel quadro di un attacco diffuso e sistematico ai rohingya rimasti nello Stato di Rakhine, e costituiscono atti persecutori e altri crimini contro l'umanità;
1. esprime solidarietà e sostegno al popolo del Myanmar/Birmania nella sua lotta pacifica e legittima per la democrazia, la libertà e i diritti umani;
2. condanna fermamente in quanto colpo di Stato la presa di potere militare orchestrata il 1° febbraio 2021 dal Tatmadaw sotto la guida del generale Min Aung Hlaing e invita il Tatmadaw a rispettare pienamente l'esito delle elezioni democratiche del novembre 2020 e, al fine di non compromettere tutti i progressi democratici conseguiti negli ultimi anni, a reintrodurre immediatamente il governo civile, porre fine allo stato di emergenza e consentire a tutti i parlamentari eletti di assumere il proprio mandato al fine di ripristinare l'ordine costituzionale e le norme democratiche; esorta l'UE, i suoi Stati membri e la comunità internazionale a non riconoscere i vertici dell'esercito del Myanmar/Birmania, inclusi il generale Min Aung Hlaing, il generale Soe Win e il presidente ad interim Myint Swe, e ad agire di conseguenza;
3. chiede il rilascio immediato e incondizionato del presidente Win Myint, della consigliera di Stato Aung San Suu Kyi e di tutte le altre persone che sono state illegalmente arrestate con il pretesto di false elezioni, di risultati elettorali fraudolenti o sulla base di altre accuse infondate del tutto prive di merito; ricorda al Tatmadaw che questo tipo di accuse riduce ulteriormente la sua credibilità interna e internazionale; sottolinea che l'esercito del Myanmar/Birmania deve chiarire su quale base giuridica le persone arrestate siano state incarcerate e deve altresì garantire il pieno rispetto dei loro diritti, compresa la protezione contro i maltrattamenti, e che abbiano accesso ad avvocati di loro scelta e alle loro famiglie;
4. denuncia la repressione degli attivisti indipendenti come pure delle organizzazioni dei media e della società civile messa in atto dal Tatmadaw in seguito al colpo di Stato; chiede l'immediato rilascio di tutti gli attivisti della società civile, i monaci e i giornalisti arrestati unicamente per aver espresso dissenso e insiste sul fatto che il loro diritto di protestare pacificamente contro questo colpo di Stato illegittimo non può essere ostacolato e che i civili non devono essere oggetto di rappresaglie in nessuna forma;
5. valuta positivamente l'organizzazione delle seconde elezioni generali democratiche in Myanmar/Birmania l'8 novembre 2020 e chiede a tutte le parti di rispettare rigorosamente la volontà del popolo; esorta tutte le parti a favorire la ripresa della transizione democratica in Myanmar/Birmania; insiste che entrambe le camere dell'Assemblea dell'Unione devono essere convocate immediatamente per consentire le relative procedure di insediamento e la nomina delle massime cariche del paese, in particolare il presidente, i vicepresidenti e il nuovo governo civile, in modo pienamente trasparente e democratico; ribadisce l'offerta avanzata dal VP/AR, in cui afferma che l'Unione europea è pronta a sostenere il dialogo con tutte le principali parti interessate che desiderino risolvere la situazione in buona fede e ripristinare l'ordine costituzionale nel Myanmar/Birmania;
6. invita il Tatmadaw a rispettare l'esito delle elezioni generali dell'8 novembre 2020, a porre immediatamente fine allo stato di emergenza e a trasferire il potere alle autorità civili elette; ricorda che qualsiasi accusa di irregolarità delle elezioni deve essere suffragata da prove ed essere oggetto di indagine attraverso gli opportuni canali democratici, assicurando il pieno rispetto della decisione delle autorità legittime; ritiene che l'attuale Commissione elettorale dell'Unione nominata dal Tatmadaw il 3 febbraio 2021 sia illegittima e non sia idonea a certificare l'esito di elezioni passate o future; insiste sulla necessità di reintegrare senza indugio la precedente Commissione elettorale dell'Unione;
7. esorta l'esercito e il governo democraticamente eletto del Myanmar/Birmania, sotto la guida del presidente Win Myint, ad avviare un processo libero ed equo di elaborazione e attuazione di una nuova Costituzione insieme al popolo del Myanmar/Birmania, al fine di realizzare una vera democrazia e uno Stato che operi per il benessere e la prosperità di tutti i suoi cittadini, garantendo in particolare il riconoscimento e la rappresentanza di tutti i gruppi etnici nel Myanmar/Birmania, compresi i rohingya, e che assicuri la sicurezza, la libertà, l'armonia e la pace per tutti;
8. critica fortemente la restrizione dei diritti civili e umani nonché le restrizioni alla libertà di espressione e di riunione e in tale contesto condanna fermamente anche la limitazione della libertà dei media attraverso la chiusura di internet e la limitazione e il blocco delle piattaforme dei media sociali quali Facebook e Twitter;
9. sottolinea che il blocco delle telecomunicazioni rappresenta un'ulteriore minaccia per la popolazione, oltre alla pandemia di COVID-19 in corso, come pure l'attuale conflitto interno cui prendono parte gruppi armati e che mette a repentaglio i civili in diverse parti del paese; sottolinea, pertanto, che la totalità dei servizi telefonici e internet deve riprendere immediatamente;
10. sottolinea la dichiarazione rilasciata dal VP/AR, nella quale ha dichiarato che l'Unione europea si aspetta che la sicurezza dei cittadini del Myanmar/Birmania e dei suoi Stati membri sia sempre garantita e che l'UE prenderà in considerazione tutte le opzioni a sua disposizione per garantire il mantenimento della democrazia;
11. plaude al popolo del Myanmar/Birmania che ha subito decenni di governo militare e, pur avendo beneficiato soltanto di libertà democratiche limitate, porta avanti la causa di un Myanmar/Birmania democratico e si congratula per l'impressionante affluenza alle urne, pari a circa il 70 %, alle elezioni del 2020, che è un chiaro indicatore della volontà dei suoi cittadini di partecipare al governo democratico del loro paese;
12. ribadisce il suo fermo sostegno ai difensori della società civile e della democrazia nel Myanmar/Birmania e invita l'UE e le sue istituzioni a proseguire gli sforzi volti al progresso della società civile, nonostante le limitazioni attuali e probabilmente ancora in corso imposte dall'attuale governo militare;
13. ribadisce la sua convinzione fondamentale secondo cui la democrazia, lo Stato di diritto e il rispetto dei diritti umani sono fondamentali per conseguire una crescita economica e una prosperità sostenibili e realmente inclusive;
14. ribadisce che, nonostante la sua incapacità di condannare adeguatamente le violazioni dei diritti umani nei confronti delle minoranze in Myanmar/Birmania, Aung San Suu Kyi continua a essere il simbolo del popolo del Myanmar/Birmania per quanto riguarda le aspirazioni e le ambizioni democratiche per un futuro più giusto e democratico;
15. esprime preoccupazione per l'aumento del livello di informazioni falsificate e manipolate diffuse dal Tatmadaw nel Myanmar/Birmania e considera la crescente presenza di tali notizie false nel Myanmar/Birmania come una preoccupante tendenza;
16. rammenta che il Myanmar/Birmania è tenuto a rispettare i propri obblighi e impegni in materia di principi democratici e diritti umani, che costituiscono una componente essenziale del programma "Tutto tranne le armi" (EBA); esorta la Commissione ad avviare un'indagine a norma dell'articolo 19, paragrafo 1, lettera a), del regolamento SPG al fine di sospendere le preferenze commerciali di cui il Myanmar/Birmania beneficia in taluni settori specifici, con particolare riferimento alle società detenute dai membri dell'esercito, e a tenere debitamente informato il Parlamento; esorta l'UE e i suoi Stati membri a esercitare maggiori pressioni sul Tatmadaw e ad adottare tutte le misure a propria disposizione per garantire il ritorno dei poteri alle autorità elette; invita la Commissione, senza escludere l'eventualità di misure tra cui la preparazione di sanzioni nei confronti dei responsabili del colpo di Stato, a preparare provvedimenti punitivi graduali per reagire adeguatamente alle violazioni esistenti e a eventuali ulteriori violazioni, tenendo conto nel contempo degli effetti positivi delle preferenze commerciali precedentemente concesse sulla società civile e sull'economia civile;
17. esorta la Commissione a formulare con urgenza orientamenti rivolti alle imprese con sede nell'UE per allertarle sui rischi in materia di diritti umani, reputazione e legalità insiti nell'intrattenere rapporti commerciali con le forze armate del Myanmar/Birmania; esorta vivamente le imprese stabilite nell'UE a esercitare un'attenta dovuta diligenza in materia di diritti umani e a garantire di non avere legami con le forze di sicurezza del Myanmar/Birmania, con loro singoli membri o con entità da esse possedute o controllate, e di non contribuire, direttamente o indirettamente, alla repressione militare della democrazia e dei diritti umani; invita le imprese stabilite nell'UE, comprese le imprese madri e figlie, a rivalutare con urgenza le loro relazioni commerciali in Myanmar/Birmania e a sospendere qualsiasi eventuale relazione con società collegate alle forze armate; fa riferimento agli attuali preparativi riguardo a una legislazione dell'UE in materia di dovere di diligenza delle imprese che preveda obblighi di dovuta diligenza nel settore dei diritti umani per le imprese dell'UE e per quelle operanti nel mercato unico, in modo da garantire che le imprese che contribuiscono o sono collegate a violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario in Myanmar/Birmania siano chiamate a rispondere delle loro azioni ai sensi della legislazione nazionale;
18. invita le istituzioni dell'UE e le altre organizzazioni finanziarie internazionali a monitorare attentamente le attività finanziarie del Tatmadaw e dei suoi membri e a definire il tipo di misure appropriate che potrebbero essere adottate qualora la situazione in Myanmar/Birmania non dovesse migliorare o addirittura dovesse peggiorare ulteriormente;
19. invita l'UE e gli Stati membri a promuovere il coordinamento internazionale al fine di impedire l'esportazione illegale di merci non autorizzate dal Myanmar/Birmania, soprattutto a vantaggio economico delle forze armate, e a porre fine alla produzione di beni illegali, con particolare riferimento allo sfruttamento di risorse naturali, come ad esempio il legname raccolto illegalmente;
20. invita il Consiglio a rivedere, ed eventualmente modificare, l'embargo dell'UE sugli armamenti nei confronti del Myanmar/Birmania al fine di garantire che le apparecchiature di sorveglianza e i prodotti a duplice uso che possono essere utilizzati dall'esercito nella repressione dei diritti e del dissenso siano coperti dall'embargo;
21. invita l'UE a portare avanti i programmi di aiuto rivolti ai cittadini e a fornire un sostegno maggiore laddove necessario alla luce della crisi attuale, in particolare nei settori dell'assistenza umanitaria e delle iniziative di sostegno alla democrazia; plaude alla decisione del 1° luglio 2020 in virtù della quale Austria, Finlandia, Francia, Germania, Paesi Bassi e Polonia hanno sospeso il pagamento del debito del Myanmar/Birmania per un importo pari a 98 milioni di USD, nell'ottica di aiutare il paese a gestire il grave impatto della pandemia di COVID-19; esorta gli Stati membri a garantire che gli aiuti allo sviluppo non siano erogati attraverso i canali governativi del Myanmar/Birmania, attualmente controllati dal Tatmadaw;
22. è del parere che l'ASEAN, qualora necessario, possa canalizzare gli aiuti della comunità internazionale destinati al Myanmar/Birmania, come ha fatto quando il ciclone Nargis ha devastato il paese nel 2008; incoraggia inoltre l'ASEAN a svolgere un ruolo attivo di mediazione nella crisi in atto in Myanmar/Birmania; ritiene che le missioni di osservazione elettorale possano rappresentare per l'ASEAN uno strumento efficace per sostenere il consolidamento democratico nei suoi Stati membri, dato che tali missioni conferiscono maggiore legittimità al processo elettorale;
23. invita il VP/AR ad avviare uno stretto dialogo con i partner che condividono gli stessi principi, quali Stati Uniti, Regno Unito, Giappone, India, Australia, Canada e, in particolare, i membri dell'ASEAN, e a collaborare strettamente con loro nel razionalizzare le posizioni e le iniziative al fine di adoperarsi per il ripristino di un governo civile in Myanmar quanto prima possibile;
24. invita a concedere immediatamente un accesso senza restrizioni all'intero territorio del Myanmar/Birmania agli osservatori umanitari internazionali, tra cui il rappresentante speciale dell'Unione europea per i diritti umani, il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Myanmar/Birmania e le procedure speciali del Consiglio dei diritti umani; plaude alla stretta cooperazione tra l'UE e le Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali per quanto riguarda il Myanmar/Birmania;
25. accoglie con favore la dichiarazione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite in cui si chiede l'immediato rilascio di tutte le persone detenute; invita il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ad adottare quanto prima una risoluzione che denunci il golpe del Tatmadaw e preveda conseguenze chiare, vincolanti e applicabili qualora il Tatmadaw continui a violare i processi democratici;
26. invita l'UE e i suoi Stati membri a promuovere l'adozione di una risoluzione sul Myanmar/Birmania in occasione della prossima sessione del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite;
27. invita inoltre la Cina e la Russia a impegnarsi attivamente nella diplomazia internazionale e ad assumersi le proprie responsabilità in qualità di membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, e si aspetta che svolgano un ruolo costruttivo nell'esaminare la situazione in Myanmar/Birmania;
28. plaude al Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, per essersi espresso con fermezza sulle azioni delle forze armate del Myanmar/Birmania e si compiace della dichiarazione del presidente dell'ASEAN sugli sviluppi nella Repubblica dell'Unione di Myanmar, che ha sottolineato l'importanza di "osservare i principi della democrazia, dello Stato di diritto e del buon governo, del rispetto e della tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali";
29. ricorda la natura multietnica del Myanmar/Birmania ed esorta il Tatmadaw a rispettare pienamente i diritti inalienabili di ciascuna etnia, e sottolinea che l'Unione europea continuerà a monitorare da vicino le azioni dei vertici dell'esercito nei confronti delle minoranze, in particolare i rohingya, che in passato hanno già subito enormi crudeltà; esprime, a tale proposito, la sua gratitudine e il suo rispetto al governo e alla popolazione del Bangladesh, che hanno accolto e continuano ad accogliere circa un milione di rifugiati rohingya provenienti dal Myanmar/Birmania; sottolinea con fermezza che il Myanmar/Birmania ha in ultima analisi la responsabilità per tali rifugiati e deve garantirne il rimpatrio e la reintegrazione nel paese in modo sicuro, umano e ordinato; chiede un accesso umanitario pieno e senza ostacoli al Myanmar/Birmania;
30. ribadisce la sua ferma condanna di tutte le violazioni dei diritti umani, passate e presenti, e gli attacchi diffusi e sistematici, tra cui uccisioni, vessazioni, stupri e distruzione di proprietà, che, secondo la documentazione della missione internazionale indipendente di accertamento dei fatti sul Myanmar/Birmania e dell'Ufficio dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (UNHCHR), costituiscono un genocidio, crimini contro l'umanità e crimini di guerra perpetrati dalle forze armate contro la popolazione rohingya; sottolinea che il Tatmadaw ha violato in modo costante il diritto internazionale in materia di diritti umani e il diritto internazionale umanitario;
31. accoglie positivamente la decisione del Consiglio "Affari esteri" dell'UE di reintrodurre e prorogare le sanzioni del 2018 nei confronti del personale militare e dei funzionari del Tatmadaw, della guardia di frontiera e della polizia responsabili di gravi violazioni dei diritti umani ai danni dei rohingya e si attende che tali individui siano oggetto di un monitoraggio costante nel quadro del regime di sanzioni;
32. ribadisce il suo appoggio alla decisione del procuratore capo della Corte penale internazionale di avviare un'indagine preliminare sui crimini compiuti contro i rohingya e rinnova il suo sostegno a qualsiasi iniziativa adeguata che contribuisca a garantire che i responsabili di atrocità, tra cui il generale Min Aung Hlaing e il generale Soe Win, siano chiamati a rispondere delle loro azioni;
33. esorta il Consiglio a modificare il mandato dell'attuale regime di misure restrittive per includere le violazioni della democrazia e a estendere le sanzioni mirate all'intera dirigenza dell'esercito del Myanmar/Birmania, compresi tutti coloro che hanno preso parte al colpo di Stato e altri soggetti giuridici direttamente appartenenti a chi è coinvolto nel colpo di Stato;
34. valuta molto favorevolmente il ruolo guida di cui ha dato prova l'UE nell'istituzione del meccanismo investigativo indipendente delle Nazioni Unite per il Myanmar/Birmania (IIMM), al fine di raccogliere, consolidare, preservare e analizzare le prove delle più gravi violazioni e dei più gravi crimini internazionali commessi in Myanmar/Birmania dal 2011; esorta il Myanmar/Birmania a cooperare con gli sforzi internazionali volti a garantire l'assunzione di responsabilità, anche consentendo infine all'IIMM il pieno accesso al paese; invita l'UE, i suoi Stati membri e la comunità internazionale a garantire che l'IIMM disponga del sostegno necessario, anche in termini finanziari, per adempiere al suo mandato;
35. invita il VP/AR e gli Stati membri a seguire da vicino la situazione in Myanmar/Birmania e invita il VP/AR a riferire periodicamente alla commissione per gli affari esteri del Parlamento al fine di garantire un dialogo parlamentare adeguato su questa situazione importante e preoccupante;
36. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al legittimo presidente e al legittimo governo del Myanmar/Birmania, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, alla Commissione, al rappresentante speciale dell'Unione europea per i diritti umani, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri dell'UE, ai governi e ai parlamenti degli Stati Uniti, del Regno Unito, del Giappone, dell'India, dell'Australia, del Canada e degli Stati membri dell'ASEAN, al Segretario generale dell'ASEAN, alla commissione intergovernativa dell'ASEAN sui diritti umani, al relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Myanmar/Birmania, all'Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati e al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, al Pyidaungsu Hluttaw (Assemblea dell'Unione di Myanmar), al presidente, alla consigliera di Stato e alle forze armate del Myanmar/Birmania.