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Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 6 maggio 2009 - Strasburgo Edizione GU

14. Tempo delle interrogazioni (interrogazioni al Consiglio)
Video degli interventi
Processo verbale
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca il Tempo delle interrogazioni (B6-0231/2009).

Saranno prese in esame le interrogazioni rivolte al Consiglio.

Il presidente Kohout è qui in rappresentanza del Consiglio. Vorrei cogliere l’occasione per esprimere la mia approvazione nei confronti della decisione presa oggi dal senato ceco, che ci dona nuova speranza per la futura ratifica del trattato di Lisbona.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’interrogazione n. 1 dell’onorevole Medina Ortega (H-0205/09)

Oggetto: Tutela della produzione culturale europea

Stante la crisi della produzione culturale europea dovuta alla proliferazione di riproduzioni non autorizzate delle opere, può il Consiglio spiegare quali misure propone onde tutelare efficacemente questo tipo di creazioni?

 
  
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  Jan Kohout, presidente in carica del Consiglio. − (EN) Signor Presidente, la ringrazio per le parole gentili rivolte alla presidenza ed al senato cechi. Siamo anche estremamente lieti che l’approvazione nei confronti del trattato di Lisbona sia oggi superiore rispetto a qualche ora fa.

In risposta alla prima interrogazione vorrei dire che il Consiglio condivide le preoccupazioni manifestate dall’onorevole deputato in relazione all’esigenza di affrontare in modo complessivo il problema della pirateria delle opere protette. A questo tema è stata attribuita grande importanza sia all’interno del Parlamento europeo che al Consiglio nell’ambito dell’impegno complessivo volto alla tutela e alla promozione della capacità di innovazione dei creatori europei e conseguentemente della competitività dell’economia europea.

Il Parlamento europeo e il Consiglio hanno adottato la direttiva 2004/48/CE, che stabilisce un quadro di riferimento comunitario per l’attuazione dei diritti sulla proprietà intellettuale e stanno attualmente lavorando ad una proposta per una direttiva sulle misure penali, volta a garantire l’attuazione di tali diritti.

Il quadro legislativo vigente fornisce una solida base per gli Stati membri per ottenere una protezione efficace dei diritti di proprietà intellettuale, inclusa la lotta alla pirateria. Sono inoltre in corso negoziati tra la Comunità europea e gli Stati membri volti, ad esempio, alla preparazione della bozza di un accordo commerciale anticontraffazione, per rendere la protezione dei diritti di proprietà intellettuali più efficace a livello internazionale.

Il 25 settembre 2008, il Consiglio ha adottato una risoluzione con azioni concrete che gli Stati membri e la Commissione devono intraprendere nel contesto di un piano europeo completo di lotta alla contraffazione e alla pirateria. Nel novembre 2008 il Consiglio ha adottato una serie di conclusioni in risposta alla comunicazione della Commissione del gennaio 2008 sul contenuto creativo online nel mercato unico, sottolineando, tra le altre cose, la necessità di promuovere e agevolare le offerte online legittime di materiale coperto dai diritti d’autore quale strumento importante per un’efficace lotta alla pirateria.

In ambito doganale, il Consiglio ha adottato il regolamento (CE) n. 1383/2003 relativo all'intervento dell'autorità doganale nei confronti di merci sospettate di violare taluni diritti di proprietà intellettuale e alle misure da adottare nei confronti di merci che violano tali diritti. Questo regolamento descrive le condizioni nelle quali le autorità doganali possono intervenire in caso di merci sospettate di avere violato alcuni diritti di proprietà intellettuale e le misure che le autorità devono prendere in caso le merci risultino illegali.

Nello specifico, la Comunità ha concluso una serie di accordi di cooperazione doganale – come nel caso dell’accordo recentemente stipulato con la Cina – al fine di migliorare e agevolare la cooperazione con le autorità doganali di paesi terzi, inter alia nella lotta alle merci contraffatte e riprodotte abusivamente. Tali accordi sono strumenti concreti e metodi di cooperazione tra la Comunità europea e le autorità doganali dei paesi partner. Gli accordi vengono costantemente attuati e aggiornati nel quadro dei comitati misti di cooperazione doganale stabiliti dagli accordi stessi.

A livello multilaterale, il Consiglio contribuisce attivamente al lavoro condotto sotto l’egida dell’Organizzazione mondiale delle dogane.

Infine, il 16 marzo 2009, il Consiglio ha adottato una risoluzione sul piano d'azione doganale dell'Unione europea in materia di lotta alle violazioni dei diritti di proprietà intellettuale per il periodo 2009-2012, successivo alla sopracitata risoluzione del Consiglio del 25 settembre 2008.

Il Consiglio rimane aperto alla possibilità di esaminare eventuali iniziative future che mirino a sostenere la lotta alla contraffazione e alla pirateria per fornire una tutela più completa ai titolari dei diritti. Il Consiglio apprezza l’impegno profuso dal Parlamento nel perseguimento dello stesso obiettivo.

 
  
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  Manuel Medina Ortega (PSE).(ES) La ringrazio per la risposta, signor Presidente; io ritengo che, di fatto, il Consiglio non comprenda la natura del problema, ma vorrei insistere su questo punto e chiederle, signor Presidente in carica del Consiglio, se il Consiglio è consapevole che al momento la produzione culturale europea è al di sotto dei livelli minimi.

Le leggi europee in materia di protezione della produzione creativa sono quelle di un paese sottosviluppato e, di conseguenza, la nostra produzione culturale sta precipitando ai livelli registrati nei paesi sottosviluppati. Questo fenomeno è particolarmente evidente nel settore degli audiovisivi, la cui maggiore produzione avviene al di fuori dell’Europa, principalmente negli Stati Uniti, dal momento che questo paese tutela i lavori creativi. Se l’Europa non li protegge, allora non ne avrà. Il Consiglio è consapevole della responsabilità che ha in questo momento?

 
  
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  Paul Rübig (PPE-DE) . – (DE) La mia domanda riguarda l’emendamento di compromesso dell’onorevole Trautmann sul pacchetto telecomunicazioni, che non è stato approvato oggi in Parlamento. Questo agevola il presidente Sarkozy e la sua soluzione dei “tre strike – eliminato!”. Come valuta la presidenza ceca la votazione di oggi in Parlamento con riferimento agli artisti creativi europei che vogliono tutelare i propri diritti su Internet?

 
  
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  Jan Kohout, presidente in carica del Consiglio. – (CS) Signor Presidente, tengo a garantire all’onorevole deputato che il Consiglio è perfettamente consapevole che si tratta di un’attività importante e di una reale minaccia al patrimonio culturale degli europei e dell’Unione europea. Io ritengo che la serie di misure che il Consiglio ha adottato negli scorsi mesi e negli scorsi anni dimostri che questi temi sono stati e continuano ad essere una priorità, anche all’interno del quadro di riferimento del piano globale europeo che ha individuato obiettivi d’azione specifici, come l'istituzione di un osservatorio europeo della contraffazione e della pirateria. Credo sia opportuno dichiarare in questo contesto che il Consiglio comprende le proprie responsabilità, è consapevole della natura complessa del problema in questione ed è determinato ad adottare misure specifiche in questo campo. Per quanto riguarda il pacchetto telecomunicazioni, sia la presidenza precedente sia la nostra hanno investito molte energie su questo tema. Siamo delusi dalla mancata approvazione del compromesso completo, incluse le norme antipirateria. Spero che il pacchetto telecomunicazioni concordato venga alla fine approvato, a seguito di ulteriori procedure, ma il rifiuto odierno mi lascia l’amaro in bocca per le ragioni già illustrate dall’onorevole deputato.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’interrogazione n. 2 dell’onorevole Mitchell (H-0207/09)

Oggetto: Cambiamento climatico

Considerata la posizione notoriamente scettica del Presidente ceco Václav Klaus rispetto al cambiamento climatico, può il Consiglio far sapere come intende assicurare che sia rispettata l'opinione della maggioranza degli Stati membri e dei cittadini dell'UE, che accetta la veridicità scientifica del cambiamento climatico di origine antropica, segnatamente in vista della preparazione del vertice sul clima di Copenaghen e della prossima Presidenza svedese?

 
  
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  Jan Kohout, presidente in carica del Consiglio. − (EN) Lo scorso marzo il Consiglio ed il Consiglio europeo di primavera hanno perfezionato ulteriormente una nuova posizione per i negoziati internazionali sul cambiamento climatico, specialmente in considerazione della conferenza di Copenhagen.

Durante questo incontro, tenutosi il 19-20 marzo, il Consiglio ha sottolineato la convinzione che la crisi economica e le misure politiche adottate in risposta offrano l’opportunità di ottenere le riforme economiche necessarie e nello stesso tempo di accelerare quelle riforme che puntano a una economia sostenibile, a bassa emissione di CO2 e che utilizzi le risorse in modo efficiente.

Nelle conclusioni della presidenza del Consiglio europeo di marzo quest’anno si precisa l’impegno dell’Unione europea a mantenere un ruolo di guida e a raggiungere a Copenhagen, nel dicembre di quest’anno, un accordo globale sul clima volto a limitare il riscaldamento terrestre al livelli inferiori a 2°C.

A questo scopo il Consiglio europeo ha ricordato l’impegno dell’Unione europea di contribuire all’accordo con una riduzione delle emissioni del 30 per cento, a condizione che altri paesi industrializzati intraprendano un impegno simile per una analoga riduzione delle emissioni e a condizione che i paesi in via di sviluppo più avanzati contribuiscano adeguatamente in base alle proprie responsabilità e alle singole possibilità. Il Consiglio europeo discuterà ulteriormente di questi temi durante il vertice di giugno.

 
  
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  Avril Doyle (PPE-DE), in sostituzione dell’autore. – (EN) Vorrei ringraziare la presidenza ceca per aver presieduto la commissione e per le sue opinioni in materia.

Come ho già chiesto a uno dei suoi colleghi in precedenza, ci può garantire, ora che ci avviciniamo all’importantissima conferenza COP-15 della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si terrà a Copenhagen questo dicembre, che avremo il pieno sostegno del governo ceco per un accordo globale adeguato e assolutamente equo volto a una riduzione globale delle emissioni di carbonio?

Quando avete assunto la presidenza, eravate noti per il vostro atteggiamento scettico nei confronti del cambiamento climatico. Può confermare che vi siete ricreduti e che date il vostro pieno appoggio al pacchetto sul clima e l’energia che è stato approvato lo scorso dicembre da questo Parlamento con una maggioranza molto ampia?

 
  
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  Jan Kohout, presidente in carica del Consiglio. – (CS) Signor Presidente, in risposta all’interrogazione vorrei innanzi tutto dire che noi intendendo sia il governo ceco sia la Repubblica ceca non siamo mai stati scettici nei confronti del cambiamento climatico. Io non credo che le mie parole – in merito ad alcune conclusioni raggiunte dal Consiglio europeo di marzo, ad alcune misure adottate dal precedente Consiglio europeo che comprendeva il governo ceco, e all’approvazione da parte del governo ceco di tali conclusioni – possano far credere che il governo uscente o quello entrante che si insedierà venerdì abbiano in alcun modo cambiato idea su questa questione. A questo proposito posso dire che seguiremo il percorso intrapreso o delineato dai precedenti Consigli e speriamo che l’Unione europea faccia del suo meglio nel corso del prossimo vertice UE di giugno, in modo da progredire, nonostante i problemi e le difficoltà, con la preparazione del mandato del Consiglio europeo e del quadro negoziale per Copenhagen. Ho percepito nell’interrogazione un’allusione al presidente ceco, ma posso dirle in modo categorico e onesto che due giorni fa si è tenuto a Praga un vertice con il Giappone, presieduto a nome dell’Unione europea dal presidente Klaus, e se lei ha identificato un qualunque elemento che non fosse in linea con la posizione comune europea sul clima, la prego di farmelo presente, sebbene comunque io sia certo che non è avvenuto nulla del genere. Viste in questa luce tali preoccupazioni possono essere comprensibili, sebbene non completamente giustificabili in principio, e spero di essere riuscito a dissiparle.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’interrogazione n. 3 dell’onorevole Doyle (H-0210/09)

Oggetto: Trattato di Lisbona e Presidenza ceca

Può il Consiglio esprimersi riguardo a un possibile calendario per la ratifica del trattato di Lisbona da parte della Repubblica ceca?

 
  
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  Jan Kohout, presidente in carica del Consiglio. – (CS) Signor Presidente, nella sua introduzione al mio intervento odierno lei si è complimentato con la Repubblica ceca per il fatto che oggi il senato ceco ha approvato il trattato di Lisbona con una netta maggioranza. Io ritengo che in questo momento questa sia la migliore risposta all’interrogazione in questione.

 
  
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  Avril Doyle (PPE-DE). - (EN) Ringrazio il ministro ceco e tramite lui porgo anche le mie congratulazioni al presidente ed ai membri del senato ceco poiché oggi entrambe le camere hanno approvato la ratifica.

Sentendo queste mie parole, potreste giustamente commentare chiedendovi da che pulpito viene la predica, visto che sono un deputato irlandese. Abbiamo ancora un lavoro da fare in Irlanda. Anche i polacchi e i tedeschi devono sistemare un po’ di cose.

Ma io le chiedo se è probabile che il presidente Klaus accolga la volontà delle due camere e approvi la piena ratifica del trattato – anche solo con una firma – e quando. La ringrazio nuovamente. Sono lieto dell’esito delle votazioni di oggi al senato ceco.

 
  
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  Paul Rübig (PPE-DE). (DE) Signor Presidente, vorrei porgere i miei complimenti alla presidenza ceca per la decisione presa in senato. Devo però constatare che noi in Europa siamo naturalmente insoddisfatti di molti aspetti dell’interazione tra le istituzioni dell’Unione europea e questo è il motivo per cui abbiamo negoziato questo trattato di riforma negli ultimi otto mesi. Sarebbe forse possibile condurre un dibattito nella Repubblica ceca sulle preoccupazioni dei cittadini cechi rispetto a questo trattato? Quali alternative potrebbe offrire il presidente Klaus ai cittadini europei per reprimere l’attuale malcontento al quale lui fa chiaramente riferimento e quali soluzioni prospetta? Allo stato attuale sappiamo solo che vuole evitare la riforma, ma non ha ancora avanzato alcuna proposta alternativa.

 
  
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  Bernd Posselt (PPE-DE) . – (DE) Signor Presidente, dal momento che il presidente Klaus ha danneggiato la fama del suo paese per puro egocentrismo, anche io vorrei congratularmi con la presidenza ceca, che a mio parere è stata una presidenza di prima classe. Sono lieto che il suo mandato si sia concluso con la ratifica del trattato per quando riguarda l’iter parlamentare.

 
  
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  Jan Kohout, presidente in carica del Consiglio. – (CS) Signor Presidente, vorrei ringraziarla per le sue parole di apprezzamento e per le congratulazioni per l’approvazione odierna del trattato di Lisbona da parte del senato ceco. Il presidente Klaus ha le sue idee e noi nella Repubblica ceca le rispettiamo, come sempre accade in una democrazia. Per quanto riguarda il dibattito sul trattato di Lisbona, è stato molto intenso, ed è questo il motivo per cui il senato non aveva approvato il trattato fino ad oggi e solo dopo lunghe discussioni. La maggioranza dei voti in favore del trattato – 54 senatori su 80 presenti – comprende senatori del partito democratico civico ODS (il partito fondato un tempo dal presidente Klaus), a dimostrazione che esiste “eurorealismo” all’interno della Repubblica ceca, che c’è un forte senso di corresponsabilità nei confronti dell’Europa e dell’Unione europea, oltre alla volontà di continuare il processo di integrazione europea e di prendervi parte attivamente. Per quanto riguarda il meccanismo di approvazione da parte di entrambe le camere del parlamento ceco, si tratta di una precondizione per la ratifica, che poi si conclude con la firma del presidente. A questo proposito la costituzione non prevede alcun limite temporale e al momento non vorrei avanzare ipotesi in merito alla data per la firma del trattato da parte del presidente. Si tratta di una situazione piuttosto nuova per noi, anche per la Repubblica ceca stessa. Ci siamo tolti un grande peso e siamo estremamente felici. Terremo chiaramente ulteriori consultazioni e dibattiti per completare la ratifica nel più breve tempo possibile.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’interrogazione n. 4 dell’onorevole Posselt (H-0213/09)

Oggetto: Croazia, Macedonia e Europa sudorientale

Come giudica il Consiglio le possibilità di concludere entro quest'anno i negoziati di adesione con la Croazia, definire una scadenza per i negoziati con la Macedonia e precisare la prospettiva europea degli Stati dell'Europa sudorientale, compreso il Kosovo, situati tra la Croazia e la Macedonia?

 
  
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  Jan Kohout, presidente in carica del Consiglio. − (EN) Signor Presidente, i negoziati con la Croazia sono entrati in una fase molto importante ed impegnativa. Dall’inizio dei negoziati sono stati aperti 22 capitoli, sette dei quali sono stati provvisoriamente chiusi. Non è possibile prevedere quando i negoziati verranno conclusi. Come sapete, il loro avanzamento dipende principalmente dai progressi della Croazia prepararsi nei preparativi per l’adesione, nel rispetto dei parametri di apertura e di chiusura, nel raggiungimento dei requisiti del quadro negoziale e nel rispetto degli obblighi previsti dall’accordo di stabilizzazione e di associazione.

Anche l’attuazione del partenariato di adesione riveduto è importante per preparare l’integrazione con l’Unione europea. La piena cooperazione con il Tribunale penale internazionale per l’ex-Iugoslavia, incluso l’accesso ai documenti, rimane essenziale in linea con il quadro negoziale. In questo contesto, vale la pena ricordare che il Consiglio ha ripetutamente dichiarato che, in accordo con il quadro negoziale e con il partenariato di adesione, l’impegno per delle buone relazioni di vicinato deve essere portato avanti, in particolar modo nella ricerca di soluzioni a questioni bilaterali con i paesi vicini, soprattutto le dispute sui confini.

La presidenza si rammarica che il contenzioso sul confine con la Slovenia stia rallentando il ritmo dei negoziati di adesione della Croazia e che il progresso in loco non corrisponda ai miglioramenti registrati precedentemente. Come sapete, la presidenza, insieme alla precedente presidenza, a quella entrante ed alla Commissione, si è impegnata per permettere che venissero fatti progressi in questo ambito. Inoltre, il Consiglio “Affari generali e relazioni esterne” di aprile ha condotto un dibattito utile per valutare la situazione.

Per quanto riguarda l’ex Repubblica iugoslava di Macedonia, vorrei ricordare la decisione del Consiglio europeo del dicembre 2005 di garantirle lo status di paese candidato, prendendo in considerazione in particolare i requisiti del processo di stabilizzazione e di associazione, i criteri per l’adesione, l’attuazione delle priorità nel partenariato, il sostanziale progresso nel completamento del quadro legislativo relativo all’accordo quadro di Ohrid, oltre al riscontro sull’attuazione dell’accordo di stabilizzazione ed associazione dal 2001, incluse le disposizioni relative al commercio.

Secondo il Consiglio europeo del giugno 2008, saranno possibili passi avanti nel cammino dell’ex Repubblica iugoslava di Macedonia verso l’Unione europea, a patto che vengano rispettate le condizioni indicate nelle conclusioni del Consiglio europeo del dicembre 2005, i criteri politici di Copenhagen e le priorità del partenariato di adesione ancora in sospeso. Resta essenziale il mantenimento di buone relazioni di vicinato, inclusa una soluzione alla questione principale che sia negoziata e accettabile da entrambe le parti. E’ altresì fondamentale che si tengano elezioni libere e regolari. Secondo una valutazione preliminare della missione di osservazione elettorale dell’OSCE/ODIHR, le elezioni che si sono svolte il 22 marzo ed il 5 aprile sono state organizzate accuratamente e hanno rispettato la maggior parte degli impegni e degli standard internazionali.

Questo è un importante passo avanti per la democrazia nel paese. Noi incoraggiamo il nuovo presidente e il governo nel loro impegno per far progredire il paese, a vantaggio di tutti i cittadini e il governo nell’impegno profuso per l’agenda di riforme, come il consolidamento dello stato di diritto, il progresso economico e la lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata.

Per quanto riguarda gli altri paesi dei Balcani occidentali, sono stati compiuti enormi progressi per l’adesione all’UE negli ultimi anni, ma sono stati piuttosto scoordinati, e rimangono ancora da affrontare sfide notevoli. Il Consiglio è determinato a sostenere ogni impegno mirato a superare tali sfide, in particolar modo attuando gli accordi di stabilizzazione e di associazione e garantendo un consistente sostegno finanziario. Il processo di stabilizzazione e di associazione rimane il quadro generale per la prospettiva di adesione dei Balcani occidentali. Registrando progressi consistenti in termini di riforme politiche ed economiche e rispettando le condizioni e i requisiti necessari, i rimanenti potenziali paesi candidati nei Balcani occidentali dovrebbero ottenere lo status di paesi candidati sulla base dei loro meriti, con l’adesione all’UE come fine ultimo.

Il Montenegro ha presentato richiesta di adesione nel dicembre 2008. Il 23 aprile di quest’anno il Consiglio ha chiesto alla Commissione di preparare un’opinione su tale richiesta in modo che il Consiglio potesse in seguito prendere ulteriori decisioni. L’Albania ha fatto richiesta di adesione all’UE il 28 aprile. E’ possibile che più avanti anche altri Stati si candidino.

Il Consiglio desidera ricordare la volontà dell’Unione europea di sostenere lo sviluppo economico e politico del Kosovo tramite una chiara prospettiva europea, in linea con le prospettive europee della regione. Il Consiglio accoglie con favore l’intenzione della Commissione di presentare nell’autunno 2009 uno studio che esamini gli strumenti necessari per un ulteriore sviluppo politico e socioeconomico del Kosovo. Il Consiglio si impegna per rafforzare i contatti tra cittadini, ad esempio annullando l’obbligatorietà del visto una volta che i parametri definiti nel piano per la liberalizzazione dei visti saranno rispettati e promuovendo ulteriormente gli scambi tra studenti e giovani professionisti.

L’Unione europea rafforza il principio di responsabilità e sottolinea l’importanza della cooperazione regionale e delle buone relazioni di vicinato tra i paesi dei Balcani occidentali. La cooperazione regionale e l’agenda europea sono legate. Tanto più i paesi dei Balcani occidentali cooperano tra loro, quanto più si integrano con le strutture europee, e questo perché la cooperazione regionale contribuisce alla comprensione reciproca e permette di trovare soluzioni per questioni di interesse comune, come nel caso dei settori dell’energia, dei trasporti, del commercio, della lotta alla criminalità organizzata e alla corruzione, al rientro dei rifugiati ed al controllo ai confini.

 
  
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  Bernd Posselt (PPE-DE) . – (DE) La ringrazio molto per la risposta interessante e molto esaustiva.

Ho tre brevi domande aggiuntive:

Prima: ritiene che sia concepibile che la presidenza ceca apra un nuovo capitolo con la Croazia?

Seconda: indicherà una data per la Macedonia quest’anno?

Terza: quali sono i tempi per allentare le restrizioni sui visti?

 
  
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  Jan Kohout, presidente in carica del Consiglio. – (CS) Signor Presidente, relativamente alla prima domanda sullo sblocco del processo di negoziazione, come ho dichiarato precedentemente nel mio intervento d’apertura, uno dei punti dell’agenda dell’ultimo incontro del Consiglio “Affari generali e relazioni esterne” era dedicato precisamente a questi temi. Noi siamo fermamente convinti che riusciremo ad ottenere dei progressi su questo fronte durante l’attuale presidenza, oltre ad un accordo per facilitare la conclusione dei capitoli negoziali che sono stati preparati per la chiusura. Lo sblocco di questa situazione è stato uno dei principali obiettivi di questa presidenza sin dal principio. Sta prendendo forma una soluzione e noi ci auguriamo che risulti accettabile per tutte le parti coinvolte, creando così le condizioni per ottenere progressi nei negoziati.

Per quanto riguarda la domanda sull’ex Repubblica iugoslava di Macedonia (FYROM), va sottolineato come al momento non sia previsto che venga fissata una data o altri dettagli durante questa presidenza. Non prevediamo la liberalizzazione dei visti nella prima sessione di questo anno, ma siamo convinti che entro la fine di questo anno o all’inizio del prossimo, i cittadini di molti paesi dei Balcani occidentali che sono prossimi al raggiungimento o hanno già raggiunto i parametri, potranno viaggiare da alcuni paesi dei Balcani occidentali verso i paesi dell’Unione europea senza avere bisogno dei visti. E’ già stato evidenziato più volte qui che una delle priorità della nostra presidenza è avvicinare i cittadini dei paesi dei Balcani occidentali e quelli dell’Unione europea. Ci siamo impegnati molto a questo scopo e vogliamo impegnarci ugualmente, se non di più, per questa priorità nei due mesi che ci restano.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’interrogazione n. 5 dell’onorevole Moraes (H-0215/09)

Oggetto: Crisi economica e protezione dei soggetti più vulnerabili

Nelle conclusioni del Consiglio europeo del 19-20 marzo, si afferma che nell'affrontare le ripercussioni sociali della crisi economica in corso, "è opportuno prestare particolare attenzione alle categorie più vulnerabili e a nuovi rischi di esclusione".

In che modo il Consiglio si sta impegnando affinché i soggetti più vulnerabili quali i nuovi immigrati, gli anziani, le minoranze etniche stanziali, i disabili e i senzatetto non siano relegati ai margini della società?

 
  
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  Jan Kohout, presidente in carica del Consiglio. − (EN) Come ha già giustamente detto l’onorevole deputato, la relazione congiunta sulla protezione e sull’inclusione sociale, sottoposta al Consiglio europeo durante l’incontro del 19-20 marzo, sottolinea l’esigenza di politiche sociali appropriate, non solo per attenuare le ripercussioni sociali sui soggetti più vulnerabili, ma anche per limitare l’impatto della crisi sull’economia in generale.

Questo significa adattare i sussidi, laddove necessario, al fine di garantire un adeguato sostegno a chi li riceve. In particolare è necessario introdurre strategie globali di inclusione attiva che combinino ed equilibrino le varie misure e un accesso inclusivo al mercato del lavoro e a servizi di qualità ed un reddito minimo adeguato.

Bisogna sostenere gli Stati membri nel loro impegno per l’attuazione di strategie globali contro la povertà e l’esclusione sociale dei bambini, che comprende servizi di assistenza all’infanzia accessibili anche in termini economici.

E’ necessario lavorare intensamente per gestire il problema dei senzatetto, inteso come una grave forma di esclusione, al fine di promuovere l’inclusione sociale degli immigrati e per superare, ad esempio, gli svariati svantaggi che i rom sono costretti ad affrontare e la loro vulnerabilità all’esclusione sociale.

E’ necessario essere vigili dal momento che potrebbero emergere nuovi gruppi a rischio, tra cui i giovani lavoratori e quanti entrano nel mercato del lavoro, e nuovi rischi.

Per quanto riguarda la situazione specifica degli anziani, delle minoranze etniche e delle persone con disabilità, il Consiglio ha già adottato delle leggi che mirano a proteggere dalla discriminazione queste e altre categorie vulnerabili. Per quanto riguarda l’occupazione, la direttiva del Consiglio 2000/78/CE stabilisce un quadro di riferimento generale per le pari opportunità nel mondo del lavoro e vieta ogni forma di discriminazione basata sulla religione, il credo, la disabilità, l’età o l’orientamento sessuale. La direttiva del Consiglio 2000/43/CE attua il principio delle pari opportunità tra individui, indipendentemente dalle origini etniche o razziali, in un’ampia gamma di settori inclusi l’occupazione, il lavoro autonomo, la formazione professionale, la sicurezza sociale, l’istruzione e l’accesso ai beni ed ai servizi, inclusi gli alloggi.

Oltretutto, il Consiglio sta attualmente esaminando una proposta della Commissione che mira ad estendere ulteriormente le forme di protezione dalla discriminazione. La proposta di una direttiva del Consiglio sull’attuazione del principio delle pari opportunità tra gli individui indipendentemente dalla religione, il credo, la disabilità, l’età o l’orientamento sessuale estenderebbe la protezione dalla discriminazione basata sulla religione, il credo, la disabilità, l’età e l’orientamento sessuale a settori al di fuori dell’occupazione. Il 2 aprile 2009 il Parlamento europeo ha votato in favore della proposta della Commissione secondo la procedura di consultazione, e all’interno del Consiglio si stanno tenendo delle discussioni sul progetto di direttiva.

Vorrei anche ricordare che la scorsa primavera, il Consiglio e il Parlamento hanno negoziato con successo un accordo in prima lettura sulla proposta della Commissione di istituire un Anno europeo per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale nel 2010. Al tempo, pochi tra di noi avrebbero potuto immaginare la portata della crisi economica che ci ha colpiti. Tuttavia, col senno di poi, è chiaro che la Commissione, il Consiglio ed il Parlamento hanno avuto assolutamente ragione a concentrarsi sui problemi della povertà e dell’esclusione sociale.

Infine, il Consiglio sta esaminando una serie di proposte di conclusioni sulle pari opportunità tra uomini e donne della generazione degli ultracinquantenni, presentate dalla presidenza ceca. Si prevede che tali conclusioni vengano adottate dal Consiglio in giugno. Sarà un’ulteriore opportunità per il Consiglio di riaffermare il proprio impegno volto a garantire che i cittadini più anziani possano condurre una vita attiva e invecchiare con dignità.

Nel quadro dell’attuale presidenza dell’Unione europea, si è tenuta a Praga questo aprile una conferenza sui servizi sociali intitolata “Social services: a tool for mobilising the workforce and strengthening social cohesion” (Servizi sociali: uno strumento per mobilitare la forza lavoro e rafforzare la coesione sociale). Nella conferenza è stata sottolineata l’importanza dei servizi sociali per un’inclusione attiva delle persone a rischio di esclusione sociale ed esclusione dal mercato del lavoro.

Il settore dei servizi sociali, a causa dei cambiamenti economici e demografici, da una parte diventa un importante campo per nuove possibilità lavorative, in particolare per le donne e per i lavoratori anziani e, dall’altra, aiuta gli utenti dei servizi sociali stessi a mantenere il proprio posto di lavoro.

La conferenza ha introdotto dei punti di partenza per allargare il dibattito sul ruolo dei servizi sociali nella società a tutta l’Europa. Sebbene le modalità di erogazione dei servizi sociali, la suddivisione delle competenze ed il concetto di sostenibilità finanziaria siano diversi negli Stati membri dell’UE, durante la conferenza si è raggiunto un buon livello di consenso tra gli oratori sul ruolo e gli obiettivi dei servizi sociali.

Nelle conclusioni della conferenza, che verranno ulteriormente elaborate e dopo negoziate per venire adottate dal Consiglio EPSCO a giugno, viene sottolineato il ruolo dei servizi sociali come strumento essenziale per le politiche sociali.

Viene altresì sottolineata l’esigenza di concepire ed erogare i servizi sociali in modo integrato e di prendere in considerazione i bisogni individuali dei clienti. Viene menzionato l’importante ruolo delle autorità pubbliche nel garantire la qualità, l’accessibilità e la sostenibilità dei servizi sociali e si dichiara che investire nei servizi sociali, soprattutto in considerazione dell’attuale crisi economica e finanziaria, ripaga e può rafforzare il potenziale di crescita e la coesione delle economie e delle società. Viene sottolineata anche l’importanza dell’assistenza informale e della cosiddetta “assistenza integrata”, una combinazione di assistenza formale e informale, che sembra ottimale ed estremamente efficace.

Nelle conclusioni della conferenza, emerge l’importanza della promozione di un sistema di formazione permanente e sviluppo di capacità per garantire la qualità dei servizi. Da ultima, ma non per importanza, viene evidenziata la tutela dei diritti, della dignità e le esigenze speciali dei destinatari dei servizi sociali.

 
  
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  Emine Bozkurt (PSE), in sostituzione dell’autore. (NL) Signor Presidente, vorrei esprimere i miei più sentiti ringraziamenti alla presidenza ceca per aver risposto alla mia domanda. Sono stata lieta di sentire che lei ha riservato un ampio spazio alla questione relativa all’estensione della direttiva contro le discriminazioni ai beni ed ai servizi nelle sue risposte alle interrogazioni sulla lotta alla povertà crescente e l’esclusione sociale tra i gruppi più vulnerabili.

La mia domanda è se questo significa forse che il testo approvato da questo Parlamento in aprile gode del pieno sostegno della presidenza ceca, e quali passi concreti lei ha preso, nel suo ruolo di presidente in carica, al fine di garantire che questa direttiva venga adottata il prima possibile dagli Stati membri e dal Consiglio? Molte grazie.

 
  
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  Justas Vincas Paleckis (PSE).(LT) Anche io vorrei ringraziarla per la risposta esaustiva. Il problema dell’esclusione sociale è molto diffuso e molto sfaccettato perché, a mio parere, ora in molti affrontano semplicemente problemi di vera e propria sopravvivenza. Il Consiglio è pronto ad aumentare gli aiuti alimentari? Gli aiuti alimentari sono particolarmente importanti ora, nel pieno di questa crisi, e io ritengo che dovremmo dedicare più attenzione a questo tema.

 
  
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  Jan Kohout, presidente in carica del Consiglio. – (CS) Vorrei ringraziarvi per avere apprezzato la mia precedente risposta e il mio impegno nel cercare di fornirvi una risposta effettivamente esauriente alla domanda che mi è stata posta. Per quanto riguarda la domanda aggiuntiva, va detto che non sono nella posizione di garantire una risposta perfettamente chiara in questo preciso momento. Vorrei comunque sottolineare come tutti i temi relativi all’esclusione sociale, oltre a quelli legati alla lotta alla povertà, in questi tempi di crisi sono ovviamente parte dell’agenda e vengono discussi intensamente nei gruppi di lavoro del Consiglio, inclusa la direttiva a cui lei ha fatto riferimento. Per quanto riguarda gli aiuti alimentari, potrei avere frainteso lo scopo della domanda, ma all’interno del Consiglio si è parlato di aiuti alimentari essenzialmente per i paesi in via di sviluppo, ovvero per i paesi più colpiti dalla crisi economica e finanziaria, oltre che dalla precedente crisi alimentare. Per quanto riguarda la situazione dell’Unione europea, l’argomento non è stato discusso. Siamo comunque consapevoli della responsabilità dell’Unione europea nei confronti dei più sfortunati o di chi ha bisogno di maggiore assistenza nella situazione attuale, e questo tema sarà anche incluso nell’agenda di un incontro dei ministri per la cooperazione allo sviluppo.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’interrogazione n. 6 dell’onorevole Panayotopoulos-Cassiotou (H-0217/09)

Oggetto: Patto europeo per l’occupazione

Come valuta il Consiglio la proposta di adozione di un Patto europeo per l’occupazione, che potrebbe costituire uno strumento importante per mantenere la coesione sociale come pure per promuovere lo sviluppo e la ripresa dell’economia dell’UE che subisce le conseguenze della crisi mondiale?

 
  
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  Jan Kohout, presidente in carica del Consiglio. − (EN) Il Consiglio non ha ricevuto alcuna proposta dalla Commissione per un’imposta europea sui dipendenti e dunque il Consiglio non è nella posizione di rispondere ai punti specifici sollevati dall’onorevole deputato a questo proposito. Tuttavia il Consiglio condivide le preoccupazioni manifestate dall’onorevole deputato nella sua interrogazione e ritiene che sia importante preservare la coesione sociale e promuovere la crescita e la ripresa economica dell’Unione europea, che sta avvertendo gli effetti della crisi globale.

In questo contesto, la presidenza vorrebbe ricordare che gli Stati membri rimangono i primi responsabili per la definizione e l’attuazione delle politiche relative all’occupazione. Il Consiglio presta particolare attenzione a queste politiche sull’occupazione specialmente ora che l’Europa sta affrontando una crisi economica e finanziaria e che adotta nuovi orientamenti sull’occupazione come previsto dal trattato.

A tale proposito, la presidenza vorrebbe ricordare che lo scorso anno a dicembre il Consiglio europeo ha fissato un piano generale europeo di ripresa economica per affrontare, inter alia, i problemi legati all’occupazione derivanti dalla crisi finanziaria. Il piano è costituito da misure immediate legate al bilancio per un totale di 200 miliardi di euro che comprendono da una parte misure comunitarie, per un totale di 30 miliardi di euro e dall’altra misure nazionali, per un valore di 170 miliardi di euro.

Il Consiglio europeo ha altresì sostenuto l’idea di un intervento rapido da parte del Fondo sociale europeo a sostegno dell’occupazione – specialmente a vantaggio dei gruppi più vulnerabili all’interno della popolazione – sostenendo ad esempio politiche sulla flessicurezza o politiche volte a semplificare i periodi di transizione tra un lavoro e l’altro e a fornire agli Stati membri la possibilità, laddove necessario, di riprogrammare le spese del Fondo sociale europeo al fine di rafforzare le proprie strategie sull’occupazione.

E’ importante sottolineare come, oltre al Fondo sociale europeo, anche il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione fornisca assistenza comunitaria a completamento degli interventi nazionali, tramite azioni anche a livello regionale e locale. Questo fondo, creato dal Consiglio nel 2007, è dedicato a crisi specifiche su scala europea causate dalla globalizzazione e fornisce un contributo individuale una tantum, limitato nel tempo e rivolto direttamente ai lavoratori in esubero.

E’ in corso una revisione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione ed il Consiglio europeo del marzo 2009 ha richiesto che venga raggiunto un accordo rapidamente. Il Consiglio accoglie con favore l’accordo per un’adozione in prima lettura di tale revisione in occasione del voto odierno in sessione plenaria.

Il Consiglio europeo di marzo ha anche raggiunto l’accordo su alcune misure aggiuntive tra cui: rimuovere le barriere evitando che ne vengano create di nuove e giungendo ad un mercato interno perfettamente operativo; ridurre ulteriormente gli oneri amministrativi; migliorare le condizioni quadro per l’industria al fine di mantenere una forte base industriale e per le aziende ponendo l’accento sulle PMI e sull’innovazione; incoraggiare i partenariati tra le aziende ed il mondo della ricerca, dell’istruzione e della formazione; incrementare e promuovere la qualità degli investimenti nella ricerca, nella conoscenza e nell’innovazione.

Infine la presidenza vorrebbe ricordare l’iniziativa della presidenza in carica, un vertice sull’occupazione organizzato per il 7 maggio a Praga. Ieri il vice primo ministro ceco per gli affari europei, il ministro Vondra, ha avuto l’opportunità di prendere la parola in quest’Aula su questo tema a nome della presidenza.

 
  
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  Marie Panayotopoulos-Cassiotou (PPE-DE) . – (EL) Signor Presidente, ringrazio il presidente in carica del Consiglio per la risposta. La mia domanda era esattamente sulla stessa lunghezza d’onda. Non sarebbe il caso di coordinare tutti gli strumenti programmati di volta in volta – soprattutto in conseguenza della crisi – in modo che rientrino in quello che io definisco un “accordo sull’occupazione”, per portare benefici ai cittadini europei, che sentono parlare di milioni di euro – lei ha fatto riferimento a 200 miliardi – ma non vedono come questo denaro viene trasformato in azioni reali che possano dare loro modo di uscire dalla condizione di disoccupazione e povertà?

 
  
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  Jan Kohout, presidente in carica del Consiglio. – (CS) Signor Presidente, devo riconoscere che mi sento molto vicino a quanto è stato dichiarato qui oggi, e sono convinto che il prossimo vertice, il vertice sull’occupazione che si terrà a Praga, rappresenterà un’ulteriore opportunità per creare e proporre iniziative che verranno poi analizzate dal Consiglio europeo di giugno e che si concentreranno precisamente sui temi che sono stati sollevati qui oggi, ovvero sulle questioni relative all’impatto della crisi economica sull’occupazione.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’interrogazione n. 7 dell’onorevole Paleckis (H-0219/09)

Oggetto: Assistenza sanitaria transfrontaliera

La proposta di direttiva concernente l'applicazione dei diritti dei pazienti relativi all'assistenza sanitaria transfrontaliera (COM (2008)0414), il cui esame da parte del Parlamento europeo è previsto per il mese d'aprile, contiene delle disposizioni comuni sulle modalità di rimborso delle spese mediche all'estero. L'obiettivo dei deputati al Parlamento europeo è permettere ai pazienti dei paesi dell'Unione europea di ricevere, per quanto possibile, cure mediche all'estero (per esempio attraverso un rimborso anticipato delle spese sanitarie più elevate, affinché certe cure non siano accessibili unicamente alle persone agiate), mentre in seno al Consiglio la tendenza è di limitare tali diritti e lasciare che siano gli Stati membri a decidere autonomamente quali servizi sanitari transfrontalieri rimborsare ai propri cittadini.

Secondo il Consiglio, come si potrebbero conciliare le posizioni contrastanti del Parlamento europeo e del Consiglio stesso? Quale compromesso potrebbe essere raggiunto?

 
  
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  Jan Kohout, presidente in carica del Consiglio. − (EN) Signor Presidente, la presidenza, basandosi sul lavoro condotto dalla presidenza francese, si impegna attivamente nelle discussioni sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sull’applicazione dei diritti dei pazienti relativi all’assistenza sanitaria transfrontaliera.

L’obiettivo della presidenza è trovare soluzioni che portino al raggiungimento del giusto equilibro tra i diritti dei pazienti relativi all’assistenza sanitaria transfrontaliera e le responsabilità degli Stati membri per quanto riguarda l’organizzazione e la fornitura dei servizi sanitari e dell’assistenza medica.

Come dichiarato dalla presidenza durante la plenaria del 23 aprile 2009, i pazienti che si recano in altri Stati membri devono ricevere informazioni complete e un’assistenza sanitaria di alto livello. Ma è anche importante garantire che la direttiva rispetti i principi di chiarezza, sicurezza giuridica e sussidiarietà. Sono ancora in corso discussioni in seno al Consiglio, per cui è impossibile prevedere se verrà raggiunto un accordo politico durante l’attuale presidenza ceca. Tuttavia, le attuali discussioni in Consiglio suggeriscono che probabilmente verrà limitato il sistema di autorizzazione preventiva solo a tipi specifici di assistenza sanitaria. Sarà una possibilità, riconosciuta a condizioni specifiche, a disposizione degli Stati membri che decideranno se avvalersene o meno.

Il Consiglio sta anche considerando la possibilità di affiancare all’eventuale sistema di autorizzazione preventiva delle misure volte a garantire ai pazienti trasparenza e informazioni complete circa il loro diritto di ricevere assistenza sanitaria transfrontaliera.

Sull’altro fronte, la direttiva stabilisce un livello minimo che gli Stati membri devono garantire ai propri pazienti in termini di rimborso dei costi dell’assistenza sanitaria transfrontaliera. La cifra corrisponde al costo dello stesso servizio nel paese di origine. Nulla impedisce agli Stati membri di fornire ai pazienti che ricevono assistenza sanitaria all’estero un rimborso ancora più vantaggioso, o addirittura anticipato, ma questo dipende dalle politiche nazionali degli Stati membri.

Ciononostante, per i casi in cui la persona necessita veramente di terapie programmate in un altro Stato membro per ragioni mediche oggettive, esiste già un regolamento (CE) n. 883/2004, in virtù del quale il paziente riceve l’assistenza sanitaria senza sostenerne i costi personalmente.

Secondo la relazione oggetto della votazione nella sessione plenaria parlamentare del 24 aprile 2009, il Parlamento europeo ha altresì riconosciuto il sistema di autorizzazione preventiva come strumento di pianificazione e gestione, laddove sia trasparente, prevedibile, non discriminatorio e preveda informazioni chiare per i pazienti.

Il Consiglio studierà tutti gli emendamenti con attenzione e valuterà come includerli nella posizione comune al fine di raggiungere un accordo in fase di seconda lettura.

 
  
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  Justas Vincas Paleckis (PSE).(LT) Grazie ancora per la sua risposta esauriente e aggiungerei fiduciosa. E’ bene che le condizioni necessarie per ottenere l’assistenza medica nel proprio paese e all’estero vengano armonizzate. Tuttavia è sbagliato che molto dipenda dalla possibilità che il paziente ha di pagare. Quei pazienti che non sono in grado di pagare la differenza tra i costi dell’assistenza nel proprio paese e all’estero non potranno trarre vantaggio da quest’opportunità.

La Repubblica ceca, che ha assunto la presidenza dopo Francia, è ancora un paese giovane e vorrei chiedere: vi sono state differenze nel modo in cui gli Stati membri vecchi e nuovi hanno valutato questo problema?

 
  
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  Jan Kohout, presidente in carica del Consiglio. – (CS) Signor Presidente, vorrei ringraziare l’onorevole deputato per il suo commento. Noi ce ne ricorderemo e ne terremo conto. Io ritengo che lui abbia individuato un problema centrale, ma in questo momento la questione non può essere risolta in modo semplice e netto. Io ritengo si tratti di un problema che dovrebbe essere affrontato dal Consiglio nelle discussioni che condurrà su questi temi.

 
  
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  Presidente. – Le interrogazioni che, per mancanza di tempo, non hanno ricevuto risposta, la riceveranno per iscritto (vedasi allegato).

 
  
 

Con questo si conclude il Tempo delle interrogazioni.

A nome del Parlamento vorrei ringraziare la presidenza ceca e il ministro per la loro cooperazione.

(La seduta, sospesa alle 20.00, riprende alle 21.00)

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. MARTÍNEZ MARTÍNEZ
Vicepresidente

 
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