Da quando sono state create le Comunità europee, il Parlamento europeo, attraverso la predisposizione di un bilancio responsabile, ha vigilato affinché fosse assicurata l'utilizzazione ottimale del denaro dei cittadini ed ha visto progressivamente estendersi le sue competenze. Dalla fine degli anni '80, agli scontri fra il Consiglio (gli Stati) e il Parlamento, sono subentrati più pacifici negoziati grazie ai quali il Parlamento controlla maggiormente le decisioni politiche dell'Unione. Il progetto di futura Costituzione prevede attribuisce maggiori poteri al Parlamento in materia di bilancio.
Con l'adesione di dieci nuovi Stati membri, l'importo totale del bilancio comunitario supererà, per la prima volta nella storia, la soglia simbolica di 100 miliardi di euro. Questo importo è raffrontabile alle spese complessive pubbliche di un paese come la Danimarca. Il Parlamento europeo, dal canto suo, assorbe l'1% del bilancio dell'Unione. Le spese di funzionamento del PE equivalgono a quelle della Camera dei deputati in Italia oppure a un terzo del bilancio della città di Parigi.
Il bilancio europeo è finanziato per lo più da tre risorse principali: i contributi diretti degli Stati membri in funzione del loro prodotto interno lordo (PIL), il prelievo sull'IVA e i dazi doganali riscossi alle frontiere esterne dell'Unione.
Dalla fine degli anni '80, un quadro pluriennale stabilisce i limiti di spesa per ogni settore. All'epoca si trattava di meglio controllare l'andamento di talune spese nel medio periodo, specie quelle del settore agricolo. Si tratta delle cosiddette "prospettive finanziarie", che sono frutto di un accordo fra il Consiglio, il Parlamento e la Commissione. Il bilancio 2004, per esempio, si colloca nel contesto generale delle prospettive finanziarie 2000-2006 che sono state adattate per tenere conto delle nuove spese connesse con l'ampliamento. Nel 2006, dovrà pertanto essere negoziato un nuovo ambito pluriennale che inquadri le spese degli anni successivi. In linea generale, i due rami dell'Autorità di bilancio - il Parlamento e il Consiglio - in questi ultimi anni hanno convenuto di mantenere le spese al di sotto dei massimali previsti in ambito pluriennale.
La procedura annuale di bilancio
Ogni anno, la Commissione propone un progetto preliminare di bilancio annuale contestualmente alle prospettive finanziarie. Le spese sono ripartite per settore di attività dell'Unione. Due sono le categorie di spese. Le spese cosiddette "obbligatorie" derivano dai trattati e comprendono sostanzialmente i sostegni ai prezzi agricoli (FEAOG-Garanzia), talune spese agricole strutturali (FEAOG-Orientamento), la politica della pesca e taluni aiuti allo sviluppo. Grazie al migliore controllo delle spese agricole, le succitate spese obbligatorie costituiscono, oggigiorno, meno della metà del bilancio generale. Il Consiglio ha l'ultima parola su questa componente del bilancio.
Di contro, è il Parlamento ad avere l'ultima parola sulle spese cosiddette "non obbligatorie", la cui ripartizione può pertanto maggiormente rispecchiare le priorità politiche dei deputati. Tali spese costituiscono, attualmente, il 55% del bilancio generale e alimentano i fondi sociali e regionali, l'energia, la ricerca, i trasporti, l'assistenza allo sviluppo, la tutela ambientale, l'istruzione e la cultura. Oltre a questo notevole potere di incidere sulla ripartizione degli stanziamenti, al Parlamento compete altresì di adottare il bilancio in via definitiva. Esso può anche bocciarlo in toto. Una volta adottato, il bilancio è posto in atto dalla Commissione, nel costante intento di conseguire la migliore efficienza delle spese comunitarie e sotto il controllo del Parlamento (cfr. "Verificare il corretto impiego del danaro del contribuente").
In aiuto del cittadino
Il Parlamento ha inoltre dato prova della sua disponibilità nell'accorrere in aiuto dei cittadini in occasione dei più gravi disastri che hanno funestato l'Europa in questi ultimi anni. Ciò è avvenuto, segnatamente, nel 2002 allorquando drammatiche alluvioni si sono abbattute su intere regioni. La Germania, l'Austria, la Francia e la Repubblica Ceca hanno sollecitato e ottenuto l'assistenza di un Fondo di solidarietà, appositamente creato in tale occasione per far fronte tempestivamente alle calamità naturali. Sotto l'impulso del Parlamento, il massimale di detto Fondo è stato aumentato a 1 miliardo di euro, ossia il doppio della proposta iniziale del Consiglio. Tale fondo è stato altresì utilizzato per mitigare gli effetti disastrosi della canicola del 2003.
Con lo stesso spirito, il Parlamento si è dimostrato attento ai problemi connessi con le epizoozie e al loro impatto sulla salute umana. Pertanto, nel 2001, i deputati hanno approvato una dotazione di 971 milioni di euro per sopperire ai costi inerenti alla crisi della "mucca pazza". Forte di questa esperienza, ogni anno in sede di predisposizione di bilancio, il Parlamento vigila affinché si tenga conto dei problemi della sicurezza alimentare nell'ambito del bilancio generale dell'Unione.
Una rivoluzione preannunciata
Da molti anni, il Parlamento europeo aspira ad un'incisiva riforma della procedura di bilancio che, a suo giudizio, dovrebbe basarsi sulla procedura di codecisione e abbandonare la distinzione fra spese obbligatorie e non obbligatorie. La Convenzione sul futuro dell'Europa ed il progetto di Trattato costituzionale da essa presentato risponde ad ambedue queste aspettative. In futuro il bilancio annuale dovrebbe essere adottato congiuntamente dal Parlamento e dal Consiglio in base ad una nuova procedura di codecisione di bilancio. In caso di disaccordo, il PE avrebbe l'ultima parola sulla totalità delle spese.
Quanto al quadro finanziario pluriennale, esso dovrebbe essere deciso dal Consiglio a maggioranza qualificata, previa approvazione del Parlamento. Tuttavia, l'unanimità del Consiglio continuerà ad essere richiesta per il primo quadro finanziario successivo all'entrata in vigore della futura Costituzione.
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