Indice 
 Precedente 
 Seguente 
 Testo integrale 
Procedura : 2022/2620(RSP)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo dei documenti :

Testi presentati :

RC-B9-0183/2022

Discussioni :

PV 06/04/2022 - 15.1
CRE 06/04/2022 - 15.1

Votazioni :

PV 07/04/2022 - 6.8

Testi approvati :

P9_TA(2022)0123

Testi approvati
PDF 132kWORD 50k
Giovedì 7 aprile 2022 - Strasburgo
Situazione dei diritti umani in Corea del Nord, compresa la persecuzione delle minoranze religiose
P9_TA(2022)0123RC-B9-0183/2022

Risoluzione del Parlamento europeo del 7 aprile 2022 sulla situazione dei diritti umani in Corea del Nord, compresa la persecuzione delle minoranze religiose (2022/2620(RSP))

Il Parlamento europeo,

–  viste le sue precedenti risoluzioni sulla Repubblica democratica popolare di Corea (RDPC),

–  vista la dichiarazione rilasciata il 25 marzo 2022 dai ministri degli Esteri del G7 e dall'alto rappresentante dell'UE sul lancio di un missile balistico intercontinentale da parte della Repubblica popolare democratica di Corea,

–  vista la risoluzione adottata dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite il 1° aprile 2022, sulla situazione dei diritti umani nella Repubblica democratica popolare di Corea,

–  vista la dichiarazione di Josep Borrell, vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR), del 25 marzo 2022, sul lancio di un missile balistico intercontinentale (ICBM),

–  vista la dichiarazione del portavoce per la politica estera e di sicurezza comune del Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) dell'11 gennaio 2022, sul lancio di missili da parte della RDPC,

–  viste le più recenti sanzioni imposte dall'Unione europea il 22 marzo 2021 a seguito di gravi violazioni dei diritti umani nella RDPC,

–  vista la relazione del 1° aprile 2022 del relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nella Repubblica democratica popolare di Corea,

–  viste le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite 1718 (2006), 1874 (2009), 2087 (2013), 2094 (2013), 2356 (2017), 2270 (2016), 2371 (2017), 2375 (2017) e 2397 (2017), che vietano esplicitamente alla Repubblica popolare democratica di Corea di condurre test nucleari,

–  vista la risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, del 16 dicembre 2021, sulla situazione dei diritti umani nella Repubblica popolare democratica di Corea,

–  vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948,

–  vista la Dichiarazione delle Nazioni Unite sull'eliminazione di tutte le forme d'intolleranza e di discriminazione fondate sulla religione o sul credo del 1981,

–  vista la relazione del 7 febbraio 2014 della commissione d'inchiesta del Consiglio delle Nazioni Unite sui diritti dell'uomo nella Repubblica popolare democratica di Corea,

–  vista la Convenzione contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti del 1984,

–  visti l'articolo 144, paragrafo 5, e l'articolo 132, paragrafo 4, del suo regolamento,

A.  considerando che la Repubblica democratica popolare di Corea continua ad essere uno dei paesi più repressivi del mondo; che, nella RPDC, lo Stato esercita un controllo assoluto su tutti gli aspetti della vita dei suoi cittadini, mantiene un monopolio assoluto sull'informazione e controlla i movimenti dei suoi cittadini all'interno e all'esterno del paese, nonché la loro vita sociale, imponendo alla popolazione un'obbedienza fondata sulla paura attraverso minacce di esecuzione, detenzioni, sparizioni forzate e lavori forzati in campi di prigionia;

B.  considerando che la RPDC dispone di un sistema di sicurezza esteso e ben strutturato che controlla da vicino la vita di tutti i cittadini e non permette nessun tipo di libertà fondamentale nel paese;

C.  considerando che la commissione d'inchiesta delle Nazioni Unite (CoI) ha indagato sulle sistematiche, diffuse e gravi violazioni dei diritti umani nella RPDC e ha pubblicato una relazione in proposito il 7 febbraio 2014; che la CoI ha concluso, nella sua relazione, che la gravità, la portata e la natura delle violazioni dei diritti umani commesse da Pyongyang rivelano uno Stato senza paralleli nel mondo contemporaneo;

D.  considerando che la situazione dei diritti umani nella RPDC non è migliorata dalla pubblicazione della relazione della CoI del 2014; che le esecuzioni extragiudiziali, la tortura, la violenza sessuale, la schiavitù e le detenzioni arbitrarie perpetrate dal regime della RPDC, nonché la persecuzione per motivi religiosi, sono continue e sistematiche; che, secondo il sistema songbun della RPDC, gli operatori religiosi appartengono alla "classe ostile" e sono considerati nemici dello Stato e meritevoli di discriminazione, punizione, isolamento e persino di morte; che, secondo quanto documentato da organizzazioni non governative (ONG), i seguaci dello sciamanesimo e del cristianesimo sono particolarmente suscettibili di essere oggetto di persecuzioni;

E.  considerando che il regime prende sistematicamente di mira le fedi e minoranze religiose tra cui lo sciamanesimo, il buddismo coreano, il cattolicismo, il ceondoismo e il protestantismo; che, tra gli esempi di tali attacchi sistematici, figurano l'esecuzione di sacerdoti cattolici e leader protestanti non stranieri che non hanno rinnegato la propria fede, in quanto considerati "spie americane";

F.  considerando che, oltre alle violazioni cui è assoggettata la popolazione in generale, le donne e le ragazze nella RPDC sono potenzialmente oggetto di una serie di abusi sessuali e di genere, di una diffusa discriminazione di genere e di violenza sessuale e di genere da parte di funzionari governativi, i quali peraltro omettono di rispondere efficacemente a tali violazioni dei diritti;

G.  considerando che il governo della RPDC non consente alcuna opposizione politica, elezioni libere ed eque, libertà dei media, libertà di culto, libertà di associazione, contrattazioni collettive o libertà di circolazione e, quindi, viola i principi dello Stato di diritto; che sono state segnalate gravi repressioni nei confronti di persone associate ad attività religiose pubbliche e private, tra cui detenzioni arbitrarie, tortura, lavori forzati ed esecuzioni capitali; che, secondo il relatore speciale delle Nazioni Unite, i kwanliso (campi di prigionia politici) continuano ad essere operativi e svolgono un ruolo fondamentale nel controllo e la repressione della popolazione; che, secondo il relatore speciale, molte delle violazioni commesse nella RPDC configurano crimini contro l'umanità; che sono urgentemente necessarie procedure concrete per l'assunzione di responsabilità, a livello nazionale o internazionale;

H.  considerando che le autorità statali della RPDC negano sistematicamente i diritti fondamentali dei prigionieri e mettono in atto esecuzioni extragiudiziali, detenzioni arbitrarie e sparizioni forzate, anche sotto forma di sequestri di cittadini stranieri, e che secondo le stime di alcune fonti hanno internato oltre 100 000 persone in un ampio sistema penale composto, tra l'altro, da centri di prigionia, campi di detenzione, campi di lavoro, campi di prigionia politici e campi di rieducazione; che il regime della RPDC impone abitualmente e sistematicamente lavori forzati a gran parte della sua popolazione e, in particolare, alle persone detenute nei kwanliso, al fine di sostenere la sua economia;

I.  considerando che il regime della RPDC ha respinto tutte le risoluzioni del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, dell'Assemblea generale e del Consiglio di sicurezza concernenti la situazione dei diritti umani nel suo territorio;

J.  considerando che la pandemia di COVID-19 è stata sfruttata dalla Repubblica popolare democratica di Corea per isolare ulteriormente il paese dall'esterno, il che ha aggravato ulteriormente le violazioni dei diritti umani e ha avuto un impatto negativo sulla salute della sua popolazione; che le organizzazioni umanitarie non sono ancora state in grado di ritornare nella Repubblica popolare democratica di Corea; che la limitata presenza internazionale all'interno del paese e la significativa diminuzione del numero di profughi che arrivano nella Repubblica di Corea rendono la documentazione delle violazioni dei diritti umani più difficile che mai; che la RPDC ha chiuso le proprie frontiere a tutti i valichi esterni per evitare la diffusione della COVID-19 e non ha distribuito vaccini contro la COVID-19 alla popolazione, sostenendo che il virus non esiste nel paese; che, dall'inizio della pandemia, la RPDC è ancora più isolata dal resto del mondo a causa delle sue infrastrutture sanitarie notoriamente deboli e della mancanza di vaccinazione della sua popolazione; che, secondo l'ultima relazione del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, pubblicata nel marzo 2022, la RPDC è più isolata che mai a causa della prolungata chiusura delle frontiere su vasta scala e delle restrizioni di viaggio tra città e regioni imposte nel gennaio 2020; che il controllo oppressivo sulla popolazione si è ulteriormente inasprito;

K.  considerando che la popolazione della RPDC è stata esposta a decenni di sottosviluppo, con un'assistenza sanitaria insufficiente ed elevati livelli di malnutrizione materna e infantile, in un contesto di isolamento politico ed economico e di carenza di prodotti alimentari e di carburante; che l'insicurezza alimentare cronica rimane diffusa e si è probabilmente aggravata a causa della significativa riduzione degli scambi che ha fatto seguito alla chiusura delle frontiere del paese; che ampie fasce della popolazione, in particolare quelle vulnerabili, possono essere esposte alla malnutrizione e alla fame;

L.  considerando che l'Unione europea difende e promuove i diritti umani e la democrazia nel mondo; che l'ultimo dialogo politico tra l'UE e la RPDC si è tenuto nel giugno 2015; che il governo cinese considera la maggior parte dei rifugiati nordcoreani come migranti economici illegali e, se li individua, li rimpatria, senza tenere conto del rischio che siano perseguitati al loro ritorno; che i nordcoreani che si trovano in Russia rischiano di essere rimpatriati nel loro paese di origine e che la polizia russa ha una lunga storia di arresti di cittadini nordcoreani su richiesta di Pyongyang; che tale prassi costituisce una violazione diretta degli obblighi della Cina e della Russia ai sensi della Convenzione delle Nazioni Unite sui rifugiati del 1951 e del relativo protocollo del 1967; che numerosi profughi nordcoreani affrontano enormi difficoltà in Cina e nei paesi vicini, essendo privi di identità ufficiale o status giuridico, e sono estremamente vulnerabili alla tratta di esseri umani, al rapimento e allo sfruttamento sessuale;

M.  considerando che la RPDC ha continuato a portare avanti le proprie capacità nucleari e il suo programma relativo ai missili balistici, come dimostrato di recente dall'aumento dei test missilistici all'inizio del 2022; che l'UE ha imposto sanzioni a 57 persone e nove entità inserite in un elenco per aver contribuito ai programmi della RPDC connessi alle capacità nucleari e ai missili balistici o ad altre armi di distruzione di massa, o per avere eluso sanzioni; che la proliferazione di armi nucleari, chimiche e biologiche e dei relativi vettori rappresenta una minaccia per la pace e la sicurezza internazionali; che, nel 2003, la RPDC si è ritirata dal trattato di non proliferazione delle armi nucleari (TNP), che effettua test nucleari dal 2006 e ha dichiarato ufficialmente nel 2009 di aver sviluppato un ordigno nucleare, il che ha chiaramente amplificato la minaccia dell'avanzamento delle sue capacità nucleari; che il 20 aprile 2018 la RPDC ha annunciato l'intenzione di sospendere immediatamente i test nucleari e missilistici e di chiudere il sito di Punggye-ri, che era stato utilizzato per sei precedenti esperimenti nucleari; che il Consiglio dell'Unione europea ha condannato il lancio da parte della RPDC, il 24 marzo 2022, di un missile balistico intercontinentale in quanto violazione della moratoria sui lanci di missili balistici intercontinentali promessa dalla RPDC e violazione delle sanzioni delle Nazioni Unite; che il 22 marzo 2022 l'UE ha imposto il congelamento dei beni e il divieto di viaggio nell'ambito del regime globale di sanzioni dell'UE in materia di diritti umani a due persone e a un'entità nella RPDC;

N.  considerando che il presidente uscente della Repubblica di Corea Moon Jae-in ha proposto alla RPDC una dichiarazione di “fine della guerra” per dichiarare la fine formale della guerra coreana che si è conclusa nel 1953 senza un trattato di pace;

O.  considerando che i ministri degli Esteri del G7 e l'alto rappresentante dell'UE hanno dichiarato congiuntamente che la drammatica situazione umanitaria nella RPDC è il risultato del dirottamento delle risorse della RPDC verso programmi relativi alle armi di distruzione di massa e a missili balistici piuttosto che verso il benessere del suo popolo;

1.  ribadisce la sua ferma condanna della repressione statale decennale esercitata in modo sistematico dai leader supremi presenti e passati e dall'amministrazione della RPDC; invita Kim Jong-un a porre fine alla politica di sterminio, uccisioni, schiavitù, torture, incarcerazioni, stupri, aborti forzati e altre violenze sessuali, persecuzioni per motivi politici, religiosi, razziali e di genere, trasferimento coatto di popolazioni, scomparsa forzata di persone, atti inumani che provocano scientemente prolungate carestie e impunità istituzionalizzata per i responsabili di tali atti; esorta le autorità della RPDC a porre fine ai crimini contro l'umanità in corso, anche attraverso il sistema dei kwanliso, e a intraprendere un processo di riforma in cui tutti i diritti umani siano rispettati e tutelati; sottolinea la necessità di smantellare i kwanliso; chiede che siano pubblicate informazioni dettagliate su tali campi e che gli organismi di controllo internazionali indipendenti abbiano la possibilità di visitarli;

2.  condanna con forza il ricorso sistematico e su vasta scala alla pena di morte nella RPDC; invita il governo della RPDC a dichiarare una moratoria su tutte le esecuzioni, in vista di un'abolizione della pena di morte nel prossimo futuro; chiede alla RPDC di porre fine alle uccisioni extragiudiziali e alle sparizioni forzate, di liberare i prigionieri politici e di permettere ai cittadini di viaggiare liberamente, tanto all'interno quanto all'esterno del paese; invita la RPDC a permettere la libertà di espressione e la libertà di stampa per i mezzi di comunicazione nazionali e internazionali e a consentire ai cittadini un accesso a Internet non soggetto a censura; chiede alla RPDC di smettere di accusare di “tradimento” coloro che fuggono dal paese o di chiedere alla Cina che siano rimpatriati nella RPDC;

3.  esorta il governo della Repubblica popolare cinese e il governo della Russia, conformemente agli obblighi derivanti dall'essere paesi firmatari della Convenzione delle Nazioni Unite sui rifugiati, a non negare ai rifugiati coreani che attraversano le frontiere con la Cina e la Russia il diritto di richiedere asilo o a non procedere a un loro rimpatrio forzato in Corea del Nord, ma a proteggere invece i loro diritti umani fondamentali; ribadisce il suo invito ai paesi destinatari di rifugiati provenienti dalla RPDC a rispettare la convenzione di Ginevra del 1951 e il relativo protocollo del 1967 e ad astenersi imperativamente da qualsiasi forma di cooperazione con l'amministrazione nordcoreana per l'estradizione o il rimpatrio dei cittadini nordcoreani;

4.  condanna le severe restrizioni alle libertà di circolazione, espressione, informazione, riunione pacifica e associazione, come pure la discriminazione fondata sul sistema songbun che classifica le persone in base alla classe sociale assegnata dallo Stato e alla nascita, e tiene anche conto delle opinioni politiche e della religione; esprime profonda preoccupazione per le violazioni sistematiche della libertà di religione e di credo che colpiscono lo sciamanesimo e il cristianesimo, nonché altre religioni in Corea del Nord; denuncia gli arresti arbitrari, la detenzione a lungo termine, la tortura, i maltrattamenti, le violenze sessuali e le uccisioni contro persone religiose; esorta le autorità della RPDC a porre fine a tutte le violenze contro le minoranze religiose e a concedere loro il diritto alla libertà di religione e di credo, il diritto di associazione e il diritto alla libertà di espressione; sottolinea la necessità di chiamare gli autori di tali atti violenti a rispondere delle loro azioni, compresi il ministro della sicurezza sociale popolare e il ministro della sicurezza statale, che sono determinanti nella persecuzione delle comunità religiose;

5.  esorta il governo della RPDC a porre fine al suo programma di lavoro forzato finanziato dallo Stato, nell'ambito del quale i paesi stranieri hanno beneficiato di decine di migliaia di lavoratori nordcoreani in condizioni precarie, generando una valuta forte per contribuire a mantenere il regime; sottolinea che, in questo caso, la responsabilità di proteggere i diritti dei lavoratori è estesa ai paesi ospitanti, che dovrebbero garantire la tutela delle norme in materia di lavoro e di diritti umani;

6.  esprime particolare preoccupazione per le condizioni di detenzione in tutto il sistema penale, tra cui la negazione dell'assistenza sanitaria, la tortura e le pene e i trattamenti crudeli, disumani e degradanti, la privazione arbitraria della libertà, il lavoro forzato, lo stupro e altre forme di violenza sessuale, la negazione del diritto alla vita e a un processo equo e le violazioni dei diritti dei detenuti vulnerabili, tra cui le donne, le persone con disabilità e i minori; invita le autorità della RPDC a garantire che gli osservatori indipendenti dei diritti umani abbiano accesso al suo sistema penale e a cooperare con loro al fine di collaborare con i pertinenti attori internazionali per riformare i propri sistemi penali e giudiziari;

7.  condanna la strumentalizzazione della pandemia, che ha portato all'imposizione di ulteriori restrizioni e alle misure severe, inutili ed estreme che il governo nordcoreano ha messo in atto apparentemente per proteggere dalla COVID-19, che limitano ulteriormente i diritti intrinsecamente soppressi al cibo e alla salute, nonché i diritti alla libertà di circolazione e alla libertà di espressione e di informazione; elogia il lavoro svolto dal comitato per le sanzioni 1718, che ha approvato rapidamente tutte le richieste di esenzione dalle sanzioni connesse alla COVID-19 per l'assistenza umanitaria alla RPDC; invita la RPDC a collaborare con le organizzazioni internazionali, compresa l'iniziativa per l'accesso globale ai vaccini contro il coronavirus (COVID-19) (COVAX), al fine di garantire la consegna e la distribuzione tempestive dei vaccini contro la COVID-19 alla sua popolazione;

8.  è particolarmente preoccupato per la gravità della situazione alimentare nel paese e per il suo impatto sui diritti economici, sociali e culturali della popolazione; invita le autorità della RPDC a garantire l'accesso di tutti i cittadini al cibo e all'assistenza umanitaria in base alle necessità, conformemente ai principi umanitari;

9.  sottolinea l'importanza di garantire l'assunzione di responsabilità per i crimini contro l'umanità passati e in corso; esorta vivamente la RPDC a rispettare pienamente tutti gli obblighi giuridici derivanti dalle pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite; invita tutti i membri dell'ONU ad adottare misure per attuare pienamente le vigenti sanzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite chiede che siano compiuti sforzi per deferire la situazione nella RPDC alla Corte penale internazionale o per creare un tribunale ad hoc o un meccanismo analogo al fine di determinare la responsabilità penale dei funzionari governativi, comprese le massime autorità; insiste sulla necessità che il Consiglio adotti sanzioni supplementari severe in materia di diritti umani, nel quadro del regime globale di sanzioni dell'UE in materia di diritti umani, nei confronti delle persone identificate come responsabili di tali violazioni; prende atto del parere del relatore speciale delle Nazioni Unite di garantire che le sanzioni contro il paese non abbiano un impatto negativo sui diritti all'alimentazione, alla salute, all'acqua e ai servizi igienico-sanitari, all'alloggio e allo sviluppo, nonché di prevenire qualsiasi impatto negativo sull'assistenza umanitaria, anche nel contesto della pandemia di COVID-19;

10.  condanna fermamente il lancio di un ICBM da parte della RPDC il 24 marzo 2022, come provocazione inutile e pericolosa, che costituisce una violazione di molteplici risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e una grave minaccia per la pace e la sicurezza internazionali e regionali; invita la RPDC ad abbandonare i suoi programmi relativi alle armi di distruzione di massa e ai missili balistici in modo completo, verificabile e irreversibile;

11.  invita la RPDC a continuare a impegnarsi in modo costruttivo con gli interlocutori internazionali al fine di promuovere miglioramenti concreti della situazione dei diritti umani sul campo, anche attraverso dialoghi, visite ufficiali al paese e maggiori contatti interpersonali;

12.  continua a sostenere una risoluzione pacifica del conflitto nella penisola coreana, che dovrebbe comportare la denuclearizzazione e il miglioramento della situazione dei diritti umani nella RPDC; invita il Servizio europeo per l'azione esterna e gli Stati membri dell'UE a sostenere le strutture delle Nazioni Unite e le organizzazioni della società civile al fine di garantire l'assunzione di responsabilità per i crimini commessi, attraverso la continua raccolta di prove e la documentazione delle violazioni dei diritti umani passate e presenti nel paese, al fine di porre fine all'impunità per i gravi abusi della RPDC;

13.  accoglie con favore il rinnovo del mandato del relatore speciale sulla situazione dei diritti umani nella RPDC; deplora il fatto che l'ufficio locale di Seoul dell'Ufficio dell'Alto Commissario per i diritti umani (OHCHR) continui a mancare di personale ed esorta i membri delle Nazioni Unite e dell'OHCHR a sostenere il meccanismo e a garantire che gli sia fornito tutto il personale e le risorse necessari;

14.  raccomanda di progredire verso la riconciliazione e di istituire un adeguato processo di ricorso; invita gli Stati colpiti a rilasciare una "dichiarazione di fine della guerra" per porre un termine al conflitto militare irrisolto;

15.  accoglie con favore il regime di sanzioni dell'UE, nonché la disponibilità espressa dall'UE a sostenere qualsiasi processo diplomatico significativo; incoraggia l'UE e gli Stati membri a sviluppare una strategia che integri il regime di sanzioni dell'UE, in linea con la strategia globale dell'UE, e che tenga conto della ripresa del dialogo politico con la Corea del Nord quando i tempi saranno maturi, al fine di integrare le iniziative in materia di diritti umani, la denuclearizzazione e la pace nel suo impegno con la RPDC;

16.  incarica la sua Presidente di trasmettere la presente risoluzione al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al rappresentante speciale dell'UE per i diritti umani, al governo e al parlamento della Repubblica popolare democratica di Corea, al governo e al parlamento della Repubblica di Corea, al governo e al parlamento della Repubblica popolare cinese, al governo e al parlamento degli Stati Uniti, al governo e al parlamento della Federazione russa, al governo e al parlamento del Giappone, al relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nella RPDC e al Segretario generale delle Nazioni Unite.

Ultimo aggiornamento: 26 agosto 2022Note legali - Informativa sulla privacy