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Accordi con i paesi terzi:
l'ultima parola spetta al Parlamento

Gli accordi di associazione e di partenariato inquadrano le relazioni tra i paesi terzi e gli Stati membri dell'Unione. Gli accordi stipulati tra l'Unione ed i paesi terzi devono ottenere il parere conforme del Parlamento europeo, altrimenti il trattato non può né essere ratificato né entrare in vigore.

Per quanto gli accordi di associazione abbiano come obiettivi generali il dialogo politico e la cooperazione economica tra le parti contraenti, essi spesso mirano alla creazione di una zona di libero scambio per determinati prodotti, agricoli o industriali, favorendo allo stesso tempo lo sviluppo sostenibile. I trattati possono comprendere anche norme in materia di sicurezza, circolazione delle persone, immigrazione clandestina e lotta al crimine organizzato. Viene incentivata la cooperazione in diversi settori come gli investimenti privati, i programmi di ricerca o la tutela ambientale. Al fine di approfondire il dialogo tra i cittadini di due aree geografiche diverse vengono promossi inoltre scambi culturali e sociali.

Negli ultimi anni, a seguito delle insistenze del Parlamento, questi accordi includono sistematicamente delle clausole in materia di diritti umani, la cui violazione può comportarne la sospensione. In passato il Parlamento si è avvalso efficacemente di tale strumento per indurre alcuni paesi terzi ad assumere impegni credibili per un miglior rispetto dei diritti dell'uomo. Negli anni ottanta e novanta, il Parlamento ha perciò ritardato la firma di accordi e protocolli con paesi quali Israele, la Turchia, la Siria o il Marocco.

Avvicinare tra loro le sponde del Mediterraneo

Nel corso della legislatura 1999-2004, il Parlamento ha approvato diversi accordi euromediterranei di associazione con l'Egitto (2001), l'Algeria (2002) e il Libano (2003). Essi si riallacciano alla Dichiarazione di Barcellona, la quale mira a creare delle relazioni più strette tra l'Unione ed i paesi del bacino mediterraneo. L'obiettivo di tali accordi è quello di contribuire alla pace e alla sicurezza, stimolare i rapporti commerciali nonché approfondire il dialogo politico con la regione.

All'approvazione dell'accordo con l'Egitto da parte del Parlamento si è pervenuti dopo più di sei anni di negoziati tra le parti contraenti. I settori interessati sono vasti ed hanno un impatto diretto sulla popolazione: istruzione, scienza e tecnologia, ambiente, industria, i servizi finanziari, agricoltura e pesca, telecomunicazioni, energia, trasporti, turismo, riciclaggio di capitali, lotta contro gli stupefacenti e il terrorismo nonché tutela dei consumatori.

Ci sono voluti cinque anni di negoziati per concludere l'accordo di associazione con l'Algeria. Uno dei caratteri distintivi di tale accordo è il fatto che porterà ad un'intensificazione della cooperazione nel settore della giustizia e degli affari interni, il che sortirà degli effetti molto concreti per i cittadini. In materia di circolazione delle persone, i firmatari si sono impegnati a semplificare ed accelerare le procedure per il rilascio dei visti. La cooperazione comprende anche temi quali la lotta contro il crimine organizzato, il riciclaggio di danaro, il razzismo e la xenofobia, gli stupefacenti, il terrorismo e la prevenzione dell'immigrazione clandestina.

Il Parlamento ha espresso il proprio parere conforme sull'accordo con il Libano, concluso dopo sette anni di negoziati. Il fulcro di tale accordo è rappresentato dalla creazione graduale di un'area di libero scambio nel settore dei prodotti agricoli ed industriali durante l'arco di dodici anni. Altre norme definiscono, inoltre, i diritti di stabilimento, la concorrenza, i movimenti di capitali, la tutela della proprietà intellettuale e gli appalti pubblici.

Un'intesa strategica con l'America latina

Infine, dando il via libera nel 2003 all'accordo di associazione con il Cile, il Parlamento ha reso operativa tra l'Unione e l'America latina una forma di associazione di autentico valore strategico, sul modello di quella proposta in una risoluzione del 2001. L'accordo è basato su tre pilastri: il dialogo politico, gli scambi commerciali e la cooperazione. Nelle clausole di contenuto politico si affrontano capitoli quali le sfide della globalizzazione, la lotta contro il terrorismo e il rispetto dei diritti umani. Sotto il profilo degli scambi, l'accordo introduce una riduzione delle tariffe che va al di là degli obblighi imposti dall'Organizzazione mondiale del commercio (OMC), in particolare per quanto riguarda la liberalizzazione delle importazioni di prodotti agricoli ed industriali provenienti dal Cile. Infine, le disposizioni nel campo della cooperazione riguardano la lotta contro l'immigrazione clandestina e la povertà da un lato e la tutela ambientale dall'altro.



  
Relatori:
  
Accordo euromediterraneo CE-Repubblica araba d'Egitto: Hugues Martin (EPP-ED, F)
Accordo euromediterraneo CE-Algeria: Raimon Obiols i Germà (PES, E)
Accordo euromediterraneo CE-Libano: Gerardo Galeote Quecedo (EPP-ED, E)
Accordo di associazione CE-Cile: José Ignacio Salafranca Sánchez-Neyra (EPP-ED, E)
  
Quadro della procedura legislativa:
  
Accordo euromediterraneo CE-Repubblica araba d'Egitto
Accordo euromediterraneo CE-Algeria
Accordo euromediterraneo CE-Libano
Accordo di associazione CE-Cile
  
Gazzetta ufficiale: atti definitivi
  
Accordo euromediterraneo CE-Repubblica araba d'Egitto - testo approvato dal Parlamento
Accordo euromediterraneo CE-Algeria - testo approvato dal Parlamento
Accordo euromediterraneo CE-Libano - testo approvato dal Parlamento
Accordo di associazione CE-Cile - testo approvato dal Parlamento

 

 

 
  Publishing deadline: 2 April 2004