Lotta contro i cambiamenti climatici

L'Unione europea è una delle potenze economiche più attive nella lotta alle emissioni di gas serra. Nel 2020 le emissioni di gas a effetto serra dell'UE sono diminuite del 31 % rispetto ai livelli del 1990, superando l'obiettivo dell'UE di ridurre le emissioni del 20 % entro il 2020. Guidata da trattati internazionali come il protocollo di Kyoto, l'UE ha adottato diverse politiche in materia di clima, come il sistema di scambio di quote di emissione dell'UE. Nel 2019 la Commissione europea ha presentato il Green Deal europeo e, da allora, sono state stabilite numerose misure volte a rafforzare l'obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra dell'UE fino al 55 % entro il 2030 e a decarbonizzare completamente l'economia dell'UE entro il 2050, in linea con l'accordo di Parigi.

Base giuridica e obiettivi

L'articolo 191 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE) definisce la lotta ai cambiamenti climatici quale obiettivo dichiarato della politica ambientale dell'UE.

Contesto generale

Attività umane come l'utilizzo di combustibili fossili, la deforestazione e l'agricoltura producono emissioni di gas a effetto serra quali biossido di carbonio (CO2), metano (CH4), protossido di azoto (N2O) e fluorocarburi. Tali gas a effetto serra catturano il calore che è irradiato dalla superficie terrestre, provocando il riscaldamento globale. Secondo la sesta relazione di sintesi sui cambiamenti climatici del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC), le stime più attendibili dell'aumento della temperatura media globale entro la fine del secolo variano tra 1,4ºC e 4,4ºC.

Il riscaldamento globale ha provocato e provocherà fenomeni meteorologici estremi più frequenti (come ad esempio inondazioni e periodi di siccità), lo scioglimento delle calotte polari, la perdita di biodiversità, malattie delle piante e parassiti, la scarsità di alimenti e acqua potabile, la desertificazione e sfollamenti dovuti a calamità. Il rischio di un cambiamento irreversibile e catastrofico potrebbe aumentare in modo rilevante qualora il riscaldamento globale superasse i 2°C – o anche solo i 1,5°C – rispetto ai valori preindustriali.

Il protocollo di Kyoto è stato il primo trattato internazionale a fissare obiettivi giuridicamente vincolanti in materia di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra. È stato adottato l'11 dicembre 1997 ed è stato ratificato da 192 paesi. Ha sancito l'impegno dei paesi industrializzati a ridurre le loro emissioni di gas a effetto serra in linea con gli obiettivi individuali concordati in base al principio della "responsabilità condivisa ma differenziata e delle rispettive capacità".

Il primo accordo universale per la lotta contro i cambiamenti climatici è stato adottato nel dicembre 2015, in occasione della 21ª Conferenza delle Parti (COP21) della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici a Parigi. L'accordo di Parigi mira a mantenere l'aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2°C, cercando di limitarlo a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali. A tal fine, le parti mirano a stabilizzare quanto prima le emissioni di gas a effetto serra a livello mondiale e a conseguire l'azzeramento delle emissioni nette nella seconda metà del secolo. L'adattamento (ad esempio la conservazione delle risorse idriche, la rotazione delle colture, l'opera di sensibilizzazione e lo spostamento dei porti) e la mitigazione (ad esempio l'aumento dell'uso di energie rinnovabili e la promozione di cambiamenti comportamentali) sono riconosciuti come sfide globali, così come viene sottolineata l'importanza di affrontare "le perdite e i danni" associati agli effetti negativi dei cambiamenti climatici. Il 5 ottobre 2016 l'UE ha ratificato formalmente l'accordo di Parigi, consentendone così l'entrata in vigore il 4 novembre 2016.

Obiettivi e risultati

A. Azioni adottate dall'UE in passato per contrastare i cambiamenti climatici

Attraverso il suo quadro 2030 per il clima e l'energia, concordato nel 2014 prima dell'accordo di Parigi, l'UE si è impegnata a conseguire i seguenti obiettivi entro il 2030: ridurre le emissioni di gas a effetto serra almeno del 40 % al di sotto dei livelli del 1990, migliorare l'efficienza energetica del 32,5 % e portare al 32 % la quota di energie da fonti rinnovabili nel consumo finale. Il quadro 2030 fa seguito agli obiettivi "20-20-20" concordati nel 2007 dai leader dell'UE per il 2020: una riduzione pari al 20 % delle emissioni di gas a effetto serra, un aumento del 20 % della quota di energie rinnovabili nel consumo finale di energia e una riduzione del 20 % del consumo totale di energia primaria dell'UE (rispetto ai livelli del 1990). Tali obiettivi sono stati tradotti in misure legislative vincolanti, collegate anche agli obiettivi dell'UE previsti nell'ambito del protocollo di Kyoto.

Il sistema di scambio di quote di emissione dell'UE (ETS) (direttiva (UE) 2018/410), il primo e il più grande mercato internazionale del carbonio, è uno strumento strategico fondamentale dell'UE nella lotta ai cambiamenti climatici. Tale sistema, istituito nel 2005, si basa sul principio di "limitazione e scambio": viene fissato un tetto massimo alla quantità totale di emissioni di gas a effetto serra che possono essere prodotte da 11 000 impianti del sistema (fabbriche, centrali elettriche, ecc.). Ogni impianto acquista o riceve "quote di emissione" messe all'asta dagli Stati membri. Se inutilizzati, tali crediti – che corrispondono a una tonnellata di CO2 ciascuno – possono essere scambiati con altri impianti. Col tempo la quantità totale di quote viene progressivamente ridotta. Due fondi, uno per la modernizzazione e uno per l'innovazione, contribuiscono a rimodernare i sistemi energetici degli Stati membri a basso reddito e a incoraggiare l'innovazione finanziando progetti in materia di energie rinnovabili, cattura e stoccaggio del carbonio, nonché progetti a basse emissioni di carbonio. Inoltre, la Svizzera e l'UE si sono accordate per collegare i rispettivi sistemi di scambio di quote di emissione di gas a effetto serra.

Le emissioni prodotte da settori non coperti dall'ETS, quali il trasporto su strada, la gestione dei rifiuti, l'agricoltura e l'edilizia, sono soggette agli obiettivi vincolanti di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra su base annua per ciascuno Stato membro, fissati nel regolamento sulla condivisione degli sforzi (regolamento (UE) 2018/842). Il Parlamento e il Consiglio hanno adottato obiettivi minimi per il periodo 2021-2030 per facilitare il raggiungimento dell'obiettivo dell'UE di ridurre del 30 % le emissioni di gas a effetto serra in tali settori rispetto al 2005 e contribuire alla realizzazione degli impegni assunti nell'ambito dell'accordo di Parigi. Inoltre, ciascuno Stato membro deve garantire che le emissioni derivanti dall'uso del suolo, dal cambiamento di uso del suolo e dalla silvicoltura (regolamento (UE) 2018/841) non superino il loro tasso di assorbimento. In altri termini, le foreste, le terre coltivate e i pascoli devono essere gestiti in modo sostenibile al fine di assorbire la maggior quantità possibile di emissioni di gas serra dall'atmosfera, o per lo meno la quantità emessa dal settore ("regola del non debito"), apportando così un importante contributo alla lotta contro i cambiamenti climatici.

La direttiva sulla promozione delle energie rinnovabili (direttiva (UE) 2018/2001) è intesa a garantire che, entro il 2030, le energie rinnovabili quali biomassa ed energia eolica, idroelettrica e solare rappresentino un obiettivo iniziale pari ad almeno il 32 % del consumo totale di energia dell'UE in termini di produzione di elettricità, trasporto, riscaldamento e raffreddamento. Ciascuno Stato membro è tenuto ad adottare il proprio piano di azione nazionale per le energie rinnovabili, comprensivo di obiettivi settoriali.

La revisione del 2018 della direttiva sull'efficienza energetica (direttiva (UE) 2018/2002) fissa un obiettivo di efficienza energetica del 32,5 % per l'UE (calcolato utilizzando lo scenario di riferimento del 2007), con una clausola di revisione al rialzo entro il 2023. La direttiva riveduta del 2023 innalza l'obiettivo di efficienza energetica dell'UE, introducendo l'obbligo vincolante per i paesi dell'UE di garantire collettivamente, entro il 2030, un'ulteriore riduzione del consumo energetico dell'11,7 % rispetto alle proiezioni dello scenario di riferimento dell'UE per il 2020. Inoltre la direttiva riveduta sulla prestazione energetica nell'edilizia (direttiva (UE) 2018/844) comprende misure volte ad accelerare la ristrutturazione degli edifici e la transizione verso sistemi più efficienti sotto il profilo energetico nonché sistemi intelligenti di gestione dell'energia.

Il regolamento sulla governance (regolamento (UE) 2018/1999) attua un processo di governance trasparente per seguire i progressi compiuti verso il raggiungimento degli obiettivi dell'Unione dell'energia e dell'azione per il clima dell'UE, comprese le norme in materia di monitoraggio e comunicazione. Gli Stati membri sono tenuti ad adottare piani nazionali per l'energia e il clima per il periodo 2021-2030. Il processo di governance offre inoltre l'opportunità di aggiornare i piani ogni due anni al fine di integrare le lezioni apprese e trarre vantaggio dalle nuove opportunità per il resto del decennio.

Le tecnologie per la cattura e lo stoccaggio del carbonio (direttiva 2009/31/CE) separano il CO2 dalle emissioni atmosferiche (derivanti dai processi industriali), lo comprimono e lo trasportano in un luogo in cui può essere stoccato. Secondo l'IPCC, tale processo potrebbe eliminare tra l'80 % e il 90 % delle emissioni di CO2 prodotte dalle centrali elettriche a combustibili fossili. Tuttavia, l'attuazione di tali progetti dimostrativi in Europa si è rivelata più difficile di quanto inizialmente previsto, principalmente a causa dei costi elevati.

Le autovetture nuove immatricolate nell'UE devono rispettare le norme in materia di emissioni di CO (regolamento (UE) 2019/631) che, per le autovetture, prevedono un obiettivo pari a 95 g/km a partire dal 2021.

La direttiva sulla qualità dei carburanti (direttiva (UE) 2015/1513) mirava a ridurre del 6 % l'intensità delle emissioni di gas a effetto serra dovute ai carburanti entro il 2020. Tale obiettivo sarebbe stato conseguito, insieme ad altre misure, mediante l'utilizzo di biocarburanti, che tuttavia dovevano rispettare alcuni criteri di sostenibilità.

In virtù del regolamento (UE) 2015/757 concernente il monitoraggio, la comunicazione e la verifica delle emissioni di anidride carbonica generate dal trasporto marittimo, le navi di grandi dimensioni sono tenute a monitorare e riferire su base annua in merito alle emissioni di CO2 rilevate, rilasciate lungo i loro tragitti verso e dai porti dell'UE e all'interno dei medesimi, insieme ad altre informazioni pertinenti.

In seguito ai divieti sull'uso di clorofluorocarburi imposti negli anni '80 per arrestare la riduzione dello strato di ozono, i gas fluorurati sono oggi utilizzati come sostituti in una serie di applicazioni industriali, quali il condizionamento dell'aria e la refrigerazione, poiché non danneggiano lo strato di ozono. Essi possono tuttavia avere un potenziale di riscaldamento globale fino a 25 000 volte superiore a quello del CO2. Il regolamento (UE) n. 517/2014 mira a controllare l'uso di gas fluorurati e a vietarne l'impiego nei nuovi impianti di condizionamento dell'aria e refrigeratori entro il periodo 2022-2025, aprendo così la strada a una loro graduale eliminazione a livello globale.

B. Il Green Deal europeo

L'11 dicembre 2019 la Commissione ha presentato il Green Deal europeo, un pacchetto ambizioso di misure finalizzate al raggiungimento della neutralità dell'UE in termini di emissioni di carbonio entro il 2050. Le misure, accompagnate da una tabella di marcia delle politiche principali, spaziano dai tagli ambiziosi alle emissioni agli investimenti in attività di ricerca e innovazione all'avanguardia, fino alla conservazione dell'ambiente naturale dell'Europa. Sostenuto da investimenti in tecnologie verdi, soluzioni sostenibili e nuove imprese, il Green Deal è anche concepito come nuova strategia di crescita in grado di trasformare l'UE in un'economia sostenibile e competitiva. La partecipazione e l'impegno del pubblico e di tutte le parti interessate sono fondamentali ai fini del suo successo.

Tra le principali misure adottate nell'ambito del Green Deal europeo figura la normativa europea sul clima (regolamento (UE) 2021/1119), che mira a garantire un'Unione a impatto climatico zero entro il 2050. Nello specifico, prevede di innalzare l'obiettivo fissato per il 2030 di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, portandolo almeno al 55 % rispetto ai livelli del 1990. Altre proposte della Commissione comprendono comunicazioni sul piano di investimenti per un'Europa sostenibile e sul patto europeo per il clima, proposte di regolamento che istituiscono il Fondo per una transizione giusta e rivedono gli orientamenti per le infrastrutture energetiche transeuropee, nonché strategie dell'UE per l'integrazione del sistema energetico e per l'idrogeno e una nuova strategia dell'UE di adattamento ai cambiamenti climatici.

Il 14 luglio 2021 la Commissione ha presentato un pacchetto di proposte legislative (nuove normative e modifiche della legislazione esistente) volto a rendere l'UE "pronta per il 55 %" e a realizzare i cambiamenti trasformativi necessari nella sfera economica, sociale e industriale, con l'obiettivo ultimo di conseguire la neutralità climatica entro il 2050.

Nel dicembre 2022 il Parlamento e il Consiglio hanno raggiunto un accordo relativo a misure più ambiziose per riformare il sistema ETS; l'obiettivo di riduzione delle emissioni entro il 2030 è stato fissato al 62 % rispetto ai livelli del 2005. Nel 2023 l'ETS è stato esteso alle attività di trasporto marittimo (regolamento (UE) 2023/957) e a combustibili più puliti per il trasporto aereo (regolamento (UE) 2023/2405) e per il settore marittimo (regolamento (UE) 2023/1805). Il regolamento (UE) 2023/1805 mira a ridurre le emissioni del trasporto marittimo del 20 % entro il 2035 e dell'80 % entro il 2050. Inoltre, a partire dal 2030 almeno il 2 % dei combustibili dell'UE per il trasporto marittimo dovrà provenire da combustibili rinnovabili di origine non biologica. Entro il 2025, il 2 % del carburante dovrebbe appartenere alla categoria dei carburanti sostenibili per l'aviazione. Tale obiettivo sarà innalzato al 6 % entro il 2030 e al 70 % entro il 2050. A partire dal 2030, anche l'1,2 % dei carburanti deve essere un carburante sintetico, per arrivare al 35 % nel 2050.

Per sostenere gli Stati membri nei loro sforzi di riduzione delle emissioni prodotte dall'edilizia, dal trasporto su strada e da taluni settori industriali, è stato stabilito ed entrerà in funzione nel 2027 un nuovo sistema separato di scambio di quote di emissione (ETS2 nella direttiva (UE) 2023/959, recante modifica della direttiva 2003/87/CE). Il pacchetto "Pronti per il 55 %" introduce inoltre il nuovo meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere per contrastare la rilocalizzazione delle emissioni di CO2, il nuovo Fondo sociale per il clima e il potenziamento dei fondi per la modernizzazione e l'innovazione.

Anche le emissioni del trasporto aereo sono coperte dall'ETS (direttiva (UE) 2023/958), sebbene l'attuale esenzione per i voli intercontinentali sia stata prorogata fino all'inizio del 2027. La prima fase del regime di compensazione e riduzione delle emissioni di carbonio del trasporto aereo internazionale (CORSIA), nell'ambito dell'Organizzazione per l'aviazione civile internazionale (ICAO), dovrebbe partire all'inizio del 2024. La Commissione valuterà la sua adeguatezza entro il luglio 2026.

Il regolamento sulla condivisione degli sforzi modificato (regolamento (UE) 2023/857) aumenta il livello di ambizione dell'UE in materia di clima. In particolare, tutti i settori contemplati dal regolamento sono tenuti a conseguire una riduzione collettiva delle loro emissioni pari al 40 % entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005. Assieme al regolamento sulla condivisione degli sforzi, la direttiva sulla promozione delle energie rinnovabili riveduta (direttiva (UE) 2023/2413) si propone di rafforzare l'obiettivo generale vincolante di portare al 42,5 % la quota di energie rinnovabili nel mix energetico dell'UE.

Inoltre, la versione modificata del regolamento relativo all'uso del suolo, al cambiamento di uso del suolo e alla silvicoltura (regolamento (UE) 2023/839) stabilisce per il 2030 il nuovo obiettivo di aumentare del 15 % i pozzi di assorbimento del carbonio dell'UE.

La revisione della direttiva sull'efficienza energetica (direttiva (UE) 2023/1791) fissa un obiettivo dell'UE ambizioso e giuridicamente vincolante in materia di efficienza energetica, che prevede una riduzione del consumo finale di energia pari all'11,7 % entro il 2030 rispetto ai livelli del 2020.

Il metano è il secondo principale responsabile dei cambiamenti climatici dopo il CO2. La riduzione delle emissioni di metano è quindi fondamentale per raggiungere gli obiettivi climatici dell'UE per il 2030 e l'obiettivo della neutralità climatica per il 2050. Il 15 dicembre 2021 la Commissione ha presentato una proposta volta a ridurre le emissioni di metano nel settore dell'energia e nella catena di approvvigionamento globale. Il 15 novembre 2023 il Consiglio e il Parlamento hanno raggiunto un accordo provvisorio su questo nuovo regolamento. L'accordo obbliga le industrie del gas, del petrolio e del carbone a misurare, monitorare, comunicare e verificare adeguatamente le loro emissioni di metano e ad adottare misure per ridurle.

Inoltre, nell'aprile 2022 la Commissione ha presentato una proposta rafforzata sui gas fluorurati che mira a risparmiare l'equivalente di 40 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 entro il 2030. Il conseguente regolamento sui gas fluorurati (regolamento (UE) 2024/573) è entrato in vigore nel marzo 2024. Il regolamento vieterà completamente gli idrofluorocarburi a partire dal 2050 e prevede una netta riduzione della loro disponibilità già nel 2025.

Nel novembre 2022 la Commissione ha adottato una proposta relativa a un quadro volontario di certificazione dell'Unione che certifichi in modo affidabile gli assorbimenti di carbonio di alta qualità. Il Parlamento e il Consiglio hanno raggiunto un accordo provvisorio in merito a questa proposta di regolamento il 20 febbraio 2024. Il regolamento introdurrà, tra l'altro, un quadro di certificazione inteso a promuovere assorbimenti di carbonio di alta qualità, contrastando l'ecologismo di facciata ("greenwashing").

La revisione della direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia aggiorna il quadro normativo vigente, garantendo agli Stati membri la flessibilità necessaria per tenere conto delle differenze presenti nel parco immobiliare europeo. La direttiva riveduta stabilisce nuovi obiettivi ambiziosi: tutti gli edifici di nuova costruzione dovrebbero essere a zero emissioni entro il 2030 e gli edifici di nuova costruzione di proprietà pubblica o occupati da enti pubblici dovrebbero essere a zero emissioni entro il 2028. Ciascuno Stato membro adotterà la propria traiettoria nazionale per ridurre il consumo medio di energia primaria degli edifici residenziali del 16 % entro il 2030 e del 20-22 % entro il 2035.

Nel febbraio 2023 il Parlamento e il Consiglio hanno concordato un ulteriore obiettivo di riduzione delle emissioni entro il 2030 per l'intero parco veicoli dell'UE, del 55 % per le autovetture nuove e del 50 % per i furgoni nuovi. Hanno inoltre introdotto un obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2 del 30 % per i nuovi autocarri, con un obiettivo intermedio del 15 % da raggiungere entro il 2025 (regolamento (UE) 2023/851). Nel marzo 2024 il Parlamento ha approvato nuove norme per ridurre le emissioni delle autovetture, dei furgoni, degli autobus, degli autocarri e dei rimorchi (regolamento Euro 7).

Nel febbraio 2024 la Commissione ha adottato una comunicazione che stabilisce gli obiettivi climatici per il 2040 per l'UE, come traguardo intermedio verso il conseguimento degli obiettivi di neutralità climatica per il 2050. Vi si raccomanda di ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra dell'UE del 90 % entro il 2040 rispetto ai livelli del 1990.

Ruolo del Parlamento europeo

Per le questioni relative ai cambiamenti climatici, il Parlamento partecipa da sempre ai negoziati interistituzionali con il Consiglio europeo, sostenendo obiettivi più ambiziosi per l'UE.

Prima della COP21 del 2015, il Parlamento aveva ribadito l'urgente necessità di "regolamentare e limitare efficacemente le emissioni derivanti dal trasporto aereo e marittimo internazionale". Il Parlamento aveva espresso la propria delusione per il fatto che l'ICAO non avesse raggiunto un accordo in materia di riduzione delle emissioni. Il sistema CORSIA pone invece l'accento sulle compensazioni, senza alcuna garanzia di qualità, e diventerà giuridicamente vincolante solo a partire dal 2027. I principali membri dell'ICAO non si sono ancora impegnati a partecipare alla fase volontaria.

In vista della 24a Conferenza delle Parti di Katowice (la COP24 svoltasi nel 2018) il Parlamento, nella sua risoluzione del 25 ottobre 2018, aveva chiesto un innalzamento del livello di ambizione dell'obiettivo dell'UE di ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 55 % entro il 2030. Il Parlamento riteneva inoltre che gli effetti profondi, e molto probabilmente irreversibili, di un aumento di 2°C delle temperature globali potessero essere evitati perseguendo l'obiettivo più ambizioso di un aumento di 1,5°C. Ciò, tuttavia, implicherebbe la necessità di azzerare al più tardi entro il 2050 le emissioni globali di gas a effetto serra, che sono tuttora in aumento; motivo per cui il Parlamento ha invitato la Commissione a proporre una strategia dell'Unione a lungo termine per l'eliminazione delle emissioni nette di gas serra entro la metà del secolo. La Commissione ha risposto all'invito, trasformandolo in uno degli obiettivi del Green Deal europeo nel 2019.

Nel luglio 2018 il Parlamento ha approvato una risoluzione sulla diplomazia climatica dell'UE, in cui ha sottolineato che l'UE ha la responsabilità di guidare l'azione per il clima e la prevenzione dei conflitti. Il testo poneva l'accento sulla necessità di consolidare le capacità diplomatiche dell'UE al fine di promuovere l'azione per il clima a livello globale, sostenere l'attuazione dell'accordo di Parigi e prevenire i conflitti legati ai cambiamenti climatici.

Nel novembre 2019 il Parlamento ha dichiarato l'emergenza climatica in Europa e ha esortato tutti gli Stati membri a impegnarsi ad azzerare le emissioni nette di gas serra entro il 2050. Il Parlamento ha inoltre sollecitato la Commissione a garantire che tutte le proposte legislative e di bilancio pertinenti fossero pienamente in linea con l'obiettivo di contenere il riscaldamento globale entro 1,5°C.

Nell'ottobre 2020 il Parlamento ha approvato il suo mandato negoziale sulla legge dell'UE sul clima, chiedendo che l'obiettivo di riduzione delle emissioni per il 2030 fosse innalzato al 60 %. Sebbene l'accordo interistituzionale raggiunto il 21 aprile 2021 tra il Parlamento e il Consiglio abbia confermato l'obiettivo del 55 % proposto dalla Commissione, il Parlamento è riuscito a rafforzare il ruolo e il contributo dell'assorbimento del carbonio, che potrebbe portare l'obiettivo al 57 %. Inoltre, in linea con il mandato del Parlamento, la Commissione è stata invitata a presentare una proposta di obiettivo per il 2040 al più tardi sei mesi dopo il primo bilancio globale dell'accordo di Parigi, tenendo conto del bilancio indicativo dell'UE per i gas a effetto serra. Infine, considerata l'importanza di una consulenza scientifica indipendente, è stato istituito un comitato consultivo scientifico europeo sui cambiamenti climatici per valutare la conformità delle politiche agli obiettivi fissati e monitorare i progressi, come suggerito dal Parlamento. In una relazione del giugno 2023 dal titolo "Scientific advice for the determination of an EU-wide 2040 climate target and a greenhouse gas budget for 2030-2050" (Parere scientifico per la determinazione di un obiettivo climatico a livello di UE per il 2040 e di un bilancio per i gas a effetto serra per il periodo 2030-2050), il comitato consultivo scientifico europeo sui cambiamenti climatici fornisce alle istituzioni dell'UE una stima scientifica di un obiettivo climatico per il 2040 e di un bilancio dell'UE per le emissioni di gas a effetto serra per il periodo 2030-2050. In base a tale relazione, l'UE deve adoperarsi per ridurre le emissioni nette del 90-95 % entro il 2040 rispetto ai livelli del 1990.

Nel settembre 2022 il Parlamento ha approvato una risoluzione sulle conseguenze della siccità, degli incendi e di altri fenomeni meteorologici estremi, con l'obiettivo di intensificare l'impegno dell'UE per contrastare il cambiamento climatico.

Nel novembre 2023 il Parlamento ha adottato la sua risoluzione sulla COP28 a Dubai. In tale risoluzione, il Parlamento ha chiesto ulteriori contributi a favore dei fondi per il clima e la fine di tutte le sovvenzioni ai combustibili fossili al più tardi entro il 2025; che siano triplicate le energie rinnovabili e che sia raddoppiata l'efficienza energetica entro il 2030. Ha inoltre riconosciuto il legame tra i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità e ha sottolineato l'importanza di ripristinare gli ecosistemi naturali.

Per maggiori informazioni sull'argomento, si rimanda al sito web della commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare.

 

Georgios Amanatidis / Alyssia Petit