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Testi presentati :

RC-B6-0025/2006

Discussioni :

PV 16/01/2006 - 14
CRE 16/01/2006 - 14

Votazioni :

PV 18/01/2006 - 4.10
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :


Resoconto integrale delle discussioni
Lunedì 16 gennaio 2006 - Strasburgo Edizione GU

14. Omofobia in Europa
Processo verbale
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  Presidente. L’ordine del giorno reca la dichiarazione della Commissione sull’omofobia in Europa.

 
  
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  Franco Frattini, Vicepresidente della Commissione. (FR) Signor Presidente, la competenza comunitaria sulle misure atte a contrastare le discriminazioni, in particolare le discriminazioni sulla base dell’orientamento sessuale, si fonda sull’articolo 13 del Trattato.

D’altro canto, la Commissione tiene a precisare che il divieto contro questo genere di discriminazioni è esplicitamente sancito dall’articolo 21 della Carta dei diritti fondamentali. Su tale base l’Esecutivo, nell’ambito della propria sfera di competenza, si adopera e continuerà ad adoperarsi strenuamente per contrastare l’omofobia. La lotta contro le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale rappresenta infatti un elemento essenziale per combattere il fenomeno.

La direttiva 2000/78/CE, che spiana la strada a un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro e che tratta tutti i tipi di discriminazione di cui all’articolo 13, costituisce un esempio concreto di intervento e la Commissione veglia e continuerà a vegliare affinché il testo trovi espressione concreta negli Stati membri.

La Commissione è altresì consapevole del fatto che l’azione legislativa deve essere sorretta da altre iniziative tese a contrastare le discriminazioni di fatto, le consuetudini umilianti, i pregiudizi e gli stereotipi. Consentitemi di rammentarvi due interventi concreti attuati dalla Commissione.

Il primo intervento è una campagna d’informazione, avviata nel 2003, dal titolo “Per la diversità. Contro la discriminazione”, che è attualmente in corso e mira a promuovere un’immagine positiva della diversità oltre a informare l’opinione pubblica in merito alle leggi contro le discriminazioni. Le organizzazioni per la difesa dei diritti degli omosessuali sono state coinvolte nella campagna, e sono quindi sorte molte altre iniziative, come la campagna d’informazione e di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulle discriminazioni contro gli omosessuali.

Il secondo intervento si inserisce nel quadro della recente proposta volta a proclamare il 2007 l’Anno europeo delle pari opportunità per tutti. Gli obiettivi saranno quelli di informare la gente in merito ai propri diritti, di promuovere la diversità come punto di forza e come opportunità per l’Unione, oltre che a porre enfasi sulla parità di opportunità per tutti nella vita economica, sociale, culturale e politica. Secondo la Commissione, le organizzazioni per la lotta contro le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale potranno ampiamente attingere a questa iniziativa.

Resta tuttavia il fatto che l’Unione e la Commissione possono intervenire unicamente nel quadro dei poteri conferiti loro dal Trattato. Ad esempio, la Commissione può avviare una procedura di infrazione contro uno Stato membro, ma solamente se viene ravvisata una violazione dei diritti fondamentali nell’ambito della legislazione comunitaria. Al di fuori delle competenze comunitarie, spetta agli Stati membri prendere le misure necessarie per contrastare l’omofobia. In ogni caso, a prescindere dall’ambito di competenza – comunitario o nazionale –, la Commissione condanna nella maniera più assoluta tutte le manifestazioni o espressioni riconducibili all’omofobia.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. MAURO
Vicepresidente

 
  
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  Alexander Stubb, a nome del gruppo PPE-DE.(EN) Signor Presidente, in primo luogo ringrazio tutti i gruppi politici che si sono impegnati nella stesura della risoluzione. Un encomio particolare va agli onorevoli Cashman, in ’t Veld e Romeva i Rueda per il lavoro che hanno svolto. A titolo personale e a nome del mio gruppo mi preme porre l’accento su tre temi in particolare.

In primo luogo, la risoluzione non verte tanto sull’omosessualità, quanto sull’omofobia, un problema che, a nostro avviso, tocca i diritti umani; è infatti inconcepibile che una persona possa essere oggetto di pestaggi a causa del suo orientamento sessuale.

Conveniamo tutti sul fatto che resta ancora molto da fare in tutti gli Stati membri e all’interno delle Istituzioni. Bisogna infatti esercitare forti pressioni. Il Commissario Frattini ha fatto riferimento all’articolo 13 del Trattato e all’articolo 21 della Carta dei diritti fondamentali, sui quali sono d’accordo; in questo caso, però, l’importante è fare in modo che gli Stati membri mettano in atto i disposti dei suddetti articoli. E’ infatti proprio questo il vero motivo del dibattito di oggi: fare in modo che gli Stati membri si conformino.

La seconda questione tocca i due problemi riscontrati nella lotta contro l’omofobia. Il primo verte sulle difformità negli ordinamenti degli Stati membri. Conosciamo tutti, infatti, i problemi legati alla libera circolazione: ad esempio, se una coppia viene riconosciuta nei Paesi Bassi, non è riconosciuta e non gode degli stessi diritti – sociali o di altra natura – in Italia, ad esempio. Il secondo problema suscita preoccupazione in molti Stati membri – non voglio additarne alcuno in particolare. Mi riferisco ai ben noti problemi derivanti dai crimini e dalle discriminazioni innescate dall’odio. Va inoltre ricordato che il fenomeno non riguarda solamente l’orientamento sessuale, ma anche l’identità e l’espressione di genere.

Infine – e mi spingo un poco oltre l’argomento in discussione – dobbiamo ricordare che vi sono ancora 75 paesi in cui l’omosessualità è illegale e 9 paesi in cui è punita con la pena di morte. Dobbiamo assolutamente porre fine a situazioni del genere.

(Applausi)

 
  
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  Martine Roure, a nome del gruppo PSE.(FR) Signor Presidente, l’Europa in effetti poggia su principi assoluti: uguaglianza, tolleranza e umanesimo. Questi fondamenti non ammettono eccezioni; sono principi che vanno semplicemente applicati e che le autorità devono difendere a tutti i costi allorché vengono intaccati. Sono stati lanciati anatemi contro alcuni nostri concittadini e sono venute alla luce vere e proprie discriminazioni. Questa situazione abominevole raggiunge l’apice con i casi di pestaggio che in diversi Stati membri hanno provocato la morte di diverse persone. Che colpa hanno le vittime di questi atti ignobili? Nessuna. Hanno solo un orientamento sessuale diverso, sono omosessuali e quindi il testo che ci è stato presentato, oggetto del dibattito di stasera, rappresenta un gesto importante.

Votando a favore della risoluzione, affermiamo a chiare lettere che vogliamo porre fine alla differenza di trattamento inflitta agli omosessuali sul suolo dell’Unione e vogliamo che vengano loro garantiti gli stessi diritti. Insistiamo su questo punto: le leggi devono essere le stesse per tutti. Infine chiediamo solennemente di porre fine alle dichiarazioni omofobe che istigano l’odio, soprattutto quando queste condanne vengono pronunciate dalle più alte autorità dello Stato. Queste autorità, infatti, sono garanti della parità di trattamento tra tutte le persone.

E’ nostro dovere garantire i diritti fondamentali di tutti, come prevede l’articolo 13 del Trattato. E’ questo il nostro concetto comune di democrazia e l’essenza dei nostri valori. E’ necessario vigilare costantemente. La lotta contro l’omofobia, se necessario, deve essere condotta avvalendosi di disposizioni legislative, che peraltro sono già in vigore in diversi Stati dell’Unione. L’Europa dei 25 è sinonimo di fraternità e uguaglianza. Sradichiamo allora sul nascere i germi malsani che ogni tanto affiorano nei vari paesi!

Abbiamo il dovere di resistere contro l’odio e il rifiuto dell’altro. Oggi non posso esimermi dal citare le parole del pastore Niemöller, partigiano tedesco: “Prima vennero ad arrestare i comunisti, ma io non ero comunista e non dissi nulla. Poi vennero ad arrestare gli zingari, ma io non ero uno zingaro e non dissi nulla. Poi vennero ad arrestare gli ebrei, ma io non ero ebreo e non dissi nulla. Poi vennero ad arrestare me, ma non c’era più nessuno che potesse levarsi a difendermi”. Grazie.

(Applausi)

 
  
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  Sophia in ’t Veld, a nome del gruppo ALDE.(NL) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, in un’epoca segnata da una crescente intolleranza, il Parlamento ha trasmesso a stragrande maggioranza un segnale molto chiaro, e ce ne rallegriamo. Troppo spesso l’omofobia viene giustificata usando il paravento di altri diritti fondamentali, ossia la libertà di culto e la libertà di opinione. Alcuni Stati membri si nascondono dietro il principio di sussidiarietà per legittimare le discriminazioni e, con tutto il dovuto rispetto, signor Commissario, persino la Commissione spesso accampa pretesti pusillanimi per volgere lo sguardo altrove. Mi aspetto che l’Esecutivo difenda con fermezza i diritti fondamentali di tutti i cittadini europei, a prescindere dal luogo in cui vivono, dovere assolto anche dal Parlamento. I diritti fondamentali non hanno nulla a che vedere con la sussidiarietà. Sono inalienabili e hanno natura universale per tutti i cittadini dell’Unione.

Le dichiarazioni solenni e l’indignazione morale, tuttavia, non sono sufficienti; sono necessarie ma, come indicato nella risoluzione comune, devono essere accompagnate da una serie di altri fattori. Non dobbiamo infatti investire solamente nell’informazione e nell’istruzione, ma dobbiamo altresì migliorare la posizione giuridica degli omosessuali. Visto che sono in tema, reitero per l’ennesima volta – e vorrei che il Commissario mi indicasse se sono in corso dei lavori in proposito – l’esigenza della cosiddetta direttiva orizzontale che vieti tutte le forme di discriminazione, non solo sul posto di lavoro, ma ovunque.

Inoltre è scandaloso che alcuni Stati membri non abbiano ancora riconosciuto pienamente il fatto che gli omosessuali furono il bersaglio del regime nazista. Spero che la Presidenza austriaca sottoporrà la questione agli Stati membri in seno al Consiglio in modo da riconoscere che gli omosessuali sono stati vittima dei nazisti.

Infine vorrei sapere quando la Commissione darà finalmente corso alle ripetute richieste che le sono state rivolte, presentando proposte volte a rimuovere gli ostacoli alla libera circolazione delle persone a beneficio delle coppie omosessuali sposate. E’ inammissibile che cittadini europei, una volta varcato il confine, perdano i propri diritti a causa del loro orientamento sessuale, tra cui anche i diritti di proprietà, i diritti pensionistici, la previdenza sociale e persino la custodia dei figli. Vorrei che la Commissione indicasse le proposte che intende presentare, come richiesto dal Parlamento europeo già nell’ottobre 2004.

(Applausi)

 
  
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  Kathalijne Maria Buitenweg, a nome del gruppo Verts/ALE.(NL) Signor Presidente, signor Commissario, oltre un anno fa il Presidente della Commissione Barroso intervenne in plenaria a seguito delle dichiarazioni rese da Rocco Buttiglione, l’allora candidato alla carica di Commissario, in cui il Presidente fece una serie di promesse precise. Mi sono presa la briga di rileggere quel discorso.

La lotta alle discriminazioni e le pari opportunità figuravano tra le priorità della sua Commissione, un gruppo di Commissari sarebbe stato incaricato di monitorare tutti gli interventi e le principali iniziative dell’Esecutivo in materia. In questo modo, si sarebbe creata una forza trainante a livello politico. A questo punto chiedo alla Commissione quali sono i risultati conseguiti da questo gruppo di lavoro nell’arco di un anno, poiché il deludente elenco compilato dal Commissario Frattini non rende affatto giustizia a questo enorme impegno e resta ancora moltissimo lavoro da fare.

Come ha già detto l’onorevole in ’t Veld, è inammissibile che, nel momento stesso in cui vigono norme europee contro le discriminazioni sulla base del colore della pelle, ad esempio quando si prende in affitto una casa, gli omosessuali si trovino ancora in un limbo legislativo. Perché il diritto alla parità di trattamento, a prescindere dall’orientamento sessuale, si limita al mercato del lavoro?

In Polonia sono state vietate diverse manifestazioni a favore della libertà e sembra proprio che le autorità intendano ostacolare l’emancipazione degli omosessuali nel paese. Il mio gruppo nutre preoccupazione per questo caso come pure per una serie di vicende analoghe verificatesi in Lettonia e in Lituania nonché in altri paesi.

E’ preoccupante che i gruppi politici spesso non osino parlare di questo tema. Si pensi ai liberali, ad esempio. Quando si discute dell’inefficienza della spesa in merito alle sovvenzioni europee, insistono nel nominare i colpevoli, ma quando si parla di valori europei elementari, nessuno dice una parola; è un atteggiamento sbagliato.

Spero quindi che i singoli deputati voteranno a favore degli emendamenti, in modo che si possa affrontare la questione nel suo complesso.

(Applausi)

 
  
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  Jan Tadeusz Masiel (NI).(PL) Signor Presidente, anch’io mi oppongo alle discriminazioni perpetrate sulla base dell’orientamento sessuale, ma dovremmo essere cauti prima di concedere altri diritti agli omosessuali.

Sono molto lieto che oggi si stia svolgendo questo dibattito. I diritti degli omosessuali devono essere difesi in ogni sede possibile. Non è poi da molto che l’omosessualità è stata cancellata dall’elenco delle patologie dell’OMS. Ovviamente sono completamente d’accordo al riguardo, ma non sono certo che sia una buona idea legalizzare le unioni omosessuali. Forse queste unioni vanno sostenute per quel che riguarda le normative sull’eredità, ma non bisogna consentire alle coppie omosessuali di adottare dei figli. E’ disgustoso, indecente e scandaloso; non esistono studi psicologici che attestino la normalità di una situazione del genere.

(Applausi)

 
  
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  Konrad Szymański, a nome del gruppo UEN. (PL) Signor Presidente, è innegabile che in Europa si sia creata una situazione in cui gli omosessuali subiscono violenza e oltraggi ad opera dei servizi di polizia.

Lo sappiamo dalle notizie che ci giungono su vicende di questo genere. Tuttavia, non posso fare a meno di pensare che questa discussione non sia in larga misura una perdita di tempo. Reputo infatti che sarebbe veramente il caso di dare le giuste proporzioni a questo rovente dibattito, evitando di soccombere all’isterismo quando si parla della situazione degli omosessuali in Europa. “Isteria” infatti è l’unico termine che si addice a resoconti che dipingono un quadro composto da movimenti di resistenza, arresti e guerriglia. L’onorevole Roure ce ne ha appena dato un bell’esempio nel suo intervento.

Vorrei richiamare l’attenzione dell’Assemblea su due fatti. In primo luogo, la violenza contro gli omosessuali rappresenta solo una piccola parte della violenza endemica che caratterizza la nostra società, un problema che investe tutti gli Stati membri. Ne abbiamo avuto un esempio oggi e ne abbiamo visti altri alcuni mesi fa in Francia. Si tratta solo di un aspetto di un problema molto più ampio.

Un altro aspetto della questione è che tutti gli Stati membri, sia vecchi che nuovi, hanno le proprie istituzioni. E’ ormai evidente che tali istituzioni, ovvero i tribunali, i difensori civici e persino l’opinione pubblica sono in grado di assicurare una tutela efficace ai diritti delle minoranze.

Se dovessimo considerare questo dibattito da una prospettiva giuridica, ci scontreremmo con una ridda di problemi e di ostacoli derivanti dai Trattati. Fortunatamente non possiamo farci nulla. In Europa non esiste un consenso sull’eventualità di emendare i Trattati per conferire competenze all’Unione europea su temi fondamentali come il riconoscimento delle unioni omosessuali e le implicazioni che ne derivano al di fuori dei confini degli Stati membri che le hanno autorizzate.

Ne discende quindi che non sussiste alcuna ragione per cui l’Unione europea debba essere coinvolta in tematiche quali l’omofobia. Se lo facessimo, saremmo comunque chiamati a pagarne le conseguenze. Infatti risulterebbe compromessa la credibilità del processo d’integrazione, che da alcuni peraltro viene già strumentalizzato come arma ideologica.

(Applausi)

 
  
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  Barbara Kudrycka (PPE-DE).(PL) Signor Presidente, a mio parere è legittimo chiedersi se l’approccio dell’onorevole Buitenweg al tema dell’omofobia in Europa debba avere l’avvallo dei politici. Abbiamo forse il diritto di imporre il nostro modo di pensare agli elettori, o di dire loro come debbano affrontare il problema della sessualità e delle minoranze sessuali?

Sono convinta che la sessualità sia una questione privata di ogni persona e che tutti debbano viverla a seconda della propria morale, religione e cultura e in armonia con le consuetudini locali. Il Parlamento europeo pertanto non può darsi l’obiettivo di creare un consenso generale in Europa per l’omosessualità, e non deve nemmeno aspettarselo. Non dobbiamo dimenticare infatti che, se alcuni paesi europei sono più tolleranti, altri hanno norme sociali più conservatrici. Purtuttavia gli omosessuali vengono assaliti e picchiati anche nei paesi più tolleranti, come i Paesi Bassi e la Francia. Basti pensare al caso dell’omosessuale Sebastian Nouchet, che in Francia è stato cosparso di benzina e poi dato alle fiamme. Se dovessimo discutere di queste vicende, allora dovremmo concentrare l’attenzione sul modo di prevenire l’escalation dell’odio omofobico.

Tuttavia, potremo riuscire nel nostro intento solo se sapremo tracciare una netta linea di separazione tra il diritto a una vita sessuale privata e la violazione del diritto di mostrare tale sessualità. Desidero quindi far presente che le minoranze che sentono l’esigenza di mostrare la propria diversità sono ovviamente libere di farlo. Nessuna minoranza può essere discriminata per questa ragione. In Polonia, infatti, è stato istituito un intero sistema di organi giudiziari e costituzionali, tra cui anche il difensore civico, proprio per proteggere questa libertà e per garantire il rispetto della legislazione comunitaria. I divieti imposti sulle manifestazioni omosessuali non celano altri intenti.

Per concludere, desidero sottolineare che la legge deve andare a beneficio sia delle maggioranze che delle minoranze sessuali.

(Applausi)

 
  
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  Michael Cashman (PSE).(EN) Signor Presidente, desidero dar voce alla mia delusione per la dichiarazione resa dal Commissario Frattini, che era più una ripetizione che una dichiarazione. Signor Commissario, sappiamo che lei e la Commissione avete a cuore il problema, ma l’Esecutivo deve essere giudicato per le sue azioni. Devono essere avviate procedure di infrazione contro gli Stati che non recepiscono o che non attuano le direttive specifiche già in vigore in altri Stati membri. Convengo sulla necessità di attuare interventi di sensibilizzazione e di educazione, ma di per sé queste iniziative non bastano. L’Assemblea attende una proposta di direttiva orizzontale sulle tematiche razziali ed etniche, come promesso dal Presidente Barroso.

Mi hanno rattristato alcuni interventi di oggi pomeriggio. Si sta parlando di parità, non della promozione dell’omosessualità. Si tratta di assicurare agli omosessuali gli stessi diritti e la parità che per altri costituiscono la normalità più assoluta.

Io sono gay. Sono omosessuale, nato da persone comuni. A causa di questo fatto, alcuni vogliono privarmi del diritto di parlare della mia sessualità, di festeggiare i 22 anni della mia relazione sentimentale e di essere parte di una comunità più ampia. Alcuni mi insultano, mi privano dei miei diritti democratici e usano parole di odio contro di me. Potrei decidere di prendere parte alla sfilata del Gay Pride, ma tale manifestazione rischia di essere vietata. Perché? Perché la società prova disagio per l’idea che ha della mia vita sessuale. E’ un pregiudizio diffuso. In che senso si può parlare di moralità? Dov’è la moralità negli inni e nella promozione delle discriminazioni e dell’odio, che talvolta si celano dietro lo schermo e il pretesto della religione o del credo religioso?

Rivolgendomi al Commissario Frattini e all’intera Commissione, nonché all’Assemblea, devo lanciare un monito: se non facciamo nulla dinanzi ai casi di persone che vengono picchiate a morte, insultate e discriminate, allora diventiamo conniventi e complici dei pestaggi, dei discorsi traboccanti di odio, della diffamazione e dei maltrattamenti. Anche nel Regno Unito, dove si sono compiuti enormi progressi, appena prima di Natale un giovane è morto per i calci che gli sono stati inferti solo perché era omosessuale. Se l’Assemblea rimane inerte, allora si rende complice di ogni singolo colpo sferrato contro quella persona e contro ogni altro uomo o donna omosessuale nell’Unione Europea. Il fatto stesso che abbia dovuto rendere una dichiarazione del genere in seno al Parlamento europeo rende questo momento estremamente triste.

(Applausi)

 
  
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  Sarah Ludford (ALDE).(EN) Signor Presidente, devo riconoscere che, come ha detto l’onorevole Cashman, anche nel mio collegio elettorale londinese continuiamo ad assistere a pregiudizi e reati a sfondo omosessuale. Recentemente un omosessuale è stato ucciso solo a causa di un pregiudizio omicida. Alcuni anni fa venne alla luce il caso di uno psicopatico che effettuava attentati dinamitardi nell’intento di uccidere specificatamente i clienti gay di un bar. Dei suoi attentati, però, ovviamente sono state vittime anche altre persone. La discussione verte tuttavia primariamente sull’odio e sui pregiudizi tra persone. L’aspetto più scioccante in relazione ai recenti sviluppi verificatisi in alcuni Stati membri è la brutale intolleranza delle autorità: il divieto delle sfilate del Gay Pride, il linguaggio polemico utilizzato persino da primi ministri, la polizia che non protegge le manifestazioni, e via dicendo.

Occorre una legislazione europea che vieti i reati determinati dall’odio non solo per la razza – altro obiettivo che non è ancora stato conseguito – ma anche per l’orientamento sessuale. Dobbiamo garantire parità di trattamento a prescindere dalla razza, dal genere e dall’orientamento sessuale, estendendo il divieto alle discriminazioni, non solo sul luogo di lavoro ma anche nell’erogazione dei servizi e nella fornitura di beni. Il mosaico legislativo di cui disponiamo ora non è sufficiente. Mi rivolgo anche al Commissario Frattini affinché prenda l’iniziativa per innalzare in maniera significativa la tutela sia delle donne che delle minoranze.

 
  
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  Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE).(ES) Signor Presidente, in pieno XXI secolo non possiamo limitarci a condannare l’omofobia: dobbiamo contrastarla politicamente e giuridicamente.

L’omofobia può essere classificata solamente come un misto di ignoranza e di impunità. Ai sensi dei Trattati, le Istituzioni europee sono tenute a garantire il rispetto dei diritti e delle libertà negli Stati membri. In altri termini, devono contrastare l’ignoranza e l’impunità delle dichiarazioni e degli atti improntati all’omofobia, che in alcuni paesi europei non stanno solo emergendo, ma sono addirittura in aumento.

Deploro nella maniera più assoluta le dichiarazioni rese in Polonia e le decisioni assunte dal parlamento lettone, che sostanzialmente violano il principio della parità dei diritti, un principio che deve prevalere nella realizzazione dei valori condivisi su cui poggia l’Unione europea.

Esorto quindi la Commissione a condannare l’omofobia e ad istituire meccanismi giuridici e politici in modo che un giorno questo problema sia solo un vago ricordo del passato.

(Applausi)

 
  
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  Philip Claeys (NI).(NL) Signor Presidente, credo che nessuno in quest’Aula accetterebbe che gli omosessuali siano oggetto di discriminazioni, attacchi, intimidazioni o altro a causa del loro orientamento sessuale, ma in realtà non è questo il tema del dibattito odierno.

Oggi infatti ci si deve chiedere se è ancora possibile criticare lo spirito di correttezza politica che sta progressivamente soffocando la libertà di espressione. Benché fortunatamente siano ormai passati in tempi in cui l’omosessualità era un argomento tabù, oggi però è diventato disdicevole sollevare obiezioni su determinati comportamenti o esprimere lamentele su alcuni omosessuali, anche quando non vi è alcun tipo di discriminazione, di odio o altro. Ricordiamo ancora il caso Buttiglione. Tutti coloro che si oppongono al matrimonio tra omosessuali, infatti, sono prontamente tacciati di omofobia e vengono criminalizzati.

Alcuni istanti fa il Commissario Frattini ha parlato di diversità, ma è importante rimanere aperti alla diversità di opinione, poiché l’ipocrisia della morale sessuale del XIX secolo sta progressivamente cedendo il passo all’ipocrisia della correttezza politica.

 
  
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  Roselyne Bachelot-Narquin (PPE-DE).(FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Parlamento è onorato di aver aperto la lotta contro le discriminazioni in materia di parità tra uomini e donne, status delle minoranze etniche, situazione dei disabili e, più recentemente, rispetto per l’orientamento sessuale.

L’articolo 13 del Trattato, la Carta dei diritti fondamentali e numerose direttive conferiscono all’Assemblea non solo il diritto ma anche il dovere di battersi per la parità dei diritti delle persone omosessuali, bisessuali e transessuali. Alla luce dei sostanziali progressi registrati in questo settore in molti Stati membri, alcuni speravano che, se la questione non fosse stata risolta, si sarebbe perlomeno smorzata la polemica.

Nulla di tutto ciò è avvenuto, anzi, si rileva addirittura una vera e propria recrudescenza delle dichiarazioni e delle violenze omofobiche. Siamo rimasti sbigottiti dalle dichiarazioni rese di recente da dirigenti politici polacchi, cui però ha fatto eco una reazione molto tiepida da parte della Commissione. Sono stati pronunciati altri interventi inammissibili del medesimo registro in altri paesi, anche in Francia. Le violenze, dalle ingiurie alle torture sino all’omicidio, devono essere condannate ovunque. Oltretutto questi reati vengono perpetrati in un contesto internazionale particolarmente preoccupante, in paesi quali l’Egitto, il Libano e il Senegal, dove gli omosessuali vengono perseguitati per la loro scelta di vita, mentre in Iran due sono persino stati giustiziati.

E’ quindi con soddisfazione che accogliamo la dichiarazione della Commissione sull’omofobia nell’Unione europea. Il collega, onorevole Stubb, si era assunto la responsabilità di stilare una risoluzione, a nome del nostro gruppo, per invitare la Commissione e gli Stati membri a prendere misure concrete, legislative e operative per contrastare queste forme di discriminazione. Oggi stiamo esaminando una risoluzione che riunisce cinque gruppi politici. Non possiamo che rallegrarci nel constatare che in Aula la lotta per i diritti umani ormai trascende i confini di partito. Le dichiarazioni della Commissione, quindi, dovranno presto abbandonare il registro delle buone intenzioni per lasciare il posto a una direttiva complessiva concreta. Analogamente, ciascuno di noi, nel proprio paese, deve continuare a lottare per una parità che sancisca non solo il diritto all’indifferenza verso la sessualità altrui, ma anche il diritto alla differenza.

(Applausi)

 
  
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  Lissy Gröner (PSE).(DE) Signor Presidente, gli attacchi contro gli omosessuali sono sempre brutte notizie e purtroppo sono notizie che ci giungono da ogni angolo dell’Unione europea. Il Vicepresidente Frattini ci ha indicato i mezzi che la Commissione ha a disposizione per affrontare il problema dell’omofobia e l’uso che ne sta facendo, ma vorrei anche che ci dicesse se tutto ciò è considerato sufficiente. Dobbiamo veramente accettare che le discriminazioni negli Stati membri rimangano impunite e che i governi continuino a non recepire le direttive contro le discriminazioni? Per questo motivo è necessario creare una volontà politica e questo dibattito può fornire un contributo in tal senso. Cinque gruppi si sono riuniti e hanno approvato un testo che denuncia le discriminazioni sulla base dell’orientamento sessuale e che è teso a proteggere omosessuali, lesbiche, transessuali e bisessuali.

Il punto, però, è che bisogna fare di più; il recepimento delle direttive contro le discriminazioni non può essere lasciato alla discrezionalità degli Stati membri e – come è già stato detto – se le autorità interferiscono con il diritto di manifestare, ad esempio, vietando le sfilate del Gay Pride, allora devono essere chiamate a renderne conto. I diritti fondamentali devono essere rafforzati e non devono applicarsi solo in Belgio, nei Paesi Bassi e in Spagna, Stati in cui i diritti delle coppie dello stesso sesso sono pienamente riconosciuti, ma in tutta l’Unione europea.

Sono assolutamente indignata da alcune osservazioni espresse poc’anzi, volte a mettere in discussione il diritto di adozione. E’ l’amore dei genitori che influisce sullo sviluppo e sulla crescita dei bambini, non il loro orientamento sessuale. E’ proprio qui che cominciano le discriminazioni e, benché – grazie al cielo – tali atti siano punibili, in sedi quali il Vaticano si levano voci potenti che le difendono, incoraggiando quindi manifestazioni di omofobia ancora più accese.

In conclusione, devo dire che la moralità è una questione privata che attiene al cittadino, ma il nostro compito in quest’Assemblea consiste nel difendere la legge, ed è proprio questo quanto stanno facendo i cinque gruppi che hanno presentato la risoluzione.

(Applausi)

 
  
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  Holger Krahmer (ALDE).(DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi chiedo se vivrò abbastanza per vedere il giorno in cui l’omosessualità verrà accettata e vissuta come una cosa del tutto normale. Mi chiedo se arriverà un giorno in cui i politici non potranno più farsi forza mediante discorsi discriminatori sugli omosessuali e mi chiedo se le unioni di persone dello stesso sesso saranno riconosciute in termini di condivisione di responsabilità e di godimento di pari diritti. L’opinione – espressa nella definizione del Papa – secondo cui le coppie omosessuali sono solo accordi di convenienza per scopi sessuali privi di significato tradisce sprezzo per la persona e non ha alcuna attinenza con la realtà della vita vissuta dalle coppie omosessuali.

La discriminazione contro lo stile di vita degli omosessuali e la loro emarginazione cominciano nella mente delle persone e, anche se adottassimo una direttiva in materia, non riusciremmo certo a impedire questi fenomeni. I fatti avvenuti in Polonia non sono più fortuiti delle ultime dichiarazioni rilasciate da un ministro italiano, definite poi un lapsus linguae; sono piuttosto espressione di una certa mentalità.

La lotta contro l’omofobia è un compito educativo, e infatti il 2007 deve essere l’Anno contro le discriminazioni. Nei suoi interventi la Commissione deve conferire a tale lotta la stessa priorità assegnata alla lotta contro le discriminazioni sulla base del genere, della razza e della religione.

 
  
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  Elisabeth Schroedter (Verts/ALE).(DE) Signor Presidente, sono delusa dall’intervento del Commissario Frattini, poiché egli in pratica si tira indietro affermando che interverremo solo quando i diritti verranno violati; tuttavia, se i principi fondamentali dell’Unione europea verranno calpestati, rimarremo inerti – seppure indirettamente, infatti, è questo che ha insinuato, signor Commissario! Il fatto è che anche la sessualità e l’orientamento sessuale sono diritti fondamentali e sono sanciti dal Trattato. Quando la violazione di tali diritti ormai si consuma in sedi ufficiali, come è accaduto ad esempio in Polonia, laddove le persone sono destinatarie di affermazioni enormemente discriminatorie da parte di politici di spicco, e vengono perseguitate e insultate quando prendono parte a manifestazioni – fatto che è un insulto alla dignità umana di questi giovani – la Commissione rimane a guardare e si rifiuta di intervenire, visto che il diritto comunitario non è stato infranto. La risposta che ha dato per iscritto alla mia interrogazione si articolava proprio su queste argomentazioni e questo non è affatto corretto, Commissario Frattini! Quanto sta accadendo in Polonia si discosta dal rispetto dei criteri di Copenaghen e dai principi fondamentali dell’Unione europea, quindi bisogna affermare a chiare lettere a livello europeo che situazioni simili sono inammissibili e che urgono cambiamenti al più presto.

(Applausi)

 
  
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  Józef Pinior (PSE).(PL) Signor Presidente, desidero richiamare l’attenzione dell’Assemblea sulle ripetute manifestazioni di intolleranza verificatesi recentemente nel mio paese, la Polonia, che spesso assumono la forma di incitamenti alla violenza contro le persone sulla base del loro orientamento sessuale. Desidero inoltre avvertire il Parlamento che le autorità statali non hanno reagito adeguatamente a questi fatti e ad altre espressioni di omofobia. Per citare alcuni esempi, posso dire che sono state vietate le sfilate per la parità a Varsavia e a Poznań e non sono state assunte le misure previste dalla legge polacca contro gruppi che inneggiavano all’intolleranza e alla violenza contro persone che promuovono pari diritti per tutti a prescindere dall’orientamento sessuale.

In pratica le autorità accettano questa sorta di delinquenza politica contro le comunità gay, lesbiche e bisessuali. Il 13 gennaio 2006 un tribunale di Elbląg ha aperto un fascicolo contro Robert Biedroń, direttore della campagna contro l’omofobia. Un magistrato ha accusato il signor Biedroń di vilipendio contro i cattolici, benché egli avesse chiarito che non intendeva insultare il cattolicesimo o metterlo sullo stesso piano del fascismo. Va osservato che lo stesso magistrato si è rifiutato di istituire una procedura a seguito delle dichiarazioni ingiuriose contro gli omosessuali espresse in un articolo del Nasz Dziennik, in cui si affermava che “l’omosessualità è una malattia e una minaccia per la famiglia”.

 
  
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  Emine Bozkurt (PSE).(NL) Signor Presidente, l’omofobia non è un problema che interessa solo alcuni Stati membri, ma investe l’intera Europa. Sono quindi lieta che la mia proposta di monitorare i reati motivati dall’odio contro gli omosessuali e le lesbiche, i bisessuali e i transessuali sia stata integrata nella risoluzione comune contro l’omofobia in Europa. E’ una novità e sono lieta che il Parlamento voglia sostenere questa nuova iniziativa. Ora vorrei chiedere al Commissario di indicarmi come la Commissione intende realizzare questo monitoraggio in pratica. Le conoscenze in nostro possesso infatti derivano dai rilevamenti, anche in merito alla violenza e alle ostilità perpetrate sulla base dell’orientamento sessuale o in relazione ai transessuali.

Mi pare inoltre che sia dedicata troppo poca attenzione ai transessuali. Purtroppo in tutti gli Stati membri essi rimangono ancora emarginati, subiscono violenza e vengono regolarmente incompresi. L’Unione europea fa ancora troppo poco per proteggere i diritti umani di omosessuali, lesbiche, bisessuali e transessuali. L’Unione ha la possibilità di mostrare i muscoli ed è ormai tempo di farlo. La protezione dei diritti umani non ammette vie di mezzo.

E’ arrivato il momento di tradurre in pratica questa bella teoria e ricorrere ai mezzi di cui dispone l’Unione, come la sospensione del diritto di voto per gli Stati membri.

 
  
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  Luis Yáñez-Barnuevo García (PSE).(ES) Signor Presidente, desidero solo aggiungere alcune brevi osservazioni a questo punto del dibattito, la cui estensione e profondità hanno purtroppo dimostrato che l’omofobia è ancora un problema grave e ricorrente in tutta Europa. Le sue parole, signor Commissario Frattini, non sono state molto convincenti, vista la freddezza e la mancanza di un impegno pieno e proattivo per contrastare questa piaga. Occorre un’azione più vigorosa da parte della Commissione e da parte degli Stati membri sotto la guida dell’Esecutivo.

L’omofobia è nei nostri paesi, nelle consuetudini e nelle tradizioni, nella lingua, in pratica ovunque. Il fenomeno è diffuso non solo nei paesi in cui si sono verificati gli incidenti che hanno innescato il dibattito odierno, come la Polonia, ma anche in paesi come il mio, la Spagna, in cui nonostante i molti progressi compiuti su questo versante, nella società, nelle istituzioni e in alcune professioni continua a persistere un atteggiamento omofobico che noi dobbiamo contrastare attivamente. Convengo con quanto hanno affermato molti colleghi, in particolare sottoscrivo le vibranti parole pronunciate dall’onorevole Michael Cashman.

 
  
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  Vittorio Agnoletto (GUE/NGL). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, “o ci arriveremo insieme alla libertà, o non ci arriveremo”: sono queste le parole pronunciate da Martin Luther King lanciando la campagna per i diritti delle persone di colore. Con questo intendeva dire che non esistono i diritti dei neri o i diritti dei bianchi ma che esistono semplicemente i diritti umani. Combattere l’omofobia non significa mostrare comprensione verso una specifica fascia della popolazione ma significa, in primo luogo, difendere i diritti umani.

Mi fa paura l’arroganza di chi nega a un omosessuale la possibilità di donare il sangue; mi fanno paura le campagne discriminatorie di chi non sa parlare di comportamenti a rischio ma allude ancora a soggetti a rischio nella lotta all’AIDS; o ancora coloro che vietano a un omosessuale, solo perché tale, di guidare la macchina.

Né posso tacere sul comportamento di una Commissione che assume un atteggiamento da Ponzio Pilato, che non chiede cioè il rispetto di una direttiva, che pure esiste, contro le discriminazioni; una Commissione che dovrebbe avviare le procedure di infrazione contro le nazioni che non rispettano la libera scelta dell’orientamento sessuale: questo avviene in Italia, in Polonia e tante altre nazioni. Non si tratta di un problema che tocca soltanto un gruppo di persone ma si tratta un problema che riguarda la dignità di tutta l’Unione europea.

 
  
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  Franco Frattini, Vicepresidente della Commissione. Signor Presidente, onorevoli deputati, ringrazio tutti coloro che sono intervenuti. Tuttavia, mi vedo costretto a ripetere, in modo più dettagliato, alcune informazioni giacché taluni intervenuti dimostrano evidentemente di non conoscere – lo dico con la stessa franchezza da voi dimostrata nei miei confronti – ciò che la Commissione sta facendo.

Vorrei ribadire – e non credo possano esserci equivoci – che stiamo parlando di omofobia, che costituisce una violazione di diritti umani, e questo è il solo punto su cui concordo con l’onorevole Agnoletto. L’omofobia non riguarda la difesa di alcune categorie di persone, bensì è un problema di fondo di diritti assoluti, che non possono essere interpretati mai in modo diverso.

Vorrei tuttavia puntualizzare qualche punto. Alcuni hanno domandato – da ultima l’onorevole Bozkurt – se sarà garantito o meno il monitoraggio sullo stato della protezione degli omosessuali e della lotta all’omofobia negli Stati membri. Onorevole Bozkurt, le posso assicurare che tale monitoraggio non solo sarà garantito, ma è già stato effettuato! Lei dovrebbe conoscere il rapporto elaborato alcune settimane fa da un gruppo di esperti indipendenti – che io ho ovviamente messo a disposizione del Parlamento – che illustra per ciascun paese quali sono i comportamenti contrari alla nostra volontà comune di lottare contro le discriminazioni.

Quel rapporto è stato trasmesso formalmente al Parlamento ed è ovvio che la ragione per cui io ho ritenuto – non altri – di svolgere una simile azione paese per paese, è stata solamente quella di mettere a vostra e nostra disposizione gli elementi per poter giudicare. Onorevole Bozkurt, quel monitoraggio continuerà: tutti gli atti contrari allo spirito che ci anima verranno pubblicamente segnalati. E anche i governi, chiamati a compiere il primo passo e a ricordare quali sono le regole nazionali, e non soltanto europee, sulla libertà di riunione, ad esempio, possono trarre tutte le dovute conseguenze leggendo i relativi documenti. L’informazione trasparente è infatti un punto prioritario.

Altri intervenuti hanno accennato a una promessa del Presidente Barroso di adottare una direttiva trasversale – questo è il termine utilizzato – sul rafforzamento e il rispetto dei diritti nel quadro della non discriminazione. Onorevoli deputati, anche questo è stato fatto! Nel 2005 la Commissione ha adottato una comunicazione formale dal titolo “Non discriminazione e uguaglianza delle opportunità e dei diritti per tutti”, nella quale si indica con chiarezza quali sono le aspettative circa la garanzia di una maggiore tutela dell’uguaglianza dei diritti.

Nella suddetta comunicazione al Parlamento europeo tuttavia abbiamo avuto il dovere di ricordare quello che tutti sanno, ovvero che allorché la Commissione presenta una proposta basata sull’articolo 13, detta proposta – secondo lo statuto, secondo i trattati e non secondo la nostra interpretazione – deve essere approvata all’unanimità dal Consiglio. E in seno al Consiglio, oggi, l’unanimità ancora non c’è e che io mi auguro che possa essere raggiunta. In ogni caso, in quella comunicazione del 2005 si afferma con estrema chiarezza la nostra intenzione di allineare il campo della protezione legale contro ogni tipo di discriminazione, anche quella fondata sull’orientamento sessuale, che poi è quello che secondo alcuni di voi noi non avremmo ancora fatto, onorevoli deputati.

Torno ora a occuparmi di un altro tema, relativo ai poteri della Commissione europea. Siamo convinti che attualmente la Commissione europea non disponga dei poteri necessari a colpire, onorevole Cashman, come lei giustamente ricordava, le violazioni di un diritto che tocca nel profondo le persone. Ma è proprio per rafforzare i poteri dell’Europa che ancora una volta questa Commissione e chi vi parla hanno proposto l’istituzione di un’Agenzia europea per la protezione dei diritti fondamentali. Se voi accoglierete quella proposta e se in giugno vi sarà un accordo, quell’Agenzia, dotata delle competenze che voi proporrete – giacché spetta al Parlamento europeo esprimere un parere in materia, aumentando, magari, i poteri di interferenza – costituirà uno strumento inteso esattamente a colpire comportamenti discriminatori. Si tratta di una proposta che è già sul tappeto, deve essere soltanto esaminata e ho detto e ripetuto che ascolteremo le richieste del Parlamento intese a migliorarla.

Ma si tratta soltanto di uno degli strumenti a disposizione. Poi ci sono ovviamente gli strumenti ordinari, ad esempio l’articolo 226 del Trattato, le procedure di infrazione e anche un’ampia giurisprudenza della Corte di giustizia, secondo la quale, purtroppo, se le azioni sono di competenza degli Stati membri, la Commissione non ha facoltà di intervenire. Mi auguro che l’Agenzia entri presto in vigore perché quello sarà, forse, il primo strumento per rispondere all’esigenza di simili poteri.

Onorevole Bachelot, lei parla di un diritto alla diversità e io le rispondo ancora una volta che ci siamo già attivati in materia. Voi dovreste conoscere, credo, il programma per una campagna informativa che si chiama esattamente “Per la diversità”. Con questo programma, avviato a fine 2003 e tuttora in corso, noi ci siamo prefissi di raccogliere le informazioni positive, per spiegare che la diversità è un valore per l’Europa. A tale programma partecipano tutte le più grandi associazioni europee che difendono i diritti degli omosessuali.

Credo che voi siate al corrente di tutte queste attività ed è nostra intenzione continuare ad adoperarci in tale ambito, per cui mi permetto di respingere le accuse secondo cui la Commissione non avrebbe fatto nulla. Intendiamo proseguire il nostro lavoro al riguardo e intendiamo farlo in uno spirito di reciproca franchezza. Mi è parso di fornirvi degli elementi di fatto, non delle semplici idee, riguardo a elementi che sono già sul terreno e che miglioreranno la nostra lotta convinta contro i fenomeni di omofobia.

 
  
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  Presidente. Comunico di aver ricevuto cinque proposte di risoluzione(1) ai sensi dell’articolo 103, paragrafo 2, del Regolamento.

La discussione è chiusa.

Dichiarazione scritta (Articolo 142 del Regolamento)

 
  
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  Hélène Goudin (IND/DEM).(SV) La Lista di giugno ritiene che l’Unione europea sia un’unione di valori che deve fondarsi sul principio di uguaglianza e di parità dei diritti. Tale principio è fondamentale in tutte le attività ed è stato sancito anche nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo delle Nazioni Unite. Gli Stati membri dell’Unione europea hanno ratificato diversi accordi internazionali giuridicamente vincolanti, che si imperniano sul principio di parità di trattamento e di non discriminazione.

Pertanto, il diritto a non subire trattamenti discriminatori sulla base dell’orientamento sessuale figura tra i diritti umani elementari. Nel dibattito questo diritto spesso viene considerato un beneficio negoziabile. Dobbiamo quindi tenere sempre presente la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, quando discutiamo di proposte legislative in quest’Aula.

E’ solo negli ultimi anni che gli Stati membri hanno seriamente cominciato ad affrontare la questione dell’omofobia. Stando ad alcune statistiche condotte in Svezia, il cittadino medio corre un rischio che va dal 4 al 6 per cento di subire violenze non provocate. Tra le lesbiche e le donne bisessuali questo tasso si attesta tra il 15 e il 24 per cento, mentre per gli uomini la percentuale di rischio di subire violenze non provocate oscilla tra il 28 e il 36 per cento. Ovviamente è inammissibile che l’orientamento sessuale influisca sulla percentuale di rischio di subire violenze.

E’ importante che noi, in veste di politici, affermiamo chiaramente che tutti gli esseri umani hanno pari diritti e pari obblighi. Se adulterassimo questo principio, metteremmo in discussione la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo dell’ONU.

 
  
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  Sophia in ’t Veld (ALDE).(EN) Signor Presidente, sono deputata al Parlamento europeo ormai da un anno e mezzo e trovo l’esperienza…

(Il Presidente chiede all’oratrice di citare l’articolo in virtù del quale desidera prendere la parola)

Non ho il Regolamento sotto mano, signor Presidente. E’ una domanda molto breve. E’ molto frustrante non ricevere mai una risposta alle domande che poniamo nei dibattiti. Ho fatto una domanda precisa e non ho avuto risposta.

 
  
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  Kathalijne Maria Buitenweg (Verts/ALE).(EN) Signor Presidente, intervenendo ai sensi dell’articolo 143, paragrafo 1, del Regolamento, desidero far presente che il Commissario Frattini sta implicando che siamo tutti stupidi, in quanto è stato lui a preparare la comunicazione sulla direttiva quadro. Egli, però, non ha presentato alcuna direttiva, contrariamente a quanto chiesto dal Parlamento, perché sembrava non esserci unanimità...

 
  
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  Presidente. Onorevole Buitenweg, chiedo scusa, ma l’articolo 143, paragrafo 1, non ha nulla a che vedere con la sua richiesta di intervento. Esso afferma semplicemente che “i deputati che chiedono di parlare sono iscritti nell’elenco degli oratori secondo l’ordine di richiesta”.

La votazione si svolgerà mercoledì, alle 12.00.

 
  

(1) Cfr. Processo verbale.

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