Come rallentare il calo demografico in Europa?

Il calo demografico potrebbe mettere a dura prova l’UE. Il Parlamento europeo ne ha esaminato le cause e le possibili soluzioni.

Affrontare le sfide demografiche dell'UE

Le dinamiche demografiche in Europa incidono su diversi aspetti della vita, con ripercussioni in campo economico, sociale, culturale e ambientale.

Se da un lato non si conoscono ancora tutte le conseguenze della crisi di COVID-19, dall’altro è presumibile attendersi che quest’ultima possa avere un impatto significativo sui tassi di natalità e mortalità e sui flussi migratori in Europa.

Andamento demografico nell’UE

  • Spopolamento di alcune regioni: drastico calo demografico specialmente in Europa orientale e meridionale a causa della combinazione di due fattori distinti, i flussi migratori tra le due regioni, da un lato, e un basso tasso di natalità, dall'altro.
  • Fuga/afflusso di cervelli: a causa della continua emigrazione, le regioni interessate dal fenomeno della fuga dei cervelli vengono private di qualifiche e competenze, a vantaggio delle regioni “meta” della fuga.
  • Divario tra aree urbane e rurali: le aree rurali rappresentano il 44% della superfice dell’Unione europea, ciononostante ben il 78% della popolazione vive in aree urbane o aree urbane funzionali.
  • Invecchiamento: poiché la speranza di vita si allunga, il 30,3% della popolazione dovrebbe raggiungere almeno i 65 anni entro il 2070 (mentre nel 2019 tale percentule era pari al 20,3%).
  • Calo demografico: nel 2015 nell’UE si è assistito al primo calo demografico e, difatti, sono state registrate più morti che nascite. Secondo questa tendenza, la popolazione dovrebbe diminuire significativamente nel lungo periodo.

Le regioni con un maggiore calo demografico sono colpite da un grave deficit nella fornitura di servizi sociali (salute e cultura), connettività informatica e fisica (come i trasporti), istruzione e opportunità di lavoro.

Quali sono le principali cause dei cambiamenti demografici?

Le regioni colpite dai più significativi cali demografici corrispondono spesso ad aree rurali a basso reddito o post-industriali, prive di prospettive concrete dedicate al segmento più attivo della popolazione. L’esodo di giovani lavoratori esperti incide ancora di più sullo sviluppo agricolo, il ricambio generazionale e l’invecchiamento.

La libertà di movimento dei lavoratori è una delle quattro libertà dell’UE e del mercato unico: la crisi economica del 2008 ha tuttavia provocato il trasferimento di giovani professionisti dall’Europa meridionale e orientale all’Europa nordoccidentale.

È presumibile aspettarsi che l’attuale crisi causata dalla pandemia da COVID-19 aggraverà questa tendenza; inoltre, la contrazione economica e la disoccupazione dovrebbero generare una nuova ondata di migrazione di giovani sia all'interno degli Stati membri che tra gli stessi.


Le soluzioni proposte dal Parlamento europeo

La sfida demografica è una delle priorità dell’agenda dell’Unione europea, insieme alla questione climatica e alla transizione digitale. Un approccio coordinato, mirato a integrare sostenibilità, ecologizzazione e digitalizzazione all’interno delle politiche dei vari stati, contribuirebbe a invertire questa tendenza demografica negativa.

Durante la plenaria del Parlamento europeo di maggio, i deputati hanno adottato una relazione progettata per affrontare la sfida demografica che l'UE sta affrontando, aprendo la strada alla nascita di una strategia a livello dell'UE su questo tema chiave.

Sia gli Stati membri che le autorità locali svolgono un ruolo ugualmente importante nell’affrontare questo problema. In quanto partner del Dispositivo per la ripresa e la resilienza, questi soggetti sono nella posizione migliore per ideare soluzioni concrete a favore delle regioni più vulnerabili.

Costituirebbe, inoltre, un passo verso la soluzione del problema l'inclusione di azioni specifiche per le regioni rurali e periferiche nella strategia europea di mobilità: le reti di trasporto potrebbero frenare lo spopolamento rafforzando il collegamento tra aree urbane e rurali.

A questo proposito, il turismo rurale potrebbe giocare un ruolo fondamentale nella sfida contro lo spopolamento: aiuterebbe a creare nuovi posti di lavoro e a favorire la diversificazione economica e demografica delle aree rurali, strumenti ideali per contrastare tale fenomeno demografico.

La pandemia ha inoltre messo in luce un divario digitale che coinvolge in particolare gli anziani e gli abitanti delle regioni meno sviluppate. Una giusta ed equa transizione digitale e un sistema educativo basato su piattaforme online accessibili a tutti sarebbero possibili solo grazie a nuovi investimenti nel digitale.

L’aumento del telelavoro durante l‘attuale crisi potrebbe essere un fattore positivo per le aree rurali: permettendo alle giovani figure professioniste di rimanere nelle aree periferiche, piuttosto che costringerle a spostarsi per lavoro, si potrebbe cercare infatti di invertire la tendenza di spopolamento.

La sfida delle disparità demografiche sembra quindi essere uno dei modi per aumentare la coesione economica, sociale e territoriale dell’Unione europea nella lotta contro la radicalizzazione.