RELAZIONE sulla ricerca applicata nel campo della politica comune della pesca

26.1.2009 - (2008/2222(INI))

Commissione per la pesca
Relatrice: Rosa Miguélez Ramos

Procedura : 2008/2222(INI)
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A6-0016/2009
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PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO

sulla ricerca applicata nel campo della politica comune della pesca

(2008/2222(INI))

Il Parlamento europeo,

–   visto il regolamento (CE) n. 2371/2002 del Consiglio, del 20 dicembre 2002, relativo alla conservazione e allo sfruttamento sostenibile delle risorse della pesca nell'ambito della politica comune della pesca[1],

–   vista la decisione n. 1982/2006/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2006, concernente il Settimo programma quadro della Comunità europea per le attività di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione (2007-2013)[2],

–   vista la comunicazione della Commissione del 3 settembre 2008 intitolata "Una strategia europea per la ricerca marina e marittima: uno Spazio europeo della ricerca coerente a sostegno dell'uso sostenibile degli oceani e dei mari "(COM(2008)0534) ("strategia per la ricerca marina e marittima")

–   vista la comunicazione della Commissione del 19 settembre 2002 intitolata "Una strategia per lo sviluppo sostenibile dell'acquacoltura europea" (COM(2002)0511),

–   vista la sua risoluzione del 15 giugno 2006 sul progetto di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio concernente il Settimo programma quadro della Comunità europea per le attività di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione (2007-2013)[3],

–   vista la sua risoluzione del 20 maggio 2008 su una politica marittima integrata per l'Unione europea,[4],

–   vista la direttiva 2008/56/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 17 giugno 2008, che istituisce un quadro per l'azione comunitaria nel campo della politica per l'ambiente marino (direttiva quadro in materia di strategia per l'ambiente marino)[5],

–   visto il regolamento (CE) n. 199/2008 del Consiglio del 25 febbraio 2008, concernente l'istituzione di un quadro di riferimento per la raccolta, la gestione e l'uso di dati nel settore della pesca e un sostegno alla consulenza scientifica relativa alla politica comune della pesca,[6],

–   vista la direttiva 92/43/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e della flora e della fauna selvatiche,[7],

–   vista la relazione del Vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile tenutosi a Johannesburg (Sud Africa) dal 26 agosto al 4 settembre 2002[8],

–   vista la dichiarazione di Aberdeen, adottata il 22 giugno 2007 in occasione della conferenza EurOcean, dalle organizzazioni europee di ricerca marina e marittima, dalle reti scientifiche e da numerosi scienziati di tutta Europa,

–   visto l'articolo 45 del suo regolamento,

–   vista la relazione della commissione per la pesca (A6‑0016/2008),

A.  considerando che la Commissione ha cercato di stimolare la ricerca europea sulla pesca e l'acquacoltura fin dal Quarto Programma quadro per sostenere la politica comune della pesca (PCP),

B.   considerando che nel Settimo Programma quadro, tutte le attività di ricerca sulla pesca e l'acquacoltura sono incluse nel più ampio contesto della ricerca in agricoltura (tema 2), mentre le scienze marine e la gestione delle zone costiere rientrano nelle scienze ambientali,

C.  considerando che il codice di condotta per una pesca responsabile dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO) e l'accordo per l'applicazione della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del mare relativi alla conservazione e alla gestione degli stock ittici i cui spostamenti hanno luogo sia all'interno che al di là delle zone economiche esclusive (stock a cavallo) e degli stock ittici altamente migratori evidenziano la necessità di sviluppare la ricerca e la raccolta di dati per migliorare le conoscenze scientifiche del settore,

D.  considerando che la politica comune della pesca è una delle politiche comunitarie che più dipende dalla ricerca scientifica e che la credibilità delle misure adottate a titolo della PCP dipende da consulenze scientifiche di alto livello,

E.   considerando che la PCP si basa su principi di buona governance che richiedono che il processo decisionale sia basato su pareri scientifici attendibili e produca risultati in tempo utile,

F.   considerando che le quote e il rendimento massimo sostenibile devono essere fissati prendendo come base i dati scientifici,

G.  considerando che spesso le stime di pescatori e scienziati relative alla situazione del mare e degli stock ittici differiscono,

H.  considerando che la strategia per la ricerca marina e marittima, pur riconoscendo l'importanza di proseguire gli sforzi compiuti nelle varie discipline marine e marittime, si concentra sul miglioramento delle interazioni tra la ricerca marina e la ricerca marittima, piuttosto che mirare aree di ricerca già preordinate,

I.    considerando che i centri di ricerca di eccellenza esistenti nelle regioni ultraperiferiche costituiscono osservatori privilegiati dell'ambiente marino per l'Europa nell'ambito della nuova strategia di ricerca marina;

J.    considerando che la prossima revisione della politica comune della pesca, privilegiando la gestione a livello regionale e basata sugli ecosistemi, esige una solida base di conoscenze scientifiche,

1.   ritiene che nelle politiche in materia di ricerca, sia necessaria una maggiore attenzione ai problemi specifici della pesca e dell'acquacoltura in ragione dell’importanza economica, sociale e politica di questo settore nell’Unione;

2.   accoglie con favore il nuovo sforzo da parte della Commissione nella sua strategia per la ricerca marina e marittima per mobilitare risorse a favore di una migliore integrazione tra ricerca marina e ricerca marittima;

3.   ricorda alla Commissione che, ai sensi del regolamento (CE) n. 2371/2002, ha l'obbligo giuridico di basare le sue proposte in materia di PCP su "pareri scientifici seri e sull'approccio di precauzione"; invita la Commissione a sottolineare e diffondere l'importanza della ricerca scientifica sulla situazione del mare e degli stock ittici;

4.   è preoccupato per la riorganizzazione dei temi nel Settimo Programma quadro, che fa sì che la ricerca sulla produzione ittica è separata dalla pesca e dall'ecologia marina, mentre un netto riorientamento della PCP verso un approccio in termini di ecosistemi richiederebbe, al contrario, una maggiore integrazione;

5.   deplora il fatto che il Settimo Programma quadro non considera né la pesca né l’acquacoltura come assi specifici e fa riferimento solo al tema 2 "Alimentazione, agricoltura e biotecnologie", che potrebbe eventualmente coprire la di ricerca nel settore della pesca ma solo alla lontana e in senso lato; constata che lo stesso vale per il tema 6 "Ambiente (ivi compresi i cambiamenti climatici)";

6.   invita la Commissione a rivedere il Settimo Programma quadro in occasione della valutazione intermedia, prevista per il 2010, tenendo conto della presente risoluzione e portando una maggiore attenzione ai problemi specifici della pesca e dell’acquacoltura;

7.   è convinto che sia i responsabili della politica che gli operatori del settore della pesca hanno bisogno assoluto di un tipo di ricerca più pratica e che, data la durata del Settimo Programma quadro, si impone l'enunciazione degli obiettivi da raggiungere;

8.   è del parere che per la mancanza di assi specifici per la pesca e l'acquacoltura nel Settimo Programma quadro non si generi un numero sufficiente di progetti di ricerca in questi settori andando quindi a detrimento dell'interesse e della pertinenza dei progetti selezionati;

9.   sottolinea che per assicurare l'effettiva attuazione della politica comune della pesca, è necessario istituire programmi specifici nel campo della ricerca applicata e garantire il loro finanziamento attraverso un’adeguata dotazione di bilancio; ritiene indispensabile a tal fine, includere un parametro di ripartizione nel Settimo Programma quadro;

10. chiede alla Commissione che i finanziamenti per la ricerca applicata nel settore della PCP a titolo del Settimo Programma quadro siano utilizzati come leva per promuovere le sinergie tra le attività di ricerca dei vari Stati membri e raggiungere la massa critica necessaria per affrontare le grandi sfide della ricerca marina pluritematica;

11. raccomanda che nel campo della ricerca scientifica marina, la priorità sia data non solo alle ricerche mirate a conoscere lo stato delle risorse alieutiche, ma anche agli aspetti ecosistemici, commerciali, economici e sociali che determinano la gestione della pesca, tutti questi aspetti sono infatti di importanza vitale;

12. ritiene che, soprattutto nei settori della pesca e dell'acquacoltura, conviene dare la priorità alla ricerca applicata, il cui obiettivo fondamentale dovrebbe essere di migliorare i dati scientifici che servono di base per la legislazione e la gestione della pesca, in particolare per quanto riguarda i piani di ricostituzione delle specie a rischio biologico;

13. constata un conflitto di interessi evidente tra pescatori e scienziati nel breve termine, mentre i loro obiettivi a lungo termine sono più compatibili; ritiene che il consenso sulla situazione del mare debba rappresentare la base di una politica della pesca orientata alla sostenibilità; invita la Commissione a promuovere una migliore cooperazione fra pescatori e scienziati;

14. invita la Commissione e gli Stati membri a evidenziare e comunicare meglio ai pescatori il loro interesse a tener conto, nel valutare le loro perdite economiche presunte nel breve termine, del beneficio economico che si possono aspettare nel medio o lungo termine;

15. sottolinea il preoccupante problema della carenza di giovani scienziati nella ricerca applicata nel settore della pesca, a causa della carriera poco attraente rispetto alla ricerca di base e alle altre discipline scientifiche;

16. sottolinea la necessità di ripristinare corsi di laurea interessanti e gratificanti, che portino a carriere remunerative per questa filiera scientifica;

17. è a favore di una politica educativa che motivi di più i giovani scienziati a lanciarsi nella ricerca applicata nel settore della pesca, piuttosto che nella ricerca di base;

18. esorta la Commissione a promuovere la creazione di una rete europea stabile, basata sulle infrastrutture fisiche esistenti negli Stati membri e destinata all'osservazione e alla raccolta di dati dell’ambiente marino, che agevolerebbe lo scambio di informazioni tra gli operatori del settore e gli organismi di ricerca europei e manterrebbe l’Unione in una posizione di eccellenza; esorta la Commissione a tenere specialmente conto, in questa rete, dei centri di ricerca esistenti nelle regioni ultraperiferiche;

19. ricorda la necessità di rendere compatibili i diversi modelli di ricerca applicata attualmente in uso negli Stati membri per renderne i risultati più comparabili e facilitare l'aggregazione dei dati;

20. invita la Commissione a incoraggiare la comunità scientifica a sviluppare più numerose norme comuni di metodologia della ricerca nel settore della pesca e a intensificare la cooperazione tra istituti di ricerca nazionali;

21. invita la Commissione a raccogliere informazioni specifiche sul modo in cui funziona attualmente il dialogo scienziati-pescatori nei diversi Stati membri e a repertoriare le migliori prassi;

22. sottolinea che i comitati consultivi regionali hanno un ruolo importante da svolgere nel contesto della ricerca applicata e chiede pertanto che gli scienziati possano essere membri a pieno titolo di tali organismi;

23. nota con preoccupazione che dal 2006 l'importo complessivo destinato dagli Stati membri alla raccolta di dati nel settore della pesca è in costante diminuzione;

24. invita la Commissione e gli Stati membri a destinare la dotazione di bilancio dell'Unione a favore della raccolta di dati nel settore della pesca, specialmente dalla linea di bilancio 11 07 02: "Supporto per la gestione delle risorse della pesca ( miglioramento della consulenza scientifica);

25. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione, nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri.

  • [1]     GU L 358 del 31.12.2002, pag. 59.
  • [2]     GU L 412 del 30.12.2006, pag. 1.
  • [3]     GU C 300 E del 9.12.2006, pag. 400.
  • [4]     P6_TA(2008)0213.
  • [5]     GU L 164 del 25.6.2008, pag. 19.
  • [6]     GU L 60 del 5.3.2008, pag. 1.
  • [7]     GU L 206 del 22.7.1992, pag. 7.
  • [8]     http://daccessdds.un.org/doc/UNDOC/GEN/N02/636/94/PDF/N0263694.pdf?OpenElement

MOTIVAZIONE

"Laddove non esista una scienza da applicare, non può esserci una scienza applicata"

Bernardo Houssay, premio Nobel per la medicina (1947)

La popolazione comunitaria risiede praticamente per il cinquanta per cento in prossimità dei due oceani e dei quattro mari che si trovano sotto la giurisdizione europea. Questi mari e oceani, che costituiscono una fonte di vita, svolgono un ruolo importante nell'attenuazione degli effetti del cambiamento climatico. La corretta gestione di questi sistemi complessi e difficili da conoscere rappresenta una delle principali sfide che l'uomo deve affrontare.

Conciliare il mantenimento degli ecosistemi con lo sfruttamento sostenibile delle risorse, evitare e controllare l’impatto delle diverse attività umane sull’ambiente marino, migliorare il livello delle conoscenze, lo sviluppo tecnologico e l’innovazione sono altrettante sfide impossibili da affrontare senza la partecipazione della comunità scientifica europea.

L'Agenzia delle Nazioni Unite per l’agricoltura e l’alimentazione (FAO) ha calcolato che nel 2004 oltre il 70% degli stock alieutici era depauperato, sovrasfruttato o in fase di ricostituzione. Tuttavia, poiché oltre alla pesca eccessiva esistono anche altri fattori, come il già citato cambiamento climatico o l’attività umana, che esercitano un impatto sulle risorse esistenti, è indispensabile disporre di dati affidabili ed esaustivi.

Per quanto riguarda le zone costiere, esse sono soggette a taluni rischi derivanti dalla loro particolare situazione geografica come le catastrofi naturali o gli incidenti che provocano gravi inquinamenti marittimi. Da questo punto di vista la tutela delle acque comunitarie implica la mobilitazione di tutte le risorse esistenti, inclusa la ricerca.

Gli ecosistemi marini, a causa della loro particolare vulnerabilità, richiedono un’attenzione speciale, tanto più se si considera che in futuro nessuna decisione potrà prescindere da un approccio ecosistemico. Le aree marine protette, a loro volta, necessitano di una definizione chiara ed elaborata mediante un approccio integrato che si basi su criteri scientifici solidi e garantisca la loro tutela anche nei confronti di attività diverse dalla pesca come il turismo, le estrazioni petrolifere o le operazioni militari.

La ricerca marina come asse della gestione dei mari e degli oceani

Lo sviluppo di una politica comune della pesca (PCP) non può prescindere da una ricerca efficace a livello europeo. Spetta all’Unione europea far leva sui punti di forza della ricerca e dell’innovazione per proteggere attivamente i nostri mari e oceani attraverso l’elaborazione di una gestione della pesca integrata che si basi su uno sviluppo scientifico e tecnologico di qualità.

L’attività di ricerca nel settore della pesca è altresì indispensabile per poter elaborare raccomandazioni e fornire consulenza scientifica ai legislatori. Lo strumento più importante del quale dispone questo settore è la politica comune della pesca che, per essere più efficace, avrebbe bisogno di investimenti più cospicui nella scienza e nella ricerca marina.

Negli ultimi quindici anni la Commissione ha messo a disposizione della comunità scientifica ingenti risorse materiali destinate a corroborare le decisioni in materia di gestione delle zone di pesca. I ricercatori europei hanno tenuto conto non soltanto delle considerazioni biologiche, ma anche del funzionamento degli attrezzi da pesca, dell’impatto biologico delle catture nelle zone di pesca e delle conseguenze socioeconomiche delle decisioni da adottare. L’evoluzione della PCP, unita a quella di altre politiche afferenti, ha tuttavia dato origine a nuove esigenze nel campo della ricerca.

L'esigenza di una ricerca responsabile e di qualità nel settore della pesca

Malgrado il dualismo tra ricerca di base e ricerca applicata, qualsiasi tipo di ricerca deve portare a una conoscenza "che può o deve essere applicata". Gli scienziati stessi affermano che i procedimenti maggiormente utilizzati sono il risultato della predetta ricerca di base e che pertanto non dovrebbe esistere antagonismo tra i due tipi di ricerca. Per risolvere i problemi reali che via via si presentano si dovrebbero sfruttare tutti gli strumenti a disposizione indipendentemente dallo "stile" di ricerca utilizzato.

Un ambiente marino sano è indispensabile per permettere al potenziale offerto dagli oceani di concretizzarsi: la preservazione delle risorse è essenziale in vista del miglioramento della competitività a lungo termine. La strategia tematica per l’ambiente marino deve essere attuata nel più breve tempo possibile adottando un approccio ecosistemico. Qualsiasi processo decisionale dovrà integrare la dimensione ambientale e rispecchiare gli interessi di tutte le attività che esercitano un impatto sull’ambiente marino.

Gli impegni assunti dall’Unione europea al vertice di Johannesburg potranno essere onorati soltanto attraverso una ricerca marina responsabile e di qualità: la conoscenza e lo studio dei dati scientifici sono fondamentali in vista dell'adozione di un approccio ecosistemico, della definizione di aree marine protette, dello sfruttamento sostenibile e proficuo delle risorse oltre che della possibilità di affrontare qualsiasi sfida legata ai fenomeni naturali o alle catastrofi provocate dall’attività umana. A loro volta, i livelli di sfruttamento sostenibile (MRI) rendono necessaria un’informazione costante e attendibile.

La raccolta, l’archiviazione, la trasmissione o lo scambio, l’elaborazione e lo studio di grandi quantità di informazioni e di dati sono essenziali per garantire un equilibrio tra le richieste della società e il contributo offerto dalla natura. La sostenibilità delle risorse presuppone altresì una buona collaborazione tra l’industria ittica, l’oceanografia, la ricerca nel settore della pesca, l’ecologia marina, i ricercatori socioeconomici, gli istituti di ricerca marina e le associazioni.

La ricerca nel settore della pesca dovrà tenere conto in futuro degli aspetti legati agli habitat (riduzione dell'impatto sui fondali marini, individuazione di aree biologicamente sensibili), alla cattura accidentale di specie vulnerabili (uccelli, tartarughe o mammiferi marini), al miglioramento della selezione delle specie bersaglio (evitare rigetti e specie accessorie) e all’integrazione, in una prospettiva basata sugli ecosistemi, degli studi sugli stock con quelli di oceanografia, biochimica e biodiversità.

L'esigenza di lavorare nell'ambito di una rete

Il miglioramento dei dati scientifici riguardanti la pesca è un’esigenza prioritaria. L’Europa dispone delle équipe di ricerca e delle conoscenze necessarie per garantire uno sfruttamento sostenibile delle risorse marine. La ricerca marina richiede tuttavia, oltre a centri di raccolta dei dati e reti di osservazione, anche una moltitudine di infrastrutture specializzate e costose che assorbono gran parte degli investimenti; la loro redditività potrebbe pertanto essere incrementata attraverso un utilizzo condiviso.

Una rete europea stabile, basata sulle infrastrutture fisiche già esistenti negli Stati membri e destinata all’osservazione e alla raccolta di dati sull’ambiente marino, contribuirebbe a promuovere lo scambio di informazioni tra i settori e gli organismi di ricerca europei consentendo nel contempo all’UE di restare all’avanguardia.

Lo sviluppo e la messa a punto di una rete di questo tipo permetterebbero di favorire la comprensione e il dialogo tra la comunità scientifica, i legislatori e gli utenti finali, compresi l’industria e il commercio. Una cooperazione più intensa tra gli istituti di ricerca nazionali consentirebbe inoltre di armonizzare i diversi modelli di ricerca applicata in vigore negli Stati membri e quindi di rendere raffrontabili i risultati agevolando altresì l’aggregazione dei dati.

Tra i compiti affidati alla rete europea rientrerebbero il coordinamento di attività specifiche e la consulenza sull’applicazione della legislazione comunitaria. La creazione di tale rete, che non dovrebbe tuttavia pregiudicare la partecipazione degli istituti di ricerca alle attività dei vari organismi e agenzie internazionali, sarebbe di grande utilità per lo sviluppo delle scienze marine europee.

Istruzione e formazione

Il personale qualificato, indispensabile per lo svolgimento delle attività legate all’ambiente marino, continua a diminuire in tutti gli ambiti della ricerca. Nel campo della ricerca applicata alla pesca l'aspetto che maggiormente preoccupa riguarda la mancanza di giovani scienziati, un fenomeno che secondo gli esperti sarebbe riconducibile alla scarsa attrattività delle carriere scientifiche. In alcuni Stati membri gli istituti specializzati nel settore della ricerca alieutica sono addirittura stati costretti a chiudere per mancanza di studenti.

Per porre rimedio a questa situazione sarebbe necessario offrire corsi universitari interessanti e qualificanti, con sbocchi professionali dalle remunerazioni allettanti. È necessaria una politica dell’istruzione che motivi i giovani scienziati a orientarsi verso la ricerca nell’ambito delle risorse alieutiche.

A tal fine occorrerà migliorare non solo l’istruzione e la formazione, la mobilità e il riorientamento professionale, ma anche le condizioni di lavoro, soprattutto quelle relative alle attività di ricerca nel settore della pesca e in altri connessi. È inoltre necessario rafforzare la visibilità e gli incentivi destinati agli scienziati in modo da migliorare la ricerca marina in generale e quella nel settore della pesca in particolare.

L'esigenza di un finanziamento adeguato

Anche se la frase "Not money, but human ressources is the problem!" (il problema non sono i soldi ma le risorse umane) riassume correttamente la situazione non si può dire che la ricerca nel settore in questione disponga di risorse finanziarie abbondanti. Oltre a un utilizzo adeguato delle conoscenze scientifiche e tecnologiche, le sfide richiedono infatti un sostegno finanziario deciso sia da parte dell'UE che degli Stati membri.

Finora i vari istituti di ricerca sono stati finanziati sfruttando due diversi canali: i fondi nazionali stanziati in cambio dell’informazione scientifica fornita ai governi degli Stati membri e i fondi comunitari erogati ai sensi della direttiva sulla raccolta dei dati di base o per la partecipazione ai lavori dei comitati scientifici.

La terza fonte di finanziamento era costituita dal programma quadro di ricerca. Il Quarto e il Quinto programma quadro di ricerca comprendevano alcuni programmi specifici per la pesca e l’acquacoltura (FAIR) nel settore della ricerca marina applicata, con una dotazione finanziaria rispettivamente di 130 e 150 milioni di euro. Nel Sesto programma quadro, sebbene il finanziamento fosse stato ridotto a 60 milioni di euro, la politica della pesca era comunque annoverata tra le priorità del programma. Il Settimo programma quadro, invece, non contempla come asse specifico né la pesca né tantomeno l’acquacoltura. Soltanto il tema 2 "Alimentazione, agricoltura e biotecnologia" potrebbe, con un’interpretazione estensiva, coprire la ricerca nei citati ambiti. La ricerca sulle risorse marine e la gestione integrale delle zone costiere non figurano esplicitamente nemmeno nel tema 6 "Ambiente, compreso il cambiamento climatico".

Di fatto i ricercatori incontrano difficoltà nel presentare progetti a titolo del VII PQ a causa del diverso approccio delle ricerche, ad esempio quello di natura fondamentalmente industriale per i temi relativi all'acquacoltura o quello di carattere multidisciplinare e a più lungo termine per i temi della pesca e delle scienze marine. Prima entrambi i settori erano finanziati dai medesimi fondi, che risultavano così tra loro complementari, e coordinati dalla DG Pesca anziché dalla DG Ricerca come invece accade oggi.

La conseguenza di questa nuova situazione è che è diventato più difficile per la comunità scientifica trasmettere le preoccupazioni e le esigenze del settore ai funzionari incaricati di fissare le linee guida per gli inviti a presentare proposte. D'altra parte la DG Ricerca ha scelto di finanziare principalmente la ricerca di base piuttosto che promuovere quella orientata verso le politiche pubbliche e finalizzata, ad esempio, ad arricchire da un punto di vista scientifico la strategia marina comunitaria o a valutare il contributo che può offrire la pesca per far fronte al cambiamento climatico.

In sintesi, per conseguire l’obiettivo della politica marittima dell’UE di realizzare una pesca produttiva in un ambiente marino pulito è necessario che gli scienziati attivi in questo campo possano accedere a meccanismi di finanziamento orizzontali a titolo del VII PQ.

Ribadiamo la necessità di attuare con urgenza una politica scientifica specifica per le risorse alieutiche, accompagnata da uno sforzo finanziario di rilievo. Il sostegno da parte dell’UE a favore dell’istruzione e della formazione sui mari consentirà l’integrazione dei diversi punti di vista sociali, economici, marittimi e commerciali contribuendo altresì a migliorare la percezione generale della politica comune della pesca e della necessità di portarla avanti.

ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE

Approvazione

21.1.2009

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

22

1

1

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Elspeth Attwooll, Marie-Hélène Aubert, Iles Braghetto, Luis Manuel Capoulas Santos, Paulo Casaca, Zdzisław Kazimierz Chmielewski, Avril Doyle, Emanuel Jardim Fernandes, Carmen Fraga Estévez, Ioannis Gklavakis, Pedro Guerreiro, Daniel Hannan, Heinz Kindermann, Rosa Miguélez Ramos, Marianne Mikko, Philippe Morillon, Seán Ó Neachtain, Struan Stevenson, Catherine Stihler, Margie Sudre, Daniel Varela Suanzes-Carpegna, Cornelis Visser

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Eleonora Lo Curto, Raül Romeva i Rueda, Thomas Wise