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Procedura : 2007/0121(COD)
Ciclo di vita in Aula
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Testi presentati :

A6-0140/2008

Discussioni :

PV 03/09/2008 - 3
CRE 03/09/2008 - 3

Votazioni :

PV 03/09/2008 - 7.1
Dichiarazioni di voto
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :

P6_TA(2008)0392

Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 3 settembre 2008 - Bruxelles Edizione GU

10. Dichiarazioni di voto
Video degli interventi
Processo verbale
  

Dichiarazioni di voto orali

 
  
  

– Situazione in Georgia (B6-0402/2008)

 
  
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  Michl Ebner (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, ho votato a favore della risoluzione e desidero ringraziare in particolare l’onorevole Brok per gli sforzi compiuti al fine di ottenere un ampio consenso in proposito.

Ritengo che, sebbene sia vitale per il dialogo con la Russia, dobbiamo assicurarci di non diventare completamente o prevalentemente dipendenti dalla Russia per quanto attiene la politica energetica, perché ciò diminuisce seriamente il nostro potenziale di tenere discussioni. Non si deve dimenticare che la risposta militare della Georgia si ricollega a una lunga storia di provocazioni ad opera delle forze separatiste, che di recente sono diventate molto intense e che la Russia ha utilizzato tale misura di autodifesa come ragione dell’invasione. Ciononostante, dobbiamo far sì che diventi la nostra prima priorità al fine di giungere a una soluzione pacifica di questo conflitto e auguro un rapido successo a tutti coloro che sono coinvolti così che anche Crimea, Lettonia, Lituania e Kazakistan non prendano la stessa direzione dell’Ossezia meridionale.

 
  
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  Danutė Budreikaitė (ALDE).(LT) I politici europei stanno ora rompendo un lungo silenzio e descrivono come sproporzionate le azioni della Russia in Georgia. No, questo è un caso di diritti dei russi in altri paesi protetti mediante un’aggressione militare. Alcuni paesi dell’UE che hanno bloccato le prospettive di Georgia e Ucraina di aderire alla NATO hanno messo la Russia in condizione di perseguire la sua politica aggressiva di annessione di territori. La maggior parte dei paesi dell’UE dipendono dalle importazioni di energia dalla Russia; temono che il rubinetto del gas venga chiuso. Ciò permette alla Russia di iniziare a dettare le sue condizioni all’UE nel suo complesso in modo veramente sproporzionato. Ho votato a favore della risoluzione, sebbene pensi che la posizione sia della Commissione che del Parlamento in merito alle future relazioni con la Russia non sia stata definita in modo sufficientemente chiaro.

 
  
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  Miroslav Mikolášik (PPE-DE).(SK) Penso che dobbiamo porre fine all’accordo sulla liberalizzazione dei visti, ritirare le unità russe di pace e sostituirle con unità internazionali e, terzo, interrompere le discussioni sul partenariato e la cooperazione con la Russia. Penso inoltre che l’Europa debba adottare una posizione chiara e compatta in merito alla situazione in Georgia e che non debba chiudere un occhio sulla brutale ingerenza della Russia nella sovranità e nell’integrità di uno Stato vicino.

Mosca ha violato accordi internazionali quando, all’inizio di agosto, le sue truppe hanno attraversato i confini della Georgia, che essa stessa aveva riconosciuto in passato. Le truppe russe non solo sono entrate nel territorio dell’Ossezia meridionale, ma sono avanzate ulteriormente all’interno del paese stesso.

Condanno assolutamente il riconoscimento della Russia della dichiarazione di indipendenza dell’Abkhazia e dell’Ossezia meridionale. Non dobbiamo dimenticare che, mentre alcuni celebrano l’indipendenza, la Georgia porta il lutto per gli innocenti che hanno perso la vita e la casa con l’invasione delle truppe russe. Sono convinto che l’Europa debba esercitare pressione e, in quanto parte della comunità internazionale, spingere per l’integrità territoriale della Georgia.

La Repubblica slovacca ha aderito al principio dell’integrità territoriale nel caso del Kosovo e ancora non riconosce la sua separazione dalla Serbia. Nello stesso spirito, non riconosco l’indipendenza delle regioni georgiane e dell’Ossezia meridionale.

 
  
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  Toomas Savi (ALDE).(EN) Signor Presidente, quale uno degli autori della proposta di risoluzione sulla situazione in Georgia, ho votato a favore dell’emendamento 1, invitando il Comitato olimpico internazionale a valutare seriamente se è ancora valida la sua decisione di assegnare i Giochi olimpici invernali del 2014 a Sochi alla luce dei recenti eventi verificatisi nelle strette vicinanze delle future sedi olimpiche. Sarebbe molto irresponsabile qualora il CIO mettesse in pericolo le vite degli atleti olimpici tenendo i giochi in una regione così imprevedibile.

Non serve che vi ricordi che, il 5 settembre 1972, a Monaco, sono stati massacrati 11 atleti olimpici. Mi trovavo lì come medico per la squadra olimpica sovietica e ricordo l’impatto di quei tragici eventi sullo spirito olimpico. Tali eventi non devono verificarsi mai più.

 
  
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  Bernd Posselt (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, nutro molto rispetto per l’onorevole Schulz, ma la sua dichiarazione di oggi è stata inaccettabile. Prima, questa mattina, il Presidente Medvedev ha descritto il Presidente democraticamente eletto della Georgia, il Presidente Saakashvili, come un “cadavere politico”. Persino da un punto di vista democratico, questo sarebbe oltraggioso, ma quando si considera che il Presidente Medvedev rappresenta un regime che ha visto assassinare il predecessore al suo predecessore, Zviad Gamsakhurdia, che ha visto assassinare il presidente delle Cecenia e che ora ha visto assassinare un attivista dell’Ingushezia per i diritti civili, allora equivale quasi a una minaccia fisica.

Qui non si tratta del fatto che il Presidente Saakashvili ci piaccia o meno; si tratta dell’obbligo di appoggiare i rappresentati eletti del popolo georgiano, che sono diventati vittime di un’azione imperialistica e su cui è stato fatto un tentativo di strangolamento. Credo pertanto che sia vitale che, in seguito alla nostra risoluzione, che accolgo con favore, compiamo un passo ulteriore e dislochiamo truppe europee per ristabilire la pace in Georgia. Non abbiamo bisogno di un mandato delle Nazioni Unite o dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, dato che la Georgia è una nazione sovrana e ci ha chiesto una presenza europea. Dobbiamo altresì garantire che questo paese possa sopravvivere e continuare in pace, perché avendo truppe russe come contingente di pace, come l’ONU e l’OSCE hanno organizzato, è come dare al piromane il ruolo del capo dei vigili del fuoco.

 
  
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  Bogdan Pęk (UEN).(PL) Signor Presidente, la presente risoluzione sulla Georgia è importante e vi ho votato a favore, sebbene ritenga che l’Unione europea, che si è trovata di fronte a una prova importante come risultato degli eventi in Georgia, l’abbia fallita. La ragione principale del suo fallimento, a mio avviso, è perché qui sono coinvolti alcuni interessi tedeschi importanti, in particolare gli interessi della sinistra tedesca e del Cancelliere Schröder. L’onorevole Schulz li ha espressi qui oggi senza mezzi termini.

L’Unione europea deve comprendere che il gasdotto baltico può essere la causa di ciò che effettivamente equivale a un ricatto di Lituania, Lettonia, Estonia, Polonia, nonché della Bielorussia. Ci si deve disfare di questo gasdotto e l’Unione europea, nonostante le sue dichiarazioni, deve finalmente prendere una posizione in merito a una politica energetica comune che non ha in nessun caso spazio per il gasdotto baltico, anche se ciò va contro ad alcuni interessi tedeschi. I tedeschi devono scendere a patti col fatto che o stanno forgiando un’Unione europea unita e le loro dichiarazioni sono sincere o stanno agendo in modo ipocrita e anteponendo i propri interessi a quelli dell’UE.

 
  
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  Milan Horáček (Verts/ALE).(DE) Signor Presidente, ho votato a favore della risoluzione, ma un po’ a malincuore. La guerra tra la Russia e la Georgia ha evidenziato differenze nel trattare la crisi. In Georgia vi sono diversi problemi irrisolti, ma la Russia si sta comportando secondo la tradizione instaurata da tempo dei dittatori semiasiatici, con imbrogli, provocazioni e brutalità belliche. Si tratta di un pericolo non solo per l’Ucraina, ma anche per noi.

La nostra forza sono i diritti umani, la democrazia, lo Stato di diritto e la libertà per il cui ottenimento tutti noi abbiamo lottato duramente – libertà dalla dipendenza e dalla schiavitù. Questi valori necessitano urgentemente di essere difesi attraverso una politica estera e di sicurezza comune.

 
  
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  Charles Tannock (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, la delegazione dei conservatori britannici ha appoggiato la proposta di risoluzione sulla Georgia, che è in generale equilibrata. Abbiamo tuttavia delle obiezioni al paragrafo 19, in cui si richiede una missione militare della PESD in Georgia – sebbene non vediamo nulla di controverso in una presenza di osservatori civili dell’UE.

Analogamente, il paragrafo 30, in cui si afferma che il Trattato di Lisbona aiuterebbe la posizione dell’UE relativamente alla gestione della crisi, è, a nostro avviso, infondato. Appoggiamo una politica esterna di sicurezza comune sull’energia nel quadro della PESC in merito alle importazioni di petrolio e gas russo, ma non vediamo quale differenza avrebbe comportato il Trattato di Lisbona nella gestione di questa crisi. Non si tratta della debolezza globale dell’UE nell’ambito degli affari esteri, ma della prepotenza russa e del revanscismo nel Caucaso meridionale.

 
  
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  Richard Falbr (PSE).(CS) Mi sono astenuto, perché la risposta alla domanda: “E’ vero che i georgiani hanno attaccato una città nel sonno con i lanciarazzi?” è “sì”.

 
  
  

– Diritto contrattuale europeo (B6-0374/2008)

 
  
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  Bruno Gollnisch (NI).(FR) Signor Presidente, ci atteniamo alla domanda che l’onorevole Lehne desidera porre alla Commissione. In effetti, pensiamo che i problemi del diritto contrattuale in Europa debbano rispondere a due necessità fondamentali, che vanno di pari passo. La prima è la necessità di chiarezza e di semplicità, la seconda è la necessità di sicurezza. Siamo lieti che il relatore abbia tenuto conto del notevole lavoro compiuto dalla Société de législation comparée e ci auguriamo che esso venga svolto facendo riferimento alla nostra eredità comune, il diritto romano. Le norme sull’autonomia contrattuale, le norme sulla validità, sui vizi del consenso e sulla pubblicità sono state fissate nella nostra civiltà sin dai tempi antichi. E’ ad esse che dobbiamo fare riferimento; a questa eredità giuridica comune della nostra civiltà.

Ci auguriamo altresì che, affinché le transazioni siano sicure, l’unificazione delle norme sul conflitto di leggi debba precedere l’unificazione delle norme di diritto sostanziale. I contratti stipulati tra soggetti di luoghi diversi, e in particolar modo la difficile questione della presentazione dell’offerta, o la pollicitazione, e l’accettazione, le procedure, i tempi e le prove possono essere tutti unificati senza dover necessariamente unificare le norme di diritto sostanziale delle nostre diverse normative.

 
  
  

– Relazione: Proinsias De Rossa (A6-0289/2008)

 
  
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  Mario Borghezio (UEN). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, alcuni giorni fa in un’isoletta della Sardegna, alcuni indipendentisti del Partito indipendentista sardo con metodi pacifici e intenti ecologici hanno proclamato la repubblica dal nome poetico e di assonanza polinesiana “Repubblica di Maluventu”. Al Presidente è già pervenuta la carta ispirata alla Carta dell’ONU e al sacrosanto principio di autodeterminazione dei popoli, la segnalo alla sua attenzione. L’Europa è sempre solidale con chi si batte per la libertà con metodi pacifici e democratici! Viva la battaglia del popolo sardo per la sua autodeterminazione!

 
  
  

– Relazione: Iratxe García Pérez (A6-0325/2008)

 
  
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  Frank Vanhecke (NI). (NL) Non ho votato a favore della relazione García Pérez nonostante la mia convinzione che le donne e gli uomini siano senza dubbio uguali e debbano certamente ricevere pari retribuzione per lo stesso lavoro. Dimentichiamo ancora troppo spesso che la parità di genere costituisce uno degli inequivocabili successi dell’Europa di oggi, del mondo europeo, del mondo occidentale, e che questo principio non è affatto stabilito in nessun altra parte del mondo. Non dobbiamo mai dimenticarlo.

Questo, tuttavia, costituisce solo un aspetto della presente relazione. La relazione è altresì ricolma di molti altri punti con cui fondamentalmente non mi trovo concorde. Un esempio è costituito dall’appoggio alle perenni quote elettorali per le donne, come se le donne fossero creature inutili incapaci di ottenere una posizione da sole sulla base delle loro capacità. Un altro punto è il costante appoggio all’aborto: mi domando che cosa ci faccia nella presente relazione.

E’ stato per tutte queste ragioni e per molte altre che non ho votato a favore della relazione García Pérez.

 
  
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  Christopher Heaton-Harris (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, per qualche strana ragione oggi ho interrotto la tendenza di una vita in questo Parlamento non votando contro una relazione della commissione per i diritti delle donne e l’uguaglianza di genere – mi sono astenuto.

In passato, ho costantemente votato non a favore di queste relazione perché di solito sono assolutamente piene di spazzatura. Ma, in quanto uomo sposato padre di due figlie, cerco di leggere ogni parola contenuta in questi testi e indovinare cosa significano effettivamente.

Nutro qualche preoccupazione circa la commissione da cui proviene questa roba – non penso che qui abbiamo davvero bisogno di una commissione per le donne dato che disponiamo di una commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni.

Vi sono alcune espressioni nella presente relazione – la “femminilizzazione della povertà”, ad esempio – che non significano assolutamente nulla ma che suonano in modo eccezionale per la brigata PC che sta là fuori.

Mi domando che cosa penserebbe questa commissione, diciamo, di coloro che rompono il soffitto di vetro: ad esempio, una madre di cinque figli, il cui minore ha la sindrome di Down e la maggiore potrebbe essere incinta di cinque mesi – come nel caso del potenziale vicepresidente degli Stati Uniti, Sarah Palin? Penso che alla commissione non piacerebbe il fatto che sia passata attraverso il soffitto di vetro. Ma in merito alla presente relazione mi sono astenuto.

 
  
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  Ewa Tomaszewska (UEN).(PL) Signor Presidente, sebbene sia una sostenitrice della parità di diritti, non ho votato a favore della risoluzione sulla parità tra le donne e gli uomini. La presente risoluzione comprendeva alcuni punti criptoabortisti e viola pertanto in questo ambito il principio di sussidiarietà. Il fatto che l’emendamento 2 – un emendamento che rimuove tali punti – sia stato respinto nella votazione rende necessario respingere l’intera risoluzione. E’ una vergogna che il Parlamento europeo possa violare con tale leggerezza i principi fondamentali secondo i quali funziona l’Unione europea.

 
  
  

– Clonazione di animali (B6-0373/2008)

 
  
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  Hynek Fajmon (PPE-DE).(CS) Signor Presidente, non ho votato a favore del divieto sulla clonazione. Un divieto sulla clonazione costituisce un attacco alla libertà della ricerca scientifica e alla libertà d’impresa. Limitare tali libertà non gioverà affatto all’Unione europea, ma porterà a un ulteriore fuga di cervelli verso gli Stati Uniti d’America e altri paesi del mondo in cui non esistono tali divieti. Un divieto sul commercio di tali prodotti porterà poi a ulteriori controversie commerciali in seno all’Organizzazione mondiale del commercio. Non vogliamo tali sviluppi.

La salute e altri rischi della clonazione devono essere valutati in modo adeguato secondo i processi e le procedure applicabili e i risultati devono essere comunicati al grande pubblico. Nel corso del primo semestre di quest’anno, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare ha condotto una consultazione scientifica in merito a questo tema, i cui risultati non forniscono alcuna ragione per vietare la clonazione.

 
  
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  Avril Doyle (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, non ho votato a favore della risoluzione sul divieto degli animali clonati nella nostra catena alimentare, a causa della mancanza di rigore scientifico a sostegno del nostro approccio in parlamento. Che si tratti di un voto legislativo, di una risoluzione su un’interrogazione parlamentare o di una relazione d’iniziativa, le decisioni prese dal Parlamento europeo e le votazioni della plenaria sono seriamente sminuite se non si reggono su un controllo scientifico rivisto tra pari. La credibilità e l’integrità del nostro lavoro, pertanto, sono legittimamente messe in dubbio.

 
  
  

– Relazione: Eva-Britt Svensson (A6-0199/2008)

 
  
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  Ivo Strejček (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, non ho votato a favore della relazione Svensson e sono grato di avere l’opportunità di spiegarne il motivo.

Le mie ragioni sono le seguenti. Innanzi tutto, nessun consumatore sa tutto, né tutto sa ogni legislatore. Ecco perché la pubblicità costituisce una parte vitale del commercio e degli scambi. In secondo luogo, ogni pubblicità (sfortunatamente o fortunatamente) deve essere appariscente, attraente, sensazionale e vistosa. Questo è il risultato del fatto che ci sono sempre almeno alcuni produttori che vendono lo stesso prodotto e ciascuno di loro desidera vendere solo il proprio. Terzo, il tentativo dell’onorevole Svensson è attento a tali principi e cerca di migliorare le forze del mercato con passi legislativi artificiali, che danneggeranno e distorceranno le naturali forze del mercato derivanti dalla relazione tra domanda e offerta. Ecco perché non ho votato a favore.

 
  
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  Frank Vanhecke (NI). (NL) Signor Presidente, se dovessi riassumere le mie ragioni per non votare a favore della relazione Svensson, potrei dire molto semplicemente che, a mio avviso, la presente relazione è del tutto assurda. E’ l’ennesima relazione in cui quest’Assemblea – che dopotutto si ritiene ufficialmente essere che difenda la libertà dei cittadini europei – richiede limitazioni della libertà e censura. Senza dubbio, diverse disposizioni della relazione Svensson, quali il paragrafo 14 sulla censura, direttamente tratte da Fahrenheit 451, un libro che ritrae un mondo in cui i libri sono vietati ed è soppresso il pensiero critico.

Sono in ogni caso molto critico nei confronti di questo Parlamento europeo, tuttavia esso deve badare di non fare di se stesso uno zimbello senza speranze e di diventare una sorta di clone del Soviet Supremo.

 
  
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  Philip Claeys (NI).(NL) Signor Presidente, desidero congratularmi con l’onorevole Svensson. La sua relazione è uno dei testi più incoraggianti, interventista e politicamente corretto di tutto questo mandato parlamentare. La relatrice sembra davvero convinta che la pubblicità e il marketing costituiscano un’enorme cospirazione volta a contribuire, fin dai primi anni di socializzazione del bambino, a una discriminazione di genere che consolida il perpetuarsi delle ineguaglianze tra uomo e donna lungo tutto l’arco della vita. Questa non è farina del mio sacco: la maggior parte di questa frase è stata presa parola per parola dal considerando M del testo.

La relazione sostiene senza dubbio una maggiore normativa e l’istituzione di enti specificamente coinvolti nel controllo del rispetto di tutte queste nuove norme. Direi jobs for the boys, se quest’espressione non fosse così terribilmente insensibile dal punto di vista del genere. Il paragrafo 14 del testo è il colmo, appoggiando l’eliminazione di ciò che chiama “messaggi che contengono stereotipi di genere” dai testi scolastici, dai giocattoli, dai videogiochi, da Internet e dalla pubblicità. Censura, in altre parole. Non so se il termine “testi scolastici” sia riferisca anche alla letteratura, ma, se è questo il caso, possiamo iniziare immediatamente a bruciare le opere di Shakespeare per le strade.

 
  
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  Christopher Heaton-Harris (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, sono tornato a un comportamento del passato per questa relazione e non ho votato a favore. Desidero specificare alcune delle ragioni per cui l’ho fatto.

Nutro enorme rispetto per la relatrice, l’onorevole Svensson, che ha svolto molto lavoro in questo ambito e costituisce uno dei modelli di ruolo femminile più forti che questo Parlamento potrebbe proporre. Tuttavia, taluni punti della relazione – alcuni dei quali sono stati bocciati – vanno al di là di ogni immaginazione. Nel paragrafo 9 vi era il controllo del pensiero di genere. Nel paragrafo 13 vi era la sfida ai ruoli di genere tradizionali e nel paragrafo 14 qualcosa che si avvicinava a un’avversione per le nuove immagini su Internet.

Le forme maschili e femminili sono sempre state utilizzate in pubblicità. Le forme maschili tendono a essere più belle della mia e le forme femminili tendono a essere più belle, diciamo, di quella di alcuni membri di quest’Assemblea. Questa è pubblicità per voi. Anche la Commissione europea – se guardate il suo sito web, o qualsiasi pubblicità affigga sui suoi edifici – utilizza immagini di uomini e donne che sono leggermente più belli della media.

 
  
  

Dichiarazioni di voto scritte

 
  
  

– Relazione Amalia Sartori (A6-0140/2008)

 
  
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  Jan Andersson, Göran Färm, Anna Hedh, Inger Segelström e Åsa Westlund (PSE), per iscritto. (SV) Abbiamo scelto di votare a favore della relazione, perché il suo scopo è la generale armonizzazione della classificazione, dell’etichettatura e dell’imballaggio dei prodotti chimici. Ciò può contribuire a una gestione più sicura dei prodotti chimici, migliorando l’ambiente e la salute.

Avremmo tuttavia desiderato vedere l’etichettatura dei prodotti chimici nella categoria cinque.

Tali prodotti chimici si trovano spesso nelle case e costituiscono una causa importante dell’avvelenamento dei bambini.

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. (PT) L’apertura a livello internazionale del dibattito sulle sostanze chimiche e il ruolo che esse svolgono nelle nostre vite risale al 1980, prima in seno all’Organizzazione internazionale del lavoro e successivamente in seno alle Nazioni Unite, che hanno adottato il GHS (Sistema generale armonizzato di classificazione ed etichettatura di prodotti chimici) nel dicembre 2002, con una revisione del 2005.

Tali decisioni hanno avuto un impatto a livello comunitario con l’adozione di diversi documenti.

In questo momento, ciò di cui ci stiamo occupando è meramente la proposta di regolamento relativo alla classificazione e all’etichettatura delle sostanze e delle miscele, mediante il quale l’Unione europea ha l’obiettivo di attuare i criteri internazionali concordati dal Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite per la classificazione e l’etichettatura di sostanze e miscele pericolose, altresì noti come il Sistema generale armonizzato (GHS).

Utilizzando tale sistema, l’obiettivo è concentrarsi sulla protezione della salute umana e dell’ambiente senza ostacolare la circolazione di sostanze e miscele, definendo una classificazione e criteri d’informazione, tra cui i requisiti per l’etichettatura e le schede dati di sicurezza. Ciò si ricollega all’appoggio della sicurezza nel trasporto di beni pericolosi e alla prevenzione di sicurezza per i consumatori, i lavoratori e l’ambiente. Abbiamo pertanto votato a favore di tali relazioni.

 
  
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  Marian Zlotea (PPE-DE), per iscritto. (RO) I prodotti chimici vengono prodotti e commercializzati a livello globale e il rischio che comportano è il medesimo in tutto il mondo. Sostanze considerate pericolose in un paese, in un altro possono avere un regime differente. Nei diversi paesi non devono essere previste descrizioni differenti dello stesso prodotto.

Oltre alla necessità di informazione, l’obiettivo principale del GHS (Sistema generale armonizzato) è la protezione del consumatore. La nuova normativa nell’ambito della classificazione, etichettatura e imballaggio di sostanze e miscele offrirà una maggiore protezione della salute umana e dell’ambiente. Credo che siano stati raggiunti dei compromessi, che contengono buone soluzioni per la salute dei consumatori. Gli utilizzatori professionali di prodotti chimici e i consumatori di tutto il mondo possono trarre vantaggio da un’armonizzazione generale.

In seguito all’applicazione della presente relazione, la protezione delle persone che utilizzano tali sostanze pericolose aumenterà e le imprese saranno più efficienti, riducendo il numero degli incidenti. L’utilizzo di tali sostanze pericolose sarà più sicuro e fornirà agli utilizzatori informazioni corrette, complete e accurate, garantendo una migliore protezione dei consumatori.

 
  
  

– Relazioni: Amalia Sartori (A6-0140/2008) (A6-0141/2008) (A6-0142/2008)

 
  
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  Ian Hudghton (Verts/ALE), per iscritto. (EN) Le relazioni Sartori affrontano questioni significative, importanti per tutti i nostri cittadini. I prodotti chimici sono prodotti e commercializzati a livello globale e i loro rischi restano i medesimi a prescindere da dove vengono utilizzati; di conseguenza, è appropriato che la classificazione e l’etichettatura di sostanze pericolose siano armonizzate in modo adeguato. Il pacchetto concordato oggi rappresenta un compromesso ragionevole raggiunto tra i gruppi politici e le istituzioni e ho pertanto potuto appoggiarlo.

 
  
  

– Relazione: Anja Weisgerber (A6-0201/2008)

 
  
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  Sylwester Chruszcz (NI), per iscritto. (PL) La relazione legalizza la produzione di autoveicoli alimentati a idrogeno. Si tratta di uno dei rari documenti che assume un approccio ponderato al problema dei combustibili alternativi per i veicoli. E’ particolarmente lodevole nella misura in cui si tratta di una tecnologia completamente innovativa, che è completamente innocua per l’ambiente, in quanto i gas di combustione sono costituiti da acqua. Non ho alcun dubbio in merito al fatto che il documento si ispiri al produttore del veicolo utilizzato da Hans-Gert Pöttering, ma ho deliberatamente votato a favore.

 
  
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  Hanne Dahl (IND/DEM), per iscritto. (DA) Il JuniBevægelsen sta valutando le cellule a combustibile che utilizzano l’idrogeno come vettore energetico basato su energia rinnovabile, quali l’energia solare, eolica e del moto ondoso, come sistema per il trasporto, poiché si tratta di un combustibile pulito, ad esempio non produce inquinamento da particolato e al contempo il combustibile può essere prodotto utilizzando energia rinnovabile. Tuttavia, in generale, gli autoveicoli alimentati a idrogeno hanno un’efficienza energetica molto bassa del 20 per cento dalla fonte alle ruote, il che è ampiamente surclassato dai veicoli elettrici alimentati da batterie al litio controllati da computer, che hanno un livello di efficienza energetica dell’80-90 per cento. Al contempo, milioni di batterie potrebbero risolvere il problema dello stoccaggio dell’energia rinnovabile. Pertanto, desideriamo lavorare affinché la Commissione compia passi avanti nel promuovere questa alternativa.

 
  
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  Proinsias De Rossa (PSE), per iscritto. (EN) La presente relazione permette di colmare il divario del mercato interno relativo ai veicoli a idrogeno, tenendo presente gli imperativi della protezione del consumatore.

I veicoli a idrogeno devono essere inseriti con urgenza nel quadro UE dell’omologazione tipo, promuovendo di conseguenza la ricerca e lo sviluppo di questa tecnologia ecologica in tutto il mercato interno.

Inoltre, sono state stabilite specifiche tecniche al fine di garantire l’affidabilità e la sicurezza dei componenti e dei sistemi a idrogeno, così come la chiara identificazione degli autoveicoli alimentati a idrogeno mediante l’etichettatura, che sarebbe importante qualora si verificasse un’emergenza.

 
  
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  Ian Hudghton (Verts/ALE), per iscritto. (EN) Ho votato a favore della relazione Weisgerber. Il potenziale dell’idrogeno come forma pulita di energia è stato riconosciuto da tempo e le tecnologie in questo ambito vengono migliorate costantemente. Ciononostante l’energia a idrogeno può essere veramente efficace come energia verde e pulita solo se l’idrogeno proviene da fonti sostenibili e, preferibilmente, rinnovabili e questo fatto è stato sottolineato nella relazione finale.

 
  
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  Jörg Leichtfried (PSE), per iscritto. − (DE) Voto a favore della relazione dell’onorevole Weisgerber relativo all’omologazione-tipo di autoveicoli alimentati a idrogeno.

Promuovere combustibili alternativi ecologici nell’UE costituisce un passo importante che di questi tempi deve essere assolutamente appoggiato. Gli autoveicoli alimentati a idrogeno si prestano a tale scopo, ma devono garantire un elevato livello di sicurezza e di protezione ambientale. Al fine di garantire che sia così, sono urgentemente necessarie condizioni unificate per l’omologazione tipo nell’Unione europea. Senza regolamenti a livello europeo sulla classificazione degli autoveicoli alimentati a idrogeno vi è un rischio che le singole autorizzazioni rilasciate dagli Stati membri distorcano la concorrenza e che le imprese trovino che investire nei veicoli a idrogeno non sia più redditizio.

Un sistema di omologazione tipo unificato offre ai cittadini la protezione di una direttiva a livello europeo e promuove un aumento del numero di veicoli sicuri in termini ambientali, il che è molto importante.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. (EN) Accolgo con favore la relazione di Anja Weisgerber concernente l’omologazione tipo di autoveicoli alimentati a idrogeno. Il testo costituisce un passo positivo nel contribuire a stimolare l’industria a intensificare gli sforzi di ricerca e sviluppo. Incoraggiare l’immissione sul mercato interno degli autoveicoli alimentati a idrogeno contribuirà in modo considerevole a conseguire gli obiettivi dell’Europa relativi al cambiamento climatico. Ho votato a favore delle raccomandazioni della relazione.

 
  
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  Andreas Mölzer (NI), per iscritto. − (DE) Non vi è alcun dubbio in merito al fatto che l’energia a idrogeno costituisca una tecnologia avente un potenziale futuro, ma non è affatto giunta a maturazione. Non solo i costi di acquisto sono ancora troppo elevati per essere finanziati, ma la produzione e lo stoccaggio dell’idrogeno sono costosi. Inoltre, anche se le automobili stesse non producono emissioni nocive, non è ancora chiaro il metodo di produzione dell’idrogeno in modo tale che utilizzi la minor energia possibile e non generi CO2.

Per concludere, non sappiamo altresì ancora se i veicoli elettrici o alimentati a pile a combustibile diventeranno la norma, ma è in ogni caso importante che appoggiamo tecnologie alternative al fine di ridurre la nostra dipendenza dai combustibili fossili. Di conseguenza, ho votato a favore della relazione Weisgerber.

 
  
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  Eluned Morgan (PSE), per iscritto. (EN) Ho votato a favore della presente relazione in quanto questa normativa preparerà la strada per una produzione su vasta scala di tali veicoli e fornirà agli automobilisti europei una reale alternativa nel prossimo futuro. Questa nuova normativa contribuirà ad accrescere lo sviluppo di tali veicoli, garantendo al contempo la loro affidabilità e sicurezza, e le misure inserite nella presente relazione garantiranno che si possano raggiungere i massimi vantaggi ambientali derivanti dagli autoveicoli alimentati a idrogeno.

 
  
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  Daciana Octavia Sârbu (PSE), per iscritto. (RO) Costruire motori d’automobile basati sull’idrogeno rappresenta una garanzia per lo sviluppo in futuro di mezzi di trasporto ecologici e per la protezione della salute pubblica. Al fine di ottenere vantaggi ambientali connessi all’utilizzo di veicoli basati sull’idrogeno, quest’ultimo deve essere prodotto in modo sostenibile, migliorando preventivamente il rumore e la qualità dell’aria.

Questo regolamento garantirà che i sistemi basati sull’idrogeno siano sicuri quanto le tecnologie di propulsione convenzionali, contribuendo alla stimolazione dell’industria per la costruzione di questo tipo di veicoli. Occorre creare un quadro adeguato al fine di accelerare l’immissione sul mercato di veicoli con tecnologie di propulsione innovative, così che l’industria dei trasporti contribuisca in modo significativo e un futuro più pulito e più sicuro.

Tenendo in considerazione i problemi globali causati dal cambiamento climatico e la mancanza di fonti di energia, i veicoli a idrogeno devono essere promossi a livello internazionale, in particolar modo nei paesi in via di sviluppo, così come negli USA, al fine di garantire una migliore protezione ambientale contro il riscaldamento globale.

Per questa ragione, ho votato a favore della presente proposta di regolamento, che rappresenta un primo passo verso un’Europa più pulita.

 
  
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  Peter Skinner (PSE), per iscritto. (EN) Dati i problemi attuali e futuri che colpiscono i veicoli a motore alimentati a petrolio, è chiaro che lo sviluppo di alternative è fondamentale. L’approvazione di specifiche in merito a ciò costituisce un solido passo avanti. La relazione tra il consumo aggregato di petrolio attraverso l’utilizzo dell’automobile a motore e l’aumento delle patologie respiratorie, così come i concomitanti aumenti dell’inquinamento, comporta che la progettazione della “prossima generazione” di veicoli deve riflettere tutto ciò.

Chiaramente, l’aspetto della generazione dell’idrogeno attraverso l’utilizzo dell’energia elettrica solleva considerazioni più ampie, compreso come collocare l’energia per la produzione della corrente elettrica originale. Tuttavia, la presente relazione contribuisce a far procedere, e nella giusta direzione, la discussione e l’industria alla base dell’automobile del futuro.

 
  
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  Bernard Wojciechowski (IND/DEM), per iscritto. (PL) L’idrogeno è universalmente noto come il combustibile più “pulito” e più accettabile dal punto di vista ambientale, dato che la sua combustione in aria o ossigeno produce sono acqua.

Nonostante i significativi problemi associati allo stoccaggio dell’idrogeno e al metterlo in cisterne di combustibile, il lavoro incessante condotto dai centri di ricerca di tutto il mondo indica che questo è il combustibile del futuro. In quanto tale, l’idrogeno ci fornirà una fonte di energia rinnovabile e sicura in termini ambientali.

L’introduzione di criteri UE di omologazione tipo per gli autoveicoli alimentati a idrogeno è fondamentale per l’adeguato funzionamento di un mercato unico e per garantire un elevato livello di sicurezza e di protezione dell’ambiente naturale.

 
  
  

– Situazione in Georgia (B6-0402/2008)

 
  
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  Alessandro Battilocchio (PSE), per iscritto. – Voto a favore di questa risoluzione, auspicando un rapido e pacifico epilogo di questa gravissima crisi. Ritengo necessario ribadire due aspetti: da un lato, è intoccabile il principio di inviolabilità dell’integrità territoriale dei vari Stati e, d’altro canto, va sottolineata la necessità di un assoluto rispetto per i diritti delle minoranze presenti.

Certo, dopo la vicenda Kosovo, la voce della comunità internazionale è senza dubbio più flebile e sostanzialmente meno credibile, ma vanno intensificati gli sforzi diplomatici per giungere ad una soluzione credibile e concreta. Ma mentre le cancellerie di tutto il mondo sono al lavoro, è urgente intervenire per fronteggiare la dilagante crisi umanitaria legata alla presenza di un crescente numero di profughi. L’Unione Europea deve farsi promotrice di una task force che allevi le sofferenze di centinaia di migliaia di persone che sono in difficoltà.

Sono in contatto con la referente internazionale Unicef che conferma l’assoluta gravità della situazione: spero che la Commissione Europea, come accaduto in altre situazioni, faccia la sua parte.

 
  
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  Giorgos Dimitrakopoulos (PPE-DE), per iscritto.(EL) I membri del Parlamento europeo appartenenti al partito Nuova democrazia (ND) hanno deciso di astenersi dalla votazione finale sulla risoluzione relativa alla situazione in Georgia. E’ stata presa tale decisione perché il progetto finale di risoluzione, che è stato messo al voto, è stato formulato in modo tale che è stato rimosso il senso di equilibrio presente nei precedenti progetti di risoluzione.

 
  
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  Glyn Ford (PSE), per iscritto. (EN) Voterò a favore della presente risoluzione comune, perché è importante che l’Unione invii un messaggio forte alla leadership della Russia. Ciononostante, manca di criticare in modo adeguato e di attribuire responsabilità al ruolo della leadership georgiana nel provocare la crisi. Per quanto mi riguarda, sotto l’attuale leadership, la Georgia non è assolutamente sulla strada per aderire alla NATO nel prossimo futuro.

La mia seconda osservazione consiste nel fatto che la crisi rafforza e potenzia la necessità di una politica estera e di sicurezza comune europea. Prima questo aspetto del Trattato di Lisbona sarà attuato e meglio sarà.

 
  
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  Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. (SV) La situazione in Georgia e la posizione assunta in merito costituiscono questioni di politica estera. L’opinione del Junilistan è che né il Parlamento europeo, né qualsiasi altra istituzione dell’UE debbano rilasciare una dichiarazione in merito a tali questioni, perché la politica estera deve essere perseguita a livello nazionale, non dall’Unione europea.

Non sorprende affatto che il Parlamento europeo stia traendo il massimo dall’opportunità di fare propaganda a favore di una politica estera e di sicurezza comune più forte e che, ancor peggio, dell’attuazione del Trattato di Lisbona. Qui oggi possiamo già vedere che i diversi Stati membri hanno opinioni diverse in merito alla questione della Georgia. Di conseguenza, non è auspicabile che l’UE parli con una sola voce, perché tale voce dovrà parlare contro le opinioni di molti Stati membri. I numerosi riferimenti alla NATO sono altresì molto problematici, dato che vi sono paesi che sono membri dell’UE, ma non della NATO.

La situazione in Georgia è molto grave, in particolare in considerazione di tutte le vittime civili del conflitto. Tuttavia, l’UE non deve perseguire una politica estera e pertanto abbiamo votato “no” in merito alla presente risoluzione.

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. (PT) La risoluzione approvata in Parlamento dalla maggioranza, in merito alla quale noi non abbiamo votato a favore, è parte integrante della campagna antirussa di coloro che utilizzano questa linea d’azione al fine di cercare di coprire le loro stesse enormi responsabilità per il peggioramento della situazione internazionale e di fornire un pretesto per nuovi pericolosi passi nell’aumento degli scontri.

Tra gli altri aspetti, la risoluzione nasconde il fatto che alla radice dell’attuale situazione internazionale e della situazione nel Caucaso vi sono la nuova corsa agli armamenti e la militarizzazione delle relazioni internazionali sostenute dagli USA e dalla NATO (con la sua idea strategica offensiva e il suo allargamento ai confini della Russia), la collocazione di nuove basi e missili USA in Europa e la crescente militarizzazione di questo continente, l’aggressione e lo smembramento della Jugoslavia e il riconoscimento dell’indipendenza della provincia serba del Kosovo al di fuori del diritto internazionale, gli attacchi e l’occupazione di Afghanistan e Iraq, vale a dire, l’imperialismo (e le contraddizioni intercapitaliste).

Alcuni di coloro che ora richiedono il rispetto del diritto internazionale, dell’integrità territoriale, della sovranità e dell’indipendenza degli Stati sono proprio le stesse persone, che hanno sostenuto e appoggiato l’aggressione contro la Jugoslavia o l’Iraq. Che ipocrisia!

La strada verso la pace e la salvaguardia del futuro dell’umanità risiede nel rispetto dei principi formulati nell’articolo 7, paragrafo 1, 2 e 3 della costituzione portoghese.

 
  
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  Ian Hudghton (Verts/ALE), per iscritto. (EN) Sono soddisfatto che l’emendamento del mio gruppo abbia avuto successo. Abbiamo chiesto che le autorità russe e georgiane fornissero informazioni in quanto alla posizione delle bombe a grappolo sganciate nel corso delle ostilità, così da accelerare le attività di eliminazione degli ordigni esplosivi.

Il Parlamento ha condannato l’utilizzo della forza e crede che i conflitti nel Caucaso non possano essere risolti con la violenza. La rapidità della rimozione degli ordigni esplosivi eviterà morti tra i civili in futuro.

 
  
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  Ona Juknevičienė (ALDE), per iscritto.(LT) Ho votato a favore degli emendamenti nn. 2 e 5, dato che a mio avviso la Russia sta pretendendo il ripristino dei confini territoriali dell’ex Unione sovietica mediante l’impiego di diversi mezzi. Con le sue azioni in Georgia, ancora una volta la Russia ha dimostrato la sua prontezza a invadere e occupare il territorio di uno Stato sovrano con la pretesa di difendere i diritti dei suoi cittadini, a mio avviso, nella sua risoluzione, l’UE deve chiaramente dimostrare la gratuità dei piani espansionistici della Russia, soprattutto in merito ai paesi del Baltico.

Non votando a favore della clausola 2 del paragrafo 27, desidero dire che l’UE non può e non ha il diritto di decidere se la Georgia sia ancora in fase di adesione della NATO. Siamo solamente in grado di affermare che, il 3 marzo 2008, la NATO ha confermato la possibilità che la Georgia aderisca a questa organizzazione; tuttavia, la decisione spetta allo stato sovrano della Georgia.

 
  
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  Filip Kaczmarek (PPE-DE), per iscritto. (PL) Onorevoli colleghi, ho votato a favore della risoluzione sulla situazione in Georgia. L’ho fatto non perché si tratta di una risoluzione ideale; non vi è alcun dubbio a mio avviso che la nostra risoluzione potrebbe essere migliore. Ho esitato in merito al fatto di appoggiare il progetto di risoluzione.

I miei dubbi sono stati sollevati dall’onorevole Schulz proprio prima della votazione. Ha espresso il suo rammarico per il fatto che la risoluzione abbia mancato di criticare il presidente georgiano. Questa rilevante dichiarazione mi ha convinto che la risoluzione avrebbe potuto essere molto peggiore e che avrebbe potuto essere distrutta dal gruppo di pressione a favore della Russia del Parlamento europeo. In ciò che ha detto, l’onorevole Schulz ha sottovalutato l’unità del Parlamento rispetto alla crisi nel Caucaso. E’ ora chiaro che sarebbe stato meglio se il Parlamento europeo avesse tenuto prima una sessione parlamentare sul tema della Georgia. E’ vergognoso che non abbiamo presentato la nostra posizione nel corso di una seduta del Consiglio. E’ vergognoso che non abbiamo avanzato le nostre prescrizioni e le nostre opinioni dinanzi ai leader riuniti degli Stati membri.

 
  
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  Carl Lang e Fernand Le Rachinel (NI), per iscritto. – (EN) Signor Presidente, assumendo una posizione inequivocabile contro la Russia e impegnando l’Europa nella risoluzione del conflitto, il Consiglio europeo e la maggioranza del Parlamento stanno avviando un processo pericoloso tanto quanto quello che ha fatto precipitare il continente nella Prima guerra mondiale.

Tale processo è il risultato degli allargamenti a est mal preparati, che ci portano più vicini alle zone di conflitto dei Balcani e del Caucaso. Quali saranno allora le conseguenze dell’adesione della Turchia, quali saranno i confini dell’Iraq e dell’Iran? Inoltre, riconoscendo l’indipendenza della provincia serba del Kosovo, i nostri governi hanno aperto un vaso di Pandora, mettendo in dubbio l’integrità territoriale non solo della Georgia, ma della maggior parte dei paesi europei, sia a est che a ovest.

Qualora, come desiderato dai Socialisti, dai Liberali, dai Verdi e dal PPE, la Georgia diventasse un membro della NATO e aderisse a un’Unione europea governata dal Trattato di Lisbona, le nostre nazioni entrerebbero in conflitto con la Russia.

L’Europa di Bruxelles significa guerra. Più che mai, di fronte a una Cina più potente e alla minaccia islamica, è tempo di costruire un’altra Europa, l’Europa degli Stati sovrani, unita con la Russia attraverso i legami di civiltà costituiti dal nostro retaggio greco e cristiano.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. (EN) Accolgo con favore la rapida azione intrapresa dalla presidenza francese nel lavorare verso una soluzione per il conflitto tra Georgia e Russia. Se da un lato si possono muovere critiche all’impegno militare di Tbilisi nell’Ossezia meridionale, dall’altro l’azione di risposta intrapresa dalla Russia è sia sproporzionata che una palese violazione dell’integrità territoriale della Georgia.

 
  
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  Erik Meijer (GUE/NGL), per iscritto.(NL) Vi sono tutte le ragioni di fornire aiuti umanitari al popolo della Georgia e altresì di condannare l’intervento militare nella regione non in conflitto e l’utilizzo di bombe a grappolo da parte della Russia. Gli aspetti della presente risoluzione che respingono sono il suo schierarsi con la Georgia e il suo tentativo di punire e isolare la Russia e di circondarla con la NATO al fine di riconoscere l’indipendenza dell’Abkhazia e l’Ossezia meridionale.

Davvero molti dei paesi europei di oggi si sono in effetti creati staccandosi da un altro paese, rilasciando una dichiarazione di indipendenza unilaterale e ottenendo infine il riconoscimento da parte di altri paesi. La maggior parte dei paesi europei sono nati dopo il 1830, in particolar modo in ondate successive al 1918 e al 1991. Il Kosovo ha costituito l’esempio più recente. Non vi è assolutamente alcuna ragione per dichiarare eccezionale la genesi del Kosovo o di fingere che questa sarà l’ultima volta che un paese verrà creato.

Non è mai l’ultima volta. Fintanto che esistono regioni in cui la maggioranza degli abitanti considerano il governo al potere inutile o persino minaccioso, percependolo come una dominazione straniera, continueranno a formarsi nuovi paesi. Ci esorto a riconoscere che gli abitanti dell’Abkhazia e dell’Ossezia meridionale non desiderano essere subordinati alla Georgia.

 
  
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  Andreas Mölzer (NI), per iscritto. − (DE) La Russia è importante per l’UE non solo in quanto fornitore di energia, ma anche come contrappeso alla determinazione dell’America a dominare del mondo. Per tali ragioni, ma altresì al fine di evitare di mettere a rischio la sua credibilità, è importante che l’UE giochi un ruolo neutrale in qualità di mediatore tra Georgia e Russia.

Vi sono comunità russe molto ampie in molti Stati dell’ex Unione sovietica, come l’Ucraina, il che rende più facile capire perché il Cremlino pensa di avere una responsabilità particolare nei confronti di questi gruppi di persone russe. L’UE potrebbe aiutare a negoziare una soluzione che sarebbe accettabile per tutte le parti e, ad esempio, parlare a sostegno di generosi diritti delle minoranze etniche per i Russi nell’era post-sovietica, che si inserirebbero negli obiettivi relativi ai diritti umani dell’Unione europea spesso citati. Tenendo a mente ciò, allora, appoggio la posizione risultante dal vertice speciale e sono contro l’atteggiamento da “vassalli” degli Stati Uniti presente in questa relazione, ed ecco perché non ho votato a favore.

 
  
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  Athanasios Pafilis (GUE/NGL), per iscritto.(EL) La risoluzione comune difende la politica UE, che sfrutta la crisi nel Caucaso. Si tratta di un tentativo di intensificare l’intervento e la presenza dell’UE in questa regione fondamentale. Mascherata da mediatrice di pace, propone una serie di misure volte ad agevolare il suo consolidamento e il suo intervento nel Caucaso. La risoluzione è provocatoria, poiché non condanna il brutale attacco operato dal governo Euro-NATO della Georgia e l’assassinio di migliaia di civili. Al contrario, offre qualsiasi aiuto possibile alla politica della Georgia e alla sua adesione alla NATO. La condanna del movimento separatista dell’Ossezia meridionale e dell’Abkhazia è una risibile ipocrisia, per non dire di peggio, alla luce dello smembramento della Jugoslavia e della recente decisione dell’UE in merito al Kosovo.

In mezzo alla rete di conflitti e rivalità tra l’UE, gli Stati Uniti e la Russia, la risoluzione del Parlamento europeo è quasi identica alla politica USA, poiché assume una posizione unilaterale contro la Russia al fine di ottenere una migliore posizione negoziale per una quota dei mercati euroasiatici e risorse che generano ricchezza.

L’aggravamento del conflitto e delle rivalità ad opera degli imperialisti e il tentativo della Russia di promuovere la sua posizione nella piramide imperialista crea nuovi pericoli per le popolazioni del Caucaso e della regione più ampia. La risposta delle persone può e deve essere l’unione nella lotta antimperialistica.

 
  
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  Dimitrios Papadimoulis (GUE/NGL), per iscritto.(EL) Come tutto il gruppo confederale della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica all’unisono, non ho votato a favore della risoluzione sulla situazione nel Caucaso, poiché vede la crisi attraverso le lenti deformanti di una politica e di un opportunismo a favore di Bush. L’aspetto peggiore e maggiormente provocatorio della risoluzione è il fatto che evita la minima critica alla linea di azione opportunistica intrapresa dal Primo Ministro georgiano Saakashvili, che ha innescato la crisi in modo tale da contrariare i suoi protettori americani. La posizione assunta dalla maggioranza in seno al Parlamento europeo si oppone direttamente a quella assunta sei mesi fa dalle stesse forze politiche in merito alla questione del Kosovo.

Non si può ottenere stabilità nella regione del Caucaso attraverso una politica in cui si fa da spalla agli Stati Uniti, che chiude un occhio sul reale stato di cose e che persegue una politica di due pesi e due misure.

 
  
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  Ioan Mircea Paşcu (PSE), per iscritto. (EN) Ho votato a favore dell’emendamento n. 2, perché ritengo sia inammissibile che i confini possano essere modificati con il pretesto di “preoccuparsi” per le minoranze dei paesi vicini. Ho altresì votato per dire che alla Georgia è stata promessa l’adesione alla NATO in occasione del Vertice di Bucarest e che si trova sulla strada giusta per le seguenti ragioni:

a. E’ vero: alla Georgia è stato assicurato che sarebbe diventata membro della NATO e che è ufficialmente iscritta nel Final Communiqué del Vertice NATO di Bucarest,

b. almeno un importante leader europeo ha affermato – nel contesto della recente guerra con la Russia – che la vocazione della Georgia per la NATO sarebbe stata soddisfatta,

c. l’UE è tenuta a garantire la sicurezza, l’indipendenza e l’integrità territoriale della Georgia in virtù dell’accordo di partenariato concluso dall’UE con la Georgia nel quadro della politica europea di vicinato e il fatto che non può farlo – perché non è strutturata per questo – significa che la sola istituzione che può sopperirvi è la NATO, di cui sono altresì membri la maggioranza dei paesi dell’UE.

 
  
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  Béatrice Patrie (PSE), per iscritto. – (FR) Sebbene non perfetta, la risoluzione adottata dal Parlamento europeo merita di essere appoggiata in quanto conferma l’unità dimostrata dall’Europa in merito alla risoluzione relativa alla situazione in Georgia.

Questa complessa crisi costituisce una prova di quanto sia urgente per l’UE lo sviluppo di un’adeguata strategia regionale nei confronti del Caucaso e della Russia. Di conseguenza, si consiglierebbe bene all’UE di proporre l’idea di tenere una conferenza internazionale come quella di Helsinki, da cui è nata l’OSCE nel 1975.

Per i tempi a venire, è necessario far sì che la relazione giustificata riguardante i negoziati sul potenziamento del partenariato tra l’UE e la Russia smetta di non menzionare la necessità di costruire un dialogo equilibrato con il paese comprendendo tutte le questioni di interesse comune, tra cui i valori democratici e la dimensione energetica.

A questo proposito, è un peccato che il Parlamento europeo non stia chiedendo chiaramente una revisione della nostra strategia energetica che, altre all’annunciata diversificazione delle fonti di approvvigionamento , deve altresì fornire lo sviluppo di energie rinnovabili e del risparmio energetico.

 
  
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  Gilles Savary (PSE), per iscritto.(FR) Mi sono astenuto dal votare la risoluzione del Parlamento europeo relativa agli eventi in Ossezia meridionale e in Abkhazia dato che il Parlamento ha assunto una posizione di parte e squilibrata nei confronti della dichiarazione di indipendenza unilaterale del Kosovo da una Serbia normalizzata e democratizzata.

Il Parlamento non ha considerato appropriato approvare una risoluzione simile in merito al Kosovo in nome degli stessi principi di rispetto del diritto internazionale e dell’integrità dei confini nazionali che invoca oggi per denunciare il riconoscimento dell’indipendenza dell’Ossezia e dell’Abkhazia da parte di Mosca. Tutti noi sappiamo perché: non volevamo criticare i paesi dell’Occidente – che sono stati celeri nel riconoscere la dichiarazione di indipendenza unilaterale e illegittima del Kosovo – per gli aspetti per i quali oggi critichiamo molto opportunamente la Russia.

Sebbene le iniziative militari del governo georgiano, come quelle della Russia, debbano essere condannate fermamente e debbano lasciare spazio a una risoluzione diplomatica e a una mediazione internazionale, l’Unione europea non può permettersi di applicare due pesi e due misure ai molti “conflitti congelati” del periodo successivo alla guerra fredda.

Non vi sarebbe nulla di peggio per la sicurezza del nostro continente che l’Europa confondesse alleanze e fedeltà con la politica “che induce crimini” del governo Bush in questa regione del pianeta, come ha fatto in altre zone.

 
  
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  Geoffrey Van Orden (PPE-DE), per iscritto. (EN) Mentre la risoluzione esprime molte opinioni che sono in grado di appoggiare – in particolare, l’approccio allo status finale dell’Ossezia meridionale e dell’Abkhazia, e la richiesta di ritirare del tutto le truppe russe dalla Georgia – essa contiene altresì molti elementi inutili.

L’UE potrebbe svolgere un ruolo utile nel fornire osservatori civili e nell’assistenza umanitaria. Tuttavia, non deve cercare di sfruttare la crisi in Georgia per i suoi fini richiedendo un potenziamento della politica di difesa e di sicurezza dell’UE, mettendo osservatori sotto una rubrica della PESD o appoggiando il Trattato di Lisbona respinto. Inoltre, è stato deludente il fatto che nella votazione sia stata rimossa la frase: “La Georgia è alla fine ancora sulla strada verso l’adesione all’Alleanza (NATO)”. Mi sono pertanto astenuto in merito alla presente risoluzione.

 
  
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  Glenis Willmott (PSE), per iscritto. (EN) Il partito laburista del Parlamento europeo accoglie con favore la presente risoluzione, che mostra un’unità chiara e solida tra gli Stati membri dell’UE in seno al Consiglio e al Parlamento europeo in merito a tale questione fondamentale. Portiamo il lutto per le tragiche perdite di vite umane verificatesi nel corso di questo conflitto e condanniamo le violente azioni di entrambe le parti. Appoggiamo le mosse volte a sostenere una pace duratura, la fornitura di aiuti umanitari alle vittime e gli sforzi per la ricostruzione.

Abbiamo suggerito di astenerci dal voto in merito alla seconda parte del paragrafo 27, dato che siamo certi che si tratta di una risoluzione volta a risolvere la situazione in Georgia. Discutere la futura adesione a un’organizzazione esterna, quale la NATO, distrarrebbe solamente da questo punto importante.

Appoggiamo senza riserve l’invito della risoluzione di garantire una soluzione duratura del conflitto sulla base dell’accordo di sei punti mediato dall’UE, ed esortiamo la Russia ad agire in modo decisivo al fine di rispettare le condizioni concordate di questo piano di cessate il fuoco, permettendo pertanto la ripresa dei negoziati sull’accordo di partenariato UE-Russia.

 
  
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  Vladimír Železný (IND/DEM), per iscritto. − (CS) Mi sono astenuto dalla votazione sulla risoluzione del Parlamento europeo relativa alla situazione in Georgia, non perché desideri mettere in dubbio la legittimità della posizione georgiana, ma, al contrario, perché avrei approvato i passi aggressivi e inadeguati compiuti dalla Russia. Come di recente è stato spesso il caso, alcuni membri eurofederalisti hanno sfruttato ancora una volta il conflitto in Georgia e la risoluzione associata al fine di richiedere una rapida ratifica del Trattato di Lisbona. E’ stato questo comportamento inadeguato che ha determinato la mia astensione.

 
  
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  Marian Zlotea (PPE-DE), per iscritto. (EN) Il Consiglio europeo straordinario del 1° settembre ha dimostrato e affermato l’unità dell’UE, il che rappresenta un progresso rispetto al 2003, quando la situazione in Iraq ha generato questioni in merito all’unità dell’UE.

L’Europa deve continuare a esprimere la propria solidarietà e determinazione riguardo al rispetto della Russia delle leggi e delle norme internazionali. La risoluzione che abbiamo votato oggi sottolinea che il partenariato tra l’Europa e la Russia deve basarsi sul rispetto reciproco delle regole fondamentali della cooperazione europea.

La Russia continua a violare talune condizioni degli accordi di cessate il fuoco, comportamento che deve essere trattato con una pressione economica e politica unita volta a incoraggiare la Russia a ritirare completamente tutte le truppe dal territorio georgiano e a ridurre la loro presenza militare nell’Ossezia meridionale e in Abkhazia.

E’ cruciale che siano intraprese azioni immediate volte a garantire la continua fornitura di assistenza alle vittime sfollate di questo conflitto. Tali inquietanti eventi perpetrati dalla Russia devono essere trattati con una determinazione europea compatta. Al fine di proteggersi da sfide future di questo genere, l’Europa deve trovare fonti di energia alternative e potenziare la politica europea di sicurezza e di difesa come disposto nel Trattato di Lisbona.

 
  
  

– Diritto contrattuale europeo (B6-0374/2008)

 
  
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  Ian Hudghton (Verts/ALE), per iscritto. (EN) Ho votato a favore della risoluzione della commissione per gli affari legali. Il quadro comune di riferimento costituirà un importante sviluppo giuridico e ancora non sappiamo quale forma assumerà. E’ vitale che questo Parlamento e le parti interessate di tutti i paesi e i sistemi giuridici siano pienamente informati in merito a tutti gli sviluppi futuri.

 
  
  

– Relazione: Proinsias De Rossa (A6-0289/2008)

 
  
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  Proinsias De Rossa (PSE), per iscritto. (EN) Nonostante il titolo complesso, la presente relazione riguarda una denuncia di cattiva amministrazione del 2001 da parte della Commissione in relazione alla mancata adeguata attuazione della direttiva sull’orario di lavoro da parte del governo tedesco. Il caso è stato rimesso al Parlamento europeo tramite una relazione speciale del Mediatore europeo.

Presentare una relazione speciale al Parlamento europeo costituisce l’unico passo sostanziale che il Mediatore può compiere nel cercare una risposta soddisfacente a nome di un cittadino. La mia relazione, a nome della commissione per le petizioni, appoggia la conclusione del Mediatore che il mancato trattamento da parte della Commissione della denuncia del richiedente per quasi otto anni costituisce un caso di cattiva amministrazione.

La relazione non si occupa del contenuto stesso della direttiva sull’orario di lavoro e pertanto un emendamento che cercava di sollevare il contenuto della direttiva è stato contestato come irrilevante per la presente relazione.

 
  
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  Konstantinos Droutsas (GUE/NGL), per iscritto.(EL) La relazione sul rifiuto della Commissione di esaminare la denuncia di un medico tedesco riguardo alla violazione della normativa sul lavoro in merito all’orario di lavoro da parte dello Stato tedesco evidenzia la natura classista dell’UE. La Commissione reagisce con grande rapidità quando sono in gioco gli interessi di capitale; obbliga gli Stati membri a rispettare il diritto comunitario, ma quando i lavoratori denunciano una violazione dei loro diritti, la Commissione ignora le loro denunce.

La posizione provocatoria della Commissione è una conseguenza naturale della politica antipopolare dell’UE, che promuove un ritorno a condizioni di impiego medievale per la classe lavoratrice, al fine di salvaguardare la redditività dei monopoli europei. In tale contesto, lo scorso luglio il Consiglio dei ministri per l’Occupazione ha adottato un emendamento alla direttiva sull’orario di lavoro dell’UE. Questa farsa contro la forza lavoro separa il concetto di orario di lavoro in orario attivo e inattivo – quest’ultimo non è considerato orario di lavoro retribuito – e fornisce ai datori di lavoro il diritto di occupare i loro lavoratori fino a 13 ore al giorno, 65 ore alla settimana, non corrispondendo loro alcuno straordinario di sorta.

I diritti della classe lavoratrice e dei dipendenti non sono garantiti mediante una denuncia alla Commissione, bensì mobilitando e intensificando la lotta di classe contro il capitale e l’UE al fine di capovolgere questa politica.

 
  
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  Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. (SV) La Junilistan ritiene che le ore di lavoro debbano essere regolate a livello nazionale. La presente relazione non deve pertanto essere sviscerata in seno al Parlamento europeo, anche se ufficialmente affronta il trattamento della Commissione di un caso di violazione.

Il principio di sussidiarietà, lodato in qualsiasi occasione cerimoniale immaginabile, qui è fondamentale. Quando la maggioranza del Parlamento europeo entra nei dettagli, è esattamente il contrario; nulla può in effetti essere lasciato agli Stati membri. La direttiva sull’orario di lavoro costituisce di per sé una palese violazione del principio di sussidiarietà. I paesi dispongono di strutture imprenditoriali diverse. Alcuni dispongono di un’industria di trasformazione pesante, altri di un’industria leggera, altre ancora dispongono di molte industrie stagionali e turistiche e il settore pubblico è strutturato in modi diversi. E’ pertanto completamente inappropriato cercare di regolare le ore lavorative in tutta l’UE, né vi è alcuna ragione di farlo. Coloro che argomentano a favore di ciò affermano che altrimenti nell’UE si verificherebbero problemi di dumping sociale. Si tratta di un’accusa estremamente grave contro i paesi che abbiamo accettato come membri dell’UE, che rispettano tutti i criteri di Copenhagen e che sono tutti Stati governati dal diritto e in cui vi è il libero diritto di unirsi in un sindacato.

La presente relazione costituisce ancora un altro tentativo dell’UE di interferire nella questione delle ore lavorative, che è responsabilità degli Stati membri. Abbiamo votato no, riferendoci al principio di sussidiarietà.

 
  
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  Ian Hudghton (Verts/ALE), per iscritto. (EN) Ho potuto appoggiare la relazione De Rossa e mi auguro che la Commissione comprenda appieno le raccomandazioni del Mediatore in relazione allo Stato di diritto e al principio di buona amministrazione.

 
  
  

– Relazione: Iratxe García Pérez (A6-0325/2008)

 
  
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  Richard James Ashworth (PPE-DE), per iscritto. (EN) Io e i colleghi conservatori britannici siamo pienamente a favore del principio di pari opportunità per le donne e gli uomini. Ci troviamo d’accordo su alcuni aspetti della presente relazione, quali: la necessità di compiere maggiori progressi nel trattare il divario retributivo tra le donne e gli uomini; la promozione dell’imprenditoria tra le donne; l’importanza di politiche a livello nazionale che cerchino di promuovere un miglior equilibrio tra vita privata e vita lavorativa. Come ha affermato il nostro ministro ombra per le donne: “Un approccio conservatore alla parità di genere si baserà sulla fede nelle pari opportunità e nella parità di trattamento giuridico, commerciale, sociale e politico”.

Ci preoccupano tuttavia taluni aspetti della relazione, quali: la richiesta di nuove basi giuridiche nel diritto dell’UE e la richiesta di una decisione sulla “piena comunitarizzazione di politiche”. Non possiamo altresì appoggiare la creazione di un Istituto europeo per l’uguaglianza di genere, come disposto nella relazione; tali questioni devono essere perseguite dai singoli Stati membri.

Per tali ragioni, abbiamo deciso di astenerci in merito alla presente relazione.

 
  
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  Jean-Pierre Audy (PPE-DE), per iscritto. – (FR) Ho votato a favore della risoluzione del Parlamento europeo basata sulla relazione della mia collega spagnola, l’onorevole García Pérez, sulla parità tra le donne e gli uomini. Dobbiamo vegliare più che mai sulla duplice dimensione del tema: da un lato, garantire la parità in tutti gli ambiti politici (integrazione della dimensione di genere) e, dall’altro, introdurre misure mirate volte a ridurre la discriminazione contro le donne, tra cui campagne di sensibilizzazione, scambio di migliori pratiche, dialogo con i cittadini e iniziative di partenariato pubblico-privato. Tutti i temi sono importanti: pari retribuzione, partecipazione al processo decisionale, in particolare le decisioni pubbliche, conciliazione di vita privata e vita professionale e violenza contro le donne. La parità di genere costituisce una causa importante, per la quale è già stato fatto molto, ma che deve riceverla piena attenzione delle forze politiche umaniste per compiere progressi e deve essere discussa dovunque, anche nel dialogo interculturale.

 
  
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  Koenraad Dillen, Carl Lang e Fernand Le Rachinel (NI), per iscritto. – (FR) A volte vi sono coincidenze fortunate, forse persino divertenti. Cogliamo senza dubbio l’opportunità offertaci dalla presente relazione annuale sulla parità tra le donne e gli uomini e dalla sua concomitanza con la Presidenza francese dell’Unione europea al fine di sottolineare un punto marginale, ma divertente, che è al peggio una mancanza di tatto e al meglio è una perfetta applicazione del principio di uguaglianza tra le donne e gli uomini, il che significa la non discriminazione tra i due sessi.

Qualche giorno fa, in occasione dell’inizio della Presidenza di Sarkozy, che ha ricevuto molta attenzione da parte dei mezzi d’informazione, sono stati offerti dei doni ai deputati europei. Nel portadocumenti donato, vi era in particolare una cravatta.

Dei 785 membri del Parlamento europeo, quasi un terzo è costituito da donne. Non avevano anch’esse il diritto a un piccolo dono personalizzato o dobbiamo concludere da questo che anche le donne devono indossare la cravatta?

Sembra che accada ancora che, quando si svolgono grandi dibattiti sul ruolo e la posizione delle donne nella vita politica, un comportamento villano ha molto spesso la meglio sulla galanteria.

 
  
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  Konstantinos Droutsas (GUE/NGL), per iscritto.(EL) Non possiamo votare a favore della relazione sulla parità tra le donne e gli uomini – 2008, perché cerca di persuadere le donne che ripiegare su rapporti di lavoro flessibile e che la riduzione e la commercializzazione di qualsiasi vantaggio sociale resti per la famiglia della classe lavoratrice siano necessariamente un male, così che le donne si adatteranno alla politica UE di conciliazione degli obblighi famigliari e degli impegni professionali.

Le valide scoperte sul divario retributivo tra le donne e gli uomini non vengono affrontate, per non dire eliminate; invece, vi sono mere esortazioni o l’istituzione della giornata internazionale della parità retributiva. Le misure proposte al fine di combattere gli stereotipi di genere e a favore della pari rappresentanza nel processo decisionale, dell’eliminazione di qualsiasi genere di violenza basata sul genere e così via costituiscono una mossa nella giusta direzione, ma resteranno delle pie illusioni fintanto che perdura la causa prima responsabile di tali condizioni e che le mantiene, vale a dire il sistema capitalista, che genera e aggrava la discriminazione e la disuguaglianza.

Una vera parità impone una lotta per un cambiamento nell’equilibrio di potere. Una tale politica favorisce i lavoratori e l’abolizione della strategia UE. Vi deve altresì essere una lotta contro l’arricchimento del capitale e l’assenza di responsabilità dei datori di lavoro. Nessuna misura sarà efficace a meno che il movimento popolare di ciascun paese non venga rafforzato e siano stabiliti obiettivi per un cambiamento sostanziale, proprio fino al livello in cui viene esercitato il potere.

 
  
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  Edite Estrela (PSE), per iscritto. (PT) Ho votato a favore della relazione dell’onorevole García Pérez sulla parità tra le donne e gli uomini – 2008, dato che ritengo che ridurre le disparità tra le donne e gli uomini sia fondamentale al fine di istituire una società più giusta così come di essere un fattore determinante per la crescita economica, la prosperità e la competitività dell’Unione europea.

Desidero ribadire la proposta del relatore, che cerca di rafforzare le normativa europea in materia di parità di genere. Nonostante le azioni condotte in questo settore, non sono stati compiuti progressi significativi a livello europeo, in particolare in merito al divario retributivo tra le donne e gli uomini, alla partecipazione delle donne nel processo decisionale, alla lotta alla violenza contro le donne, all’accesso all’istruzione e alla formazione permanente o persino alla conciliazione della vita professionale, familiare e personale.

Mi rammarico tuttavia che sia stato approvato l’emendamento n. 1, rimuovendo in tal modo l’importante riferimento alla necessità che la Commissione e il Consiglio creino una chiara base giuridica per combattere tutte le forme di violenza contro le donne.

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. (PT) La presente relazione sottolinea importanti aspetti riguardanti i tipi di discriminazione che persistono nella società, concentrandosi in particolar modo sull’ambito relativo a lavoro, retribuzione, povertà, pensioni e riforme. Introduce altresì le questioni della violenza contro le donne e della tratta, le questioni dell’istruzione e della formazione, la mancanza di strutture sociali e l’accesso a servizi per la cura dell’infanzia e delle persone a carico e la promozione della salute sessuale e riproduttiva delle donne.

Vi sono ancora, tuttavia, alcune controindicazioni, come è il caso delle azioni proposte nell’ambito dell’occupazione, in cui è stata respinta una proposta che abbiamo avanzato, nonostante il fatto che ne sia stata approvata un’altra, che salvaguarda importanti aspetti per le donne. Mi riferisco alla seguente proposta che ora fa parte della risoluzione finale del Parlamento europeo: “[…] sollecita […] gli Stati membri ad adottare misure efficaci che garantiscano il rispetto delle norme sociali e un lavoro tutelato da diritti nei diversi settori d’attività, assicurando in tal modo una retribuzione dignitosa ai lavoratori e, in particolare, alle donne, il diritto alla sicurezza e alla salute sul lavoro, alla protezione sociale e alla libertà sindacale e contribuendo ad eliminare la discriminazione tra donne e uomini sul posto di lavoro”.

Da qui, il nostro voto a favore, sebbene deploriamo che siano state respinte altre proposte positive.

 
  
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  Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. (SV) La Junilistan prende con fermezza le distanze da qualsiasi forma di discriminazione. L’UE è un’unione di valori e gli Stati membri devono trattare tutti i gruppi della società allo stesso modo ed equamente.

La relazione contiene tuttavia una proposta da cui prendiamo fortemente le distanze, vale a dire quella secondo cui il Parlamento europeo deve esortare la Commissione e il Consiglio a prendere una decisione sulla piena comunitarizzazione di politiche sull’immigrazione e l’asilo. I rispettivi Stati membri devono occuparsi di tali questioni.

In generale, la relazione contiene molte opinioni in merito a come si debba raggiungere l’uguaglianza. Le misure proposte comprendono misure politiche relative al mercato del lavoro, campagne di informazione, dialogo con i cittadini, quote, colmare il divario retributivo, misure volte a combattere la segregazione lavorativa nel settore dell’istruzione e miglioramenti delle strutture a sostegno della maternità per le donne che esercitano un’attività autonoma. La relazione accoglie altresì con favore la creazione dell’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere ed esorta le Istituzioni comunitarie e gli Stati membri a introdurre una giornata internazionale della parità retributiva.

La parità tra le donne e gli uomini deve costituire un obiettivo per tutti gli Stati membri. Le misure politiche utilizzate al fine di conseguire tali obiettivi devono tuttavia essere determinate a livello nazionale. Il coordinamento internazionale, che è auspicabile, deve svolgersi a livello globale, preferibilmente in seno all’ONU. Abbiamo pertanto scelto di votare no in merito alla presente relazione.

 
  
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  Marian Harkin (ALDE), per iscritto. (EN) In generale, sono molto a favore della maggior parte di quanto è contenuto nella presente relazione. Il paragrafo 9 mi pone tuttavia un problema. Credo che il testo di tale paragrafo debba essere puntualizzato affermando la necessità di rispettare i processi legislativi nazionali quando si considera la questione dell’aborto.

In merito a tale questione, l’Irlanda ha un protocollo al Trattato di Maastricht e inoltre la sfera dell’aborto non è di competenza dell’UE. Sta a ciascuno Stato membro decidere la propria normativa in questo settore e il Parlamento deve pertanto rispettare il principio di sussidiarietà. Purtroppo, il testo non è chiaro in merito a tale questione.

 
  
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  Ian Hudghton (Verts/ALE), per iscritto. (EN) La relazione García Perez affronta molte questioni importanti relative alla parità di genere, alla giustizia sociale e ai diritti fondamentali. Una questione che preoccupa sempre più in tutta Europa è quella della tratta di esseri umani, che coinvolge vittime provenienti sia dall’interno che dall’esterno dell’UE. La lotta a una criminnalità organizzata seria di questa natura necessita di un approccio transfrontaliero che coinvolge più agenzie ed è chiaro che l’UE ha un ruolo fondamentale da svolgere in questo settore.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. (EN) Sebbene siano stati compiuti alcuni progressi in merito alla questione della parità di genere in Europa, siamo lontani dalla piena parità. La relazione sottolinea diversi settori che richiedono l’attenzione della Commissione, quali la qualità del posto di lavoro e la necessità di migliori strumenti per affrontare la violenza contro le donne. Desidero altresì appoggiare la richiesta che gli Stati membri ratifichino con urgenza la Convenzione del Consiglio d’Europa sull’azione contro il traffico di esseri umani. Ho votato a favore della relazione dell’onorevole Iratxe García Pérez “Parità delle donne e degli uomini – 2008”.

 
  
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  Mairead McGuinness (PPE-DE), per iscritto. (EN) Accolgo con favore la relazione sulla parità degli uomini e delle donne – 2008 e appoggio gran parte dei suoi contenuti.

Mi sono tuttavia astenuta dalla votazione finale, perché è stato respinto l’emendamento n. 2. A mio avviso, la formulazione di tale emendamento era migliore rispetto a quella del paragrafo originale.

 
  
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  Eluned Morgan (PSE), per iscritto. (EN) Ho votato a favore della presente relazione che ha lo scopo di affrontare la disuguaglianza di genere. E’ palese che le donne non hanno le stesse opportunità degli uomini di fare carriera. Le madri che lavorano non saranno mai in grado di equilibrare vita famigliare e vita professionale in assenza di più forti diritti parentali sia per gli uomini che per le donne.

Ecco perché appoggio pienamente le richieste di aumentare la durata del congedo parentale, e di aumentare in particolare gli incentivi per i padri a prendere un congedo parentale, e condizioni di lavoro flessibili. E’ solo con questo genere di diritti che saremo in grado di affrontare la disuguaglianza di genere. Le donne non otterranno mai una vera parità finché gli uomini non si assumeranno la loro giusta parte di responsabilità nella cura dei figli e nella gestione della casa, proprio come fa il mio meraviglioso marito. Cucina, fa la spesa, ma non è tanto bravo a fare il letto!

 
  
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  Rovana Plumb (PSE), per iscritto. (RO) In qualità di relatrice ombra del gruppo PSE della commissione per l’occupazione e gli affari sociali, ho votato a favore della presente relazione perché penso che essa sia molto importante per quanto concerne le proposte volte a garantire parità di trattamento delle donne e degli uomini in merito al mercato del lavoro. In tale contesto, desidero sottolineare l’importanza del paragrafo 42 della relazione, in cui si richiede alla Commissione e agli Stati membri di mettere a punto una serie di indicatori quantitativi e qualitativi, nonché statistiche basate sul genere da utilizzarsi al fine di monitorare l’applicazione della strategia di Lisbona per la crescita e l’occupazione.

Tenendo conto del fatto che uno dei fattori decisivi per l’aumento dell’occupazione è costituito dalla conciliazione della vita professionale e di quella familiare, desidero altresì menzionare il paragrafo 34, in cui si richiede alla Commissione di accogliere e diffondere le migliori pratiche riguardanti un equilibrio fra vita professionale e vita privata.

 
  
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  Lydia Schenardi (NI), per iscritto. – (FR) Il Parlamento europeo deve pensare che i suoi membri soffrano della malattia di Alzheimer! Ogni anno, più o meno contemporaneamente, fanno la loro comparsa due diverse relazioni: una sui diritti umani nell’UE e l’altra sulla parità delle donne e degli uomini.

Se il contenuto della prima relazione può variare leggermente da un anno all’altro, è certo che la stessa cosa non vale per la seconda.

Per crederci, tutto quello che dovete fare è leggere le relazioni precedenti: la relazione Kauppi del 2007 o la relazione Estrela del 2006 sulla parità tra le donne e gli uomini; elencano le stesse sfide da raccogliere, riferiscono dell’esistenza delle medesime disparità e formulano le stesse raccomandazioni. Ne concludiamo che non vi è stato alcun cambiamento? No, perché sono stati compiuti progressi in ambito occupazionale e in quello della partecipazione delle donne al processo decisionale a livello locale, nazionale ed europeo.

E’E’ solo che noi eurocrati, sollecitati dai gruppi di pressione femminili – e penso in modo particolare alla potente lobby europea delle donne – non siamo soddisfatti dei progressi; vogliono e sono a favore di una parità ancora maggiore, di una somiglianza ancora maggiore tra le donne e gli uomini, sino a un punto assurdo.

Dobbiamo continuare con questa parità forzata, ottenuta attraverso quote obbligatorie, discriminatorie e mirate alle minoranze?

Non credo. La guerra dei sessi non deve avere luogo.

 
  
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  Olle Schmidt (ALDE), per iscritto. (SV) La relazione dell’onorevole García Pérez sulla parità tra le donne e gli uomini – 2008 era fondamentalmente buona. Comprendeva molto punti importanti, non da ultimo l’opportunità per le donne (e gli uomini!) di combinare vita lavorativa e vita familiare e l’importanza di generose indennità parentali.

Sarei stato in grado di convivere con un certo quantitativo di aria fritta e ripetizione. Ciò che è stato più difficile è stato il paragrafo 4, che cerca di creare una chiara base giuridica a livello UE al fine di combattere “tutte le forme di violenza contro le donne”. Non vi è nulla di sbagliato in tale ambizione e, avesse riguardato la tratta di esseri umani, che attraversa i confini, non vi sarebbe stato alcun problema. Tuttavia, qui l’obiettivo è “la piena comunitarizzazione di politiche” in un settore che è innanzitutto una questione nazionale e questo è quello che più preoccupa.

La ragione per cui alla fine mi sono astenuto, tuttavia, è stata la seconda frase del paragrafo 6, che incoraggia l’utilizzo delle quote. Si tratta di qualcosa che preferirei non vedere a livello nazionale e che non venisse introdotto come un diktat da Bruxelles.

 
  
  

– Relazione: Eva-Britt Svensson (A6-0199/2008)

 
  
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  Richard James Ashworth (PPE-DE), per iscritto. (EN) Io e mie colleghi conservatori britannici appoggiamo appieno il principio della parità di opportunità tra le donne e gli uomini. Appoggiamo il principio fondamentale come evidenziato nel paragrafo 1 della relazione: “insiste sull’importanza di dare alle donne e agli uomini le stesse possibilità di svilupparsi come individui a prescindere dal sesso di appartenenza”.

Crediamo, tuttavia, che la presente relazione sia eccessivamente rigorosa e oppressiva nel suo approccio e nelle sue conclusioni. Non riteniamo che l’UE debba avere maggiori poteri in questo ambito. Spetta ai singoli Stati membri decidere in merito a tali questioni.

Respingiamo l’approccio sottolineato nel considerando I, in cui si afferma: “considerando che la pubblicità e i media che presentano stereotipi di genere possono essere considerati come parte di tale fenomeno”. Tali affermazioni non fanno procedere una discussione sana sulla parità. Parimenti, non possiamo appoggiare il pensiero alla base, inter alia, dei considerando F e G. Le richieste di “tolleranza zero” menzionata nella relazione sono troppo vaghe e, se seguite, potrebbero portare a una cattiva normativa

Per tale ragione, abbiamo deciso di non votare a favore della presente relazione.

 
  
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  Edite Estrela (PSE), per iscritto. (PT) Ho votato a favore della relazione Svensson sull’impatto del marketing e della pubblicità sulla parità tra donne e uomini, Dato che concordo sulla necessità di sviluppare un “codice di condotta” per la pubblicità che sia applicabile in tutti gli Stati membri e che garantisca il rispetto del principio di parità tra le donne e gli uomini e che combatta l’utilizzo di stereotipi di genere.

Credo che le comunicazioni pubblicitarie e di marketing costituiscano pericolosi veicoli di stereotipi di genere e che danno luogo a limitazioni della libertà, sia per le donne che per gli uomini, nei loro diversi ruoli e dimensioni nel corso di tutta la loro vita, avendo un impatto negativo sul loro ruolo nella società.

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. (PT) La presente relazione di un membro svedese del Parlamento europeo, l’onorevole Svensson, del nostro gruppo confederale della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica, ci ha permesso di assumere una posizione ampiamente concreta sull’impatto del marketing e della pubblicità sulla parità tra donne e uomini

Come menzionato dalla relatrice, lo scopo della pubblicità è proprio quello di influenzare ciascuno di noi – le donne come gli uomini. Senza dubbio, le scelte che compiamo nel corso della nostra vita sono influenzate da un’intera serie di fattori, tra cui la classe sociale alla quale apparteniamo, il nostro genere, le immagini e i concetti di genere e i ruoli di genere che sono sempre presenti intorno a noi attraverso l’istruzione, i mezzi d’informazione e la pubblicità.

Per questa ragione, è importante continuare a combattere gli stereotipi di genere che persistono nelle nostre società, nonostante i programmi comunitari volti a promuovere la parità di genere.

Come menzionato nella relazione, il sistema scolastico ha un ruolo fondamentale da svolgere nello sviluppo delle facoltà critiche dei bambini in merito alle immagini e ai mezzi d’informazione in generale, al fine di evitare gli effetti disastrosi del ripresentarsi di stereotipi di genere nel marketing e nella pubblicità.

Eppure, sono altresì necessarie azioni concrete volte a promuovere le migliori pratiche nella pubblicità, esempi delle quali sono presentati nella risoluzione del Parlamento europeo che è stata ora approvata.

 
  
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  Petru Filip (PPE-DE), per iscritto. (RO) Ho deciso che l’astensione costituisce la posizione che esprime nel modo migliore il contenuto eterogeneo della relazione. Detto in modo più chiaro, stiamo discutendo un problema reale a cui è già stata fornita una risposta, a mio avviso, secondo termini inadeguati. Non è sufficiente affermare che “si devono eliminare gli stereotipi di genere”.

Non credo che si tratti della questione di “aggiudicare premi agli esperti dei mezzi di comunicazione di massa e della pubblicità per il rispetto della parità di genere”, come suggeriscono taluni articoli della relazione (9 e 27), ma dobbiamo piuttosto redigere precisi regolamenti e programmi comunitari che renderebbero tali ricompense inutili. Dato che le diverse forme di pubblicità che caratterizzano la vita quotidiana costituiscono delle realtà con un impatto socioculturale profondo e immediato, tale attività necessita di un quadro giuridico unificato e coerente.

Per tale ragione, una serie descrittiva di riferimenti a tale importante questione attuale (come la relazione Britt-Svensson) non è riuscita a esprimersi con argomentazioni convincenti e a determinare un voto favorevole e non ha risposto in modo chiaro e applicato alle soluzioni considerate.

 
  
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  Ona Juknevičienė (ALDE), per iscritto. (EN) Credo che la pubblicità costituisca uno strumento potente che dà forma a identità, valori, convinzioni e atteggiamenti e che ha un impatto innegabile sul comportamento del grande pubblico. D’altro canto, una pubblicità incontrollata può avere effetti contrari all’autostima della donna – nel caso delle pubblicità di servizi sessuali nei giornali – e in particolare delle adolescenti e di coloro che sono soggette a disordini alimentari.

Dobbiamo garantire la protezione dei nostri bambini da influenze dannose e, a tal proposito, il ruolo delle scuole e dell’istruzione non deve essere sottovalutato. Appoggio altresì la proposta secondo cui la Commissione e gli Stati membri debbano sviluppare un “codice di condotta” per la pubblicità fondato sul principio della parità tra le donne e gli uomini.

 
  
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  Eija-Riitta Korhola (PPE-DE), per iscritto. (FI) Non ho votato a favore della relazione dell’onorevole Svensson in linea con la visione del mio gruppo.

Ho fatto ciò perché, sebbene la relazione sull’impatto del marketing e della pubblicità sulla parità tra donne e uomini contenga numerose buone idee che appoggio senza riserve, tra cui insegnare ai bambini a utilizzare le loro facoltà critiche quando si tratta dei mezzi di comunicazione e insegnare alle persone a mettere in discussione gli stereotipi sessuali, ho pensato che in generale andasse troppo oltre. Le proposte di istituire un codice di condotta a livello UE e un organo preposto al monitoraggio presso cui le persone possano presentare denunce circa gli stereotipi sessuali presenti nella pubblicità e nel marketing rappresentano solo una sorta di politica paternalistica che genera ostilità nei confronti dell’UE.

Il marketing e la pubblicità costituiscono una parte importante delle comunicazioni e se i prodotti dei produttori devono competere sul mercato, la pubblicità deve ovviamente fare uso di mezzi che catturino l’attenzione delle persone. Penso che stabilire norme per il marketing e la pubblicità sia, tuttavia, un’azione da intraprendere a livello nazionale e che le critiche mosse ai mezzi di comunicazione e alla sana messa in discussione degli stereotipi sessuali inizi con l’istruzione e l’educazione.

 
  
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  Roselyne Lefrançois (PSE), per iscritto. – (FR) Sono lieta che sia stata adottata la presente relazione, che evidenzia il ruolo svolto dal marketing e dalla pubblicità nella comparsa e nella perpetuazione di stereotipi di genere e che propone diverse vie volte a combatterli.

Lo sviluppo di azioni di sensibilizzazione, ad esempio, mi sembrano rappresentare una misura utile, in particolare in merito ai bambini, che costituiscono un gruppo particolarmente vulnerabile. L’esposizione sin dalla più tenera età agli stereotipi di genere proposti dai mezzi di comunicazione apporta un enorme contributo alla perpetuazione nel corso di tutta la vita di disparità tra le donne e gli uomini, da qui l’importanza di sviluppare le facoltà critiche dei bambini in merito alle immagini e ai mezzi di comunicazione in generale.

Concordo altresì con l’idea che il marketing e la pubblicità abbiano un’enorme responsabilità in merito all’aumento del numero di persone che soffrono di disturbi alimentari e che debbano di conseguenza essere più accorti nello scegliere modelli di ruolo femminili.

E’ tuttavia un peccato che non sia stata appoggiata da una maggioranza la proposta volta a integrare espressamente la lotta agli stereotipi di genere nei codici di buona pratica esistenti e futuri, attribuendo responsabilità a coloro che lavorano nei settori interessati al fine di garantire che gli impegni siano rispettati.

 
  
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  Jörg Leichtfried (PSE), per iscritto. − (DE) Voto a favore della relazione dell’onorevole Svensson sulla pubblicità, che continua a essere discriminatoria.

Nonostante la misure adottate contro gli stereotipi di genere, questi continuano a essere un serio problema nella società. Le pubblicità, in particolare, tendono a perpetuare stereotipi vecchi e stanchi di uomini e di donne. In particolare, i bambini e i giovani si identificano con i personaggi delle pubblicità e assorbono i clichés che propongono. Lo si deve evitare, affinché la generazione più giovane possa trattare in modo più concreto la questione della parità di genere. A mio avviso, programmi specifici di formazione sulla parità di genere costituirebbero un buon punto di partenza e si deve fare, soprattutto, qualcosa in merito agli stereotipi onnipresenti nei testi scolastici.

Riassumendo, si può dire che nella loro vita quotidiana tutti i cittadini si trovano di fronte alla pubblicità, che deve pertanto presentare buoni modelli di ruolo. La relazione prepara la strada verso il raggiungimento dell’obiettivo che è stato fissato.

 
  
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  Astrid Lulling (PPE-DE), per iscritto. – (FR) In Parlamento abbiamo la cattiva abitudine di produrre relazioni d’iniziativa in merito a questioni futili e in merito a questioni che dovrebbero davvero essere trattate con la sussidiarietà. In altre parole, l’UE deve evitare di intromettersi in questioni che ricadono sotto la sovranità degli Stati membri e che vengono meglio risolte a livello nazionale.

Nello stato in cui è stata votata da una maggioranza della commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere, la relazione è inaccettabile.

Desidero sottolineare che siamo senza dubbio preoccupati degli stereotipi di genere trasmessi da alcune pubblicità.

Siamo senza dubbio contro la pubblicità di servizi sessuali, che rafforzano gli stereotipi delle donne viste come oggetti.

Desideriamo certamente proteggere i bambini da pubblicità che incitano alla violenza e al sessismo, tra le altre cose.

Siamo senza dubbio consapevoli dell’importanza di codici etici e di condotta, ma non sta alla Commissione imporli agli Stati membri.

La pubblicità deve rispettare i valori che ci sono cari, ma deve essere in grado di esistere e svolgere il suo ruolo nell’economia di mercato senza essere accusata di tutti i mali, il che corrisponde al tenore della presente relazione.

 
  
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  Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. (SV) La proposta di risoluzione contiene molte idee e auspici diversi. Desideriamo tuttavia sottolineare che il Parlamento europeo non può risolvere alcun problema in questo ambito, né una normativa a livello UE costituisce la strada giusta da percorrere.

Infine, pensiamo che sia mediante la formazione di opinione e il dibattito negli Stati membri che possiamo riuscire a eliminare la pubblicità di servizi sessuali dai quotidiani. Le minacce di boicottaggio da parte dei consumatori possono obbligare i quotidiani a rifiutare tali pubblicità e a obbligare gli hotel a eliminare il servizio porno. Questo richiede, tuttavia, la creazione di un’opinione dal basso. Non attraverso misure a livello UE.

Dopo un certo esame di coscienza, abbiamo votato a favore della relazione nella sua interezza. Desideriamo tuttavia sottolineare che lo abbiamo fatto, perché pensiamo che molti dei valori e richieste che contiene sono fondamentali, ma le nostre opinioni differiscono in merito ai mezzi per raggiungerli.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. (EN) Accolgo con favore la relazione dell’onorevole Eva-Britt Svensson sull’impatto del marketing e della pubblicità sulla parità tra donne e uomini. Il carattere globale della pubblicità moderna richiede uno sforzo europeo concertato al fine di incoraggiare chi fa pubblicità ad allontanarsi dagli stereotipi di genere. Le pratiche autoregolamentate del Regno Unito sono già molto rigorose e mi auguro che altri Stati membri saranno aperti ad abbracciare misure simili. Ho pertanto votato a favore della relazione.

 
  
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  Rovana Plumb (PSE), per iscritto. (RO) Ho votato la presente relazione perché rende molto bene il momento di intervento richiesto al fine di ridurre l’impatto negativo del marketing e della pubblicità sulla parità delle donne e degli uomini, vale a dire: i primi anni della socializzazione di un bambino.

La formazione di stereotipi e pregiudizi in età precoce contribuiscono in modo decisivo alla discriminazione di genere, con un effetto diretto sull’accentuazione delle disparità tra le donne e gli uomini nel corso di tutta la loro vita.

Difficilmente si può impedire l’esplosione dell’informazione tra i bambini. Uno studio condotto all’inizio di quest’anno, in Romania, dimostra che i maggiori consumatori di pubblicità sono i bambini di 6 anni di età.

Accolgo con favore l’idea di istituire una specifica sezione per le questioni relative alla parità di genere in seno agli organi nazionali preposti al monitoraggio dei mezzi di comunicazione di massa degli Stati membri, è tuttavia di estrema importanza che essi svolgano un doppio ruolo: il controllo regolare e sistematico delle immagini di genere nei mass media, così come il monitoraggio coercitivo dei loro mezzi d’informazione. In assenza di coercibilità, le nostre iniziative si riveleranno inutili.

 
  
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  Teresa Riera Madurell (PSE), per iscritto. (ES) Ho votato a favore di una valida relazione su una questione fondamentale: la pubblicità e il marketing, che hanno un potere enormi per quanto attiene l’avere un’influenza decisiva su stereotipi sessisti.

Tutte le Istituzioni europee devono creare meccanismi volti a garantire un utilizzo positivo di tali strumenti al fine di promuovere la parità di trattamento delle donne e degli uomini e di trasmettere un’immagine della donna che sia in linea con la realtà.

Vale la pena di menzionare in modo particolare l’impegno assunto da tutte le autorità pubbliche al fine di eliminare la violenza contro le donne e in merito al ruolo che la pubblicità e il marketing debbano svolgere in tale processo.

Si deve riconoscere che molti professionisti sono impegnati in questo senso, ma la presente relazione sottolinea il fatto che vi è ancora davvero molto da fare; dobbiamo pertanto istituire meccanismi che garantiscano il rispetto di tali condizioni e la disponibilità delle risorse al fine di fornire una risposta efficace alle denunce.

Il nuovo Istituto europeo per le questioni di genere deve disporre di risorse per monitorare da vicino le immagini e il linguaggio e al fine di eliminare le immagini violente e quelle che alludono sottilmente alle donne come oggetti che può essere controllati e posseduti e che sono pertanto suscettibili di attacchi.

 
  
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  Olle Schmidt (ALDE), per iscritto. (SV) La relazione dell’onorevole Svensson ha causato un gran mal di testa prima della votazione. Nella sua stesura originale, la relazione era piena di grandi generalizzazioni e – a mio avviso – di esagerazioni. Oscillava ampiamente tra mezzi di comunicazione e pubblicità, codici di comportamento e normativa proposta, autoregolamentazione e nuove agenzie.

La relazione che è rimasta dopo tutte le votazioni, tuttavia, era completamente diversa. Le peggiori esagerazioni sono sparite, lasciando un problema espresso in modo piuttosto ragionevole, secondo il quale la pubblicità a volte, ma non sempre, implica caricature e stereotipi di genere. Non penso che sia minimamente problematico manifestare preoccupazione per l’impressione che può essere data ai bambini e alle giovani donne, in particolare mediante immagini di donne estremamente magre. La relazione non è stata interamente esente da sfumature socialiste, ma il problema è reale, non ideologico. Pertanto alla fine ho votato a favore.

 
  
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  Thomas Ulmer (PPE-DE), per iscritto. − (DE) Non voto a favore della presente relazione di iniziativa, perché interferisce troppo con la libertà di opinione e sa di censura perentoria. Tutte le questioni di legittimità e di etica in relazione alla pubblicità sono già regolate a livello nazionale. L’UE non occupa la posizione per cercare di controllare la diversità della libertà di opinione e della libertà nella pubblicità. Purtroppo, si tratta solo di una relazione di iniziativa.

 
  
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  Anna Záborská (PPE-DE), per iscritto. − (SK) Ho votato a favore dell’adozione della presente risoluzione.

E’ il risultato della cooperazione in seno alla commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere e altresì il risultato dei compromessi volti a fornire un più ampio supporto. L’obiettivo della presente relazione era quello di utilizzare il diritto al fine di governare tutti gli aspetti della vita, sebbene abbia talune caratteristiche centralizzate. D’altro canto, tuttavia, sono certa che, se i membri del Parlamento europeo sono in grado di intervenire al fine di promuovere e appoggiare il bene comune, allora abbiamo il dovere morale di farlo. Siamo obbligati a chiedere di vietare le immagini sessiste, che degradano la dignità delle donne. Fa parte della presente strategia anche la richiesta che i giovani siano guidati e diretti rispetto ai mezzi di comunicazione.

La relazione fa altresì riferimento alla protezione dei bambini, su cui la pubblicità con sfumature violente e sessuali ha un grave impatto e crea illusioni irrealistiche, In ogni caso, dobbiamo essere vigili. Nessuna direttiva europea può modificare la natura degli uomini e delle donne. Prima che possiamo richiedere l’eliminazione degli stereotipi di genere, dobbiamo disporre di sociologi e psicologi che intraprendano un’analisi approfondita in merito a come questo influirà sulle generazioni future.

Le analisi di esperti indipendenti spesso non vengono pubblicate, dato che contraddicono le opinioni politiche. Le leggi della natura non possono essere modificate mediante una risoluzione parlamentare. Al contrario, se il Parlamento desidera ottenere rispetto, deve tenere in maggior conto le leggi della natura.

La relazione sull’impatto del marketing e della pubblicità sulla parità tra donne e uomini non si avvicina affatto all’essere una buona relazione, ma presenta diversi problemi, che il Parlamento preferirebbe evitare.

 
  
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  Vladimír Železný (IND/DEM), per iscritto. − (CS) Non ho votato a favore della relazione e della maggior parte degli emendamenti presentati, che sono volti, in modo pianificato e unificato, utilizzando sei completi ambiti prioritari, a realizzare la parità tra le donne e gli uomini nella pubblicità e a trattare il modo in cui la pubblicità appoggia e rafforza taluni tipi di stereotipo discriminante, che hanno un effetto negativo sulla parità tra le donne e gli uomini.

Non ho votato a favore, perché la presente relazione costituisce una seria minaccia e, per di più, una pericolosa interferenza in un ambito in cui prevalgono le culture marcatamente diverse e specifiche dei vari Stati membri. Ciò che viene considerato imbarazzante o inaccettabile in un paese può essere visto come buffo o divertente in un altro. Senza dubbio, un tentativo di imporre un regolamento a livello europeo relativo alla rappresentazione dei due generi in pubblicità creerebbe una qualche sorta di stereotipo sterile e omogeneo. La presente relazione avanza proposte di azione complete che vanno molto al di là delle competenze dell’UE. Gli Stati membri dispongono di organi autoregolatori, come l’Advertising Council, attraverso i quali le industrie pubblicitarie nazionali creano e adeguano gradualmente i modelli accettabili per le attività pubblicitarie.

La pubblicità, in considerazione delle sue specifiche caratteristiche nazionali, costituisce un’area adatta all’autoregolamentazione, riflettendo in modo molto più sensibile le tradizioni culturali, gli usi e i modelli nazionali. Non si dovrebbe mai optare per una regolamentazione esterna unificata e omogenea, che fondamentalmente potrebbe danneggiare la pubblicità, in quanto settore decisamente legittimato e fondamentale delle economie nazionali.

 
  
  

– Clonazione di animali (B6-0373/2008)

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. (PT) La presente risoluzione segue un importante dibattito sulla clonazione di animali a scopi di approvvigionamento alimentare e sulle sue possibili implicazioni per la diversità genetica del patrimonio zootecnico, la sicurezza alimentare, la salute e il benessere degli animali e l’ambiente. E’ chiaro che al momento vi sono ancora molti dubbi e pochi studi aventi conclusioni chiare e precise in merito alle sue implicazioni, ponendo pertanto una grave minaccia all’immagine della produzione agricola dei paesi dell’Unione europea.

Ecco perché il Parlamento europeo, in seguito a una proposta della commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, ha deciso di esortare la Commissione europea a presentare proposte che proibiscano la clonazione di animali a scopo di approvvigionamenti alimentari, l’allevamento di animali clonati o della loro progenie, l’immissione sul mercato di carni o prodotti caseari derivati da animali clonati o dalla loro progenie e l’importazione di animali clonati o della loro progenie e di carni e prodotti lattiero-caseari derivati da animali clonati o dalla loro progenie.

A questo stadio, la proposta ci sembra valida e tiene conto del principio di precauzione e abbiamo pertanto votato a favore.

 
  
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  Petru Filip (PPE-DE), per iscritto. (RO) Il mio voto “a favore” si basa sulle seguenti ragioni pratiche e di dottrina. Innanzitutto, qualsiasi tipo di clonazione, o umana o animale, viola la dottrina e il principio cristiani su cui si fonda la dottrina del Partito popolare europeo.

Dal punto di vista etico, vi sono ancora questioni controverse da discutere e da chiarire completamente. Riguardo agli aspetti pratici, non possiamo ancora quantificare esattamente gli effetti della clonazione.

Inoltre, vi è altresì la questione dell’incapacità di controllare l’accesso e di seguire tali prodotti di origine animale una volta che entrano nel sistema commerciale. Per tale ragione, credo che al momento la decisione migliore sia vietare la clonazione di animali a scopi di approvvigionamento alimentare.

 
  
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  Ian Hudghton (Verts/ALE), per iscritto. (EN) Data l’incertezza scientifica e le questioni etiche implicate, appoggio appieno le richieste che la Commissione avanzi proposte volte a cercare di vietare la clonazione di animali a scopi di approvvigionamento alimentare.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. (EN) Penso che la clonazione di animali a scopi di approvvigionamento alimentare porti con sé diversi rischi, sia per la salute umana che per il benessere animale. Non sono convinto che abbracciare questo tipo di tecnologia a scopi alimentari vada a beneficio dei cittadini europei. Ho pertanto votato a favore di richiedere un divieto sulla clonazione di animali per l’approvvigionamento alimentare.

 
  
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  Mairead McGuinness (PPE-DE), per iscritto. (EN) Accolgo con favore la discussione sulla clonazione di animali. Mi sono astenuta dalla votazione finale sulla risoluzione relativa alla clonazione di animali a scopi di approvvigionamento alimentare, perché nutro qualche preoccupazione in merito a un divieto assoluto come proposto nella presente risoluzione.

A oggi sono state sollevate preoccupazioni in merito alle implicazioni della clonazione sul benessere animale ed esse vanno affrontate. Non sembrano presentarsi questioni riguardo alla sicurezza alimentare.

Tuttavia, ciò di cui necessitiamo sono informazioni e pareri più accurati e scientifici prima di prendere la decisione di imporre un divieto. Ecco perché attendo con interesse le proposte della Commissione in questo ambito, tenendo conto delle raccomandazioni dell’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) e dell’EGE (Gruppo europeo di etica nel campo della scienza e delle nuove tecnologie).

 
  
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  Andreas Mölzer (NI), per iscritto. − (DE) Solo 12 anni fa, una nuova tecnologia, che è apparentemente associata con elevati tassi di mortalità e una sofferenza considerevole, ha sbalordito il mondo con la clonazione della pecora Dolly. Il settore commerciale si sta già fregando le mani, sognando il maiale clonato “sano” arricchito con acidi grassi Omega 3. Si sostiene che questa crudeltà nei confronti degli animali avvantaggerà anche i maiali, che si presume siano più sani grazie alla clonazione. Certo, anche gli allevatori ne beneficeranno, perché vengono ridotte le loro perdite finanziarie.

Tutto questo somiglia in modo inquietante ai molti e diversi tentativi compiuti nella tecnologia genetica, attraverso i quali numerosi agricoltori sono portati alla rovina, perché il seme non era riutilizzabile e non potevano permettersene altri. Ricorda altresì la morte repentina e innaturale di intere mandrie dopo che gli animali erano stati alimentati con mangimi geneticamente modificati.

Le conseguenze a lungo termine della radiazione radioattiva e della tecnologia genetica non sono ancora state accertate sufficientemente nel dettaglio ed è impossibile stimare gli effetti della clonazione, senza considerare gli incroci. Che cosa accadrebbe qualora un animale clonato venisse alimentato con mangimi genetici? Quali effetti avrebbe sull’uomo? Frankestein è vicino! Ecco perché questa volta voto “no”.

 
  
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  James Nicholson (PPE-DE), per iscritto. (EN) Al momento la clonazione di animali a scopi alimentari costituisce una questione topica. Parlando in generale, non sono contro la clonazione per quanto attiene la ricerca scientifica e lo sviluppo dell’allevamento. Tuttavia, per quanto concerne il benessere animale e la sicurezza alimentare, mi oppongo assolutamente all’immissione degli animali clonati nella catena alimentare.

La ricerca e l’esperienze passate hanno dimostrato che gli animali clonati sono più predisposti alle malattia e hanno una ridotta aspettativa di vita. Sebbene non desideri ostacolare la scienza, è chiaro che non siamo ancora pienamente consapevoli di tutte le conseguenze e le implicazioni della clonazione, in termini sia di benessere animale che di consumo umano.

E’ per tale ragione che si devono attuare controlli e criteri chiari al fine di garantire che sia impedito agli animali clonati di entrare nella catena alimentare. Sebbene mi renda conto che si tratta di un argomento sensibile, credo che dobbiamo eccedere con la cautela. La qualità dei prodotti, il benessere animale e gli interessi ambientali devono continuare a essere la nostra priorità per quanto attiene la produzione alimentare.

 
  
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  Luca Romagnoli (NI) , per iscritto. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, esprimo il mio voto favorevole nei confronti della risoluzione proposta dal collega Parish. Sulla clonazione di animali a scopi di approvvigionamento alimentare. Condivido le motivazioni che ne sono alla base e le preoccupazioni che essa solleva.

E’ vero che in passato le innovazioni più “rivoluzionarie” sono state accolte con sospetto e hanno prodotto benefici solamente nel medio-lungo periodo; è altrettanto vero che l’oggetto di tale risoluzione potrebbe rientrare in questa categoria. Tuttavia, è necessario tenere in seria considerazione i pericoli derivanti dalla clonazione di animali a scopi alimentari su tre fronti principali: la sicurezza alimentare, la salute degli animali clonati e la diversità genetico-zootecnica degli stessi. Tali aspetti sono ovviamente interconnessi. Plaudo, dunque, all’iniziativa e confido nell’adozione di misure volte a preservare tanto la nostra salute, attraverso il mantenimento dell’alta qualità del cibo di cui ci nutriamo, quanto la salute degli animali.

 
  
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  Anna Záborská (PPE-DE), per iscritto. − (SK) Ho votato a favore della presente risoluzione. I consumatori degli Stati membri dell’UE devono essere protetti dagli effetti negativi sulla salute, che potrebbero essere potenzialmente causati da prodotti clonati per scopi alimentari. E’ il principio di prudenza che deve essere applicato in modo adeguato. Il Parlamento sottolinea i molti vantaggi di un’agricoltura di elevata qualità che appoggio.

Nonostante ciò, sono sorpresa da un triste fatto: il Parlamento non ha votato a favore della clonazione di animali, ma appoggia la clonazione umana ai fini della ricerca, che implica esperimenti su cellule staminali embrionali. Il Settimo programma quadro per la ricerca già finanzia tali progetti per la clonazione di esseri umani. Stiamo distruggendo la vita umana ai fini della ricerca.

Tali esperimenti sono anche finanziati con il denaro dei contribuenti, anche in Stati in cui la normativa considera la clonazione un crimine. Sembra che i legislatori europei siano più preoccupati della clonazione di animali per scopi di approvvigionamento alimentare che della protezione dell’uomo dalla ricerca scientifica.

 
  
  

(La seduta, sospesa alle 13.10, è ripresa alle 15.00)

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. ALEJO VIDAL-QUADRAS
Vicepresidente

 
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