Il Parlamento europeo sostiene l’introduzione dell’aliquota minima d'imposta sulle imprese globali
Il 19 maggio 2022, durante la plenaria, gli europarlamentari hanno approvato le nuove regole per un’aliquota minima d’imposta sulle imprese globali a partire dal 2023.
Mercoledì il Parlamento ha adottato la relazione della commissione per i problemi economici e monetari (ECON) sulla garanzia dell’aliquota minima d’imposta sulle grandi imprese multinazionali. La direttiva verrà applicata alle aziende con un fatturato di almeno 750 milioni di euro all’anno.
Nel dicembre 2021, i membri dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OECD) e del G20 avevano raggiunto un accordo per una riforma fiscale globale per affrontare le sfide fiscali poste dalla digitalizzazione dell’economia. Subito dopo, la Commissione europea ha pubblicato la sua proposta su come recepire la riforma nel diritto dell’UE.
Sebbene il Parlamento sia ampiamente d'accordo con le proposte della Commissione per le tempistiche di attuazione, gli europarlamentari chiedono una clausola di revisione della soglia oltre la quale una società multinazionale sarebbe soggetta all'aliquota minima. Gli europarlamentari chiedono inoltre che la Commissione valuti l’impatto della legislazione sui paesi in via di sviluppo.
“Senza dubbio, un compromesso non è mai perfetto e nessuno ne sarà pienamente soddisfatto ma si tratta di un accordo storico [...]. Soprattutto non dobbiamo trattenere quello che è uno sviluppo storico”, ha affermato la relatrice del Parlamento europeo Aurore Lalucq (S&D, Francia), intervenendo alla riunione della commissione il 20 aprile.
“Dobbiamo continuare a concentrarci per garantire che questo accordo veda la luce il più rapidamente possibile e che sia adeguatamente attuato”, ha aggiunto l’europarlamentare.
Gli europarlamentari hanno chiesto riforme fiscali internazionali da quando, intorno alla metà del 2010, una serie di scandali rivelarono che molte multinazionali spostano i profitti in paesi hanno pochi impiegati e effettuano poche operazioni, ricevendo trattamenti fiscali preferenziali.
Un esempio ampiamente diffuso è quello delle tante aziende digitali che hanno modelli di business in cui creano valore attraverso l’interazione tra la loro attività e i consumatori in luoghi in cui hanno una presenza fisica assente o minima. In sostanza, le multinazionali pagano meno tasse e lo fanno a spese dei paesi che lottano per finanziare investimenti o benefici sociali.
Prevenire le pratiche di trasferimento dei profitti
Nel 2018 la Commissione europea ha proposto il pacchetto “Tassazione equa dell’economia digitale”, ma l’assenza di un accordo globale e il disaccordo in seno al Consiglio hanno fatto sì che alcuni paesi UE stabilissero le proprie tasse digitale a livello nazionale, dando origine a una tensione commerciale.
L’accordo dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OECD) è una soluzione, basata su due pilastri, a questa frammentazione. Il primo pilastro consiste in un approccio unificato ai diritti fiscali che riguardano le multinazionali più grandi e redditizie. Il secondo pilastro introduce una aliquota minima d’imposta sulle imprese al 15% per mitigare le pratiche di trasferimento dei profitti verso giurisdizioni con tassazione nulla o molto bassa.
Il voto in plenaria stabilirà la posizione del Parlamento europeo sulle misure necessarie per includere nella legislazione UE l’accordo sull’aliquota minima d’imposta sulle imprese. La pozione del Parlamento dovrà essere presa in considerazione dagli Stati membri quando, in seno al Consiglio, adotteranno il testo finale all’unanimità.