Risoluzione del Parlamento europeo dell'11 febbraio 2021 sulle sfide future in relazione ai diritti delle donne in Europa: oltre 25 anni dopo la dichiarazione e la piattaforma d'azione di Pechino (2021/2509(RSP))
Il Parlamento europeo,
– visti la dichiarazione e la piattaforma d'azione di Pechino del 15 settembre 1995 e gli esiti delle relative conferenze di revisione,
– visti gli articoli 21 e 23 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea,
– visto il pilastro europeo dei diritti sociali, in particolare i principi 2, 3, 9 e 15,
– vista l'Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile, il principio del "non lasciare indietro nessuno" e in particolare l'obiettivo 1, che mira a mettere fine alla povertà, l'obiettivo 3, che mira a garantire alle persone la possibilità di una vita sana, l'obiettivo 5, che mira a conseguire l'uguaglianza di genere e a migliorare le condizioni di vita delle donne, l'obiettivo 8, che mira a realizzare una crescita economica sostenibile, e l'obiettivo 13, che mira ad adottare misure urgenti per combattere i cambiamenti climatici e le relative conseguenze,
– vista la Convenzione delle Nazioni Unite sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (CEDAW) del 18 dicembre 1979,
– vista la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica (Convenzione di Istanbul), che è entrata in vigore il 1° agosto 2014,
– viste la Convenzione (n. 100) dell'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) del 1951 sulla parità di retribuzione, la Convenzione (n. 190) dell'OIL del 2019 sulla violenza e le molestie e la Convenzione (n. 189) dell'OIL del 2013 sulle lavoratrici e i lavoratori domestici,
– visto l'"Esame dei progressi a livello regionale: sintesi regionale" a cura della Commissione economica per l'Europa delle Nazioni Unite del 20 agosto 2019,
– vista la relazione di UN Women intitolata "Gender Equality: Women's rights in review 25 years after Beijing" (Uguaglianza di genere: esame dei diritti delle donne 25 anni dopo Pechino), pubblicata il 5 marzo 2020,
– vista la relazione del Segretario generale delle Nazioni Unite alla Commissione sulla condizione femminile, sessantaquattresima sessione, dal titolo "Review and appraisal of the implementation of the Beijing Declaration and Platform for Action and the outcomes of the twenty-third special session of the General Assembly" (Esame e valutazione dell'attuazione della dichiarazione e della piattaforma d'azione di Pechino e dei risultati della ventitreesima sessione speciale dell'Assemblea generale) del 13 dicembre 2019,
– vista la relazione del Segretario generale delle Nazioni Unite alla Commissione sulla condizione femminile, sessantacinquesima sessione, dal titolo "Women's full and effective participation in decision making in public life, as well as the elimination of violence, for achieving gender equality and the empowerment of women and girls" (La partecipazione piena ed effettiva delle donne al processo decisionale nella vita pubblica e l'eliminazione della violenza per conseguire la parità di genere e l'emancipazione delle donne e delle ragazze) del 21 dicembre 2020,
– visto il documento strategico del Segretario generale delle Nazioni Unite dal titolo "The Impact of COVID-19 on Women" (L'impatto della COVID-19 sulle donne) pubblicato il 9 aprile 2020,
– vista la relazione di UN Women intitolata "From Insights to Action": Gender Equality in the Wake of COVID-19" (Dalle riflessioni all'azione: l'uguaglianza di genere nel contesto della COVID-19), pubblicata il 2 settembre 2020,
– vista la relazione dell'EIGE intitolata "Beijing +25 the fifth review of the implementation of the Beijing Platform for Action in the EU Member States" (Pechino +25: quinto esame dell'attuazione della piattaforma d'azione di Pechino negli Stati membri dell'UE), pubblicata il 5 marzo 2020,
– visto lo studio dell'EPRS dal titolo "Beijing Platform for Action, 25-year review and future priorities" (Piattaforma d'azione di Pechino, esame dopo 25 anni e priorità future) (Servizio Ricerca del Parlamento europeo, Parlamento europeo, 2020),
– vista la relazione del Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (UNFPA) dal titolo "Impact of the COVID-19 Pandemic on Family Planning and Ending Gender-based Violence, Female Genital Mutilation and Child Marriage" (Impatto della pandemia di COVID-19 sulla pianificazione familiare e l'eliminazione della violenza di genere, delle mutilazioni genitali femminili e dei matrimoni infantili), pubblicata il 27 aprile 2020,
– vista la dichiarazione dell'UNFPA dal titolo "Millions more cases of violence, child marriage, female genital mutilation, unintended pregnancy expected due to the COVID-19 pandemic" (Previsti milioni di altri casi di violenza, matrimoni infantili, mutilazioni genitali femminili e gravidanze indesiderate a causa della pandemia di COVID-19), pubblicata il 28 aprile 2020,
– viste le conclusioni del Consiglio del 9 e 10 dicembre 2019 sul tema "Parità di genere nelle economie dell'UE: la via da seguire",
– vista la comunicazione congiunta della Commissione europea e dell'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza del 25 novembre 2020 sul piano d'azione dell'UE sulla parità di genere III,
– vista la sua risoluzione del 13 febbraio 2020 sulle priorità dell'UE in vista della 64a sessione della Commissione delle Nazioni Unite sulla condizione femminile(1),
– viste la sua risoluzione del 21 gennaio 2021 sulla strategia dell'UE per la parità di genere(2) e la strategia della Commissione europea sulla parità di genere 2020-2025,
– vista la sua risoluzione del 21 gennaio 2021 sulla prospettiva di genere nella crisi COVID-19 e nel periodo successivo alla crisi(3),
– vista la sua risoluzione del 26 novembre 2020 sul divieto di fatto del diritto all'aborto in Polonia(4),
– vista la sua risoluzione del 30 gennaio 2020 sul divario retributivo di genere(5),
– vista la sua risoluzione del 23 ottobre 2020 sull'uguaglianza di genere nella politica estera e di sicurezza dell'UE(6),
– vista la sua risoluzione del 17 dicembre 2020 sulla necessità di una configurazione del Consiglio dedicata alla parità di genere(7),
– vista la sua risoluzione del 13 febbraio 2019 sull'attuale regresso dei diritti delle donne e dell'uguaglianza di genere nell'UE(8),
– vista la sua risoluzione del 13 marzo 2012 sulla partecipazione delle donne al processo decisionale politico – qualità e parità(9),
– visti il quadro finanziario pluriennale dell'UE per il periodo 2021-2027 e la sua priorità orizzontale relativa all'integrazione della dimensione di genere,
– visto l'articolo 132, paragrafo 2, del suo regolamento,
A. considerando che 189 governi di tutto il mondo, tra cui l'Unione europea e i suoi Stati membri, si sono impegnati ad adoperarsi a favore della parità di genere e dell'emancipazione di tutte le donne e le ragazze in occasione della quarta Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulle donne svoltasi a Pechino nel 1995;
B. considerando che la dichiarazione e la piattaforma d'azione di Pechino adottate in occasione della conferenza costituiscono l'agenda globale più completa per la promozione della parità di genere e sono considerate la "Carta dei diritti" internazionale delle donne, definendo i diritti delle donne come diritti umani e formulando una visione riguardo all'uguaglianza dei diritti, alla libertà e alle opportunità per tutte le donne nel mondo, che è stata riaffermata nel 2015 con l'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile fissando obiettivi e misure concrete relativamente a una serie di questioni che riguardano le donne e le ragazze;
C. considerando che dall'adozione della piattaforma di Pechino nel 1995 sono stati compiuti progressi per quanto concerne le donne e le ragazze, in particolare in Europa, ma che nel complesso i progressi sono stati inaccettabilmente lenti e che le conquiste frutto di dure lotte rischiano di regredire;
D. considerando che a causa della pandemia di COVID-19 il forum "Generazione uguaglianza" è stato rinviato alla prima metà del 2021;
E. considerando che sono trascorsi 25 anni dalla Conferenza internazionale sulla popolazione e lo sviluppo (ICPD) al Cairo, in cui 179 governi hanno adottato il programma d'azione dell'ICPD, assumendo un impegno globale a favore della salute sessuale e riproduttiva e dei relativi diritti in linea con la piattaforma d'azione di Pechino;
F. considerando che la Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne è entrata in vigore poco più di 40 anni fa e che, sebbene sia stata ratificata da tutti gli Stati membri dell'UE, i progressi in materia di parità tra donne e uomini sono lenti, come evidenziato dall'EIGE;
G. considerando che la Convenzione sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (Convenzione di Istanbul del Consiglio d'Europa), che è lo strumento più completo per contrastare la violenza contro le donne in Europa, è stata aperta alla firma 10 anni fa, ma non è stata ancora ratificata da tutti gli Stati membri dell'UE né l'UE vi ha aderito;
H. considerando che il 2021 ha segnato il 10º anniversario della Convenzione di Istanbul del Consiglio d'Europa;
I. considerando che è necessario smantellare le strutture e gli stereotipi dannosi che perpetuano le disuguaglianze al fine di far progredire l'uguaglianza di genere; che far progredire l'uguaglianza non solo apporta benefici alla società nel suo complesso, ma è anche un obiettivo in sé;
J. considerando che le disuguaglianze di genere riguardano tutti gli aspetti del mercato del lavoro, compresi i divari in materia di occupazione, retribuzione, pensioni e assistenza, la mancanza di accesso ai servizi sociali e alla protezione sociale, posti di lavoro sempre più precari e maggiori rischi di povertà per le donne;
K. considerando che la crisi finanziaria e le sue conseguenze si sono dimostrate dannose per le donne, i diritti delle donne e l'uguaglianza di genere e hanno conseguenze a lungo termine; che le misure economiche nel periodo successivo alla crisi di COVID-19 devono tenere conto della dimensione di genere e dell'uguaglianza sociale;
L. considerando che l'impatto della crisi di COVID-19 ha un connotato di genere dato che la crisi di COVID-19 e le sue conseguenze hanno una chiara prospettiva di genere in quanto hanno avuto un impatto diverso sulle donne e sugli uomini e hanno acuito le disuguaglianze esistenti; che le donne sono colpite in modo sproporzionato dalla crisi, mentre la risposta alla crisi di COVID-19 è stata in gran parte insensibile al genere; che tale impatto si traduce in un preoccupante aumento della violenza e delle molestie di genere, in responsabilità domestiche e di assistenza non remunerate e non paritarie, nell'accesso limitato alla salute sessuale e riproduttiva e ai relativi diritti, nonché in pesanti effetti economici e lavorativi sulle donne, in particolare per gli operatori sanitari e i prestatori di assistenza;
M. considerando che i settori e le occupazioni a predominanza femminile (ad esempio, l'assistenza sanitaria, i servizi di assistenza e di emergenza, l'assistenza sociale, l'istruzione, il commercio al dettaglio, addetti alle casse, addetti alle pulizie, ecc.) e l'economia informale sono stati particolarmente colpiti dalla pandemia; che le donne che lavorano nel settore dell'assistenza sanitaria sono potenzialmente più esposte al rischio di infezioni rispetto agli uomini, in quanto rappresentano il 76 % degli operatori sanitari nell'UE(10);
N. considerando che, data l'esistenza di soffitti di cristallo, le donne non sono coinvolte quanto gli uomini nei processi decisionali; che la condivisione paritaria del potere tra uomini e donne non è stata ancora raggiunta nella maggior parte degli Stati membri dell'UE all'interno dei gabinetti di governo, dei parlamenti, della pubblica amministrazione, delle task force per la COVID-19 e dei consigli di amministrazione delle società;
O. considerando che le donne si trovano ad affrontare disuguaglianze e discriminazioni intersezionali legate anche alla loro origine razziale, etnica o sociale, all'orientamento sessuale, all'identità e all'espressione di genere, alla religione o alle convinzioni personali, allo status di soggiorno e alla disabilità e che occorre impegnarsi per far fronte a tutte le forme di discriminazione per raggiungere la parità di genere per tutte le donne; che le politiche dell'UE devono rafforzare il loro approccio intersezionale per affrontare la dimensione istituzionale, strutturale e storica della discriminazione; che lo svolgimento di un'analisi intersezionale non solo consente di comprendere le barriere strutturali, ma fornisce anche i dati necessari per elaborare parametri di riferimento e aprire la via a politiche strategiche ed efficaci contro la discriminazione, l'esclusione e le disuguaglianze sociali sistematiche;
P. considerando che è più probabile che le donne siano esposte alla disoccupazione e abbiano uno status occupazionale incerto (ad esempio attraverso i loro contratti di lavoro), il che crea insicurezza lavorativa; che i lavoratori del settore dell'assistenza sono prevalentemente donne (76 %)(11) e tendono ad avere una retribuzione e condizioni di lavoro precarie; che le donne costituiscono la maggior parte degli utenti e dei fornitori di servizi del settore sociale e che pertanto qualsiasi mancanza di un'adeguata fornitura di tali servizi impedisce alle donne di partecipare pienamente alla forza lavoro, creando così una cecità di genere nella pianificazione, nell'elaborazione del bilancio e nell'erogazione di servizi nel settore sociale;
Q. considerando che il divario retributivo di genere è ancora pari al 14 % in Europa(12) e al 20 % a livello mondiale(13) e che il divario pensionistico di genere raggiunge il 40 % in alcuni Stati membri dell'UE; che il divario retributivo di genere conduce a un divario pensionistico che di per sé aumenta il rischio di povertà e di esclusione, in particolare tra le donne anziane e le donne monoparentali all'interno della famiglia; che le disparità salariali e la precarietà hanno un impatto diretto sulle pensioni future;
R. considerando che l'ineguale divisione del lavoro assistenziale e domestico non retribuito limita seriamente la partecipazione delle donne all'economia; che il lavoro di assistenza non retribuito delle donne è al centro del sostegno delle società durante la crisi della COVID-19, ma che le responsabilità di assistenza tengono 7,7 milioni di donne in Europa fuori dal mercato del lavoro rispetto ai 450 000 uomini(14); che le caratteristiche dell'occupazione femminile derivanti dall'assistenza non retribuita (ossia il lavoro a tempo parziale) sono un fattore significativo del divario retributivo di genere; che un numero maggiore di donne rispetto agli uomini assume responsabilità di assistenza informale a lungo termine almeno diversi giorni alla settimana o ogni giorno e che, nel complesso, le donne rappresentano il 62 % di tutte le persone che prestano assistenza informale a lungo termine nell'UE(15);
S. considerando che, a livello globale, il 35 % delle donne ha subito atti di violenza fisica e/o sessuale da parte del partner o atti di violenza sessuale da parte di una persona diversa dal partner; considerando che, durante la pandemia di COVID-19, si è registrato un drastico aumento della violenza domestica da parte del partner, fenomeno che le Nazioni Unite hanno definito la "pandemia sommersa", con un aumento del 60 % delle chiamate di emergenza da parte di donne vittime di violenza ad opera del loro partner, secondo quanto riportato tra gli Stati membri dell'Organizzazione mondiale della sanità in Europa(16);
T. considerando che le donne sono maggiormente vulnerabili alle conseguenze dei cambiamenti climatici(17); che, sebbene le donne sembrino mostrare maggiore preoccupazione per il clima nel loro comportamento rispetto agli uomini, esse continuano ad essere sottorappresentate nelle posizioni decisionali concernenti la lotta alla crisi climatica e rappresentano a livello globale solo il 32 % della forza lavoro nel settore delle energie rinnovabili(18);
U. considerando che esiste un divario di genere in tutti i settori delle tecnologie digitali, in particolare nelle tecnologie innovative come i settori dell'IA e della cibersicurezza; che gli stereotipi di genere, lo scoraggiamento culturale e la mancanza di consapevolezza e di promozione dei modelli di riferimento femminili ostacolano le opportunità delle ragazze e delle donne negli studi e nelle carriere in ambito STEM;
V. considerando che in alcuni Stati membri si riscontra un evidente regresso e sussiste il rischio che la parità di genere assuma un ruolo ancor meno rilevante nell'agenda degli Stati membri;
1. si rammarica che, nella riunione ad alto livello sul tema "Accelerare il conseguimento della parità di genere e l'emancipazione di tutte le donne e le ragazze", tenutasi il 1º ottobre 2020 durante l'Assemblea generale delle Nazioni Unite per commemorare la convenzione di Pechino, i leader mondiali di 100 paesi abbiano riconosciuto che i progressi complessivi in materia di diritti delle donne sono ben al di sotto degli impegni presi nella convenzione di Pechino del 1995;
2. sottolinea che la relazione di UN Women intitolata "Uguaglianza di genere: esame dei diritti delle donne 25 anni dopo Pechino"(19) illustra come i progressi verso la parità di genere siano di fatto incerti e, a livello globale, vi sia un'inversione rispetto ai passi in avanti duramente conseguiti;
3. rileva con preoccupazione che il quinto riesame della piattaforma d'azione di Pechino pubblicato dall'EIGE nel 2020 ha evidenziato che nessuno Stato membro europeo ha completato gli obiettivi stabiliti alla Convenzione di Pechino nel 1995; si rammarica del fatto che l'indice sull'uguaglianza 2020 dell'EIGE abbia dimostrato che i progressi nel conseguimento della parità tra donne e uomini hanno subito una battuta d'arresto e che, nonostante gli sforzi volti a migliorare la parità di genere stiano dando alcuni risultati, nell'UE permangono disparità e divari di genere persistenti in tutti i settori contemplati dalla piattaforma d'azione di Pechino;
4. sottolinea che le conseguenze sociali ed economiche della COVID-19 colpiscono in modo sproporzionato le donne e le ragazze, esacerbando le disuguaglianze di genere preesistenti e minacciando di invertire i progressi compiuti finora; sottolinea, a tale proposito, che, secondo le stime di UN Women(20), la pandemia spingerà 47 milioni in più di donne e ragazze al di sotto della soglia di povertà a livello globale, portando il totale a 435 milioni, mentre ha portato a un incremento esponenziale della violenza di genere e le donne e le ragazze stanno perdendo più rapidamente il posto di lavoro e i mezzi di sussistenza in quanto sono maggiormente esposte a settori economici duramente colpiti;
5. riconosce che un maggior numero di donne viene eletto e nominato in posizioni decisionali, ma deplora che i progressi siano lenti e che la parità sia stata raggiunta solo in alcuni Stati membri dell'UE;
6. ricorda la sua posizione del 17 dicembre 2020 e invita il Consiglio a istituire una formazione dedicata sulla parità di genere, al fine di attuare misure comuni e concrete volte ad affrontare le sfide nell'ambito dei diritti delle donne e della parità di genere e garantire che le questioni riguardanti la parità di genere siano discusse al più alto livello politico;
7. si rammarica del fatto che l'integrazione della dimensione di genere non sia applicata sistematicamente in tutti i settori politici e in tutti i programmi di finanziamento dell'UE; plaude all'introduzione dell'integrazione della dimensione di genere come priorità orizzontale nel quadro finanziario pluriennale 2021-2027; invita la Commissione a garantire l'attuazione dell'integrazione sistematica della dimensione di genere quale strategia chiave per sostenere la realizzazione della parità di genere e ad attuare un bilancio, prassi e tabelle di marcia sensibili alle tematiche di genere, in consultazione con gli esperti in materia di bilancio di genere, al fine di garantire che donne e uomini beneficino equamente della spesa pubblica a tutti i livelli del bilancio e che le prospettive delle donne siano integrate in tutti i settori, con fondi specifici per affrontare i fattori delle disuguaglianze, come la violenza contro le donne e le ragazze, anche nella distribuzione del programma Cittadini, diritti e valori, destinato alla promozione della parità di genere;
8. invita la Commissione e gli Stati membri a elaborare e attuare piani concreti e una serie di azioni, accompagnate da adeguati finanziamenti a destinazione specifica, sulla base dei dodici settori di preoccupazione definiti dalla piattaforma d'azione di Pechino, in particolare per quanto riguarda le donne e la povertà, le donne e l'economia, il potere e il processo decisionale, le donne e la violenza, le donne e l'ambiente, le donne e la salute, al fine di promuovere i diritti delle donne e l'agenda per la parità di genere, in vista del prossimo forum sulla parità di genere;
9. si rammarica dell'inasprimento, negli ultimi anni, della tendenze regressive espresse in alcuni paesi per quanto riguarda la messa in discussione della convenzione di Istanbul, la reazione contro la salute sessuale e riproduttiva delle donne e i relativi diritti e le sfide all'autonomia fisica e al controllo della fertilità; condanna con forza l'adozione della sentenza del Tribunale costituzionale che attua un divieto di fatto sull'aborto e il conseguente passo indietro per quanto riguarda la salute sessuale e riproduttiva e i relativi diritti delle donne in Polonia e le ingiustificate restrizioni eccessive all'accesso all'aborto;
10. ricorda che i diritti delle donne sono diritti umani e che sono parte inalienabile, integrale e indivisibile dei diritti umani universali, come affermato nella quarta Conferenza mondiale sulle donne;
11. esorta la Commissione e gli Stati membri a monitorare e migliorare la raccolta di dati comparabili, relativi all'età, all'origine razziale ed etnica e disaggregati per genere, al fine di migliorare l'analisi quantitativa, ed elaborare e attuare politiche dell'UE che integrino meglio una prospettiva intersettoriale di genere; sottolinea l'importanza dell'EIGE quale fornitore di dati affidabili e adeguati, disaggregati per genere, per la base del processo decisionale e l'importanza di garantire e ampliare i finanziamenti e le capacità dell'EIGE; esorta inoltre l'EIGE e tutte le altre istituzioni e agenzie competenti dell'UE a elaborare e integrare nuovi indicatori riguardanti, ad esempio, la povertà lavorativa, la povertà di tempo o il valore del lavoro di assistenza;
12. ricorda che 46 milioni di donne e ragazze con disabilità vivono nell'Unione europea e che metà di tutte le donne in età lavorativa con disabilità è economicamente inattiva; sottolinea i problemi specifici affrontati dalle donne con disabilità e ricorda che il tasso di deprivazione materiale delle donne con disabilità è grave in tutti gli Stati membri; ribadisce pertanto la necessità di integrare ulteriormente la prospettiva di genere nella futura strategia per la parità delle persone con disabilità 2021;
13. invita il Consiglio ed esorta gli Stati membri ad approvare e ad attuare la direttiva contro la discriminazione e garantire che le forme di discriminazione multiple e intersezionali siano debellate in tutti gli Stati membri dell'UE;
Donne e povertà
14. sottolinea che il genere rimane un fattore significativo nei modelli di povertà nell'UE e che, nonostante i tassi di esclusione e i divari di povertà di genere differiscano considerevolmente tra i paesi, il 23,3 % delle donne rispetto al 21,6 % degli uomini è a rischio di povertà(21); sottolinea che tale rischio aumenta notevolmente con l'età, intersecandosi con la composizione del nucleo familiare, la razza o l'origine etnica, la disabilità e la situazione occupazionale; sottolinea che il divario retributivo, pensionistico e assistenziale di genere è un fattore significativo della femminilizzazione della povertà;
15. invita la Commissione e gli Stati membri ad affrontare la femminilizzazione della povertà in tutte le sue forme, compresa la povertà in età avanzata, in particolare tenendo conto del genere nella disponibilità e nell'accesso ai diritti pensionistici, al fine di eliminare il divario pensionistico di genere, e migliorando le condizioni di lavoro nei settori a prevalenza femminile; sottolinea l'importanza di affrontare la sottovalutazione sociale, economica e culturale dei posti di lavoro in cui prevalgono le donne, la necessità di combattere tali stereotipi e la sovrarappresentazione delle donne in forme di lavoro atipico;
16. evidenzia che, oltre a superare le disuguaglianze pensionistiche e tutelare e aumentare le pensioni in generale, è indispensabile che i sistemi di sicurezza sociale continuino a esistere all'interno della sfera pubblica, integrando i principi di solidarietà e ridistribuzione e che ci si adoperi al massimo per lottare contro il lavoro precario e non regolamentato;
17. invita la Commissione a presentare una strategia di lotta alla povertà per combattere la femminilizzazione della povertà, prestando un'attenzione particolare alle famiglie monoparentali in cui il capofamiglia è una donna; invita inoltre gli Stati membri ad attuare misure sociali specifiche per lottare contro il rischio di esclusione sociale e di povertà per quanto riguarda l'accesso ad alloggi, trasporti ed energia a prezzi accessibili;
18. esorta gli Stati membri ad adottare misure specifiche volte a combattere il rischio di povertà durante la vecchiaia e invita la Commissione a includere la dimensione di genere della povertà nei suoi quadri di crescita economica e politica sociale; accoglie con favore gli indicatori disaggregati per genere nel meccanismo di monitoraggio dell'attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali; sottolinea la necessità di integrare la prospettiva di genere avvalendosi di un approccio intersezionale, in linea con i principi 2 e 3 del pilastro, e chiede un migliore coordinamento tra il pilastro europeo dei diritti sociali e il semestre europeo; invita la Commissione a sviluppare e a includere un indice sull'uguaglianza di genere nel semestre europeo per monitorare gli effetti di genere delle politiche macroeconomiche nonché delle transizioni verdi e digitali;
19. esorta la Commissione e gli Stati membri a porre le donne al centro della ripresa pandemica, al fine di contrastare l'erosione dei progressi compiuti nel colmare i divari di povertà di genere causati dalla crisi della COVID-19;
Le donne e l'ambiente
20. accoglie con favore il riconoscimento della dimensione di genere dei cambiamenti climatici sia nel piano d'azione sulla parità di genere III sia nella strategia per la parità di genere 2020-2025; sottolinea che la parità di genere è essenziale per la gestione della crisi climatica;
21. sottolinea che le donne sono potenti agenti del cambiamento; chiede all'UE e agli Stati membri di affrontare il divario di genere nelle posizioni decisionali relative all'azione per il clima a tutti i livelli della società;
22. invita la Commissione e gli Stati membri a sviluppare e promuovere obiettivi, traguardi e indicatori sensibili alla dimensione di genere, nonché a raccogliere dati disaggregati per genere in sede di pianificazione, attuazione, monitoraggio e valutazione delle politiche, dei programmi e dei progetti in materia di cambiamenti climatici e a istituire punti focali in materia di genere e cambiamenti climatici in tutte le istituzioni governative;
Donne ed economia, donne al potere e processo decisionale
23. sottolinea l'importanza di garantire la piena integrazione delle donne su un piano di parità con gli uomini in tutti i settori della società e dell'economia e di promuovere attivamente una rappresentanza equilibrata in termini di genere a tutti i livelli del processo decisionale; invita, a tale proposito, la Commissione a sbloccare in sede di Consiglio europeo la direttiva relativa alla presenza delle donne nei consigli di amministrazione;
24. invita l'UE a stabilire obiettivi, piani d'azione, calendari e misure speciali temporanee per conseguire la parità di genere e progredire verso una rappresentanza equilibrata per tutte le posizioni esecutive, legislative e amministrative;
25. evidenzia che la piena inclusione delle donne nel mercato del lavoro e la promozione dell'imprenditoria femminile sono fattori cruciali per conseguire una crescita economica inclusiva a lungo termine, combattere le disuguaglianze e incoraggiare l'indipendenza economica delle donne;
26. invita l'UE a intensificare gli sforzi per colmare il divario retributivo di genere e far rispettare il principio della parità retributiva adottando una legislazione volta ad aumentare la trasparenza salariale, comprese misure obbligatorie per tutte le imprese; si rammarica che, contrariamente a quanto previsto, la Commissione non abbia ancora presentato la proposta relativa a misure vincolanti per la trasparenza delle retribuzioni;
27. valuta positivamente l'impegno della Commissione a monitorare il recepimento della direttiva sull'equilibrio tra attività professionale e vita familiare negli ordinamenti nazionali entro il 2022 e a garantirne la piena attuazione da parte degli Stati membri in consultazione con le organizzazioni per i diritti delle donne e le organizzazioni della società civile; invita inoltre gli Stati membri ad andare oltre le norme minime della direttiva; prende atto dell'ampliamento delle disposizioni parentali per includere l'assistenza a lungo termine per i familiari con disabilità e gli anziani, ritenendolo un buon punto di partenza, e chiede alla Commissione di valutare la possibilità di ampliare ulteriormente tali disposizioni per scongiurare la perdita di forza lavoro, in particolare quella femminile;
28. sottolinea che i cambiamenti nelle condizioni di lavoro, tra cui il telelavoro possono ripercuotersi sulla capacità di disconnessione e aumentare il carico di lavoro, aspetto che colpisce le donne in misura maggiore rispetto agli uomini a causa del loro ruolo predominante o tradizionale di prestatrici di assistenza domestica e familiare;
29. invita la Commissione a presentare una proposta che preveda un approccio globale all'assistenza lungo tutto l'arco della vita, tenendo conto delle esigenze sia di chi riceve, sia di chi presta assistenza e fissando norme minime e orientamenti per la qualità dell'assistenza durante l'intero ciclo di vita, anche per i bambini, gli anziani e le persone con esigenze a lungo termine;
30. invita la Commissione a esaminare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e a garantire che le donne prendano parte in maniera significativa ai principali organi decisionali e all'elaborazione di pacchetti di ripresa e di stimolo economico che tengano conto della dimensione di genere nell'ambito del QFP e del piano per la ripresa "Next Generation EU"; osserva, in considerazione dell'aumento dei tassi di disoccupazione femminile, che la crisi della COVID-19 sta colpendo in modo particolare le donne nei mercati del lavoro; invita, a tale proposito, la Commissione ad adottare misure specifiche per affrontare il divario occupazionale delle donne attraverso una distribuzione mirata a titolo del dispositivo per la ripresa e la resilienza, nell'ambito del quale gli Stati membri dell'UE intraprendano azioni concrete per contrastare la disoccupazione e la povertà femminili e l'aumento dei casi di violenza contro le donne e le ragazze, in quanto si tratta di ostacoli che impediscono la piena partecipazione delle donne a tutti gli ambiti della vita, compresa l'occupazione;
31. pone l'accento sulla necessità di garantire il diritto delle lavoratrici domestiche di usufruire di condizioni di lavoro dignitose e di una protezione sociale paritaria, assicurando la ratifica e l'attuazione della convenzione n. 189 dell'OIL sul lavoro dignitoso per le lavoratrici e i lavoratori domestici;
32. osserva con preoccupazione che le donne rappresentano solo il 18 %(22) degli otto milioni di specialisti in TIC nell'Unione europea e che rischiano di essere ulteriormente escluse dall'agenda digitale dell'UE; esorta la Commissione a rafforzare le politiche che promuovono una maggiore partecipazione delle donne alle carriere e agli studi STEM e sottolinea la necessità dell'inclusione e della rappresentanza delle donne nei settori economici emergenti che sono importanti per lo sviluppo sostenibile, tra cui i settori delle TIC, del digitale e dell'intelligenza artificiale;
33. invita le istituzioni europee a introdurre misure vincolanti, come le quote, per garantire la parità di genere in seno agli organi eletti, e invita gli Stati membri ad assicurare una rappresentanza equilibrata di donne e uomini sia al Parlamento europeo che nei parlamenti nazionali; caldeggia inoltre strategie volte a garantire una rappresentanza significativa di donne provenienti da contesti diversi nei ruoli decisionali delle istituzioni europee;
Donne e violenza: eliminare la violenza di genere
34. accoglie con favore l'impegno della Commissione, nell'ambito della strategia per la parità di genere, di combattere la violenza di genere e ribadisce l'invito a ultimare la ratifica della Convenzione di Istanbul da parte dell'UE sulla base di un'ampia adesione e a promuoverne la ratifica e l'attuazione da parte di tutti gli Stati membri; invita gli Stati membri a tenere conto delle raccomandazioni del GREVIO e a migliorare la legislazione per allinearla maggiormente alle disposizioni della Convenzione di Istanbul, così da garantirne l'adeguata attuazione ed esecuzione;
35. si compiace dell'iniziativa di estendere le sfere di criminalità a specifiche forme di violenza di genere, conformemente all'articolo 83, paragrafo 1, TFUE, e invita la Commissione a presentare una proposta di direttiva dell'UE globale e incentrata sulle vittime al fine di prevenire e combattere tutte le forme di violenza di genere; ricorda che tali nuove misure legislative dovrebbero in ogni caso essere complementari alla ratifica della Convenzione di Istanbul;
36. invita l'UE ad affrontare con urgenza l'aumento della violenza di genere durante la pandemia di COVID-19; invita, a tale proposito, la Commissione a elaborare un protocollo dell'Unione europea sulla violenza di genere in tempi di crisi e a prevedere servizi di protezione per le vittime, quali linee telefoniche di assistenza, alloggi sicuri e servizi sanitari quali "servizi essenziali" negli Stati membri, al fine di prevenire la violenza di genere e sostenere le vittime di violenza domestica durante crisi quali la pandemia di COVID-19; constata con preoccupazione la mancanza di dati disponibili sulla violenza contro le donne e le ragazze, dati che potrebbero fornire un riscontro dell'aumento dei casi durante la pandemia di COVID-19;
37. pone l'accento sul ruolo dell'istruzione e chiede di contrastare gli stereotipi di genere che spianano la strada alla violenza di genere; invita l'UE a garantire che tutte le sue istituzioni pubbliche predispongano e applichino codici di condotta che prevedano tolleranza zero nei confronti della violenza, della discriminazione e degli abusi, nonché meccanismi interni di segnalazione e di denuncia;
38. sottolinea la necessità di raccogliere e organizzare negli Stati membri dati disaggregati per genere ed età su tutte le forme di violenza di genere; si compiace che sia stata annunciata una nuova indagine a livello dell'UE, a cura della FRA, sulla diffusione e le dinamiche di tutti i tipi di violenza contro le donne;
39. invita gli Stati membri e la Commissione ad adottare misure specifiche per eliminare la violenza online, ivi compresi le molestie online, il bullismo online e l'istigazione all'odio verso le donne, che colpisce in modo sproporzionato le donne e le ragazze, e ad affrontare in modo specifico l'aumento di tali forme di violenza di genere durante la pandemia di COVID-19; invita la Commissione a presentare una regolamentazione pertinente e ogni altra possibile azione per eliminare l'istigazione all'odio e le molestie online;
40. invita gli Stati membri a ratificare e attuare senza indugio la convenzione n. 190 dell'OIL, adottata di recente, sull'eliminazione della violenza e delle molestie nel mondo del lavoro;
41. invita gli Stati membri ad attuare efficacemente la direttiva 2011/36/UE(23) concernente la prevenzione e la repressione della tratta di esseri umani e la protezione delle vittime, e ad adottare misure specifiche per contrastare la violenza contro le donne e la disuguaglianza di genere quali cause profonde della tratta; sollecita la Commissione a rivedere la direttiva, dopo un'approfondita valutazione d'impatto, al fine di migliorare le misure per la prevenzione e il perseguimento di tutte le forme di tratta, in particolare quella a scopo di sfruttamento sessuale, forma più diffusa e segnalata che colpisce il 92 % delle donne e delle ragazze vittime di tratta in Europa; invita inoltre la Commissione a modificare la direttiva al fine di garantire che gli Stati membri configurino esplicitamente come reato l'uso consapevole di tutti i servizi forniti dalle vittime della tratta di esseri umani;
Donne e salute
42. ricorda che l'accesso universale all'assistenza sanitaria è un diritto umano che può essere garantito solo attraverso un sistema universale e accessibile a tutti, indipendentemente dal contesto sociale ed economico; invita l'UE e i suoi Stati membri a garantire un'adeguata prestazione di assistenza sanitaria e la parità di accesso;
43. esorta gli Stati membri a investire in sistemi sanitari pubblici solidi e resilienti e a garantire che il personale dei servizi sanitari, la maggior parte del quale è solitamente composta da donne e svolge funzioni a bassa retribuzione, goda di un'equa compensazione e di condizioni di lavoro dignitose;
44. caldeggia l'accessibilità e il rispetto universali della salute sessuale e riproduttiva e dei relativi diritti, come convenuto nel programma d'azione della Conferenza internazionale sulla popolazione e lo sviluppo e nella piattaforma d'azione di Pechino;
45. evidenzia che l'accesso alla pianificazione familiare e ai servizi in materia di salute materna e aborto legale in condizioni di sicurezza costituisce un elemento importante per garantire i diritti delle donne e salvare la loro vita;
46. invita gli Stati membri a fornire ai giovani un'educazione completa in materia di sessualità e relazioni affettive e a garantire loro l'accesso all'assistenza sanitaria sessuale e riproduttiva, compresi la contraccezione, la pianificazione familiare e l'aborto sicuro e legale;
47. rileva l'importanza di tenere maggiormente conto della prospettiva di genere in sede di formulazione delle diagnosi mediche e di pianificazione dei trattamenti onde garantire cure di qualità adeguate a tutte le persone; sottolinea che le malattie delle donne e le loro condizioni di salute pregresse continuano a essere scarsamente diagnosticate, curate e studiate;
Verso il forum "Generazione uguaglianza"
48. esorta la Commissione e gli Stati membri a intensificare gli sforzi per attuare l'Agenda 2030 e tutti gli obiettivi di sviluppo sostenibile, in particolare gli obiettivi 3 e 5, onde garantire che nessuna donna o ragazza sia oggetto di discriminazione, violenza o esclusione e sia privata dell'accesso alla sanità, all'alimentazione, all'istruzione e all'occupazione;
49. ribadisce l'importanza dell'impegno dell'UE nei confronti della piattaforma d'azione di Pechino e delle conferenze di revisione, e invita la Commissione e gli Stati membri a rispettare i loro impegni fondamentali a favore della parità di genere e dell'emancipazione femminile;
50. accoglie con favore la partecipazione e la condivisione della leadership degli Stati membri e della Commissione nel quadro delle "coalizioni d'azione";
51. sottolinea l'importanza di ottenere un risultato ambizioso in occasione del futuro forum "Generazione uguaglianza", in particolare attraverso l'adozione, da parte della Commissione e degli Stati membri, di una serie di impegni e azioni ambiziosi e lungimiranti, abbinati a finanziamenti specifici, anche nell'ambito delle coalizioni d'azione;
52. invita tutti gli Stati membri e la Commissione a completare le attività annuali di monitoraggio ed elaborazione delle relazioni nazionali nel quadro della relazione sullo stato di avanzamento della coalizione d'azione;
53. esorta l'UE a garantire il pieno coinvolgimento del Parlamento e della sua commissione per i diritti delle donne e l'uguaglianza di genere nel processo decisionale sulla posizione dell'Unione al forum "Generazione uguaglianza";
o o o
54. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione, nonché ai governi e ai parlamenti nazionali degli Stati membri.
ILO, comprendere il divario retributivo di genere https://www.ilo.org/wcmsp5/groups/public/---ed_dialogue/---act_emp/documents/publication/wcms_735949.pdf
EIGE, indice sull'uguaglianza di genere 2019 https://eige.europa.eu/publications/gender-equality-index-2019-report/informal-care-older-people-people-disabilities-and-long-term-care-services
British Medical Journal, "Covid-19: EU states report 60% rise in emergency calls about domestic violence" (COVID-19: gli Stati dell'UE segnalano un aumento del 60 % delle chiamate di emergenza per violenza domestica), 11 maggio 2020, disponibile all'indirizzo: https://www.bmj.com/content/369/bmj.m1872. Relazione del Segretario generale delle Nazioni Unite, luglio 2020, "Intensification of efforts to eliminate all forms of violence against women and girls" (Intensificazione degli sforzi volti a eliminare tutte le forme di violenza contro le donne e le ragazze): https://undocs.org/en/A/75/274
EIGE, Area K - Women and the environment: climate change is gendered (Le donne e l'ambiente: i cambiamenti climatici sono di genere), 05 marzo 2020, disponibile all'indirizzo: https://eige.europa.eu/publications/beijing-25-policy-brief-area-k-women-and-environment
Briefing dell'EPRS, "La piattaforma d'azione di Pechino: riesame dei 25 anni e priorità future", 27 febbraio 2020, disponibile all'indirizzo: https://www.europarl.europa.eu/thinktank/en/document.html?reference=EPRS_BRI(2020)646194
Relazione di UN Women "Parità di genere: esame dei diritti delle donne 25 anni dopo Pechino" https://www.unwomen.org/en/digital-library/publications/2020/03/womens-rights-in-review
Relazione di UN Women "Gender equality in the wake of COVID-19" (La parità di genere dopo la COVID-19) https://www.unwomen.org/en/digital-library/publications/2020/09/gender-equality-in-the-wake-of-covid-19
Nel 2014, oltre 122 milioni di persone nell'UE vivevano in nuclei familiari considerati poveri, ossia erano a rischio di povertà o di esclusione sociale (AROPE). Di questi 122 milioni, il 53 % è costituito da donne e il 47 % da uomini. Relazione EIGE "Poverty, gender and intersecting inequalities in the EU" (Povertà, genere e disuguaglianze intersezionali nell'UE), 2016 https://eige.europa.eu/publications/poverty-gender-and-intersecting-inequalities-in-the-eu
Direttiva 2011/36/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 aprile 2011, concernente la prevenzione e la repressione della tratta di esseri umani e la protezione delle vittime, e che sostituisce la decisione quadro del Consiglio 2002/629/GAI (GU L 101 del 15.4.2011, pag. 1).