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Testi approvati
Mercoledì 10 marzo 2010 - Strasburgo
Conti annuali di talune forme di società per quanto riguarda le microentità ***I
 UE 2020 - Seguito del Consiglio europeo informale dell«11 febbraio 2010
 Attuazione delle raccomandazioni di Goldstone su Israele/Palestina
 Situazione della società civile e delle minoranze nazionali in Bielorussia
 Tassazione delle transizioni finanziarie
 Area unica dei pagamenti in euro
 Accordo commerciale anticontraffazione (ACTA)
 Regolamento relativo all'applicazione di un sistema di preferenze tariffarie generalizzate
 Relazione annuale 2008 sulla PESC
 Attuazione della Strategia europea di sicurezza e politica di sicurezza e difesa comune
 Trattato di non proliferazione

Conti annuali di talune forme di società per quanto riguarda le microentità ***I
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Risoluzione
Testo consolidato
Risoluzione legislativa del Parlamento europeo del 10 marzo 2010 sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica della direttiva 78/660/CEE del Consiglio relativa ai conti annuali di taluni tipi di società per quanto riguarda le microentità (COM(2009)0083 – C6-0074/2009 – 2009/0035(COD))
P7_TA(2010)0052A7-0011/2010

(Procedura legislativa ordinaria: prima lettura)

Il Parlamento europeo,

–   vista la proposta della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio (COM(2009)0083),

–   visti l'articolo 251, paragrafo 2, e l'articolo 44, paragrafo 1, del trattato CE, a norma dei quali la proposta gli è stata presentata dalla Commissione (C6-0074/2009),

–   vista la Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio dal titolo «Ripercussioni dell'entrata in vigore del trattato di Lisbona sulle procedure decisionali interistituzionali in corso» (COM(2009)0665),

–   visti gli articoli 294, paragrafo 3, e 50, paragrafo 1, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea,

–   visto il parere del 15 luglio 2009 del Comitato economico e sociale(1),

–   visto l'articolo 55 del suo regolamento,

–   visti la relazione della commissione giuridica e il parere della commissione per i problemi economici e monetari (A7-0011/2010),

1.   adotta la posizione in prima lettura indicata in appresso;

2.   chiede che nel 2010 venga effettuata una revisione generale della quarta e della settima direttiva sul diritto societario;

3.   chiede alla Commissione di presentargli nuovamente la proposta qualora intenda modificarla sostanzialmente o sostituirla con un nuovo testo;

4.   incarica il suo Presidente di trasmettere la posizione del Parlamento al Consiglio, alla Commissione e ai parlamenti nazionali.

Posizione del Parlamento europeo definita in prima lettura il 10 marzo 2010in vista dell'adozione della direttiva 2010/.../UE del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica della direttiva 78/660/CEE del Consiglio relativa ai conti annuali di taluni tipi di società per quanto riguarda le microentità

P7_TC1-COD(2009)0035


(Testo rilevante ai fini del SEE)

IL PARLAMENTO EUROPEO E IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,

visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare l'articolo 50, paragrafo 1,

vista la proposta della Commissione europea,

visto il parere del Comitato economico e sociale europeo(2),

deliberando secondo la procedura legislativa ordinaria(3),

considerando quanto segue:

(1)  Il Consiglio europeo dell«8 e 9 marzo 2007 ha sottolineato nelle sue conclusioni l'importanza della riduzione degli oneri amministrativi per stimolare l'economia europea e la necessità di un forte impegno comune per ridurre gli oneri amministrativi nell'ambito dell'Unione europea.

(2)  La contabilità è stata individuata come uno dei settori prioritari su cui intervenire per ridurre gli oneri amministrativi a carico delle imprese nell'Unione.

(3)  Nella sua comunicazione su una semplificazione del contesto in cui operano le imprese in materia di diritto societario, contabilità e revisione contabile, la Commissione ha individuato possibili modifiche da apportare alla quarta direttiva 78/660/CEE del Consiglio, del 25 luglio 1978, basata sull'articolo 54, paragrafo 3, lettera g), del trattato e relativa ai conti annuali di taluni tipi di società(4), ivi compresa la facoltà concessa agli Stati membri di esentare le microentità dall'obbligo di redigere conti annuali ai sensi della predetta direttiva.

(4)  La raccomandazione 2003/361/CE della Commissione(5) definisce le microimprese e le piccole e medie imprese. Tuttavia, dalle consultazioni con gli Stati membri è emerso che le soglie per le microimprese definite nella raccomandazione potrebbero essere troppo elevate a fini contabili. Pertanto, occorre introdurre un sottogruppo di microimprese, le cosiddette microentità, con limiti inferiori per quanto riguarda il totale dello stato patrimoniale e l'importo netto del volume di affari rispetto ai limiti previsti per le microimprese.

(5)  Nella maggior parte dei casi le microentità operano a livello locale o regionale, non sono presenti o sono presenti in maniera limitata a livello transfrontaliero e dispongono di risorse limitate per rispettare i crescenti obblighi di legge. Inoltre, le microentità sono importanti per la creazione di nuovi posti di lavoro, per promuovere la ricerca e lo sviluppo e per creare nuove attività economiche.

(6)  Tuttavia, le microentità sono spesso soggette agli stessi obblighi di informativa delle imprese più grandi. Dette norme creano un onere a loro carico che non è proporzionato alle loro dimensioni ed è pertanto sproporzionato per le imprese più piccole rispetto alle imprese più grandi. Pertanto, dovrebbe essere possibile esentare le microentità dall'obbligo di redigere conti annuali, anche se tali conti forniscono informazioni utili a fini statistici. Tuttavia le microentità devono ancora essere soggette all'obbligo di tenere registrazioni che indichino le transazioni commerciali e la situazione finanziaria delle società quale criterio minimo, cui gli Stati membri possono aggiungere ulteriori obblighi.

(7)  Nel parere del 10 luglio 2008 il gruppo ad alto livello di parti interessate indipendenti sugli oneri amministrativi ha chiesto di concedere rapidamente agli Stati membri la facoltà di esentare le microentità dall'obbligo di redigere conti annuali conformemente alla direttiva 78/660/CEE.

(8)  Nella sua risoluzione del 18 dicembre 2008 sui requisiti contabili per quanto riguarda le piccole e medie imprese, segnatamente le microentità(6), il Parlamento europeo ha invitato la Commissione a presentare una proposta legislativa che consentirebbe agli Stati membri di esentare le microentità dall'ambito di applicazione della direttiva 78/660/CEE.

(9)  Visto che i limiti numerici definiti dalla presente direttiva si applicheranno a società il cui numero varierà molto da uno Stato membro all'altro e visto che l'attività delle microentità è priva di impatto sul commercio transfrontaliero e sul funzionamento del mercato interno, occorre che gli Stati membri tengano conto di questa differenza di impatto in fase di attuazione della presente direttiva a livello nazionale.

(10)  Anche se è imperativo assicurare la trasparenza anche per le microentità, al fine di garantire che le stesse siano aperte ed abbiano accesso ai mercati finanziari, occorre che gli Stati membri tengano conto delle condizioni ed esigenze specifiche dei rispettivi mercati nella fase di attuazione della direttiva 78/660/CEE.

(11)  Poiché l'obiettivo della presente direttiva, ossia ridurre gli oneri amministrativi a carico delle microentità, non può essere realizzato in misura sufficiente dagli Stati membri e può dunque, a causa delle dimensioni e degli effetti dell'azione, essere realizzato meglio a livello dell'Unione, quest'ultima può intervenire in base al principio di sussidiarietà sancito dall'articolo 5 del trattato sull'Unione europea. La presente direttiva si limita a quanto è necessario per conseguire il predetto obiettivo in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo.

(12)  È opportuno pertanto modificare di conseguenza la direttiva 78/660/CEE,

HANNO ADOTTATO LA PRESENTE DIRETTIVA:

Articolo 1

Modifica della direttiva 78/660/CEE

Nella direttiva 78/660/CEE è inserito il seguente articolo:"

Articolo 1 bis

1.  Pur mantenendo l'obbligo di tenere registrazioni che indicano le transazioni commerciali e la situazione finanziaria delle società, gli Stati membri possono disporre l'esenzione dagli obblighi di cui alla presente direttiva per le società che, alla data di chiusura del bilancio, non superano i limiti numerici di due dei tre criteri seguenti:

   a) totale dello stato patrimoniale: 500 000 EUR;
   b) importo netto del volume di affari: 1 000 000 EUR;
   c) numero di dipendenti occupati in media durante l'esercizio: 10.

2.  Quando, alla data di chiusura del bilancio, una società supera i limiti numerici di due dei tre criteri di cui al paragrafo 1 in due esercizi consecutivi, la stessa non può più beneficiare dell'esenzione di cui allo stesso paragrafo.

Quando, alla data di chiusura del bilancio, una società non supera più i limiti numerici di due dei tre criteri di cui al paragrafo 1, la stessa può beneficiare dell'esenzione di cui allo stesso paragrafo, purché non abbia superato detti limiti in due esercizi consecutivi.

3.  Per gli Stati membri che non hanno adottato l'euro, gli importi in moneta nazionale equivalenti agli importi specificati al paragrafo 1 sono ottenuti applicando il tasso di cambio pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea alla data di entrata in vigore di qualsiasi direttiva che stabilisce tali importi.

4.  Lo stato patrimoniale di cui al paragrafo 1, lettera a), è composto o dall'attivo di cui alle lettere da A a E della rubrica “Attivo” dell'articolo 9 o dall'attivo di cui alle lettere da A a E dell'articolo 10.

"

Articolo 2

Attuazione

1.  Gli Stati membri mettono in vigore le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla presente direttiva se e quando decidono di avvalersi della facoltà definita dall'articolo 1 bis della direttiva 78/660/CEE, tenendo conto in particolare delle situazione a livello nazionale riguardante il numero di società che rientrano nei limiti numerici fissati da tale articolo. Essi comunicano immediatamente alla Commissione il testo di tali disposizioni, nonché una tavola di concordanza tra queste ultime e la presente direttiva.

Quando gli Stati membri adottano tali disposizioni, queste contengono un riferimento alla presente direttiva o sono corredate di un siffatto riferimento all'atto della pubblicazione ufficiale. Gli Stati membri decidono le modalità del riferimento.

2.  Gli Stati membri comunicano alla Commissione il testo delle disposizioni essenziali di diritto interno adottate nella materia disciplinata dalla presente direttiva.

Articolo 3

Entrata in vigore

La presente direttiva entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.

Articolo 4

Destinatari

Gli Stati membri sono destinatari della presente direttiva.

Fatto a ..., il

Per il Parlamento europeo Per il Consiglio

Il presidente Il presidente

(1) GU C 317 del 23.12.2009, pag. 67.
(2) GU C 317 del 23.12.2009, pag. 67.
(3) Posizione del Parlamento europeo del 10 marzo 2010.
(4) GU L 222 del 14.8.1978, pag. 11.
(5) GU L 124 del 20.5.2003, pag. 36.
(6) GU C 45 E del 23.2.2010, pag. 58.


UE 2020 - Seguito del Consiglio europeo informale dell«11 febbraio 2010
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Risoluzione del Parlamento europeo del 10 marzo 2010 sulla strategia UE 2020
P7_TA(2010)0053RC-B7-0151/2010

Il Parlamento europeo,

–   vista la riunione informale del Consiglio europeo dell«11 febbraio 2010,

–   visti la consultazione pubblica sull'UE 2020 lanciata dalla Commissione e il suo esito (SEC(2010)0116),

–   vista la valutazione della Commissione sulla strategia di Lisbona (SEC(2010)0114),

–   visto il documento del Consiglio europeo intitolato «Seven steps to deliver on the European strategy for growth and jobs» (Sette fasi per realizzare la strategia europea per la crescita e l'occupazione),

–   visto l'articolo 110, paragrafo 4, del suo regolamento,

A.   considerando che la strategia UE 2020 dovrebbe concorrere alla crescita economica e alla creazione di posti di lavoro, dal momento che la caduta del PIL del 4%, il crollo della produzione industriale e un totale di più di 23 milioni di donne e uomini disoccupati rappresentano un disastro sotto il profilo umano ed economico,

B.   considerando che la strategia di Lisbona non ha dato i risultati auspicati a causa della debole struttura di gestione, di una scarsa assunzione di responsabilità da parte degli Stati membri, della complessità dell'obiettivo perché troppo articolato, delle mire troppo ambiziose e della mancanza di chiarezza, messa a fuoco e trasparenza, e considerando che plaude pertanto alla proposta di strategia UE 2020 della Commissione e agli obiettivi e al quadro di riferimento che la accompagnano,

Osservazioni generali

1.   ritiene che la strategia UE 2020 debba fornire una risposta efficace alla crisi economica e finanziaria, conferendo una nuova ambizione e una coerenza europea al processo di ripresa dell'UE, tramite la mobilitazione e il coordinamento di strumenti nazionali ed europei;

2.   accoglie con favore la decisione del Consiglio europeo di definire una quantità minore di obiettivi ma di renderli più chiari, più realistici e più quantificabili, dato che nella precedente strategia di Lisbona sono stati troppi gli obiettivi europei non realizzati;

Un'economia sociale di mercato

3.   ritiene che una piena occupazione sostenibile e di elevata qualità per uomini e donne nell'UE costituisca un obiettivo importante da perseguire, che può essere realizzato soltanto se le istituzioni dell'UE e gli Stati membri attuano le riforme necessarie;

4.   rileva che la disoccupazione è una questione centrale nelle discussioni in corso nel contesto della crisi; ritiene che, per affrontare pienamente l'elevata e crescente disoccupazione, l'UE debba mettere in atto un programma sociale ambizioso che preveda sforzi per promuovere una vita più lunga e più sana, combattere la povertà e l'emarginazione sociale, aiutare i lavoratori a conciliare l'occupazione con le responsabilità di assistenza, ridurre l'abbandono scolastico precoce, favorire l'apprendimento permanente, lottare contro la discriminazione e promuovere l'integrazione della dimensione di genere, la parità tra donne e uomini e i diritti dei lavoratori nonché buone condizioni di lavoro; esorta gli Stati membri ad affrontare la disoccupazione creando maggiori opportunità di formazione e tirocinio per i giovani, proteggendoli al contempo da pratiche lavorative abusive;

5.   sottolinea che per affrontare il problema dell'elevata e crescente disoccupazione, l'UE deve mettere in atto un'ambiziosa agenda sociale e una strategia forte per la parità di genere e la politica di integrazione;

6.   ritiene che l'UE abbia bisogno di creare mercati del lavoro inclusivi e competitivi mediante la ristrutturazione dei sistemi di sicurezza sociale e una maggiore flessibilità per i lavoratori, in combinazione con adeguate indennità di disoccupazione a breve termine e un appropriato sostegno al reinserimento professionale;

7.   invita l'UE a facilitare la libera circolazione di tutti i cittadini, inclusi lavoratori, professionisti, imprenditori, ricercatori, studenti e pensionati;

8.   esorta l'UE a studiare la possibilità di applicare sistemi europei concepiti per facilitare la migrazione delle conoscenze e prevenire la «fuga di cervelli» europei, promuovere l'eccellenza e sviluppare una rete di università di primo piano a livello internazionale; ritiene che la creazione della «quinta libertà» della conoscenza dovrebbe contribuire a tal fine;

9.   è deluso del fatto che nelle proposte iniziali per la strategia UE 2020 non venga fatta menzione alcuna del settore agricolo, nonostante l'agricoltura possa contribuire attivamente ad affrontare le sfide principali future; è convinto che con il giusto quadro strategico e risorse di bilancio adeguate, l'agricoltura e la silvicoltura possano rivestire un ruolo importante nella strategia complessiva europea concepita per assicurare la ripresa economica e il conseguimento degli obiettivi climatici, contribuendo al contempo alla sicurezza alimentare, alla crescita e all'occupazione tanto a livello UE quanto globale;

Una forte governance europea per la riuscita della strategia 2020

10.   ritiene che la strategia 2020 dovrebbe fornire un approccio alla crisi economica ambizioso, più coerente e mirato, assicurando maggiore congruenza tra le strategie che coprono gli stessi ambiti, quali la strategia per lo sviluppo sostenibile e il patto di stabilità e crescita (PSC), onde contribuire a costruire un'Europa giusta, sostenibile e prospera;

11.   ritiene che la strategia di Lisbona non abbia avuto buon esito a causa della mancanza di impegno e di senso di appropriazione da parte degli Stati membri in relazione all'attuazione dei piani d'azione concordati e a causa dell'assenza di incentivi efficaci e di strumenti vincolanti a livello comunitario;

12.   esorta il Consiglio europeo ad abbandonare il «metodo aperto di coordinamento», basato sullo «scambio di migliori pratiche» e sulla «pressione tra pari» nel campo della politica economica; esorta la Commissione ad utilizzare tutte le pertinenti disposizioni del trattato di Lisbona, come gli articoli 121, 122, 136, 172, 173 e 194, per coordinare le riforme economiche e i piani d'azione degli Stati membri;

13.   sottolinea che la Commissione dovrebbe elaborare un preciso quadro di valutazione degli ostacoli e proporre provvedimenti mirati alle difficoltà principali ai fini del completamento del mercato interno;

14.   chiede alla Commissione, nel rispetto del principio di sussidiarietà, di proporre nuove misure, quali regolamenti e direttive, nonché possibili sanzioni per gli Stati membri che non attuano la strategia UE 2020 e incentivi per quanti invece lo fanno;

15.   ricorda che sia la Commissione sia il Consiglio europeo hanno sottolineato il ruolo cruciale del Parlamento nella strategia UE 2020 e che quindi dovrebbero rispettarne le prerogative presentandogli raccomandazioni politiche annuali prima che il Consiglio europeo prenda una decisione; sollecita il Consiglio e la Commissione a riconoscere il ruolo chiave del Parlamento nell'attuazione della strategia 2020; ritiene necessaria l'elaborazione di un accordo interistituzionale al fine di istituire e formalizzare un percorso democratico ed efficace, che includa l'impegno da parte del Consiglio di non decidere in merito a modifiche alla strategia nei prossimi anni senza previa consultazione formale del Parlamento;

16.   sottolinea la necessità di una cooperazione migliore con i parlamenti nazionali e la società civile; ritiene che il coinvolgimento di più attori aumenterà la pressione sulle amministrazioni nazionali affinché realizzino risultati;

17.   ritiene che gli Stati membri dovrebbero, in stretta cooperazione con la Commissione, elaborare piani d'azione nazionali che stipulino valori massimi e minimi per certi aspetti macroeconomici delle loro economie;

18.   rileva che l'esecuzione del bilancio UE da parte della Commissione e degli Stati membri è stata oggetto di critica da parte della Corte dei conti europea; ritiene che, dato che gli Stati membri stessi gestiscono l«80% del bilancio UE, la Commissione dovrebbe esercitare maggiore pressione su di essi affinché si assumano la responsabilità di spendere correttamente i fondi, e dovrebbe prendere in considerazione sanzioni finanziarie nel caso di Stati membri che rifiutino di cooperare;

19.   è dell'avviso che gli Stati membri dovrebbero indicare come utilizzano i fondi UE per conseguire i vari obiettivi UE 2020 e ritiene che i finanziamenti dell'UE dovrebbero essere subordinati ai risultati e alla compatibilità con gli obiettivi della strategia UE 2020;

Proteggere la forza dell'euro intensificando la vigilanza finanziaria

20.   sottolinea che il consolidamento di bilancio e le politiche economiche devono essere strettamente coordinate al fine di rafforzare la crescita, creare occupazione e assicurare la futura stabilità dell'euro; è del parere che gli Stati membri debbano conformarsi ai criteri del patto europeo di stabilità e di crescita (PSC), cercando al contempo un equilibrio tra la riduzione dei disavanzi nazionali, gli investimenti e le esigenze sociali;

21.   ritiene che la mancata osservanza del PSC da parte di numerosi Stati membri della zona euro evidenzi la necessità di rafforzare il coordinamento economico tra i paesi dell'UEM; ritiene che i problemi della zona euro richiedano una soluzione europea e giudica inopportuna l'assenza di meccanismi per salvaguardare la stabilità dell'euro;

22.   rileva che gli attacchi speculativi sferrati contro paesi in difficoltà economica aggravano ulteriormente i problemi economici di questi ultimi rendendo loro oltremodo oneroso il ricorso a prestiti monetari;

23.   sottolinea la necessità di un supervisore europeo unico per assicurare un'efficace vigilanza micro e macroprudenziale, prevenendo in tal modo crisi future; sottolinea la necessità di istituire un sistema bancario europeo efficace, in grado di finanziare l'economia reale e di assicurare che l'Europa rimanga a livello mondiale uno dei maggiori centri finanziari e una delle principali economie; sottolinea che il controllo non può rimanere una questione puramente nazionale, dato che i mercati sono internazionali e le istituzioni finanziarie operano oltre le frontiere;

Liberare il potenziale del mercato interno europeo

24.   rileva che il mercato unico contribuisce considerevolmente alla prosperità europea e plaude all'assegnazione a Mario Monti del compito di proporre idee nuove ed equilibrate al fine di spronare il mercato comune europeo; è dell'avviso che, data la centralità del mercato interno nella strategia UE 2020, il Consiglio e la Commissione dovrebbero presentare proposte ai fini del suo completamento;

25.   rileva che alcuni governi stanno praticando protezionismo economico, minacciando di smantellare il lavoro di cinquant'anni di integrazione economica e di solidarietà;

26.   ricorda agli Stati membri che essi possono ricorrere al metodo della cooperazione rafforzata in ambiti in cui i negoziati hanno raggiunto una fase di stallo;

27.   ritiene essenziale completare il mercato intero dell'energia onde assicurare la crescita economica, l'integrazione delle energie rinnovabili e la sicurezza dell'approvvigionamento; è dell'avviso che le fonti energetiche sostenibili a basse emissioni di carbonio dovrebbero rappresentare una quota significativa del mix energetico dell'UE;

28.   ritiene che l'industria europea dovrebbe trarre vantaggio dal suo ruolo di guida nell'economia sostenibile e nelle tecnologie verdi di mobilità sfruttando il proprio potenziale d'esportazione; ritiene che al contempo ciò ridurrebbe la dipendenza dalle risorse e faciliterebbe l'adempimento dei necessari obiettivi 20-20-20 in materia di cambiamenti climatici; evidenzia tuttavia che l'economia dell'UE necessita di sufficienti materie prime di alta tecnologia per raggiungere questo obiettivo;

Promozione delle PMI e dell'occupazione

29.   ritiene che la Commissione avrebbe dovuto porre maggiormente l'accento sulla promozione e il sostegno delle piccole e medie imprese (PMI), dal momento che questo settore è quello in cui vengono creati più posti di lavoro e in cui l'innovazione e il progresso tecnologico svolgono un ruolo cruciale per rinvigorire la nostra economia; giudica necessarie ulteriori proposte volte a ridurre il carico burocratico e promuovere idee innovative;

30.   sottolinea che la normativa sulle piccole imprese (Small Business Act) rappresenta un primo passo ma che occorre darvi seguito in modo più ambizioso; ritiene che occorra attribuire priorità a una legislazione favorevole alle PMI, che incoraggi l'imprenditorialità e un migliore accesso ai finanziamenti;

31.   sottolinea che, per avere successo, la strategia 2020 dovrebbe concentrarsi sulla promozione delle PMI e sull'occupazione non solo nel settore del commercio e dei servizi, ma anche in quelli industriale e agricolo, in quanto essenziali per la nostra futura economia;

32.   ritiene che l'invecchiamento della popolazione europea richieda politiche in materia di apprendimento permanente e un'età pensionabile più flessibile (se i lavoratori così scelgono), in modo da mantenere un numero sufficiente di persone attive sul mercato del lavoro e rafforzare la loro inclusione sociale; ritiene che il potenziale occupazionale delle persone anziane e dei lavoratori disabili venga spesso trascurato e si aspetta proposte volte a metterne in evidenzia il potenziale; esorta inoltre la Commissione a presentare una strategia per combattere la disoccupazione giovanile;

Un bilancio che rifletta una crescita intelligente, inclusiva e sostenibile quale priorità per il XXI secolo

33.   ritiene che il bilancio attuale non rifletta adeguatamente il fabbisogno finanziario per affrontare le sfide del XXI secolo; sollecita la Commissione a presentare una proposta ambiziosa per portare a buon fine la strategia UE 2020;

34.   sollecita la Commissione a mantenere nella nuova strategia, sia per il bilancio dell'UE che per i bilanci nazionali, l'obiettivo della strategia di Lisbona del 3% del PIL a favore della R&S; chiede alla Commissione di presentare una proposta per accrescere l'efficienza della ricerca europea semplificando le strutture esistenti, riducendo il carico burocratico e creando un clima di investimenti più favorevole alla ricerca e all'innovazione nel settore pubblico e in quello privato; è del parere che, per raggiungere un buon funzionamento del triangolo della conoscenza, sia essenziale migliorare i sistemi d'istruzione e strutturare in modo migliore e più efficace i sistemi di innovazione, sostenendo al contempo le tecnologie abilitanti fondamentali; invita gli Stati membri a fare migliore uso della potenziale sinergia tra i fondi della politica di coesione e quelli relativi alla R&S;

35.   ritiene che la Banca europea per gli investimenti e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo dovrebbero svolgere un ruolo più incisivo nel sostenere gli investimenti in infrastrutture, tecnologie verdi, innovazione e PMI;

36.   sottolinea che l'innovazione inizia con migliori sistemi di istruzione e sollecita la Commissione a incoraggiare nuovi partenariati tra imprese, scienza e ricerca universitaria;

37.   invita ad adottare un'impostazione di ampio respiro per la futura politica dell'innovazione dell'UE; ritiene che le tecnologie abilitanti fondamentali dovrebbero essere dotate di finanziamenti adeguati per fare dell'Europa un leader mondiale in tali ambiti;

38.   ritiene che il settore dei trasporti rivesta un ruolo importante ai fini del raggiungimento della crescita sostenibile prevista nella strategia 2020 e contribuisca in misura considerevole alla crescita economica necessaria per l'attuazione di UE 2020; reputa importante, in tale contesto, combinare varie misure, ad esempio in materia di mix energetico, di formazione dei prezzi e di approccio realistico all'internalizzazione dei costi esterni, e ritiene che tali misure debbano essere accompagnate da obiettivi più chiari e realistici da riesaminare periodicamente;

39.   ricorda che la coesione economica, sociale e territoriale è il fondamento del progetto europeo, attualmente messo a rischio dagli effetti della crisi economica; ritiene che la strategia UE 2020 offra un'opportunità storica per preservare e rafforzare la coesione europea, specialmente mediante una politica di coesione trasparente, semplificata e intelligente, al riparo dalla rinazionalizzazione, e un piano finanziario sostenibile a lungo termine per le reti transeuropee di trasporto, l'energia e l'accesso libero ed equo alle TIC e alla banda larga, al fine di mettere le persone, specialmente i giovani, in grado di utilizzare i moderni mezzi di comunicazione con facilità e nel contempo con atteggiamento autocritico;

40.   giudica la politica industriale oltremodo importante al fine di agevolare la transizione verso un'economia sostenibile; ritiene che l'UE debba promuovere l'innovazione nell'intento di sviluppare modalità di produzione ecocompatibili e, ove necessario, prevedere incentivi temporanei per rendere più verde l'industria europea nel contesto dei mercati globali;

41.   ritiene che l'UE dovrebbe intraprendere grandi progetti economici, come ad esempio una rete energetica veramente europea, il completamento del progetto Galileo e una diffusa applicazione delle tecnologie verdi, compreso il restauro sistematico del patrimonio edilizio dell'UE, la telemedicina e il miglioramento e l'ammodernamento delle infrastrutture delle TIC;

42.   sottolinea che ritiene la presente risoluzione un primo passo in questa direzione e che intende presentare in tempo utile per il vertice di giugno una risoluzione più dettagliata concernente le strozzature, i problemi e i progetti trainanti;

o
o   o

43.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio europeo e alla Commissione.


Attuazione delle raccomandazioni di Goldstone su Israele/Palestina
PDF 112kWORD 37k
Risoluzione del Parlamento europeo del 10 marzo 2010 sull'attuazione delle raccomandazioni Goldstone su Israele/Palestina
P7_TA(2010)0054RC-B7-0136/2010

Il Parlamento europeo,

–   visti i valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, su cui si fonda l'Unione, enunciati all'articolo 2 del trattato sull'Unione europea,

–   vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo,

–   viste le Convenzioni di Ginevra,

–   viste le sue precedenti risoluzioni sul Medio Oriente,

–   viste le conclusioni del Consiglio sul processo di pace in Medio Oriente adottate l«8 dicembre 2009,

–   visti i risultati della missione delle Nazioni Unite per l'accertamento dei fatti accaduti nel conflitto di Gaza,

–   vista la risoluzione 64/10 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite,

–   vista la relazione del Segretario generale delle Nazioni Unite del 5 febbraio 2010 all'Assemblea generale delle Nazioni Unite,

–   vista la risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del 26 febbraio 2010,

–   visto il fatto che Hamas figura nell'elenco dell'UE delle organizzazioni terroristiche,

–   visto l'articolo 110, paragrafo 4, del suo regolamento,

A.   considerando che il conflitto armato a Gaza, iniziato il 27 dicembre 2008 e terminato il 18 gennaio 2009, ha comportato l'uccisione di oltre 1400 palestinesi e di 13 israeliani e vaste distruzioni di infrastrutture civili,

B.   considerando che l'Assemblea generale delle Nazioni Unite, nella sua risoluzione 64/10 del 5 novembre 2009, ha chiesto a tutte le parti di intraprendere indagini che siano indipendenti, credibili e conformi agli standard internazionali,

C.   considerando che il 3 dicembre 2009 il Segretario generale delle Nazioni Unite ha richiamato l'attenzione di tutte le parti sulle disposizioni pertinenti della risoluzione 64/10 dell'Assemblea generale dell'ONU e ha richiesto informazioni scritte entro un termine di tre mesi su ogni iniziativa che le parti abbiano eventualmente adottato o stiano adottando,

D.   considerando che il Segretario generale delle Nazioni Unite, nella sua dichiarazione del 4 febbraio 2010, ha invitato le parti a svolgere un'indagine interna credibile sul modo in cui è stato condotto il conflitto di Gaza,

E.   considerando che, nella sua risoluzione del 26 febbraio 2010, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha ribadito il suo invito a Israele e alla parte palestinese a procedere a indagini attendibili e ha chiesto nuove relazioni entro cinque mesi,

F.   considerando che l'azione dell'Unione europea sulla scena internazionale deve essere guidata dal rigoroso rispetto dei principi e degli obiettivi della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale; e che, al tempo stesso, il diritto internazionale stabilisce l'obbligo per gli Stati non soltanto di rispettare e proteggere il diritto umanitario internazionale, ma anche di garantirne il rispetto,

G.   considerando che il governo israeliano ha avviato un procedimento e ha inoltre indagato su 150 singoli episodi verificatisi durante l'operazione di Gaza,

H.   considerando che il 25 gennaio 2010 le autorità palestinesi hanno istituito una commissione investigativa indipendente,

I.   considerando che la crisi umanitaria nella Striscia di Gaza si è ulteriormente aggravata a causa dell'embargo, che è in violazione del diritto internazionale umanitario,

1.   sottolinea nuovamente l'importanza di raggiungere una pace giusta e duratura in Medio Oriente, e tra israeliani e palestinesi in particolare; rileva che il rispetto del diritto umanitario internazionale e del diritto internazionale sui diritti umani da parte di tutte le parti e in qualsiasi circostanza, nonché la creazione di un clima di fiducia tra israeliani e palestinesi, sono componenti essenziali di un processo di pace che porti a due Stati che vivano fianco a fianco in pace e sicurezza;

2.   ribadisce il proprio invito alla Vicepresidente della Commissione europea/Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e agli Stati membri a impegnarsi affinché l'Unione europea adotti una ferma posizione comune sul seguito da dare alla relazione sulla missione d'inchiesta, condotta dal giudice Goldstone, sul conflitto a Gaza e nel sud di Israele, chiedendo pubblicamente l'attuazione delle sue raccomandazioni e la responsabilità per tutte le violazioni del diritto internazionale, tra cui i presunti crimini di guerra;

3.   esorta entrambe le parti a svolgere, entro cinque mesi, indagini che soddisfino gli standard internazionali di indipendenza, imparzialità, trasparenza, tempestività ed efficacia, in linea con le risoluzioni dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite adottate il 5 novembre 2009 e il 26 febbraio 2010; sottolinea che il rispetto del diritto internazionale in materia di diritti umani e del diritto umanitario internazionale, da parte di tutti i soggetti e in qualunque circostanza, costituisce un prerequisito essenziale per il conseguimento di una pace giusta e duratura nel Medio Oriente;

4.  Ribadisce il proprio invito alla Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e agli Stati membri a monitorare attivamente l'attuazione delle raccomandazioni contenute nella relazione Goldstone mediante la consultazione delle missioni esterne dell'UE e delle ONG del settore; invita a includere le raccomandazioni e le relative osservazioni nei dialoghi dell'UE con entrambe le parti, così come nei forum multilaterali;

5.   invita la Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza a valutare i risultati delle indagini effettuate da tutte le parti e a riferire in merito al Parlamento europeo;

6.   accoglie con favore gli sforzi compiuti dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite affinché i responsabili di tutte le violazioni del diritto umanitario internazionale e del diritto internazionale sui diritti umani, perpetrate durante il conflitto di Gaza, rispondano dei loro atti, e incoraggia l'Assemblea a proseguire detti sforzi;

7.   sottolinea che il rispetto dello Stato di diritto è un valore fondamentale nell'Unione europea e nelle sue relazioni con i paesi terzi e con i terzi in generale; rileva che la responsabilità e la credibilità dell'Unione europea e dei suoi Stati membri richiedono che l'Unione controlli in modo esauriente tali indagini;

8.   esorta l'Unione europea e i suoi Stati membri a prendere in considerazione i risultati delle indagini sul seguito e l'attuazione delle raccomandazioni contenute nella relazione Goldstone nelle loro relazioni con tutte le parti a cui si riferisce la relazione;

9.   sottolinea l'importanza della cooperazione tra le autorità ufficiali e le organizzazioni non governative nelle indagini di follow-up e nell'attuazione delle raccomandazioni contenute nella relazione Goldstone, da parte di tutte le parti; esprime la sua preoccupazione per i recenti attacchi contro le ONG che hanno partecipato all'elaborazione della relazione Goldstone e alle indagini di follow-up, e invita le autorità di tutte le parti ad astenersi da qualsiasi azione che possa avere un impatto negativo sulle attività di tali organizzazioni;

10.   riconosce la persistente, difficile situazione della popolazione di Gaza a causa dell'embargo e accoglie con favore l'invito fatto dal Consiglio, in data 8 dicembre 2009, per un'apertura immediata, sostenuta e incondizionata dei valichi;

11.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, alla Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al Segretario generale ONU, al Quartetto, all'Inviato del Quartetto in Medio Oriente, all'Assemblea parlamentare Euromediterranea, al governo e alla Knesset israeliani, al Presidente dell'Autorità palestinese e al Consiglio legislativo palestinese.


Situazione della società civile e delle minoranze nazionali in Bielorussia
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Risoluzione del Parlamento europeo del 10 marzo 2010 sulla situazione della società civile e delle minoranze nazionali in Bielorussia
P7_TA(2010)0055RC-B7-0134/2010

Il Parlamento europeo,

–   viste le sue precedenti risoluzioni sulla situazione in Bielorussia, in particolare quella del 17 dicembre 2009(1),

–   viste le conclusioni sulla Bielorussia raggiunte dal Consiglio «Affari generali e relazioni esterne» nella riunione del 17 novembre 2009, che prevedono una sospensione ulteriore dell'applicazione del divieto di visto nei confronti di taluni funzionari bielorussi, tra cui il Presidente Alexander Lukashenko, e la proroga delle misure restrittive sino all'ottobre del 2010,

–   visti l'esito della 2996a riunione del Consiglio «Affari esteri», del 22 febbraio 2010, e la dichiarazione dell'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Catherine Ashton, sulla situazione dell'Unione dei polacchi di Bielorussia, del 16 febbraio 2010,

–   viste la dichiarazione del Consiglio europeo sul partenariato orientale, del 19 marzo 2009, e la dichiarazione congiunta del vertice di Praga sul partenariato orientale, del 7 maggio 2009,

–   vista la convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali del Consiglio d'Europa, del 1° febbraio 1995,

–   visti i principi e gli standard internazionali relativi ai diritti delle minoranze nazionali, in particolare quelli contenuti nelle convenzioni internazionali in materia di diritti umani come l'Atto finale di Helsinki, del 1° agosto 1975 (Sezione 1.VII), il documento della conferenza di Copenaghen sulla dimensione umana, del 29 giugno 1990 e la Carta di Parigi per una nuova Europa, del 21 novembre 1990,

–   visti il suo dibattito sulla Bielorussia, del 24 febbraio 2010, e la missione della delegazione ad hoc del Parlamento europeo in Bielorussia dal 25 al 27 febbraio 2010 nonché le relative risultanze,

–   visto l'articolo 110, paragrafo 4, del suo regolamento,

A.   considerando che il 15 febbraio 2010 sono stati arrestati in Bielorussia 40 attivisti, per la maggior parte membri dell'Unione dei polacchi di Bielorussia (UPB), tra cui Angelika Borys (presidente dell'UPB), Igor Bancer (portavoce dell'UPB), Mieczysław Jaśkiewicz (vicepresidente), Andrzej Poczobut (presidente del consiglio di vigilanza dell'UPB) e Anatol Lebedzka, leader del partito di opposizione bielorusso, il Partito civico unito, allo scopo di impedire loro di partecipare al processo concernente la Casa dei polacchi di Ivyanets; considerando che entro il 20 febbraio tutti gli attivisti erano stati rilasciati,

B.   considerando che l'UPB sotto la presidenza di Angelika Borys, che è stata democraticamente eletta due volte, nel 2005 e nel 2009, non è riconosciuta dalle autorità dello Stato; che dal 2005 è sistematicamente oggetto di molestie e persecuzioni e che i suoi membri sono continuamente accusati di attività illegali e devono far fronte a denunce penali,

C.   considerando che le autorità bielorusse hanno fatto ricorso alle forze di polizia contro i membri dell'UPB a Hrodna nel 2005 e a Ivyanets nel 2010,

D.   considerando che le autorità bielorusse hanno impedito ai rappresentanti dell'UPB, che erano stati convocati a un'udienza come testimoni per Teresa Sobol, presidente della sezione locale dell'UPB di Ivyanets, di comparire al processo,

E.   considerando che la discriminazione nei confronti dell'Unione dei polacchi, la maggiore ONG attiva in Bielorussia, che è guidata da Angelika Borys, è sintomatica del trattamento generalmente riservato alla società civile e all'opposizione democratica in Bielorussia,

F.   considerando che «Polonica», una società con sede a Hrodna diretta da Angelika Borys e unica fonte di finanziamento dell'UPB, ha ricevuto una multa di 71 milioni di rubli per presunta violazione delle norme fiscali e rischia ora il fallimento,

G.   considerando che le autorità bielorusse reputano Stanislaw Siemaszko il leader legittimo dell'Unione dei polacchi e dichiarano il proprio sostegno all'organizzazione sotto la sua guida, ritenuta illegittima dalla comunità polacca,

H.   considerando che i rappresentanti delle istituzioni europee, tra cui Jerzy Buzek, Presidente del Parlamento europeo, la Baronessa Ashton, Vicepresidente della Commissione e Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, e Cecilia Malmström, commissario per gli Affari interni, come pure il parlamento polacco e il ministero degli Affari esteri francese hanno espresso preoccupazione per le recenti azioni delle autorità bielorusse contro l'UPB e condannato l'intervento della polizia contro i suoi membri,

I.   considerando che tali azioni delle autorità bielorusse sono in contrasto con le norme internazionali di protezione delle minoranze nazionali, sancite fra l'altro dalla convenzione quadro del Consiglio d'Europa per la protezione delle minoranze nazionali del 1° febbraio 1995, e che per contro la Bielorussia ha intensificato i suoi interventi contro i membri dell'organizzazione,

J.   considerando che la dichiarazione congiunta del vertice di Praga per il partenariato orientale, sottoscritta anche dalla Bielorussia, al paragrafo 1 afferma che «i partecipanti al vertice di Praga convengono che il partenariato orientale si fonderà sull'impegno nei confronti dei principi del diritto internazionale e dei valori fondamentali, tra i quali la democrazia, lo Stato di diritto e il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali»,

K.   considerando che, nelle sue conclusioni del 17 novembre 2009, il Consiglio europeo riconosce che si profilano nuove opportunità di dialogo e di approfondimento della cooperazione tra l'Unione europea e la Bielorussia per promuovere un effettivo avanzamento verso la democrazia e il rispetto dei diritti dell'uomo e ribadisce, in tale contesto, la sua disponibilità ad approfondire le relazioni dell'Unione europea con la Bielorussia, a condizione che siano compiuti ulteriori progressi verso la democrazia, i diritti dell'uomo e lo Stato di diritto, come pure ad assistere il paese nel conseguimento di tali obiettivi,

1.   esprime profonda preoccupazione per le recenti violazioni dei diritti umani perpetrate nella Repubblica di Bielorussia contro membri della società civile, in particolare contro membri dell'Unione dei polacchi, e dichiara la propria solidarietà ai cittadini cui non è concesso di godere appieno dei propri diritti civili;

2.   condanna l'intervento della polizia e della magistratura ai danni dell'Unione dei polacchi e ogni tentativo da parte delle autorità bielorusse di imporre una nuova leadership alla comunità polacca; chiede che le autorità bielorusse conferiscano nuovamente status legale all'UPB guidato da Angelika Borys e provvedano affinché siano restituite all'organizzazione, a tempo debito, le relative proprietà;

3.   ribadisce il suo interesse per un dialogo aperto e strutturato con la Bielorussia a condizione che la democratizzazione del sistema politico del paese porti a risultati concreti che riflettano il rispetto dei diritti dell'uomo e dello Stato di diritto;

4.   esorta la Bielorussia ad adempiere agli impegni assunti in seno all'OSCE e alla comunità internazionale per quanto riguarda la tutela e la promozione dei diritti delle sue minoranze; invita nel contempo le autorità a migliorare le condizioni per il funzionamento della società civile, con particolare riferimento alla libertà di espressione e di riunione, alla situazione dei mezzi d'informazione indipendenti, compreso l'accesso a Internet, e alla registrazione delle ONG, con l'obiettivo di preparare e consentire un processo elettorale libero ed equo per le elezioni comunali del 25 aprile 2010;

5.   rammenta le richieste formulate in recenti risoluzioni, in particolare quelle del 15 gennaio e del 17 dicembre 2009, ovvero che sia garantita la libertà di espressione e di associazione e la libertà di registrare partiti politici come la Democrazia cristiana bielorussa, la libertà di religione e l'instaurazione di condizioni che permettano ai soggetti della società civile, alle ONG (come «Viasna») e ai mezzi d'informazione indipendenti di operare in Bielorussia;

6.   esorta le autorità bielorusse a rilasciare gli attivisti politici come Andrei Bandarenko e i prigionieri di coscienza come Ivan Mikhailau e Aristyom Dubski, a revocare le misure restrittive messe in atto contro gli attivisti della società civile come Tatiana Shaputsko, che ha partecipato al Forum della società civile del partenariato orientale, e ad astenersi dall'adottare misure intese a controllare il contenuto dei siti web bielorussi;

7.   sottolinea che il dialogo fra UE e Bielorussia può essere vantaggioso per entrambi e ritiene che la Bielorussia possa essere assistita nell'ottenere il massimo beneficio dal partenariato orientale, in particolare ai fini del miglior uso dei fondi assegnati nel quadro di tale programma a progetti infrastrutturali, energetici e sociali e mediante l'applicazione di altri strumenti e politiche UE, purché le autorità bielorusse si assumano l'impegno di conseguire concreti cambiamenti nei settori delle libertà, della democrazia, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti dell'uomo e soprattutto in materia di diritti delle minoranze nazionali;

8.   ricorda che l'Unione europea ha già dimostrato una notevole apertura a un impegno nei confronti della Bielorussia, che ha trovato espressione anche nell'inserimento della Bielorussia nel partenariato orientale; rammenta che il successo di tale impegno dipende dai progressi del governo bielorusso verso la democratizzazione e la difesa dei diritti umani, compresi i diritti delle minoranze;

9.   precisa che, se le autorità bielorusse rispetteranno i requisiti fondamentali in materia di diritti umani fondamentali e di democrazia, il paese beneficerà dei seguenti elementi:

   conclusione e ratifica dell'Accordo di partenariato e cooperazione UE-Bielorussia;
   effettivo utilizzo degli strumenti finanziari UE, come quelli della Banca europea per gli investimenti e lo Strumento europeo di vicinato e partenariato;
   estensione dei finanziamenti della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo a progetti in Bielorussia che prevedano la partecipazione statale;
   ripristino del sistema di preferenze generalizzate (SPG+) per la Bielorussia;
   assegnazione di un'altra tranche del credito di stabilizzazione dal Fondo monetario internazionale;
   ripresa dei negoziati per l'adesione della Bielorussia all'OMC;
   sostegno all'estensione del programma OCSE alla Bielorussia;

10.   annette grande importanza al processo di liberalizzazione della vita civile e politica in Bielorussia e sottolinea che nuove violazioni dei diritti dell'uomo e della legalità nel paese potranno condurre a una revisione della posizione dell'UE verso la Bielorussia, fra cui la reintroduzione di sanzioni;

11.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, ai parlamenti e ai governi degli Stati membri, al Segretario generale delle Nazioni Unite, alle Assemblee parlamentari dell'OSCE e del Consiglio d'Europa, al Segretariato della Comunità di Stati indipendenti e al parlamento e al governo della Bielorussia.

(1) Testi approvati, P7_TA(2009)0117.


Tassazione delle transizioni finanziarie
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Risoluzione del Parlamento europeo del 10 marzo 2010 sulla tassazione delle operazioni finanziarie e una sua efficace applicazione
P7_TA(2010)0056B7-0133/2010

Il Parlamento europeo,

–   vista la sua risoluzione del 24 aprile 2009 sul vertice del G20 tenutosi a Londra il 2 aprile 2009(1),

–   vista la Dichiarazione dei Leader rilasciata a margine del Vertice del Gruppo dei venti (G20) tenutosi a Pittsburgh il 24 e 25 settembre 2009,

–   vista la sua risoluzione dell«8 ottobre 2009 sul vertice del G20 tenutosi a Pittsburgh il 24 e 25 settembre 2009(2),

–   visto il comunicato della riunione dei ministri delle Finanze e dei governatori delle banche centrali del G20 a St Andrews, del 7 novembre 2009,

–   viste le conclusioni della riunione del Consiglio europeo del 10 e 11 dicembre 2009, e in particolare il paragrafo 15,

–   vista la dichiarazione del Presidente Barroso, del 15 dicembre 2009, al Parlamento europeo,

–   vista la lettera del 18 gennaio 2010 del ministro delle Finanze svedese alla Presidenza del Consiglio in merito all'introduzione di una tassa di stabilità negli Stati membri,

–   vista la direttiva 2008/7/CE del Consiglio, del 12 febbraio 2008, concernente le imposte indirette sulla raccolta di capitali(3),

–   vista la proposta della Commissione recante modifica della direttiva 2006/112/CE relativa al sistema comune d'imposta sul valore aggiunto per quanto riguarda il trattamento dei servizi assicurativi e finanziari (COM(2007)0747),

–   vista l'interrogazione del 24 febbraio 2010 alla Commissione sulla tassazione delle operazioni finanziarie (O-0025/2010 – B7-0019/2010),

–   visti l'articolo 115, paragrafo 5, e l'articolo 110, paragrafo 2, del suo regolamento,

A.   considerando che il Parlamento ha accolto con favore il lavoro investigativo avviato a livello di G20, in seguito al vertice di Pittsburgh del settembre 2009, per un quadro internazionale in materia di tassazione delle operazioni finanziarie,

B.   considerando che il Parlamento ha auspicato rapidi progressi per assicurare che il settore finanziario contribuisca in modo equo alla ripresa economica e allo sviluppo, dal momento che i notevoli costi e le conseguenze della crisi finanziaria sono ricaduti sull'economia reale, i contribuenti, i consumatori, i servizi pubblici e la società in generale,

C.   considerando che il Consiglio europeo ha sottolineato l'importanza di rinnovare il contratto economico e sociale tra le istituzioni finanziarie e la società che essi servono e di assicurare che i benefici pubblici realizzati nei periodi positivi siano protetti dal rischio; considerando che, date le circostanze, il Consiglio europeo ha incoraggiato l'FMI a prendere in considerazione, nella sua revisione, l'intera gamma di opzioni, tra cui un prelievo sulle operazioni finanziarie a livello mondiale; considerando che, a tale riguardo, il Consiglio europeo ha altresì invitato il Consiglio e la Commissione a individuare i principi chiave cui le nuove disposizioni a livello mondiale dovranno essere improntate,

D.   considerando che numerosi Stati membri hanno chiesto una tassazione delle operazioni finanziarie,

E.   considerando che le nuove iniziative di regolamentazione, quali l'azione contro i paradisi fiscali, la rimozione dei conti fuori bilancio, i requisiti relativi alle operazioni borsistiche e l'utilizzo di repertori di dati relativi alle negoziazioni per la registrazione dei derivati, hanno chiaramente cambiato il contesto dell'intervento politico in questo settore,

F.   considerando che la Commissione, in seguito alle questioni sollevate nel corso della riunione della commissione per i problemi economici e monetari con il Commissario alla fiscalità, il 6 ottobre 2009, e come confermato dal Presidente Barroso nel suo intervento al Parlamento del 15 dicembre 2009, sta attualmente elaborando idee in materia di «finanziamento innovativo» nel contesto delle sfide globali, ivi compresa la tassazione delle operazioni finanziarie, al fine di poter presentare proposte al momento opportuno,

G.   considerando che, in seguito alla richiesta avanzata dal G20 al vertice di Pittsburgh del 24 e 25 settembre 2009, l'FMI sta attualmente raccogliendo i pareri del pubblico sulla tassazione del settore finanziario,

H.   considerando che esistono imposte e tasse sulle operazioni finanziarie sotto diverse forme negli Stati membri e che tali imposte e tasse nazionali solitamente coprono soltanto le transazioni di attività selezionate; e che il Belgio e la Francia hanno adottato una legislazione in materia di tassazione delle transazioni valutarie a livello nazionale, riservandosi di applicarla soltanto se tale attuazione avverrà a livello di UE,

I.   considerando che, a differenza di altre forme di tassazione, le imposte indirette sulla raccolta di capitali, come ad esempio l'imposta sui conferimenti, l'imposta di bollo sui titoli e l'imposta sulle operazioni di ristrutturazione, danno luogo a discriminazioni, doppie imposizioni e disparità che ostacolano la libera circolazione dei capitali,

J.   considerando che, negli ultimi dieci anni, si è registrato un notevole e rapido aumento nel volume delle transazioni finanziarie rispetto al volume degli scambi di beni e servizi, che può essere spiegato, tra l'altro, con la rapida crescita del mercato dei derivati,

K.   considerando che i leader del G20 hanno la responsabilità collettiva di attenuare l'impatto sociale della crisi, sia nei rispettivi Stati membri che nei paesi in via di sviluppo, che sono stati duramente colpiti dalle conseguenze indirette della crisi; e che una tassa sulle operazioni finanziarie potrebbe contribuire a coprire i costi generati dalla crisi,

1.   è del parere che l'Unione europea dovrebbe concordare una posizione comune nel quadro internazionale delle riunioni del G20 per quanto riguarda le modalità con cui il settore finanziario potrebbe fornire un contributo equo e sostanziale alla copertura degli eventuali oneri da esso generati per l'economia reale o che sono associati agli interventi governativi finalizzati a stabilizzare il sistema bancario; ritiene che l'Unione europea, parallelamente ai lavori del G20 e coerentemente con essi, dovrebbe sviluppare una propria strategia per quanto riguarda la gamma dei possibili interventi;

2.   ritiene che, nell'intento di giungere a una posizione coerente dell'UE, basata su un'analisi obiettiva, la Commissione dovrebbe elaborare, con sufficiente anticipo rispetto al prossimo vertice del G20, una valutazione d'impatto della tassazione delle operazioni finanziarie a livello mondiale, esaminandone vantaggi e svantaggi;

3.   esorta la Commissione a considerare attentamente, nella sua valutazione, i seguenti aspetti:

   a) le esperienze passate in materia di tassazione delle operazioni finanziarie, soprattutto in termini di evasione fiscale e migrazione di capitali o fornitura di servizi in ubicazioni alternative, in particolare l'impatto di tale tassazione sui singoli investitori e sulle PMI;
   b) i vantaggi e gli svantaggi dell'introduzione di una tassa sulle operazioni finanziarie nella sola Unione europea, rispetto a una sua introduzione a livello globale e alla situazione attuale;
   c) il potenziale di generare entrate sostanziali rispetto ad altre fonti di gettito fiscale, i costi di riscossione e la distribuzione dei ricavi tra i paesi;
   d) il fatto che, nel valutare il potenziale gettito fiscale derivante dalla tassazione delle operazioni finanziarie a livello mondiale o europeo, è opportuno tenere conto delle diverse opzioni di concezione, quantificando al contempo l'aumento dei costi di transazione in tutti i mercati potenzialmente interessati (operazioni nei sistemi di scambi organizzati, operazioni fuori borsa) nonché per le transazioni tra imprese (B2B) o tra imprese e consumatori (B2C);
   e) il fatto che la valutazione deve tenere conto anche del potenziale delle diverse opzioni di influire sia sui livelli dei prezzi sia sulla stabilità a breve e a lungo termine, come pure sulle operazioni finanziarie e sulla liquidità;
   f) come concepire una tassa sulle operazioni finanziarie in modo da attenuare gli effetti collaterali negativi solitamente associati alle imposte indirette sulla raccolta di capitali;
   g) in che misura una tassa sulle operazioni finanziarie possa contribuire alla stabilizzazione dei mercati finanziari, vale a dire i suoi effetti per quanto riguarda l'eccessivo trading a breve termine, la speculazione e la trasparenza;
   h) se una tassa sulle operazioni finanziarie possa prevenire una futura crisi finanziaria prendendo di mira alcuni tipi di operazioni «indesiderabili», che dovrebbero essere definite dalla Commissione;

4.   sottolinea che qualunque soluzione deve assolutamente evitare di ridurre la competitività dell'Unione europea o di ostacolare gli investimenti sostenibili, l'innovazione e la crescita, che sono vantaggiosi per l'economia reale e la società;

5.   sottolinea l'importanza di tenere conto della necessità che il settore bancario crei capitali sani, garantendo la sua capacità di finanziare investimenti nell'economia reale, nonché di prevenire l'eccessiva assunzione di rischi;

6.   invita la Commissione e il Consiglio a valutare il potenziale di diverse opzioni fiscali per le transazioni finanziarie ai fini del contributo al bilancio dell'Unione europea;

7.   invita la Commissione e il Consiglio a valutare in quale misura le opzioni in esame possano essere utilizzate anche come meccanismi finanziari innovativi per sostenere l'adattamento ai cambiamenti climatici e la loro attenuazione nei paesi in via di sviluppo, nonché per finanziare la cooperazione allo sviluppo;

8.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, alla Banca centrale europea nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri.

(1) Testi approvati, P6_TA(2009)0330.
(2) Testi approvati, P7_TA(2009)0028.
(3) GU L 46 del 21.2.2008, pag. 11.


Area unica dei pagamenti in euro
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Risoluzione del Parlamento europeo del 10 marzo 2010 sull'attuazione dell'Area unica dei pagamenti in euro (SEPA)
P7_TA(2010)0057B7-0132/2010

Il Parlamento europeo,

–   vista la dichiarazione congiunta della Commissione e della Banca centrale europea del 4 maggio 2006 sull'Area unica dei pagamenti in euro,

–   visto l'Occasional Paper della Banca centrale europea n. 71, dell'agosto 2007, sull'impatto economico dell'Area unica dei pagamenti in euro («The economic impact of the Single Euro Payments Area»),

–   vista la direttiva 2007/64/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 novembre 2007, relativa ai servizi di pagamento nel mercato interno(1) (direttiva sui servizi di pagamento),

–   vista la risoluzione del Parlamento europeo del 12 marzo 2009 sull'attuazione dell'Area unica dei pagamenti in euro (SEPA)(2),

–   vista la dichiarazione congiunta del 24 marzo 2009 della Commissione europea e della Banca centrale europea, che chiarisce taluni principi alla base del futuro modello commerciale di addebito diretto della SEPA,

–   visto il secondo sondaggio della Commissione sullo stato di preparazione delle amministrazioni pubbliche rispetto alla SEPA e alla migrazione verso tale sistema, del 22 luglio 2009,

–   vista la comunicazione della Commissione del 10 settembre 2009 intitolata «Completare la SEPA: una roadmap per il 2009-2012» (COM(2009)0471),

–   visto il regolamento (CE) n. 924/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio del 16 settembre 2009 relativo ai pagamenti transfrontalieri nella Comunità e che abroga il regolamento (CE) n. 2560/2001(3),

–   visto il documento di lavoro della Commissione del 30 ottobre 2009 sull'applicabilità dell'articolo 81 del trattato CE ai pagamenti interbancari multilaterali nell'ambito del sistema di addebito diretto SEPA (SEC(2009)1472),

–   vista la seconda relazione annuale della Commissione sullo stato di avanzamento della migrazione alla SEPA nel 2009, del 9 novembre 2009,

–   viste le conclusioni del Consiglio del 2 dicembre 2009 sulla SEPA,

–   visti, l'articolo 115, paragrafo 5, e l'articolo 110, paragrafo 2 del suo regolamento,

A.   considerando che l'Area unica dei pagamenti in euro (SEPA) è concepita come un mercato integrato dei servizi di pagamento, aperto a un'effettiva concorrenza e in cui non sussistono distinzioni fra pagamenti nazionali e transfrontalieri in euro,

B.   considerando che la SEPA non è soltanto un'iniziativa di autoregolamentazione del Consiglio europeo per i pagamenti (EPC), ma anche un'importante iniziativa di politica pubblica che rafforza l'Unione economica e monetaria e la futura strategia UE 2020; considerando che la SEPA è sostenuta dalla direttiva sui servizi di pagamento, che fornisce il necessario quadro giuridico armonizzato; considerando che, pertanto, il successo della SEPA riveste particolare interesse per il Parlamento,

C.   considerando che il processo decisionale relativo alla SEPA è attualmente nelle mani del Consiglio europeo per i pagamenti, nell'ambito del quale soltanto le banche prendono decisioni sui prodotti SEPA trascurando le richieste degli utilizzatori finali,

D.   considerando che la SEPA è stata avviata ufficialmente il 28 gennaio 2008 con l'introduzione dello strumento di pagamento SEPA per i bonifici, mentre il quadro di riferimento SEPA per le carte di pagamento è in vigore dal 1° gennaio 2008 e il sistema degli addebiti diretti SEPA è operante dal 2 novembre 2009,

E.   considerando che i consumatori auspicano che le caratteristiche dei prodotti SEPA rispondano alle esigenze degli utenti finali, in particolare relativamente al controllo dei mandati di addebito diretto, e considerando opportuno che si compiano passi avanti in tale ambito,

F.   considerando che per la migrazione agli strumenti SEPA non sono state fissate scadenze giuridicamente vincolanti e che un'ampia maggioranza delle parti interessate che hanno partecipato alla consultazione pubblica della Commissione sostengono l'idea di fissare una tale scadenza per stimolare una migrazione verso la SEPA,

G.   considerando che il Commissario designato per il mercato interno e i servizi ha affermato, nelle sue risposte scritte al questionario del Parlamento, che intende proporre all'adozione della Commissione un'iniziativa legislativa mirante a fissare una o più scadenze per la migrazione verso i prodotti SEPA per gli addebiti diretti e i bonifici, nonché un'iniziativa per migliorare la governance,

H.   considerando che la migrazione verso la SEPA è stata finora lenta, all'agosto 2009 soltanto il 4,5% del totale delle transazioni era stato effettuato mediante il formato dei bonifici SEPA, e considerando che la scadenza originariamente prevista, ossia la fine del 2010 per la migrazione di una massa critica per i bonifici SEPA, gli addebiti diretti SEPA e i pagamenti mediante carta, non è più realistica,

I.   considerando che la migrazione verso gli strumenti SEPA da parte delle amministrazioni pubbliche è in ritardo rispetto alle aspettative in numerosi Stati membri, sebbene tali organismi debbano fungere da catalizzatori nella creazione della massa critica necessaria per accelerare la migrazione verso la SEPA,

J.   considerando che è importante che tutte le parti interessate – legislatori, settore bancario e utenti dei servizi di pagamento – partecipino alla realizzazione della SEPA,

K.   considerando che l'utilizzazione di strumenti SEPA unicamente per le operazioni di pagamento transfrontaliere non porterebbe al successo del progetto SEPA, poiché persisterebbe la frammentazione e non potrebbero realizzarsi i benefici previsti per il settore bancario e per i suoi clienti,

L.   considerando che il regolamento (CE) n. 924/2009 fornisce certezza giuridica per quanto concerne l'applicazione di commissioni interbancarie multilaterali (MIF) durante un periodo transitorio, fino al 31 ottobre 2012, durante il quale il settore dovrebbe elaborare e concordare un modello commerciale a lungo termine per il funzionamento del sistema di addebito diretto SEPA che sia conforme al diritto di concorrenza dell'UE e al quadro regolamentare dell'UE,

M.   considerando che nel marzo 2009 la Commissione e la Banca centrale europea hanno indicato che non sembrano sussistere motivi chiari e convincenti per l'esistenza dopo il 31 ottobre 2012 di MIF sulle transazioni, e considerando che la Commissione ha condotto una consultazione pubblica sull'applicabilità dell'articolo 81 del trattato CE ai pagamenti interbancari multilaterali nel sistema di addebito diretto SEPA,

N.   considerando che occorre anche risolvere definitivamente la questione dell'applicazione di una MIF per quanto riguarda la soluzione di una carta UE basata sul quadro di riferimento SEPA per le carte di pagamento,

O.   considerando che occorre assicurare in tutti gli Stati membri la continuità della validità giuridica dei mandati di addebito diretto esistenti, poiché l'obbligo di firmare nuovi mandati al momento di passare dai sistemi nazionali di addebito diretto al sistema degli addebiti diretti SEPA sarebbe troppo gravoso; considerando tuttavia che il mantenimento di tali mandati non contribuisce a un'applicazione anticipata del sistema degli addebiti diretti SEPA, a meno che non si trovi una soluzione per la migrazione dei mandati vigenti,

1.   sottolinea il suo costante sostegno alla creazione della SEPA, che sia aperta a un'effettiva concorrenza e in cui non sussistano distinzioni fra pagamenti nazionali e transfrontalieri in euro;

2.   deplora che non sia stato realizzato quasi nessun progresso per quanto riguarda le questioni menzionate nella risoluzione del Parlamento del 12 marzo 2009 sull'attuazione della SEPA e chiede che tutte le parti interessate partecipino alla promozione della SEPA e contribuiscano alla sua realizzazione;

3.   accoglie con favore la roadmap adottata dalla Commissione nel settembre 2009 e appoggia completamente le azioni ivi esposte nei sei ambiti prioritari (ossia favorire la migrazione alla SEPA, promuovere una campagna d'informazione e promuovere i prodotti SEPA, creare un quadro giuridico solido e garantirne il rispetto, promuovere l'innovazione, garantire standardizzazione, interoperabilità e sicurezza, chiarire e migliorare la governance del progetto SEPA);

4.   invita nuovamente la Commissione a fissare un termine ultimo chiaro, appropriato e vincolante, che non sia successivo al 31 dicembre 2012, per la migrazione agli strumenti SEPA, scaduto il quale tutti i pagamenti in euro dovranno essere effettuati utilizzando gli standard SEPA;

5.   chiede al Consiglio europeo per i pagamenti di prendere in considerazione le richieste degli utenti finali e di conseguenza modificare la propria regolamentazione;

6.   appoggia pienamente l'intenzione della Commissione di favorire il processo di migrazione delle amministrazioni pubbliche mediante l'elaborazione di piani di migrazione nazionali integrati e sincronizzati; plaude a tal riguardo agli sforzi compiuti dalla Commissione per esaminare lo stato di preparazione delle amministrazioni degli Stati membri rispetto alla migrazione verso la SEPA e pubblicarne i risultati, e invita gli Stati membri a partecipare a tali sondaggi;

7.   chiede alla Commissione di chiarire definitivamente entro il 30 settembre 2010, sulla base dell'esito della rispettiva consultazione comprendente tutte le parti interessate, la questione di un modello commerciale armonizzato a lungo termine per gli addebiti diretti SEPA, che deve essere applicabile su scala europea, efficace sotto il profilo dei costi e conveniente per il consumatore finale; insiste sulla necessità di mettere a punto tale modello mediante la stretta collaborazione tra il settore dei pagamenti e la Commissione e in conformità del diritto di concorrenza dell'UE e del quadro regolamentare dell'UE;

8.   invita tutte le parti interessate a sostenere l'instaurazione di un sistema europeo di carte di pagamento, che consista in un nuovo sistema complementare o in un'alleanza tra sistemi esistenti o in un'estensione di un sistema vigente; invita nuovamente la Commissione, a tal proposito, a chiarire ulteriormente la questione di una MIF per i pagamenti tramite carta e invita il settore a trovare soluzioni adeguate in stretta cooperazione con la Commissione e in conformità del diritto di concorrenza dell'UE e del quadro regolamentare dell'UE;

9.   invita gli Stati membri ad assicurare la continuità della validità giuridica dei mandati di addebito diretto esistenti nel sistema di addebiti diretti SEPA; sottolinea che la transizione dall'attuale sistema di addebiti diretti al sistema di addebiti diretti SEPA non dovrebbe causare nessun onere per i consumatori;

10.   insiste affinché i consumatori siano chiaramente informati circa le differenze tra il sistema precedente e quello nuovo;

11.   invita la Commissione a vegliare sulla migrazione verso gli strumenti SEPA e assicurare che non risulti in un sistema di pagamenti più costoso per i cittadini dell'UE;

12.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, alla Banca centrale europea e ai governi e ai parlamenti degli Stati membri.

(1) GU L 319 del 5.12.2007, pag. 1.
(2) Testi approvati, P6_TA(2009)0139.
(3) GU L 266 del 9.10.2009, pag. 11.


Accordo commerciale anticontraffazione (ACTA)
PDF 120kWORD 41k
Risoluzione del Parlamento europeo del 10 marzo 2010 sulla trasparenza e la situazione dei negoziati ACTA
P7_TA(2010)0058RC-B7-0154/2010

Il Parlamento europeo,

–   visti gli articoli 207 e 218 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE),

–   vista la sua risoluzione del 9 febbraio 2010 sulla revisione dell'accordo quadro tra il Parlamento europeo e la Commissione per la prossima legislatura(1),

–   vista la sua risoluzione dell«11 marzo 2009 relativa all'accesso del pubblico ai documenti del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione (rifusione), da considerare quale posizione del Parlamento in prima lettura(2) (COM(2008)0229 – C6-0184/2008 – 2008/0090(COD)),

–   vista la sua risoluzione del 18 dicembre 2008 sull'impatto della contraffazione sul commercio internazionale(3),

–   visto il parere del Garante europeo della protezione dei dati, del 22 febbraio 2010, sugli attuali negoziati condotti dall'Unione europea sull'Accordo commerciale anticontraffazione (ACTA),

–   vista la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, in particolare l'articolo 8,

–   vista la direttiva 2002/58/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 luglio 2002, relativa al trattamento dei dati personali e alla tutela della vita privata nel settore delle comunicazioni elettroniche, quale modificata da ultimo dalla direttiva 2009/136/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 novembre 2009,

–   vista la direttiva 2000/31/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, dell«8 giugno 2000, relativa a taluni aspetti giuridici dei servizi della società dell'informazione, in particolare il commercio elettronico, nel mercato interno (»direttiva sul commercio elettronico«),

–   visto l'articolo 115, paragrafo 5, del suo regolamento,

A.   considerando che nel 2008 l'Unione europea e altri paesi OCSE hanno avviato negoziati su un nuovo accordo multilaterale inteso a rafforzare l'applicazione dei diritti di proprietà intellettuale (DPI) e a combattere la contraffazione e la pirateria (Accordo commerciale anticontraffazione – ACTA), decidendo di comune accordo su una clausola di confidenzialità,

B.   considerando che, nella sua relazione dell«11 marzo 2009, il Parlamento ha affermato che »la Commissione dovrebbe senza indugio rendere disponibili al pubblico tutti i documenti relativi ai negoziati internazionali in corso sull'Accordo commerciale anticontraffazione (ACTA)«,

C.   considerando che il 27 gennaio 2010 la Commissione ha dato rassicurazioni in merito al suo impegno per un'associazione rafforzata con il Parlamento, in linea con la risoluzione del Parlamento del 9 febbraio 2010 sulla revisione dell'accordo quadro con la Commissione, in cui il Parlamento chiede che gli siano comunicate «immediatamente informazioni complete durante tutte la fasi dei negoziati sugli accordi internazionali […], in particolare in materia commerciale e relativamente ad altri negoziati che prevedono la procedura di approvazione, in modo da dare piena attuazione all'articolo 218 del TFUE»,

D.   considerando che i rappresentanti del Consiglio hanno preso parte ai cicli dei negoziati ACTA accanto ai rappresentanti della Commissione,

E.   considerando che la Commissione, quale custode dei trattati, è obbligata a rispettare l'acquis dell'Unione nell'ambito di negoziati relativi ad accordi internazionali che incidono sulla legislazione nell'Unione europea,

F.   considerando che, secondo informazioni ufficiose, i negoziati ACTA riguardano tra l'altro la legislazione pendente dell'UE sul rispetto dei diritti di proprietà intellettuale (2005/0127(COD) – Misure penali finalizzate ad assicurare il rispetto dei diritti sulla proprietà intellettuale (IPRED-II)) e sul cosiddetto «pacchetto Telecom» nonché la legislazione vigente dell'UE in materia di commercio elettronico e di protezione dei dati,

G.   considerando che gli sforzi che l'UE sta mettendo in campo al fine di armonizzare le misure volte ad assicurare il rispetto dei DPI non devono essere insidiati da negoziati commerciali che esulano dall'ambito dei normali processi decisionali dell'UE,

H.   considerando l'importanza decisiva di provvedere affinché lo sviluppo delle misure per assicurare il rispetto dei DPI si compia in modo da non ostacolare l'innovazione o la concorrenza, mettere in discussione i limiti dei DPI e la protezione dei dati personali, limitare la libera circolazione delle informazioni o gravare indebitamente sui legittimi scambi commerciali,

I.   considerando che, qualsiasi accordo l'Unione europea raggiunga sull'ACTA, esso deve ottemperare agli obblighi giuridici imposti all'UE con riferimento alla legislazione sulla privacy e la protezione dei dati, come stabilito in particolare nelle direttive 95/46/CE e 2002/58/CE e nella giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo e della Corte di giustizia dell'Unione europea,

J.   considerando che il trattato di Lisbona è entrato in vigore il 1° dicembre 2009,

K.   considerando che, a seguito dell'entrata in vigore del trattato di Lisbona, il Parlamento europeo è tenuto a dare la sua approvazione al testo del trattato ACTA prima che esso entri in vigore nell'Unione europea,

L.   considerando che la Commissione si è impegnata a fornire immediatamente informazioni complete al Parlamento europeo durante tutte le fasi dei negoziati sugli accordi internazionali,

1.   segnala che dal 1° dicembre 2009 la Commissione ha l'obbligo giuridico di fornire immediatamente informazioni complete al Parlamento in tutte le fasi dei negoziati internazionali;

2.   esprime la sua preoccupazione per la mancanza di un processo trasparente nello svolgimento dei negoziati ACTA, in contrasto con il contenuto e lo spirito del TFUE; è profondamente turbato dal fatto che non sia stata stabilita una base giuridica prima dell'avvio dei negoziati ACTA e che non sia stata richiesta l'approvazione del Parlamento per il mandato negoziale;

3.   invita la Commissione e il Consiglio a concedere l'accesso al pubblico e al Parlamento ai testi e alle sintesi dei negoziati sull'ACTA, in conformità del trattato e del regolamento (CE) n. 1049/2001, del 30 maggio 2001, relativo all'accesso del pubblico ai documenti del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione;

4.   invita la Commissione e il Consiglio ad assumere un impegno proattivo con i partner negoziali dell'ACTA per sospendere, in linea di principio, ogni ulteriore accordo confidenziale, e a informare il Parlamento, pienamente e a tempo debito, in merito alle iniziative prese a tale riguardo; si attende che la Commissione presenti delle proposte prima del prossimo ciclo negoziale che si terrà in Nuova Zelanda nell'aprile 2010, che chieda l'inserimento all'ordine del giorno di detta riunione della questione della trasparenza e che comunichi i risultati del ciclo negoziale al Parlamento immediatamente dopo la sua conclusione;

5.   sottolinea che, ove non sia informato immediatamente e pienamente in tutte le fasi dei negoziati, il Parlamento si riserva il diritto di intraprendere un'opportuna azione, anche presentando ricorso alla Corte di giustizia al fine di salvaguardare le proprie prerogative;

6.   deplora la scelta calcolata delle parti di non negoziare tramite gli organi internazionali consolidati, quali l'OMPI e l'OMC, che hanno creato quadri per l'informazione e la consultazione del pubblico;

7.   invita la Commissione a svolgere una valutazione dell'impatto dell'attuazione dell'ACTA sui diritti fondamentali e la protezione dei dati, sugli attuali sforzi dell'UE per armonizzare le misure volte ad assicurare il rispetto dei diritti di proprietà intellettuale e sul commercio elettronico, prima di giungere a un accordo in seno all'UE su un testo consolidato dell'ACTA, e a consultarsi a tempo debito con il Parlamento sui risultati della valutazione;

8.   accoglie con favore le affermazioni della Commissione secondo le quali l'accordo ACTA si limiterà a garantire il rispetto dei diritti di proprietà intellettuale esistenti, senza pregiudicare lo sviluppo del diritto sostanziale di proprietà intellettuale nell'Unione europea;

9.   invita la Commissione a proseguire i negoziati sull'ACTA e a limitarli all'attuale sistema europeo di applicazione dei diritti di proprietà intellettuale (DPI) contro la contraffazione; ritiene che i futuri negoziati sull'ACTA debbano includere un maggior numero di paesi emergenti e in via di sviluppo, con l'obiettivo di raggiungere possibilmente un livello di negoziazione multilaterale;

10.   esorta la Commissione a garantire che l'applicazione delle disposizioni dell'ACTA, in particolare quelle sulle procedure di rispetto del diritto di autore nell'ambiente digitale, sia pienamente in linea con l«acquis dell'Unione; chiede che alle frontiere dell'UE non siano effettuate perquisizioni e chiede pieno chiarimento su eventuali clausole che consentirebbero alle autorità di frontiera e doganali di perquisire e confiscare senza mandato dispositivi di memorizzazione di informazioni quali computer portatili, telefoni cellulari e lettori MP3;

11.   ritiene che per tutelare diritti fondamentali quali la libertà di espressione e il diritto alla privacy nel pieno rispetto del principio di sussidiarietà, l'accordo proposto non dovrebbe consentire in nessun caso l'imposizione delle cosiddette procedure di risposta graduale «three strikes», in piena conformità con la decisione del Parlamento in merito all'articolo 1, paragrafo 1, lettera b), della direttiva 2009/140/CE (recante modifica), in cui si chiede l'inserimento di un nuovo paragrafo 3 bis nell'articolo 1 della direttiva 2002/21/CE sulla questione della politica di risposta graduale «three strikes»; ritiene che l'accordo debba includere una clausola secondo la quale l'esclusione dell'accesso individuale a Internet deve essere preceduta dalla verifica da parte di un organo giudiziario;

12.   sottolinea che la privacy e la protezione dei dati sono valori centrali dell'Unione europea, riconosciuti all'articolo 8 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e agli articoli 7 e 8 della Carta dei diritti fondamentali dell'UE, e che devono essere rispettati in tutte le politiche e le norme adottate dall'Unione europea in conformità dell'articolo 16 del TFUE;

13.   sottolinea che le disposizioni dell'accordo ACTA, segnatamente le misure destinate a rafforzare i poteri delle ispezioni transfrontaliere e i sequestri di beni, non devono condizionare l'accesso globale a medicinali legali, sicuri e a un prezzo ragionevole – compresi i prodotti innovativi e quelli generici – con il pretesto della lotta alla contraffazione;

14.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione alla Commissione e al Consiglio nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati partecipanti ai negoziati ACTA.

(1) Testi approvati, P7_TA(2010)0009.
(2) Testi approvati, P6_TA(2009)0114.
(3) Testi approvati, P6_TA(2008)0634.


Regolamento relativo all'applicazione di un sistema di preferenze tariffarie generalizzate
PDF 111kWORD 35k
Risoluzione del Parlamento europeo del 10 marzo 2010 sul regolamento relativo all'applicazione di un sistema di preferenze tariffarie generalizzate
P7_TA(2010)0059RC-B7-0181/2010

Il Parlamento europeo,

–   visto l'accordo generale sulle tariffe doganali e sul commercio (GATT) e, in particolare, la «clausola di abilitazione» del 1979,

–   vista la sua risoluzione legislativa del 5 giugno 2008 sulla proposta di regolamento del Consiglio relativo all'applicazione di un sistema di preferenze tariffarie generalizzate per il periodo dal 1° gennaio 2009 al 31 dicembre 2011 (2007/0289(CNS)),

–   visto il regolamento (CE) n. 732/2008 del Consiglio, del 22 luglio 2008,

–   visto il Capo 1 del Titolo V del trattato sull'Unione europea (TEU),

–   visto l'articolo 207 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE),

–   visto l'articolo 115, paragrafo 5, del regolamento,

A.   considerando che la «clausola di abilitazione» è la base giuridica dell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC) per il sistema di preferenze generalizzate (SPG),

B.   considerando che dal 1971 la Comunità concede preferenze commerciali ai paesi in via di sviluppo nel quadro del suo SPG,

C.   considerando che il Parlamento è stato consultato sulla proposta della Commissione di regolamento del Consiglio relativo al SPG per il periodo dal 1° gennaio 2009 al 31 dicembre 2011 (COM(2007)0857),

D.   considerando che il trattato di Lisbona è entrato in vigore il 1° dicembre 2009,

E.   considerando che, a norma del Capo 1 del Titolo V del TEU, l'azione dell'Unione europea sulla scena internazionale si fonda sui principi della democrazia, dello Stato di diritto e l'universalità e l'indivisibilità dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali e deve favorire lo sviluppo sostenibile dei paesi in via di sviluppo sul piano economico, sociale e ambientale, con l'obiettivo primo di eliminare la povertà,

F.   considerando che, a norma dell'articolo 207 del TFUE, il Parlamento europeo e il Consiglio, deliberando mediante regolamenti secondo la procedura legislativa ordinaria, adottano le misure che definiscono il quadro di attuazione della politica commerciale comune,

1.   riconosce l'importanza del sistema di preferenze tariffarie generalizzate, che consente ai paesi sviluppati di offrire un trattamento preferenziale non reciproco ai prodotti provenienti dai paesi in via di sviluppo;

2.   osserva che il SPG, creato dalla Comunità europea nel 1971, fu giustificato in quanto strumento finalizzato a risolvere gli squilibri commerciali tra i paesi sviluppati e i paesi in via di sviluppo ed inteso a contribuire al loro sviluppo sostenibile; ritiene che sia stato uno strumento commerciale comunitario e dell'Unione europea inteso ad assistere i paesi in via di sviluppo generando reddito attraverso il commercio internazionale, contribuendo così al loro sviluppo sostenibile e al buon governo;

3.   osserva che l'attuale regolamento relativo al SPG scadrà il 31 dicembre 2011; pertanto, tenendo conto del tempo necessario per l'adozione di un nuovo regolamento secondo la procedura legislativa ordinaria, invita la Commissione a proporre al Parlamento europeo e al Consiglio un regolamento rivisto relativo al SPG entro il 1° giugno 2010;

4.   ritiene che le preferenze concesse nel quadro del SPG debbano essere mirate ai paesi in via di sviluppo che ne hanno maggiormente bisogno e che la nuova lista di paesi beneficiari debba pertanto riflettere la reale situazione economica dei paesi in via di sviluppo;

5.   sottolinea che, a norma dell'articolo 15, paragrafo 1, tutti i paesi beneficiari del SPG+ dovrebbero non solamente ratificare, ma anche mettere in atto tutte le 27 convenzioni dell'OIL e delle Nazioni Unite elencate all'allegato III del regolamento relativo al SPG;

6.   sottolinea la necessità di maggiore trasparenza e responsabilità democratica sulle modalità di avvio e di svolgimento delle indagini; chiede pertanto di essere tenuto pienamente informato e di essere adeguatamente coinvolto, da parte della Commissione, in tutte le fasi delle procedure SPG e SPG+, anche per quanto riguarda la proposta del Consiglio relativa agli elenchi di paesi beneficiari;

7.   esorta la Commissione a perseguire una politica coerente in materia di SPG +, in particolare quando si tratti di eventuali sospensioni del sistema in caso di violazioni dei diritti dell'uomo, e di coinvolgere pienamente il Parlamento europeo in tale processo;

8.   invita la Commissione a monitorare attentamente la situazione in Sri Lanka e invita il governo dello Sri Lanka a reagire rapidamente per normalizzare la situazione nel paese prima dell'effettiva sospensione del SPG+;

9.   invita la Commissione a monitorare attentamente la situazione dei diritti dell'uomo in Colombia e a riferire in proposito al Parlamento;

10.   sollecita la Commissione a presentare al Parlamento europeo e al Consiglio - prima della scadenza del regolamento attuale e in tempo utile per le discussioni circa il prossimo regolamento - una relazione sullo stato di ratifica e di attuazione delle 27 convenzioni da parte di ciascun paese beneficiario dei regimi speciali di incentivazione; invita la Commissione a definire, nel suo regolamento rivisto relativo al SPG, gli organismi di controllo che dovranno raccomandare se un paese specifico debba prendere ulteriori misure per l'effettiva attuazione di una convenzione; precisa che, in tale relazione, la Commissione dovrà altresì valutare la misura in cui i regimi speciali di incentivazione hanno raggiunto i propri obiettivi e raccomandare, se del caso, la revisione dell'allegato III;

11.   chiede alla Commissione di prevedere nel suo regolamento rivisto relativo al SPG una valutazione periodica del rispetto, da parte di ciascun paese beneficiario, degli impegni assunti nel quadro del sistema SPG +, assicurando così che non si debba ricorrere a nessuno dei motivi di cui all'articolo 15, paragrafi 1 e 2 e all'articolo 16, paragrafi 1 e 2 per la revoca temporanea del regime preferenziale; chiede che tale relazione annuale sia trasmessa al Parlamento e al Consiglio;

12.   invita la Commissione ad effettuare, prima della revisione del sistema, una valutazione d'impatto degli effetti del SPG nel periodo dal 1° gennaio 2006 al 31 dicembre 2009 e a valutare in che misura i suoi obiettivi iniziali siano stati raggiunti per quanto riguarda gli specifici indicatori socio-economici rilevanti per ciascun paese e, in particolare, la riduzione della povertà; precisa che tale studio dovrà essere successivamente presentato al Parlamento e al Consiglio; precisa che la nuova proposta di regolamento rivisto relativo al SPG dovrà tenere debitamente in considerazione i risultati della valutazione d'impatto;

13.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri.


Relazione annuale 2008 sulla PESC
PDF 295kWORD 100k
Risoluzione del Parlamento europeo del 10 marzo 2010 sulla relazione annuale 2008 del Consiglio al Parlamento europeo sugli aspetti principali e le scelte di base della politica estera e di sicurezza comune (PESC), presentata al Parlamento europeo in applicazione della parte II, sezione G, punto 43, dell'Accordo interistituzionale del 17 maggio 2006 (2009/2057(INI))
P7_TA(2010)0060A7-0023/2010

Il Parlamento europeo,

–   vista la relazione annuale 2008 del Consiglio al Parlamento europeo sugli aspetti principali e le scelte di base della politica estera e di sicurezza comune (PESC), presentata al Parlamento europeo in applicazione della parte II, sezione G, punto 43, dell'Accordo interistituzionale del 17 maggio 2006(1),

–   visto il trattato di Lisbona, che modifica il trattato sull'Unione europea e il trattato che istituisce la Comunità europea, in particolare il titolo V del trattato sull'Unione europea, così modificato, intitolato «Disposizioni generali sull'azione esterna dell'Unione e disposizioni specifiche sulla politica estera e di sicurezza comune»,

–   vista la strategia europea in materia di sicurezza (European Security Strategy (ESS)) adottata dal Consiglio europeo il 12 dicembre 2003 e la relazione del Consiglio sull'attuazione della ESS, adottata in data 11 dicembre 2008,

–   visto il suddetto Accordo interistituzionale del 17 maggio 2006 tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sulla disciplina di bilancio e la sana gestione finanziaria,

–   viste le sue risoluzioni relative alle relazioni annuali 2006 e 2007 sulla PESC, rispettivamente del 5 giugno 2008(2) e del 19 febbraio 2009(3),

–   vista la sua risoluzione del 22 ottobre 2009 sugli aspetti istituzionali per l'istituzione del servizio europeo per l'azione esterna(4),

–   visto l'articolo 119, paragrafo 1, del suo regolamento,

–   vista la relazione della commissione per gli affari esteri e il parere della commissione per i bilanci (A7-0023/2010),

A.   considerando che il ruolo dell'Unione europea come attore globale si è ampliato negli ultimi decenni e che sono necessari un nuovo approccio ed ulteriori mezzi finanziari se l'UE vuole agire collettivamente e affrontare le sfide globali in modo democratico coerente, pertinente ed efficace,

B.   considerando che, nelle sue relazioni con il resto del mondo, l'Unione europea dovrebbe sviluppare ulteriormente i suoi obiettivi di politica estera, affermare e promuovere i suoi valori e interessi, contribuire alla protezione dei suoi cittadini e far avanzare tali valori in tutto il mondo al fine di contribuire alla pace, alla sicurezza, allo sviluppo sostenibile della Terra, alla solidarietà e al rispetto reciproco tra i popoli, al commercio libero ed equo, all'eliminazione della povertà e alla tutela dei diritti umani, in particolare dei diritti del minore, nonché alla rigorosa osservanza e allo sviluppo del diritto internazionale, in particolare al rispetto dei principi della Carta delle Nazioni Unite, considerando che la promozione dei diritti umani, in particolare l'universalità e l'indivisibilità dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, è al centro dell'azione esterna dell'UE e considerando che la Carta dei diritti fondamentali è ora vincolante per le attività esterne dell'UE,

C.   considerando che il trattato di Lisbona conferisce una nuova dimensione all'azione esterna dell'Unione nel suo complesso, compresa la PESC, che congiuntamente alla personalità giuridica dell'Unione europea e alle pertinenti innovazioni istituzionali, in particolare la creazione della carica di Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza («la Vicepresidente/Alto rappresentante») e l'istituzione del Servizio europeo per l'azione esterna (EEAS), potrebbero costituire un fattore importante per la coerenza, la sistematicità e l'efficacia dell'azione esterna dell'Unione e migliorare significativamente la propria capacità di intervento sulla scena internazionale,

D.   considerando che sono necessari ulteriori sforzi per migliorare la tempestività della risposta dell'UE alle crisi politiche e ai conflitti regionali; considerando che gli attuali meccanismi decisionali e di finanziamento possono ostacolare reazioni complete e tempestive e che occorre individuare modalità intese a limitare ulteriormente e a superare la regola dell'unanimità,

E.   considerando che è essenziale identificare correttamente gli interessi comuni europei, ed agire in conformità di tali interessi, al fine di raggiungere gli obiettivi delle azioni esterne dell'Unione, in particolare quelli della sua politica estera e di sicurezza comune (PESC); considerando che è essenziale garantire che tutte le politiche decise e le azioni intraprese siano anche conformi al diritto internazionale, compresi i principi sanciti nella Carta delle Nazioni Unite,

F.   considerando che la promozione della pace, dei diritti umani e dello stato di diritto in tutto il mondo costituiscono gli obiettivi principali delle politiche esterne dell'UE,

G.   considerando che il trattato di Lisbona conferisce al Vicepresidente/ Alto rappresentante il mandato di assistere il Consiglio e la Commissione nel garantire la coerenza tra i diversi settori dell'azione esterna e tra questi e gli altri ambiti politici dell'Unione,

H.   considerando che a decorrere dalla data di entrata in vigore del trattato di Lisbona, l'Unione europea esercita tutti i diritti e assume tutti gli obblighi della Comunità europea, pur continuando ad esercitare i diritti esistenti e ad assumere gli obblighi dell'UE,

I.   considerando che le nuove sfide in materia di sicurezza esigono che si ponga una maggiore attenzione sul potenziamento, sulla combinazione e sull'equilibrio di diversi strumenti civili e militari in tutto lo spettro della prevenzione dei conflitti, della composizione delle controversie e della gestione delle crisi e della attività di costruzione della pace,

J.   considerando che circa 10 anni dopo l'avvio della politica europea di sicurezza e di difesa (PESD), periodo durante il quale circa 23 missioni sono state dispiegate in aree di crisi, vi è la necessità di potenziare le capacità militari e civili e consolidare le strutture in modo da riflettere adeguatamente il ruolo che la politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) svolge a sostegno della PESC e a favore della sicurezza internazionale,

Principi di azione esterna europea

1.   invita la Vicepresidente/Alto rappresentante e i suoi servizi a sviluppare - al fine dell'approfondimento del pensiero strategico collettivo dell'Unione - una coerente strategia dell'UE in materia di politica estera basata sugli obiettivi e i principi di cui all'articolo 21 del TUE; ritiene che tale strategia potrebbe identificare chiaramente gli interessi comuni dell'UE in materia di sicurezza e quindi fungere da quadro di riferimento per il processo decisionale e per la formulazione, il finanziamento, l'attuazione e il monitoraggio dell'azione esterna dell'UE; invita la Vicepresidente/Alto rappresentante ad associare pienamente gli organi competenti del Parlamento europeo a tale impresa; ritiene che il concetto di sicurezza umana, come definito dalla relazione di Madrid elaborata nel 2007 dal Gruppo di studio sulla sicurezza umana, e il concetto di «responsabilità di proteggere», come definito dal documento finale del vertice mondiale del 2005, dovrebbero diventare due dei suoi principi guida;

La relazione annuale 2008 del Consiglio sulla PESC

2.   si compiace per l'ambizione del Consiglio di adottare un approccio più strategico, focalizzato e razionale alle questioni PESC nell'elaborazione della relazione annuale 2008; elogia anche l'introduzione da parte del Consiglio di una struttura più trasparente i cui capitoli principali riguardino le attività passate e, in particolare, le prospettive future nel settore della PESC; nota anche il miglioramento della relazione per quanto riguarda l'elaborazione del contesto regionale delle azioni esterne;

3.   sottolinea ancora una volta che la portata della relazione non dovrebbe essere limitata semplicemente a una descrizione delle attività della PESC, ma deve offrire la possibilità di stabilire un dialogo con il Parlamento europeo volto a sviluppare un approccio più strategico alla PESC; raccomanda che la relazione annuale della PESC sia trasformata in una relazione annuale che analizzi l'attuazione della strategia UE in materia di politica estera, ne valuti l'efficacia e ne definisca il futuro orientamento; raccomanda, inoltre, che in essa vengano presentati maggiori riferimenti alle esigenze di bilancio e all'impatto finanziario delle azioni esterne;

4.   manifesta fiducia nel valore aggiunto di un approccio più ampio e globale nel quadro delle relazioni annuali della PESC e, in particolare, nei loro capitoli sui gruppi e soci regionali e sulle interconnessioni tra le missioni PESC/PESD e altri strumenti di promozione del ruolo dell'UE quale attore globale; ritiene che tale prospettiva permetterebbe, tra l'altro, di conseguire una migliore visione generale del contributo totale del bilancio dell'UE in una determinata regione;

5.   ribadisce la sua posizione secondo la quale, al fine di rafforzare la legittimità democratica della PESC, gli organi competenti del Parlamento dovrebbe essere consultati in merito all'avvio delle missioni PESD e le decisioni dovrebbero, se del caso, tener conto delle posizioni adottate dal Parlamento e contenere riferimenti in merito alle stesse; ritiene che tale consultazione dovrebbe comprendere informazioni circa la logica sottesa alla scelta del corso di azione e una spiegazione sulle modalità con cui la missione si rapporta alle pertinenti azioni comunitarie e internazionali, sulle sue implicazioni finanziarie e sulla sinergia con altri strumenti comunitari;

Implicazioni del trattato di Lisbona

6.   accoglie con favore l'entrata in vigore del trattato di Lisbona, che fornisce all'UE gli strumenti per l'ulteriore rafforzamento del suo ruolo e della sua visibilità sulla scena internazionale; sottolinea, a tale riguardo, il ruolo fondamentale che ciascuno Stato membro, il Consiglio e il nuovo Vicepresidente/Alto rappresentante devono svolgere quanto alla trasposizione in fatti concreti e azione sostanziale delle disposizioni scritte del trattato, rafforzando le relazioni dell'UE con i suoi partner strategici e consolidando la propria leadership nelle sedi multilaterali; sottolinea l'importanza della disposizione del trattato in virtù della quale le competenze dell'Unione in materia di PESC abbracceranno ora tutti i settori della politica estera e tutte le questioni relative alla sicurezza dell'Unione, ivi compresa la definizione progressiva di una politica di difesa comune che possa condurre a una difesa comune;

7.   prende atto che il Presidente del Consiglio europeo «assicura, al suo livello e in tale veste, la rappresentanza esterna dell'Unione per le materie relative alla politica estera e di sicurezza comune»; avverte, tuttavia, che ciò deve avvenire senza arrecare pregiudizio ai poteri della Vicepresidente/Alto rappresentante, e nel pieno riconoscimento del ruolo chiave svolto dalla Commissione europea, non soltanto nello stabilire e nel mantenere l'acquis comunitario in termini di relazioni esterne, bensì anche nel garantire la rappresentanza esterna dell'Unione, ad eccezione della PESC;

8.   accoglie con favore il ruolo che deve essere svolto dal Vicepresidente/Alto rappresentante nella guida del Consiglio Affari esteri e il fatto che il suo rappresentante sia chiamato a presiedere il Comitato politico e di sicurezza (CPS); si aspetta che queste nuove funzioni consolidino i contatti interistituzionali e promuovano un dialogo più stabile tra le istituzioni; invita il Vicepresidente/Alto rappresentante a fare tesoro dell'esperienza delle periodiche apparizioni dell'Alto rappresentante e dei Commissari per le relazioni esterne uscenti dinanzi al Parlamento riunito in seduta plenaria e dinanzi alla sua commissione per gli affari esteri, e della pratica di tenere riunioni informali, al fine di instaurare e sviluppare consultazioni regolari, sistematiche e sostanziali con il Parlamento e i suoi organi competenti;

9.   è del parere che la fusione dei pilastri e delle funzioni intergovernativi e comunitari nella singola carica di Vicepresidente/Alto rappresentante, sottoposta al voto collettivo di approvazione del Parlamento europeo, possa aumentare la legittimità democratica delle attività della PESC a patto che venga istituito un continuo dialogo strategico su un piano di parità tra il Parlamento, il Consiglio e la Commissione a tutti i livelli;

10.   sottolinea che gli Stati membri dovrebbero collaborare in uno spirito di reciproca solidarietà politica per il raggiungimento di un livello sempre maggiore di convergenza delle azioni nel campo della PESC;

11.   ribadisce che, al fine di consentire all'Unione europea di svolgere un ruolo attivo nel mondo, il bilancio dell'UE deve stanziare fondi sufficienti; deplora che il bilancio necessario continui ad essere non sufficientemente finanziato ed esprime la sua profonda preoccupazione per le conseguenze di tale sottofinanziamento sulla capacità dell'Unione di condurre una politica estera credibile e proattiva; sottolinea la necessità di dotare l'Unione dei mezzi finanziari necessari ai fini di una risposta coerente ed adeguata alle sfide globali impreviste e, a questo proposito, auspica di essere consultato in merito alle procedure per la concessione di un rapido accesso agli stanziamenti del bilancio dell'Unione destinati al finanziamento urgente di iniziative PESC e di prendervi pienamente parte; invita la Vicepresidente/Alto Rappresentante a sviluppare, allo stesso tempo, una efficace strategia di comunicazione per meglio informare i cittadini europei quanto alle finalità e ai risultati della PESC e, a tale proposito, ribadisce con forza l'importanza della legittimità e del controllo democratici della politica estera e di sicurezza dell'Unione europea;

12.   ribadisce la propria preoccupazione sulla mancanza di trasparenza e informazione per quanto riguarda il finanziamento dei costi comuni delle operazioni UE con implicazioni militari o di difesa, dal momento che il meccanismo Athena non offre, chiaramente, una visione generale di tutte le conseguenze finanziarie delle missioni effettuate nell'ambito della PESC; plaude, pertanto, alla creazione del fondo di avvio ai sensi dell'articolo 41, paragrafo 3, del TUE, e chiede di essere consultato sulla gestione di tale fondo, conformemente alle prerogative generali del PE in relazione alla PESC e alla PESD quali definite all'articolo 42 del TUE; segnala che una maggiore partecipazione del Parlamento nella definizione, nel controllo e nel monitoraggio della PESC deriva dall'interconnessione tra la PESC e la PESD, conformemente a quanto messo in evidenza all'articolo 42 del TUE, come pure dal maggiore controllo parlamentare su scala europea e nazionale sancito al rispettivo Protocollo n. 1;

13.   invita il Consiglio, la Commissione e la Vicepresidente/Alto rappresentante a cogliere l'opportunità offerta dall'istituzione del SEAE per creare una politica estera più coerente ed efficace; si aspetta a tale proposito che la struttura del SEAE, comprese le risorse umane, rispecchi debitamente i valori e gli obiettivi fondamentali della politica estera dell'Unione, quali il rispetto e la promozione dei diritti dell'uomo, sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali, ora vincolante, e le priorità di detta politica, quali la gestione delle crisi e la costruzione della pace; ribadisce che la costituzione e il funzionamento del SEAE devono salvaguardare i diritti di controllo democratico e di bilancio del Parlamento europeo;

14.   rileva che il trattato di Lisbona comporta importanti conseguenze per la PESC, mediante la riorganizzazione delle responsabilità amministrative, e invita pertanto il Consiglio e la Commissione a garantire che le economie di scala in termini di strutture di sostegno determinino una riduzione dei costi amministrativi;

15.   sottolinea la necessità di stabilire una maggiore chiarezza sui criteri per la nomina e la valutazione dei rappresentanti speciali dell'Unione europea (RSUE), tenendo conto altresì della necessità di una adeguata rappresentanza di entrambi i generi; ricorda che il Parlamento non dispone attualmente di possibilità di porre in questione il mandato individuale di un RSUE, dal momento che gli stanziamenti per l'esercizio di tale mandato sono inclusi nell'articolo 19 03 06, che copre tutti i mandati RSUE; chiede pertanto un maggior esame e controllo parlamentare delle nomine e dei mandati dei RSUE; ritiene che i pertinenti RSUE dovrebbero essere progressivamente eliminati e che le loro funzioni dovrebbero essere svolte dai capi delegazione dell'UE dislocati nei vari paesi mentre i RSUE con competenze regionali devono coordinare e fornire un orientamento politico ai capi delegazione dell'UE sotto l'autorità della Vicepresidente/Alto rappresentante nei paesi interessati al fine di garantire un'azione esterna europea coerente e pertinente; indica che il conferimento di «doppi incarichi» è, a tale rispetto, il primo passo – ma non l'unico – da compiere per realizzare economie di scala e dotare la PESC di maggiore efficacia; invita la Vicepresidente/Alto rappresentante ad adottare misure al fine di affidare ai RSUE il compito di coordinare e di fornire un orientamento politico anche per quanto riguarda le missioni PESD di loro competenza;

16.   chiede alla Vicepresidente/Alto rappresentante di impegnarsi a consultare la commissione competente del Parlamento in merito alle sue nomine per i posti dirigenziali in seno al SEAE, compresi i RSUE; decide di invitare alcuni RSUE e capi delegazione a comparire dinanzi alla commissione in occasione della loro nomina;

17.   rileva che il trattato di Lisbona prevede nuove procedure finanziarie per la PESC, rafforza il dialogo tra Consiglio e Parlamento europeo su detta politica PESC, con l'introduzione di due dibattiti annuali da tenersi con la Vicepresidente/Alto rappresentante, e illustra il ruolo e le responsabilità del Parlamento in relazione alla PESD; chiede pertanto una revisione e un ampliamento degli accordi interistituzionali esistenti, con il coinvolgimento della sua commissione per gli affari esteri, al fine di garantire la corretta ed efficace applicazione delle procedure di bilancio, di consultazione e di vigilanza per la PESC e la PESD e di ampliare l'accesso alle informazioni sensibili; richiama a tale proposito in modo particolare l'attenzione sul suddetto accordo interistituzionale del 17 maggio 2006 e sull'accordo interistituzionale del 20 novembre 2002 tra il Parlamento europeo e il Consiglio relativo all'accesso da parte del Parlamento europeo alle informazioni sensibili del Consiglio nel settore della politica di sicurezza e di difesa(5); esprime la propria determinazione ad esercitare il suo potere di bilancio e il suo controllo democratico per quanto riguarda la PESC, in connessione con tutte le innovazioni istituzionali, comprese le modalità di finanziamento per il SEAE;

18.   osserva che il trattato di Lisbona estende la procedura di approvazione a tutti gli accordi riguardanti settori cui si applica la procedura legislativa ordinaria e rafforza il diritto del Parlamento di essere debitamente informato dalla Commissione in merito all'andamento dei negoziati su accordi internazionali quale previsto dall'articolo 218 del TFUE; ritiene quindi che dovrebbe essere valutata la possibilità di negoziare un nuovo accordo interistituzionale con il Parlamento, così da fornire a quest'ultimo una definizione sostanziale del suo coinvolgimento in ogni fase dei negoziati in vista della conclusione di un accordo internazionale;

19.   sollecita il Consiglio dei ministri degli affari esteri a deliberare a maggioranza qualificata ogniqualvolta il trattato lo prevede;

20.   è del parere che l'articolo 42, paragrafi 2 e 7, del trattato sull'Unione europea, insieme all'articolo 10 del protocollo n. 1 sul ruolo dei parlamenti nazionali nell'Unione europea, renda obsolete le funzioni residue dell'Unione dell'Europa occidentale; invita pertanto gli Stati membri dell'Unione europea interessati ad agire a norma dell'articolo XII del trattato di Bruxelles e a comunicare con un preavviso di un anno la loro intenzione di denunciare tale trattato; ricorda che il diritto di controllo parlamentare sulle attività PESC e PESD spetta al Parlamento europeo e ai parlamenti nazionali degli Stati membri dell'Unione europea;

Questioni PESC di natura tematica

21.   continua ad essere preoccupato in relazione alla sicurezza dell'approvvigionamento energetico e al ripetersi delle crisi del gas, come la crisi russo-ucraina del gennaio 2009, che ha evidenziato la sempre crescente dipendenza energetica dell'Unione europea dalle fonti di approvvigionamento e dai canali di transito; sottolinea, inoltre, la necessità di evitare che la dipendenza energetica dell'Unione europea da paesi terzi indebolisca l'indipendenza della sua politica estera; ricorda la necessità urgente di raccogliere le sfide energetiche ponendo in atto una politica estera europea comune in materia di energia; invita a tale proposito la Vicepresidente/Alto rappresentante a seguire con determinazione le raccomandazioni del Parlamento concernenti lo sviluppo di una politica coerente e coordinata, in particolare promuovendo la coesione dell'Unione europea nel dialogo costruttivo con i paesi fornitori di energia, segnatamente la Russia, e i paesi di transito, sostenendo le priorità energetiche dell'Unione europea e difendendo gli interessi comuni degli Stati membri, sviluppando un'efficace attività diplomatica nel settore energetico e adottando meccanismi più efficaci di risposta alle situazioni di crisi e, infine, promuovendo la diversificazione dei fornitori di energia, l'utilizzazione dell'energia in modo sostenibile e lo sviluppo di fonti energetiche rinnovabili; sottolinea che solo un approccio comune dell'Unione europea potrebbe evitare in futuro insufficienze nelle forniture di petrolio e gas destinate agli Stati membri e accrescere la sicurezza energetica dell'Unione europea nel suo complesso;

22.   si compiace della firma dell'accordo sul progetto Nabucco; invita la Commissione e il Consiglio ad adoperarsi per l'efficace applicazione di tale accordo; sottolinea l'importanza di garantire la sicurezza energetica dell'Unione europea mediante la promozione di un corridoio meridionale per la fornitura di greggio all'Europa, anche attraverso l'oleodotto paneuropeo Costanza - Trieste;

23.   ritiene che da una forte concorrenza per l'accesso alle risorse naturali ed energetiche e per il loro controllo derivino potenzialmente importanti minacce e conflitti e, di conseguenza, che l'UE dovrebbe sviluppare ulteriormente politiche di mitigazione, adattamento e conservazione energetica al fine di affrontare i rischi per la sicurezza posti dal degrado ambientale e dal cambiamento climatico; sottolinea, a tale proposito, che l'Unione europea deve continuare a rafforzare la propria leadership nella governance del clima globale e sviluppare ulteriormente un dialogo con altri attori chiave quali le potenze emergenti (Cina, Brasile, Russia e India), gli Stati Uniti e i paesi in via di sviluppo, dato che il cambiamento climatico è diventato un elemento chiave delle relazioni internazionali;

24.   esprime il proprio sostegno a che l'Unione continui a contribuire attivamente ed efficacemente alla soluzione dei problemi globali, segnatamente mediante un rafforzamento del sistema delle Nazioni Unite e accordando una particolare importanza al consolidamento del Consiglio dei diritti umani e all'abolizione della pena di morte;

25.   evidenzia l'importanza che rivestono la prevenzione e la gestione dei conflitti, compresi il risanamento e la ricostruzione successivi a situazioni di crisi; sottolinea che è necessario per l'Unione europea procedere allo sviluppo di strategie preventive, al miglioramento del sistema di allarme rapido e al rafforzamento della cooperazione con le organizzazioni regionali in linea con la Carta delle Nazioni Unite;

26.   sottolinea che la dimensione esterna è determinante per realizzare con successo uno Spazio europeo di libertà, sicurezza e giustizia; ribadisce l'importanza di una gestione ordinata dei flussi migratori; accoglie favorevolmente, in tale ottica, l'adozione del Programma di Stoccolma da parte del Consiglio europeo di dicembre 2009; ritiene essenziale garantire la cooperazione tra il paese di origine e quello di transito, e incoraggiare un atteggiamento di solida cooperazione ponendo in atto una politica di condizionalità positiva; evidenzia la necessità di prevenire l'immigrazione illegale promuovendo lo sviluppo locale nei paesi di origine e combattendo le organizzazioni criminali dedite alla tratta di esseri umani; insiste sul fatto che la dimensione esterna dello Spazio europeo di libertà, sicurezza e giustizia deve essere presa pienamente in considerazione nella politica estera europea;

27.   sottolinea la necessità di potenziare le capacità così da assicurare un miglior controllo delle missioni civili e militari dell'Unione e da poter trarre insegnamento dal modo in cui esse sono condotte, al fine di migliorare la pianificazione e la gestione delle missioni future; a tale proposito, sottolinea anche la necessità di un approccio maggiormente strategico per quanto riguarda le missioni PESD; ritiene che le periodiche riunioni congiunte di consultazione siano intese anche a valutare i successi e le carenze delle missioni già concluse onde contribuire a sviluppare un approccio orientato alle necessità future che comprenda tutti gli aspetti (finanze, attuazione, organizzazione amministrativa);

28.   invita la Vicepresidente/Alto rappresentante, il Consiglio e gli Stati membri a garantire un adeguato equilibrio tra capacità di pianificazione civili e militari presso il Segretariato del Consiglio ed a prevedere un'adeguata quantità di personale nei settori della giustizia, dell'amministrazione civile, delle dogane e della mediazione in modo tale da garantire che le missioni PESD possano disporre di competenze adeguate e sufficienti;

29.   chiede, a questo proposito, un'adeguata disponibilità di personale per la componente civile e sollecita gli Stati membri ad utilizzare la grande opportunità fornita dal Servizio europeo per l'azione esterna (EEAS) riunendo le risorse attualmente disponibili al fine di ottenere una capacità di pianificazione della gestione delle crisi coerente, efficace ed efficiente;

30.   invita gli Stati membri a raddoppiare gli sforzi per individuare e dislocare una quantità sufficiente di personale competente, qualificato ed equilibrato sotto il profilo del genere per partecipare a iniziative civili e militari nel quadro della PESD in tutto il mondo, nell'ambito di un quadro coerente e ben coordinato, anche in specifiche aree ad alto rischio, dato che il successo delle missioni PESD dipende in gran parte dalle competenze e dalle conoscenze di un personale ben addestrato; chiede a tale proposito di prevedere una formazione comune del personale preposto alle missioni PESD; appoggia senza riserve gli sforzi già espletati per l'elaborazione di orientamenti e lo scambio di migliori prassi in modo da migliorare la formazione comune del personale; è convinto che una maggiore coerenza e coesione per quanto riguarda il personale sul terreno migliorerà lo svolgersi delle missioni e faciliterà anche il distaccamento di cittadini comunitari, il che, sotto un profilo meramente di bilancio, è preferibile all'impiego di personale internazionale a contratto;

31.   invita il Consiglio europeo e la Commissione a intensificare l'impegno dell'Unione europea nei negoziati multilaterali al fine di ridurre la rilevanza delle armi nucleari;

32.   ribadisce la necessità del disarmo e di maggiori garanzie internazionali in materia di non proliferazione; valuta positivamente, a questo proposito, la dichiarazione congiunta del 4 dicembre 2009, con la quale il Presidente degli Stati Uniti d'America e il Presidente della Federazione Russa si sono impegnati a continuare a cooperare anche dopo lo scadere del trattato sulla riduzione delle armi strategiche (trattato START) e auspica che quanto prima venga firmato ed entri in vigore un nuovo accordo sulle armi strategiche; invita nel contempo l'UE e i suoi Stati membri a intensificare i propri sforzi diplomatici affinché il riesame del trattato di non proliferazione delle armi nucleari previsto nel maggio 2010 sia coronato da successo;

33.   sottolinea l'importanza di integrare pienamente gli obiettivi in materia di pari opportunità, diritti umani e buona governance nella pianificazione e nello svolgimento di tutte le missioni e operazioni PESD, comprese le missioni conoscitive, poiché la consapevolezza e la sensibilità di genere contribuiscono all'efficacia operativa e alla consapevolezza della situazione; accoglie con favore, in questo contesto, la nomina di un consulente di genere per quasi tutte le missioni PESD; si rammarica che non vi siano donne tra gli 11 RSUE; invita la Vicepresidente/Alto rappresentante ad inserire sistematicamente le pari opportunità e l'emancipazione femminile nel dialogo politico dell'UE e nelle discussioni politiche con i paesi partner;

34.   esprime apprezzamento per l'importante ruolo svolto dai difensori dei diritti umani su scala mondiale; plaude vivamente al fatto che il Consiglio Affari esteri, nella sua riunione dell«8 dicembre 2009, si è impegnato a sostenere i difensori dei diritti umani, incontrandoli pubblicamente e assicurando visibilità alle loro attività;

35.   invita il Consiglio ad integrare gli aspetti relativi ai diritti umani e alla buona governance nei mandati dei RSUE e a creare posti di consulenza in materia in seno ai RSUE;

Principali priorità per aree geografiche

36.   raccomanda il rafforzamento del dialogo politico dell'UE con le regioni e i paesi terzi, in particolare con i partner strategici, per coordinare con essi le posizioni in seno alle organizzazioni internazionali e sostenere e promuovere la democrazia, lo stato di diritto e il rispetto dei diritti umani; ribadisce al riguardo l'importanza del ruolo che la diplomazia parlamentare svolge come strumento supplementare nelle relazioni dell'Unione con detti paesi e regioni; ritiene pertanto che la Vicepresidente/Alto rappresentante e i suoi servizi, compresi i rappresentanti speciali dell'UE (RSUE), debbano impegnarsi insieme al Parlamento per definire strategie comuni nei confronti dei paesi e delle regioni partner e debbano essere disponibili ad assistere il Parlamento oralmente e per iscritto riguardo a specifiche questioni e per le visite;

37.   invita il Consiglio, gli Stati membri e la Vicepresidente/Alto rappresentate a ricercare attivamente soluzioni pacifiche ai conflitti internazionali e a rafforzare i meccanismi dell'UE in materia di prevenzione dei conflitti;

Organizzazioni internazionali

38.   pone l'accento sul ruolo centrale delle Nazioni Unite in quanto principali garanti della pace e della sicurezza internazionali e massimo contesto per la cooperazione multilaterale; ritiene che il rafforzamento della governance mondiale, delle istituzioni internazionali e del rispetto del diritto internazionale rivesta un'enorme importanza per un effettivo multilateralismo e debba rappresentare pertanto una priorità strategica primaria per l'Unione; ritiene che le istituzioni dell'UE e gli Stati membri debbano continuare ad adoperarsi per approfondire la cooperazione e il coordinamento con i partner strategici che esercitano un'influenza a livello mondiale, in particolare in seno alle Nazioni Unite; sottolinea a questo proposito la pressante necessità di affrontare questioni globali che sono fonte comune di inquietudine per l'UE e la stabilità mondiale, come il terrorismo, la criminalità organizzata, la sicurezza energetica, il cambiamento climatico, il conseguimento degli Obiettivi di sviluppo del Millennio e l'eliminazione della povertà, la gestione delle crisi, la prevenzione e la risoluzione dei conflitti, la non proliferazione delle armi di distruzione di massa e il disarmo, la gestione dei flussi migratori e la promozione dei diritti umani e delle libertà civili;

39.   ritiene essenziale che le competenti delegazioni dell'UE presso le sedi dell'ONU a New York e a Ginevra siano dotate di personale e di mezzi adeguati per poter applicare concretamente, in modo credibile ed efficace, i nuovi meccanismi istituzionali previsti dal trattato di Lisbona; rileva perciò con preoccupazione che un'impostazione di neutralità di bilancio va in senso contrario a questa urgente necessità di stabilire in modo rapido ed efficiente la presenza dell'UE alle Nazioni Unite durante la fase iniziale dell'attuazione del trattato di Lisbona;

40.   ritiene che l'OSCE costituisca un contesto importante per ripristinare la fiducia e rafforzare la cooperazione tra i paesi dell'Europa, dell'Asia centrale e del Nord America su una serie di questioni fra cui la non proliferazione, il disarmo, la cooperazione economica e la difesa e la promozione dei diritti umani e dello stato di diritto; appoggia quindi il potenziamento dell'OSCE, anche nel senso dell'apertura di una discussione sull'idea di conferire a tale organizzazione una personalità giuridica;

41.   ritiene che l'UE e la NATO debbano sviluppare un partenariato più intenso ed efficace, fatti salvi gli obblighi internazionali dell'UE ai sensi della Carta delle Nazioni Unite, tenendo conto del progressivo sviluppo della politica estera, di sicurezza e di difesa dell'UE e rispettando l'autonomia decisionale delle due organizzazioni; raccomanda a tal fine una revisione dei cosiddetti accordi «Berlin Plus» e lo sviluppo di un dialogo più strategico sugli interessi strategici comuni e sulla «pianificazione di contingenza»; chiede urgentemente che si agevoli una più ampia cooperazione pratica sul terreno a livello militare o civile, segnatamente quando entrambe le organizzazioni sono presenti sullo stesso teatro di missioni; deplora, al riguardo, i perduranti contrasti tra Turchia e Cipro che compromettono sempre più l'efficacia e la credibilità dell'UE e della NATO;

Relazioni transatlantiche

42.   ribadisce la propria fedeltà al partenariato transatlantico come importante elemento e uno dei pilastri principali dell'azione esterna dell'UE; sollecita la Vicepresidente/Alto rappresentante a garantire che l'UE agisca come partner coerente, attivo, paritario ma autonomo degli Stati Uniti nel rafforzamento della sicurezza e della stabilità globale, nella promozione della pace e del rispetto dei diritti umani e del raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo del Millennio, nonché nell'adozione di un approccio unitario a sfide globali quali la proliferazione nucleare, il terrorismo, il cambiamento climatico e la sicurezza energetica; è dell'avviso che il trattato di Lisbona dischiuda un'opportunità favorevole per migliorare e rinnovare il quadro delle relazioni UE-USA; incoraggia la Vicepresidente/Alto rappresentante a lavorare al rafforzamento dei meccanismi istituzionali UE-USA in accordo con le risoluzioni del Parlamento; sottolinea che occorre intensificare l'attività del Consiglio economico transatlantico perseguendo l'obiettivo della realizzazione di un vero mercato transatlantico integrato e che tale mercato dovrebbe costituire la base di un partenariato transatlantico rafforzato; appoggia fortemente il dialogo transatlantico dei legislatori nel suo ampio sforzo volto a creare efficaci relazioni a livello di legislatori tra il PE e il Congresso USA;

43.   invita entrambi i partner, UE e USA, a incoraggiare la Cina, l'India, la Russia, il Brasile e le altre potenze emergenti a condividere la responsabilità dell'ordine mondiale e della prevenzione e composizione pacifica dei conflitti in conformità del diritto internazionale; insiste sul fatto che l'UE e gli Usa dovrebbero sostenere pienamente lo sviluppo economico e sociale di tali paesi sulla base di una cooperazione equa, mentre questi ultimi dovrebbero a loro volta accettare le proprie responsabilità mondiali, in particolare con riferimento alla lotta contro il cambiamento climatico e allo sviluppo sostenibile;

Balcani occidentali

44.   sottolinea che i paesi dei Balcani occidentali sono parte del processo di allargamento; ritiene che la stabilità nei Balcani occidentali, fondata sullo Stato di diritto, debba restare una priorità essenziale dell'azione esterna dell'UE, e attribuisce pertanto la massima importanza agli sforzi volti ad avvicinare i paesi di questa regione all'Unione europea, puntando all'obiettivo comune dell'integrazione europea, promuovendo le riforme e incrementando la cooperazione regionale e la riconciliazione interetnica al fine di rispettare i criteri di Copenaghen e preparare la loro adesione; raccomanda di convocare una conferenza internazionale sul futuro dei Balcani occidentali, che riunisca i paesi della regione e i soggetti interessati sul piano regionale e mondiale, per identificare e affrontare le sfide cui attualmente la regione si confronta;

45.   prende atto con soddisfazione della situazione sempre più pacifica e stabile che si osserva in Kosovo e degli sforzi volti a costruire una società multietnica, di cui è prova lo svolgimento calmo e ordinato delle elezioni locali del 15 novembre 2009; è consapevole del fatto che non tutti gli Stati membri hanno riconosciuto l'indipendenza del Kosovo; si rallegra del fatto che la missione EULEX per lo stato di diritto in Kosovo, che è la più grande missione civile della PSDC mai varata dall'UE, stia lavorando nella pienezza della sua capacità operativa sulla base dello status neutrale adottato dalle Nazioni Unite; sottolinea l'importanza della missione nel promuovere la riconciliazione interetnica, lo stato di diritto, l'ordine pubblico e la sicurezza in tutto il Kosovo, assistendo le locali istituzioni, autorità giudiziarie e autorità preposte all'applicazione della legge nei loro progressi verso la sostenibilità e la trasparenza delle responsabilità; a tale riguardo valuta positivamente la decisione di aprire un nuovo ufficio EULEX nel nord; rileva tuttavia la necessità di aumentare il numero dei pubblici ministeri che lavorano in seno a EULEX e invita gli Stati membri a fornire personale aggiuntivo;

46.   esorta il Consiglio a continuare ad adoperarsi, col sostegno della comunità internazionale, per portare avanti un dialogo con i leader politici in Bosnia-Erzegovina, al fine di aiutare questo paese e le sue popolazioni a proseguire sulla via dell'integrazione europea; prende atto degli sforzi diplomatici congiunti della Presidenza dell'UE, della Commissione europea e dell'Amministrazione statunitense, e raccomanda lo svolgimento di ulteriori negoziati che tengano conto dei precedenti accordi conclusi tra i politici in Bosnia-Erzegovina; ricorda la necessità di coinvolgere più strettamente i parlamentari e la società civile nel sostegno a un paese capace di esistenza autonoma;

Partenariato orientale, cooperazione del Mar Nero

47.   continua a sostenere lo sviluppo del partenariato orientale con i vicini dell'Unione europea, attraverso la loro integrazione economica nel mercato interno e l'intensificazione della cooperazione politica, economica e culturale; sottolinea l'importanza di offrire a questo partenariato progetti credibili e incentivi tangibili - a medio e lungo termine - per le riforme, che rafforzerebbero l'adesione delle società dei paesi partner al processo di modernizzazione e integrazione con l'UE; in particolare richiama l'attenzione sulla necessità di rimuovere progressivamente - pur mantenendo la sicurezza per tutti i cittadini dell'UE - tutti gli ostacoli alla libera circolazione delle persone (compreso eventualmente l'obbligo del visto) e di aumentare la cooperazione su tutti gli aspetti della sicurezza, in particolare quella energetica; ribadisce la propria opinione che il partenariato dev'essere dotato di adeguate risorse finanziarie;sottolinea la necessità di assicurare la complementarità del partenariato con le iniziative regionali, in particolare la Sinergia del Mar Nero;

48.   ribadisce l'importanza per l'UE di una cooperazione regionale più efficace nei paesi orientali limitrofi e che, in questo spirito, l'Unione europea sosterrà l'attuazione di progetti orientati ai risultati nel quadro sia del partenariato orientale che della Sinergia del Mar Nero, in piena complementarità;

49.   invita la Vice Presidente/Alto Rappresentante ad intensificare gli sforzi per attuare progetti nel quadro della Sinergia del Mar Nero; sollecita, inoltre, la Vicepresidente/Alto rappresentante a elaborare nuove idee per una efficace strategia di cooperazione del Mar Nero;

50.   accoglie favorevolmente la posizione filoeuropea del nuovo governo della Repubblica di Moldavia e auspica un'accelerazione delle riforme interne del paese, al fine di raggiungere l'integrazione economica, l'associazione politica e il ravvicinamento istituzionale tra la Repubblica di Moldavia e l'UE; incoraggia la Vicepresidente/Alto rappresentante a cercare soluzioni multilaterali per sbloccare la situazione della Transnistria;

51.   prende atto dello svolgimento e dell'esito delle elezioni presidenziali in Ucraina; invita tutte le parti a contribuire alla necessaria stabilità politica, economica e sociale in Ucraina potenziando gli sforzi di riforma; incoraggia il paese a giungere ad una maggiore interoperabilità con l'Unione europea, consolidando in tal modo le sue prospettive europee;

Russia

52.   invita la Vicepresidente/Alto rappresentante ad assicurare che l'approccio dell'UE nei confronti della Russia, compresi i negoziati per un nuovo accordo di partenariato e cooperazione, sia coerente e guidato dalla fedeltà ai valori della democrazia, del rispetto dei diritti umani e dello stato di diritto, compreso il diritto internazionale; sottolinea nel contempo la necessità di intensificare il partenariato con la Russia, basato sul mutuo rispetto e sulla reciprocità, per quanto riguarda la lotta contro il terrorismo, la sicurezza e l'approvvigionamento energetici, i cambiamenti climatici, il disarmo, la prevenzione dei conflitti e la non proliferazione nucleare, nonché l'Iran, l'Afghanistan e il Medio Oriente, avendo come obiettivo il rafforzamento della sicurezza e della stabilità mondiali; ritiene che la cooperazione su tali aspetti dovrebbe costituire la base per il nuovo accordo UE-Russia ed auspica quindi rapidi progressi nei negoziati in corso su un nuovo accordo di vasta portata che dovrebbe migliorare in modo sostanziale le relazioni UE-Russia; invita la Vicepresidente/Alto rappresentante a coordinare le azioni, agevolare le consultazioni e migliorare la comunicazione tra gli Stati membri per quanto riguarda le questioni bilaterali di interesse comune con la Federazione russa; sottolinea la necessità che gli Stati membri coordinino le proprie relazioni con la Federazione russa in base agli interessi generali dell'Unione e in modo da riflettere e promuovere tali interessi adeguatamente e coerentemente;

Caucaso meridionale

53.   sollecita il Consiglio a insistere per la piena attuazione dell'accordo di cessate il fuoco tra la Federazione russa e la Georgia e invita l'UE a difendere il principio dell'integrità territoriale della Georgia e il rispetto delle minoranze; valuta positivamente il rinnovo del mandato della missione di monitoraggio dell'UE e sollecita il Consiglio a garantire che ai componenti della missione sia accordato pieno accesso a tutte le zone interessate dal conflitto, comprese le regioni separatiste dell'Abkhazia e dell'Ossezia meridionale, e a utilizzare a tal fine gli strumenti finanziari dell'UE per assistere le popolazioni nell'intera zona in conflitto; invita l'UE, in riferimento al rapporto della missione d'inchiesta internazionale indipendente sul conflitto in Georgia, a trarre insegnamenti dal passato per mettere a punto meccanismi efficaci di prevenzione dei conflitti che comprendano la promozione dei contatti tra le popolazioni;

54.   sollecita la Vicepresidente/Alto rappresentante ad intensificare l'impegno profuso dall'UE nell'adoperarsi per una efficace prevenzione bellica e una soluzione pacifica, conforme al diritto internazionale, dei conflitti nel Nagorno-Karabakh e nella Transnistria, e soprattutto di quello fra la Russia e la Georgia e le sue regioni separatiste dell'Ossezia meridionale e dell'Abkhazia, rilanciando i colloqui di Ginevra; sottolinea il rischio potenziale che si riaccendano conflitti sopiti nella regione; a questo proposito, raccomanda l'avvio di una Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione nel Caucaso meridionale, che comprenda i paesi interessati e le parti interessate regionali e mondiali, al fine di elaborare un patto di stabilità per il Caucaso meridionale; accoglie con favore il recente riavvicinamento tra i governi della Turchia e dell'Armenia, e sollecita la ratifica degli accordi da parte dei rispettivi parlamenti;

Medio Oriente

55.   sottolinea la necessità che i negoziati del processo di pace siano condotti entro un periodo di tempo delimitato e in un clima di reciproca fiducia; ritiene che i negoziati debbano puntare alla creazione di uno Stato palestinese nei confini del 1967, indipendente, democratico e capace di esistenza autonoma, che viva in pace e sicurezza accanto allo Stato d'Israele entro frontiere internazionalmente riconosciute in conformità di tutte le pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite;

56.   invita l'UE, in conformità con le conclusioni del Consiglio del 12 dicembre 2009, ad assumere un ruolo politico più forte nel quadro degli sforzi in corso a livello internazionale per rilanciare il processo di pace, un ruolo commisurato all'impegno finanziario che l'UE si è assunta per sostenere la ripresa economica palestinese e porre rimedio alla drammatica crisi umanitaria di Gaza; invita la Vicepresidente/Alto rappresentante a studiare tutti i modi possibili di promuovere una pace duratura nella regione;

57.   valuta positivamente la decisione del Consiglio di prorogare fino al dicembre 2010 il mandato della missione di polizia dell'UE per i territori palestinesi (EUPOL COPPS); ritiene che occorra un sostegno più vigoroso allo sviluppo dello stato di diritto e delle capacità di controllo del territorio e chiede di intensificare gli sforzi al riguardo; prende atto della decisione del Consiglio di prorogare il mandato della missione UE di assistenza alle frontiere per il valico di Rafah (EUBAM Rafah), e rileva la determinazione e la prontezza da esso dimostrate nel riattivare la missione; ritiene che tale determinazione debba tradursi in iniziative concrete per ripristinare la libertà di circolazione nei territori palestinesi e per riattivare l'accordo sulla circolazione e l'accesso, negoziato nel 2005 e sottoscritto dalle parti;

Unione per il Mediterraneo

58.   considera importante intensificare il dialogo politico a tutti i livelli tra i membri dell'Unione per il Mediterraneo al fine di superare tensioni che hanno ritardato l'istituzione del Segretariato con sede a Barcellona e la promozione di progetti concreti di reciproco interesse sul piano sociale, economico ed ecologico; auspica che l'Unione per il Mediterraneo possa contribuire positivamente alla risoluzione dei conflitti nel Medio Oriente, al riavvicinamento tra la Turchia e Cipro e allo sviluppo democratico degli Stati arabi;

59.  ritiene che l'Unione per il Mediterraneo potrebbe contribuire a un allentamento delle tensioni in Medio Oriente promuovendo progetti concreti di cooperazione per l'intera regione; sottolinea allo stesso tempo che le misure di promozione della fiducia tra palestinesi e israeliani onde giungere a una pace giusta e duratura in Medio Oriente rivestono la massima importanza per facilitare il corretto funzionamento di questa nuova istituzione;

60.   sottolinea che dal punto di vista dell'UE, la copresidenza dev'essere compatibile con la rappresentanza esterna dell'UE in conformità del trattato di Lisbona; ricorda che il trattato di Lisbona fornisce all'UE l'opportunità di garantire la coerenza e la continuità della sua rappresentanza nelle nuove istituzioni dell'Unione per il Mediterraneo;

Asia

61.   prende atto del fatto che l'Afghanistan post-elezioni sta ora entrando in un periodo decisivo e critico, poiché la formazione di un nuovo governo a Kabul offre l'opportunità di formulare un nuovo ordine del giorno ed un nuovo contratto con il popolo afgano;

62.   valuta positivamente il Piano d'azione del Consiglio per un rafforzamento dell'azione dell'UE in Afghanistan e in Pakistan, adottato durante il Consiglio Affari generali e relazioni esterne dell'ottobre 2009, e la sua dichiarazione di rinnovata disponibilità a dare il proprio contributo per far fronte ai problemi della regione, in cooperazione con i paesi interessati e con i partner internazionali, ma sottolinea che il Piano resterà sulla carta se non vi sarà un chiaro impegno degli Stati membri dell'UE per contribuire alla sua attuazione; invita il Consiglio, la Commissione e la Presidenza a compiere uno sforzo concertato per attuare il Piano senza ritardi; sollecita il Consiglio a compiere ulteriori passi per il completamento dell'assegnazione del personale di EUPOL alle rispettive destinazioni, al fine di creare dispositivi civili di mantenimento dell'ordine che siano sostenibili ed efficaci, tali da migliorare la situazione della sicurezza;

63.   riconosce che il Pakistan continua a dover affrontare problemi gravissimi e approva il fermo sostegno dell'UE a un governo del Pakistan forte, laico e civile; sottolinea il ruolo chiave che il Pakistan svolge nella regione e ribadisce che un Pakistan stabile, democratico e prospero ha un'importanza centrale anche per questioni di rilievo mondiale quali la lotta al terrorismo, la non proliferazione nucleare, la lotta al narcotraffico e i diritti umani, e incoraggia fortemente questo paese ad adottare un'ampia strategia di lotta al terrorismo e di azione nei confronti delle sue cause profonde;

64.   approva l'impegno dell'UE a sostenere la democrazia in un Iraq unificato e federale; sottolinea il proprio appoggio a un forte e costante impegno dell'UE per lo sviluppo dello stato di diritto in Iraq; valuta positivamente la proroga di un anno del mandato di EUJUST LEX e le attività pilota svolte da questa missione in territorio iracheno; resta in viva attesa delle ulteriori attività programmate in tale contesto, secondo quanto promesso dal Consiglio; chiede una maggiore interazione istituzionale, in particolare sulle questioni economiche, con le autorità del governo regionale curdo; invita la Commissione ad accelerare la messa in funzione delle proprie sedi a Baghdad;

65.   esprime forte preoccupazione per gli sviluppi politici in Iran e per i gravissimi brogli elettorali che si sarebbero verificati durante le elezioni presidenziali del giugno 2009, che hanno provocato il più grande movimento di protesta nei 30 anni di storia della Repubblica islamica, con dimostrazioni e violente repressioni ancora in atto da parte delle forze di sicurezza; è molto preoccupato non solo per gli arresti, le torture e gli omicidi di oppositori politici, ma anche per il protrarsi della situazione di stallo nei negoziati sul programma nucleare dell'Iran e chiede al governo iraniano di avviare seri negoziati sulla questione nucleare; si rammarica del fatto che la visita della delegazione iraniana al Parlamento europeo nel gennaio 2010 sia stata annullata dalle autorità iraniane ed esprime solidarietà con i cittadini iraniani che, rischiando la propria vita, continuano a chiedere pubblicamente il rispetto dei diritti umani e maggiori libertà democratiche in Iran; condanna i tentativi dell'Iran di bloccare la libertà di informazione disturbando le trasmissioni straniere e oscurando i siti Internet; invita il Consiglio e la Commissione a valutare la possibilità di imporre sanzioni contro singoli membri dell'amministrazione e dei servizi di sicurezza, responsabili delle diffuse violazioni dei diritti umani e ad elaborare misure a sostegno dei partecipati al «Movimento verde» che sono oggetto di persecuzioni e/o costretti all'esilio;

66.   prende atto della costante crescita delle relazioni economiche UE-Cina e del fatto che i contatti fra le due popolazioni sono aumentati in dimensione e ampiezza; al tempo stesso è gravemente preoccupato per la mancanza di volontà da parte delle autorità cinesi di affrontare la questione delle numerose violazioni dei diritti umani e di assicurare che la popolazione possa fruire dei diritti e delle libertà fondamentali;

67.   esprime l'aspettativa che venga sviluppata una relazione strategica tra UE e Cina e afferma il proprio desiderio di esplorare vie per rafforzare le relazioni su questioni di reciproco interesse che vadano al di là dei settori economico e commerciale;

68.   plaude agli sforzi intrapresi da Taipei e da Pechino per migliorare le relazioni tra le due sponde, che contribuiscono a rafforzare la stabilità e la sicurezza nell'Asia orientale e incoraggia entrambe la parti a potenziare ulteriormente il dialogo, la cooperazione pratica e lo sviluppo della fiducia; plaude alla dichiarazione del Consiglio dell«8 maggio 2009, in cui esso ribadisce il suo sostegno all'adesione di Taiwan all'OMS; sostiene fortemente la partecipazione di Taiwan in qualità di osservatore alle organizzazioni e attività internazionali quali ICAO e UNFCCC, in cui la partecipazione di Taiwan è importante per gli interessi dell'UE e quelli globali;

69.   ribadisce il suo fermo sostegno al rafforzamento della relazione strategica tra l'Unione europea e l'India e alla ricerca di ulteriori modi per migliorare tale relazione nelle aree di reciproco interesse nei settori economico, politico, della sicurezza e del commercio;

70.   riconosce il crescente ruolo che l'ASEAN sta assumendo come forza per la stabilità regionale e la prosperità; ritiene che l'Unione europea e l'ASEAN, entrambe impegnate sul fronte dell'integrazione regionale, abbiano consistenti possibilità di cooperazione; sottolinea che sono necessarie misure volte a intensificare le relazioni economiche e commerciali tra l'Unione europea e l'ASEAN al fine di contribuire al rafforzamento delle relazioni globali tra le due regioni e di favorire ulteriori progressi nella cooperazione politica e di sicurezza, nella promozione della democrazia e dei diritti umani e un ulteriore miglioramento nell'ambito dell'energia e dell'ambiente, nel campo socioculturale e nel settore della cooperazione allo sviluppo;

Africa

71.   prende atto con soddisfazione del fatto che EUNAVFOR Atalanta continua a dare un utile contributo alla sicurezza marittima al largo delle coste della Somalia, proteggendo le navi noleggiate dal Programma alimentare mondiale (PAM) per consegnare aiuti alla Somalia, le navi che consegnano carichi d'importanza cruciale per l'operazione dell'Unione africana di sostegno alla pace in Somalia ed altre navi vulnerabili; accoglie con favore la decisione del Consiglio di prolungare la durata dell'operazione sino al 12 dicembre 2010; esprime il proprio appoggio all'avvio di un'operazione di gestione della crisi per contribuire all'addestramento delle Forze di sicurezza nazionale del governo federale transitorio della Somalia; sottolinea la necessità di integrare le forze di sicurezza addestrate nelle strutture dello Stato e nelle strutture di comando in modo tale che, una volta rientrate, esse non si rivoltino contro il governo che dovrebbero proteggere;

America latina

72.   ricorda ancora una volta la proposta formulata nella sua risoluzione del 15 novembre 2001 su una partnership globale e una strategia comune per le relazioni tra l'Unione europea e l'America latina(6) - successivamente ripetuta nelle risoluzioni del 27 aprile 2006(7) e del 24 aprile 2008(8), approvate rispettivamente in vista dei vertici UE-ALC (Unione europea - America Latina e Caraibi) di Vienna e di Lima - di redigere una Carta euro-latinoamericana per la pace e la sicurezza che, partendo dalla Carta delle Nazioni Unite, consenta di svolgere congiuntamente azioni e iniziative politiche, strategiche e in materia di sicurezza; invita il Consiglio e la Commissione ad attivarsi, compiendo passi che portino alla realizzazione di questo ambizioso obiettivo, e a sostenere questa proposta al prossimo Vertice UE-ALC, che si svolgerà a Madrid nel maggio 2010;

73.   ritiene che i negoziati sull'accordo di associazione con i paesi dell'America centrale e i progressi verso una ripresa sull'accordo di associazione con il Mercosur costituiscano delle priorità; constata che sono stati conclusi i negoziati con i paesi della Comunità andina; intende adoperarsi per condurre a termine con la debita accuratezza la procedura di ratifica parlamentare su tali accordi onde assicurare che esercitino un impatto positivo su tutti gli aspetti di reciproco interesse;

o
o   o

74.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al Segretario generale delle Nazioni Unite, al Segretario generale della NATO, al Presidente dell'Assemblea parlamentare della NATO, al Presidente in carica dell'OSCE, al Presidente dell'Assemblea parlamentare dell'OSCE, al Presidente dell'Assemblea parlamentare UEO, al Presidente del Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa e al Presidente dell'Assembla parlamentare del Consiglio d'Europa.

(1) GU C 139, del 14.6.2006, pag. 1.
(2) Testi approvati, P6_TA(2008)0254.
(3) Testi approvati, P6_TA(2009)0074.
(4) Testi approvati, P7_TA(2009)0057.
(5) GU C 298 del 30.11.2002, pag. 1.
(6) GU C 140 E del 13.6.2002, pag. 569.
(7) GU C 296 E del 6.12.2006, pag. 123.
(8) Testi approvati, P6_TA(2008)0177.


Attuazione della Strategia europea di sicurezza e politica di sicurezza e difesa comune
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Risoluzione del Parlamento europeo del 10 marzo 2010 sull'attuazione della strategia europea di sicurezza e la politica di sicurezza e di difesa comune (2009/2198(INI))
P7_TA(2010)0061A7-0026/2010

Il Parlamento europeo,

–   visti il titolo V del trattato sull'Unione europea, l'articolo 346 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea e i protocolli 10 e 11,

–   vista la strategia di sicurezza europea (SES) dal titolo «Un'Europa sicura in un mondo migliore», approvata dal Consiglio europeo il 12 dicembre 2003,

–   vista la relazione sull'attuazione della SES «Garantire sicurezza in un mondo in piena evoluzione», approvata dal Consiglio europeo il 12 dicembre 2008,

–   viste le relazioni della Presidenza del Consiglio dell'UE sulla politica europea di sicurezza e di difesa (PESD) del 9 dicembre 2008 e del 16 giugno 2009,

–   viste le conclusioni PESD e la dichiarazione: Dieci anni di PESD – Sfide e opportunità, adottate dal Consiglio il 17 novembre 2009,

–   viste le sue precedenti risoluzioni sull'argomento, in particolare quella del 14 aprile 2005 sulla strategia europea di sicurezza(1), quella del 16 novembre 2006 sull'attuazione della strategia europea in materia di sicurezza nell'ambito della PESD(2), quella del 5 giugno 2008 sull'attuazione della strategia europea in materia di sicurezza e la PESD(3), e quella del 19 febbraio 2009 sulla strategia europea in materia di sicurezza e la PESD(4),

–   vista la sua risoluzione del 19 febbraio 2009 sul ruolo della NATO nell'architettura di sicurezza dell'UE(5),

–   vista la sua risoluzione del 26 novembre 2009 su una soluzione politica al problema della pirateria al largo della Somalia(6),

   visto lo scambio di lettere tra l'Unione europea e i governi del Kenya e della Repubblica delle Seychelles, relativo al trasferimento in tali paesi delle persone sospettate di aver commesso atti di pirateria o rapine a mano armata arrestate nella zona di operazione dall'EUNAVFOR,

–   vista la sua risoluzione del 22 ottobre 2009 sugli aspetti istituzionali dell'attuazione del servizio europeo per l'azione esterna(7),

–   visto l'articolo 48 del suo regolamento,

–   vista la relazione della commissione per gli affari esteri (A7-0026/2010),

Strategia europea in materia di sicurezza e approccio globale

1.   ricorda che la strategia europea di sicurezza (SES) e la sua relazione sull'attuazione evidenziano le minacce e le sfide più significative che incombono sull'Unione europea:

   proliferazione delle armi di distruzione di massa,
   terrorismo e criminalità organizzata,
   conflitti regionali,
   fallimento dello Stato,
   pirateria marittima,
   armi leggere e di piccolo calibro, munizioni a grappolo e mine terrestri,
   sicurezza energetica,
   conseguenze del cambiamento climatico e calamità naturali,
   cybersicurezza,
   povertà;

2.   sottolinea che tramite la politica estera e di sicurezza comune (PESC) e la politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) l'Unione agisce per affrontare le sfide e le minacce evidenziate nella SES, contribuendo in tal modo a migliorare la sicurezza dei cittadini europei;

3.   osserva che l'Unione deve sviluppare la propria autonomia strategica mediante una politica estera, di sicurezza e di difesa forte ed efficace, in modo da preservare la pace, prevenire i conflitti, rafforzare la sicurezza internazionale, garantire la sicurezza dei cittadini europei e dei cittadini interessati dalle missioni della PSDC, difendere i propri interessi sulla scena mondiale e far rispettare i propri valori fondamentali, contribuendo al contempo ad attuare un multilateralismo efficace a sostegno del diritto internazionale e a rafforzare il rispetto dei diritti dell'uomo e dei valori democratici in tutto il mondo, in conformità degli obiettivi di cui all'articolo 21, paragrafo 2, lettera e) del TUE, degli obiettivi e i principi della Carta delle Nazioni Unite, dei principi dell'Atto finale di Helsinki e degli obiettivi della Carta di Parigi, inclusi quelli relativi alle frontiere esterne;

4.   sottolinea che la responsabilità principale del mantenimento della pace e della sicurezza nel mondo spetta al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e ribadisce la necessità di una riforma dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, al fine di consentirle di svolgere meglio le sue funzioni e di fornire soluzioni efficaci alle sfide e alle minacce globali;

5.   riconosce che l'Unione deve necessariamente perseguire tali obiettivi rafforzando la propria capacità istituzionale di rispondere a tali sfide e attraverso la cooperazione multilaterale con le organizzazioni internazionali e in seno ad esse, in particolare le Nazioni Unite, e regionali, soprattutto l'OSCE e l'Unione africana, nel rispetto della Carta delle Nazioni Unite;

6.   ribadisce il suo sostegno allo sviluppo di un approccio globale e proattivo dell'Unione per rispondere a dette minacce e sfide, vale a dire una sinergia dei diversi strumenti d'azione sia civili che militari di cui dispongono l'Unione e i suoi Stati membri: la prevenzione dei conflitti e la gestione delle crisi, l'assistenza finanziaria e la cooperazione allo sviluppo, le politiche sociali e ambientali, gli strumenti diplomatici e di politica commerciale e l'allargamento; sottolinea che tale coordinamento degli strumenti civili e militari conferisce un reale plusvalore alla politica di gestione delle crisi dell'Unione;

7.   invita gli Stati membri, in tale contesto, a coordinare in maniera più efficace le proprie strategie e i propri strumenti nazionali con quelli dell'Unione, al fine di garantire coerenza ed efficacia e avere maggiore impatto e maggiore visibilità sul territorio;

8.   sostiene, per quanto riguarda la lotta al terrorismo, il mantenimento dell'agenda indicata nella strategia antiterrorismo e nella strategia dell'UE contro la radicalizzazione e il reclutamento, in particolare relativamente all'uso di Internet per fini terroristici e di radicalizzazione; propone di stimolare il dibattito sulla protezione e la promozione dei diritti umani, concentrandosi in particolare sulle vittime;

9.   plaude agli sforzi degli Stati membri di contrastare le minacce in campo informatico; invita il Consiglio e la Commissione a presentare un'analisi delle sfide di natura informatica e a proporre misure per una risposta efficiente e coordinata a tali minacce, basate sulle migliori prassi, che si traducano, in futuro, in una strategia europea per la sicurezza informatica;

10.   riconosce che la sicurezza energetica è essenziale per il funzionamento degli Stati membri dell'UE e incoraggia pertanto questi ultimi a cooperare strettamente su tale aspetto della politica di sicurezza;

11.   ribadisce la sua raccomandazione per una revisione regolare della SES ogni cinque anni, in concomitanza con l'inizio della nuova legislatura e dopo aver debitamente consultato il Parlamento europeo;

12.   rileva che un «Libro bianco», che consente di dare origine a un ampio dibattito pubblico, permetterebbe di rafforzare la visibilità della PSDC e la cooperazione in materia di sicurezza e di difesa, definendo più precisamente gli obiettivi e gli interessi in materia di sicurezza e di difesa dell'Unione in relazione agli strumenti e alle risorse disponibili, e di conseguenza potrebbe rendere più efficace e più concreta l'attuazione della SES nonché la pianificazione e la condotta delle operazioni di gestione delle crisi dell'Unione;

Trattato di Lisbona e strutture della politica di sicurezza e di difesa comune

13.   invita il Consiglio ad avviare nel 2010 un dibattito sostanziale con il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali sull'attuazione delle nuove disposizioni del trattato di Lisbona sulla PSDC, in particolare:

   a) la clausola di assistenza reciproca in caso di aggressione armata sul territorio di uno Stato membro,
   b) la clausola di solidarietà in caso di attacco terroristico o di catastrofe, naturale o di origine umana,
   c) il ruolo dell'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza/Vicepresidente della Commissione, sostenuto dall'attuazione di un servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) comprendente, in modo completo, le strutture di prevenzione dei conflitti, di gestione delle crisi civili e militari e di sviluppo della pace,
   d) l'estensione delle missioni affidate alla PSDC,
   e) la cooperazione strutturata permanente per gli Stati membri che soddisfano i criteri più elevati in termini di capacità militari e che hanno assunto degli impegni maggiormente vincolanti in materia in vista di missioni molto più esigenti, nonché la cooperazione rafforzata,
   f) la creazione di un fondo di avvio per le attività preparatorie delle operazioni;

14.   invita i paesi dell'Unione europea membri dell'Unione dell'Europa occidentale (UEO) a porre termine al trattato di Bruxelles modificato del 1954, compresa l'Assemblea parlamentare dell'UEO, vista l'introduzione di una clausola di mutua assistenza ai sensi dell'articolo 42, paragrafo 7, del trattato di Lisbona;

15.   invita il Consiglio, vista l'introduzione di una clausola di solidarietà nel nuovo trattato, a riaprire il dibattito sulla costituzione di una forza europea di protezione civile, sulla base in particolare della relazione Barnier del maggio 2006, mettendo in comune gli strumenti degli Stati membri per offrire una risposta collettiva ed efficace in caso di catastrofi naturali o di origine umana; ritiene che la PSDC militare debba permettere anche di far fronte ai rischi civili;

16.   sottolinea, in considerazione dei progressi consentiti dal trattato di Lisbona nell'ambito della PSDC, la legittimità e l'utilità di istituire un Consiglio della difesa nel quadro del Consiglio degli affari esteri, composto dai ministri della difesa, sotto la presidenza dell'Alto rappresentante/Vicepresidente, con un ruolo particolare nel rafforzare la cooperazione e nell'armonizzare e integrare le capacità militari;

17.   ritiene che l'Alto rappresentante/Vicepresidente debba agire quanto prima per rafforzare la coerenza delle diverse politiche esterne dell'Unione e che tale coerenza debba riflettersi concretamente tramite rappresentanti speciali/capi delegazione sotto l'autorità dell'UE in grado di dimostrare la necessaria autorità nei confronti delle parti interessate e della comunità internazionale;

18.   sostiene la necessità di costituire una direzione di gestione delle crisi e di pianificazione civile e militare (Crisis Management and Planning Directorate – CMPD) che sia responsabile della gestione delle crisi e della pianificazione strategica delle operazioni civili e militari dell'Unione e che partecipi allo sviluppo della PSDC, in particolare per quanto concerne le capacità civili e militari; deplora tuttavia i gravi ritardi registrati nella concretizzazione di questa nuova struttura; chiede che sia istaurato un maggiore coordinamento all'interno del servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) tra la direzione di gestione delle crisi e di pianificazione militare e civile (CMPD) e le altre strutture della PSDC, da un lato, e la piattaforma di crisi e gli altri pertinenti servizi della Commissione, dall'altro, che dovrebbero essere annessi al SEAE, al fine di creare una capacità coordinata di pianificazione strategica per definire un approccio europeo globale;

19.   invita l'Alto rappresentante/Vicepresidente della Commissione, il Consiglio e gli Stati membri a superare lo squilibrio fra capacità di pianificazione civili e militari e a garantire che le missioni della PESD siano dotate di competenze adeguate e sufficienti, fra l'altro, in materia di giustizia, amministrazione civile, doganale e mediazione;

20.   reitera la richiesta di creare un centro operativo permanente dell'Unione, posto sotto l'autorità dell'Alto rappresentante/Vicepresidente e incaricato della pianificazione operativa e della condotta delle operazioni militari; chiede che tale centro operativo sia inquadrato nell'ambito del SEAE; sottolinea che la divisione dell'attuale sistema in sette stati maggiori comporta una perdita di efficacia e di reattività nonché costi elevati e che è necessario un interlocutore permanente sulle questioni militari per il coordinamento civile e militare in loco; ritiene che il centro operativo permanente potrebbe pertanto essere classificato come una forma di capacità militare di pianificazione e di condotta e potrebbe avere la medesima localizzazione della CPCC, per consentire il dispiego delle sinergie indispensabili a un efficace coordinamento civile e militare; ribadisce che il centro operativo dell'Unione faciliterebbe la cooperazione con la NATO, senza compromettere l'autonomia decisionale delle due organizzazioni;

21.   insiste sulla necessità di mettere a punto con urgenza la cooperazione strutturata permanente, sulla base di criteri il più inclusivi possibile, la qual cosa dovrebbe consentire un maggiore impegno degli Stati membri in seno alla PSDC;

22.   sottolinea che i progressi e lo sviluppo della PSDC devono rispettare appieno e non pregiudicare la neutralità e il non allineamento di alcuni Stati membri dell'UE;

23.   insiste sull'importanza di queste riforme per raggiungere l'ambizioso livello fissato per la PSDC, ribadito nel dicembre 2008 e approvato dal Consiglio europeo, nonché per aumentare l'efficacia e il plusvalore della PSDC in un contesto in cui tale strumento risulta sempre più sollecitato;

Operazioni militari e missioni civili

24.   si compiace dell'acquis della PESD/PSDC in occasione del suo decimo anniversario e ricorda che l'Unione lancia delle operazioni civili e militari nel quadro della PSDC per rispondere alle minacce che gravano sulla sicurezza internazionale e europea; prende atto che la maggioranza di tali missioni si sono svolte nel settore della gestione delle crisi civili; rende omaggio ai 70.000 membri del personale che hanno partecipato e partecipano alle 23 missioni e operazioni della PESD (in corso e concluse); rende omaggio a Javier Solana, il precedente Segretario generale del Consiglio e Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune, per l'impegno a favore dello sviluppo della PESD; invita di nuovo gli Stati membri a procedere alla definizione dei criteri per l'invio di missioni PESD e a valutare la questione delle «clausole restrittive» nazionali;

Somalia – Corno d'Africa

25.   si compiace per il contributo positivo dell'operazione navale dell'Unione europea in Somalia (EUNAVFOR Somalia – operazione Atalanta) nella lotta contro la pirateria nel golfo di Aden e al largo delle coste della Somalia, impegnata in particolare a garantire che gli aiuti umanitari raggiungano tutti coloro che ne hanno bisogno in tale paese; sottolinea che l'operazione Atalanta si è imposta come un attore centrale nella lotta contro la pirateria, in particolare attraverso il Centro di sicurezza marittima (Corno d'Africa); plaude alla decisione del Consiglio di prolungare la missione di un altro anno fino al dicembre 2010 e prende atto dell'estensione del mandato di tale operazione, che risponde a un interesse diretto di sicurezza dell'Unione (sicurezza dei cittadini e degli approvvigionamenti, protezione delle navi vulnerabili) e a un'emergenza umanitaria e operativa (scortando le navi utilizzate dal Programma alimentare mondiale per fornire alimenti destinati alla popolazione somala e le navi che consegnano il supporto logistico per la missione di osservazione militare dell'Unione africana in Somalia (AMISOM)); loda nel contempo il suo contributo al rafforzamento della cooperazione navale in Europa e l'ulteriore sviluppo della dimensione navale della PSDC; si compiace altresì per la partecipazione di paesi terzi (Norvegia, Croazia e Montenegro) all'operazione e l'eccellente cooperazione con le altre forze navali presenti nella regione, in particolare nel quadro dei processi SHADE (Shared Awareness and Deconfliction); deplora, tuttavia, i perduranti problemi nel promuovere l'azione penale contro le persone sospettate di atti di pirateria e di rapine a mano armata e catturate nella zona dell'operazione, in quanto ciò compromette la credibilità degli sforzi internazionali contro la pirateria;

26.   insiste sulla necessità di prendere in esame le cause del fenomeno della pirateria, generate dall'instabilità e dalla povertà che dominano in Somalia, e ritiene pertanto che l'Unione debba impegnarsi a sostegno del governo federale di transizione (GFT) in azioni intese a ripristinare la sicurezza, la stabilità politica e lo Stato di diritto e a promuovere lo sviluppo sostenibile, in partenariato con l'Unione africana e le Nazioni Unite, e sviluppare una strategia congiunta allo scopo di avviare un processo di pace regionale;

27.   chiede che l'approccio dell'UE alla Somalia tenga presente che solo una strategia di consolidamento dello Stato di ampia portata e a lungo termine, che vada al di là della costituzione delle forze di sicurezza del GFT, contribuirà alla pace e alla sicurezza nel paese in modo sostenibile; invita pertanto il Consiglio e la Commissione a proporre una «strategia dell'UE per la Somalia» che sia ambiziosa, congiunta e di ampio respiro;

28.   sottolinea in particolare l'impellente necessità di agire per consentire al GFT di conservare il proprio mandato e di estendere il controllo sul territorio somalo; plaude, a tal fine, alla decisione del Consiglio del 25 gennaio 2010 di istituire una missione militare della PSDC (missione UE di addestramento, EUTM Somalia) per contribuire all'addestramento delle forze di sicurezza somale in Uganda, in stretto coordinamento con i partner dell'UE, ivi compresi il GFT, l'Uganda, l'Unione africana, le Nazioni Unite e gli Stati Uniti; esorta l'Alto rappresentante a informare e consultare il Parlamento europeo di conseguenza;

29.   sottolinea altresì l'importanza di rafforzare le capacità di sorveglianza marittima nella regione, in particolare attraverso la formazione e la messa in rete dei guardiacoste dei paesi della regione e ritiene che l'Unione debba partecipare a tale impegno sostenendo il codice di condotta di Gibuti e il suo piano di attuazione sviluppato dall'Organizzazione marittima internazionale, come concordato dagli Stati della regione (compresa la creazione di un centro di scambio di informazioni in Yemen e di un centro di addestramento del personale navigante a Gibuti);

30.   ricorda, per quanto riguarda la situazione nello Yemen, la sua risoluzione del 10 febbraio 2010 ed esorta la Commissione e il Consiglio, congiuntamente con i partner internazionali, compresi i paesi confinanti con lo Yemen, ad assistere il governo con un approccio globale che includa la riforma del settore della sicurezza, l'antiterrorismo, il dialogo politico, l'assistenza umanitaria ed economica e l'istruzione;

Afghanistan e Pakistan

31.   ribadisce la necessità di stabilizzare la situazione politica e di sicurezza in Afghanistan e in Pakistan per contenere le minacce globali che gravano direttamente sulla sicurezza dei cittadini europei (terrorismo, traffico di droga, proliferazione delle armi di distruzione di massa) e, a tal fine, accoglie con soddisfazione il piano d'azione dell'Unione per l'Afghanistan e il Pakistan, approvato il 27 ottobre 2009 dal Consiglio; reitera la necessità di un approccio globale nel trattare tali questioni, in modo da impostare una più stretta correlazione tra sicurezza e sviluppo, Stato di diritto e rispetto dei diritti umani, nonché gli aspetti di genere; invita, pertanto, il Consiglio e la Commissione a adottare iniziative più concrete in tale direzione, anche aumentando il contributo dell'Unione e garantendo una maggiore integrazione delle azioni dell'Unione con quelle dei suoi Stati membri e della comunità internazionale;

32.   ritiene che il rafforzamento delle capacità istituzionali e amministrative dello Stato afgano, in particolare il sistema giudiziario e le forze addette al mantenimento dell'ordine pubblico diverse dalla polizia, debba costituire una priorità nell'attuazione di una nuova strategia europea;

33.   esorta il Consiglio e la Commissione ad accrescere sostanzialmente le risorse per la partecipazione civile in Afghanistan ai fini della credibilità e della visibilità della priorità civile dell'Unione europea agli occhi sia dei cittadini afgani sia dei partner internazionali; evidenzia l'importanza di costituire una polizia civile efficace e affidabile per la costituzione di uno Stato di diritto in Afghanistan e si compiace dell'attività della missione EUPOL Afghanistan; chiede al Consiglio di colmare rapidamente le lacune persistenti in termini di personale della missione EUPOL e di facilitarne i trasferimenti alle province fornendo ulteriori alloggi e un adeguato supporto logistico alla missione; invita la NATO a cooperare maggiormente con la missione e a coordinare le sue azioni nel settore della polizia con EUPOL, sotto l'egida dell'Ufficio internazionale di coordinamento della polizia (IPCB);

34.   sostiene la proposta del Consiglio di esaminare la possibilità di inviare una missione di assistenza in Pakistan per seguire la riforma del settore della sicurezza e la costruzione di una capacità di lotta contro il terrorismo, al fine di aiutare il paese a definire una strategia antiterrorismo, e per avviare un dialogo sullo Stato di diritto e i diritti dell'uomo;

Balcani

35.   si compiace per il riuscito dispiegamento della missione EULEX Kosovo nel Kosovo e insiste sull'importanza che tutte le componenti della missione (polizia, giustizia, dogana) possano continuare a operare senza ostacoli in tutto il territorio del Kosovo, compresa la parte settentrionale;

36.   si compiace, a tale riguardo, per la firma dell'accordo di cooperazione di polizia tra EULEX Kosovo e la Serbia, e ricorda la natura strettamente tecnica di tale accordo, destinato a facilitare la lotta contro la criminalità organizzata;

37.   condanna tutte le azioni ostili nei confronti di EULEX Kosovo, la cui missione è quella di operare con le autorità del Kosovo per stabilire e rinforzare lo Stato di diritto a favore di tutte le comunità del Kosovo;

38.   chiede al Consiglio di prendere in considerazione l'eventuale lancio di un'operazione militare della PSDC per sostituirsi alla KFOR;

39.   osserva, per quanto concerne la Bosnia-Erzegovina, nonostante persistano difficoltà di ordine politico, che la situazione in materia di sicurezza è relativamente tranquilla e stabile, e sottolinea il contributo dell'operazione militare dell'Unione (EUFOR ALTHEA) al riguardo; sostiene la decisione del Consiglio di incentrare nuovamente le attività della missione di polizia dell'Unione europea (MPUE) sulla lotta contro la criminalità organizzata e la corruzione e sottolinea la necessità di un approccio globale al settore dello stato di diritto (polizia – giustizia – penitenziari); incoraggia il Consiglio a adottare rapidamente una decisione volta a imperniare l'operazione militare Althea sull'addestramento delle forze armate bosniache; deplora l'assenza di un processo decisionale politico concertato sul futuro della forza internazionale in Bosnia-Erzegovina, il che comporta un ritiro unilaterale di taluni Stati partecipanti a detta forza e rischia di pregiudicare la credibilità e la coerenza dell'azione dell'UE in Bosnia-Erzegovina; rammenta al Consiglio di sostenere la prospettiva di adesione all'Unione europea, come convenuto a Salonicco nel 2003;

Caucaso

40.   ricorda il ruolo determinante dell'Unione nell'evitare un'escalation del conflitto tra la Georgia e la Russia, in particolare grazie all'impiego rapido di una missione di osservazione incaricata di vigilare sull'attuazione degli accordi del 12 agosto e dell«8 settembre 2008; deplora che la Federazione russa non abbia finora onorato gli impegni assunti nell'ambito di detti accordi; sottolinea che il ruolo della missione di osservazione dell'Unione in Georgia è divenuto ancora più essenziale successivamente alla partenza delle missioni dell'OSCE e delle Nazioni Unite;

41.   è favorevole a prolungare la missione per un anno e ne chiede il potenziamento della capacità di osservazione, tra cui la dotazione tecnica; deplora il fatto che le forze russe e locali abbiano impedito ai membri del personale della missione di recarsi nelle regioni separatiste dell'Ossezia del sud e dell'Abkhazia;

Medio Oriente

42.   ritiene che l'Unione debba potenziare le sue azioni nei territori palestinesi; si compiace per il lavoro svolto dalla missione di polizia EUPOL COPPS e invita il Consiglio a prendere in considerazione il rafforzamento di tale missione e a proporre un nuovo formato allo scopo di mantenere la missione di assistenza al posto di frontiera di Rafah (EUBAM Rafah) e di renderla più efficace nonché alleviare la drammatica situazione umanitaria nella Striscia di gaza;

43.   sostiene, per quanto concerne la missione EUJUST LEX in Iraq, la progressiva concretizzazione di attività sul territorio iracheno in funzione della situazione locale sotto il profilo della sicurezza;

Africa subsahariana

44.   riconosce la necessità della partecipazione dell'Unione alla riforma del settore della sicurezza in vari paesi africani, come la Repubblica democratica del Congo e la Guinea-Bissau, e invita il Consiglio a improntare la propria azione su un approccio globale alla riforma del settore della sicurezza e a valutare con regolarità l'efficacia e l'impatto di tali missioni;

Haiti

45.   sottolinea, per quanto riguarda la situazione ad Haiti, l'importanza di coordinare le misure di sostegno europee; accoglie con favore, in tale contesto, il contributo collettivo dell'UE, pari ad almeno 300 agenti di polizia, volto a fornire un rinforzo temporaneo alla capacità di polizia della missione di stabilizzazione ad Haiti delle Nazioni Unite (MINUSTAH) e plaude alla decisione del Consiglio di creare una cellula a Bruxelles (EUCO Haiti) per il coordinamento dei contributi in risorse militari e di sicurezza da parte degli Stati membri per affrontare le necessità individuate dall'ONU, affiancandosi in tal modo al centro di monitoraggio e informazione (MIC); si rammarica, tuttavia, della mancanza di coordinamento tra gli Stati membri e l'Unione europea nelle azioni sul territorio ad Haiti; invita l'Alto rappresentante/Vicepresidente ad assumere un ruolo guida per concertare gli sforzi europei in questo settore;

Insegnamenti tratti

46.   rimarca l'importanza del processo di trarre insegnamenti sulle operazioni dell'UE ed esorta il Consiglio a riflettere sull'opportunità di istituire un meccanismo che gli consenta di partecipare a tale processo; auspica, a questo proposito, di essere informato della prima relazione annuale sull'identificazione e il seguito da dare agli insegnamenti tratti sulle missioni civili; invita l'Alto rappresentante/Vicepresidente ad avviare una revisione contabile approfondita e trasparente delle missioni PESD/PSDC passate e presenti al fine di identificarne i punti forti e le carenze;

47.   si compiace per la riuscita transizione dall'operazione dell'UE nel Ciad e nella Repubblica centroafricana (operazione EUFOR Ciad/RCA) alla missione delle Nazioni Unite nella Repubblica centroafricana e nel Ciad (MINURCAT), e auspica sin d'ora essere di informato sull'attuale processo di insegnamenti tratti, specialmente in merito alle possibilità di evitare nelle missioni future le carenze e le difficoltà riscontrate nella cooperazione concreta con l'Unione africana e con le Nazioni Unite;

Politica in materia di esercitazioni

48.   sottolinea che la pianificazione e l'attuazione delle esercitazioni dell'UE nel settore della PSDC, nel quadro di una politica dell'UE più ambiziosa in tale ambito, comprendente la possibilità di eseguire esercitazioni di vita reale (LIVEX), contribuirebbe notevolmente a un coordinamento più efficace delle capacità degli Stati membri favorendo una maggiore interoperabilità e lo scambio di esperienza;

Integrazione della dimensione di genere e dei diritti umani
49. ricorda l'importanza di affrontare sistematicamente gli aspetti relativi ai diritti umani e alla parità di genere in tutte le fasi delle operazioni della PSDC, sia nella fase di pianificazione che in quella di attuazione; chiede che le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite 1325(2000) e 1889(2009) sulle donne, la pace e la sicurezza siano prese in considerazione sia nella formazione del personale che in fase operativa e che la percentuale di personale femminile inviato in missione sia maggiore; raccomanda di approfondire la formazione del personale sui diritti umani e la conoscenza della società civile;
Non proliferazione e disarmo

50.   si compiace della risoluzione 1887(2009) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e sostiene pienamente il suo appello alla cessazione della diffusione delle armi nucleari e all'intensificazione degli sforzi per realizzare il disarmo sotto un controllo internazionale rigoroso ed efficace; invita gli Stati membri ad adottare una posizione comune ferma in vista della conferenza di revisione del Trattato di non proliferazione nucleare (TNP) nel 2010 e ribadisce la propria raccomandazione al Consiglio del 24 aprile 2009 sulla non proliferazione e sul futuro del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari(8) , sottolineando la necessità di rafforzare ulteriormente i tre pilastri del TNP, precisamente la non proliferazione, il disarmo e la cooperazione per gli usi civili dell'energia nucleare; sollecita, inoltre, la ratifica e l'entrata in vigore del trattato sull'interdizione totale degli esperimenti nucleari (CTBT);

51.   sottolinea l'importanza di porre in essere un sistema internazionale di approvvigionamento sicuro e garantito del combustibile nucleare (cioè un sistema internazionale per una banca del combustibile, sotto il controllo dell'AIEA) e meccanismi per una migliore applicazione della cosiddetta «clausola ADM» che rientra negli accordi di cooperazione dell'Unione europea con i paesi terzi;

52.   si compiace delle dichiarazioni e degli obiettivi enunciati dalla nuova amministrazione americana e del suo impegno per far avanzare il disarmo nucleare e auspica una stretta collaborazione tra Unione europea e Stati Uniti per promuovere la non proliferazione nucleare; invita le due potenze nucleari europee a esprimere il loro sostegno esplicito a tale impegno e a presentare nuove misure per realizzarlo; accoglie con favore, nel contempo, l'impegno assunto dalla Federazione russa e dagli Stati Uniti di proseguire i negoziati per concludere un nuovo accordo globale giuridicamente vincolante, in sostituzione del trattato sulla riduzione e la limitazione delle armi strategiche offensive (START I), che è giunto a scadenza nel dicembre 2009; si attende al più presto risultati tangibili in tal senso;

53.   prende atto dell'accordo di coalizione in Germania del 24 ottobre 2009 sul ritiro delle armi nucleari statunitensi dalla Germania nel contesto del suo sostegno alla politica del Presidente Obama per un mondo senza armi nucleari, degli auspicabili passi intermedi necessari per conseguire detto obiettivo e della necessità di avviare nuove dinamiche riguardanti il controllo degli armamenti e il disarmo nella conferenza di riesame del trattato di non proliferazione nel 2010; invita gli altri Stati membri con armi nucleari statunitensi nel proprio territorio ad assumere analoghi impegni chiari; accoglie con favore , a tale riguardo, la lettera inviata il 26 febbraio 2010 dai ministri degli esteri di Germania, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo e Norvegia al Segretario generale della NATO con l'invito a un'ampia discussione nell'alleanza sulle modalità per avvicinarsi all'obiettivo politico generale di un mondo senza armi nucleari;

54.   ribadisce la sua preoccupazione di fronte alla situazione in Iran e nella Corea del Nord e rammenta l'impegno assunto dall'Unione di utilizzare tutti gli strumenti a sua disposizione per prevenire, scoraggiare, sospendere e, ove possibile, annullare tutti i programmi di proliferazione che sono fonte di preoccupazione a livello mondiale; ricorda tuttavia che il processo di disarmo avviato da taluni Stati non ha un nesso diretto con la volontà di altri Stati di fermare o di proseguire i loro programmi di proliferazione; ne deriva la necessità di una politica di fermezza nei confronti degli Stati o delle organizzazioni disposti a impegnarsi, o già impegnati, in programmi per la proliferazione delle armi di distruzione di massa; sottolinea l'importanza che tutti gli Stati membri agiscano di conseguenza, in base alla linea di condotta seguita al riguardo dall'Unione europea;

55.   ribadisce che, nell'ambito del disarmo convenzionale, occorrerà adoperarsi in particolare per far progredire le discussioni su un futuro trattato internazionale che regoli il commercio di armi;

56.   ribadisce il proprio sostegno incondizionato a favore di un disarmo più vasto e di una totale messa al bando delle armi, come quelle chimiche e biologiche, delle mine antiuomo, delle munizioni a grappolo e all'uranio impoverito, che causano grandi sofferenze alla popolazione civile; sollecita pertanto un maggiore impegno a livello multilaterale per garantire la piena attuazione della Convenzione sulle armi chimiche (CWC), della Convenzione sull'interdizione delle armi biologiche e tossiche (BTWC), della Convenzione sulle munizioni a grappolo (CCM), della Convenzione sulle mine antiuomo (APMC) e l'ulteriore sviluppo del regime internazionale contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa; si compiace, a tale riguardo, dell'impegno assunto da tutti gli Stati membri dell'Unione europea con l'approvazione della posizione comune dell'Unione sulle esportazioni di armi, nonché delle disposizioni dell'articolo 28 B, paragrafo 1, del trattato di Lisbona, che affida all'Unione europea le azioni congiunte in materia di disarmo;

Sviluppo delle capacità

57.   ricorda che, per rispondere alle crescenti esigenze operative e per imprimere maggiore professionalità alla gestione delle crisi, l'Unione deve sviluppare le proprie capacità civili e militari; invita il Consiglio a definire un nuovo obiettivo globale che potrebbe comprendere sia la dimensione civile che militare e che dovrebbe essere organizzato soprattutto ai fini di un'efficace produzione di capacità;

58.   sottolinea la necessità di cercare sinergie tra capacità civili e militari e di identificare i settori in cui gli Stati membri possono mettere in comune le attività e le capacità a livello dell'UE in una congiuntura economica difficile, trattandosi di un aspetto essenziale per neutralizzare l'effetto combinato dell'aumento dei costi degli equipaggiamenti di difesa e degli attuali vincoli di spesa in tale settore, anche avvalendosi delle opportunità offerte dalla creazione del SEAE che dovrebbe disporre di'unica unità addetta alla vigilanza dello sviluppo delle capacità civili e militari;

59.   rinnova il suo sostegno agli ambiziosi obiettivi di potenziamento delle capacità civili e militari definiti in sede di Consiglio europeo nel dicembre 2008; chiede al Consiglio di progredire nella realizzazione dei progetti proposti in tale ambito nonostante l'attuale crisi economica; invita il Consiglio a tenerlo regolarmente informato in merito agli sforzi profusi dagli Stati membri per conseguire detti obiettivi;

60.   sottolinea i numerosi ostacoli individuati per il dispiegamento rapido delle missioni civili; sollecita gli Stati membri a mobilitare i rispettivi ministeri della giustizia e degli interni affinché si facciano carico delle loro responsabilità in materia; sostiene a tal fine gli sforzi del Consiglio intesi a facilitare la disponibilità e il dispiegamento di personale civile qualificato, opportunamente addestrato ed equilibrato dal punto di vista di genere (adozione di strategie nazionali e criteri comuni, miglioramento del processo di generazione di forze e della formazione prima del dispiegamento, revisione dello schema dei gruppi di intervento civile - CRT) nonché la disponibilità rapida di equipaggiamenti per le nuove missioni civili (stesura di contratti quadro e progetto di magazzino permanente di equipaggiamenti); plaude al riguardo alla decisione di istituire, a titolo provvisorio, un magazzino di equipaggiamenti all'interno della missione di polizia dell'Unione in Bosnia Erzegovina;

61.   sottolinea l'esigenza di mettere a disposizione delle missioni civili strumenti integrati e sicuri di comunicazione compatibili con i sistemi di comunicazione militari;

62.   invita il Consiglio a equipaggiare il SEAE con una struttura permanente in cui siano centralizzate le funzioni comuni di sostegno alle missioni civili e alle operazioni militari (comprese le procedure di assunzione e di aggiudicazione degli appalti) affinché queste ultime possano concentrarsi sulla loro finalità primaria;

63.   insiste sull'esigenza di uno stretto coordinamento tra le missioni civili della PSDC e gli altri strumenti dell'Unione onde razionalizzare l'uso delle risorse; chiede all'Alto rappresentante/Vicepresidente di coordinarsi con la Commissione per pianificare assieme al SEAE le azioni da essa attuate in settori analoghi; sollecita un continuo scambio di informazioni tra le missioni civili della PSDC e gli organi responsabili della cooperazione di polizia e giudiziaria intraeuropea, compreso Europol, in particolare nella lotta contro la criminalità organizzata;

64.   rileva che finora i raggruppamenti tattici, nonostante rappresentino un investimento significativo, non sono stati utilizzati, in parte per ragioni politiche, ma anche perché le condizioni per il loro dispiegamento sono assai rigorose; sostiene un'utilizzazione più efficace e flessibile dei raggruppamenti tattici affinché essi possano essere utilizzati anche come forza di riserva o come sostituto parziale in caso di un deludente processo di generazione di forze, tenendo al contempo in dovuta considerazione la volontà dei paesi che hanno costituito congiuntamente i raggruppamenti indicati; chiede la proroga dell'accordo provvisorio preposto a coprire le spese derivanti dal dispiegamento strategico dei raggruppamenti tattici, ma anche l'estensione dei costi comuni per il ricorso a detti raggruppamenti tattici; invita il Consiglio a dispiegarli nel contesto di manovre militari su vasta scala; plaude ai lavori realizzati su impulso della Presidenza svedese nel contesto dell'impiego e della flessibilità di impiego dei raggruppamenti tattici e invita gli Stati membri ad attuare su detta base le raccomandazioni adottate;

65.   accoglie con favore i progressi compiuti in termini di capacità militari e civili e sollecita rapidi miglioramenti per quanto riguarda:

   i progetti intesi a una più rapida dislocazione delle missioni PESD e delle forze dell'Unione, precisamente:
   la creazione di una flotta europea di trasporto aereo, il progetto di governance approvato da 14 Stati membri nel Consiglio «affari generali e relazioni esterne», del 17 novembre 2009, riunitosi in composizione comprendente i ministri della difesa, l'istituzione di un comando europeo di trasporto aereo a Eindhoven e la creazione di un'unità multinazionale di apparecchi A400M, pur deplorando i notevoli ritardi nella consegna e sollecitando gli Stati membri interessati e l'EADS a completare con successo il progetto A400M affinché l'unità multinazionale possa essere costituita rapidamente; sottolinea l'importanza di utilizzare le capacità militari di trasporto a sostegno delle operazioni di protezione civile e di gestione delle crisi,
   la modernizzazione degli elicotteri e l'addestramento degli equipaggi, nonché il progetto di elicottero pesante da trasporto;
   i progetti finalizzati a una migliore informazione dei reparti militari dispiegati dall'Unione europea:
   la nuova generazione di satelliti di osservazione (programma MUSIS),
   gli accordi tra taluni Stati membri e il centro satellitare dell'Unione europea (EU Satellite Centre, EUSC) intesi a facilitare l'accesso di detto centro satellitare alle immagini governative (Hélios II, Cosmo-Skymed e SAR-Lupe),
   i lavori dell'Agenzia europea di difesa (AED) riguardanti l'enunciazione delle esigenze militari nel settore della sorveglianza dello spazio,
   il progetto di sistema di monitoraggio mondiale per l'ambiente e la sicurezza (GMES), pur deplorando il fatto che esso non tiene in adeguata considerazione le esigenze specifiche del settore della sicurezza e della difesa, segnatamente in termini di risoluzione delle immagini, propone che il centro satellitare possa assumere il ruolo di interfaccia in materia;
   i progetti intesi a rafforzare la dimensione marittima dell'Unione mettendo al suo servizio gli strumenti militari della PSDC:
   la creazione di una sistema di monitoraggio marittimo sulla base del modello baltico (SUBCAS) onde aumentare la sicurezza dei trasporti marittimi, ridurre l'immigrazione illegale e la tratta di esseri umani e infine combattere l'inquinamento marino,
   la tabella di marcia per il monitoraggio marittimo integrato previsto per il 2010; ritiene che la mancata cooperazione tra i vari attori europei non deve in alcun caso ostacolare la realizzazione di detti progetti;

66.   plaude al ruolo determinante svolto dall'AED nello sviluppo di dette capacità critiche di difesa, in particolare grazie alla realizzazione di programmi comuni; invita gli Stati membri a valorizzare maggiormente le potenzialità dell'AED in conformità del nuovo trattato, a dotarla di un bilancio all'altezza delle attese in essa riposte e a facilitare la sua pianificazione tramite l'adozione di un quadro finanziario e di un programma di lavoro su base triennale; invita gli Stati membri a concludere quanto prima l'intesa amministrativa tra l'AED e l'organizzazione congiunta di cooperazione in materia di armamento (OCCAR) nonché l'accordo di sicurezza tra l'Unione e l'OCCAR, in modo da organizzare in modo efficace la loro cooperazione in materia di armamento;

67.   sostiene la creazione di una base industriale e tecnologica di difesa europea competitiva e di un mercato europeo degli equipaggiamenti di difesa aperto e trasparente; invita a tal fine gli Stati membri a proseguire gli sforzi di ricerca e sviluppo, rispettando l'impegno assunto di destinarvi il 2% delle spese di difesa, nonché ad attuare in modo armonizzato le direttive del pacchetto difesa;

68.   invita le agenzie europee per gli appalti di difesa nazionale a compiere passi concreti, con il sostegno dell'AED, per aumentare gli acquisti in Europa, in particolare grazie alla firma di un codice di condotta volontario che introdurrebbe il principio della «preferenza europea» in alcuni settori degli equipaggiamenti di difesa in cui è importante mantenere l'autonomia strategica e la sovranità operativa in un'ottica europea, e a sostenere la preminenza industriale e tecnologica dell'Europa;

69.   sostiene fermamente l'introduzione di sinergie civili-militari nel settore delle capacità; auspica che la CMPD e l'AED possano rapidamente definire i rispettivi ruoli complementari; sotto l'egida dell'Alto rappresentante/Vicepresidente, la CMPD nell'ambito del SEAE dovrebbe assumere un ruolo strategico di impulso e di coordinamento dei lavori, segnatamente per quanto riguarda l'identificazione delle esigenze comuni, mentre l'AED dovrebbe svolgere un ruolo operativo per lo sviluppo delle tecnologie a doppio uso e delle capacità civili e militari; ritiene che dette sinergie possono essere in particolare sviluppate sulla base dell'elemento «sicurezza» del programma quadro di ricerca e sviluppo;

70.   si compiace dei progressi realizzati nel corso della Presidenza svedese per la creazione di un vivaio di esperti civili-militari da mobilitare per la riforma del settore della sicurezza, deplorando nel contempo i ritardi nell'applicazione di questa misura proposta nell'autunno 2008, e auspica fin da ora la creazione rapida di detto vivaio;

71.   sostiene, per facilitare la capacità del personale europeo di lavorare assieme, iniziative in materia di formazione, segnatamente:

   lo sviluppo di un programma di scambio per i giovani ufficiali europei secondo il modello del programma Erasmus;
   il rafforzamento delle capacità di formazione a livello dell'Unione; in particolare, insiste sulla necessità di istituire quanto prima l'Accademia europea per la sicurezza e la difesa, nella sua nuova configurazione, come ha deciso il Consiglio nel dicembre 2008;
   sforzi per rafforzare le capacità istituzionali di formazione a livello dell'Unione; sottolinea in particolare la necessità di istituire l'Accademia europea per l'azione esterna, nella sua nuova configurazione, che, in stretta cooperazione con gli organi competenti degli Stati membri e integrando le esistenti strutture di formazione come l'Accademia europea per la difesa, fornirebbe ai funzionari dell'Unione e ai funzionari degli Stati membri chiamati ad operare nel settore delle relazioni esterne nonché al personale delle missioni della PSDC una preparazione basata su programmi di studio armonizzati e uniformi, con una formazione comune e globale per tutti i funzionari e una formazione adeguata sulle procedure consolari e di legazione nonché in materia di diplomazia, mediazione dei conflitti e relazioni internazionali, da affiancare alla conoscenza della storia e all'esperienza dell'Unione europea;

72.   ritiene che per migliorare la formazione del personale dispiegato e valorizzare al massimo i mezzi di formazione occorra istituire un collegamento più sistematico tra la partecipazione alle formazioni e il dispiego nelle missioni; invita il Consiglio ad elaborare un progetto di statuto comune europeo per il personale inviato in missione con cui disciplinare gli standard di formazione, la dottrina di impiego e i margini di manovra operativa, le questioni attinenti ai diritti e ai doveri nonché il livello qualitativo dell'equipaggiamento, dell'assistenza sanitaria e della previdenza sociale in caso di decesso, ferimento e invalidità;

73.   si compiace della firma, il 26 febbraio 2009, del trattato di Strasburgo che conferisce al corpo d'armata europeo (Eurocorps) personalità giuridica; invita l'Unione a fare ricorso a detta forza multinazionale qualora necessario;

Finanziamento della PSDC

74.   ricorda che il trattato di Lisbona non introduce modifiche rilevanti nel finanziamento delle missioni e delle operazioni condotte nel quadro della PSDC, segnatamente:

   le missioni civili sono finanziate dal bilancio dell'Unione,
   le operazioni militari sono finanziate dal meccanismo ATHENA per quanto riguarda i costi comuni;

75.   ricorda la disposizione del trattato di Lisbona relativa al fondo di lancio, messo a disposizione dell'Alto rappresentante/Vicepresidente e destinato a finanziare le attività preparatorie delle missioni della PSDC ove per qualsivoglia ragione non siano imputate al bilancio dell'Unione; evidenzia il plusvalore di detto fondo che dovrebbe consentire di rafforzare la capacità dell'Alto rappresentante/Vicepresidente in materia di preparazione efficace e rapida delle azioni della PSDC; sollecita gli Stati membri ad avviare rapidamente i lavori di attuazione al riguardo;

76.   chiede agli Stati membri di ampliare l'elenco dei costi comuni finanziati dal meccanismo ATHENA al fine di generare una solidarietà reciproca maggiore e indurre un numero maggiore di Stati membri a partecipare alle operazioni militari dell'Unione;

77.   suggerisce, nel contesto della revisione del regolamento finanziario, di rendere più flessibili le norme e le procedure applicabili alla gestione delle crisi, in quanto settore che deve rispondere a esigenze specifiche (rapidità di dispiegamento e considerazioni legate alla sicurezza);

78.   ricorda la natura determinante degli strumenti finanziari gestiti dalla Commissione nella gestione delle crisi, segnatamente lo strumento di stabilità e il Fondo europeo di sviluppo (di cui lo strumento di pace per l'Africa); sottolinea l'importanza di coordinare questi diversi strumenti;

Partenariati
UE-NATO

79.   ricorda l'importanza di consolidare l'associazione strategica e di garantire una proficua cooperazione tra l'Unione europea e la NATO; raccomanda di evitare blocchi e chiede una revisione delle attuali disposizioni in materia di cooperazione operativa UE-NATO (accordo Berlin plus) nonché lo sviluppo di un nuovo quadro funzionale che faciliti una più ampia collaborazione, quando le due organizzazioni intervengono nello stesso teatro operativo;

80.   insiste sul fatto che il Vicepresidente/Alto rappresentante dovrebbe instaurare un dialogo rigoroso con il Segretario generale della NATO riguardo all'attuale revisione, da parte della NATO, del suo concetto strategico, onde garantire che l'organizzazione atlantica tenga pienamente conto dello sviluppo della politica di sicurezza e di difesa comune dell'UE, compresa la potenziale cooperazione strutturata a carattere permanente in materia di difesa;

81.   deplora che gli accordi tecnici tra le operazioni della NATO e dell'Unione europea in Afghanistan e in Kosovo non siano stati ancora firmati; invita il Consiglio e gli Stati membri a far valere la loro influenza politica negli organi competenti dell'UE e della NATO per garantirne l'applicazione;

82.   sottolinea la buona cooperazione tra le due organizzazioni nella lotta contro la pirateria (operazione Atalanta e operazione Ocean Shield della NATO);

83.   si congratula con il Segretario generale della NATO per l'intenzione di associare l'Unione, Parlamento europeo compreso, alle discussioni sulla revisione dell'approccio strategico di detta organizzazione; auspica che la volontà dichiarata si traduca rapidamente in iniziative concrete;

84.   plaude alla cooperazione tra l'Unione e la NATO nel settore delle capacità militari, quali i lavori per il miglioramento delle capacità operative degli elicotteri;

UE-ONU

85.   ricorda la necessità di una stretta cooperazione tra l'Unione europea e le Nazioni Unite nella gestione delle crisi, in particolare nei teatri operativi in cui le due organizzazioni sono presenti e/o devono subentrare l'una all'altra; invita a rafforzare tale cooperazione nelle fasi iniziali delle crisi, segnatamente nel settore della pianificazione;

UE-Unione africana

86.   sottolinea l'importanza di una buona cooperazione tra l'Unione europea e l'Unione africana, in conformità degli impegni assunti nel quadro del partenariato di pace e sicurezza associato alla strategia congiunta UE-Africa; ritiene che l'Unione europea dovrebbe per quanto possibile sostenere l'Unione africana, in particolare sui teatri operativi in cui quest'ultima è, come in Somalia, l'unica organizzazione in loco, esortando nel contempo l'Unione africana ad adoperarsi per sviluppare le capacità di reazione alle crisi dell'Africa e aumentare l'efficacia con cui vengono utilizzati gli aiuti ricevuti dai partner internazionali; esorta la Commissione e gli Stati membri a dedicare un'attenzione particolare al problema della diffusione incontrollata delle armi leggere e di piccolo calibro, specialmente in Africa, e in detto contesto ad attribuire la priorità al rispetto da parte di tutti gli Stati membri delle norme vigenti in materia di armi nelle regioni in crisi;

UE-USA

87.   invita il Consiglio a sviluppare la relazione tra l'Unione e gli Stati Uniti nel settore della costruzione della pace e della gestione delle crisi, comprese le questioni di tipo militare e le catastrofi naturali, in quanto una siffatta cooperazione è particolarmente importante nella lotta contro la pirateria in Somalia, per il rafforzamento delle capacità africane di mantenimento della pace, ma anche per le operazioni in Kosovo e in Afghanistan; plaude in particolare alla partecipazione degli Stati Uniti alla missione EULEX Kosovo, sotto il comando europeo;

88.   ritiene che la nuova versione dello scudo antimissile prospettata dall'amministrazione americana debba essere studiata e verificata in modo approfondito e, se detto sistema viene sviluppato, dovrebbe essere tenuta in considerazione una visione comune dei paesi europei per la protezione dell'Europa dalle minacce balistiche, in un dialogo su scala continentale, e favorendo la partecipazione dell'industria di difesa europea alla realizzazione dello scudo;

Partecipazione di paesi terzi alla PESD

89.   ricorda che finora 24 paesi di cinque continenti hanno partecipato a 16 operazioni civili e militari dell'Unione; sottolinea che la partecipazione di paesi terzi rappresenta un notevole valore aggiunto, tanto politico quanto operativo, per le operazioni dell'Unione; ritiene che l'Unione debba proseguire in tale direzione e valutare le possibilità di aumentare la partecipazione di detti paesi terzi, senza pregiudicare la propria autonomia decisionale;

Prerogative parlamentari

90.   si compiace della maggiore partecipazione del Consiglio ai lavori del Parlamento europeo in materia di sicurezza e di difesa, segnatamente in seno alla sottocommissione specializzata; accoglie con favore l'inserimento di una sezione sulle relazioni con il Parlamento nelle ultime conclusioni del Consiglio sulla PESD; incoraggia l'Alto rappresentante/Vicepresidente a proseguire su detta via, nel quadro del trattato di Lisbona, al fine di imprimere alla PSDC una marcata legittimità democratica;

91.   ricorda che il Parlamento europeo è l'unica istituzione sovranazionale che possa legittimamente rivendicare un monitoraggio democratico della politica di sicurezza e di difesa dell'Unione e che detto ruolo è potenziato dall'entrata in vigore del trattato di Lisbona; ritiene che l'Assemblea dell'UEO - la quale deve la propria esistenza a un trattato, il trattato di Bruxelles modificato, che non è stato firmato da tutti gli Stati membri dell'Unione europea - non sia politicamente dotata né legalmente abilitata a esercitare un monitoraggio parlamentare sulla PSDC;

92.   incoraggia pertanto il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali, viste le possibilità offerte dal trattato di Lisbona, a fare pieno uso del protocollo n. 1 di detto trattato per potenziare la loro cooperazione in materia di PESC e PSDC tramite lo sviluppo di relazioni di lavoro più strette e più articolate in merito alle questioni della sicurezza e della difesa, tra le rispettive commissioni competenti; sottolinea che detta cooperazione più stretta tra il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali si sostituirà alle prerogative di cui l'Assemblea parlamentare dell'UEO si è indebitamente appropriata; sottolinea anche la necessità di adattare le proprie strutture onde provvedere a un migliore monitoraggio della PSDC; esorta il Consiglio e l'Alto Rappresentante/Vice-Presidente a trovare il modo di coinvolgere il Parlamento europeo e la sua commissione competente sin dalle prime fasi della creazione di concetti e piani operativi per la gestione civile delle crisi;

93.   chiede al Consiglio di informarlo previamente in merito alle preparazione e allo svolgimento delle missioni e delle operazioni; suggerisce al Consiglio, a fini di trasparenza, di informarlo regolarmente sull'utilizzazione del meccanismo ATHENA e del fondo di lancio, come ha già avviene per l'utilizzazione degli stanziamenti della PESC per le missioni civili; ritiene che in primo luogo, a fini di trasparenza di bilancio, tutte le spese non militari vadano riportate nel bilancio dell'UE e che, come passo successivo, anche le spese militari dovrebbero esservi iscritte, dopo la necessaria rettifica del trattato;

94.   chiede la revisione degli accordi interistituzionali del 2002 tra il Parlamento europeo e il Consiglio concernenti l'accesso del Parlamento alle informazioni sensibili del Consiglio nei settori della PESD e della PSDC, affinché i deputati responsabili, compresi i presidenti delle sottocommissioni per la sicurezza e la difesa e per i diritti dell'uomo, possano disporre dei dati necessari per esercitare le proprie prerogative con cognizione di causa;

o
o   o

95.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, ai parlamenti degli Stati membri, all'Assemblea parlamentare della NATO nonché ai Segretari generali delle Nazioni Unite e della NATO.

(1) GU C 33 E del 9.2.2006, pag. 580.
(2) GU C 314 E del 21.12.2006, pag. 334.
(3) GU C 285 E del 26.11.2009, pag. 23.
(4) Testi approvati, P6_TA(2009)0075.
(5) Testi approvati, P6_TA(2009)0076.
(6) Testi approvati, P7_TA(2009)0099.
(7) Testi approvati, P7_TA(2009)0057.
(8) Testi approvati, P6_TA(2009)0333.


Trattato di non proliferazione
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Risoluzione del Parlamento europeo del 10 marzo 2010 sul Trattato di non proliferazione delle armi nucleari
P7_TA(2010)0062RC-B7-0137/2010

Il Parlamento europeo,

–   vista la raccomandazione del Parlamento europeo al Consiglio del 24 aprile 2009 sulla non proliferazione e sul futuro del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (TNP) (2008/2324(INI))(1),

–   viste le sue precedenti risoluzioni del 26 febbraio 2004(2), 10 marzo 2005(3), 17 novembre 2005(4) e 14 marzo 2007(5), concernenti la non proliferazione nucleare e il disarmo nucleare,

–   vista la sua risoluzione del 10 febbraio 2010 sull'Iran(6),

–   vista la prossima Conferenza di revisione 2010 delle parti del trattato di non proliferazione delle armi nucleari,

–   viste le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sui temi della non proliferazione e del disarmo, segnatamente le risoluzioni 1540 (2004), 1673 (2006) e 1887 (2009),

–   vista la dichiarazione del vertice UE-Stati Uniti del 3 novembre 2009 (allegato 3),

–   vista la sua risoluzione del 5 giugno 2008 sull'attuazione della strategia europea in materia di sicurezza e la PESD(7),

–   vista la strategia dell'Unione europea contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa (ADM), adottata dal Consiglio europeo il 12 dicembre 2003,

–   vista la recente relazione interlocutoria semestrale sull'attuazione della strategia UE contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa (2009/II),

–   vista la dichiarazione del Consiglio, dell«8 dicembre 2008, sul rafforzamento della sicurezza internazionale e segnatamente i punti 6, 8 e 9, in cui si esprime la determinazione dell'Unione europea a »lottare contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa e dei loro vettori«,

–   visti il trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari (CTBT), gli accordi di salvaguardia globali e i protocolli addizionali dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA), la convenzione sulla protezione fisica dei materiali nucleari, la convenzione internazionale per la repressione degli atti di terrorismo nucleare, il codice di condotta dell'Aia contro la proliferazione dei missili balistici, il trattato per la riduzione delle armi strategiche (START I), che è scaduto nel 2009, e il trattato per la riduzione delle offese strategiche (SORT),

–   vista la relazione sull'attuazione della strategia europea in materia di sicurezza approvata dal Consiglio europeo l«11 dicembre 2008,

–   viste le interrogazioni alla Commissione e al Consiglio sul TNP (O-0170/2009 – B7-0010/2010, O-0169/2009 – B7-0009/2010), del 21 dicembre 2009,

–   vista la dichiarazione sull'Iran adottata dal Consiglio europeo durante il vertice del 10 e 11 dicembre 2009,

–   visto l'articolo 115, paragrafo 5, del suo regolamento,

A.   considerando che la proliferazione delle ADM e dei loro vettori rappresenta una delle più gravi minacce alla pace e alla sicurezza internazionali e che le priorità più urgenti in materia di sicurezza consistono nell'impedire ai terroristi o a ulteriori Stati di ottenere o utilizzare armi nucleari, nel ridurre le scorte a livello mondiale e nell'avanzare verso un mondo privo di armi nucleari,

B.   considerando che vi è stata una netta mancanza di progressi nel conseguimento di obiettivi concreti (come, ad esempio, le cosiddette «13 misure concrete»(8)) nel perseguimento delle finalità del trattato sulla non proliferazione nucleare, come concordato in occasione delle precedenti conferenze di revisione, soprattutto ora che le minacce derivano da una varietà di fonti, tra cui la crescente proliferazione; che ciò si aggiunge ad una maggiore domanda e disponibilità di tecnologia nucleare nonché all'eventualità che tale tecnologia e materiali radioattivi vadano a finire nelle mani di organizzazioni criminali e terroristi,

C.   considerando che il TNP, come cardine del regime globale di non proliferazione, deve essere potenziato, mentre vi è l'urgente necessità di un'audace leadership politica e di una serie di conseguenti misure progressive al fine di riaffermare la validità del TNP e di rafforzare gli accordi, i trattati e le agenzie che compongono l'attuale regime di proliferazione e disarmo, in particolare il trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari e l'Agenzia internazionale per l'energia atomica,

D.   considerando la necessità di rafforzare ulteriormente tutti e tre i pilastri del TNP, ovvero la non proliferazione, il disarmo e la cooperazione nell'ambito dell'uso dell'energia nucleare a scopi civili,

E.   considerando che gli Stati in possesso di armi nucleari firmatari del TNP sono riluttanti a ridurre o eliminare i propri arsenali nucleari e a staccarsi dalla dottrina militare di deterrenza nucleare,

F.   auspicando un ulteriore avanzamento in tutti gli aspetti del disarmo, che si traduca in un miglioramento della sicurezza a livello mondiale,

G.   considerando che l'Unione europea si è impegnata ad avvalersi di tutti gli strumenti a sua disposizione per prevenire, scoraggiare, arrestare e, ove possibile, eliminare i programmi di proliferazione che rappresentano un motivo di preoccupazione su scala globale, come emerge chiaramente dalla strategia UE contro la proliferazione delle ADM adottata dal Consiglio europeo il 12 dicembre 2003,

H.   considerando la necessità che l'Unione europea intensifichi gli sforzi per contrastare i flussi di proliferazione e il finanziamento di quest'ultima, sanzionare gli atti di proliferazione e sviluppare misure volte a combattere i trasferimenti intangibili di conoscenze e know-how con tutti i mezzi disponibili, fra cui i trattati multilaterali e i meccanismi di verifica, i controlli delle esportazioni coordinati a livello nazionale e internazionale, i programmi cooperativi di riduzione delle minacce nonché le leve politiche ed economiche,

I.   rilevando con soddisfazione la dichiarazione sulla non proliferazione e il disarmo (allegato 3) adottata nel corso del vertice UE-Stati Uniti del 3 novembre 2009, che sottolinea la necessità di mantenere e rafforzare le pertinenti misure multilaterali e segnatamente il TNP, esprime sostegno all'entrata in vigore del CTBT e auspica l'avvio di negoziati per un trattato sulla messa al bando della produzione di materiale fissile nel gennaio 2010; rilevando inoltre che la dichiarazione ribadisce la necessità che l'Iran e la Repubblica democratica popolare di Corea rispettino i loro obblighi internazionali in materia nucleare,

J.   considerando che l'Iran non ha rispettato la scadenza di fine anno per accogliere le richieste di aprire i suoi impianti nucleari agli ispettori dell'Agenzia internazionale dell'energia atomica; che l'Iran non ha a tutt'oggi compiuto alcun gesto per ripristinare la fiducia della comunità internazionale nella natura esclusivamente pacifica del suo programma nucleare,

K.   incoraggiato dalle proposte in materia di disarmo evocate da Henry Kissinger, George P. Shultz, William J. Perry e Sam Nunn nel gennaio 2007 e nel gennaio 2008, da analoghe adesioni espresse in Europa da ex uomini di stato nel Regno Unito, in Francia, Germania, Italia, nei Paesi Bassi e in Belgio, dalla convenzione modello sulle armi nucleari e dal protocollo Hiroshima-Nagasaki, promossi a livello mondiale da organizzazioni della società civile e da leader politici, nonché da campagne quali «Zero globale»,

L.   considerando che la revisione del Concetto strategico della NATO rappresenta l'occasione per rivalutare la politica nucleare dell'Alleanza nel suo insieme onde conseguire l'obiettivo di un mondo denuclearizzato; che nell'ambito degli accordi di condivisione nucleare o degli accordi bilaterali in ambito NATO sono a tutt'oggi schierate in cinque paesi membri non nucleari dell'Alleanza 150-200 armi tattiche nucleari (Belgio, Germania, Italia, Paesi Bassi e Turchia),

M.   considerando la necessità di uno stretto coordinamento e di una intensa collaborazione tra l'Unione europea e i suoi partner, soprattutto gli Stati Uniti e la Russia, al fine di rafforzare il regime di non proliferazione, dandogli un nuovo impulso,

N.   rallegrandosi al riguardo dell'iniziativa congiunta britannico-norvegese volta a verificare la praticabilità di un possibile smantellamento delle armi nucleari e della definizione delle relative procedure di verifica, istituendo al contempo chiari adempimenti procedurali al riguardo, che rappresenta un contributo concreto nella giusta direzione,

O.   considerando che nel 2008 i governi francese e britannico hanno annunciato una riduzione delle loro testate operative ma hanno contemporaneamente deciso di ammodernare i rispettivi arsenali nucleari; che tutti gli Stati membri hanno l'obbligo di contribuire positivamente alle politiche di non proliferazione e disarmo dell'UE,

1.   invita tutte le parti interessate a cogliere l'occasione offerta dalla prossima Conferenza di revisione del TNP, che sarà organizzata dalle Nazioni Unite nel 2010, per promuovere l'obiettivo di un disarmo nucleare completo sulla base di un trattato internazionale per la progressiva eliminazione delle armi nucleari a livello mondiale e perseguire l'obiettivo di concretizzare gradualmente a livello globale il disarmo nucleare completo su una base concertata multilaterale;

2.   sottolinea la necessità di definire, in occasione della Conferenza di revisione del TNP nel 2010, strategie volte al raggiungimento di un accordo su un trattato che ponga fine, in modo non discriminatorio, alla produzione di materiale fissile destinato alle armi, il che significa che il trattato negoziato su tali basi dovrà imporre agli Stati non dotati di armi nucleari o a quelli che non sono parti contraenti dell'attuale TNP di rinunciare alla produzione di materiale fissile destinato alle armi e di smantellare tutti i loro attuali impianti di produzione di materiale fissile per scopi militari;

3.   sottolinea che i cinque paesi membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, tutti possessori di armi nucleari, dovrebbero impegnarsi a rinunciare progressivamente alla produzione di materiale fissile per scopi militari e a smantellare tutti i loro attuali impianti di produzione di detto materiale per tali scopi;

4.   invita tutte le parti a rivedere la propria dottrina militare per rinunciare all'opzione dell'attacco preventivo;

5.   invita il Consiglio e gli Stati membri a contribuire in modo coordinato, positivo e visibile alle discussioni della Conferenza di revisione del TNP nel 2010, proponendo in particolare un ambizioso calendario per un mondo denuclearizzato e concrete iniziative per dare nuovo impulso alla Conferenza ONU sul disarmo e promuovendo iniziative al riguardo, basate sulla «Dichiarazione di principi e di obiettivi» concordata alla fine della Conferenza di revisione del TNP tenutasi nel 1995 e sulle «13 misure concrete» approvate all'unanimità in occasione della Conferenza di revisione del 2000;

6.   esprime la propria preoccupazione per il fatto che Israele, India e Pakistan non siano firmatari del trattato di non proliferazione nucleare e che la Corea del Nord lo abbia denunciato nel 2003; invita tali paesi ad aderire al trattato;

7.   sollecita il Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, il Consiglio e la Commissione a mantenere regolarmente informato il Parlamento in merito a tutte le riunioni preparatorie in vista della Conferenza di revisione del TNP nel 2010 e a tenere debitamente conto delle sue posizioni sulle questioni di non proliferazione e disarmo in relazione a detta Conferenza;

8.   esorta, a questo proposito, il Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, il Consiglio e la Commissione a impegnarsi al massimo per accrescere in Europa la consapevolezza sulle questioni attinenti alla non proliferazione, in collaborazione con tutte le parti e gli attori non statali che lavorano per costruire un mondo libero dal nucleare, in particolare la rete dei sindaci per la pace;

9.   si compiace dell'inclusione di clausole di non proliferazione delle ADM negli accordi con paesi terzi e nei piani di azione dell'UE; evidenzia che tali misure devono essere attuate da tutti i paesi partner dell'UE senza eccezione;

10.   accoglie con estremo favore il discorso del Presidente degli Stati Uniti Barack Obama tenuto a Praga il 5 aprile 2009, in cui si è impegnato a portare avanti il disarmo nucleare e ha illustrato la propria visione di un mondo privo di armi nucleari in un concertato sforzo proteso in avanti; invita il Consiglio ad appoggiare esplicitamente tale impegno;

11.   ribadisce l'importanza che il Consiglio sostenga attivamente, in cooperazione con i suoi partner, proposte concrete intese a porre sotto il controllo dell'AIEA la produzione, l'impiego e il ritrattamento di tutto il combustibile nucleare, compresa la creazione di una banca internazionale del combustibile nucleare; appoggia inoltre altre iniziative volte alla multilateralizzazione del ciclo del combustibile nucleare in vista dell'utilizzo pacifico dell'energia nucleare, tenendo presente che il Parlamento apprezza la disponibilità del Consiglio e della Commissione a contribuire con un importo massimo di 25 milioni EUR alla creazione di una banca internazionale del combustibile nucleare sotto il controllo dell'AIEA e che auspica una rapida approvazione dell'azione comune in materia;

12.   appoggia gli ulteriori sforzi intesi a rafforzare il mandato dell'AIEA, compresa la generalizzazione dei protocolli aggiuntivi agli accordi di salvaguardia dell'AIEA, e altre iniziative finalizzate a definire misure volte a creare un clima di fiducia; intende garantire che siano messe a disposizione di tale organizzazione risorse sufficienti che le consentano di adempiere al suo mandato fondamentale, vale a dire rendere sicure le attività nucleari; incoraggia il Consiglio e la Commissione a proseguire i loro sforzi per rafforzare le capacità dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, compreso l'ammodernamento del Laboratorio analitico di salvaguardia situato a Seibersdorf in Austria;

13.   sottolinea l'importanza dell'entrata in vigore, quanto prima possibile, del trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari; accoglie con favore a tale riguardo l'intenzione del governo statunitense di garantirne la ratifica; invita il Consiglio a dare pieno sostegno ai negoziati per la firma di un trattato volto a vietare quanto prima la produzione di materiale fissile per armi nucleari o per altri congegni nucleari; attende con interesse il nuovo Nuclear Posture Review (documento di revisione della strategia nucleare), in base al quale gli Stati Uniti dovrebbero impegnarsi a non sviluppare nuove armi nucleari, incluse le bombe nucleari «bunker buster», ossia in grado di sfondare postazioni fortificate, a prevedere una drastica riduzione degli arsenali nucleari e orientarsi verso una difesa più incentrata su soluzioni alternative al nucleare;

14.   chiede di approfondire il dialogo con la nuova amministrazione statunitense e con tutte le potenze nucleari, al fine di rispettare un'agenda comune che miri alla progressiva riduzione degli arsenali di testate nucleari; sostiene in particolare le misure degli USA e della Russia volte a una riduzione significativa dei loro arsenali nucleari, come convenuto nel quadro di START I e di SORT;

15.   plaude a tale riguardo alla decisione della Federazione Russa e degli Stati Uniti di intraprendere negoziati volti alla conclusione di un nuovo accordo globale giuridicamente vincolante destinato a sostituire il trattato di riduzione delle armi strategiche (START), che è scaduto nel dicembre 2009, nonché alla firma, il 6 luglio 2009 a Mosca, da parte dei Presidenti Barack Obama e Dmitri Medvedev, di un protocollo di intesa comune su un accordo successivo allo START I; si compiace dei progressi recentemente compiuti nei negoziati russo-americani e attende con impazienza la conclusione di un accordo finale nel contesto del prossimo ciclo di negoziati che avrà inizio il 9 marzo 2010 a Ginevra;

16.   prende atto della rinuncia da parte degli Stati Uniti al loro progetto iniziale per uno scudo di difesa antimissile in Europa; sostiene un nuovo approccio che coinvolga tutta l'Europa e la Russia;

17.   chiede l'istituzione di zone denuclearizzate come primo passo positivo verso la costruzione di un mondo libero dal nucleare; ritiene, a tale proposito, che una zona denuclearizzata in Medio Oriente sia fondamentale per conseguire una pace duratura e globale nella regione; rileva che il ritiro di tutte le testate tattiche in Europa potrebbe nel frattempo costituire un precedente per un ulteriore disarmo nucleare;

18.   richiama l'attenzione sull'anacronismo strategico delle armi tattiche nucleari e sulla necessità che l'Europa contribuisca alla loro riduzione ed eliminazione dal proprio territorio nel contesto di un dialogo di più ampio respiro con la Russia; prende atto in tale contesto della decisione adottata il 24 ottobre 2009 dal governo di coalizione tedesco di adoperarsi per il ritiro delle armi nucleari dalla Germania nell'ambito del processo globale di conseguimento di un mondo denuclearizzato; si compiace della lettera inviata il 26 febbraio 2010 dai Ministri degli Esteri di Germania, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo e Norvegia al Segretario generale della NATO, in cui si chiede l'avvio di un ampio dibattito in seno all'Alleanza sulle modalità di conseguimento dell'obiettivo politico generale di un mondo senza armi nucleari;

19.   sostiene il duplice approccio per quanto concerne il programma nucleare iraniano; esorta ancora una volta l'Iran a conformarsi pienamente e senza ulteriori indugi agli obblighi che gli derivano dalle pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e dell'AIEA, e segnatamente a osservare i requisiti stabiliti nella risoluzione del Consiglio dei governatori dell'AIEA del 27 novembre 2009; sollecita il Consiglio a sostenere l'azione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite qualora l'Iran continui a non cooperare con la comunità internazionale in merito al suo programma nucleare; invita il Consiglio a essere pronto ad adottare le necessarie misure «intelligenti» e mirate in materia di non proliferazione, comprese sanzioni per accompagnare questo processo del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite;

20.   deplora i recenti esperimenti nucleari condotti dalla Repubblica democratica popolare di Corea e il rifiuto, da parte di quest'ultima, della risoluzione 1887 (2009) del 24 settembre 2009 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite; appoggia nondimeno la strategia statunitense di dialogo bilaterale, nel quadro dei Colloqui a sei, per pervenire alla denuclearizzazione della penisola coreana e osserva che la Cina svolge un ruolo particolare al riguardo;

21.   approva la convocazione, nell'aprile 2010, del Vertice sulla sicurezza nucleare, riconoscendo che il commercio non autorizzato e l'impiego di materiale nucleare rappresentano una minaccia grave e immediata per la sicurezza globale, e auspica che si formulino proposte concrete atte a migliorare la sicurezza dei materiali nucleari vulnerabili, cosa che potrebbe includere misure che permettano di svolgere inchieste efficaci presso le entità in possesso di materiali dirottati illegalmente e di perseguire i responsabili;

22.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione agli Stati membri, al Vicepresidente della Commissione/Alto Rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Consiglio, alla Commissione, al Segretario generale delle Nazioni Unite, al Presidente della Conferenza di revisione del TNP nel 2010 e al Direttore generale dell'AIEA.

(1) Testi approvati, P6_TA(2009)0333.
(2) GU C 98 E del 23.4.2004, pag. 152.
(3) GU C 320 E del 15.12.2005, pag. 253.
(4) GU C 280 E del 18.11.2006, pag. 453.
(5) GU C 301 E del 13.12.2007, pag. 146.
(6) Testi approvati, P7_TA(2010)0016.
(7) Testi approvati, P6_TA(2008)0255.
(8) Nazioni Unite: conferenza di revisione del 2000 delle parti del trattato di non proliferazione delle armi nucleari, NPT/CONF.2000/28 (parti I e II).

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