L’impatto della globalizzazione sull’occupazione nell’UE

Ecco come l’UE cerca di ottenere il meglio dalla globalizzazione moderando anche i possibili effetti negativi sull’occupazione

La globalizzazione crea opportunità di lavoro ma può anche provocare diminuzione dell’occupazione in alcuni settori. Gestire la globalizzazione per ottenerne il meglio è una priorità dell’Unione europea anche per la realizzazione di un’Europa sociale che aiuti chi ha perso il lavoro a trovarne un altro.

Ecco come l’UE cerca di ottenere il meglio dalla globalizzazione moderando anche i possibili effetti negativi sull’occupazione Globalizzazione - foto di Soo Ann Woon
Globalizzazione - foto di Soo Ann Woon

Le opportunità di lavoro in Europa

I posti di lavoro creati sostenuti direttamente o indirettamente dalle esportazioni dell’UE sono in continua crescita. Sono aumentati dai 21,7 milioni nel 2000 ai 38 milioni del 2019.Ogni miliardo di esportazioni UE sostiene circa 13.000 posti di lavoro. Nell'Unione europea, una persona su cinque ha un lavoro che è direttamente legato alle esportazioni.

Le opportunità di lavoro non sono limitate ai settori dell’export. Riguardano naturalmente anche la produzione di beni e l’offerta di servizi.

In Italia, ad esempio, grazie al mercato unico europeo un ulteriore mezzo milione di posti di lavoro sono assicurati dalle esportazioni di altri paesi UE verso paesi terzi. In totale il 13% dei posti di lavoro in Italia è legato e dipende dalle esportazioni UE verso paesi terzi.

Mentre in Germania, le esportazioni verso paesi al di fuori dell'Unione Europea garantiscono 7,7 milioni di posti di lavoro. E sempre grazie al mercato unico dell'Ue, altri 1,2 milioni di posti di lavoro tedeschi dipendono dalle esportazioni degli altri paesi dell'UE verso nazioni terze. Complessivamente, il 20% dell'occupazione in Germania è legato alle esportazioni dell'Unione Europea.

La quota di lavori qualificati nel settore delle esportazioni è in aumento e i posti di lavoro sono in media il 12% meglio retribuiti del lavoro in altri settori.

Mitigare gli effetti potenzialmente negativi sull’impiego

La globalizzazione aumenta la concorrenza fra le aziende, il che può provocare chiusure, delocalizzazioni e perdita di posti di lavoro.

I settori più vulnerabili sono caratterizzati da una prevalenza di posti di lavoro poco qualificati: si tratta delle industrie tessili, dell’abbigliamento e delle calzature, della metallurgia e manifatturiere.

Il settore manifatturiero è il più esposto alla delocalizzazione a causa della competizione dei paesi con stipendi più bassi di quelli dell’UE.

La pandemia di Covid-19 ha sottolineato la necessità di riportare la produzione di alcuni settori e prodotti essenziali, come i farmaci, in Europa

I dati mostrano una tendenza alla delocalizzazione più frequente nei paesi dell’est Europa rispetto a quelli dell’ovest. I paesi destinatari sono principalmente l'Africa settentrionale e l'Asia.

Anche se i risultati complessivi della liberalizzazione del commercio sono positivi, alcuni settori vengono colpiti gravemente e la durata del periodo di transizione dei lavoratori verso un nuovo impiego può influire molto negativamente sui benefici complessivi.

Fondo per la globalizzazione: più aiuti dopo l'esubero

Il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione

Per ridurre l’impatto negativo della globalizzazione e ridurre la disoccupazione l’UE ha creato nel 2006 il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione. L’obiettivo è di offrire sostegno ai lavoratori che perdono il posto a causa della globalizzazione.

Questo fondo solidale di emergenza co-finanzia le politiche per il lavoro, che puntano all'orientamento dei lavoratori o al sostegno dello sviluppo d’impresa. I progetti finanziati comprendono ad esempio la formazione e l’accompagnamento nella ricerca del lavoro e nella creazione dell’impresa.

Nel 2009 il Fondo è stato esteso per fornire aiuti a chi ha perso il lavoro a causa di grandi cambiamenti strutturali innescati dalla crisi economica e finanziaria.

Nell'aprile 2021 gli eurodeputati hanno votato una
riforma per migliorare l’uso del Fondo di adeguamento, che consentisse di aiutare un più ampio numero di lavoratori europei.

Il Fondo può essere usato:

1) nel caso in cui più di 200 lavoratori siano stati licenziati da una sola azienda e dai suoi fornitori oppure

2) nel caso in cui un gran numero di lavoratori abbiamo perso il lavoro in un settore specifico di una o più regioni.

3) per richiedere un investimento una tantum pari a € 22.000 per avviare un'attività in proprio o per l'assunzione di dipendenti

4) per beneficiare di misure speciali come l’assegno per la custodia dei figli a cui è possibile accedere nella fase di ricerca di un lavoro o durante la partecipazione ad attività di formazione.

Dal 2007 il Fondo ha speso €687,7 milioni per aiutare 170.000 lavoratori licenziati. Ad esempio, 1,2€ milioni sono andati a sostegno dei 303 ex lavoratori del produttore di alluminio Alu Ibérica in Spagna e 1,9 milioni di euro per 559 lavoratori in Belgio.

Per saperne di più sulla globalizzazione e l’Unione europea: