L'impatto della produzione e dei rifiuti tessili sull'ambiente

Attraverso la "moda veloce", la quantità di abiti prodotti e gettati via è aumentata in modo esponenziale. Scoprite di più sugli impatti ambientali e sulle soluzioni dell'UE.

La fast fashion (letteralmente 'moda veloce'), che consente una disponibilità costante di nuovi stili a prezzi molto bassi, ha portato a un forte aumento della quantità di indumenti prodotti, utilizzati e poi scartati.

Per far fronte all'impatto che questo fenomeno ha sull'ambiente l'UE intende ridurre gli sprechi tessili, aumentando il ciclo di vita e il riciclo dei tessuti come parte integrante del piano per raggiungere un'economia circolare entro il 2050.

Per saperne di più sulla definizione di economia circolare, la sua importanza e i suoi vantaggi.

Infografica che mostra l'impatto ambientale del consumo tessile pro capite nell'UE nel 2022 (uso di suolo, acqua, materie prime e impronta di carbonio)
Impatto ambientale dell'industria tessile

Consumo in eccesso di risorse naturali 

La produzione tessile ha bisogno di utilizzare molto acqua, senza contare l'impiego dei terreni adibiti alla coltivazione del cotone e di altre fibre. Alcune stime indicano che per fabbricare una sola maglietta di cotone occorrano 2.700 litri di acqua dolce, un volume pari a quanto una persona dovrebbe bere in 2 anni e mezzo.

Nel 2020, il settore tessile è stato la terza fonte di degrado delle risorse idriche e dell'uso del suolo. In quell'anno, sono stati necessari in media nove metri cubi di acqua, 400 metri quadrati di terreno e 391 chilogrammi di materie prime per fornire abiti e scarpe per ogni cittadino dell'UE.


Inquinamento idrico

Si stima che la produzione tessile sia responsabile di circa il 20% dell'inquinamento globale dell'acqua potabile a causa dei vari processi a cui i prodotti vanno incontro, come la tintura e la finitura, e che il lavaggio di capi sintetici rilasci ogni anno 0,5 milioni di tonnellate di microfibre nei mari.

Un unico carico di bucato di abbigliamento in poliestere può comportare il rilascio di 700.000 fibre di microplastica che possono finire nella catena alimentare.

La maggior parte delle microplastiche derivanti dai tessili viene rilasciata durante i primi lavaggi. La moda veloce si basa sulla produzione di massa a prezzi bassi e volumi di vendita elevati che promuovono numerosi primi lavaggi.

Il lavaggio dei prodotti sintetici ha portato a un accumulo pari a mezzo milione di tonnellate di microplastiche sul fondo degli oceani ogni anno. Oltre a questo problema globale, l'inquinamento generato dalla produzione di abbigliamento ha un impatto devastante sulla salute delle persone locali, degli animali e degli ecosistemi dove si trovano le fabbriche.

Emissioni di gas a effetto serra

Si calcola che l'industria della moda sia responsabile del 10% delle emissioni globali di carbonio, più del totale di tutti i voli internazionali e del trasporto marittimo messi insieme.

Secondo l'Agenzia europea dell'ambiente, gli acquisti di prodotti tessili nell'UE nel 2020 hanno generato circa 270 kg di emissioni di CO2 per persona. Questo significa che i prodotti tessili consumati nell'UE hanno generato emissioni di gas serra pari a 121 milioni di tonnellate.


Solo l'1%

degli abiti usati vengono riciclati in capi nuovi

In media, questo ha comportato la riduzione del ciclo di vita dei prodotti tessili: i cittadini europei consumano ogni anno quasi 26 kg di prodotti tessili e ne smaltiscono circa 11 kg. Gli indumenti usati possono essere esportati al di fuori dell'UE, ma per lo più vengono inceneriti o portati in discarica (87%).

La crescita della moda veloce, favorita in parte dai social media e dall'industria che porta le tendenze della moda a un numero maggiore di consumatori a un ritmo più rapido rispetto al passato, ha svolto un ruolo fondamentale nell'aumento dei consumi.


Le nuove strategie per affrontare questa problematica includono lo sviluppo di nuovi modelli di business per il noleggio di abbigliamento, la progettazione dei prodotti realizzata in modo tale da consentire che il riutilizzo e il riciclo siano più facili (moda circolare), sensibilizzare i consumatori ad acquistare meno capi di migliore qualità (moda sostenibile) e in generale orientare il comportamento dei consumatori verso opzioni più sostenibili.

Infografica che mostra la crescita della produzione tessile nel corso del tempo (58 milioni di tonnellate nel 2000, 109 milioni di tonnellate nel 2020 e una previsione di 145 milioni di tonnellate entro il 2030).
Produzione tessile

Affrontare la questione dei rifiuti tessili nell'UE


In corso: la strategia dell'UE per i tessili sostenibili e circolari.

Nell'ambito del piano d'azione per l'economia circolare, nel marzo 2022 la Commissione europea ha presentato una nuova strategia per rendere i tessuti più durevoli, riparabili, riutilizzabili, riciclabili e in grado di affrontare il fenomeno della c.d. fast fashion (ovvero il metodo di produzione che prevede il lancio di nuove collezioni continuamente e in tempi brevissimi) stimolando l'innovazione nel settore.

La nuova strategia comprende nuovi requisiti di progettazione ecocompatibile per i tessuti, informazioni più chiare, un passaporto digitale dei prodotti e l'invito per le aziende ad assumersi la responsabilità e ad agire per ridurre al minimo la propria impronta di Co2 e ambientale.

Il 1° giugno, i membri del Parlamento Europeo hanno presentato proposte per misure più rigide dell'UE al fine di fermare la produzione e il consumo eccessivi di tessili. Il rapporto del Parlamento chiede che i tessili siano prodotti nel rispetto dei diritti umani, sociali e del lavoro, nonché dell'ambiente e del benessere degli animali.

Misure europee esistenti sullo spreco tessile


L'UE dispone di un marchio Ecolabel UE che i produttori che rispettano i criteri ecologici possono applicare agli articoli. Questo dà maggiore visibilità ai prodotti che includono meno sostanze nocive e causano meno inquinamento dell'acqua e dell'aria.


Nel 2018, la direttiva sui rifiuti è stata approvata dal Parlamento. La strategia della Commissione comprende anche misure per affrontare la presenza di sostanze chimiche pericolose, mentre invita i produttori ad assumersi la responsabilità dei loro prodotti lungo la catena del valore, anche quando diventano rifiuti, e mira ad aiutare i consumatori a scegliere prodotti tessili sostenibili.

Il Parlamento ha presentato idee per modificare le norme sui rifiuti tessili nel marzo 2024. La revisione della direttiva sui rifiuti introdurrà schemi di responsabilità estesa del produttore. In pratica, ciò significa che i produttori di prodotti tessili, come abbigliamento, calzature, cappelli e accessori, così come altre aziende che immettono tali prodotti sul mercato unico europeo, dovranno coprire i costi della raccolta differenziata, dello smistamento e del riciclaggio.

Mentre la Commissione ha proposto che gli schemi di responsabilità estesa del produttore siano introdotti 30 mesi dopo l'entrata in vigore della direttiva, i deputati hanno insistito per 18 mesi. Inoltre, i Paesi dell'UE sarebbero obbligati a raccogliere separatamente i prodotti tessili entro il 1° gennaio 2025 per il riutilizzo, la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio.

"Chiediamo un obiettivo di riduzione dei rifiuti tessili, con una supervisione dei prodotti tessili usati esportati", ha dichiarato Anna Zalewska (ECR, Polonia), l'eurodeputata responsabile dell'approvazione delle norme in Parlamento. L'eurodeputata ha inoltre chiesto di migliorare le infrastrutture per la raccolta differenziata dei tessili e di rendere più efficiente la selezione dei rifiuti urbani, in modo da estrarre gli articoli che possono essere riciclati prima di essere inviati all'inceneritore o alla discarica.

Prossimi passi

I negoziati con il Consiglio saranno condotti dal prossimo Parlamento, che verrà eletto alle elezioni europee del 6-9 giugno 2024.


Leggi i dati più recenti sulla gestione dei rifiuti nell'UE nella nostra infografica.

Oggi l'Europa si trova in una crisi sanitaria ed economica senza precedenti, che ha messo in luce la fragilità delle nostre catene di approvvigionamento. [...] Stimolare nuovi modelli aziendali innovativi creerà a sua volta la nuova crescita economica e le nuove opportunità di lavoro che l'Europa ha bisogno di recuperare.
Jan Huitema (Renew Europe, Paesi Bassi)