Indice 
 Precedente 
 Seguente 
 Testo integrale 
Ciclo di vita in Aula
Ciclo dei documenti :

Testi presentati :

RC-B6-0209/2008

Discussioni :

PV 07/05/2008 - 13
CRE 07/05/2008 - 13

Votazioni :

PV 08/05/2008 - 5.6
CRE 08/05/2008 - 5.6
Dichiarazioni di voto
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :


Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 7 maggio 2008 - Bruxelles Edizione GU

13. Consiglio economico transatlantico (discussione)
Processo verbale
MPphoto
 
 

  Presidente. − L’ordine del giorno reca la dichiarazione della Commissione sul Consiglio economico transatlantico.

 
  
MPphoto
 
 

  Günter Verheugen, Vicepresidente della Commissione. − (DE) Signora Presidente, onorevoli deputati, considerati insieme, l’Unione europea e gli Stati Uniti rappresentano a livello mondiale il 60 per cento del prodotto interno lordo e il 40 per cento degli scambi. I servizi commerciali transatlantici e i flussi d’investimento ammontano a 3 miliardi di dollari al giorno. Le relazioni economiche transatlantiche creano 14 milioni di posti di lavoro. E’ la dimensione che ci accingiamo a discutere qui oggi.

Nell’aprile 2007 l’Unione europea e gli Stati Uniti hanno firmato un accordo inteso a rafforzare l’integrazione economica transatlantica tra gli Stati Uniti e l’Unione europea. Tale accordo si basa sul riconoscimento non solo del fatto che l’Unione europea e gli Stati Uniti sono reciprocamente i principali partner economici, ma anche che ci accomunano interessi e sfide e condividiamo un’ampia gamma di valori comuni, quale l’impegno al libero scambio e l’apertura agli investimenti, l’impegno a una concorrenza libera e priva di distorsioni, il rispetto per i diritti di proprietà, tra cui i diritti di proprietà intellettuale, e l’effettiva protezione di consumatori, lavoratori e dell’ambiente.

L’accordo transatlantico rafforza i nostri impegni comuni volti a conseguire una cooperazione economica più stretta e a accelerare lo smantellamento degli ostacoli transatlantici agli scambi e agli investimenti. Il Consiglio economico transatlantico è stato istituito per garantire il funzionamento di questa cooperazione. Il suo scopo è eliminare le barriere a un autentico mercato transatlantico. Al tempo stesso, tuttavia, affrontiamo anche sfide comuni nelle nostre relazioni con altri paesi. Il Consiglio economico transatlantico si è già dimostrato una valida sede per il dialogo strategico su come procedere nelle relazioni con la Cina e su come comportarsi con le risorse pubbliche. La sicurezza dei prodotti riguardo alle merci importate e l’imposizione dei diritti di proprietà intellettuale nei paesi terzi sono esempi specifici di una cooperazione concreta in determinati settori.

L’ostacolo maggiore al commercio tra le nostre economie altamente sviluppate è dato dalla divergenza nelle norme e negli approcci alla disciplina. Negli ultimi sessant’anni le principali barriere non tariffarie agli scambi sono state virtualmente eliminate negli otto principali cicli commerciali a livello mondiale. Gli ostacoli non tariffari, quali inutili regolamentazioni severe e procedure amministrative che limitano gli scambi, sono oggi il maggiore impedimento. Spesso sono meno visibili e più complesse, e possono essere molto sensibili da un punto di vista politico, considerato che spesso sono il risultato di decisioni arbitrarie di politica interna.

La buona notizia per noi è che gli Stati Uniti, che in passato sono sempre stati molto scettici nei confronti delle normative non emanate da loro, sono sempre più disponibili riguardo alla cooperazione internazionale su questioni di regolamentazione, soprattutto con noi. La decisione da parte della commissione statunitense per i titoli e la borsa (Securities and Exchange Commissione, SEC) di accettare i principi internazionali di informativa finanziaria (International Financial Reporting Standard, IFRS) ha rappresentato uno storico passo avanti.

In qualità di presidente europeo del Consiglio economico transatlantico, in queste fasi iniziali ho compreso un concetto importante. La cooperazione transatlantica non è possibile in assenza di una leadership politica. Concordare sul fatto che è auspicabile avere un mercato senza barriere è una cosa; ma non appena ci accingiamo ad affrontare la questione di determinati ostacoli, scopriamo che l’integrazione economica richiede un duro lavoro, nonché infinita pazienza e perseveranza e, come ho detto, una leadership politica. La situazione era comunque la stessa quando volevamo trasformare in realtà il mercato interno europeo. Mi permetto di ricordare che 30 anni di integrazione economica e politica hanno spianato la strada al nostro progetto di mercato interno europeo.

Modificare norme esistenti e procedure assodate non è sempre una scelta popolare. Ci saranno sempre gruppi che, grazie allo status quo, non devono rinunciare ai loro privilegi. Un certo gruppo si sente sempre minacciato in casa propria. Se cediamo e allentiamo questa pressione, perdendo di vista i vantaggi per l’economia europea nel complesso, ci isoliamo e finiamo per mettere nella sabbia la nostra testa collettiva.

Oggi desidero sottolineare non solo che l’integrazione economica e la riduzione del carico normativo sono ostacolati dalle attuali normative, ma anche che le nuove iniziative di regolamentazione possono pregiudicare l’obiettivo desiderato. Un esempio è la legge del Congresso statunitense che propone di sottoporre a controllo preventivo la totalità del carico che lascia i nostri porti con destinazione gli Stati Uniti. Ovviamente, è un aspetto che sarà affrontato nell’ambito del Consiglio economico transatlantico.

La prossima riunione del CET si svolgerà il prossimo martedì qui a Bruxelles. Si tratta del primo incontro su suolo europeo. Gli americani vi parteciperanno con un nutrito gruppo di rappresentati di governo. Abbiamo un’ampia agenda che segnerà gli sviluppi in molti settori. Come in occasione della nostra prima riunione tenutasi a Washington, anche in questa sede si proseguirà il dialogo strategico. I temi previsti sono l’integrazione della Russia nell’economia mondiale, la questione di come rispondere ai crescenti pericoli di protezionismo e, soprattutto, quali conclusioni tutti noi possiamo trarre dalla crisi dei mercati finanziari. Come potete vedere, copriamo un ampio spettro.

Gli emicicli di entrambe le sponde dell’Atlantico hanno un ruolo importante da svolgere nell’intero processo. Sono molto grato al Parlamento europeo per il profondo interesse dimostrato nei confronti di detto processo. Ringrazio altresì il Parlamento europeo per gli stretti contatti che mantiene con il Congresso e devo ammettere che in quanto membri parlamentari vi spetta un compito importante, poiché molto di quello che vogliamo, e possiamo, definire in termini politici necessita poi di essere formalizzato da un punto di vista legislativo. Affinché questo avvenga, ci occorre l’approvazione del Congresso negli Stati Uniti e vostro in Europa. E’ anche questo il motivo per cui il dialogo normativo è contemplato nel progetto globale.

Per concludere, vorrei sottolineare che l’approccio adottato di recente è molto diverso da tutti i precedenti tentativi, tutti naufragati, più o meno in modo spettacolare, e che entrambe le parti sono convinte che sia finora la strategia più promettente in termini di effettivi cambiamenti conseguiti. E’ importante disporre di un controllo politico permanente e di una chiara ripartizione delle responsabilità riguardo alle iniziative, anche di quelle intraprese in passato ma che purtroppo non hanno raggiunto l’obiettivo.

E’ pertanto estremamente importante chiarire il fatto che non si tratta di un esercizio di cooperazione da mettere insieme in fretta e furia. E’ un progetto a lungo termine. Entrambe le parti concordano che né la durata dell’attuale governo americano, il cui mandato scade il prossimo gennaio, né la durata della Commissione europea in carica, il cui mandato scade a novembre del prossimo anno, possono svolgere un ruolo nella pianificazione a medio o a lungo termine di questa attività.

Siamo assolutamente determinati a garantire che questo progetto si protragga oltre la legislatura e i periodi dei mandati.

 
  
MPphoto
 
 

  Jonathan Evans, a nome del gruppo PPE-DE. – (EN) Signora Presidente, desidero innanzi tutto ringraziare il Vicepresidente Verheugen. Ha parlato della necessità di una leadership politica, di duro lavoro e di pazienza. Sono tutte qualità che lui ha dimostrato e devo dire che non saremmo al punto in cui siamo oggi se non fosse stato per il duro lavoro e l’impegno personale dimostrati dal Vicepresidente nei confronti di questo progetto.

La proposta di risoluzione comune che verrà presentata a quest’Aula è un documento che, ritengo, riflette le richieste pervenute in questa occasione da tutte le commissioni parlamentari. Desidero congratularmi in primo luogo con loro per l’impegno, e, in secondo luogo, anche per la loro capacità di sintesi, perché è un testo limitato a 47 paragrafi, che lo crediamo o meno, scaturito da tutte le commissioni del Parlamento.

E’ un processo positivo. E’ un processo che, secondo me, deve continuare in futuro. Desidero ringraziare il dialogo commerciale e il dialogo sui consumatori per l’impegno con i legislatori. Vorrei anche richiamare l’attenzione sul commento formulato dal Vicepresidente Verheugen riguardo all’impegno del Congresso. La scorsa settimana ho infatti avuto un incontro a Washington con i nostri colleghi del Congresso e, per quanto possa sembrare incredibile – penso per la prima volta quindi – mi è stato chiesto di illustrare la loro posizione alla riunione che si terrà il 13 maggio. Penso che sia una relazione dai termini molto diversi rispetto a quella che avevamo come parlamento con il Congresso tre o quattro anni fa.

Perché sono importanti questi aspetti? Perché il nostro obiettivo è sviluppare la cooperazione in materia normativa, condurre una valutazione dei rischi adeguata – anche sulla sicurezza dei prodotti importati – colmare le differenze riguardo alle norme tecniche, contrastare il protezionismo, eliminare gli ostacoli agli scambi transatlantici e promuovere la liberalizzazione dei mercati di capitale.

Tuttavia penso anche che possiamo riservarci il ruolo di ente contabile globale riguardo alle sfide della globalizzazione. Possiamo dimostrare che, su base transatlantica, possiamo garantire che le norme non sono attenuate nelle sfide poste da Cina e India.

Mi permettete giusto in chiusura di intervento di aggiungere una parola su un’altra persona che ha contribuito a questo processo? Il presidente dalla commissione del Congresso per le relazioni esterne, Tom Lantos, che purtroppo è mancato qualche settimana fa. Voglio solo dire che era l’unico superstite dell’olocausto facente parte del Congresso degli USA, un uomo cui salvò la vita Raoul Wallenberg. Desidero vedere il suo impegno nei confronti di questo processo riportato nella storia del nostro Parlamento e ringraziarlo a nome di tutti noi.

(Applausi)

 
  
MPphoto
 
 

  Jan Marinus Wiersma, a nome del gruppo PSE. (NL) Anche noi ci complimentiamo con il Commissario Verheugen per l’impegno dimostrato nella cooperazione tra l’UE e gli Stati Uniti e nello sviluppo e nell’istituzione del Consiglio economico transatlantico il cui obiettivo è rafforzare la cooperazione economica, creare un grande mercato comune – non solo negli interessi dell’UE e degli Stati Uniti, ma anche al fine di affrontare i problemi che si pongono a entrambi, quali l’emergere della globalizzazione, la regolamentazione di contesti da disciplinare a livello globale, e talvolta anche la deregolamentazione, laddove necessario.

Il Commissario Verheugen ha ragione ad affermare che fattori politici assumono un peso straordinariamente importante in merito, e che anche il ruolo della leadership politica è importante qui – un tema di per sé. Questo è un anno elettorale negli Stati Uniti: un anno che porta incertezza riguardo alla futura direzione del paese. Non sappiamo chi sarà il nuovo presidente, sebbene io abbia una mia personale preferenza. Lo sviluppo economico del paese è diverso dal nostro. Noi ci stiamo ancora muovendo sufficientemente bene; negli Stati Uniti, regna il pessimismo. Sviluppo eccessivo dell’economia, aumento della disoccupazione, aspre lamentele per i prezzi alti dell’energia, per esempio: tutto questo porta a un livello di incertezza che di certo si ripercuoterà sui principali attori del paese.

Nondimeno, abbiamo bisogno gli uni degli altri per poter attuare un’ampia agenda, come ha affermato il Commissario Verheugen. Non si tratta solo dello sviluppo di un mercato comune; si tratta anche del nostro impegno riguardo ai problemi globali associati agli scambi e alla politica commerciale e alle nostre relazioni con le nuove potenze economiche conosciute con l’acronimo BRIC. Questo è un aspetto importante.

E’ altresì essenziale prendere in considerazione in che modo possiamo sviluppare un’agenda commerciale comune che includa anche aspetti sociali e ambientali. I punti che ho evidenziato sono di estrema importanza per il mio gruppo.

Desidero anche ricordare alcune priorità da affrontare nel breve periodo oltre allo sviluppo del mercato in questione. Ritengo che anche la crisi alimentare debba essere un tema inserito in agenda, come la sicurezza e la sostenibilità degli approvvigionamenti di energia – entrambi siamo essenzialmente consumatori di energia e dipendiamo dai paesi produttori – e, naturalmente, la stabilità dei mercati finanziari. Penso che alla fine si tratti di evitare le sviluppo di una Fortezza Europa e di una Fortezza America come reazione a tutti i tipi di nuovi sviluppi economici: dobbiamo impegnarci al massimo per agire di concerto nell’agorà internazionale quando è in gioco il nostro futuro economico e quello di molti paesi che dipendono da noi. Grazie.

 
  
MPphoto
 
 

  Annemie Neyts-Uyttebroeck, a nome del gruppo ALDE. – (NL) Signora Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, il Commissario Verheugen ci ha ricordato una serie di elementi fondamentali legati al tema di oggi: innanzi tutto, che gli scambi tra gli Stati Uniti e l’Unione europea si attestano su un valore di 3 miliardi di dollari al giorno.

In secondo luogo, ci ha ricordato che il mercato unito tra i nostri Stati membri ha impiegato oltre 30 anni per svilupparsi – e, come sappiamo tutti, non è ancora perfetto. In altre parole, ci è stato fatto presente che la creazione di un mercato unico tra gli Stati Uniti e l’Europa può solo essere un progetto a lungo termine.

Infine, ha sottolineato l’importanza in tale contesto del ruolo della politica, degli ambienti politici e delle istituzioni.

Il mio gruppo ha contribuito alla presente risoluzione e pertanto appoggia i concetti di fondo che contiene. In primo luogo, dobbiamo mirare alla massima armonizzazione possibile delle norme, a prescindere che si tratti della sicurezza dei prodotti o di altri elementi finanziari; un sistema di norme uniformi e armonizzate, quindi. Sappiamo tuttavia quanto sia difficile conseguire questo obiettivo, pertanto se dovesse dimostrarsi irrealizzabile o dovesse richiedere troppo tempo, la risoluzione propone il riconoscimento reciproco delle norme in merito ai vari aspetti economici, sulla base del principio che se è abbastanza positivo per noi deve esserlo anche per i nostri partner – e viceversa, ovviamente.

Ora, come sappiamo tutti, è più facile a dirsi che a farsi, e vi sono ancora diversi problemi che dobbiamo risolvere di concerto, che si tratti di pollame, ormoni, bestiame o la questione estremamente sensibile – menzionata dal Commissario – della clausola degli USA di verificare ogni singolo container.

Con il necessario approccio positivo, ritengo che possiamo riuscire a risolvere tutti questi problemi uno a uno; e, se il nostro Parlamento e il Congresso degli USA contribuiscono, è possibile realizzare un risultato soddisfacente.

 
  
MPphoto
 
 

  Dariusz Maciej Grabowski, a nome del gruppo UEN. – (PL) Signora Presidente, innanzi tutto desidero esprimere alcune parole di apprezzamento nei confronti del Commissario Verheugen per essersi occupato e impegnato riguardo a una questione di tale importanza. Il XIX secolo è stato un’epoca di espansione europea, il XX secolo un periodo dominato dagli Stati Uniti, e il XXI secolo sembra configurarsi come l’era della Cina e dell’Asia sudorientale. Onde evitare un ripetersi dei conflitti che hanno accompagnato i cambiamenti economici del XIX e del XX secolo, e considerata la rapidità dei processi economici degli ultimi decenni, dobbiamo anticipare potenziali campi di battaglia e trovare metodi che prevengano lo scontro.

Occorre adesso spendere qualche parola riguardo alle tre principali minacce – accesso ineguale alle informazioni e alla comunicazione di informazioni; accesso ineguale alle materie prime; e, terzo, accesso ineguale alla ricerca e alla tecnologia. Questi sono i contesti in cui il ruolo e l’importanza del Consiglio transatlantico acquisiscono visibilità.

Dobbiamo diagnosticare, prevedere e prevenire le crisi, e la libertà economica non deve essere sinonimo di anarchia economica. L’Europa non deve dimostrare indifferenza o protezionismo nei confronti degli Stati Uniti, né gli Stati Uniti verso l’Europa. Sia gli USA che l’Europa, che godono di una superiorità dominante nel campo dell’accesso alle informazioni, dovrebbero agire in modo da non aumentare le sproporzioni nello sviluppo e da evitare che questo avvenga.

 
  
MPphoto
 
 

  Umberto Guidoni, a nome del gruppo GUE/NGL. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo che ci sia la necessità di trovare una maggiore coerenza tra accordi commerciali bilaterali e norme multilaterali dell’Organizzazione mondiale del commercio, al fine di garantire un sistema commerciale internazionale più equilibrato. Senza questa coerenza il Consiglio economico transatlantico rischia di diventare uno strumento per la creazione di un rapporto economico privilegiato fra due grandi potenze, un mercato tra le due sponde dell’Atlantico orientato contro gli altri mercati mondiali e con caratteristiche protezionistiche.

Al contrario, l’Europa e gli Stati Uniti devono unire gli sforzi per creare un sistema commerciale più equo, inserendo all’ordine del giorno la questione relativa all’applicazione di norme ambientali e sociali e privilegiando lo sviluppo, la riduzione della povertà, la salvaguardia dell’ambiente e della diversità culturale, piuttosto che imponendo una deregolamentazione che favorisce lo spostamento rapido dei capitali e i profitti delle multinazionali.

Anche a causa della speculazione finanziaria, la crisi alimentare sta dilagando a livello mondiale. È necessario che la Commissione ponga all’ordine del giorno la questione dei prezzi delle materie prime e quindi in particolare dei prodotti alimentari, in modo che venga definito un meccanismo di stabilizzazione dei prezzi per contrastare le manovre speculative dei grandi capitali.

È necessario lavorare perché la protezione dei diritti di proprietà intellettuale non crei barriere di accesso alla conoscenza promuovendo e incentivando una condivisione dei saperi e dei trasferimenti di tecnologia ai paesi in via di sviluppo.

Numerose controversie commerciali tra Unione europea e USA sono relative all’uso degli OGM e degli ormoni delle carni. Il Consiglio e la Commissione devono agire in conformità e in difesa della legislazione comunitaria, per garantire il diritto dei cittadini europei a cibo e ambiente sicuri. Occorre partire dalle caratteristiche dell’agricoltura europea e verificare le reali necessità di avvalersi di prodotti contaminati da OGM, basandosi sempre sul principio di precauzione e prevedendo la tracciabilità e l’etichettatura dei prodotti contenenti OGM.

L’Unione europea e gli Stati Uniti devono inoltre assumere un ruolo guida per lo sviluppo di fonti energetiche rinnovabili, sviluppando soluzioni tecniche che siano ecologicamente sostenibili.

 
  
MPphoto
 
 

  Bernard Wojciechowski, a nome del gruppo IND/DEM. – (EN) Signora Presidente, mi fa piacere che da parte di entrambe le sponde dell’Atlantico vi sia la volontà di instaurare un forte partenariato tra i nostri continenti. Desidero estendere i miei ringraziamenti alla Commissione per il lavoro svolto riguardo alla realizzazione di questa struttura vantaggiosa per ambedue. Sono lieto che quest’Assemblea, nonostante annoveri alcuni comunisti, appoggi gli sforzi intesi a ridurre gli ostacoli agli scambi e agli investimenti tra gli Stati Uniti e l’Unione europea e attenda la creazione di un mercato transatlantico entro il 2015.

In Europa si nutrivano grandi aspettative nel nuovo Presidente francese, auspicando che attuasse la riforma economica in un paese bloccato nell’ibernazione socialista. Eppure sembra più interessato a un modello ormai obsoleto che alla liberalizzazione dell’economia. Si riponevano grandi speranze che il nuovo Cancelliere riformasse il datato modello di previdenza sociale tedesco, imprimendo al tempo stesso un fresco impulso al resto d’Europa durante la Presidenza della Germania. Risultato: nada, zero, rien. Quello che un tempo era il motore dell’integrazione europea oggi è di ostacolo a un’economia europea liberale. Il gergo “Europa sociale” o di un’“Europa della solidarietà” è fuorviante nei confronti dei nostri cittadini. E’ ora che ci mettiamo di buona lena a lavorare per ridurre gli ostacoli economici internamente e a costruire un profondo partenariato con gli Stati Uniti. E’ l’unica soluzione con cui possiamo perseguire l’obiettivo di un’Europa competitiva.

 
  
MPphoto
 
 

  Jana Bobošíková (NI).(CS) Onorevoli colleghi, mi aspetto che l’imminente Consiglio transatlantico cerchi soprattutto una serie di soluzioni volte a prevenire un ulteriore aumento dei prezzi delle derrate alimentari. Mi attendo una reazione a questo balzo dei prezzi ma anche al fatto che quest’anno dieci milioni di persone moriranno e altri 100 milioni sprofonderanno in una maggiore povertà.

La situazione in cui la carestia nei paesi in via di sviluppo può sfociare in rivolte mentre i paesi industrializzati razionano gli elementi non è il risultato di un disastro naturale. E’ il risultato di politiche scriteriate su entrambe le sponde dell’Atlantico. A causa di sovvenzioni e oneri doganali sulle importazioni elevati, i prodotti agricoli non vengono coltivati laddove si può ottenere la massima quantità al prezzo inferiore. Nei campi anziché colture troviamo colza, granoturco, canne, che una volta trasformati finiscono nei serbatoi del carburante delle automobili. Al tempo stesso, si sa bene che il prezzo del grano crollerebbe immediatamente del 10 per cento e quello del granoturco del 20 per cento se gli Stati emettessero una moratoria sui biocombustibili, e non mi soffermo neppure sull’aspetto comico della questione, ossia sul fatto che per produrre un litro di biocombustibile spesso occorre più di un litro di gasolio.

Onorevoli colleghi, credo che in una settimana di discussioni in seno al Consiglio transatlantico emergerà con chiarezza se l’UE e gli USA sentono davvero un’autentica responsabilità globale o se stanno mantenendo una posizione nettamente populista. Alla luce dei risultati letteralmente mortali dell’attuale politica alimentare, dovrebbero porre subito termine alle sovvenzioni agricole ingiuste e ai dazi doganali iniqui e cessare di promuovere gli insensati biocombustibili. E’ il solo modo per garantire il calo dei prezzi degli alimenti e la possibilità per un maggior numero di esseri umani su pianeta di avere l’opportunità di vivere senza temere di morire di fame. E’ l’unica via per assicurare un’autentica responsabilità globale.

 
  
MPphoto
 
 

  Erika Mann (PSE).(DE) Signora Presidente, devo ammettere di essere sconcertata rispetto a quanto appena affermato dall’onorevole Wojciechowski riguardo alla Germania e a quale elemento di disturbo questo paese rappresenta per il tessuto dell’Europa. Ho sempre visto la situazione in altri termini. Trovo strano udire commenti di questo genere espressi qui in seno al Parlamento europeo.

Commissario Verheugen, credo che lei abbia affrontato i punti più rilevanti, ma c’è un aspetto che non ha citato, ossia quanto siano difficili i negoziati questa volta. Il Consiglio economico transatlantico è ancora agli albori e le aspettative sono, ovviamente, molto elevate. L’elenco delle cose “da fare” è fitto e personalmente credo che sarebbe appropriato usare un sano realismo, perché vi sono alcuni nel gruppo che non fanno che sovraccaricare il CET con un numero eccessivo di argomenti – tra cui problematiche complesse da una prospettiva psicologica, come la questione del pollame. La mia personale raccomandazione è di essere un pochino più realistici e, forse, di sfoltire l’agenda.

L’onorevole Wiersma ha anche sottolineato che questo è un anno politicamente difficile per gli Stati Uniti. Anche qui in Europa ci troviamo ad affrontare un anno non facile; a dire il vero, è già iniziato. Molti sono impegnati in campagne pre-elettorali e devono assicurarsi la rielezione e dal prossimo anno avremo un Parlamento diverso e una nuova Commissione, pertanto sarebbe bene per entrambe le parti fare leva sul realismo in modo da non dover affrontare difficoltà, come accaduto così spesso.

Non dovremmo mai dimenticare perché abbiamo fatto questo. Lo abbiamo fatto affinché potessimo comprendere meglio che cosa significa l’integrazione dei due mercati – non che vogliamo integrarli, ma che sono in realtà già integrati. L’onorevole Neyts-Uyttebroeck ha giustamente fatto riferimento ai dati. Quello che ci piacerebbe davvero intraprendere – e che in fin dei conti era l’obiettivo – è eliminare gli ostacoli che possiamo togliere. Non li possiamo eliminare tutti. Con alcuni di essi dovremo convivere. Anche nell’ambito del mercato europeo conviviamo con ostacoli, che non si possono sopprimere nella totalità, eppure il mondo non cade a pezzi. Dobbiamo solo eliminare quelli che possiamo togliere, con cui è difficile vivere, con cui non vivono bene i consumatori, quelli la cui soppressione creerà più posti di lavoro, gli ostacoli irrazionali.

Alcuni ostacoli sono assurdi. E’ sufficiente che facciate un giro nelle piccole aziende; vi diranno che vi sono ostacoli assolutamente ridicoli. In effetti, esistono molte barriere ridicole, di cui dovremmo sbarazzarci.

Spero vivamente che la Commissione e il Parlamento proseguiranno a collaborare dimostrando questo impegno. Molti problemi nascono in Parlamento o devono essere affrontati da tale istituzione. Pertanto, un profondo ringraziamento per la stretta collaborazione, e i migliori auguri per una prossima riunione di successo.

 
  
MPphoto
 
 

  Sarah Ludford (ALDE).(EN) Signora Presidente, nel 2000 è stata raggiunta un’intesa su accordi relativi alla sfera di sicurezza per dati commerciali trasmessi agli USA. Non siamo tuttavia mai andati al di là della stesura di norme transatlantiche comuni. Quello che avviene con sempre maggiore frequenza è il trasferimento di dati commerciali, in particolare dati di passeggeri ma anche del settore bancario e delle telecomunicazioni, ad autorità pubbliche ai fini di sicurezza.

Non è il contesto per sollevare preoccupazioni legate alle libertà civili, ma siano di fronte a un’importante dimensione economica. Ovviamente, se chi viaggia per affari subisce eccessivi ritardi, questo è un costo. Ma è ancora più oneroso il notevole costo imposto alle società.

Per quanto capisco, negli Stati Uniti esiste una disposizione che prevede il rimborso dei costi, ma nell’UE non vi è alcuna politica coerente. Ad esempio, nella direttiva sulla conservazione dei dati, abbiamo lasciato agli Stati membri la facoltà di decidere se compensare le società di telecomunicazioni. Sarebbe interessante verificare quanti lo facciano effettivamente. Ma il risultato è che l’Unione europea è difficilmente in una posizione forte per incoraggiare un quadro transatlantico comune non solo per norme relative alla privacy, che è di vitale importanza, ma anche per affrontare l’impatto economico della raccolta di dati quali le società vengono impiegate alla stregua di funzionari delle autorità pubbliche.

 
  
MPphoto
 
 

  Karl von Wogau (PPE-DE).(DE) Signora Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, negli ultimi l’Europa ha compiuto notevoli progressi verso un mercato comune. Tuttavia, ancora oggi vi sono mercati, anche all’interno dell’Unione europea, che vengono liberalizzati solo gradualmente, ad esempio nell’area dei servizi finanziari, dove non disponiamo di un autentico mercato comune europeo. Anche per i veicoli, sebbene esista un mercato comune in seno all’Europa, abbiamo abbandonato a metà strada il processo in ambito transatlantico. Nel settore della sicurezza e della difesa sono stati compiuti progressi verso un mercato comune. Un primo passo in questa direzione è stata l’introduzione dell’Agenzia europea per la difesa, e un altro è stata la decisione di destinare 1,4 miliardi di euro alla ricerca nel campo della difesa a titolo del Settimo programma quadro per la ricerca.

Il passo più importante su questo percorso tuttavia sono le proposte di direttiva presentate attualmente dalla Commissione, in primo luogo per la fornitura nell’area della sicurezza e della difesa, e, in secondo luogo, nel settore del trasferimento interno di materiale nel campo della difesa. Si tratta di passi decisivi verso un mercato comune europeo nell’area della difesa, ma come si comporta il mercato transatlantico in questo ambito? Qui si assiste a due importanti cambiamenti. Uno riguarda il fatto che di recente gli Stati uniti hanno deciso di acquistare velivoli di rifornimento da una società europea. Il secondo è che la proposta di direttiva avanzata dalla Commissione europea per la fornitura di materiale per la difesa non contempla alcuna norma Buy European paragonabile alle attuali norme Buy American. Il nodo della questione è ottenere il materiale migliore per le nostre forze armate e questo comporta un profondo dialogo tra l’Unione europea e la NATO.

E’ tuttavia altrettanto importante far sì che l’Unione europea e gli Stati Uniti si confrontino direttamente riguardo a queste problematiche economiche. Il Consiglio economico transatlantico dovrà pertanto affrontare il tema – questa volta o forse in una successiva occasione.

 
  
MPphoto
 
 

  Antolín Sánchez Presedo (PSE).(ES) Signora Presidente, il rafforzamento delle relazioni tra l’Unione europea e gli Stati Uniti è la chiave nel contesto transatlantico e in un mondo sempre più multipolare.

In termini economici, gli Stati Uniti e l’Europa vantano la migliore relazione bilaterale a livello mondiale riguardo a cooperazione economica, scambi e investimenti.

Abbattere gli ostacoli all’integrazione economica transatlantica promuoverà il reciproco benessere. Per completare il mercato transatlantico entro il 2015 occorrerà la volontà politica.

L’adozione al Vertice del 2007 dell’accordo quadro inteso a rafforzare l’integrazione economica ha rappresentano un’importante pietra miliare per recuperare lo spirito della nuova agenda transatlantica di Madrid del 1995 e per imprimere nuovo slancio al partenariato economico transatlantico.

Dobbiamo inviare il messaggio al Consiglio economico transatlantico che può contare sul sostegno del Parlamento europeo per procedere in questa direzione.

Gli Stati Uniti e l’Europa sono due giganti dell’economia globale, e hanno quindi in particolare la responsabilità di plasmare la globalizzazione attribuendole un volto umano. La loro integrazione economica è un punto di riferimento positivo per realizzare un’economia aperta, attendibile e sostenibile su scala mondiale.

Questo processo, paragonabile agli impegni multilaterali, dovrebbe spingersi oltre, aprire nuovi percorsi e stabilire nuovi orientamenti per lo sviluppo di relazioni più trasparenti, affidabili ed eque conformemente a norme comuni.

Contribuirà anche a unire gli sforzi in risposta ai problemi di stabilità finanziaria, ai cambiamenti climatici e alle esigenze di sviluppo umano.

La sicurezza dei prodotti, la protezione dei consumatori, scambi leali, la difesa della reputazione, la promozione di invenzioni tecnologiche e dell’innovazione, le norme di contabilità, lo sviluppo di servizi finanziari e la cooperazione in campo normativo sono tutti argomenti che formano parte dell’agenda.

Auspichiamo e confidiamo, Commissario Verheugen, che non tornerà in Parlamento a mani vuote.

 
  
MPphoto
 
 

  Sophia in ‘t Veld (ALDE).(EN) Signora Presidente, sebbene sia consapevole dei rischi posti da un sovraccarico dell’agenda del Consiglio economico transatlantico, mi permetto di chiedere ancora di inserirvi la questione della protezione dei dati, perché questo aspetto – a differenza di quanto pensano molti – è di carattere altamente economico. Di norma infatti ricadeva della sfera di responsabilità della DG Mercato interno della Commissione, ma da allora le cose sono cambiate.

I dati personali sono diventati una grossa attività, e sono un’attività in crescita. Oggi siamo testimoni, ad esempio, di alcune fusioni multimiliardarie nel settore. Pensate a Google/Double Click, di cui abbiamo discusso a gennaio; la fusione tra Microsoft e Yahoo!, che ora è stata annullata; e, a breve, Reed Elsevier e ChoicePoint. Questo indica l’importanza assunta dai dati personali.

L’attività ha anche carattere globale. Le imprese si devono confrontare sempre più con schemi giuridici diversi nel mondo, o anche all’interno dell’Europa o degli Stati Uniti – per esempio: norme in materia di notifica di violazione, protezione dei dati, e pubblicità di profilazione e comportamentale. Alle aziende e ai cittadini occorrono norme globali per maggiore certezza giuridica e trasparenza. Dovremmo pertanto iniziare a elaborare norme globali. Ritengo che il Consiglio economico transatlantico sia la piattaforma appropriata per questa attività e, quindi, vorrei sentire se il Commissario Verheugen concorda con me che questo tema dovrebbe figurare nell’agenda del CET.

 
  
MPphoto
 
 

  Urszula Gacek (PPE-DE).(EN) Signora Presidente, la recente crisi dei mutui ipotecari subprime negli Stati Uniti ha avuto ripercussioni sulle maggiori istituzioni finanziarie d’Europa, dimostrandoci quanto siano strettamente interconnessi i mercati statunitense ed europeo.

La conseguente riluttanza delle banche a concedere prestiti – anche a se stesse – è sfociata in una crisi dei crediti che avrà un impatto negativo sulla crescita economica e sulla prosperità di aziende e famiglie, a prescindere che siano a Paris, in Texas, o a Paris, in Francia.

Molti governi hanno tradito i comuni cittadini. Si sono dimostrati organi inefficienti di regolamentazione dei mercati finanziari, laddove è stata autorizzata la circolazione di strumenti finanziari sempre più originali, come in quel gioco da bambini in cui si deve passare il pacco. Ma quando la musica alla fine si è fermata, nessuno voleva più tenere il pacco, che era solo un fascio di pessimi debiti.

La relazione evidenzia molto giustamente la necessità di rafforzare la cooperazione tra le autorità di vigilanza su entrambe le sponde dell’Atlantico, in particolare in un momento in cui i governi si concentreranno su operazioni di salvataggio a breve termine, salvando dal fallimento o sostenendo banchieri e singoli creditori.

I governi devono prestare attenzione a non inviare il segnale sbagliato a chi è privo di scrupoli e sconsiderato. Attraverso le loro autorità di regolamentazione dei mercati finanziari devono esigere dagli istituti finanziari metodi contabili trasparenti e criteri di prestito incentrati sulla prudenza.

Uno sforzo concertato da parte degli Stati Uniti e dell’Europa consentirà, si spera, di evitare tali crisi in futuro.

 
  
MPphoto
 
 

  Pervenche Berès (PSE). (FR) Signora Presidente, signor Vicepresidente della Commissione, lei ha ragione. Dopo che altri tentativi sono naufragati, questo è volto a migliorare le nostre relazioni transatlantiche su una base legislativa caso per caso. Tuttavia, emerge subito chiaramente che dall’analisi odierna della situazione manca una dimensione, ossia il contesto in cui il presente dibattito si svolge. Fascicolo dopo fascicolo, possiamo constatare che riguardo a ogni normativa sono stati compiuti progressi su entrambe le sponde dell’Atlantico.

Che dire della discussione di base in cui dobbiamo tuttavia confrontarci con i nostri partner americani riguardo alla situazione, al rischio che la loro economia attraversi un periodo di recessione, al problema di organizzare il disaccoppiamento all’inizio di tale recessione e, ovviamente, alla questione del tasso di cambio? L’obiettivo della presente risoluzione non è affrontare il problema del tasso di cambio, e tuttavia sappiamo molto bene che il livello delle relazioni transatlantiche dipenderà in ampia misura dalla nostra capacità di regolamentare gli scambi sulla scena internazionale. Se si analizza, fascicolo dopo fascicolo, lo stato delle discussioni con le nostre controparti statunitensi, siamo anche autorizzati a intervenire su fascicoli che forse non riguardano il dialogo transatlantico nel quadro del Consiglio che lei ha contribuito a creare.

Illustrerò solo un esempio: la situazione dei mercati immobiliari. Ovviamente, spetta ai legislatori americani decidere in quale modo rafforzare la loro capacità di concedere prestiti immobiliari che corrispondano alle reali necessità e capacità di indebitamento della popolazione statunitense nonché tenere conto di cosa significa effettivamente finanziare l’edilizia abitativa sociale. In Europa sappiamo che riportare i mercati finanziari a condizioni normali di funzionamento dipende ampiamente da un ritorno alla normalità dei mercati finanziari americani. Nel nostro dialogo con i partner americani dobbiamo pertanto anche sottolineare questi aspetti, subordinati alla loro capacità di modificare la loro legislazione.

 
  
MPphoto
 
 

  Corien Wortmann-Kool (PPE-DE).(NL) Dopo la scorsa notte, non sembra probabile che negli Stati Uniti verrà eletta una donna come presidente. Nondimeno, a prescindere da chi verrà scelto, gli scambi continueranno a svolgere un ruolo importante nelle relazioni con gli Stati Uniti.

Siamo i principali partner commerciali gli uni degli altri, e quindi è di estrema importanza una cooperazione economica costruttiva. E’ pertanto doveroso complimentarsi con il Commissario Verheugen per l’approccio adottato. Nutriamo grandi aspettative riguardo a questo Consiglio economico transatlantico, anche se capiamo che sarà un investimento a lungo termine. Tale Consiglio deve tuttavia svolgere un ruolo importante nell’armonizzazione normativa, nella riduzione della burocrazia e nell’eliminazione degli ostacoli agli scambi – affinché le nostre imprese possano condurre affari più facilmente negli Stati Uniti e i nostri mercati si accordino meglio tra loro.

Pertanto, signor Commissario, le chiedo se vuole attribuire priorità a die verrückten Maßnahmen, come affermato così gentilmente dall’onorevole Mann: non abbiamo un termine altrettanto adatto in olandese. Tra queste verrückte Maßnahmen figura il controllo al 100 per cento dei container, che dovrebbe essere tolto dal tavolo, in quanto è un provvedimento assurdo che avrà un impatto estremamente negativo e si rivelerà anche costoso.

Signora Presidente, dobbiamo anche unire le forze con gli Stati Uniti quando si tratta dei nostri interessi nel resto del mondo, in particolare riguardo alla lotta contro i giocattoli non sicuri provenienti dalla Cina e la produzione di articoli contraffatti in Asia. Nel caso degli articoli contraffatti, è come sbattere la testa contro un muro; non sembriamo in grado di arginare in alcun modo il flusso.

Desidero anche richiamare l’attenzione in particolare sull’azione congiunta nell’ambito dell’attuale crisi finanziaria. Anche in questo contesto, il Consiglio economico transatlantico deve svolgere un ruolo positivo in quanto tema urgente.

Signora Presidente, la responsabilità di sostenere il dialogo con il Congresso degli USA non incombe solo al Consiglio economico transatlantico e al Commissario, ma anche a noi: se uniamo le forze, possiamo fortificarci reciprocamente. Questo è in realtà il nostro obiettivo.

 
  
MPphoto
 
 

  Benoît Hamon (PSE). (FR) Signora Presidente, signor Commissario, il dialogo economico transatlantico arriva in un contesto contraddistinto da una triplice crisi: la crisi bancaria e finanziaria mondiale, di cui non possiamo ancora intravedere la fine, la crisi dei prezzi delle derrate alimentari, e, infine, l’attuale crisi dei prezzi del petrolio. Tutti questi choc si inscrivono inoltre in un contesto generale di riscaldamento globale e cambiamenti climatici, che chiedono un’inversione dei cicli e la messa in questione di certi dogmi su cui abbiamo basato la prosperità della società occidentale.

Rafforzare le nostre relazioni transatlantiche potrebbe servire a questo obiettivo? Ritengo di sì, anche se sarà difficile, complesso e non scevro di conflitti. La presente risoluzione delinea alcune risposte in linea con le domande e le aspirazioni della pubblica opinione europea e americana. In primo luogo, non si tratta di limitare le nostre ambizioni alla creazione di uno spazio transatlantico di libero scambio, ma di lavorare concretamente allo sviluppo dei nostri scambi commerciali a favore di obiettivi più lodevoli, che promuovono standard sociali e ambientali.

Da questo punto di vista, la risoluzione che voteremo domani è ben equilibrata. Riconosce che i cosiddetti ostacoli agli scambi commerciali tra l’Unione europea e gli USA sono spesso atti degli organi legislativi finalizzati a conseguire obiettivi sociali, ambientali, culturali o di pubblica sanità, e non possono essere smantellati senza una decisione democratica e un’azione legislativa positiva volta a proteggere tali obiettivi.

Il testo incoraggia anche l’Unione europea a trarre insegnamento da certi accordi commerciali bilaterali firmati dagli USA, che contengono disposizioni dettagliate in materia di norme lavorative. E’ per queste particolari ragioni che reputo la relazione utile ai fini del dialogo transatlantico.

 
  
MPphoto
 
 

  Malcolm Harbour (PPE-DE).(EN) Signora Presidente, la nostra riunione di oggi in questa sede per dar seguito a un’iniziativa davvero importante è un grande tributo al lavoro svolto dal Commissario Günther Verheugen, dall’onorevole Jonathan Evans e da altri.

Desidero rendere omaggio in particolare all’onorevole Evans per la sua leadership politica perché ritengo che l’elemento politico e parlamentare sia stato assolutamente cruciale.

Ho avuto il privilegio di recarmi a Washington per la prima volta con la delegazione della commissione per il mercato interno l’anno scorso: in quell’occasione abbiamo potuto andare al Congresso e sottolineare l’impegno ampiamente diffuso in seno al Parlamento riguardo a questi aspetti.

Desidero inoltre far presente che di recente la commissione per il mercato interno ha avuto l’onore di una visita da parte di Nancy Nord, presidente in carica della commissione statunitense per la sicurezza dei beni di consumo (CPSC). E’ stato il risultato diretto della nostra visita a Washington e dimostra, credo, che adesso ne stiamo affrontando la dimensione politica.

Ora, perché dobbiamo affrontare quella dimensione politica? La risposta è perché il lavoro relativo a questione tecniche legate alla sicurezza dei prodotti e ad aspetti legati all’armonizzazione in particolare deve avere una dimensione politica. La questione è a un livello burocratico. Se prendiamo le autovetture cui accennava poc’anzi l’onorevole von Wogau, il problema è che in effetti gli esperti nell’Unione europea e gli esperti negli Stati Uniti – non i politici – non riescono ancora a pervenire a un accordo su punti cruciali quali gli standard di emissione per gli automezzi pesanti o su quali prove effettuare sui veicoli per verificarne la sicurezza.

Questi non sono aspetti politici. Sono questioni su cui i burocrati non riescono ad accordarsi. Ritengo che dobbiamo occuparcene, perché comporta per noi in realtà enormi sprechi di denaro che potremmo spendere e investire rendendo i prodotti più sani e più ecologici per i consumatori. Questo è il nocciolo della questione in fin dei conti.

So che posso contare su di lei, signor Commissario, sul fatto che la sua leadership politica affronterà la questione, ma ritengo che tutti dobbiamo impegnarci in questo processo, non per prendere quelle decisioni dettagliate ma per dire alle persone coinvolte: riunitevi e intensificate gli sforzi, perché noi tutti vogliamo che riusciate nell’impresa.

 
  
MPphoto
 
 

  Małgorzata Handzlik (PPE-DE).(PL) Signora Presidente, il Consiglio economico transatlantico istituito un anno fa è un’idea valida per promuovere la cooperazione transatlantica sul fronte economico. Non dobbiamo dimenticare, dopotutto, che gli Stati Uniti sono il nostro principale partner commerciale. Sono convinta che un’efficace individuazione degli ostacoli esistenti seguita dalla loro eliminazione stimolerà al massimo la crescita economica. Mi auguro che le due parti elaborino immediatamente un piano dettagliato che evidenzi le azioni da intraprendere a opera di singoli settori al fine di creare un mercato transatlantico coronato dal successo.

Onorevoli colleghi, la cooperazione nel quadro del Consiglio economico transatlantico comporta problemi che sono importanti per il funzionamento di un mercato comune. Mi fa particolarmente piacere che tra le priorità di questa cooperazione figurassero questioni relative alla protezione dei diritti di proprietà intellettuale. Mi permetto di ricordarvi che l’anno scorso la Commissione europea ha pubblicato una comunicazione sulla promozione del sistema di brevetti in Europa, in cui ha tentato di rivitalizzare il dibattito su un brevetto comunitario. Quest’anno attendo con ansia una comunicazione sulla strategia nel campo dei diritti di proprietà intellettuale. La cooperazione transatlantica è particolarmente importante in questo settore. Le nostre economie sono ampiamente basate sulla conoscenza. Questa è una delle ragioni per cui la tutela e l’esercizio di diritti di proprietà intellettuale riveste tale rilevanza.

E’ tuttavia negli interessi delle nostre economie che le soluzioni da noi promosse vengano rispettate dai paesi terzi. Senza la comprensione e il coinvolgimento di questi ultimi, i nostri sforzi non sortiranno gli effetti previsti. E’ il motivo per cui tra gli elementi della cooperazione transatlantica occorre prevedere azioni per migliorare la tutela dei diritti di proprietà intellettuale nei paesi terzi.

Confido nel fatto che il Consiglio economico transatlantico pubblichi prossimamente una relazione sui progressi compiuti nell’attività di cooperazione in merito all’introduzione dei diritti di proprietà intellettuale, in cui illustrerà gli interventi da adottare in futuro per rafforzare la cooperazione nella lotta alla contraffazione di merci e alla pirateria.

 
  
MPphoto
 
 

  Czesław Adam Siekierski (PPE-DE).(PL) Signora Presidente, signor Commissario, il Consiglio economico transatlantico è un’istituzione la cui finalità è trovare soluzioni migliori nel campo della cooperazione economica e incrementare il volume di scambi tra l’UE e gli Stati Uniti. Il Consiglio in oggetto è anche una sede in cui si elaborano le fondamenta di un mercato comune consolidato. Ricordiamoci che ci stiamo avvicinando a un momento in cui dovremmo proporre congiuntamente ad altre regioni del mondo di modificare le norme e i principi di funzionamento dell’economia mondiale e degli scambi globali.

Un’area importante della nostra cooperazione è il controllo dei mercati finanziari e l’adozione di principi trasparenti al riguardo onde evitare i rischi che abbiamo affrontato a seguito della crisi del mercato dei mutui, che ha causato poi turbolenze sui mercati alimentari mondiali.

 
  
MPphoto
 
 

  Corina Creţu (PSE).(RO) La nostra discussione si svolge prima della riunione di Lubiana dei legislatori europei e americani, già ricordata anche da lei, signor Commissario, nonché dal capo della nostra delegazione, l’onorevole Evans, e sono certa che questo appuntamento evidenzierà, una volta di più, la necessità di consolidare il dialogo transatlantico.

L’istituzione del Consiglio economico transatlantico riflette l’esigenza di armonizzare le posizioni di entrambe le parti riguardo alla gestione delle crisi che ci troviamo ad affrontare a livello globale, in particolare la crisi alimentare e quella energetica, nonché in altri campi.

Purtroppo, la povertà è e rimane il principale nemico dell’umanità e non può essere alleviata senza una reale cooperazione tra gli organismi internazionali e gli Stati nazionali, ma soprattutto tra l’Unione europea e gli Stati Uniti d’America.

Infine, vorrei cogliere quest’occasione per chiedere di nuovo il sostegno della Commissione europea per risolvere la questione dei visti, quale segno di dovuta solidarietà nei confronti dei nuovi Stati membri dell’Unione europea che non hanno ancora appianato il problema.

 
  
MPphoto
 
 

  Peter Skinner (PSE).(EN) Signora Presidente, molti hanno parlato di questioni molto gravi. Ovviamente, è di estrema importanza che comprendiamo che è sempre in corso il dialogo tra gli Stati Uniti e l’Unione europea, ma che il CET riguarda davvero risultati concreti. Ha lo scopo di far piazza pulita della retorica e di eliminare alcune delle miserabili scuse addotte su entrambe le sponde dell’Atlantico riguardo a quelle cose che dobbiamo fare per poter imprimere slancio alle nostre economie e ricompensare i rispettivi cittadini con la crescita, soprattutto oggi con la crisi finanziaria intorno a noi.

E’ per questo motivo che sono così soddisfatto di constatare che sono stati compiuti effettivamente alcuni progressi. Accolgo con favore il fatto che molti come l’onorevole Jonathan Evans, il Commissario Verheugen e colleghi di quest’Assemblea si siano impegnati a fondo riguardo a tale questione nel tentativo di far progredire le cose. Sono stati menzionati i principi contabili internazionali, nonché gli accordi di intermediazione finanziaria. Sono tutti sviluppi positivi e aspetti molto concreti, ma non può essere una lista della spesa. Il CET ha sette priorità da portare avanti garantendo che si pone fine alla retorica. Le assicurazioni sono una di queste priorità da cui potrebbe sortire un risultato tangibile – forse non oggi ma di certo domani.

 
  
MPphoto
 
 

  Günter Verheugen, Vicepresidente della Commissione. (DE) Signora Presidente, onorevoli deputati, desidero innanzi tutto ringraziarvi di cuore per l’ampio sostegno emerso dalla presente discussione in merito al progetto di cooperazione economica transatlantica nonché ribadire che tale progetto può avere successo solo con il coinvolgimento di tutte le istituzioni. Il Consiglio ha il suo proprio ruolo da svolgere, così il Parlamento, e la Commissione si sta impegnando per svolgere anche la propria parte.

Vorrei esprimere il mio disaccordo e tranquillizzare coloro che hanno affermato di essere preoccupati dal fatto che questo sia una sorta di protezionismo transatlantico o che le due maggiori e più potenti regioni economiche del mondo si stiano trincerando. La cooperazione economica transatlantica non è diretta contro nessuno. E’ oltremodo interessante sapere che le regioni economiche già citate nell’ambito del dibattito odierno mostrano già grande interesse in questa attività e hanno già chiesto, in modo più o meno esplicito, se possiamo immaginare di istituire qualcosa di analogo con altre entità.

La mia risposta è sempre la stessa: intendiamo aspettare e vedere se il modello che abbiamo creato qui funziona effettivamente, perché ci troviamo ancora alle fasi iniziali. Vorrei tentare ancora di dimostrare che esistono varie dimensioni qui. Il vero fulcro dell’attività è eliminare gli ostacoli agli scambi. E’ esattamente come ha affermato l’onorevole Harbour: si tratta di ostacoli commerciali. Se si osserva la situazione con attenzione, è incomprensibile, inammissibile che applichiamo da così tanti anni un principio così insensato. Ha assolutamente ragione. E’ perché i burocrati non possono acconsentire. Quello che stiamo facendo qui spinge i burocrati ad agire, li costringe a confrontarsi, imponendo loro termini di riferimento.

Signora Presidente, mi permetta di aggiungere una parentesi al riguardo. Sebbene svolga questa attività da molto tempo, ho imparato qualcosa di nuovo dal coinvolgimento in questo. Ho sempre pensato che se un processo politico negli Stati Uniti era controllato dalla Casa Bianca, tutto si risolveva nel premere un pulsante e l’intera amministrazione e l’esecutivo avrebbero fatto quello che il Presidente voleva. Persino negli Stati Uniti non è così. L’Europa non è la sola ad avere difficoltà nell’attivare la propria burocrazia – gli americani hanno lo stesso problema. Quindi, è questo il nostro compito essenziale. Qui parliamo di elementi che alleggeriscono l’economia di entrambe le parti di molti, molti miliardi di euro di costi inutili, denaro che potrebbe essere investito o impiegato per creare posti di lavoro e promuovere innovazioni più intelligenti. Questa è la missione chiave.

La seconda dimensione richiede di guardare molto più avanti nel tempo per valutare se sia eventualmente possibile lavorare con norme comuni. Per esempio, il copresidente americano e io concordiamo sul fatto che non sia sensato per gli Stati Uniti e l’Europa sviluppare norme e farsi concorrenza con le stesse norme sui mercati dei paesi terzi. Il tentativo di agire molto più di concerto e prevenire problemi nelle future regolamentazioni è una delle ragioni per cui ci confrontiamo a fondo sulle nanotecnologie, e il motivo per cui discutiamo di norme in materia di biocombustibili. Facciamo tutto questo per evitare che in futuro si ripresenti una situazione analoga, in modo che le cose non si sviluppino per i fatti loro.

Desidero anche spiegarvi la mia visione personale. Ritengo che, considerate le filosofie estremamente diverse delle due sponde dell’Atlantico, su come, ad esempio, conseguire l’obiettivo della sicurezza dei prodotti, possiamo raggiungere questo risultato in definitiva solo se siamo disposti a riconoscere le nostre rispettive filosofie e i metodi normativi, e se, per esempio, riconosciamo che gli americani sono restii, come noi, ad avvelenare i loro cittadini, e se gli americani ammettono che noi, al pari loro, non siamo inclini a esporre i nostri cittadini ai pericoli dovuti alle apparecchiature elettriche. Sussiste pertanto una base di reciproco riconoscimento delle norme sensibili.

Passo ora alla terza dimensione. E’ il settore su cui si è incentrata quasi esclusivamente la discussione di questo pomeriggio – si tratta degli importanti aspetti di ampia portata che talvolta implicano contesti politici globali, menzionati in questa sede. Concordo con l’onorevole Erika Mann e vorrei invitarvi a non sovraccaricare il Consiglio, oltre al fatto che abbiamo un accordo quadro che indica i temi che possiamo o meno affrontare. Molti degli argomenti citati non sono assolutamente contemplati dall’accordo quadro e sono riservati ad altre sedi di discussione. Nondimeno, l’esperienza ha già dimostrato che la cooperazione pratica rende necessario confrontarsi sui grandi aspetti strategici, quali il futuro del sistema commerciale mondiale, la questione del protezionismo, la pratica degli investimenti attinti da fondi pubblici, il problema dei prezzi delle derrate alimentari e dell’energia e dell’eventuale necessità di disciplinare i servizi finanziari. E’ esattamente quello che facciamo. Abbiamo trovato un modo di rispondere in modo molto rapido e flessibile. Pertanto, non posso escludere che nel lungo periodo potremo affrontare temi che vanno al di là di quanto stabilito effettivamente nell’accordo quadro.

Consentitemi di ribadirlo: il presente dibattito mi ha incoraggiato a proseguire il cammino iniziato e mi ha infuso la certezza che questa volta ce la faremo. Insieme, disponiamo di un enorme potenziale che non abbiamo ancora cominciato a sfruttare. Una volta eliminati gli ostacoli che ci impediscono di utilizzare appieno il nostro potenziale economico, possiamo fare molto di più per conseguire i nostri obiettivi politici, sociali ed ecologici. Ecco di che cosa si tratta.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. MANUEL ANTÓNIO DOS SANTOS
Vicepresidente

 
  
MPphoto
 
 

  Presidente. – Comunico di aver ricevuto sei proposte di risoluzione(1) ai sensi dell’articolo 103, paragrafo 2,del Regolamento.

La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà domani.

Dichiarazioni scritte (articolo 142)

 
  
MPphoto
 
 

  Tunne Kelam (PPE-DE), per iscritto. – (EN) Le sfide globali si profilano minacciose sullo sfondo della discussione di oggi. Anziché litigare per i problemi pregressi e i dettagli del mutuo riconoscimento dobbiamo capire che su scala mondiale l’UE rappresenta il 7 per cento della popolazione del pianeta. Onde affrontare queste sfide sempre peggiori, esiste solo una soluzione: le due maggiori aree democratiche di libero scambio devono unire le forze. Non esiste assolutamente alcuna alternativa alla più stretta cooperazione transatlantica possibile. Non è una questione di prospettiva a lungo termine a tutti i costi.

L’anno scorso il Parlamento europeo e il Congresso degli USA hanno avuto un inizio promettente. E’ stato definito un obiettivo ambizioso, ossia completare il mercato transatlantico entro il 2015. Per realizzare questo risultato ci occorre la totale cooperazione del Consiglio e della Commissione.

Il primo compito consiste nell’individuare ed eliminare tutti gli attuali ostacoli – politici e tecnici. Il secondo compito riguarderà la stesura di un documento conciso che ne spieghi all’opinione pubblica le ragioni essenziali e i vantaggi.

Infine, non dimentichiamoci che il modo migliore per conseguire gli obiettivi della strategia di Lisbona sarà la creazione di un’autentica ed efficace integrazione transatlantica.

 
  

(1)Vedasi processo verbale.

Note legali - Informativa sulla privacy