Indicazione del paese di origine di taluni prodotti importati da paesi terzi (discussione)
João Ferreira (GUE/NGL). – (PT) Signor Presidente, abbiamo sostenuto e valutato la possibilità che esista un’indicazione di origine perché la consideriamo sotto ogni profilo uno strumento per difendere i posti di lavoro nell’industria europea, non da ultimo nelle piccole e medie imprese, uno strumento contro il dumping sociale e ambientale. Uno strumento importante, ma soltanto questo: uno strumento. Non è, e non illudiamoci in tal senso, una panacea. Non è la soluzione magica, universale per affrontare le tragiche conseguenze derivanti dalla liberalizzazione e dalla regolamentazione del commercio mondiale, affrontare il terribile danno che da tale regolamentazione deriva.
Alcuni di quelli che hanno beneficiato di tale liberalizzazione sono gli stessi che sono stati sempre contrari all’indicazione di origine: i grandi importatori e distributori europei. Dal canto nostro, continueremo a combattere il protezionismo sul quale questi gruppi di interesse hanno potuto contare contro il bene comune a discapito di migliaia di piccole e medie imprese in Europa e dei lavoratori, dei loro diritti e delle loro retribuzioni.
Dobbiamo affrontare seriamente le questioni legate alla produzione e alla trasformazione che interessano diverse aree geografiche, ma tali questioni possono essere superate e devono essere risolte nella maniera più trasparente e informativa possibile.