Marie-Arlette Carlotti (PSE). – (FR) Signor Presidente, tutti dicono che “il Darfur è sull’orlo del baratro”. Le parti coinvolte nel conflitto continuano a uccidere e a violentare. I loro obiettivi quotidiani sono le popolazioni civili. Gli operatori umanitari stanno abbandonando l’area sotto la pressione di intimidazioni e anche di omicidi, poiché nelle ultime settimane sono stati uccisi in 13. Il conflitto minaccia l’intera regione, estendendosi al Ciad e alla Repubblica centroafricana. A questo punto, sembra che tutto sia pronto per l’assalto finale. Tutto è pronto per un massacro. Il governo sta giocando al gatto e al topo con la comunità internazionale. E’ un gioco molto crudele che ogni giorno chiede in pegno centinaia di vite umane.
Dal 2004, l’Unione non ha risparmiato aiuti finanziari, e tale impegno ha certamente contribuito a impedire la carneficina. Tuttavia, ora è indispensabile un impegno politico più fermo. La priorità è quella di agire con la massima rapidità possibile e inviare, in conformità della risoluzione 1706, una forza di pace delle Nazioni Unite, con il mandato di usare la forza, se necessario, per proteggere i civili.
Tuttavia, l’unico modo per proteggere la popolazione è di procedere rapidamente, qui e adesso, costringendo le autorità sudanesi a fermare l’attuale offensiva e ad applicare l’accordo di pace per il Darfur, rafforzando il mandato e fornendo risorse materiali alle forze dell’Unione africana, che al momento non costituiscono uno scudo sufficientemente solido per proteggere le popolazioni civili; e, come hanno ricordato i miei colleghi, istituendo immediatamente la zona di esclusione aerea prevista dalla risoluzione 1591 delle Nazioni Unite. Inoltre, se gli appelli alla ragione non sono sufficienti, allora apriamo la strada alle sanzioni: un embargo petrolifero, un mandato di arresto internazionale e sanzioni individuali nei confronti dei responsabili delle atrocità e, in particolare, delle 51 persone i cui nomi figurano nell’elenco trasmesso al Tribunale penale internazionale. Onorevoli colleghi, questo Parlamento non permetterà che si consumi il primo genocidio del XXI secolo, in silenzio e praticamente dinanzi ai nostri occhi.