RELAZIONE sul sostegno dell'UE alla CPI: affrontare le sfide e superare le difficoltà

20.10.2011 - (2011/2109(INI))

Commissione per gli affari esteri
Relatore: Wolfgang Kreissl-Dörfler

Procedura : 2011/2109(INI)
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A7-0368/2011
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A7-0368/2011
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PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO

sul sostegno dell'UE alla CPI: affrontare le sfide e superare le difficoltà

(2011/2109(INI))

Il Parlamento europeo,

–   visto lo Statuto di Roma della Corte penale internazionale (CPI), entrato in vigore il 1° luglio 2002,

–   vista la Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio entrata in vigore il 12 gennaio 1951,

–   viste le sue precedenti risoluzioni sulla Corte penale internazionale, in particolare quelle del 19 novembre 1998[1], del 18 gennaio 2001[2], del 28 febbraio 2002[3], del 26 settembre 2002[4] e del 19 maggio 2010[5],

–   viste le sue precedenti risoluzioni sulle relazioni annuali in materia di diritti umani nel mondo, la più recente delle quali risale al 16 dicembre 2010[6],

–   vista la posizione comune 2003/444/PESC del Consiglio, del 16 giugno 2003, sulla Corte penale internazionale[7],

–   vista la decisione 2011/168/PESC del Consiglio, del 21 marzo 2011, sulla Corte penale internazionale[8],

–   visti il piano d'azione del 4 febbraio 2004 e il piano d'azione sul seguito alla decisione sulla Corte penale internazionale del 12 luglio 2011,

–   visto l'accordo di cooperazione e di assistenza tra la Corte penale internazionale e l'Unione europea[9],

–   vista la strategia europea in materia di sicurezza (SES) del 2003 intitolata "Un'Europa sicura in un mondo migliore", adottata dal Consiglio europeo il 12 dicembre 2003,

–   visti il programma di Stoccolma 2010-2014 intitolato "Un'Europa aperta e sicura al servizio e a tutela dei cittadini" (dicembre 2009)[10] e il piano d'azione per l'attuazione del programma di Stoccolma (aprile 2010, COM (2010)0171 def.),

–   viste la decisione 2002/494/GAI del Consiglio, del 13 giugno 2002, relativa all'istituzione di una rete europea di punti di contatto in materia di persone responsabili di genocidio, crimini contro l'umanità e crimini di guerra[11] e la decisione 2003/335/GAI del Consiglio, dell'8 maggio 2003, relativa all'accertamento e al perseguimento del genocidio, dei crimini contro l'umanità e dei crimini di guerra[12],

–   viste le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite 1593 (2005) sul Sudan/Darfur e 1970 (2011) sulla Libia,

–   visto l’articolo 48 del suo regolamento,

–   visti la relazione della commissione per gli affari esteri e i pareri della commissione per lo sviluppo e della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere (A7-0368/2011),

A. considerando che la giustizia, lo Stato di diritto e la lotta contro l'impunità sono imprescindibili per una pace sostenibile, in quanto garantiscono i diritti umani e le libertà fondamentali;

B.  considerando che, al settembre 2011, 117 Stati hanno ratificato lo Statuto di Roma; che la ratifica universale deve tuttavia rimanere un obiettivo primario;

C. considerando che il carattere universale della giustizia implica l'equità della sua applicazione, senza eccezioni o disparità di trattamento; che nessun luogo dovrebbe costituire un rifugio sicuro per i responsabili di genocidio, crimini contro l'umanità, esecuzioni extragiudiziali, crimini di guerra, tortura, stupri di massa o sparizioni forzate;

D. considerando che la giustizia dovrebbe essere considerata fondamentale per sostenere gli sforzi di pace e risoluzione dei conflitti;

E.  considerando che il mantenimento dell'indipendenza della Corte penale internazionale è essenziale non solo per garantirne la piena efficacia, ma anche per promuovere l'universalità dello Statuto di Roma;

F.  considerando che la Corte penale internazionale è il primo organo giudiziario internazionale permanente legittimato a processare gli individui per genocidio, crimini contro l'umanità e crimini di guerra e apporta quindi un contributo decisivo alla difesa dei diritti umani e al diritto internazionale, combatte contro l'impunità e rappresenta un importante deterrente e un chiaro segnale che non sarà tollerata alcuna impunità in ordine a questi crimini;

G. considerando che gli "interessi della giustizia", a prescindere da qualsiasi considerazione politica (articolo 53 dello Statuto di Roma) costituiscono il principio fondatore della Corte; che la CPI svolge un ruolo fondamentale nella promozione della giustizia internazionale, contribuendo quindi alla sicurezza, alla giustizia e allo Stato di diritto, nonché al mantenimento della pace e al rafforzamento della sicurezza internazionale;

H. considerando che la CPI esercita la propria giurisdizione sui reati commessi a partire dall'entrata in vigore dello Statuto di Roma al 1° luglio 2002;

I.   considerando che, conformemente al preambolo dello Statuto di Roma nonché al principio di complementarità, la Corte interviene solo qualora i tribunali nazionali non abbiano la possibilità o la volontà di celebrare processi credibili a livello nazionale, per cui gli Stati parte mantengono la loro primaria competenza nel perseguire i crimini di guerra, i crimini contro l'umanità e il genocidio; che la cooperazione tra gli Stati che aderiscono allo Statuto di Roma e con le organizzazioni regionali riveste la massima importanza, soprattutto nelle situazioni in cui la giurisdizione della Corte viene contestata;

J.   considerando che la politica di "complementarità positiva" della CPI sostiene la capacità dei tribunali nazionali di indagare sui crimini di guerra e di perseguirli;

K. considerando che attualmente la CPI sta conducendo indagini in sette paesi (Uganda, Repubblica democratica del Congo, regione del Darfur in Sudan, Repubblica centrafricana, Kenya, Libia e Côte d’Ivoire) e ha annunciato pubblicamente che sta esaminando le informazioni relative a presunti reati commessi in varie altre situazioni; che due casi (Darfur and Libia) sono stati deferiti alla Corte dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, tre casi dagli Stati parte stessi (Uganda, Repubblica democratica del Congo e Repubblica centrafricana) e due sono stati aperti dal procuratore su propria iniziativa (Kenya e Côte d’Ivoire);

L.  considerando che la maggior parte dei 18 mandati d'arresto spiccati dalla CPI non è stata ancora eseguita, compresi quelli nei confronti di Joseph Kony e altri leader dell'Esercito di resistenza del Signore in relazione alla situazione nell'Uganda settentrionale, Bosco Ntaganda nella RDC, Ahmad Muhammad Harun, Ali Muhammad Ali Abd-Al-Rahman e il presidente del Sudan Omar Hassan Ahmad al Bashir, Muammar Mohammed Abu Minyar Gheddafi, Saif al-Islam Gheddafi e Abdullah Al-Senussi in Libia;

M. considerando che il processo equo, il giusto processo e i diritti delle vittime sono i principi fondamentali su cui si basa il sistema dello Statuto di Roma;

N. considerando che l'obiettivo della Corte è di assicurare piena giustizia riparatrice alle vittime e alle comunità colpite, anche attraverso la partecipazione, la protezione, l'assistenza legale e le attività di sensibilizzazione;

O. considerando che la Corte riconosce alle vittime il diritto di partecipare con l'ausilio di meccanismi di protezione dei testimoni;

P.  considerando che il sistema di indennizzo delle vittime di reati oggetto di competenza della Corte fa della CPI un'istituzione giudiziaria unica a livello internazionale;

Q. considerando che, a partire dal 2011, il successo dei procedimenti di indennizzo dipende dai contributi volontari dei donatori, nonché dalla riscossione di ammende e dalle confische operate nei confronti dei colpevoli;

R.  considerando che, se da un lato la Corte è chiamata attualmente a gestire un numero di indagini, cause e accertamenti preliminari in rapido aumento, dall'altro alcuni Stati parte dello Statuto di Roma stanno cercando di mantenere inalterato o perfino di ridurre il bilancio della Corte;

S.  considerando che l'UE e i suoi Stati membri sono stati fedeli alleati della Corte sin dalla sua istituzione, offrendo costante sostegno politico, diplomatico, finanziario e logistico, compresa la promozione dell'universalità e la difesa dell'integrità dello Statuto di Roma, al fine di proteggere e potenziare l'indipendenza della Corte;

T.  considerando che la lotta contro l'impunità può essere efficace soltanto se tutti gli Stati parte cooperano pienamente con la CPI e se anche gli Stati che non vi aderiscono forniscono il loro contributo all'istituzione giudiziaria,

Necessità di potenziare il sostegno alla Corte attraverso l'azione politica e diplomatica

1.  ribadisce il suo pieno sostegno alla CPI, allo Statuto di Roma e al sistema di giustizia penale internazionale, il cui obiettivo prioritario è rappresentato dalla lotta contro l'impunità per il genocidio, i crimini di guerra e i crimini contro l'umanità;

2.  ribadisce il suo pieno sostegno all'ufficio del procuratore, ai suoi poteri d'iniziativa e ai progressi relativi all'apertura di nuove indagini;

3.  invita gli Stati parte dello Statuto di Roma e quelli che non vi aderiscono ad astenersi dall'esercitare pressioni politiche sulla Corte, al fine di preservarne e garantirne l'imparzialità e di consentire alla giustizia di operare sulla base del diritto anziché di considerazioni politiche;

4.  sottolinea l'importanza del principio di universalità e invita il SEAE, gli Stati membri UE e la Commissione a continuare ad adoperarsi con impegno per promuovere la ratifica universale dello Statuto di Roma e dell'accordo sui privilegi e le immunità della Corte penale internazionale, nonché le leggi nazionali di attuazione;

5.  apprezza che l'UE e la maggior parte degli Stati membri abbiano assunto impegni specifici in occasione della conferenza di Kampala e raccomanda che l'attuazione di tali impegni avvenga in modo tempestivo e che in merito ad essa si riferisca durante la prossima assemblea degli Stati parte, che si terrà dal 12 al 21 dicembre 2011 a New York;

6.  giudica favorevolmente l'adozione di modifiche allo Statuto di Roma, compresa quella sul reato di aggressione, e invita tutti gli Stati membri dell'UE a ratificarle e recepirle nelle rispettive legislazioni nazionali;

7.  accoglie con favore la decisione adottata il 21 marzo 2011 che rivede la posizione comune dell'UE sulla CPI; osserva che la nuova decisione tiene conto delle sfide a cui la Corte deve far fronte e sottolinea che essa offre all'UE e ai suoi Stati membri una base efficace per aiutare la Corte a rispondere a tali sfide;

8.  accoglie con favore il piano d'azione dell'UE rivisto, approvato il 12 luglio 2011 per dar seguito alla decisione sulla CPI, che definisce misure efficaci e concrete che l'Unione dovrà adottare per approfondire il suo futuro sostegno alla Corte e invita la Presidenza del Consiglio, unitamente alla Commissione, al SEAE e agli Stati membri, ad accordare priorità all'attuazione del piano d'azione;

9.  sottolinea che una piena e sollecita cooperazione tra gli Stati parte, compresi gli Stati membri dell'UE, e la Corte è essenziale per l'efficacia e il successo del sistema di giustizia penale internazionale;

10. invita l'UE e i suoi Stati membri a soddisfare tempestivamente tutte le richieste di assistenza e cooperazione della Corte al fine di garantire, tra l'altro, l'esecuzione dei mandati di arresto pendenti e la fornitura di informazioni, ivi comprese le richieste finalizzate alla localizzazione, al congelamento e al sequestro dei beni finanziari degli indagati;

11. esorta tutti gli Stati membri dell'UE che non lo hanno ancora fatto ad attuare la legislazione nazionale in materia di cooperazione e a sottoscrivere accordi quadro con la CPI al fine di eseguire le sentenze della Corte su questioni investigative quali le indagini, la raccolta di prove, la localizzazione, la protezione e il trasferimento dei testimoni, l'arresto, l'estradizione, la detenzione e la sistemazione degli imputati rilasciati su cauzione, e l'incarcerazione dei condannati; invita gli Stati membri a cooperare reciprocamente mediante la polizia, gli organi giudiziari e altri meccanismi pertinenti al fine di garantire un adeguato sostegno alla CPI;

12. invita gli Stati membri dell'UE a modificare l'articolo 83 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea al fine di aggiungere i reati soggetti alla giurisdizione della CPI nell'elenco dei reati per i quali l'UE è competente; nello specifico, esorta gli Stati membri dell'UE a trasferire le competenze all'Unione in materia di localizzazione e sequestro dei beni degli individui condannati dalla CPI, indipendentemente dal fatto che i procedimenti giudiziari siano stati avviati dalla Corte stessa; invita gli Stati membri dell'UE a cooperare allo scambio di pertinenti informazioni mediante gli uffici per il recupero dei beni, nonché la rete interagenzie Camden per il recupero dei beni (CARIN);

13. esorta gli Stati membri dell'UE a integrare pienamente le disposizioni dello Statuto di Roma e dell'accordo sui privilegi e le immunità della Corte nelle rispettive legislazioni nazionali;

14. accoglie con favore l'adozione delle modifiche apportate allo Statuto di Roma durante la conferenza di revisione di Kampala per quanto concerne il reato di aggressione e invita tutti gli Stati membri dell'UE a ratificare e a integrare tali modifiche nelle rispettive legislazioni nazionali; raccomanda, per rafforzare l'universalità dello Statuto di Roma, d'impegnarsi con un accordo consensuale per ottenere una definizione più precisa dei reati pertinenti che stabilisca un'aggressione contraria al diritto internazionale;

15. rileva che la Corte, in base ai risultati della conferenza di Kampala, non potrà esercitare la sua giurisdizione in materia di reato di aggressione fino a gennaio 2017, quando gli Stati parte prenderanno una decisione in merito all'attuazione di tale competenza;

16. si compiace del contributo di alcuni Stati membri dell'UE alla lotta contro l'impunità per i più gravi reati noti all'umanità, mediante l'applicazione della giurisdizione universale; esorta tutti gli Stati membri dell'UE a fare altrettanto; raccomanda che si continui a rafforzare il ruolo della Rete europea di punti di contatto per i crimini di guerra, i crimini contro l'umanità e il genocidio per quanto concerne il sostegno alla cooperazione tra le autorità di contrasto dell'UE nel perseguire i reati più gravi;

17. sottolinea il ruolo fondamentale delle giurisdizioni penali internazionali nella lotta contro l'impunità e nell'affrontare le violazioni delle norme di diritto internazionale applicabili sull'uso e il reclutamento illegali di bambini soldato; si oppone con decisione all'arruolamento e al reclutamento nelle forze armate di minori di età inferiore ai diciotto anni, nonché a un loro utilizzo di qualsiasi tipo nelle azioni di guerra; sottolinea l'importanza di salvaguardare il diritto a un'infanzia pacifica, all'istruzione, all'integrità fisica, alla sicurezza e all'autonomia sessuale dei minori;

18. chiede l’attuazione di politiche efficaci e di incentivi atti a garantire che la partecipazione delle vittime ai lavori della CPI abbia un impatto sensibile, inclusi un’assistenza psicologica, medica e legale maggiormente accessibile e un facile accesso ai programmi di protezione dei testimoni; sottolinea l’importanza di promuovere la consapevolezza della violenza sessuale nelle zone di conflitto, mediante programmi giuridici, la documentazione dei reati di genere nei conflitti armati e la formazione di avvocati, giudici e attivisti sullo Statuto di Roma e sulla giurisprudenza internazionale in relazione ai reati di genere contro donne e bambini;

19. esorta l'Unione europea e i suoi Stati membri a garantire l'esistenza di programmi di formazione a favore, a titolo esemplificativo, di polizia inquirente, procuratori, giudici e funzionari militari, incentrati in primo luogo sulle disposizioni dello Statuto di Roma e le pertinenti norme di diritto internazionale e, in secondo luogo, sulle azioni atte a prevenire, localizzare, indagare e perseguire le violazioni di detti principi;

20. prende atto dell'accordo tra la Corte penale internazionale e l'Unione europea sulla cooperazione e l'assistenza; chiede agli Stati membri dell'UE di applicare il principio di giurisdizione universale per la lotta all'impunità e ai crimini contro l'umanità e ne ricorda l'importanza per l'efficacia e il funzionamento del sistema di giustizia penale internazionale;

21. incoraggia vivamente l'UE e gli Stati membri a sfruttare qualsiasi occasione diplomatica e strumento diplomatico per promuovere una cooperazione efficace con la CPI, in particolare per quanto concerne l'esecuzione dei mandati d'arresto pendenti;

22. incoraggia vivamente l'UE e gli Stati membri a istituire, con l'aiuto del SEAE, una serie di rigorosi orientamenti interni, ispirati a quelli esistenti in seno alle Nazioni Unite e alla CPI, che siano seguiti dall'Ufficio del Procuratore e definiscano un codice di condotta relativo ai contatti tra i funzionari dell'UE e degli Stati membri e le persone oggetto di un mandato della CPI, soprattutto qualora queste ultime occupino ancora posizioni ufficiali, a prescindere dal loro status e dal fatto che siano cittadini di Stati che aderiscono o meno allo Statuto di Roma;

23. chiede all'UE e agli Stati membri di esercitare senza indugio forti pressioni sui paesi partner qualora questi ultimi invitino una persona soggetta a un mandato d'arresto della CPI o si dichiarino disponibili a consentirne la visita nel loro territorio, allo scopo di arrestare o favorire un'operazione di arresto, o quantomeno, di impedirne lo spostamento; rileva che, recentemente, sono stati estesi inviti di questo genere nei confronti del presidente del Sudan Omar al-Bashir da paesi tra cui il Ciad, la Cina, Gibuti, il Kenya e la Malaysia;

24. riconosce la recente decisione del procuratore della CPI di spiccare mandati d'arresto per il colonnello Gheddafi, il figlio Said al Islam e il capo dei servizi segreti Abdullah al Sanoussi, in relazione ai presunti crimini contro l'umanità compiuti dall'inizio della rivolta del paese; sottolinea che la loro cattura e il successivo processo da parte della CPI forniranno un fondamentale contributo alla lotta contro l'impunità nella regione;

25. esprime profonda preoccupazione per il fatto che Stati parte della CPI quali Ciad, Gibuti e Kenya abbiano recentemente accolto nei propri territori il presidente del Sudan al-Bashir senza arrestarlo e consegnarlo alla Corte, benché a norma dello Statuto di Roma fossero espressamente tenuti ad arrestarlo e a consegnarlo;

26. sottolinea l'importanza di una decisa azione dell'UE al fine di prevedere, evitare o condannare tali casi di mancata cooperazione; ribadisce l'esigenza dell'UE (e degli Stati membri) di istituire un protocollo interno di azioni concrete e uniformi per poter reagire in modo tempestivo e coerente ai casi di mancata cooperazione con la Corte, laddove opportuno in coordinamento con i meccanismi di altre istituzioni competenti, compresa l'assemblea degli Stati parte;

27. osserva che gli Stati africani hanno svolto un ruolo importante nella creazione della CPI e ritiene che il loro sostegno e la loro stretta cooperazione siano indispensabili per un efficace funzionamento e l'indipendenza della Corte;

28. chiede agli Stati africani che hanno aderito allo Statuto di Roma della CPI di soddisfare gli obblighi previsti da tale Statuto e, in conformità con l'atto costitutivo dell'Unione africana, di sostenere attivamente il compito di chiedere conto ai peggiori criminali al mondo testimoniando forte sostegno alla Corte in occasione delle assemblee dell'Unione africana, ed esorta l'UA a spezzare il cerchio di impunità per i reati più gravi e ad assistere le vittime di atrocità; esprime il proprio sostegno alla richiesta della Corte di aprire un ufficio di collegamento con l'Unione africana ad Addis Abeba;

29. esorta l'UE e i suoi Stati membri a inserire il lavoro della CPI e le disposizioni dello Statuto di Roma nei programmi di sviluppo volti a rafforzare lo Stato di diritto; li invita altresì a fornire l'assistenza e le competenze tecniche, logistiche e finanziarie necessarie ai paesi in via di sviluppo che dispongono solo di risorse limitate per adeguare le loro legislazioni nazionali ai principi contenuti nello Statuto di Roma e cooperare con la CPI, a prescindere dal fatto che tali paesi abbiano ratificato o meno lo Statuto; invita inoltre l'UE e i suoi Stati membri a sostenere programmi di formazione per la polizia e le autorità giudiziarie, militari e amministrative dei paesi in via di sviluppo per illustrare loro le disposizioni dello Statuto di Roma;

30. invita la prossima assemblea parlamentare paritetica ACP-UE a discutere della lotta contro l'impunità nel quadro della cooperazione internazionale allo sviluppo e del relativo dialogo politico, come sostenuto in diverse risoluzioni e all'articolo 11, paragrafo 6, dell'accordo rivisto di Cotonou, al fine di inserire la lotta contro l'impunità e rafforzare lo Stato di diritto nei programmi e nelle attuali azioni di cooperazione allo sviluppo;

31. invita il SEAE e i servizi diplomatici degli Stati membri dell'UE a impiegare sistematicamente e in modo mirato gli strumenti diplomatici da essi utilizzati, sia per aumentare il sostegno alla CPI, sia per promuovere una più ampia ratifica e applicazione dello Statuto di Roma; rileva che tali strumenti comprendono démarches, dichiarazioni politiche, comunicati e clausole riguardanti la CPI negli accordi con paesi terzi, nonché dialoghi politici e sui diritti umani; suggerisce di intraprendere azioni appropriate in base alla valutazione dei risultati;

32. sottolinea la necessità che la CPI non si focalizzi soltanto sulle situazioni di conflitto armato, ma indaghi più attivamente sulle emergenze concernenti i diritti umani, che assurgono al livello di crimini contro l'umanità, e persegua e punisca i presunti colpevoli e le situazioni in cui le autorità nazionali sono palesemente restie a indagare;

33. invita l'Alto rappresentante/Vicepresidente dell'UE e gli Stati membri a compiere sforzi diplomatici affinché i membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite provvedano a effettuare i deferimenti alla CPI consentendole di avviare le indagini su casi in cui funzionari di uno Stato che non aderisce allo Statuto sono presumibilmente coinvolti in crimini contro l'umanità, ma continuano a godere dell'impunità, ivi comprese le recenti situazioni in Iran, Siria, Bahrein e Yemen;

34. riconosce il ruolo svolto dall'UE nella promozione della ratifica universale dello Statuto di Roma e dell'accordo sui privilegi e le immunità della Corte (APIC) e si compiace delle recenti adesioni o ratifiche dello Statuto da parte di Tunisia, Filippine, Maldive, Grenada, Moldova, Santa Lucia e Seychelles, che hanno portato a 118 il numero totale degli Stati parte; invita un numero maggiore di paesi asiatici, nordafricani, mediorientali e subsahariani ad aderire allo Statuto di Roma;

35. esorta l'UE, e in particolare il SEAE, a continuare a promuovere l'universalità dello Statuto di Roma e dell'APIC e la lotta contro l'impunità nonché il rispetto per la Corte, la collaborazione con essa e l'assistenza nei suoi confronti, nell'ambito delle relazioni dell'UE con i paesi terzi, fra cui nel quadro dell'accordo di Cotonou e dei dialoghi tra l'UE e le organizzazioni regionali, come ad esempio l'UA, la Lega araba, l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) e l'Associazione delle nazioni del Sud-Est asiatico (ASEAN); sottolinea l'importanza di promuovere la ratifica e l'applicazione dello Statuto di Roma per la Corte nei dialoghi bilaterali dell'UE sui diritti umani con i paesi terzi;

36. invita la Commissione e il SEAE a perseguire più sistematicamente l'inserimento di una clausola sulla CPI nei negoziati relativi ai mandati e agli accordi con i paesi terzi;

37. esorta i leader dell'UE a motivare tutti gli Stati che non hanno ancora aderito allo Statuto di Roma a diventarne parte; a tal proposito, l'enfasi andrebbe soprattutto posta sui membri permanenti e non permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite;

38. accoglie con favore la partecipazione degli Stati Uniti all'assemblea degli Stati parte della CPI in qualità di osservatore e auspica che il paese diventi presto uno Stato parte;

39. valuta positivamente la recente adesione della Tunisia allo Statuto di Roma e spera che ciò lancerà un segnale positivo ad altri paesi del Nord Africa e del Medio Oriente, che potrebbero decidere di seguirne l'esempio; valuta altresì positivamente la recente ratifica dello Statuto di Roma da parte delle Filippine, che fa salire quindi il numero dei paesi asiatici che aderiscono al sistema della Corte lanciando un forte segnale in merito al fatto che i membri asiatici della CPI stanno aumentando, nonché la recente ratifica dello Statuto da parte delle Maldive e il recente progetto di legge dell'assemblea nazionale di Capo Verde che autorizza la ratifica dello Statuto di Roma, nella speranza che il suo governo proceda rapidamente in tal senso; esprime l'auspicio che tutti i paesi dell'America Latina aderiscano alla CPI;

40. esorta la Turchia, l'unico candidato ufficiale all'Unione europea che non ha ancora aderito allo Statuto di Roma e all'accordo sui privilegi e le immunità della Corte (APIC), a provvedere al più presto, sottolineando che tutti i futuri paesi candidati e potenziali candidati, nonché i paesi partner interessati dalla politica europea di vicinato (PEV) devono agire in tal senso;

41. invita l'UE e gli Stati membri UE a sostenere la capacità e la disponibilità politica dei paesi terzi – soprattutto i paesi in cui vi sono situazioni di competenza della CPI e i paesi oggetto di accertamenti preliminari da parte della Corte – ad avviare procedimenti nazionali contro il genocidio, i crimini di guerra e i crimini contro l'umanità; invita l'UE e i suoi Stati membri, in tale contesto, a sostenere i processi di riforma e gli sforzi nazionali di consolidamento delle capacità finalizzati al rafforzamento della magistratura indipendente, delle autorità di contrasto e del sistema penitenziario in tutti i paesi direttamente coinvolti in presunti casi di responsabilità per gravi reati internazionali;

42. sottolinea che l'efficacia del principio di complementarità della Corte risiede nell'obbligo primario degli Stati parte di indagare e perseguire i crimini di guerra, il genocidio e i crimini contro l'umanità; esprime preoccupazione per il fatto che non tutti gli Stati membri dell'UE dispongono di leggi di diritto nazionale che definiscano tali crimini, sui quali i rispettivi tribunali possano esercitare la competenza;

43. invita gli Stati che non l'abbiano ancora fatto a promulgare norme di attuazione complete ed efficaci, in aperta consultazione con la società civile, e a dotare le proprie magistrature nazionali degli strumenti necessari per indagare e perseguire tali reati;

44. ribadisce che l'UE e i suoi Stati membri devono rafforzare gli sforzi diplomatici tra i paesi che non aderiscono allo Statuto di Roma e le organizzazioni regionali (ad esempio l'UA, l'ASEAN e la Lega araba) volti a promuovere una migliore comprensione del mandato della CPI, fra cui per quanto concerne la possibilità di perseguire gli autori di crimini di guerra, crimini contro l'umanità e genocidio, ivi compresa l'elaborazione di una speciale strategia di comunicazione a tal riguardo e un maggior sostegno alla Corte e al suo mandato, in particolare presso le istanze delle Nazioni Unite, come ad esempio il Consiglio di Sicurezza;

45. sottolinea l'importanza fondamentale del sostegno diplomatico degli Stati membri dell'UE nei confronti del mandato della CPI e delle sue attività nelle varie istanze delle Nazioni Unite, ivi compresi l'Assemblea generale e il Consiglio di Sicurezza;

46. sottolinea la necessità di proseguire gli sforzi diplomatici intesi a far sì che i membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite assicurino un deferimento tempestivo delle situazioni, come previsto dall'articolo 13, lettera b), dello Statuto di Roma e come illustrato nel caso più recente dalla decisione unanime del Consiglio di Sicurezza di deferire alla CPI la situazione in Libia; esprime inoltre l'auspicio che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si astenga dal deferire indagini o procedimenti della Corte secondo quanto sancito dall'articolo 16 dello Statuto di Roma;

47. invita i membri del Consiglio di sicurezza e dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite a reperire modi e mezzi appropriati per far sì che le Nazioni Unite forniscano risorse finanziarie alla Corte, per coprire i costi associati all'avvio delle indagini e dei procedimenti sulle situazioni oggetto di un deferimento da parte del Consiglio di Sicurezza, in conformità con l'articolo 115 dello Statuto di Roma;

48. esorta gli Stati membri dell'UE ad assicurare che il coordinamento e la cooperazione con la CPI rientrino nel mandato dei rappresentanti speciali dell'UE (RSUE) pertinenti a livello regionale; invita l'Alto rappresentante a nominare un rappresentante speciale dell'UE in materia di giustizia internazionale incaricato di promuovere, inserire e rappresentare l'impegno dell'UE in materia di lotta contro l'impunità e CPI nelle politiche estere dell'UE;

49. invita il SEAE a garantire che la CPI sia inserita tra le priorità della politica estera dell'UE tenendo sistematicamente conto della lotta contro l'impunità e del principio di complementarità nel più ampio contesto dell'assistenza allo sviluppo e allo Stato di diritto, e in particolare ad incoraggiare gli Stati in fase di transizione del Mediterraneo meridionale a firmare e ratificare lo Statuto di Roma;

50. afferma che l'UE dovrebbe garantire che il SEAE disponga delle competenze e delle elevate capacità necessarie per accordare una reale priorità alla CPI; raccomanda al SEAE di assicurare l'adeguatezza dell'organico tanto a Bruxelles quanto nelle delegazioni di funzionari incaricate di gestire le questioni di giustizia internazionale; invita il SEAE e la Commissione europea a dare ulteriore impulso alla formazione del proprio personale sulla giustizia internazionale e sulle questioni relative alla CPI attraverso l'istituzione di programmi per lo scambio di personale con la Corte, al fine di promuovere la conoscenza reciproca tra le istituzioni e agevolare una maggiore cooperazione;

51. esorta tutti gli Stati parti della CPI, l'Unione europea e la CPI stessa, compreso l'ufficio del procuratore, a non lesinare sforzi per perseguire e punire gli autori di crimini sessuali contro l'umanità, ossia quella categoria specifica di crimini contro l'umanità che rientrano nelle competenze materiali della CPI (articolo 7 dello Statuto di Roma) e che persegue i fatti di stupro, schiavitù sessuale, prostituzione forzata, gravidanza forzata, sterilizzazione forzata, violenza sessuale e qualsiasi altra forma di gravità comparabile nonché i fatti di persecuzione fondata sul sesso; osserva che tali reati a sfondo sessuale sono tanto più spregevoli poiché spesso vengono perpetrati su vasta scala e costituiscono crimini di guerra, oltre che crimini contro l'umanità (articolo 8 dello Statuto di Roma), giacché colpiscono le categorie più vulnerabili – donne, bambini e civili – in paesi già indeboliti dai conflitti e/o da penurie alimentari o carestie;

52. invita gli Stati membri dell'UE, in vista della futura elezione di sei nuovi giudici e di un nuovo procuratore nel corso della sessione di dicembre 2011 dell'assemblea degli Stati parte, a eleggere i candidati più qualificati attraverso una procedura equa, trasparente e meritocratica, assicurando sia l'equilibrio geografico che di genere, e a incoraggiare gli Stati delle regioni che beneficiano di requisiti minimi di voto – come il gruppo degli Stati latinoamericani e caraibici (GRULAC) – a sfruttare tale beneficio e a nominare un numero sufficiente di candidati, garantendo così una rappresentanza regionale equilibrata; osserva che l'elezione di un nuovo procuratore è cruciale per l'efficacia e la legittimità della Corte e apprezza il lavoro della commissione di ricerca costituita dall'Ufficio di presidenza dell'assemblea degli Stati parte;

53. giudica positivamente le proposte relative alla costituzione di una commissione consultiva preposta a ricevere e vagliare le candidature dei nuovi giudici come sancito dall'articolo 36, paragrafo 4, lettera c) dello Statuto di Roma, nonché la creazione di una commissione di ricerca per il procuratore della CPI e ritiene che il lavoro della commissione di ricerca non debba essere influenzato da considerazioni politiche;

Necessità di garantire una maggiore assistenza finanziaria e logistica alla Corte

54. valuta positivamente il sostegno finanziario e logistico finora fornito alla CPI dall'Unione europea e dai singoli Stati membri e raccomanda di proseguire le attuali forme di sostegno, nell'ambito del bilancio ordinario della CPI finanziato mediante i contributi degli Stati parte o dello strumento europeo per la democrazia e i diritti umani (EIDHR) finanziato tramite il bilancio dell'UE, in particolare negli ambiti seguenti: attività di sensibilizzazione intese ad aiutare le vittime e le comunità colpite; assistenza legale; trasferimento dei testimoni; coinvolgimento e protezione delle vittime e/o dei testimoni, con un'attenzione particolare alle esigenze delle vittime rappresentate da donne e minori/bambini; fornitura di sostegno che consenta alla Corte di rispondere a esigenze operative urgenti legate a nuove indagini; invita l'UE e i suoi Stati membri a sostenere gli sforzi della Corte volti rafforzare la propria presenza sul terreno, riconoscendo l'importanza della presenza sul campo della CPI per promuovere la comprensione e il sostegno al suo mandato, oltre a coinvolgere e aiutare le comunità vittime di reati che rientrano sotto la giurisdizione della Corte; esprime preoccupazione per il fatto che la carenza di risorse continua a rappresentare un ostacolo al funzionamento ottimale della Corte;

55. sottolinea il significativo impatto del sistema dello Statuto di Roma sulle vittime, gli individui e le comunità colpite dai reati di competenza della Corte; ritiene che gli sforzi di sensibilizzazione della Corte siano essenziali per promuovere la comprensione e il sostegno al suo mandato, gestire le aspettative e consentire alle vittime e alle comunità colpite di seguire e comprendere il processo della giustizia penale internazionale e l'operato della Corte;

56. raccomanda che gli Stati membri dell'UE continuino a garantire un finanziamento adeguato del fondo fiduciario per le vittime istituito dalla CPI (per far fronte all'erogazione di possibili indennizzi nel prossimo futuro, continuando nel contempo a svolgere le attuali attività di assistenza) e a contribuire al neoistituito fondo speciale della CPI per i trasferimenti e al fondo per le visite dei familiari dei detenuti presso la sede della Corte all'Aia, al programma di assistenza giuridica e ai costi associati al mantenimento e all'espansione della presenza sul campo della CPI;

57. sostiene vivamente gli sforzi profusi dalla CPI per estendere e potenziare la sua presenza sul campo, quale fattore fondamentale per migliorare la capacità di svolgere le proprie funzioni, tra cui condurre indagini, sensibilizzare le vittime e le comunità colpite, proteggere i testimoni e aiutare le vittime ad esercitare i loro diritti alla partecipazione e all'indennizzo e che, inoltre, è un fattore cruciale per potenziare l'impatto della Corte e la sua capacità di imprimere un segno forte e positivo;

58. incoraggia l'UE ad assicurare un finanziamento adeguato e stabile per gli attori della società civile che si occupano di questioni inerenti alla CPI nel quadro dello Strumento europeo per la democrazia e i diritti umani (EIDHR) e invita gli Stati membri dell'UE e le fondazioni europee esistenti a proseguire il sostegno a favore di tali attori;

59. invita gli Stati membri dell'UE e il SEAE a intavolare un dialogo per il riesame degli attuali strumenti finanziari dell'UE, in particolare il Fondo europeo di sviluppo (FES), al fine di valutare in che modo questi ultimi possano assicurare un sostegno maggiore alle attività di complementarità nei paesi beneficiari per rafforzare la lotta contro l'impunità all'interno di questi paesi;

60. prende atto degli attuali sforzi della Commissione per mettere a punto un "kit di strumenti di complementarità" volto a sviluppare la capacità nazionale di indagare e perseguire i presunti crimini internazionali; invita la Commissione ad assicurare l'applicazione di tale strumento, al fine di integrare le attività relative alla complementarità nei programmi di aiuto e raggiungere una maggiore coerenza tra i vari strumenti dell'UE;

61. chiede a tutti gli Stati parte della CPI di adoperarsi congiuntamente per migliorare, a livello nazionale, i processi per i reati più gravi, come i crimini di guerra, i crimini contro l'umanità e il genocidio;

62. si compiace dell'iniziativa della Commissione di organizzare un seminario per la società civile europea e africana, tenutosi a Pretoria nell'aprile 2011, al fine di discutere di giustizia internazionale, prende atto delle raccomandazioni emanate da tale incontro e invita la Commissione a continuare a sostenere tali opportunità;

63. rammenta che il Parlamento europeo è stato uno dei primi a dar voce al proprio sostegno nei confronti della Corte e fa notare il suo ruolo essenziale nel verificare l'azione dell'UE al riguardo; chiede l'aggiunta di una sezione sulla lotta contro l'impunità e la CPI nella relazione annuale del PE sui diritti umani nel mondo e raccomanda altresì che il Parlamento europeo assuma un ruolo più proattivo, promuovendo e inserendo la lotta contro l'impunità e la CPI in tutte le politiche e istituzioni dell'UE, ivi comprese tutte le sue commissioni, i gruppi e le delegazioni per i paesi terzi;

64. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri.

  • [1]  GU C 379 del 7.12.1998, pag. 265.
  • [2]  GU C 262 del 18.09.2001, pag. 262.
  • [3]  GU C 293 E del 28.11.2002, pag. 88.
  • [4]  GU C 273 E del 14.11.2003, pag. 291.
  • [5]  GU C 161 E del 31.5.2011, pag. 78.
  • [6]  Testi approvati, P7_TA(2010)0489.
  • [7]  GU L 150 dell'18.6.2003, pag. 67.
  • [8]  GU L 76 del 22.03.2011 pag. 56.
  • [9]  GU L 115 del 28.4.2006, pag. 50.
  • [10]  GU C 115 del 04.05.2010, pag. 4.
  • [11]  GU L 167 del 26.6.2002, pag. 1.
  • [12]  GU L 118 del 14.5.2003, pag. 12.

MOTIVAZIONE

Sin dalla sua istituzione il 1° luglio 2002, data di entrata in vigore dello Statuto di Roma, la Corte penale internazionale (CPI) ha adempiuto con successo al suo speciale mandato globale volto a perseguire gli autori di crimini di guerra, crimini contro l'umanità e genocidio. Applicando il principio della "complementarità", in base a cui la Corte può intervenire solo se i tribunali nazionali competenti non hanno la possibilità o la volontà di procedere, la CPI ha avviato indagini sulle situazioni di Uganda, Repubblica democratica del Congo, Darfur (Sudan), Repubblica centrafricana, Kenya, Libia e Côte d’Ivoire.

Nonostante i suoi sforzi, la sua professionalità e il suo impegno, attualmente le CPI attraversa un momento difficile, a causa di circostanze politiche e finanziarie che esulano dal suo controllo. La Corte è sempre più spesso oggetto di attacchi ingiusti di natura politica, i suoi mandati d'arresto vengono sovente ignorati e il suo bilancio attuale non è commisurato alle sue esigenze. Dato che l'UE ha sempre sostenuto la CPI, la presente relazione si propone di valutare in che modo l'Unione possa offrire ulteriore assistenza alla Corte per affrontare e superare le difficoltà di natura sia politica che finanziaria con cui si deve confrontare.

L'UE ha sostenuto la CPI sin dalla sua istituzione attraverso diverse azioni politiche, diplomatiche, finanziarie e logistiche, contribuendo al contempo a promuovere l'universalità e l'integrità dello Statuto di Roma nonché l'indipendenza e il funzionamento efficace della Corte.

Da parte sua la Corte ha sinora avviato indagini in Repubblica democratica del Congo, Repubblica centrafricana e Uganda, procedendo su specifica richiesta di questi stessi paesi (deferimento da parte dello Stato). Inoltre il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha deferito alla Corte la situazione in Sudan/Darfur e in Libia. In entrambi i casi sono stati emessi mandati d'arresto nei confronti dei capi di Stato e degli alti funzionari in carica, tra cui il presidente sudanese Omar Hassan Ahmad Al Bashir e il leader libico Muammar Gheddafi. La seconda camera preliminare ha altresì autorizzato il procuratore della CPI ad avviare un'indagine in Kenya (è la prima volta che il procuratore utilizza il suo potere di iniziativa per avviare indagini senza un previo deferimento da parte dei governi o del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite) e di recente anche in Côte d’Ivoire. Sono stati imputati tanto i funzionari governativi quanto i leader dei ribelli, dimostrando l'imparzialità della giustizia.

Il procuratore della CPI ha inoltre reso noto che sono attualmente al vaglio almeno nove situazioni in quattro continenti, fra cui in Afghanistan, Colombia, Georgia, Guinea, Honduras, Repubblica di Corea, Nigeria e Palestina.

Se da un lato il campo di applicazione e l'azione deterrente della Corte continuano a crescere, dall'altro sono in aumento anche le diverse sfide e difficoltà di natura politica e finanziaria che essa deve affrontare. Sul piano politico, la CPI è oggetto di vari attacchi ingiusti da parte di Stati e leader ostili. Anche se tali critiche non rispecchiano la realtà, in quanto la maggior parte dei casi sono deferiti alla Corte dagli stessi Stati parte interessati o dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, esse danneggiano comunque la sua reputazione, influenzando negativamente la percezione dell'opinione pubblica e il livello generale di cooperazione.

Dal punto di vista finanziario, la Corte stenta a provvedere alle esigenze operative urgenti, in quanto il suo bilancio non aumenta in modo proporzionale al carico di lavoro. I nuovi deferimenti non sono accompagnati da finanziamenti ulteriori, e l'impatto generale della crisi finanziaria ha avuto ripercussioni negative sui principali finanziatori della CPI, con la conseguente stagnazione delle sue risorse di bilancio.

L'UE ha sempre promosso attivamente il sostegno alla Corte attraverso diversi strumenti, ad esempio strumenti di tipo politico, tra cui dichiarazioni, comunicati, iniziative, dialoghi politici e sui diritti umani, rapporti con i paesi partner nel quadro dell'accordo di Cotonou, o altre iniziative regionali (come le PEV), nonché nelle varie sedi regionali (in particolare attraverso i rapporti con l'Unione africana) e multilaterali (segnatamente le Nazioni Unite). L'Unione europea si è inoltre adoperata attivamente per assicurare nuove ratifiche dello Statuto di Roma e per garantirne l'attuazione, offrendo impegno diplomatico e assistenza tecnica ai paesi partner, e ha risposto utilizzando i propri strumenti politici e diplomatici.

Nonostante l'importante sostegno fornito alla Corte dall'UE e dagli Stati membri, rimane ancora molto da fare a livello politico, diplomatico e pratico per aiutare la Corte a superare le sfide e le difficoltà che si trova attualmente a fronteggiare. Monitorando più attentamente la costante applicazione delle clausole della CPI negli accordi con i paesi terzi e l'impatto delle proprie dichiarazioni politiche, l'Unione europea potrebbe senza dubbio rafforzare il proprio messaggio e la propria posizione sulle questioni inerenti alla CPI nei confronti dei propri paesi e organizzazioni partner, segnatamente l'Unione africana. Pertanto i dialoghi politici e sui diritti umani dell'UE devono sollevare le questioni generali relative alla CPI e alla giustizia internazionale ogniqualvolta sia opportuno. L'UE e i suoi Stati membri dovrebbero dotarsi di risposte comuni tempestive e opportunamente coordinate per far fronte ai casi di mancata collaborazione con la Corte, concordando eventualmente un codice di condotta interno per tali circostanze.

Altrettanto importanti sono le attività di sensibilizzazione dell'UE nei confronti dei principali Stati non firmatari, in particolare dei membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (come Russia, Cina e Stati Uniti), in modo da assicurare una cooperazione adeguata e tempestivi deferimenti alla Corte. Tale approccio è stato applicato con successo nel caso del deferimento della Libia, che è stato disposto all'unanimità anche in virtù delle forti pressioni politiche e degli sforzi di sensibilizzazione attuati dagli Stati membri dell'UE.

Per offrire alla Corte un'assistenza adeguata, l'UE e i suoi Stati membri devono assicurare che le rispettive strutture incaricate della CPI siano in grado di rispondere alle richieste della Corte in modo tempestivo ed efficace. Tale obiettivo può essere raggiunto garantendo adeguati livelli di organico e di formazione in seno al servizio europeo per l'azione esterna (SEAE), tanto a Bruxelles quanto nelle delegazioni sul campo, in particolare quelle presenti nelle situazioni di competenza della CPI[1] o nei paesi oggetto di accertamenti preliminari. Il SEAE potrebbe ad esempio assicurare che il proprio personale riceva una formazione adeguata istituendo scambi temporanei con la Corte per i dipendenti, al fine di permettere loro di "imparare dalla pratica".

Per quanto concerne il sostegno diretto degli Stati membri dell'UE alla Corte, essi potrebbero adoperarsi maggiormente a favore della delicata questione del trasferimento dei testimoni. A tal fine potrebbero ad esempio contribuire e partecipare attivamente al fondo speciale CPI per i trasferimenti, recentemente creato dalla CPI. Inoltre più della metà degli Stati membri dell'UE deve ancora adottare appieno le disposizioni di attuazione della CPI. La piena integrazione dello Statuto di Roma nelle legislazioni nazionali degli Stati membri dell'UE dovrebbe essere considerata un'azione prioritaria.

Dato che le operazioni PSDC dell'UE continuano a contribuire in modo importante alla pace, alla giustizia e alla sicurezza globali, sarebbe opportuno assicurare che le missioni PSDC possano essere d'aiuto facilitando le richieste della Corte in modo tempestivo ed efficace[2].

Al fine di offrire un adeguato sostegno politico alla Corte, l'UE deve assicurare una presenza politica e diplomatica di alto livello nelle regioni e nei paesi interessati. Uno dei modi per migliorare il profilo dell'UE nel settore della giustizia internazionale consisterebbe nell'istituire "rappresentanti speciali dell'UE (RSUE) tematici" per la giustizia di transizione, il cui mandato nelle regioni e nei paesi interessati dovrebbe includere le questioni relative alla CPI.

In qualità di membri dell'assemblea degli Stati parte[3], gli Stati membri dell'UE hanno un ruolo importante nella nomina e nella selezione dei principali funzionari della Corte, in particolare nel contesto dell'imminente sostituzione di sei giudici e del procuratore a dicembre 2011. Gli Stati membri dell'UE devono adoperarsi affinché le nomine siano basate sulla meritocrazia e i candidati selezionati assicurino i più elevati standard professionali e garantiscano l'equilibrio sia geografico che di genere.

Dato che la Corte fa pieno affidamento sulla collaborazione con gli Stati parte per riuscire con successo a condurre le indagini, proteggere e trasferire i testimoni, arrestare gli indagati e far rispettare le sentenze, è fondamentale che gli Stati membri dell'UE assicurino una risposta tempestiva e adeguata alle sue varie richieste di collaborazione, ivi comprese quelle riguardanti la fornitura di informazioni, l'esecuzione dei mandati di arresto o la localizzazione, il congelamento e il sequestro dei beni degli indagati.

Oltre ai problemi politici e diplomatici che la Corte deve attualmente affrontare, l'inadeguatezza dei finanziamenti continua a essere uno dei principali ostacoli alla sua efficienza. Pur dovendo gestire nuovi casi, la loro apertura non è accompagnata da un aumento dei fondi. La Corte non riceve ulteriori risorse nemmeno per i deferimenti effettuati dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, trovandosi pertanto ad affrontare un grave deficit di finanziamento. Di conseguenza si riscontra un sottofinanziamento di ambiti molto importanti, tra cui la sensibilizzazione, i servizi rivolti alle vittime e la presenza della CPI sul campo (uffici della Corte nei paesi in cui si riscontra una situazione oggetto di indagine).

Il sostegno finanziario assicurato alla Corte dall'UE ha reso quest'ultima un importante finanziatore. Dal 2007[4], nel quadro dello Strumento europeo per la democrazia e i diritti umani (EIDHR), sono stati stanziati oltre 4 milioni di euro per la CPI e circa 11 milioni di euro per le organizzazioni della società civile che si occupano della ratifica di altre questioni inerenti alla Corte. Tale strumento ha contribuito a finanziare diverse attività della Corte, in particolare il programma relativo ai tirocini e alle visite di professionisti, le attività di formazione per avvocati iscritti nell'elenco di consulenti legali della CPI e il progetto sugli strumenti giuridici della CPI.

Inoltre, in qualità di Stati parte, gli Stati membri dell'UE sono i principali finanziatori diretti della Corte e hanno sovvenzionato oltre la metà delle attuali spese del fondo fiduciario CPI per le vittime. È fondamentale che gli Stati membri dell'UE continuino a fornire alla Corte risorse sufficienti per consentirle di adempiere in modo efficace al suo mandato, e che rispettino l'impegno preso a Kampala di elargire ulteriori finanziamenti al fondo.

Cionondimeno le attuali forme di sostegno finanziario e logistico potrebbero essere rafforzate ulteriormente per colmare con successo l'attuale deficit di finanziamento della Corte. L'UE e gli Stati membri dovrebbero assicurare al bilancio della Corte un sostegno finanziario adeguato durante la prossima riunione dell'assemblea degli Stati parte, che si terrà a New York a dicembre. In occasione delle passate riunioni di questo tipo il bilancio della Corte non è stato aumentato.

Inoltre l'EIDHR rimane l'unico strumento dell'UE attualmente in grado di finanziare le organizzazioni della società civile che si occupano di questioni tradizionali legate alla giustizia, comprese quelle inerenti alla CPI. È altresì importante discutere il ruolo potenziale dei nuovi strumenti finanziari attualmente in esame, o di quelli già esistenti che al momento sono oggetto di revisione, per il sostegno delle attività di "complementarità" nei paesi partner. Nessun nuovo strumento deve peraltro sostituire o oscurare l'EIDHR.

Dato che l'UE e i suoi Stati membri elargiscono milioni di euro per sostenere le riforme nei settori della giustizia e della sicurezza, sarebbe molto vantaggioso individuare e coordinare più efficacemente tali sforzi onde evitare deficit di finanziamento e assicurare un migliore impatto della "complementarità" delle sue attività. Gli attuali sforzi della Commissione europea per sviluppare il cosiddetto "kit di strumenti di complementarità" (un insieme di orientamenti per i finanziatori da diffondere e applicare all'interno dell'UE allo scopo di raggiungere una coerenza e un'efficacia migliori) appaiono quanto mai tempestivi e utili.

Dato che il mondo d'oggi è purtroppo caratterizzato dal moltiplicarsi di gravi minacce per la sicurezza e la vita umana, la giurisdizione della Corte dovrebbe rispecchiare adeguatamente questa situazione. Un passo molto importante per raggiungere questo obiettivo è stato effettuato in occasione della conferenza di revisione della CPI di Kampala, tenutasi l'11 giugno 2010. In tale contesto gli Stati parte si sono accordati sulla definizione del reato di aggressione[5] e sulle condizioni in base a cui la Corte sarà in grado, a partire dal 2017, di includere tale reato nella propria giurisdizione. A tal fine almeno 30 Stati parte devono ratificare le necessarie modifiche allo Statuto di Roma entro il 2017 e almeno i due terzi di essi devono confermare tale modifica tramite votazione. L'appoggio degli Stati membri dell'UE in tale contesto rimane inestimabile.

  • [1]  La CPI utilizza il termine "situazioni" per indicare i paesi o le località in cui ha avviato indagini. Nel caso dei paesi oggetto di accertamenti preliminari, la Corte segue in modo proattivo gli sviluppi pertinenti senza aprire un'indagine ufficiale.
  • [2]  Lo stesso vale per le operazioni di mantenimento della pace delle Nazioni Unite, che sono state invitate a collaborare fornendo informazioni alla Corte.
  • [3]  L'assemblea degli Stati parte è l'organo legislativo e di controllo amministrativo della CPI; essa è composta da rappresentanti di tutti gli Stati che hanno ratificato lo Statuto di Roma e vi hanno aderito.
  • [4]  Il 2007 è l'anno di inizio del ciclo più recente dello Strumento europeo per la democrazia e i diritti umani (EIDHR), nel cui quadro vengono finanziate certe attività specifiche della CPI e alcune campagne promosse da ONG a favore del sistema dello Statuto di Roma.
  • [5]  Risoluzione RC/Res.6 "The Crime of Aggression", http://www.icc-cpi.int/iccdocs/asp_docs/Resolutions/RC-Res.6-ENG.pdf.

PARERE della commissione per lo sviluppo (22.9.2011)

destinato alla commissione per gli affari esteri

sul sostegno dell'UE alla CPI: affrontare le sfide e superare le difficoltà
2011/2109(INI)

Relatore per parere: Eva Joly

SUGGERIMENTI

La commissione per lo sviluppo invita la commissione per gli affari esteri, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:

1.        esorta l’Unione europea, ivi incluso il SEAE, e gli Stati membri a utilizzare sistematicamente i servizi diplomatici di cui dispongono per promuovere la CPI e ricordare ai paesi terzi, e segnatamente ai paesi in via di sviluppo, la necessità di appoggiarla o di firmare o ratificare l'atto costitutivo se non l’hanno ancora fatto, includendo negli accordi con i paesi terzi clausole vincolanti che li obblighino a cooperare con la CPI, o anche imponendo misure restrittive nei confronti delle persone chiamate in giudizio dinanzi a detta Corte; osserva che i dialoghi politici e quelli sui diritti umani che l'Unione europea intrattiene con i paesi terzi e i vertici dell’UE con tali paesi, in particolare con i paesi in via di sviluppo e, tra questi ultimi, con i paesi ACP, sono tra le strutture idonee a tal fine;

2.        sottolinea il ruolo cruciale che l'Unione europea deve svolgere nel rafforzamento dello Stato di diritto, promuovendo l'universalità e preservando l'integrità dello Statuto di Roma, nella misura in cui l'Europa stessa ha conosciuto violazioni del diritto internazionale umanitario, compresi i crimini contro l'umanità, i crimini di guerra e i genocidi; invita perciò l'UE a continuare l’opera di sensibilizzazione e informazione delle popolazioni locali e a fornire ai suoi giovani una preparazione in materia di diritto penale internazionale e sul ruolo della CPI;

3.        incoraggia la CPI e l'Unione a promuovere prioritariamente il rafforzamento di sistemi giudiziari nazionali indipendenti e imparziali; ricorda che la giustizia fa parte dei diritti fondamentali e deve’essere esercitata innanzitutto a livello nazionale, quando il sistema giudiziario lo consente, mentre il ricorso alla CPI deve aver luogo solo in ultima istanza;

4.        riconosce la grande importanza della CPI nella politica estera dell'Unione europea e sottolinea anche l'importanza del diritto internazionale per la pace, la sicurezza, la stabilità, la fiducia, il rispetto e la riconciliazione, che sono necessari fondamenti dello sviluppo sostenibile; ricorda nondimeno con insistenza che nell'attuazione delle politiche suscettibili di avere un impatto sui paesi in via di sviluppo, l'Unione europea ha l'obbligo costituzionale di tenere conto degli obiettivi della cooperazione allo sviluppo, il più importante dei quali è la riduzione e, a termine, l'eradicazione della povertà (articolo 208, paragrafo 1, secondo comma, del TFUE);

5.        sottolinea la necessità che la CPI ottenga i finanziamenti necessari per realizzare le sue sempre più numerose missioni; ricorda, a tale riguardo, che qualsiasi strumento di finanziamento dell’azione esterna concernente l'attività della CPI nei paesi in via di sviluppo dovrà beneficiare di fondi aggiuntivi e nuovi;

6.        esorta tanto gli Stati membri dell'UE quanto i paesi in via di sviluppo a intensificare la cooperazione con la Corte, concludendo accordi sull'esecuzione delle sentenze nonché sulla protezione dei testimoni e delle vittime;

7.        ricorda il principio della coerenza delle politiche esterne dell'Unione europea; sottolinea, al riguardo, che nelle sue azioni esterne l'UE deve promuovere la democrazia, una giustizia indipendente e imparziale e i diritti umani fondamentali;

8.        esorta tutti gli Stati parti della CPI, l'Unione europea e la CPI stessa, compreso l'ufficio del procuratore, a non lesinare sforzi per perseguire e punire gli autori di crimini sessuali contro l'umanità, ossia quella categoria specifica di crimini contro l'umanità che rientrano nelle competenze materiali della CPI (articolo 7 dello Statuto di Roma) e che persegue i fatti di stupro, schiavitù sessuale, prostituzione forzata, gravidanza forzata, sterilizzazione forzata, violenza sessuale in qualsiasi altra forma di gravità comparabile nonché i fatti di persecuzione fondata sul sesso; rileva che tali crimini sessuali sono particolarmente abietti, in quanto possono spesso costituire al tempo stesso, e su grande scala, crimini contro l'umanità e crimini di guerra (articolo 8 dello Statuto di Roma), colpendo le popolazioni più deboli, le donne, i bambini e i civili di paesi già fragilizzati da situazioni di conflitti e/o di penuria alimentare, se non addirittura di carestia;

9.        esprime profonda preoccupazione per i ripetuti insuccessi degli Stati parti della CPI nel tentativo di arrestare il Presidente sudanese Omar al-Bashir.

ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE

Approvazione

22.9.2011

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

21

0

0

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Thijs Berman, Michael Cashman, Corina Creţu, Véronique De Keyser, Charles Goerens, Catherine Grèze, András Gyürk, Filip Kaczmarek, Michał Tomasz Kamiński, Franziska Keller, Maurice Ponga, Birgit Schnieber-Jastram, Michèle Striffler, Alf Svensson, Eleni Theocharous

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Santiago Fisas Ayxela, Martin Kastler, Cristian Dan Preda, Judith Sargentini

Supplenti (art. 187, par. 2) presenti al momento della votazione finale

María Irigoyen Pérez, Wolfgang Kreissl-Dörfler

PARERE della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere (21.9.2011)

destinato alla commissione per gli affari esteri

sul sostegno dell'Unione europea a favore della Corte penale internazionale: affrontare i problemi e superare le difficoltà
(2011/2109(INI))

Relatore per parere: Tadeusz Cymański

SUGGERIMENTI

La commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere invita la commissione per gli affari esteri, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:

A. considerando che lo Statuto di Roma della Corte penale internazionale (CPI) include tra i crimini più gravi quelli commessi nell'ambito di attacchi estesi e sistematici sferrati contro la popolazione civile e perpetrati principalmente contro donne e bambini;

B.  considerando che la dichiarazione delle Nazioni Unite sulla protezione delle donne e dei bambini in situazioni di emergenza e di conflitto armato, del 14 dicembre 1974, chiede misure efficaci contro le persecuzioni, la tortura e i trattamenti violenti e degradanti nei confronti delle donne;

C. considerando che la relazione sullo stato della popolazione mondiale del 2010 attesta che, a livello mondiale, la violenza sulle donne nelle aree di crisi è in aumento, che la violenza sessuale e sempre più spesso utilizzata come arma di guerra e che un gran numero di donne e bambini è vittima di violenze sessuali e persecuzioni durante e dopo i conflitti armati;

D. considerando che la Corte penale internazionale (CPI), soprattutto a causa delle risorse estremamente modeste di cui dispone e della scarsa collaborazione offerta dai paesi firmatari dello Statuto di Roma, incontra difficoltà a perseguire i responsabili di crimini di massa contro donne e bambini e che quindi questi ultimi spesso riescono a rimanere impuniti;

1.  condanna con determinazione il ricorso, come tattica di guerra, a violenze sessuali contro le donne quali lo stupro di massa, la schiavitù sessuale, la prostituzione forzata, la gravidanza forzata, la sterilizzazione forzata, le forme di persecuzione basate sul genere, incluse la mutilazione genitale femminile, la tratta e tutte le altre forme di violenza sessuale di gravità paragonabile;

2.  esorta gli Stati membri dell'UE che hanno aderito allo Statuto di Roma a offrire il proprio appoggio incondizionato alla CPI e ai suoi lavori e si pronuncia a favore di un attivo sostegno internazionale alla Corte stessa al fine di assicurare alla giustizia i responsabili delle violenze in questione ponendo fine all'impunità di fatto di cui tuttora beneficiano;

3.  pone l'accento sull'importanza di inserire i reati di genere nel mandato della CPI per indagini e procedimenti penali;

4.  sottolinea quanto è importante per la CPI lottare contro l'impunità per le violenze sessuali nei confronti delle donne perpetrate nelle zone di conflitto e nel contesto di crimini di guerra;

5.  chiede che, per quanto concerne l'affermazione della giustizia, la questione dell'impunità sia considerata un fattore determinante e non negoziabile; sottolinea la necessità di assicurare alla giustizia i responsabili, in modo che affrontino le conseguenze penali delle loro azioni;

6.  si oppone con decisione all'arruolamento e al reclutamento nelle forze armate di minori di età inferiore ai diciotto anni, nonché a un loro utilizzo di qualsiasi tipo nelle azioni di guerra; sottolinea l'importanza di salvaguardare il diritto a un'infanzia pacifica, all'istruzione, all'integrità fisica, alla sicurezza e all'autonomia sessuale dei minori in questione;

7.  chiede l’attuazione di politiche efficaci e di incentivi atti a garantire che la partecipazione delle vittime ai lavori della CPI abbia un impatto sensibile, inclusi un’assistenza psicologica, medica e legale maggiormente accessibile e un facile accesso ai programmi di protezione dei testimoni; sottolinea l’importanza di promuovere la consapevolezza della violenza sessuale nelle zone di conflitto, mediante programmi giuridici, la documentazione dei reati di genere nei conflitti armati e la formazione di avvocati, giudici e attivisti sullo Statuto di Roma e sulla giurisprudenza internazionale in relazione ai reati di genere contro donne e bambini;  

8.  invita il Consiglio e la Commissione ad intraprendere ulteriori azioni ai fini dell'adesione di nuovi membri allo Statuto di Roma della CPI e di una sua ratifica universale;

9.  invita la presidenza del Consiglio dell'Unione europea e il Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza a collaborare strettamente con la CPI e a esercitare la propria influenza politica nelle sedi internazionali, in modo da indurre i paesi firmatari dello Statuto di Roma a ottemperare ai propri obblighi, dato che in molti casi sono i paesi membri a compromettere i lavori della CPI attraverso le loro azioni od omissioni;

10. auspica che le risoluzioni e le operazioni dell'ONU affrontino la questione della violenza contro le donne e i bambini nelle situazioni di conflitto internazionale e che nell'ambito dei processi e degli accordi di pace siano rispettati il diritto internazionale e le risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU sulle donne, la pace e la sicurezza, in modo che i reati di genere possano assumere maggiore rilevanza nell’ambito dei lavori della CPI; sottolinea la necessità di prestare una particolare attenzione alle situazioni postconflittuali, affinché possano essere adottate sanzioni immediate, più incisive e coerenti contro gli aggressori e si attende che le Nazioni Unite continuino a fornire informazioni e cifre in proposito;

11. invita il Servizio europeo per l'azione esterna a scambiare buone prassi e a collaborare strettamente con il rappresentante speciale dell'ONU per la violenza sessuale nei conflitti, al fine di rafforzare il lavoro della CPI in tale ambito.

ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE

Approvazione

15.9.2011

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

28

0

1

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Edit Bauer, Tadeusz Cymański, Ilda Figueiredo, Iratxe García Pérez, Zita Gurmai, Mary Honeyball, Lívia Járóka, Teresa Jiménez-Becerril Barrio, Nicole Kiil-Nielsen, Rodi Kratsa-Tsagaropoulou, Constance Le Grip, Elisabeth Morin-Chartier, Siiri Oviir, Antonyia Parvanova, Raül Romeva i Rueda, Nicole Sinclaire, Joanna Katarzyna Skrzydlewska, Marc Tarabella, Britta Thomsen, Marina Yannakoudakis, Anna Záborská

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Izaskun Bilbao Barandica, Jill Evans, Christa Klaß, Kartika Tamara Liotard, Mariya Nedelcheva, Katarína Neveďalová, Antigoni Papadopoulou, Joanna Senyszyn

ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE

Approvazione

11.10.2011

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

61

1

0

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Gabriele Albertini, Sir Robert Atkins, Bastiaan Belder, Elmar Brok, Arnaud Danjean, Michael Gahler, Marietta Giannakou, Ana Gomes, Richard Howitt, Anna Ibrisagic, Jelko Kacin, Ioannis Kasoulides, Evgeni Kirilov, Maria Eleni Koppa, Andrey Kovatchev, Paweł Robert Kowal, Wolfgang Kreissl-Dörfler, Eduard Kukan, Vytautas Landsbergis, Ryszard Antoni Legutko, Krzysztof Lisek, Sabine Lösing, Ulrike Lunacek, Barry Madlener, Mario Mauro, Kyriakos Mavronikolas, Willy Meyer, Francisco José Millán Mon, Alexander Mirsky, Norica Nicolai, Raimon Obiols, Kristiina Ojuland, Ioan Mircea Paşcu, Bernd Posselt, Hans-Gert Pöttering, Cristian Dan Preda, Libor Rouček, Tokia Saïfi, José Ignacio Salafranca Sánchez-Neyra, Jacek Saryusz-Wolski, Werner Schulz, Marek Siwiec, Inese Vaidere, Geoffrey Van Orden, Sir Graham Watson

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Laima Liucija Andrikienė, John Attard-Montalto, Tanja Fajon, Roberto Gualtieri, Liisa Jaakonsaari, Jaromír Kohlíček, Monica Luisa Macovei, Jacek Protasiewicz, Marietje Schaake, Helmut Scholz, György Schöpflin, Alf Svensson, Indrek Tarand, Traian Ungureanu, Renate Weber, Luis Yáñez-Barnuevo García

Supplenti (art. 187, par. 2) presenti al momento della votazione finale

Jolanta Emilia Hibner