Gestione delle frontiere esterne
La politica di gestione delle frontiere dell'UE ha dovuto adattarsi a notevoli cambiamenti, tra cui l'arrivo senza precedenti di rifugiati e migranti irregolari, e, dalla metà del 2015, sono venute alla luce una serie di carenze nelle politiche dell'UE in materia di frontiere esterne e di migrazione. Le sfide connesse all'aumento dei flussi migratori misti nell'UE, la pandemia di COVID-19 e le maggiori preoccupazioni in materia di sicurezza hanno dato il via a una nuova fase di attività nell'ambito della protezione delle frontiere esterne dell'UE, che ha inoltre un impatto sulle sue frontiere interne.
Base giuridica
Articolo 3, paragrafo 2, del trattato sull'Unione europea (TUE).
Articolo 67 e articolo 77 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE).
Obiettivi
Un'area unica senza controlli alle frontiere interne – lo spazio Schengen – richiede anche una politica comune in materia di gestione delle frontiere esterne. L'articolo 3, paragrafo 2, TUE chiede l'adozione di "misure appropriate per quanto concerne i controlli alle frontiere esterne". L'Unione mira pertanto a stabilire norme comuni per i controlli alle sue frontiere esterne e metterà gradualmente a punto un sistema integrato per la loro gestione.
Risultati conseguiti
Il primo passo verso una politica di gestione comune delle frontiere esterne è stato compiuto il 14 giugno 1985, quando cinque dei dieci paesi che erano all'epoca Stati membri della Comunità economica europea firmarono un trattato internazionale, il cosiddetto accordo di Schengen, nella cittadina di Schengen alla frontiera lussemburghese, integrato, cinque anni dopo, dalla convenzione di applicazione dell'accordo di Schengen[1]. Lo spazio Schengen è uno spazio senza frontiere creato dall'acquis di Schengen (denominazione con cui sono collettivamente noti tali accordi e norme) e comprende attualmente 27 paesi europei[2].
A. L'acquis di Schengen relativo alle frontiere esterne
L'attuale acquis di Schengen relativo alle frontiere esterne si basa sull'acquis originario integrato nell'ordinamento giuridico dell'UE dal trattato di Amsterdam (1.1.3). Le sue norme vanno ricercate all'interno di un'ampia gamma di misure, che è possibile suddividere grossomodo in cinque ambiti.
1. Il codice frontiere Schengen
Il codice frontiere Schengen[3] è il pilastro centrale della gestione delle frontiere esterne. Esso stabilisce le norme dell'attraversamento delle frontiere esterne e le condizioni per la reintroduzione temporanea dei controlli alle frontiere interne. Obbliga gli Stati membri ad effettuare verifiche sistematiche nelle banche dati pertinenti per tutte le persone, inclusi i beneficiari del diritto di libera circolazione ai sensi del diritto dell'UE (per esempio cittadini dell'Unione e loro familiari che non sono cittadini dell'Unione) quando attraversano le frontiere esterne. Tra le banche dati utilizzate per i controlli vi sono il Sistema d'Informazione Schengen (SIS) e la banca dati dell'Interpol sui documenti di viaggio rubati e smarriti. Tali obblighi si applicano a tutte le frontiere esterne (aeree, marittime e terrestri), sia in entrata che in uscita. Il meccanismo di valutazione Schengen, regolamento (UE) n. 1053/2013 del Consiglio[4], è entrato in vigore nel novembre 2014 istituendo un programma di valutazione pluriennale che copriva un periodo di cinque anni, fino al 31 dicembre 2019. Il meccanismo era inteso a esaminare tutte le componenti dell'acquis di Schengen, anche rivedendo e valutando il modo in cui gli Stati membri effettuano i controlli alle frontiere esterne, nonché tutte le leggi e le operazioni pertinenti. Esso presta particolare attenzione al rispetto dei diritti fondamentali. Le valutazioni possono anche contemplare misure correlate riguardanti le frontiere esterne, la politica dei visti, la cooperazione giudiziaria e di polizia (in materia penale), il SIS e la protezione dei dati.
2. Il sistema d'informazione Schengen (SIS)
Il SIS è un sistema di condivisione delle informazioni e una banca dati che contribuisce a garantire la sicurezza internazionale all'interno dello spazio Schengen, dove non vi sono controlli alle frontiere interne. Si tratta del sistema informatico più efficiente e maggiormente impiegato dall'UE nell'ambito del suo spazio di libertà, sicurezza e giustizia (4.2.1). Le autorità di tutta l'UE utilizzano il SIS per inserire o consultare segnalazioni relative a persone e oggetti ricercati o scomparsi. Il sistema, contenente oltre 80 milioni di segnalazioni, è stato consultato dalle autorità più di cinque miliardi di volte nel 2017, generando oltre 240 000 occorrenze positive in casi di segnalazioni estere (segnalazioni effettuate da un altro paese). Il SIS è stato recentemente rafforzato mediante norme aggiornate che affronteranno possibili lacune del sistema e introdurranno varie modifiche essenziali relativamente ai tipi di segnalazioni inseriti.
Dopo la più recente riforma del 2018, l'ambito di applicazione del SIS è ora definito da tre strumenti giuridici che assumono la forma di tre regolamenti distinti (in sostituzione del SIS II):
- cooperazione di polizia e giudiziaria in ambito penale[5];
- controlli alle frontiere[6];
- il rimpatrio di cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare[7].
I tre regolamenti introducono categorie di segnalazioni nel sistema, relative, ad esempio, a ignoti sospettati o ricercati, segnalazioni preventive per i minori esposti al rischio di sottrazione da parte di uno dei genitori, segnalazioni ai fini del rimpatrio o relative alle decisioni di rimpatrio emesse nei confronti di cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare.
3. Fondo sicurezza interna: Frontiere e visti
Non tutti gli Stati membri dell'UE hanno frontiere esterne e non sono tutti ugualmente interessati dai flussi di traffico di frontiera. L'UE utilizza i propri fondi per tentare di compensare in parte i costi cui devono far fronte gli Stati membri le cui frontiere coincidono con le frontiere esterne dell'UE. Per il periodo finanziario 2014-2020, è stato istituito tale meccanismo di ripartizione degli oneri che prevede un totale pari a 3,8 miliardi di EUR per un periodo di sette anni. L'obiettivo principale del Fondo è contribuire a garantire un elevato livello di sicurezza all'interno dell'Unione, agevolando nel contempo i viaggi legittimi. I beneficiari dei programmi attuati nel quadro del presente Fondo possono essere le autorità statali e federali, gli enti pubblici locali, le organizzazioni non governative e umanitarie, le società di diritto pubblico e privato e gli organismi di istruzione e di ricerca.
4. Sistema di ingressi/uscite (EES)
Il Sistema di ingressi/uscite (EES)[8] è un sistema di informazione che accelera e rafforza i controlli di frontiera per i cittadini di paesi terzi che viaggiano nell'UE. L'EES sostituisce il timbro apposto manualmente sul passaporto alla frontiera con la registrazione elettronica nella banca dati.
I principali obiettivi dell'EES sono i seguenti:
- ridurre i tempi delle verifiche di frontiera e migliorare la qualità di queste ultime calcolando automaticamente la durata di soggiorno autorizzato di ogni viaggiatore;
- garantire un'identificazione sistematica e affidabile dei soggiornanti fuoritermine;
- rafforzare la sicurezza interna e la lotta contro il terrorismo consentendo alle autorità di contrasto di accedere allo storico dei viaggi.
L'accesso all'EES è garantito alle autorità di contrasto nazionali e a Europol, ma non è garantito alle autorità competenti in materia di asilo. È consentita, a determinate condizioni, la possibilità di trasmettere i dati a paesi terzi o Stati membri dell'UE che non partecipano al sistema di ingressi/uscite a fini di contrasto o di rimpatrio. L'EES registra i dati dei viaggiatori (nome, tipo di documento di viaggio, impronte digitali, immagine visiva e data e luogo di ingresso e di uscita) nel momento in cui attraversano le frontiere esterne dello spazio Schengen. Tale sistema si applica a tutti i cittadini di paesi terzi, sia a coloro che necessitano di visto sia a coloro che sono invece esenti da tale obbligo. Sarà inoltre utilizzato dalle autorità di frontiera e consolari.
5. L'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (Frontex)
La guardia di frontiera e costiera europea (EBCG) è costituita dall'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (EBCGA/Frontex) e dalle autorità nazionali[9].
L'EBCGA è diventata operativa nell'ottobre 2016. Tale agenzia decentrata è incaricata di monitorare le frontiere esterne dell'UE e, insieme agli Stati membri, di individuare e affrontare le potenziali minacce per la sicurezza alle frontiere esterne dell'UE. Per alcuni anni prima del 2015, il Parlamento aveva chiesto di rafforzare il ruolo di Frontex per accrescerne la capacità di fronteggiare efficacemente l'evoluzione dei flussi migratori. Ad esempio, nella sua risoluzione del 2 aprile 2014 sulla revisione intermedia del programma di Stoccolma[10], il Parlamento ha chiesto che le guardie di frontiera europee sorveglino le frontiere Schengen. Nelle sue conclusioni dell'ottobre 2015, il Consiglio europeo ha inoltre espresso il proprio sostegno "all'istituzione progressiva di un sistema integrato di gestione delle frontiere esterne". Il Parlamento ha insistito affinché i nuovi poteri di intervento dell'agenzia siano attivati da una decisione degli Stati membri in seno al Consiglio e non da una decisione della Commissione, come originariamente proposto. Il regolamento amplia l'ambito di applicazione delle attività dell'EBCGA/Frontex fino a comprendere un sostegno rafforzato per gli Stati membri nell'ambito della gestione della migrazione, della lotta alla criminalità transfrontaliera e delle operazioni di ricerca e soccorso. Esso prevede un ruolo di maggiore rilievo per Frontex per ciò che riguarda il rimpatrio dei migranti verso i loro paesi d'origine, conformemente a quanto deciso dalle autorità nazionali. Il Consiglio, sulla base di una proposta della Commissione, può chiedere l'intervento dell'Agenzia e fornire assistenza agli Stati membri in caso di circostanze eccezionali. Ciò avviene quando:
- uno Stato membro non si conforma (entro un termine stabilito) a una decisione vincolante presa dal consiglio di amministrazione dell'agenzia intesa ad affrontare le carenze della sua gestione delle frontiere; nonché
- si registra una pressione specifica e sproporzionata alle frontiere esterne tale da porre il funzionamento dello spazio Schengen a rischio. Se uno Stato membro si oppone alla decisione dei Consiglio di fornire assistenza, gli altri Stati membri possono reintrodurre temporaneamente i controlli di frontiera.
Nel novembre 2019 l'Agenzia ha ottenuto un nuovo mandato, mezzi e poteri propri per proteggere le frontiere esterne, effettuare più efficacemente i rimpatri e cooperare con i paesi terzi. La pietra angolare di tale agenzia rafforzata sarà rappresentata da un corpo permanente di 10 000 guardie di frontiera con poteri esecutivi, pronto ad assistere gli Stati membri in qualsiasi momento. Essa disporrà inoltre di un mandato più forte per ciò che riguarda i rimpatri e coopererà più strettamente con i paesi terzi, compresi quei paesi che non sono limitrofi dell'UE. Il corpo permanente della guardia di frontiera e costiera europea è diventato pienamente operativo nel 2021 e raggiungerà la piena capacità di 10 000 guardie di frontiera entro il 2024.
B. Sviluppi della gestione delle frontiere esterne dell'UE
Il ritmo dei cambiamenti è velocemente aumentato a seguito delle numerose perdite di vite umane nel Mediterraneo negli ultimi anni, associate all'enorme afflusso di rifugiati e migranti fin dal settembre del 2015.
Prima della crisi dei rifugiati in Europa, solo tre paesi avevano fatto ricorso all'erezione di recinzioni alle frontiere esterne per impedire ai migranti e ai rifugiati di raggiungere il loro territorio: Spagna (i lavori di costruzione sono terminati nel 2005 ed estesi nel 2009), Grecia (lavori completati nel 2012) e Bulgaria (in risposta alla Grecia, lavori completati nel 2014). Contrariamente all'articolo 14, paragrafo 2, del codice frontiere Schengen, a norma del quale "il respingimento può essere disposto solo con un provvedimento motivato che ne indichi le ragioni precise", un numero crescente di Stati membri ha gradualmente intrapreso la costruzione di muri o di barriere alle frontiere al fine di evitare, in modo indiscriminato, che migranti e richiedenti asilo accedessero ai loro rispettivi territori nazionali. Inoltre, in assenza di esplicite norme dell'UE sulla costruzione di recinzioni alle frontiere esterne di Schengen, e in violazione delle norme in materia di asilo, gli Stati membri hanno elevato barriere al confine con paesi terzi (in particolare Bielorussia, Marocco e Russia), compresi paesi candidati all'adesione (Repubblica di Macedonia del Nord, Serbia e Turchia). Sono state inoltre costruite barriere all'interno dello spazio Schengen, come quelle tra Austria e Slovenia, mentre le pratiche spagnole a Melilla sono oggetto di esame da parte della Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo. Le atrocità commesse nelle aree in cui sono state erette barriere sono documentate dalle organizzazioni per i diritti umani[11].
Il progetto Missing Migrants dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni ha registrato più di 29 000 decessi e scomparse nei viaggi migratori verso l'Europa a partire dal 2014.
1. Sistema europeo di informazione e autorizzazione ai viaggi (ETIAS)
Nel settembre 2018 è stato istituito il sistema europeo di informazione e autorizzazione ai viaggi (ETIAS).
Scopo di tale sistema di informazione centralizzato è raccogliere informazioni relative ai cittadini di paesi terzi che non necessitano di visto per entrare nello spazio Schengen e di identificare qualsiasi possibile rischio legato alla sicurezza e alla migrazione irregolare. La banca dati eseguirà preventivamente controlli sui viaggiatori esenti dall'obbligo di visto e negherà loro l'autorizzazione a viaggiare se si considera che possano comportare un rischio. La banca dati sarà simile ai sistemi già esistenti, ad esempio, tra gli altri, il sistema ESTA, utilizzato negli Stati Uniti, o i sistemi impiegati in Canada e in Australia.
Tra i benefici apportati da ETIAS figurano una migliore sicurezza interna e una migliore prevenzione dell'immigrazione irregolare, minori rischi per la salute pubblica e meno ritardi alle frontiere. Anche se il sistema eseguirà controlli preventivi, la decisione definitiva di autorizzare o rifiutare l'ingresso, anche nei casi in cui il viaggiatore abbia un'autorizzazione ai viaggi valida, verrà presa dalle guardie nazionali di frontiera che eseguono i controlli, conformemente alle norme del codice frontiere Schengen. Tale sistema ha tre funzioni principali:
- il controllo delle informazioni presentate on line dai cittadini di paesi terzi non soggetti all'obbligo di visto prima del loro viaggio nell'UE;
- il trattamento delle domande mediante una verifica attraverso gli altri sistemi d'informazione (quali SIS, VIS, la banca dati dell'Europol, la banca dati dell'Interpol, EES e Eurodac, la banca dati del sistema europeo per il confronto delle impronte digitali che consente di confrontare i set di dati delle impronte digitali);
- il rilascio dell'autorizzazione ai viaggi in assenza di occorrenze o di elementi che richiedono un'ulteriore analisi.
L'autorizzazione ai viaggi dovrebbe essere rilasciata in pochi minuti. Nel giugno 2017 il Consiglio ha deciso di scindere la proposta in due atti giuridici distinti[12], poiché la base giuridica (Schengen) della proposta non può riguardare le modifiche al regolamento Europol. ETIAS è sviluppato dall'agenzia eu-LISA e sarà operativo nel 2025.
2. eu-LISA
Istituita nel 2011, eu-LISA è responsabile per la gestione operativa dei tre sistemi d'informazione centralizzati dell'UE: SIS, VIS ed Eurodac[13]. Il suo ruolo è quello di implementare la nuova architettura informatica nel settore della giustizia e degli affari interni. Nel novembre 2019 il mandato di eu-LISA è stato rivisto e la capacità dell'agenzia di contribuire alla gestione delle frontiere, alla cooperazione nell'attività di contrasto e alla gestione della migrazione nell'UE è stata ulteriormente sviluppata.
3. Interoperabilità tra i sistemi d'informazione dell'UE nel settore delle frontiere
L'UE sviluppa sistemi informatici centralizzati su larga scala (SIS, VIS, Eurodac, EES ed ETIAS) per la raccolta, il trattamento e la condivisione di informazioni essenziali per la cooperazione in materia di sicurezza e per la gestione delle frontiere esterne e della migrazione. Dal 2019 tali sistemi d'informazione sono interoperabili a livello dell'UE, vale a dire in grado di scambiare dati e condividere informazioni affinché le autorità dispongano di tutte le informazioni necessarie, nel momento e nel luogo in cui ne hanno necessità. L'interoperabilità si riferisce alla capacità dei sistemi informatici di scambiare dati e di consentire la condivisione di informazioni e di conoscenza in modo da evitare le lacune informative causate dalla complessità e dalla frammentazione di tali sistemi[14].
I due regolamenti in vigore consentono ai sistemi di integrarsi reciprocamente, facilitano la corretta identificazione delle persone e contribuiscono a contrastare la frode d'identità. Essi non modificano i diritti di accesso previsti dalla base giuridica di ciascun sistema informativo europeo, ma stabiliscono le seguenti componenti:
- un portale di ricerca europeo, che consente alle autorità competenti di effettuare ricerche simultanee in vari sistemi d'informazione, utilizzando dati sia anagrafici che biometrici;
- un servizio comune di confronto biometrico, che consente la ricerca e il confronto di dati biometrici (impronte digitali e immagini del volto) provenienti da vari sistemi;
- un archivio comune di dati di identità, contenente i dati anagrafici e biometrici di cittadini di paesi terzi disponibili in vari sistemi d'informazione dell'UE;
- un rilevatore di identità multiple, che controlla se i dati d'identità anagrafici risultanti dalla ricerca sono presenti in altri sistemi, per consentire il rilevamento di identità multiple collegate a uno stesso insieme di dati biometrici.
4. La pandemia di COVID-19 del 2020
Le restrizioni alla circolazione delle persone a livello internazionale e all'interno dell'UE sono diventate tra le misure politiche più visibili in risposta alla pandemia di coronavirus dall'inizio di marzo 2020. Diversi Stati membri dell'UE hanno chiuso il trasporto internazionale di passeggeri, misura cui sono seguite ulteriori restrizioni ai viaggi internazionali imposte a livello UE, tra cui la chiusura parziale delle frontiere esterne dell'UE e le restrizioni all'ingresso nell'UE per i viaggiatori provenienti da paesi terzi[15], nonché restrizioni alla circolazione delle persone all'interno dell'UE[16]. In molti casi tali misure avevano carattere arbitrario, inefficace e discriminatorio e costituivano una violazione della legislazione in materia di vita privata e asilo, come dimostrano alcuni studi commissionati dal Parlamento europeo[17].
5. Crisi in Ucraina
A seguito dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia nel febbraio 2022, oltre 6 milioni di persone sono già state costrette a cercare rifugio, soprattutto nei paesi vicini[18]. L'Unione europea ha deciso di concedere una protezione temporanea alle persone provenienti dall'Ucraina in tutta l'UE[19]. La direttiva UE sulla protezione temporanea[20]consente agli Stati membri dell'UE di agire rapidamente in modo da offrire protezione e diritti a quanti necessitano una protezione immediata.
Ruolo del Parlamento europeo
In passato il Parlamento europeo ha avuto reazioni contrastanti nei confronti dello sviluppo della politica di gestione delle frontiere esterne. Ha ampiamente sostenuto l'attualizzazione del ruolo organizzativo di EBCGA/Frontex e delle altre agenzie pertinenti dell'Unione, spesso chiedendo un suo ulteriore rafforzamento, ora che l'Unione europea è alle prese con la crisi migratoria nel Mediterraneo. Se il parere del Parlamento quanto allo sviluppo dell'EBCGA è stato ampiamente positivo, la sua posizione sul Pacchetto Frontiere intelligenti è stata di diffidenza. La sua reazione alla proposta della Commissione del 2013 è stata quella di esprimere dubbi sul vasto accumulo tecnologico e il trattamento di massa dei dati personali proposto per le frontiere esterne. Inoltre, i costi previsti della tecnologia di Frontiere intelligenti, insieme ai dubbi che circondano i suoi benefici, hanno lasciato il Parlamento con una serie di preoccupazioni. Nella sua risoluzione del 12 settembre 2013 sulla seconda relazione sull'attuazione della strategia di sicurezza interna dell'UE, il Parlamento ha infatti affermato "che il possibile sviluppo di nuovi sistemi informatici nel settore della migrazione e della gestione delle frontiere, come le iniziative "frontiere intelligenti", debba essere analizzato con attenzione, in particolare alla luce dei principi di necessità e proporzionalità". Esso ha dato seguito a questa risoluzione con un'interrogazione orale alla Commissione e al Consiglio nel settembre 2015, chiedendo la loro posizione in materia di accesso a fini di contrasto al sistema e le loro osservazioni sulla rilevanza della sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea dell'aprile 2014 sulla direttiva riguardante la conservazione dei dati (cfr. 4.2.8). Nella sua risoluzione sulla relazione annuale sul funzionamento dello spazio Schengen[21], il Parlamento ha invitato gli Stati membri, compresi quelli privi di frontiere esterne, a garantire un elevato livello di controllo alle proprie frontiere esterne destinando risorse sufficienti in termini di personale, materiali e competenze, creando le necessarie strutture di comando e controllo per l'attraversamento sicuro, ordinato e fluido delle frontiere.
Il Parlamento ha inoltre ribadito la necessità di agire tenendo debitamente conto delle frontiere dell'UE, dell'acquis in materia di asilo e della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea. Da tempo il Parlamento chiede, a livello di UE, procedure affidabili ed eque e un approccio globale in materia di immigrazione[22]. Esso svolge un ruolo attivo nel controllo dell'applicazione e del rispetto dell'acquis di Schengen. Il gruppo di lavoro della commissione parlamentare per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni preposto alla verifica di Schengen è in contatto con la Commissione e il Consiglio nelle varie fasi del processo di valutazione e monitoraggio, come la relazione di valutazione finale, le raccomandazioni adottate e il piano d'azione.
Per quanto riguarda la pandemia di COVID-19, nel giugno 2020 il Parlamento ha approvato una risoluzione sulla situazione nello spazio Schengen in seguito alla pandemia di COVID-19, in cui ha espresso rammarico di essere stato tenuto all'oscuro. Ha sottolineato la necessità che eventuali restrizioni di viaggio temporanee applicabili a tutti i viaggi non essenziali da paesi terzi verso lo spazio Schengen o le decisioni di respingimento alle frontiere esterne siano conformi alle disposizioni del codice frontiere Schengen[23]. Uno studio commissionato dal Parlamento ha evidenziato che le restrizioni introdotte in risposta alla pandemia erano soggette a cambiamenti rapidi e in continua evoluzione, che hanno portato a una profonda incertezza giuridica per i singoli e a ripercussioni negative per i diritti e le libertà dell'UE[24]. Un altro recente studio ha evidenziato l'ampio ricorso alle tecnologie di IA biometriche da parte degli Stati membri ai fini della sorveglianza su larga scala dei migranti[25].
In una risoluzione del 1º marzo 2022, il Parlamento ha accolto con favore l'attivazione della direttiva sulla protezione temporanea per la prima volta dalla sua entrata in vigore nel 2001[26]. Il 9 marzo 2022 i deputati al Parlamento europeo hanno chiesto all'UE di introdurre un sistema di migrazione adeguato che condivida la responsabilità verso i rifugiati. Il 4 aprile 2023 la commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni (LIBE) del Parlamento ha approvato una relazione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio concernente le situazioni di crisi e di forza maggiore nel settore della migrazione e dell'asilo e, il 14 aprile 2023, una relazione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che introduce accertamenti nei confronti dei cittadini di paesi terzi alle frontiere esterne, nonché una relazione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sulla gestione dell'asilo e della migrazione.
Il 10 aprile 2024 il Parlamento ha discusso e approvato dieci testi legislativi per riformare la politica europea in materia di migrazione e asilo. Il 24 aprile 2024 il Parlamento ha adottato la sua posizione sulla modifica del codice frontiere Schengen al fine di rafforzare la resilienza dello spazio Schengen alle minacce gravi e di adeguare le norme Schengen alle sfide in evoluzione.
Visita la pagina del Parlamento europeo dedicata a Schengen.
Pablo Abril Marti / Mariusz Maciejewski