Risoluzione del Parlamento europeo del 20 aprile 2023 sulla repressione del diritto all'istruzione e degli attivisti per il diritto all'istruzione in Afghanistan, incluso il caso di Matiullah Wesa (2023/2648(RSP))
Il Parlamento europeo,
– viste le sue precedenti risoluzioni sull'Afghanistan,
– visti l'articolo 144, paragrafo 5, e l'articolo 132, paragrafo 4, del suo regolamento,
A. considerando che il 27 marzo 2023 l'attivista afghano per l'istruzione Matiullah Wesa, capo dell'organizzazione PenPath, è stato arrestato dal regime talebano insieme a diversi suoi familiari e che rimane detenuto senza poter contattare la sua famiglia né contestare la legalità della sua detenzione;
B. considerando che, dalla presa di potere dei talebani, le donne e le ragazze hanno subito persecuzioni di genere e crescenti restrizioni ai loro diritti fondamentali, in particolare per quanto riguarda l'istruzione, la libertà di movimento e il diritto al lavoro; che le donne sono state praticamente cancellate da tutti gli ambiti della vita pubblica;
C. considerando che i talebani intendono rivedere il programma scolastico nazionale per sostituire la moderna istruzione laica con insegnamenti religiosi e sviluppare una rete nazionale di scuole religiose; che l'Afghanistan è attualmente l'unico paese al mondo che non permette a donne e ragazze di ricevere un'istruzione superiore alla scuola primaria;
1. invita le autorità de facto dell'Afghanistan a rilasciare immediatamente e incondizionatamente Matiullah Wesa e tutte le persone detenute per aver esercitato i loro diritti fondamentali; chiede che siano rispettati i loro diritti, compresa la possibilità di contattare i familiari e l'accesso alla rappresentanza legale;
2. invita il Servizio europeo per l'azione esterna e gli Stati membri a esercitare, direttamente o indirettamente, pressioni diplomatiche sulle autorità afghane de facto affinché garantiscano il rilascio di Matiullah Wesa e di altri attivisti detenuti arbitrariamente, tra cui Rasul Abdi Parsi, Noorayel Kaliwal e Mortaza Behboudi;
3. deplora la persecuzione di genere e la drastica riduzione dei diritti delle donne in Afghanistan; denuncia il divieto di istruzione secondaria e universitaria e il divieto per le donne di lavorare presso le organizzazioni non governative e le Nazioni Unite; esprime solidarietà alle donne e alle ragazze afghane e a quanti rischiano la propria incolumità per impartire istruzione;
4. invita le autorità de facto dell'Afghanistan a rispettare pienamente i diritti e le libertà fondamentali delle donne e delle ragazze e a ripristinare la loro piena, equa e significativa partecipazione alla vita pubblica;
5. esorta le autorità afghane de facto a onorare il proprio impegno e a ripristinare la parità di accesso delle ragazze e delle donne all'istruzione; sottolinea la necessità di offrire un'istruzione a tutti gli afghani conformemente alle norme internazionali;
6. invita l'UE e gli Stati membri ad accrescere il sostegno ai gruppi afghani che impartiscono istruzione alle donne e alle ragazze, anche attraverso opzioni di istruzione alternative, e a finanziare programmi di assistenza specifici sia online che attraverso l'istruzione comunitaria;
7. insiste sulla necessità di mantenere un impegno rigoroso e condizionato con i talebani, sulla base dei cinque parametri fissati dal Consiglio per dialogare con le autorità de facto, chiamando i responsabili a rispondere delle gravi violazioni dei diritti delle ragazze e delle donne, anche attraverso misure restrittive;
8. invita l'Unione europea e i suoi Stati membri a sostenere il lavoro del relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Afghanistan e a impegnarsi a rinnovare e rafforzare il suo mandato;
9. incarica la sua Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri nonché alle Nazioni Unite.