Lo Yemen è teatro di un lungo e terribile conflitto dal 2014 tra i ribelli Houthi e l’Arabia Saudita. Questo conflitto ha causato la più grande crisi umanitaria al mondo, ulteriormente aggravatasi con la pandemia di COVID-19. La guerra ha provocato il collasso delle strutture economiche del Paese, riducendo quasi 10 milioni di persone alla fame. La mancanza di servizi sanitari, di infrastrutture, di rispetto per i basilari diritti umani, con entrambe le parti contrapposte artefici di crimini di guerra, rendono la situazione insostenibile.
A farne le spese sono soprattutto la popolazione civile, deliberatamente attaccata, il personale medico che cerca di far fronte all’emergenza sanitaria, e le donne, escluse totalmente dalla vita pubblica del Paese.
Ho votato in favore di questa Risoluzione affinché le Istituzioni europee facciano tutto quanto in loro potere senza ritardi, perché le parti del conflitto rispettino gli obblighi del diritto internazionale umanitario, permettendo ai civili un accesso senza restrizioni ai beni umanitari; perché il personale medico sia tutelato, perché si avviino immediatamente negoziati di pace sotto gli auspici delle Nazioni Unite, perché siano aperti canali umanitari e gli attivisti che rivendicano i loro diritti non debbano più temere per la propria vita.
A distanza di 25 anni dalla quarta Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulle donne svoltasi a Pechino, risulta evidente che nel percorso verso la parità di genere i passi in avanti compiuti risultano ancora insufficienti. In particolare, si registrano significative disuguaglianze di genere nel mercato del lavoro, nella mancanza di accesso ai servizi sociali, nel maggior rischio di povertà per le donne. L’impatto della crisi di COVID -19 ha acuito le disuguaglianze esistenti, andando ad incidere anche sull’aumento degli episodi di violenza di genere. Ho firmato a favore di questa Risoluzione affinché la Commissione presenti una strategia per combattere la femminilizzazione della povertà, includendo la dimensione di genere della povertà nei suoi quadri di crescita economica, politica e sociale; affinché gli Stati membri attuino misure specifiche contro il rischio di esclusione sociale; affinché entrambi i soggetti pongano le donne al centro della ripresa pandemica; perché la Commissione e gli Stati membri sviluppino obiettivi e indicatori sensibili sulla dimensione di genere per un progresso reale e non solo teorico; affinché la dimensione di genere venga riconosciuta anche per quanto riguarda gli effetti della crisi climatica, per contrastare la quale le donne rappresentano potenti agenti di cambiamento.
Ho votato a favore dell'istituzione di un dispositivo per la ripresa e la resilienza che prevede 672,5 miliardi di euro in sovvenzioni e prestiti per contenere gli effetti della pandemia. Si tratta della componente più cospicua del Piano di ripresa Next Generation EU da 750 miliardi di euro. I finanziamenti saranno disponibili per tre anni e i governi dell'UE possono richiedere fino al 13% di prefinanziamento, per i loro piani di ripresa e resilienza. Ciascun piano deve destinare almeno il 37% (circa 250 miliardi di euro) del proprio bilancio al clima, e almeno il 20% alle azioni digitali e non danneggiare significativamente gli obiettivi ambientali (in stretto collegamento con il regolamento sulla tassonomia). Avrei voluto che fosse destinato almeno il 40% del bilancio al clima e purtroppo manca anche un obiettivo quantitativo per la biodiversità, ma il testo è frutto di un compromesso nel complesso positivo. In particolare, ho apprezzato il miglioramento della metodologia di monitoraggio per la spesa per il clima, basata sul quadro della tassonomia dell'UE.
Potranno ricevere fondi a titolo del dispositivo, soltanto i Paesi membri, impegnati nel rispetto dello stato di diritto e dei valori fondamentali dell'Unione europea.
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Per troppo tempo le #compagnieaeree hanno #inquinare gratuitamente. Firma qui per chiedere alla @EU_Commission di far pagare alle compagnie aeree le dovute tasse sul carburante! https://t.co/yQD5Ca5foF https://t.co/8GJ179R6UV
Nel 2050 nei mari ci saranno più #microplastiche che #pesci. Il #ParlamentoUE non è rimasto a guardar e ha proposto alla #CommissioneUE di ridurre gli #imballaggi, migliorare la riciclabilità e promuoverne il riutilizzo. Ne ho parlato con @LifeGate https://t.co/zaU3uvUnuJ https://t.co/esw516ex0z
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