Discriminazione nella selezione del personale della Commissione europea in base al criterio di nazionalità
28.4.2009
INTERROGAZIONE SCRITTA E-3430/09
di Marco Cappato (ALDE) e Marco Pannella (ALDE)
alla Commissione
In seguito allo svolgimento di concorsi aperti a cittadini provenienti da tutti i paesi membri dell’UE, le assunzioni da parte della Commissione dei candidati risultati idonei sono state effettuate, con netta prevalenza, a favore di cittadini dei nuovi paesi membri.
Questa prassi è di solito giustificata con la necessità di garantire una provenienza nazionale equilibrata del personale della Commissione. Di fatto, si assiste all’esclusione a priori di molti candidati idonei provenienti dai vecchi paesi membri.
In considerazione del fatto che tale prassi
- —rappresenta un’evidente discriminazione in base al criterio di nazionalità, in chiara violazione degli artt.12-13, Trattato CE, e dell’art.21 della Carta dei diritti fondamentali dell’UE, nonché della politica delle pari opportunità promossa da EPSO;
- —pregiudica l’eccellenza professionale delle istituzioni europee, così come disciplinata all’art. 27 e ss. dello Statuto dei funzionari, in quanto, tenendo conto prima della nazionalità e solo secondariamente delle qualifiche dei candidati, si impedisce talora l’assunzione dei candidati maggiormente qualificati;
potrebbe la Commissione chiarire:
- —quali siano gli effettivi criteri di selezione dei candidati che hanno passato con successo i test di selezione e che, per definizione, possiedono già i requisiti elencati nei bandi dei concorsi;
- —perché, se la prassi di cui sopra è effettivamente favorita dalla Commissione, non vi sia traccia del criterio di nazionalità nei bandi dei concorsi destinati a tutti i cittadini UE, quale possibile criterio aggiuntivo di selezione, inficiando così la trasparenza del processo di selezione del personale delle istituzioni?
Perché, vista la comprensibile necessità di garantire una provenienza del personale delle istituzioni il più possibile diversificata, non vengono organizzati concorsi riservati ai soli cittadini provenienti dai nuovi paesi membri (come è già il caso per alcuni profili specifici), anziché coinvolgere indistintamente tutti i cittadini dell’UE che poi, di fatto, non vengono sottoposti ai medesimi criteri di selezione?
GU C 189 del 13/07/2010