Risoluzione del Parlamento europeo dell'8 luglio 2021 sul caso di Ahmadreza Djalali in Iran (2021/2785(RSP))
Il Parlamento europeo,
– viste le sue precedenti risoluzioni sull'Iran, segnatamente quelle del 17 dicembre 2020 sull'Iran, in particolare il caso del vincitore del Premio Sacharov 2012 Nasrin Sotoudeh(1), del 19 settembre 2019 sull'Iran, in particolare la situazione dei difensori dei diritti delle donne e dei detenuti con doppia cittadinanza UE-iraniana(2), del 13 dicembre 2018 sull'Iran, in particolare il caso di Nasrin Sotoudeh(3) , e del 31 maggio 2018 sulla situazione delle persone con doppia cittadinanza UE-iraniana(4),
– viste le dichiarazioni sull'Iran, del 18 marzo 2021, rilasciate dall'Ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, in cui si chiede il rilascio immediato del Dr. Ahmadreza Djalali, e del 25 novembre 2020, in cui si chiede all'Iran di porre fine all'esecuzione del Dr. Djalali, nonché il parere del suo gruppo di lavoro sulla detenzione arbitraria, del 24 novembre 2017, concernente Ahmadreza Djalali (Repubblica islamica dell'Iran),
– viste la dichiarazione del relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nella Repubblica islamica dell'Iran, presentata il 26 ottobre 2020, in cui si esorta all'assunzione di responsabilità relativamente alle repressioni violente delle proteste, e la sua relazione sulla situazione dei diritti umani nella Repubblica islamica dell'Iran, presentata il 21 luglio 2020,
– visto il quinto dialogo ad alto livello UE-Iran, tenutosi il 9 dicembre 2020,
– visti gli orientamenti dell'UE sulla pena di morte, sulla tortura e altri trattamenti crudeli, sulla libertà di espressione online e offline e sui difensori dei diritti umani,
– visti il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici del 1966, di cui l'Iran è parte, e le garanzie contro la tortura e le detenzioni arbitrarie previste dalla Costituzione iraniana,
– viste le elezioni presidenziali tenutesi in Iran il 18 giugno 2021,
– vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948,
– visti l'articolo 144, paragrafo 5, e l'articolo 132, paragrafo 4, del suo regolamento,
A. considerando che il 24 aprile 2016 le forze di sicurezza iraniane hanno arrestato il cittadino svedese-iraniano Ahmadreza Djalali, specializzato in medicina di urgenza e accademico presso la Vrije Universiteit Brussel (Libera Università di Bruxelles) e l'Università del Piemonte Orientale in Italia; che è stato condannato a morte, a ottobre 2017, con false accuse di spionaggio a seguito di un processo gravemente iniquo basato su una confessione estorta sotto tortura; che la condanna è stata confermata dalla Corte suprema iraniana il 17 giugno 2018; che, in una lettera scritta nella prigione di Evin a Teheran, ha dichiarato di essere stato incarcerato durante un viaggio in Iran per aver rifiutato di spiare le istituzioni europee; che il 24 novembre 2020 il pubblico ministero gli ha comunicato che la sua esecuzione era imminente ed è stato poi trasferito in isolamento per oltre 100 giorni fino ad aprile 2021, dopodiché è stato trasferito in una delle ali generali; che gli sono state negate le visite e le telefonate con la sua famiglia in Svezia; che la sua condanna a morte non è stata commutata a seguito del suo trasferimento in un'ala generale; che negli ultimi sette mesi ha avuto soltanto contatti intermittenti con il suo avvocato e nessun contatto prima di tale periodo;
B. considerando che, nel novembre 2017, il gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria ha concluso che la privazione della libertà personale del Dr. Ahmadreza Djalali – in violazione degli articoli 3, 5, 8, 9, 10 e 11 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e degli articoli 7, 9, 10 e 14 del Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici — è arbitraria e ne ha chiesto la liberazione;
C. considerando che lo stato di salute del Dr. Ahmadreza Djalali è divenuto critico dopo mesi di isolamento prolungato; che gli è stata negata l'assistenza medica dall'esterno del carcere dal 2016 ed è stato costretto a rimanere in una stanza con le luci continuamente accese; che da allora la sua condizione fisica e psicologica si è gravemente deteriorata, presenta sintomi quali la privazione del sonno, una drammatica perdita di peso e difficoltà a parlare;
D. considerando che l'Iran ha attivamente imprigionato cittadini stranieri al fine di ricattare i governi stranieri; che almeno una dozzina di cittadini dell'UE sono detenuti arbitrariamente in Iran; che l'accademica franco-iraniana Fariba Adelkhah, direttrice di ricerca presso la facoltà di Sciences Po di Parigi, è detenuta arbitrariamente dal giugno 2019, dapprima nella prigione di Evin e successivamente agli arresti domiciliari da ottobre 2020; che il fotografo francese Benjamin Brière è detenuto arbitrariamente dal 26 maggio 2020 presso la prigione di Mashhad e il 30 maggio 2021 sono state mosse accuse di spionaggio nei suoi confronti; che il cittadino tedesco-iraniano Nahid Taghavi è detenuto arbitrariamente da ottobre 2020 nel carcere di Evin con dubbie accuse relative alla sicurezza nazionale; che l'Iran non riconosce la doppia nazionalità, il che limita l'accesso delle ambasciate straniere ai propri cittadini con doppia cittadinanza;
E. considerando che l'Iran sta altresì imprigionando arbitrariamente i propri cittadini in condizioni disastrose; che i tribunali spesso negano agli imputati il diritto a un processo equo e limitano la consulenza legale e le visite delle autorità consolari, delle Nazioni Unite e delle organizzazioni umanitarie; che le condanne sono spesso basate su accuse non comprovate; che il sistema giudiziario e i giudici iraniani sono lungi dall'essere indipendenti e non rispettano gli standard internazionali; che le autorità iraniane non hanno indagato sulle accuse di tortura e altre gravi violazioni dei diritti dei detenuti; che le vessazioni giudiziarie vengono utilizzate per mettere a tacere i difensori dei diritti umani;
F. considerando che l'Iran è il paese al mondo con il maggior numero di esecuzioni per abitante;
G. considerando che l'UE e i suoi Stati membri si sono costantemente impegnati in colloqui diplomatici per migliorare le relazioni con l'Iran, che hanno portato all'adozione del piano d'azione congiunto globale il 18 ottobre 2015; che l'UE mantiene il proprio impegno a migliorare le relazioni a determinate condizioni; che il rispetto dei diritti umani è una componente fondamentale per l'ulteriore sviluppo di tali relazioni;
1. invita l'Iran, sotto il suo neoeletto presidente Ebrahim Raisi, a porre fine all'imminente esecuzione del Dr. Ahmadreza Djalali, accademico svedese-iraniano, a concedergli la grazia e il rilascio immediato e incondizionato e a consentirgli di ritornare dalla sua famiglia in Svezia; condanna fermamente la sua tortura, la detenzione arbitraria e la condanna a morte per accuse non comprovate, come documentato nel parere del 2017 del gruppo di lavoro sulla detenzione arbitraria dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani; esorta l'Iran, in attesa di quanto precede, a concedergli immediatamente contatti regolari con la sua famiglia e il suo avvocato, a garantire la sua sicurezza e a fornirgli urgente e adeguata assistenza medica; invita l'Iran a fermare le minacce contro la sua famiglia in Svezia e Iran;
2. deplora la politica consolidata dell'Iran di detenzione arbitraria di cittadini dell'UE, del Regno Unito e di altri cittadini per estorcere confessioni politiche;
3. esorta l'Iran a ritirare immediatamente tutte le accuse contro il Dr. Ahmadreza Djalali, nonché tutti i cittadini dell'UE detenuti arbitrariamente, compresi i cittadini tedeschi Nahid Taghavi e Jamshid sharmahd, i cittadini francesi Benjamin Brière e Fariba Adelkhah, quest'ultima soggetta a divieto di viaggio, i cittadini austriaci Kamran Ghaderi e Massud Mossaheb, nonché i cittadini britannici Morad Tahbaz, Anoosheh Ahrashoori, Mehran Raoof e Nazanin Zaghari-Ratcliffe, quest'ultimo agli arresti domiciliari;
4. esprime profondo rammarico per il fatto che, dopo la risoluzione del Parlamento del 17 dicembre 2020, nessuno Stato membro dell'UE sia riuscito a rendere visita a cittadini dell'UE detenuti arbitrariamente, tra cui il Dr. Ahmadreza Djalali; invita il vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) e gli Stati membri dell'UE a compiere ogni sforzo per impedire l'esecuzione del Dr. Ahmadreza Djalali;
5. invita il Consiglio a prendere in considerazione ulteriori sanzioni mirate, tra cui il congelamento dei beni dei funzionari e delle entità del regime iraniano coinvolti nella detenzione arbitraria e nella condanna a morte di cittadini dell'UE, compreso, in caso di prosecuzione della detenzione del Dr. Ahmadreza Djalali, il ricorso all'attuale regime di sanzioni dell'UE in materia di diritti umani nei confronti dell'Iran o al regime globale di sanzioni dell'UE in materia di diritti umani (legge Magnitsky dell'UE);
6. accoglie con favore l'aggiunta, avvenuta il 12 aprile 2021, di otto persone e tre entità iraniane, a seguito del loro ruolo nell'uccisione di almeno 303 manifestanti nel 2019, al regime di sanzioni dell'UE, che li ha sottoposti al congelamento dei beni e al divieto di viaggio; osserva che è la prima volta che l'UE adotta una tale decisione dal 2013;
7. ribadisce la sua ferma opposizione alla pena di morte in tutte le circostanze e sottolinea che non può essere utilizzata alcuna giustificazione morale, giuridica o religiosa; invita l'Iran a introdurre una moratoria immediata sul ricorso alla pena di morte quale passo verso la sua abolizione;
8. invita l'Iran a rilasciare anche i prigionieri politici, compresi i difensori dei diritti umani, in quanto arbitrariamente detenuti unicamente per aver esercitato i loro diritti fondamentali alle libertà di espressione, di credo, di associazione, di pubblicazione, di riunione pacifica e di libertà dei media; invita l'Iran a indagare adeguatamente sui funzionari responsabili di gravi violazioni dei diritti umani, compreso l'uso di forza eccessiva e letale nei confronti dei manifestanti; denuncia il ricorso sistematico alla detenzione prolungata in isolamento in violazione degli obblighi internazionali dell'Iran;
9. esorta il Consiglio a sollevare, nelle sue relazioni bilaterali con l'Iran, la questione delle violazioni dei diritti umani, in linea con la dichiarazione congiunta concordata dal VP/AR e dal ministro degli esteri iraniano nell'aprile 2016; invita il Servizio europeo per l'azione esterna a continuare a sollevare le questioni riguardanti i diritti umani nel quadro del dialogo ad alto livello tra l'UE e l'Iran; invita l'UE e i suoi Stati membri a rafforzare la loro protezione e il loro sostegno nei confronti dei difensori dei diritti umani, in particolare delle donne, anche attraverso sovvenzioni di emergenza a titolo dello strumento europeo per la democrazia e i diritti umani;
10. condanna fermamente il continuo deteriorarsi della situazione dei diritti umani in Iran, in special modo anche nei confronti delle persone che appartengono a minoranze etniche e religiose, a causa di sistematiche discriminazioni politiche, economiche, sociali e culturali; deplora l'allarmante escalation del ricorso alla pena di morte nei confronti di manifestanti, dissidenti e membri di gruppi minoritari;
11. invita l'Iran ad autorizzare le visite e a cooperare pienamente a tutte le procedure speciali del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, incluso il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nella Repubblica islamica dell'Iran;
12. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Segretario generale delle Nazioni Unite, alla guida suprema della Repubblica islamica dell'Iran, nonché al Presidente della Repubblica islamica dell'Iran e ai membri del Majles iraniano.