Interrogazione parlamentare - E-0075/2002(ASW)Interrogazione parlamentare
E-0075/2002(ASW)

Risposta data dal sig. Kinnock in nome della Commissione

L'onorevole parlamentare si riferisce alla possibilità che il Servizio comune Interpretazione e conferenze (SCIC) preveda l'apprendimento dell'esperanto e il suo impiego come lingua intermedia per l'interpretariato. In effetti, lo SCIC ha esaminato tale questione al suo interno e con vari interlocutori esterni degli ambienti universitari e accademici.

Anche se, di primo acchito, l'impiego dell'esperanto come lingua intermedia può sembrare interessante, un esame più accurato rivela gravi difficoltà di ordine pratico, finanziario e tecnico.

La Commissione si è impegnata con decisione nel multilinguismo, nell'intento di agevolare la comunicazione tra i delegati partecipanti alle riunioni nell'ambito delle attività comunitarie. Di conseguenza, la Commissione ha sempre cercato di provvedere all'interpretazione da e in tutte le lingue necessarie in ogni singola riunione, tenuto conto della situazione di bilancio e della disponibilità d'interpreti. L'impiego di più lingue intermedie consente alla Commissione la flessibilità necessaria a tale riguardo, senza dover ricorrere a lingue nelle quali non si esprimerà nessuno dei delegati.

Per quanto consta allo SCIC, non vi sono per l'esperanto interpreti professionisti qualificati ed è improbabile che l'esperanto venga incluso tra le lingue dei corsi d'interpretariato impartiti negli istituti accademici con i quali è in contatto lo SCIC. Per motivi logistici e finanziari, lo SCIC non è in grado di varare esso stesso un programma di formazione in esperanto per i suoi interpreti attuali e futuri. Far acquisire a un interprete il livello necessario per l'uso passivo di una lingua ufficiale richiede tre-quattro anni di formazione a tempo parziale, per un costo di circa 70 000 euro.

Va rammentato inoltre che circa la metà degli interpreti che lavorano per la Commissione sono liberi professionisti: è evidente la difficoltà, se non l'impossibilità, di esigere che imparino l'esperanto, specialmente considerando che la conoscenza di questa lingua presenterebbe per loro scarsa utilità pratica altrove.

Perdipiù, non vi sono prove che il ricorso all'esperanto come lingua intermedia possa migliorare la qualità generale dell'interpretazione. Al contrario, l'impiego di una lingua di cui non si fa uso nella vita quotidiana potrebbe ostacolare la trasmissione di tutta la gamma di messaggi e d'idee che vengono scambiati nel corso delle riunioni.

Vi è penuria d'interpreti per molte delle lingue comunitarie attuali e future. Secondo la politica della Commissione d'incentrare le risorse sulle attività d'importanza essenziale, la priorità immediata dello SCIC è assicurare la disponibilità di un numero adeguato d'interpreti nelle lingue suddette, in particolare in quelle dei paesi candidati. Per conseguire tale obiettivo, lo SCIC ha avviato una serie di piani d'azione.

Naturalmente, la posizione qui assunta non toglie nulla all'interesse che l'esperanto può presentare per scopi diversi dall'interpretazione.

GU C 172 E del 18/07/2002